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L'Operazione Notte e Nebbia

[cronaca]
cronaca
Periodo:
dal 21/06/2007
al 29/06/2008
Periodo RPG:
dal 19 luglio 517
al 9 ottobre 517
Num. sessioni:
50
Nona avventura della Campagna di Caen, che prende avvio dalla richiesta di Padre Lorenzo Quart di svolgere delle indagini nella città baronale di Laon riguardo l'edificazione di una cappella - sigillo sul luogo in cui (durante gli avvenimenti narrati nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare) si era verificato un terribile evento di natura magica.
Partecipano: Guelfo, Eric, Loic, Desiree, Julie, Solice e Quixote.
Master Annika
indice dei contenuti

La partenza da Rigel

Rigel, 19 luglio 517

Il giorno 19 luglio i nostri partono dalla città di Rigel, dopo aver salutato i loro amici, Paladini e non. La meta è Chalard, il Monastero dei Padri di Noyes.
Il viaggio è tranquillo e poco prima della città di Annecy Eric si ferma un momento nella stazione di posta per consegnare un oggetto al capo. Non coinvolge i suoi compagni.

La tappa ad Annecy

Annecy, 21 luglio 517

Arrivati alle porte di Annecy la sera del 21, si discute sul dafarsi. Alcuni, per evitare rogne, preferirebbero evitare di farsi vedere in città: le minacce del Barcarolo infatti sembravamo molto concrete. Altri, primo tra tutti Loic, suggeriscono invece proprio di entrare ed eventualmente dare una seconda lezione - più efficace - al noto malfattore.
"Una volta tanto che siamo in viaggio senza Paladini..." fa notare Loic.
Alla fine prevale questo parere e si entra in città. Alle porte, Guelfo si accorge che una delle guardie di picchetto è la stessa che avevano incontrato la notte in cui, anche coi Paladini, avevano riportato in città il Barcarolo prigioniero. Lo fa notare agli altri.
"Bisognerebbe capire se il Barcarolo stia ancora in prigione o l'abbiano liberato... ma a chi possiamo chiedere? Le guardie non è detto che siano tutte fidate", riflette Eric.
"Chiediamo a Dorian!" suggerisce Desiree. Loic la guarda male.
"Ottima idea! Dorian!" commenta Guelfo.
Passando davanti al "Grillo Matto" si sente che c'è gente e allegria, e musica. Ma prima bisogna lasciare in qualche locanda i cavalli e il bagaglio.
"Scegliamone una dove non siamo mai stati" dice Loic.
E così sia. Dopo qualche giro si prende un paio di stanze al "Cane Bastonato", non distante.
Desiree chiede una tinozza d'acqua per fare il bagno, e Julie è ben felice di aggregarsi. Loic, temendo di sfigurare, farà il bagno anche lui, e Guelfo non si tira indietro.
Non avendo voglia di aspettare tanto tempo, Eric decide di avviarsi al Grillo Matto.
Mentre percorre i vicoli bui che conducono all'allegra taverna, improvvisamente un uomo tarchiato e butterato gli si para innanzi brandendo un coltello.
Eric riesce a evitare i suoi colpi e a tirar fuori a sua volta un'arma, ma dei passi di corsa alle sue spalle gli fanno intuire di essere circondato. E così è: un altro malvivente, smilzo, raddoppia su di lui.
"All'assassinio!" grida Eric.
I due provano ad accoltellarlo, ma hanno la peggio. Eric riesce ha ferire due volte il tarchiato che ha davanti e a evitare i colpi del suo compare. Quindi tira una zaccagnata potente sul volto del tarchiato, centrandolo in un occhio. C'è uno spruzzo di sangue che lo investe in pieno, il bandito malcapitato cade a terra morto.
Eric si gira sullo smilzo, che apre la bocca, per dire qualcosa. Ma non ne ha il tempo. Eric gli si getta addosso, mettendolo in fuga.
"All'assassinio!" grida lo smilzo mentre si dilegua.
Eric scappa tra i vicoli, diretto alla locanda.
Raggiunge il retro, individua la finestra dei compagni e chiama.
"Tirami giù il mantello!" chiede al fratello quando si affaccia.
"Che ci fai col mantello?"
"Mi sento un po' influenzato..." risponde Eric.
Una volta indossato il mantello a coprire le tracce di sangue, Eric entra in locanda e sale nella stanza dove ci sta Guelfo nella tinozza e Loic che si asciuga.
"E' meglio che mi fate lava' per ultimo", dice.
Si ripulisce dalle tracce di sangue, infila i vestiti in un sacco e racconta l'accaduto. Dopo una breve discussione decide di disfarsi dei vestiti insanguinati, abbandonandoli in un vicolo. Si va quindi tutti insieme al Grillo Matto per parlare con Dorian.
Al Grillo Matto l'atmosfera è allegra, ma non c'è quel clima spensierato di altre volte. Già da una certa distanza si capisce che Dorian ha avuto qualche problema. E' seduto al tavolo, sta sbocconcellando qualcosa, ma ha una gamba steccata e un braccio al collo. E un grosso livido sulla faccia.
Non sembra così felice di vedere Guelfo e i suoi amici.
"Che t'è successo?"
"Non è evidente? Me l'hanno fatta pagare. E non è niente, rispetto a quel che hanno fatto a quel poveraccio della barca, quello che vi ha aiutato... o meglio, a sua moglie"
Guelfo si intristisce, ma subentra Loic.
"Eh, ma mo noi andiamo e li facciamo neri... già so' uno di meno! E siamo in città da due ore..."
Dorian sospira: "lasciate stare, ragazzi, ve lo dico io, evitate"
"No no", insiste Loic, "glie la facciamo vedere noi a quelli! Già ne abbiamo fatto secco uno..."
C'è bisogno di tutta la persuasione di Desiree per invitare Loic al silenzio, o almeno ad un minimo di prudenza. Tra l'altro pare che in taverna sia già venuta una guardia a chiedere a proposito di un certo fatto di sangue...
Trascinato fuori Loic, mentre sta ancora parlando con Nina e dicendole "Ciccia, diffondi in giro, il primo che lo sfiora... (indicando Dorian)...", si torna in locanda e si dorme al Cane Bastonato.

Annecy, 22 luglio 517

Partenza all'alba, in gruppi separati per non destare l'attenzione.
Ma alle porte non ci sono problemi e si può proseguire il viaggio tranquillamente verso Chalard.

L'arrivo a Chalard

Monastero dei Padri di Noyes, 25 luglio 517

E' il 25 luglio, in tarda mattinata, quando finalmente i nostri raggiungono il Monastero dei Padri di Noyes.
La prima tappa è in foresteria, dove le ragazze incontrano Ludmilla, in visita qui dalla Casa di Tutti di Carentan.
Ludmilla è molto felice di trovare qualcuno che conosce, e subito spiega di essere venuta per poter incontrare Padre Lorenzo Quart... che purtroppo è in viaggio.
Si vanno a chiamare gli altri, anche Quixote e Solice che sono rimasti ospiti del Monastero, e una volta tutti insieme si fanno un po' di chiacchiere.
"Sono venuta qui per parlare con Padre Quart... il fatto è che sono in pensiero per Erwin. Lui stava in Baronia, a Laon... e mi mandava regolarmente delle comunicazioni che poi io inviavo tramite la stazione di posta alla stazione di posta qui a Chalard... non al Monastero, ma a un altro nome che però arrivavano a Padre Quart... Poi è successo che l'ultima volta Tim, il ragazzo che mi portava le cose di Erwin, mi ha portato soltanto una pietra, senza messaggio, tranne che andava tenuta al sicuro... e sono passati parecchi giorni e non ho più avuto notizie da Erwin"
Ludmilla sospira, è chiaramente molto agitata e preoccupata.
"Siccome Erwin si fidava più di tutti di Padre Lorenzo Quart, ho pensato di venire qui per parlargli, e chiedergli consiglio su cosa fare di questa pietra... "
Poco dopo Ludmilla si allontana per qualche minuto, va nella sua stanza a prendere la pietra.
Solice si informa allora di cosa stia facendo Frate Erwin a Laon, e le viene spiegato quel che era successo l'anno scorso nelle grotte sotto la città, gli eventi narrati nella cronaca Un fidanzamento che non s'ha da fare.
In particolare Eric si diverte a prendere in giro i compagni.
"Te lo ricordi Navon?" chiede a Desiree.
Guelfo ride, mentre la sorella diventa tutta rossa.
"Qui non c'è un ca//o da ridere!!" si inalbera Loic.
La scenetta prosegue per qualche minuto, quindi Solice mostra la lettera che le ha consegnato Padre Quart.
Allegato 09x01 - Lettera di Padre Quart
Torna poco dopo Ludmilla e si decide a mostrare la pietra che le ha inviato Frate Erwin.
Allegato 09x02: la pietra misteriosa
La tira fuori da un grosso sacco e la poggia sul tavolo: è pesante, di una pietra molto dura, traslucida e un po' madreperlata, probabilmente di origine vulcanica. Su un lato c'è un intarsio profondo fatto con una pietra nerissima e brillante, che raffigura uno strano simbolo. Al centro, leggermente in rilievo, si intravede un cristallo scuro circolare, che sporge di pochi millimetri.
Dal lato opposto di quello intarsiato la pietra è meno levigata, più ruvida, come se fosse stata staccata da qualche parte. In generale è grossa e pesante, e sembra molto antica.
"Che ne facciamo?" chiede Ludmilla.
Non è una decisione facile da prendere. Lasciarla al Monastero? Portarsela appresso a Laon? Inviarla in qualche modo ad Amer a Padre Quart?
"Ragazza, non è tempo di scherzare: è tempo di agire", sentenzia Loic; "chiediamo consiglio a Padre Grimaud", suggerisce poi.
"Speriamo che ci dia udienza..." commenta Solice, che sa quanto sia importante il Rettore della Chiesa della Luna Nuova.
Guelfo e Solice vanno a colloquio con Sir Marc Villeneuve.
Solice chiede il permesso, l'indomani, di partire coi compagni, secondo gli ordini di Padre Quart. Permesso accordato.
Quindi Guelfo racconta a Sir Marc Villeneuve la situazione di Nailah, e del suo fratellino Jacob che potrebbe venire a studiare al Collegio dei Padri di Noyes. Anche in questo caso la risposta è positiva, anche se naturalmente lui si riserva di parlarne direttamente con gli interessati, quando arriveranno da Rigel.
Infine Solice chiede se sia possibile avere udienza con Padre Grimaud.
"Si trova in città, alla Chiesa della Luna Nuova. Potete provare a raggiungerlo lì".

L'incontro con Padre Grimaud

Detto fatto, nel pomeriggio tutti quanti scendono a Chalard e vanno alla Chiesa della Luna Nuova, la più importante della Baronia, di cui Padre Grimaud è Rettore.
La Chiesa della Luna Nuova è aperta, ma non ci sono funzioni in corso.
Solice si rivolge ad una Veste Bianca, chiedendo del Rettore. Poco dopo arriva un giovane sacerdote che conduce lei e i suoi compagni al cospetto di padre Grimaud.
Il vecchio Rettore siede su uno scranno e fa accomodare i nostri. Si fa spiegare da Solice la situazione, e vuole vedere la pietra.
La prende tra le (deboli) mani e la osserva con molta attenzione. Quindi sospira e dice, con il suo consueto filo di voce, che è bene che resti lì, al sicuro.
Si tratta di un'antica raffigurazione di un simbolo oscuro, il "Sole Nero".
Benchè Padre Grimaud sia un uomo molto anziano e importante, e incuta naturalmente una certa soggezione, Loic non si fa scrupoli a fargli molte domande. Gli chiede in particolare se questo simbolo possa avere una valenza diversa a seconda che capiti in mani buone o cattive.
"Certe cose non portano comunque niente di buono, indipendentemente dalle mani in cui si trovano", risponde Padre Grimaud.
Allora Loic fa notare come proprio a Laon ci sia una cattedrale intitolata al Sole Nero. Ma Padre Grimaud gli spiega che non c'è alcun legame, e che quella cattedrale è legata alla memoria di un'importante eclissi di sole.
Dopo qualche altro scambio di battute, Padre Grimaud congeda il gruppo e lo benedice. "Kayah vi assiste e vi guarda".
"Lo abbiamo sperimentato più volte", risponde Loic.

Si parte per Carentan

Monastero dei Padri di Noyes, 26 luglio 517

Al mattino ci si prepara per partire alla volta di Carentan.
Ludmilla vorrebbe portare l'asinello con cui è venuta, ma gli altri insistono che sarebbe troppo lento e che bisogna sbrigarsi. Alla fine lei, persuasa da Solice, acconsente a lasciarlo alle cure del Monastero e sale sul cavallo di Julie.
Il viaggio è tranquillo e a sera si pernotta a Neige.

Neige, 27 luglio 517

Dopo una giornata di viaggio molto tranquilla, sotto un sole cocente e un'afa che non lascia tregua, si raggiunge la città di Nekkar, dove si pernotta.

Nekkar, 28 luglio 517

Al mattino si parte con destinazione Anthien.
Poco fuori città Loic suggerisce di evitare di entrare in città, per paura di essere riconosciuto. Ma alla fine si preferisce pernottare in locanda che non nelle vicinanze delle mura. Si dorme "Da Caleb", un posto tranquillo.

Anthien, 29 luglio 517

Gli occhi di Solice si posano per la prima volta sulla città: la ragazza respira il clima teso e apprende dai compagni le non facili condizioni in cui versa la Baronia. "Su questa città lo sguardo degli Dei non è benevolo, Solice", commenta Loic.
Avvicinandosi al confine con la Baronia di Laon, si nota che il posto di guardia è insolitamente presidiato. Ci sono 4 guardie in armi che controllano i viaggiatori.
Nelle vicinanze Eric tira fuori una strana busta sigillata dalle guardie di Rigel, e dice che l'ha conservata dopo aver sbrigato un piccolo incarico per una di loro. Dice che potrebbe essere forse utile come lasciapassare, ma Solice è proprio molto contraria all'idea di usare una cartuccella disonesta. Senza contare che non si sa cosa ci sia scritto sopra. Eric mette via la carta per un'altra occasione.
Al passo le guardie fanno un po' di domande a Solice, ma appena lei nomina Carentan, come destinazione, le guardie annuiscono e la lasciano passare. E' come se se l'aspettassero.
La cosa sembra un po' strana in effetti.

L'assalto dei "Maestri del Vento"

Laon, 29 luglio 517

Arrivati presso Carentan, si iniziano a notare segni di saccheggio. Un fienile è bruciato e il tetto di paglia di alcune case è andato distrutto.
In cima alla torre della stazione di posta ci stanno alcuni uomini di vedetta, uno dei quali riconosce Ludmilla e scende di corsa per venirle incontro. Si tratta di Cedric Montagne, capo della stazione di posta.
Abbraccia Ludmilla, che sembra sul punto di svenire per lo spavento, e la fa accomodare. Loic lo esorta a mettere il gruppo al corrente dell'accaduto ma il capo, forse ancora scosso dagli eventi, reagisce con una punta di fastidio all'entusiasmo del giovane, interrogandolo sulla sua identità. "siamo quelli che di solito risolvono i problemi", risponde Loic, avendo poi cura di mettere ulteriormente in chiaro il suo ambito di pertinenza: "sono Messer Loic Navar, colui, insieme a costoro altri, mandato dal posto in cui questa è venuta a chiedere aiuto", esclama poi con fierezza indicando Ludmilla.
Il capo non sembra impressionato da tale rivelazione, risponde comunque alle richieste del gruppo: spiega che qualche giorno prima il villaggio è stato visitato da 8 cavalieri, bianchi di abiti e cavalcature, senza stemmi riconoscibili.
"Aprite ai Maestri del Vento", hanno detto, bussando. Poi hanno chiesto di Tim, un giovane amico della Casa di Tutti, e sono andati a casa sua.
Qui il poveretto è stato aggredito, malmenato e infine lasciato mezzo morto. E i cavalieri sono andati alla Casa di Tutti.
Ludmilla piange a dirotto mentre Cedric spiega che i cavalieri hanno attaccato la Casa di Tutti, ucciso diverse persone e messo tutto a soqquadro, come se stessero cercando qualcosa.
"Hanno persino scavato dentro l'orto!" commenta, dispiaciutissimo.
I nostri ascoltano questo terribile racconto e, dopo aver lasciato Ludmilla alle cure dei suoi compaesani, si ritirano in una stanza a discutere sul dafarsi.
Solice infatti ha visto un paio di persone al piano terra della stazione di posta che stanno lì e teme possano essere dei contatti di questi cavalieri, tipo delle spie, e non vuole essere ascoltata.

Chiacchiere in privato

Una volta soli nella stanza da pranzo del Capo della stazione di posta, Guelfo fa una breve paternale a Loic, invitandolo a tenere un profilo più basso. Gli ricorda la raccomandazione di Padre Quart a non farsi troppo notare e Loic acconsente a stare più silenzioso, pur facendo notare che non è stata ancora raggiunta Laon, nei cui pressi il monito di Padre Quart è da ritenersi valido. Solice ricorda a tutti che l'umiltà è una virtù molto importante e propone al gruppo di mettersi al servizio del villaggio fino al termine della giornata, per aiutare gli abitanti a rimettersi in piedi dopo la tragedia.
Alla fine Loic decide di andare a parlare con Cedric, un po' per mostrarsi gentile dopo essere stato un po' troppo rude. Lo trova in una stanza vicina, insieme a Ludmilla che si prende cura di due feriti, Bo e Paul.
Loic si offre, insieme a suo fratello, di rendersi utile alla Casa di Tutti. Effettivamente serve qualcuno che vada a sistemare un po' il tetto, risponde Cedric, che organizza subito una spedizione con attrezzi da lavoro e legname. Con i ragazzi di Caen va anche Robert il Grosso, un ragazzone di paese che fa il boscaiolo, mentre Desiree resta ad aiutare Ludmilla a prendersi cura dei feriti in compagnia di Quixote.

La visita alla Casa di Tutti

Lungo la strada Robert lega molto con Loic, e racconta come sono andati i fatti.
L'assalto c'è stato il 22 luglio, a sera. Prima i Cavalieri sono andati alla stazione di posta, poi a casa del povero Tim. Quindi alla Casa di Tutti.
Lì sono morte 4 persone:
  • Rachel Bell (anziana fantesca di Frate Erwin, ha accolto col mattarello i cavalieri e con un "dovrete passare sul mio cadavere" si è condannata a morte)
  • Padraic Delarney (ospite fisso, ex vagabondo, suonatore di flauto)
  • Barry (vecchio ubriacone sempre lì alla casa di tutti)
  • Robert il Piccolo (giovanotto sui 30 anni che faceva lavoretti utili alla casa di tutti ed era molto molto amico di Ludmilla. Si faceva chiamare "il piccolo" per distinguerlo da "Robert il Grosso", suo coetaneo molto molto più robusto, che al momento dell'attacco non si trovava sul posto.
I feriti sono stati:
  • Bo Carlentan (corriere della stazione di posta che si trovava sul posto a mangiare, visto che vive da solo e gli piace la compagnia. Ferito a un braccio e alla testa. Non gravissimo ma allettato);
  • Noemi (ragazzina di 15 anni che ha provato a disarmare uno dei cavalieri ed è stata spintonata finendo giù dalle scale. Un braccio rotto, niente di troppo grave);
  • Siroc (ragazzo di 16 anni che ha provato a difendere la Casa di Tutti, con una zappa, per proteggere i suoi fratellini minori All e Lily. Ha ricevuto una ferita da taglio al torace e una alla gamba, ma non è in pericolo di vita);
  • Paul Hedges (sui 20 anni, fa la guardia della stazione di posta ma al momento dell'attacco era disarmato. Ha provato a combattere con un attizzatoio, riuscendo a ferire al braccio uno dei cavalieri. Poi è stato ferito gravemente al torace).
Mentre Loic ed Eric si occupano di riparare il tetto, Solice e Guelfo danno un'occhiata in giro. Quest'ultimo è visibilmente attento alla possibile presenza di simboli o marchi ben visibili volti a "indicare" la paternità del lavoro svolto dagli assalitori e il loro desiderio. La perlustrazione non rivela però segni di alcun tipo: a quanto pare, non è stata posta alcuna firma a quell'opera di devastazione.
Una traccia involontaria è rinvenuta da Solice nei pressi del caminetto: un lembo di stoffa bianca è infatti rimasto impigliato nell'attizzatoio con cui Paul Hedges era riuscito a colpire uno dei cavalieri. I ragazzi di Caen esaminano insieme il ritrovamento, facendo varie ipotesi sugli strani ricami a spirale che si intravedono sulla stoffa e che con tutta probabilità ricoprivano gran parte della tunica dei misteriosi aggressori: l'ipotesi più accreditata è che si tratti di un riferimento al vento presente in forme non dissimili su diversi stemmi nobiliari e cittadini e diffuso soprattutto nei territori della costa occidentale. Una cosa è certa, la stoffa è costosa e fa pensare a un gruppo di persone di un certo livello.

Giunti alla sera, Solice dichiara la sua intenzione di voler officiare una preghiera collettiva nella speranza di poter fornire un aiuto spirituale alla comunità: l'assenza di padre Erwin ha lasciato infatti Carentan priva di una guida che possa impedire ai sentimenti di vendetta di trasformare in odio la disperazione dei parenti e degli amici delle vittime. Nel corso della preghiera conosce la sorella minore di uno dei defunti, Lory Blanc, che tenta di consolare.

Verso la città di Laon, 30 luglio 517

La partenza da Carentan avviene l'indomani. Dopo attente consultazioni il gruppo decide di portare Ludmilla con sé: la ragazza potrebbe essere infatti l'unica pista rimasta a disposizione dei misteriosi Maestri del Vento, e la sua presenza a Carentan potrebbe provocare ulteriori attacchi.
Il gruppo tenta di spronare i cavalli per chiudere in fretta la distanza che li separa dalla città baronale ma viene frenato dall'atteggiamento fin troppo cauto di Quixote, che si dimostra particolarmente minuzioso nell'osservare i numerosi anfratti e nascondigli del territorio collinare che la strada attraversa e che prelude alla signoria di Amt.La giornata di viaggio passa senza particolari problemi, e dopo una breve tappa per rifocillarsi presso un chioschetto di lardo il gruppo passa davanti al castello di Amt, per poi lasciarselo alle spalle in direzione delle pianure sovrastate dalla collina su cui sorge la città di Laon.

Città di Laon, sera del 30 luglio 517

Giunti in città ci si dirige subito presso la cattedrale del Sole Nero: Solice ammira per la prima volta l'imponente e maestoso edificio, già noto agli altri compagni, e fa la conoscenza del rettore, padre Gabriel. Quest'ultimo riconosce i membri del gruppo e si dimostra cordiale e collaborativo; illustra al gruppo la situazione dei lavori alla cappella del Sigillo e parla di strani eventi accaduti di recente nei pressi delle grotte: in particolare si riferisce a degli strani vapori o fumi di colore rosso, che qualche settimana prima avevano scatenato un panico e delle superstizioni tali da pregiudicare pesantemente i lavori, commissionati alla famiglia Larsac. Il gruppo gli chiede di Erwin, e il sacerdote risponde che effettivamente ricorda di averlo visto di tanto in tanto durante le funzioni fino a qualche settimana prima, senza però mai riuscire ad avvicinarlo o a parlare con lui.
Dopo la breve conversazione con padre Gabriel il gruppo decide di far pernottare Ludmilla all'interno della chiesa, pensando che la sacralità del luogo possa tenere lontano i Maestri del Vento più di quanto non potrebbero fare le armi. Tuttavia, come precauzione aggiuntiva viene accolto il suggerimento di padre Gabriel di rivolgersi a Benton, una giovane guardia civica devota e volenterosa che sarebbe di certo disposto a passare la notte in chiesa. Il gruppo si reca quindi prima in caserma e poi a casa sua. Benton si dimostra cordiale e collaborativo e accetta la richiesta del gruppo; in pochi minuti si prepara e si accinge a montare la guardia presso la cattedrale.
Assicurata la sicurezza di Ludmilla il gruppo raggiunge infine la locanda la Mestola, il luogo citato nella lettera di padre Quart come punto d'incontro con frate Erwin; non c'è però alcuna traccia del sacerdote nella taverna della locanda. Il gruppo prende due stanze l'una di fronte all'altra e si accinge a riposare, rinviando ulteriori indagini alla giornata successiva.

Indagini a Laon

Città di Laon, 1 Agosto 517

Eric si sveglia prima di tutti e scende in taverna alle prime luci dell'alba nella speranza di incontrare Erwin, senza successo. Quando il resto del gruppo scende si incomincia a discutere sul da farsi; nel corso della conversazione Solice nota che uno degli avventori che popolano la taverna della locanda era presente anche nella stazione di posta di Carentan al momento del loro arrivo al villaggio; è con questa nuova consapevolezza, nonostante sia possibile che si tratti di una semplice coincidenza, che il gruppo pianifica le operazioni da effettuare nel corso della giornata: Loic e Quixote si recheranno alla cava, dove cercheranno di farsi assumere nella speranza di ottenere qualche informazione sul sacerdote o sui suoi movimenti; Eric farà la stessa cosa al cantiere della cappella del Sigillo: Guelfo e Solice lo accompagneranno nell'indagine, per poi proseguire verso gli altri edifici religiosi della città; Desiree resterà insieme a Ludmilla, mentre Julie si occuperà di pedinare lo straniero misterioso per scoprire maggiori informazioni su di lui.

Quixote e Loic

I due ragazzi riescono a farsi assumere, ma la dura giornata di lavoro non regala alcuna informazione su Erwin: nessuno sembra infatti averlo visto, e la presenza di alcuni lavoratori provenienti da Carentan esclude la possibilità che si possa trattare di semplice distrazione. Se Erwin ha compiuto indagini dalle parti della cava, di certo è stato molto discreto.

Guelfo e Solice

La strada che porta al cantiere è tranquilla e assolata. I lavori procedono bene e coinvolgono in tutto circa duecento manovali, la maggior parte dei quali alloggia in un gruppo di case erette a tale scopo a sud del cantiere. Le tre grotte presenti sul fianco della collina sono state coperte con delle robuste assi di legno che ne nascondono l'ingresso, probabilmente murato: la più grande, protagonista dei sorprendenti eventi passati che Guelfo e Eric ben ricordano (vedi un fidanzamento che non s'ha da fare), si trova a ridosso del basamento sul quale sorgerà la cappella, ormai prossimo ad essere completato. Una volta separati da Eric i due ragazzi si imbattono in un gruppetto di vecchi intenti a osservare l'andamento dei lavori. Guelfo rivolge loro alcune domande, apprendendo che il cantiere è tornato pienamente operativo da poco più di un mese grazie all'arrivo di lavoratori provenienti dalle zone limitrofe, dopo che il verificarsi degli strani eventi (gli stessi già descritti da padre Gabriel) aveva allontanato la manovalanza locale. Nel frattempo Solice cerca di controllare l'ingresso della grotta più vicina al basamento sperando di non essere notata, ma gli occhi puntati su di lei da parte dei manovali della zona evidenziano ben presto l'ingenuità del tentativo e la costringono a desistere prima di poter raggiungere la meta.
Lasciato il cantiere alle indagini di Eric, Guelfo e Solice si recano quindi alla seconda e meno importante chiesa di Laon, S.Somme, dedicata a tutte le divinità della Luce. Qui fanno la conoscenza con una sacerdotessa di Harkel, Catherine, che racconta a Solice la storia della reliquia custodita nell'edificio. I due ragazzi passano un pò di tempo in preghiera e poi, prima di andare via, chiedono alla sacerdotessa notizie su un sacerdote di Kayah che corrisponda alla descrizione di Erwin. La sacerdotessa risponde di averlo effettivamente visto: interroga Solice sul suo nome e quindi conferma di conoscerlo, ma di averlo visto l'ultima volta soltanto molte settimane prima.
I due si recano poi alla locanda la Mestola, dove incontrano Julie, Desiree e Ludmilla. Julie racconta l'esito del pedinamento, dicendo che lo sconosciuto ha passato un pò di tempo in camera, forse intento a scrivere qualcosa, per poi recarsi in un grosso edificio poco distante, entrando dal retro e scomparendo alla vista. Guelfo fa ventilare l'ipotesi di introdursi nella sua stanza sfruttando l'assenza: la lettura dei suoi appunti o altri oggetti contenuti potrebbero infatti chiarire una volta per tutte se si tratta di una spia o meno. Solice è però poco incline ad accettare di ricorrere a tale effrazione, considerando che non c'è ancora nulla che possa provare un serio coinvolgimento dello straniero: Guelfo tenta di convincerla, ma la ragazza non cede.
L'ultima tappa della giornata è alla cattedrale del Sole Nero, dove una seconda conversazione con padre Gabriel rivela importanti particolari sul cantiere della cappella: i lavori, commissionati ai Larsac dal Barone di Laon, sono diretti dall'architetto Brian Slagel, che si avvale della consulenza "tecnica" di un professore dell'università di Magia di Amer, l'evocatore Arthur Speer. La rivelazione sconcerta i due ragazzi: Solice ha modo di manifestare ancora una volta la sua profonda soggezione rispetto alla ricerca magica e non nasconde di temere per il peggio. Anche Guelfo è molto preoccupato, visto che il nome di Speer non è incluso nella cerchia di maghi "di provata fiducia" di cui Lord Dillon, il suo padre adottivo, gli aveva spesso parlato. Il ragazzo valuta comunque anche una spiegazione ottimistica: in fondo, la presenza di un esperto in materia può essere facilmente spiegata dalla natura sovrannaturale del fenomeno occorso nelle grotte; Solice resta comunque molto scettica a riguardo. I due ragazzi chiedono a padre Gabriel informazioni sull'alloggio di Brian Slagel ed Arthur Speer, e il sacerdote risponde indicando la residenza dei Larsac: Guelfo e Solice si guardano: è lo stesso edificio in cui Julie ha visto entrare l'individuo misterioso, che sembra quindi sempre più sospetto.

Eric

Il giovane non ha difficoltà a farsi assumere: al contrario sembra che il cantiere non aspetti altro che persone volenterose, in grado di accontentarsi della magra paga offerta (3 corone di bronzo al giorno) senza porsi problemi sulle passate stranezze del luogo. Introdotto al cospetto di una sorta di capomastro grosso e peloso, viene incaricato della preparazione di stampi che verranno utilizzati per forgiare oggetti di piombo dalla forma insolita. Durante la pausa pranzo ha modo di scambiare qualche parola con gli altri manovali, ottenendo informazioni analoghe a quelle di Loic e di Quixote: anche qui non sembra esserci traccia di Erwin.

Riepilogo delle indagini

Desiree e Ludmilla non hanno avuto problemi durante il giorno, ma il misterioso individuo è ancora presente nella taverna quando Loic, Quixote, Eric, Guelfo e Solice tornano dai loro giri. I ragazzi si interrogano sul da farsi, mettono insieme gli indizi e decidono di sfruttare la buona disposizione d'animo di Benton per chiedergli se ha avuto modo di sentire notizie su Erwin; alla giovane guardia la descrizione del sacerdote non dice nulla. I ragazzi tentano allora con l'oste della locanda la Mestola, che Benton descrive come una persona fidata e che sa tenere la bocca chiusa. L'oste dichiara di ricordarsi bene un avventore con quell'aspetto: stando a quanto dice, Erwin ha soggiornato alla Mestola per qualche settimana cambiando due o tre volte stanza, per poi partire in fretta e furia a cavallo, circa un mese prima, senza fornire particolari informazioni. Forti di questa nuova scoperta i ragazzi passano la serata a fare ipotesi sul da farsi e sulle possibili destinazioni di Erwin: la possibilità più convincente sembra il monastero di Halbedel, casa dei due giovani sacerdoti ai quali verrà probabilmente affidata la cura della cappella. Solice avanza anche l'ipotesi che Erwin abbia soltanto simulato la partenza per restare invece all'interno delle mura di Laon. Al termine della conversazione si decide di andare a dormire: Ludmilla resta con il gruppo e viene ospitata nella camera delle ragazze.

Passi nella notte (mind the gap)

E' il turno di guardia di Guelfo, quando la tranquillità della notte viene interrotta da un sinistro rumore di passi. Il giovane pensa ovviamente all'individuo individuato il giorno prima, ma non ha purtroppo modo di verificare i suoi sospetti: accortosi probabilmente della fioca luce della candela che filtra sotto la porta delle camere il misterioso visitatore notturno decide infatti di tornare indietro. Il suono dei passi si dilegua ben presto, risucchiato dal silenzio del corridoio.

Città di Laon, 2 Agosto 517

Di buon mattino i ragazzi si ritrovano seduti intorno al tavolo della colazione: a pochi metri di distanza, il misterioso avventore individuato il giorno prima è intento a consumare con apparente noncuranza un nutriente e non esattamente parco spuntino. E' in quel momento che fa la sua comparsa Benton, che si siede al tavolo con la chiara intenzione di comunicare importanti novità: Solice lo anticipa, preoccupata che orecchie indiscrete possano ascoltare, e lo porta insieme agli altri fuori dalla locanda. A pochi passi dalla Mestola Benton comunica al gruppo che le domande da lui effettuate in caserma hanno portato alla luce alcune notizie: pare che un individuo corrispondente alla descrizione di Erwin abbia commesso un furto ai danni dei Larsac, introducendosi nella loro dimora (la stessa indicata da padre Gabriel e visitata dall'individuo misterioso) e rubando alcune pergamene nonché un oggetto ornamentale destinato alla cappella: Benton non può saperlo, ma si tratta certamente della pietra portata da Ludmilla ai Padri di Noyes. La ricerca delle tracce e gli indizi ritrovati hanno condotto le guardie assegnate al caso verso il villaggio dei manovali posto tra la cava e il cantiere: le indagini si sono comunque fermate poco dopo, probabilmente sotto richiesta degli stessi Larsac.
Forte delle nuove informazioni il gruppo imposta le operazioni della giornata: Loic ed Eric continueranno ancora le indagini iniziate il giorno prima, rispettivamente presso la cava e il cantiere; Quixote rinuncerà all'impegno lavorativo per occuparsi della sicurezza di Julie (assegnata ancora una volta al pedinamento del tipo), Ludmilla e Desiree; queste ultime si occuperanno di osservare l'entrata sul retro della dimora dei Larsac, mentre Guelfo e Solice si dedicheranno a sorvegliare gli altri due ingressi. Vengono anche fatte delle ipotesi sull'effettiva utilità dei misteriosi oggetti di piombo oggetto del lavoro di Eric: l'ipotesi più accreditata è quella di Guelfo che, forte delle sue conoscenze magiche, ipotizza un possibile utilizzo inibitore del piombo magari per schermare o veicolare flussi di potere in modo controllato.

L'arrivo di Andrè Navon (Sebino in da house)

Poco prima di separarsi, il gruppo è testimone dell'arrivo di un gruppo di 6 o 7 cavalieri che vestono armature e stemmi della baronia di Laon: il gruppo si dirige a cavallo verso la piazza principale attirando gli sguardi dei cittadini per poi smontare e far tappa presso una taverna. Solice riconosce dalle insegne la presenza di un Cavaliere di Laon e propone a Guelfo di entrare a loro volta, nella speranza di ottenere qualche informazione senza essere costretti a fare domande: poco dopo i due ragazzi entrano nella locanda, ordinano due bicchieri di latte e si siedono a un tavolo nelle vicinanze dei cavalieri intenti. Bastano però alcuni minuti per comprendere che la sosta non passerà inosservata: il Cavaliere a capo del gruppo si rivela infatti una vecchia conoscenza di Guelfo (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare), e prima che il giovane possa reagire se lo ritrova al tavolo intento a salutarlo affettuosamente e a presentarsi a Solice: "Sono sir André Navon", esclama il giovane: "incantato". La ragazza guarda Guelfo, che provvede a presentarla omettendo ogni riferimento di status. Il Cavaliere dimostra di non aver perso la sua proverbiale parlantina e si intrattiene in una conversazione con Guelfo che mette in luce le rispettive signorie, sorti e sorelle, tre argomenti ai quali la storia recente sembra essersi divertita ad aver dato un comune filo conduttore, tanto roseo per André quanto spiacevole e imbarazzante per il mago: le risate degli uomini al seguito del Cavaliere, pronti a dare man forte al loro capitano, contribuiscono ad allargare ulteriormente la forbice ormai presente tra due destini cosi' simili, eppure cosi' diversi. Solice tenta di spostare la conversazione dall'impari amarcord ad argomenti più attuali, chiedendo delucidazioni a messer Navon sull'obiettivo della sua missione. I ragazzi ricevono la conferma che aspettavano: si tratta di una delle tre squadre incaricate dal Barone di Laon di far luce sull'attacco operato dai Maestri del Vento; a quanto pare però il ritardo della convocazione è stato tale da raffreddare qualsiasi pista, rendendo improbabile un contatto con gli aggressori o una scoperta significativa su quale potesse essere il loro movente. Solice si sente in obbligo di mostrare il frammento di stoffa bianca rinvenuto a Carentan al Cavaliere: quest'ultimo lo osserva e ascolta con interesse le varie teorie ipotizzate dal gruppo sulla natura delle volute a spirale. Pochi minuti dopo i due ragazzi salutano educatamente ed escono dalla locanda. Guelfo saluta con un "arrivederci", ricevendo per tutta risposta la (infausta) notizia sul luogo scelto dal gruppo di Cavalieri per il loro soggiorno: si tratta ovviamente della Mestola, la stessa locanda dove alloggia il gruppo.

Loic

Il giovane prende nuovamente servizio all'interno della cava: nel corso della giornata fa la conoscenza di Bastià, un uomo sulla quarantina dal fisico possente: quest'ultimo dichiara di provenire da Carentan, ma Loic si accorge ben presto che la notizia dell'attacco dei Maestri del Vento non è ancora giunta alle sue orecchie: introduce quindi il delicato argomento, che suscita ben presto l'interesse di altri lavoratori anch'essi originari del luogo. "se ci fossi stato io gliel'avrei resa piu' difficile a quegli infami", commenta amaramente Bastià una volta appresi i dettagli della vicenda. Ben presto si finisce a parlare di Erwin: Loic dichiara che il sacerdote non era presente e coglie l'occasione per sottolineare il suo interesse sulla sua possibile ubicazione. Nel tentativo di superare l'iniziale differenza di Bastià e dei suoi nomina anche Ludmilla e Tim, e fa di tutto per mostrarsi dalla parte dei "buoni": è Bastià stesso a interromperlo: "non è il posto giusto per parlare di questo" mormora, forse persuaso della sua buona fede; la conversazione proseguirà all'imbrunire, nei pressi della taverna "Er Gobbo", una mescita di vino all'aperto costruita ai margini del villaggio dei manovali. Loic accetta l'implicito invito e avverte che si presenterà insieme a suo fratello. A sera, sulla via del ritorno in locanda ha modo di imbattersi nel gruppo di cavalieri capitanato da sir André Navon: l'elmo e l'armatura del nobile non gli impediscono di riconoscere una faccia che non fa mistero di detestare: "tié, Navon di merda!" esclama con un gestaccio pochi istanti dopo essere stato superato dai cavalli in corsa.

Eric

Il ragazzo si presenta puntuale dal capomastro Norbert Peron, che lo rimette al lavoro: ancora una volta si tratta di stampi per piombo. Eric dà un'occhiata migliore ai misteriosi oggetti che contribuisce a costruire, simili a dei sostegni o forse a dei binari. Facendo le domande giuste alle persone giuste riesce a ottenere diverse nuove informazioni senza sbilanciarsi troppo: il piombo utilizzato per fonderli è ti un tipo particolare, purissimo. Inoltre a quanto pare i misteriosi oggetti servono a comporre una sorta di misterioso disegno. La versione finale è raffigurata all'interno di una pergamena in possesso del capomastro: quest'ultimo sembra il solo a conoscere tale forma e custodisce gelosamente la pergamena nelle tasche dei pantaloni, senza mai separarsene. Questa scoperta sembra dar credito all'ipotesi di Guelfo: il misterioso disegno potrebbe infatti essere un simbolo, una runa o qualcosa di simile.
Peraltro secondo Eric questa sorta di "binari" potrebbero essere leggermente inclinati, per favorire lo scorrimento di un eventuale liquido.

Solice e Guelfo

I due ragazzi si dividono le entrate della dimora dei Larsac: Solice si apposta nei pressi dell'entrata principale, dove ha modo di riconoscere due individui che sembrano proprio Brian Slagel e Arthur Speer. Guelfo sceglie l'entrata secondaria e non ha altrettanta fortuna, viene comunque ragguagliato da Solice che gli fornisce una descrizione di entrambi. Solice manifesta l'intenzione di comprare due torte gemelle per festeggiare il compleanno di Eric e Loic, magari insieme a qualche pasticcino: l'entusiasmo della ragazza è però ben presto dissipato da Guelfo, che le confessa le sue preoccupazioni sul possibile incontro/scontro destinato ad avvenire tra Loic e André Navon: la ragazza non comprende la preoccupazione: "da come vi siete parlati, pensavo fosse tuo amico". Il mago scuote la testa: "non lo conosco cosi' bene... c'è chi lo conosce meglio di me" esclama poi, scuotendo la testa. Nei minuti successivi la paladina viene cosi' messa a parte dei trascorsi sentimentali tra il bel Cavaliere e Desiree (vicende descritte nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). I numerosi tentativi di Solice di comprendere la vicenda in modo non compromettente per i suoi protagonisti vengono frustrati dal disincantato realismo del mago, lasciando la ragazza senza parole e sinceramente dispiaciuta. Guelfo vorrebbe parlare a Loic per prevenire qualsiasi dramma, ma è convinto che l'amico potrebbe dare un peso maggiore alle parole della paladina e le chiede di partecipare alla conversazione per il bene dell'operazione in corso.

Julie

Il pedinamento del misterioso individuo porta nuove importanti informazioni, prima tra tutte il suo nome: Ethan, che la ragazza sente di sfuggita durante una conversazione. Anche tragitto differisce da quello della giornata precedente: la prima tappa del losco figuro è all'interno dell'edificio dei Larsac, per poi dirigersi al villaggio dei lavoratori dove entra nella locanda Er Gobbo: lì ha modo di scambiare qualche parola con due individui, uno dei quali privo di un'occhio. Si reca infine in un edificio dall'aspetto losco: la ragazza commette l'errore di spiarlo da una finestra e si accorge nel peggiore dei modi che si tratta nientemeno che di una casa di malaffare. Mentre Julie arrossisce imbarazzata, Guelfo riflette sul fatto che si tratta probabilmente dello stesso luogo dove oltre un anno prima ebbe modo di ricevere le grazie di Cecile pochi giorni prima della sua morte (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Il gruppo ritiene di avere in mano prove a sufficienza per agire ai danni di Ethan, considerato ormai da tutti un poco di buono.

Riepilogo in locanda

Le novità portate da Loic costringono il gruppo a prendere una rapida decisione sul da farsi: la pista più interessante sembra essere decisamente quella dell'appuntamento alla taverna/mescita di vino Er Gobbo: Loic è fiducioso sulla buona fede di Bastiaux, ma grazie al pedinamento di Julie il gruppo sa che la locanda potrebbe non essere cosi' sicura. Si decide cosi' di recarsi sul luogo divisi in due gruppi: i fratelli Navar si recheranno sul posto armati soltanto del fido tirapugni mentre gli altri, armati di tutto punto, si porteranno nello spazio boscoso ai margini della taverna portando con sé anche le armi dei Eric e Loic. Per garantire la sicurezza di Ludmilla ci si rivolge ancora una volta a padre Gabriel, che accetta di ospitarla ancora una volta presso la cattedrale: come ulteriore precauzione Guelfo, Solice e Loic si recano da Benton, che appare persino felice all'idea di poter vegliare nuovamente sul sonno di Ludmilla. Quella stessa notte i due giovani avranno una breve conversazione. Durante il percorso dalla locanda alla casa di Benton Guelfo introduce a Loic l'argomento André Navon.

Loic si stupisce che il giovane mago si preoccupi per lui e non rifletta su una situazione che di fatto lo riguarda in prima persona: "Io all'epoca non fui disonorato, tu si", commenta calmo, guardandolo negli occhi. Guelfo dichiara di non avere alcun rancore nei confronti del giovane cavaliere, e che tutto ciò che desidera è che la presenza di quest'ultimo non provochi in Loic un'irritazione tale da compmettere il buon esito della missione. "All'epoca te le prendevi te le irritazioni mentre succedevano 'ste cose" commenta il compagno, riferendosi ovviamente ai trascorsi erotico/patologici del mago (il rapporto con Cecile e l'infezione contratta di conseguenza, descritti nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Solice interviene nella conversazione ricordando che il vero cavaliere non antepone l'orgoglio alle sue responsabilità, e il rispetto delle raccomandazioni di riservatezza di Quart renderà Loic un cavaliere di certo migliore di sir André Navon. "Mi sembra che l'abbiamo già visto chi è più cavaliere" commenta tiepidamente Loic, poco contento che Guelfo abbia messo al corrente la paladina di fatti che potevano tranquillamente restare "in famiglia".

Dal Gobbo

Poco prima del tramonto il gruppo decide di muoversi: Eric e Loic sono i primi a uscire, seguiti a breve distanza dal resto dei compagni: Guelfo si cinge spada e daga alla vita, Quixote porta spada e scudo, Solice indossa la tunica e la cappa che, insieme allo scudo, la identificano come paladina di Pyros; Desiree e Julie, prive di armi, forniranno il supporto strategico. In pochi minuti il gruppo si accorge di essere seguito, ma la strada porta inequivocabilmente a una delle due uscite della città e di certo la loro meta non sembra essere un mistero. Giunti alla porta Solice si trova di fronte allo sguardo sorpreso delle guardie, più propense a vedere in lei una bambina vestita per il carnevale che non una paladina di Pyros: riesce comunque a superare la loro incredulità e chiede il favore di poter rientrare insieme al gruppo dopo la chiusura delle porte.

Kebab e vino annacquato

Eric e Loic fanno il loro ingresso da Er Gobbo, che si mostra come un gruppo di tavoli all'aperto in parte recintati da una sottile staccionata di canne e paglia: ordinano un Kebab e un pò di vino annacquato, e il cameriere è lieto di portarglieli al modico prezzo di un rame. "Un rame per tutto quanto... come minimo ci hanno messo i topi morti" commenta Eric, addentando il panino. Ben presto incontrano Bastiaux e l'amico Tomàs, e con loro scambiano alcune parole riguardanti Erwin. Nel corso della conversazione riescono a superare le diffidenze dei due manovali, che si convincono a dar loro nuove informazioni. Erwin è effettivamente partito da Laon, ma per alcuni giorni è stato protetto e nascosto da loro e da altri manovali proprio nei pressi delle cave: Bastiaux ignora i motivi della brusca partenza del sacerdote, ma sospetta che Erwin l'abbia fatto per proteggerli ed evitargli noie con guardie o peggio con altri loschi individui che erano probabilmente sulle sue tracce. In ogni caso, la maggior parte dei suoi effetti personali sono ancora presenti all'interno di una delle cave: i due fratelli convincono Bastiaux a portarli li' e i manovali danno loro appuntamento in un posto nei pressi del nascondiglio, dove si recheranno nel giro di due ore.

I quattro dell'oca selvaggia

Nel frattempo, il resto del gruppo tenta invano di passare inosservato chiacchierando nei pressi dell'ultima curva del sentiero che porta alla mescita di vino. La loro attenzione è però ben presto catturata da due individui sospetti che, armati di pugnale, si dirigono verso il villaggio con aria poco raccomandabile. Si decide di seguirli, e Julie viene incaricata di coprire gli ultimi metri del pedinamento. La ragazza guida il gruppo fino a una casetta di legno all'interno del villaggio, dove passa alcuni minuti spiando da un buco presente sulla parete: "speriamo che non sia una casa di malaffare questa volta!" commenta Solice, suscitando un'involontaria ilarità. Pochi istanti dopo Julie è costretta a ritirarsi: quattro individui armati fino ai denti escono infatti dall'abitazione, costringendo tutto il gruppo a nascondersi dietro un angolo per non essere individuato.

Julie torna dagli altri, comunicando di aver visto due balestre e altre armi dall'aria pericolosa. Non solo: dentro la casa è rimasta una quinta persona, e si tratta del solito Ethan. E' proprio lui ad uscire pochi istanti dopo dalla casa puntando verso la mescita, e dirigendosi quindi in direzione opposta rispetto ai quattro uomini. Il gruppo è costretto a prendere una decisione in pochi secondi: il grosso del gruppo andrà a chiamare Eric e Loic, mentre Julie si metterà sulle tracce di Ethan nella speranza che prosegua verso quello stesso posto. Solice si offre invece volontaria per seguire i quattro, con l'intenzione di non esporsi troppo e di scappare o allontanarsi se individuata: Guelfo scuote la testa pensando che sia troppo rischioso, ma la ragazza e Quixote sono gli unici a possedere uno scudo da opporre alle balestre e quest'ultimo ha un'armatura troppo pesante per compiere il pedinamento in modo efficiente. Il gruppo quindi, sia pure a malincuore, si divide.

Guelfo, Julie, Desiree, Quixote

A quanto pare Ethan punta dritto alla mescita: nel giro di pochi minuti Julie ha modo di raggiungere Eric e Loic, che nel frattempo hanno salutato Bastiaux e l'amico. Alla vista della cugina i fratelli capiscono che è necessario abbandonare la mescita anzitempo: il gruppo compie poi alcuni movimenti per sfuggire allo sguardo indagatore di Ethan, ricongiungendosi dopo alcuni minuti. Dopo un rapido scambio di informazioni ci si mette quindi sulle tracce di Solice ma nel frattempo il sole è calato, rendendo l'inseguimento lento e difficile; gli occhi di Desiree riescono a individuare prima la cappa e poi l'elmo della paladina, che probabilmente sono stati lasciati in terra per indicare il passaggio e la direzione presa dai quattro uomini, che sembrano diretti nei pressi delle cave. E' soltanto dopo alcuni minuti che si ode un grido femminile, proveniente proprio dalla zona delle cave: il gruppo impiega qualche attimo per stabilire una linea d'azione, risolvendosi poi per la consueta carica frontale.

Solice

La ragazza si trova ben presto costretta dalle circostanze ad abbandonare i suoi propositi di prudenza: qualcosa dentro di lei la rende consapevole del pericolo rappresentato da quegli individui, diretti peraltro in direzione delle cave. La paladina ignora peraltro il fatto che Erwin non si trovi più a Laon, notizia che i fratelli Navar stanno ottenendo in quegli stessi istanti; il timore che il bersaglio di quegli uomini sia il sacerdote è una motivazione sufficientemente forte a spingerla all'inseguimento. Non avendo altri oggetti con sé, utilizza il mantello e l'elmo per indicare le deviazioni prese dal gruppo di manigoldi; l'inseguimento prosegue fino a quando non vengono raggiunti i margini delle cave. E' lì che, ad un tratto, Solice perde di vista uno dei quattro uomini. Pochi istanti dopo si accorge di un sinistro movimento a circa venti metri dalla sua posizione, e istintivamente si protegge il volto e il corpo con lo scudo: un dardo di balestra sibila a pochi centimetri da lei.

E' l'inizio di un lungo e sofferto gioco al gatto e al topo, nel corso del quale la ragazza è costretta ad arretrare per non farsi circondare e sparare addosso. Le sue grida, volte a manifestare la sua identità agli aggressori e al tempo stesso orientare i compagni ancora troppo lontani, si spengono senza risposta nel buio della notte priva di luna. Solice si rende ben presto conto di essere del tutto impreparata alla situazione, non riesce a distinguere altro che ombre minacciose che si muovono silenziosamente intorno a lei: uno dei suoi avversari dalla corporatura insolitamente esile riesce ad aggirarla e le scocca un secondo colpo di balestra diretto al torace, che fortunatamente si conficca sul suo scudo. L'impatto la spedisce comunque al tappeto, illesa ma terrorizzata, consapevole di essere prossima alla fine.

Lo scontro alle Cave

Quando il gruppo arriva nei pressi delle cave, i quattro aggressori decidono di girarsi verso i nuovi arrivati: Guelfo ha infatti utilizzato i suoi arcani poteri per evocare un bastone di fiamma, il cui bagliore rende fin troppo visibile l'arrivo dei rinforzi. E' d'altronde soltanto grazie a quella fonte di luce che il gruppo riesce a muoversi velocemente all'interno di un territorio che tutti, con la sola eccezione di Loic e Quixote, stanno visitando per la prima volta. Uno degli aggressori viene individuato ed è su di lui che il gruppo decide di accanirsi. Guelfo lancia un secondo incantesimo: nel giro di pochi istanti la sua immagine si divide in due, poi in tre, poi ancora in quattro simulacri. Solice prova a mettere in guardia gli amici come può: "state attenti, si sono divisi!".

L'avvertimento non è comunque sufficiente a identificare altri nemici nelle vicinanze: il primo dei balestrieri spara ai danni di Quixote colpendolo alla gamba e quando il secondo viene infine avvistato è già troppo tardi, la sua balestra è carica e pronta a far fuoco: il cecchino ignora Guelfo e i suoi duplicati e mira in direzione dei fratelli Navar: Eric riesce a uscire dalla traiettoria carambolando su uno dei simulacri di Guelfo, che svanisce nel nulla con grande disappunto del mago. Loic tenta invano di raggiungere un riparo mentre il dardo lo raggiunge, colpendolo gravemente al torace e pregiudicandone pesantemente i movimenti. Nel frattempo Quixote localizza un secondo avversario e si dirige verso di lui, raggiunto dopo pochi istanti da Guelfo.
Pochi secondi dopo lo scontro raggiunge il suo apice: Solice fa del suo meglio per muoversi alle spalle degli aggressori riuscendo ad attirare su di se le attenzioni della figura esile, in procinto di ricaricare la balestra ai danni di Quixote. Il malintenzionato, incalzato dalla paladina, è costretto ad abbandonare l'arma e decide di darsi alla fuga. Quixote e Guelfo affrontano il primo dei nemici, che si difende come può per poi venire sopraffatto nel giro di pochi round. Eric si trova faccia a faccia con il guercio armato di spadone a due mani, ben presto raggiunto da un secondo individuo che brandisce una spada. Deciso a non farsi chiudere in una condizione di inferiorità numerica Eric cerca riparo tra le pareti rocciose della cava, chiudendosi in difesa: è a quel punto che, a sorpresa, Loic emerge dall'oscurità alle spalle del secondo assalitore.

Le gravi ferite subite non sembrano sufficienti a impedire i movimenti del più alto dei Navar, che con grande coraggio decide di gettarsi ancora nella mischia: il manigoldo non si fa ingannare dalle ferite del gigante, e decide di non correre rischi abbandonando il fianco di Eric per contrastarne l'avanzata. Pochi istanti dopo Loic gli è addosso, incurante del dardo ancora conficcato nelle sue carni: la sua ascia con un guizzo fulmineo scava un profondo solco nel braccio del nemico, lacerando l'armatura di cuoio. L'aggressore urla di dolore, ma la sua reazione è tanto rapida quanto violenta: la sua lama non si fa ingannare dai movimenti di Loic rallentati dalla ferita al torace e penetra in profondità dentro la sua spalla, passandola da parte a parte. Il dolore provato dal giovane è immenso, le sue ferite troppo gravi per consentirgli di restare cosciente: Loic crolla al suolo sotto gli occhi del fratello, perdendo molto sangue e giungendo a meno di un passo dalla morte. Il tempo prezioso guadagnato dal giovane consente comunque al gruppo di ribaltare le sorti dello scontro: Eric, con il fianco finalmente libero, affronta e ferisce il Guercio: Quixote sopraggiunge per dargli man forte, mandandolo al tappeto. I due si spostano poi sull'ultimo avversario, ed è ancora Eric a sferrare l'ultimo colpo, conficcandogli mortalmente il martello nelle carni: un analogo destino viene riservato al Guercio, ormai agonizzante.

Nel frattempo Solice ha continuato a inseguire il più esile degli avversari: la ragazza ha l'occasione di colpirlo alle spalle ma sceglie di stordirlo colpendolo con il piatto della spada, tentativo che si rivela purtroppo inadeguato alle sue capacità offensive. Intima quindi al fuggitivo di fermarsi, sottomettendosi alla volontà degli Dei: in conseguenza del suo colpevole silenzio cerca quindi di colpirlo con la spada, fallendo a più riprese. Dopo alcuni round di inseguimento viene raggiunta da Guelfo, ed è grazie al suo aiuto che riesce infine a costringere in terra l'avversario. Il mago è deciso a non concedere quartiere ed è pronto a colpirlo... ma grande è la sua sorpresa quando, al posto del tagliagole senza scrupoli che si aspettava, si trova a fissare gli occhi impauriti di una ragazza. Solice non crede ai suoi occhi, e ringrazia con tutto il cuore Pyros per aver impedito al suo braccio di andare a segno: la ragazza è addirittura una bambina, non potrà avere più di 12 o 13 anni.
"Tu non dovresti stare a casa, a quest'ora?" le chiede Guelfo.

Dopo lo scontro

Loic è messo molto male, nonostante Desiree cerchi di rassicurare gli animi: "ne ha viste di peggiori, se la caverà". L'operato della ragazza si rivela all'altezza del difficile compito: dopo un lungo processo di medicazione sul campo le ferite del più alto dei Navar cessano di perdere sangue, dando sollievo e speranza a tutti. Solice tenta un primo approccio con la ragazzina, che dice di chiamarsi Nickel: "cosa ci facevi in mezzo a quella gente?", le chiede la paladina cercando di non spaventarla, impreparata alle spiegazioni che la ragazzina, apparentemente per nulla intimorita ma anzi con aria seccata, non tarda a fornire: racconta di aver partecipato ad altre azioni simili in passato insieme a suo padre, uno del gruppo degli assalitori; dichiara di non avere alcun problema o remora per ciò che ha fatto, redarguisce la paladina per il colpo ricevuto e chiede con insistenza informazioni sul padre. Solice, interdetta, le dice che farà in modo di informarsi in merito: la paladina è ben lieta di interrompere quel qualche minuto quella difficile conversazione e di informarsi sulle sorti dello scontro e dei suoi amici. Julie la sostituisce nel compito di sorvegliare Nickel. La cugina di Loic è scossa e preoccupata: è evidente che, nonostante le rassicurazioni fornite da Desiree, le condizioni di Loic sembrano davvero molto gravi. Nel frattempo, Eric fa un rapido giro dei cadaveri trovando alcune corone d'oro, con tutta probabilità la "taglia" pagata per la testa del gruppo: quasi si rammarica quando ne scopre l'ammontare, pari a poco più di tre monete d'oro. Il giovane raccoglie e carica una delle balestre leggere usate dagli aggressori per poi recarsi dall'unico superstite, con l'intento di interrogarlo: il suo nome è Rey, e a quanto pare è lui il padre della bambina: racconta di essere stato assoldato da Ethan insieme agli altri due per tendere al gruppo un agguato nei pressi delle cave; l'obiettivo era disporsi nei pressi del luogo nel quale si trovava presumibilmente la cava di Erwin per poi aprire le ostilità contro il gruppo al segnale convenuto, il verso di un uccello prodotto probabilmente con un fischietto e dato da Ethan stesso. Il capo della banda di malviventi si chiama Anthony e si tratta dell'uomo che ha ferito gravemente Loic: il vero mandante dell'operazione non sembra essere comunque Ethan quanto piuttosto un certo "sfregiato", particolare che a Eric fa tornare alla mente una vecchia conoscenza: si tratta probabilmente di Rochefort, un farabutto al soldo della famiglia Larsac autore tra l'altro della defenestrazione di Abel Balomir (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Resosi conto delle brutte ferite di Rey, Eric cerca con lo sguardo Desiree: la ragazza è però indisponibile, presa com'è dalla lunga e difficile medicazione di suo fratello.

La lunga notte

Nickel vs Solice (The Kids Aren't Alright)

Quando Solice arriva da lui, Rey chiede informazioni su sua figlia: la paladina lo guarda con severità: "ti preoccupi per lei? Perché non lo hai fatto in passato, invece di farla crescere con una balestra in mano?" Ma Rey dà risposte vaghe, sprezzanti:fa spallucce di fronte alle richieste di spiegazioni e lascia intendere di non aver fatto nulla per impedire alla figlia di percorrere il suo stesso sentiero, per farle impugnare e utilizzare armi assassine e per condannarla a una vita di misfatti, lontana dalla Luce e dai suoi ideali. La paladina resta ferita e inorridita da tanta apparente crudeltà: stringendo i denti si appresta comunque a curarlo sfruttando le sue limitate conoscenze mediche, e con l'aiuto di Eric riesce a stabilizzare le sue ferite. Rey non trattiene alcune grida di dolore, sufficienti ad essere udite dalla figlia che riesce a divincolarsi da Julie e arriva fino al padre, chiamandolo a gran voce e cercando di impedire che gli venga fatto del male: per portarla via è necessario l'intervento di Guelfo, che insieme a Julie la porta ad alcuni metri di distanza. Al termine della medicazione Solice si reca nuovamente dalla ragazzina; dopo averla rassicurata sulle sorti di suo padre prova a parlarci ancora una volta, arrivando a mostrarle le mani ancora sporche di sangue nel tentativo disperato di mostrarle la gravità della situazione in cui entrambe si trovano: non c'è niente da fare, Nickel si dimostra sorda a ogni approccio e sembra incapace di comprendere la gravità delle azioni compiute da lei e da suo padre; accusa il gruppo di voler consegnare lei e suo padre alle guardie, ma Solice si dimostra di ben altro avviso: dichiara prima a lei e poi al resto del gruppo la sua intenzione di volerla portare alla cattedrale del Sole Nero, nella speranza di poterla tenere li' per una notte in attesa di avere più tempo a disposizione per parlare con lei e cercare una luce dentro di lei. La ragazza è infatti convinta che le singolari coincidenze che hanno impedito prima a Nickel e poi a lei stessa di farsi del male a vicenda siano frutto dell'intercessione di Pyros, cosa che la rende fortemente intenzionata a cercare ancora un barlume di speranza all'interno della sua anima.

Dalle guardie

Per decidere il da farsi è necessario attendere che Desiree termini la prima parte del suo lavoro. Quando la ragazza si pronuncia le sue parole non lasciano adito a dubbi: Loic non può essere spostato se non con una barella; nessuno è in grado di costruirla, e non c'è tempo per trovarne una se non andando a colpo sicuro. L'unica ipotesi percorribile sembra quindi essere quella di rivolgersi alle guardie: Eric e Solice si recano quindi a Laon portando con sé Nickel. "Mi porti dalle guardie?" chiede la ragazzina, sprezzante. "No", le risponde Solice: la paladina le rivela la sua intenzione di portarla alla cattedrale del Sole Nero e Nickel sbuffa rumorosamente, con parole di scherno nei confronti delle guardie e dei preti. "Sono amici", le dice Solice; "sono amici TUOI, non certo miei", risponde lei; "sono amici di chiunque abbia bisogno di loro: consenti loro di esserti amici, consenti a me di esserti amica". Nickel non appare per nulla convinta e anzi cerca di rallentare la marcia di Eric e Solice, ma le condizioni di Loic non ammettono alcun ritardo di sorta. Solice rammenta a Nickel che Loic non è il solo a necessitare di cure immediate: la ragazzina si rivela scettica sulla possibilità che le guardie cureranno realmente il padre, ma quando viene rassicurata del contrario cessa di creare impedimenti di sorta.
Quando il gruppetto arriva a Laon, trova le porte chiuse: nel giro di alcuni minuti le guardie vengono allertate, e malgrado altri incredibili tentativi di Nickel, volti stavolta a screditare il gruppo e le vesti di Solice ("mi hanno rapita!" "non credete a questi imbroglioni!" "non è una vera paladina!"), si riesce a chiedere e a ottenere la preparazione di una spedizione di soccorso per i due feriti. Mentre Eric si occupa di assistere le guardie Solice si reca alla cattedrale del Sole Nero dove trova Ludmilla e Benton ancora svegli. "Maledetta bugiarda, mi avevi detto che non mi avresti consegnata alle guardie!" sono le dure parole di Nickel quando riconosce il volto di Benton. La paladina fa del suo meglio per rassicurare Nickel che Benton non la tratterà come una guardia, per poi rivolgersi a Benton stesso implorandolo di occuparsi della bambina per la notte in corso: lo supplica di anteporre la sua fede ai suoi doveri di guardia fino all'alba per darle il tempo di svolgere il suo compito e di poter tornare ad occuparsi di Nickel. Si inginocchia quindi di fronte a quest'ultima, mettendole al collo una catenina d'argento con il simbolo di Pyros: "poi la rivorrai indietro?" chiede la bambina. "So che non ti fidi di me, ma io ho fiducia in te" risponde la paladina, scuotendo la testa. "Ti chiedo umilmente di restare qui, di aspettarmi fino a quando non tornerò a prenderti". La ragazzina la guarda incuriosita per poi annuire, forse con aria poco convinta.

L'arrivo dei soccorsi

Le guardie di Laon danno una grande prova di efficienza, e nel giro di cinque minuti la spedizione è pronta a partire: Eric, non vedendo tornare Solice, chiede a una guardia il favore di aspettarla e di scendere con lei: la presenza di Ethan ancora a piede libero rende infatti le strade tutt'altro che sicure. Solice arriva pochi minuti dopo la partenza della spedizione, e la raggiunge poco prima dell'arrivo. Nel giro di qualche minuto il gruppo si riunisce: Loic e Rey vengono messi sulle barelle: Julie e Desiree assisteranno il cugino durante il tragitto, mentre Quixote e Guelfo aiuteranno le guardie a trasportare le barelle. Eric e Solice si recheranno invece alle cave, all'appuntamento con Bastiaux: i due ragazzi salutano il compagno ferito e Solice gli mette al collo la sua seconda catenina di Pyros: a differenza della precedente, questa è d'oro.

Spedizione alle cave

Eric e Solice procedono con la lanterna schermata fino al punto convenuto: due sagome scure sono li' ad aspettarli, mentre una terza figura con una luce compare e scompare dalla sommità delle cave, qualche centinaio di metri piu' a nord. "E' la guardia che fa la ronda all'ingresso delle cave", spiegano Bastiaux e Tomàs poco dopo essersi fatti riconoscere. Il giovane saluta Eric, chiedendo spiegazioni sull'assenza del fratello; Eric spiega che il gruppo è stato attaccato e che Loic è rimasto ferito nello scontro. Bastiaux e Tomàs appaiono molto preoccupati, nonostante il ragazzo tenti di rassicurarli: "non appena avremo preso la roba che c'è nella grotta, per loro non avrà piu' senso starvi addosso per scoprire come si trova", afferma convinto. "Non funziona proprio cosi' da queste parti", rispondono gli spaccapietre, poco convinti. Eric e Solice spiegano a Bastiaux e a Tomàs la faccenda del fischietto: l'obiettivo che si prefiggono i giovani è quello di tentare di catturare Ethan, nella speranza che non abbia saputo dell'eliminazione della sua squadra e che venga a dare il segnale convenuto: Eric sarà li' ad aspettarlo, nascosto nelle ombre con la balestra leggera sottratta agli aggressori e pronto a giocarsi il tutto per tutto pur di mettere le mani sull'ormai odiato farabutto.

Il nascondiglio di Erwin

Quando viene raggiunto il gruppo di grotte tra le quali si trova il nascondiglio di Erwin, Eric si sgancia dal gruppo per nascondersi dietro alcuni massi che sembrano fatti apposta per tendere un'agguato: è probabilmente proprio il posto dove Ethan si aspettava che si disponessero gli uomini della sua squadra: mentre Solice si occuperà dell'ispezione della grotta Eric resterà indietro, assumendo su di sè il compito di stanarlo e catturarlo, possibilmente vivo.
Bastiaux e Tomàs accompagnano la paladina dentro una delle grotte, una strettoia che si snoda per circa 30 metri e che a un certo punto si apre in un largo ambiente: uno zaino e un sacco a pelo sono tutto ciò che Erwin sembra aver lasciato in questo scomodo quanto introvabile nascondiglio. E' proprio all'interno del sacco a pelo che Solice rinviene un sacchetto contenente il simbolo della Rosa Bianca, che riesce a non far scorgere a Bastiaux e a Tomàs: è davvero strano trovarlo li', alla mercé di tutti. Nello zaino viene rinvenuto invece un breviario di Kayah, contenente una serie di documenti e disegni che la ragazza prende, con l'intento di leggerli con calma e in condizioni migliori.

Eric vs Ethan (The Abduction)

Nel frattempo, Eric è inaspettatamente chiamato all'azione: le sue orecchie captano infatti il suono quasi insperato del fischietto, indubbio segnale della presenza di Ethan: il giovane si muove cautamente in quella direzione senza rispondere al richiamo, che viene ribadito una seconda volta dopo una trentina di secondi. Raggiunto un buon punto di osservazione Eric scruta in direzione del rumore, riuscendo a scorgere una sagoma che si muove per nascondersi dietro una roccia: non possono esserci dubbi, si tratta di Ethan. Il giovane prende di mira uno dei due lati della roccia. Dopo pochi istanti la sorte lo premia, facendo sbucare l'obiettivo proprio da li' e regalando un insperato colpo mirato. Tuttavia, la distanza ragguardevole (25 metri) non rende il colpo sufficientemente sicuro: Eric decide di aspettare, pensando a un'idea per ridurre lo spazio che renderebbe incerto un risultato che serve assolutamente assicurarsi. L'illuminazione arriva pochi attimi dopo: il giovane abbandona la sua posizione per correre verso Ethan, che osserva curiosamente l'ombra avvicinarsi verso di lui. "Eccoci, eccoci!" recita a quel punto Eric sottovoce, spacciandosi di fatto per uno della squadra del manigoldo. Quando Ethan si accorge del trucco è troppo tardi, la distanza è ormai ridotta a non più di nove metri: la sua espressione muta da stupore in orrore, e un istante dopo Eric fa partire il dardo: il colpo si pianta nella gamba del malfattore, e un'istante dopo quest'ultimo si dà alla fuga. La ferita alla gamba gli consente di procastinare l'inseguimento per alcuni secondi, ma dopo una cinquantina di metri percorsi la ferita, la notte e il terreno accidentato calano impietosamente su di lui (3-3-3) costringendolo a rovinare dolorosamente in terra. In un istante Eric gli è addosso, disarmandolo e privandolo del fischietto. E' mezzanotte passata quando lui e Solice si incontrano di nuovo, la ragazza con il materiale di Erwin, il giovane con il prigioniero: nonostante la tragedia sfiorata soltanto poche ore prima, la sorte ha onorato il compleanno dei Navar con due ottimi regali.

L'interrogatorio di Ethan

Solice, Eric, Bastiaux e Tomàs portano Ethan in una delle cavi poco distanti, con l'intento di interrogarlo. E' Eric il primo a prendere la parola, mentre Solice consulta le carte trovate nel nascondiglio di Erwin.

Le domande di Eric

Il manigoldo non sembra farsi problemi a parlare, e il dolore alla gamba finisce per accentuare la sua sincerità: nella speranza di non essere consegnato alle guardie rivela a Eric di essere un mercenario proveniente da Anthien al soldo di Alain Rochefort, un pericoloso criminale al servizio dei Larsac: il suo compito principale è recuperare una pietra, la stessa che il gruppo ha ricevuto dalle mani di Ludmilla. Eric chiede maggiori informazioni a riguardo, e Ethan non si fa pregare: rivela che Rochefort, ricercato dalle guardie di Laon per l'omicidio del gioielliere avvenuto un anno prima (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare), ha trovato riparo nella residenza dei Larsac. E' a lui che Ethan va ogni giorno a riferire, introducendosi nell'abitazione grazie a un servo che ha il compito di aprirgli la porta di servizio a un segnale convenuto.

Ethan dichiara anche di non essere l'unico sgherro al soldo di Rochefort: quest'ultimo è solito organizzare il suo "gruppo" in una casa di malaffare di Laon (la stessa in cui Julie aveva precedentemente pedinato Ethan), e ha anche un contatto nella guardia civica della città in grado di informarlo dei movimenti delle guardie.

Le domande di Solice

Solice interviene nella discussione dopo aver letto gli incartamenti di Erwin: "Perché ci avete attaccato?" chiede per prima cosa. Ethan risponde che il loro obiettivo era di spaventarli, nella speranza di convincerli a consegnare le lettere rubate da Erwin delle quali non conoscevano l'esatta ubicazione. La paladina cerca di capire se Ethan era o meno a conoscenza della presenza di Nickel nel gruppo dei malfattori assoldati, ma a quanto pare il mercenario non ci aveva neppure fatto caso: aveva chiesto due balestre, e due balestre aveva visto arrivare, senza curarsi di chiedere altro.

Solice chiede maggiori informazioni sulla funzione della pietra che i Larsac sembrano essere cosi' intenzionati a recuperare, e Ethan risponde che intendono utilizzarla in qualche modo all'interno della cappella: proviene da Anthien, e ad essa si riferiscono come "il maltolto" o "la refurtiva"; a quanto pare non è lei la "pietra di Beid" che viene citata in uno dei documenti appena rinvenuti. Dichiara anche che il gruppo di Rochefort, di cui lui stesso fa parte, non è il solo interessato al recupero della pietra: esiste infatti una fazione formata da cavalieri e nobili di Anthien che sta operando nella medesima direzione: a questo gruppo, che sembra organizzato da sir Eldon Tallad, sono senza dubbio collegati i misteriosi Maestri del Vento.

Solice chiede maggiori informazioni sulla guardia corrotta, e Ethan risponde che non è un pezzo grosso, ma sufficiente per tenere informato Rochefort degli ultimi sviluppi. A quanto pare Ethan non vuole essere consegnato dalle guardie anche per evitare che qualcuno possa chiudergli la bocca per sempre, una volta appreso che è stato catturato e che potrebbe aver rivelato informazioni compromettenti. Questa informazione mette la paladina in allarme: la presenza di quella guardia comprometterà irrimediabilmente la "discrezione" raccomandata da Quart a partire dall'alba. Consapevole del fatto che il gruppo non avrà altre occasioni di mettere a frutto le informazioni fornite da Ethan, Solice decide di farsi descrivere dettagliatamente l'interno della casa dei Larsac, facendo fare al prigioniero uno schizzo delle stanze da lui visitate: emerge cosi' un percorso che parte dall'ingresso secondario per salire poi al primo piano, identificando lo studio di Rochefort, la sua camera e l'ubicazione delle guardie assoldate dopo l'irruzione operata da frate Erwin.

Le ultime domande

Solice e Eric si allontanano: la ragazza rivela nomi e ulteriori informazioni ricavate dalla lettura degli incartamenti di Erwin, e i due decidono di mettere alla prova la sincerità di Ethan chiedendo notizie in merito a quelli sottratti da Erwin, di cui senza dubbio i Larsac erano stati in precedenza in possesso: viene quindi chiesta l'identità di Lord Payne, citato in uno dei documenti e probabile autore di un altro, che si rivela essere una delle personalità piu' importanti di Achenar: pur non essendo propriamente un nobile, è infatti a lui che il Conte delega la maggior parte delle funzioni amministrative. Viene quindi chiesto del Monaco, e ancora una volta Ethan è pronto a vuotare il sacco: si tratta di un misterioso stregone, in passato maestro dello sciagurato Bellamy Collorotto, cercato sia dalle guardie che dai Larsac. In particolare è proprio Edward, il servitore di cui Ethan si serve per entrare nell'abitazione dei Larsac, ad essersi occupato di trovarlo: l'unica cosa che si sa di lui è che vive a sud di Laon.

Come ciliegina sulla torta, Ethan rivela persino un "vizietto" di Rochefort: a quanto pare il criminale è solito rifornirsi di uno strano muschio che ha l'abitudine di fumare e dal quale sembra aver maturato una certa dipendenza. E' Ailine, l'anziana tenutaria della casa di piacere dove Rochefort organizza il suo gruppo di uomini, a rifornirlo: a quanto pare la donna riceve rifornimenti regolari di quella insolita sostanza. Ethan, visibilmente spaventato, chiede lumi sul suo prossimo destino: Solice e Eric, d'altronde, non hanno molta scelta. Consegnarlo alle guardie è per il momento da escludere, considerando la talpa presente nella caserma che potrebbe farlo scappare o interrogarlo a sua volta per scoprire cosa ha rivelato al gruppo; d'altronde, nè Eric nè tantomeno la paladina sono dell'idea di ucciderlo a sangue freddo.

Viene deciso di lasciarlo in custodia di Bastiaux e Tomàs, che si dimostrano disposti a tenerlo nella grotta fino all'indomani: se nessuno del gruppo verrà a riprenderselo, avranno cura di consegnarlo alle guardie prima di recarsi al lavoro. Prima di tornare verso Laon Solice gli si avvicina, prestandogli un primo soccorso alla gamba, visibilmente peggiorata in virtù della brutta caduta: la ragazza è costretta a prendere atto del fatto che la paura di Ethan ha oltrepassato gli argini del raccontabile, disinfettando a suo modo la ferita (5-5-5 di Freddezza durante l'interrogatorio, peraltro per nulla intimidatorio).

Piano d'Azione

Dopo una tappa in caserma a pregare presso il letto di Loic, Eric e Solice recuperano Desiree e con lei si recano nella vicina locanda. Li' si incontrano con Guelfo, Julie e Quixote. Nel giro di pochi minuti ci si informa a vicenda delle novità: il mago studia con vivo interesse gli strani disegni raffiguranti alcuni labirinti e degli appunti che li commentano, senza dubbio pane per i suoi denti: con il suo aiuto Eric formula una serie di ipotesi che ben si sposano con il piombo e con i misteriosi binari che vengono prodotti al cantiere; poco dopo si passa a discutere sul da farsi.

Solice manifesta la ferma intenzione di mettere a frutto le molte informazioni da poco ottenute nell'unico lasso di tempo a disposizione del gruppo: quella notte stessa, prima che l'alba renda evidente la scomparsa di Ethan e la disfatta dei malfattori da lui assoldati. "Dovremmo cercare di entrare in quella casa" è la sua tesi, che incontra però resistenze e perplessità da parte di Guelfo e Eric. Il mago è preoccupato dal pericolo di essere individuati e accusati dai Larsac, magari persino denunciati alle guardie: Guelfo ricorda che la presenza di Loic ancora ferito toglie al gruppo la possibilità di correre il rischio di trovarsi coinvolto in una situazione di illegalità analoga a quella che costrinse Erwin a darsi alla macchia. La paladina si oppone a questa possibilità dichiarando che lei stessa ha intenzione di rivolgersi come prima cosa alle guardie, con l'aiuto di Benton, nel tentativo di avere il loro avallo o di concertare un'operazione comune e che in nessun caso quello che spinge per compiere avrebbe i toni dell'effrazione illegale o non autorizzata. Eric si mostra dubbioso sui rischi che comporterebbe un'azione del genere, dovuti alla presenza delle guardie e di Rochefort: dichiara inoltre la sua intenzione di togliere di mezzo il pericoloso criminale alla prima occasione.

"Il nostro compito non è quello di ucciderlo, ma di trovare le prove per la colpevolezza dei responsabili di tutto quello che sta succedendo", insiste Solice, sottolineando la necessità di prenderlo vivo in quanto probabile detentore di informazioni compromettenti per i molti nobili e cavalieri coinvolti. Dopo una lunga conversazione, l'assenza di alternative realmente valide convince Eric e Guelfo ad aderire al piano: il primo passo è rivolgersi a Benton, nella speranza che possa far leva su un ufficiale in grado di intervenire in prima persona sui Larsac o quantomeno di coprire l'azione del gruppo.

Il capitano delle guardie

Benton si dimostra dapprima scettico, poi via via sempre piu' interessato al piano che i ragazzi di Caen gli sottopongono: si dichiara disposto ad avvisare il suo capitano, Dominic Ratel, che ha ancora il dente avvelenato contro Rochefort e non ha mai nascosto una profonda antipatia nei confronti dei Larsac. Solice lo ringrazia per il tempo passato con Nickel, che dorme in un angolo della stanza, apprendendo con gioia che la bambina non ha tentato di scappare. Benton conduce quindi il gruppo nella dimora del capitano.

Dopo i primi non proprio impeccabili convenevoli dovuti alla sveglia forzata in piena notte, Dominic Ratel accoglie il gruppo nella sua abitazione. Quando il capitano comprende la situazione, i suoi occhi brillano: a quanto pare era da tempo che attendeva un'occasione simile. Dopo essersi assicurato della reale convinzione del gruppo in merito alle parole di Ethan (e dopo aver chiesto la sua ubicazione) il capitano decide di prestare fede a quanto ha sentito: intima a tutti di prepararsi, per poi andare insieme a Benton a organizzare una squadra fidata con l'obiettivo di organizzare una irruzione nella dimora dei Larsac.

L'assalto notturno

E' notte fonda quando il capitano, nel ruolo di comandante delle operazioni sul campo, dispone gli uomini a sua disposizione attorno alla casa dei Larsac: ai ragazzi di Caen e a Benton viene assegnato il compito di sorvegliare le finestre e le uscite secondarie per impedire l'eventuale fuga di Rochefort: è chiaro infatti che il criminale tenterà di scappare, e la sua fuga potrebbe trasformare l'intera operazione in un tragico quanto imbarazzante fallimento.

Guelfo, Solice, Quixote e Julie si dispongono a semicerchio lungo il perimetro insieme alla giovane guardia, restando in attesa: Eric e il Capitano, armati di balestra, chiudono il cerchio sul quarto lato. Prima che le danze abbiano inizio, però, emerge un'ulteriore possibilità di fuga, fino a quel momento colpevolmente trascurata: si tratta del tetto dell'abitazione, più alto degli spioventi delle case limitrofe e pericolosamente vicino a uno di essi. Eric decide di occuparsi del problema, spostando verso l'alto il suo punto di osservazione.

Quando il capitano dà il via, il silenzio e la tensione riempiono la zona. Al bussare ritmato della prima guardia si avvicenda il rumore di una porta che viene socchiusa. Un istante dopo l'aria è squarciata dal suono del calcio che la sfonda, segnando l'inizio dell'irruzione. Nel giro di pochi istanti le guardie raggiungono l'interno dell'edificio, svegliando gli ignari occupanti e compiendo i primi arresti. Solice e Guelfo riescono a sentire i commenti sdegnati e stizziti di Manuel Larsac, che rimprovera aspramente l'operato "inammissibile e ingiustificato" delle guardie. "Voi non sapete con chi avete a che fare", esclama inviperito mentre gli uomini del capitano lo scortano fuori.

La fuga di Rochefort

Nel frattempo, Eric sente un rumore sospetto provenire dal tetto dell'edificio. La sagoma che scorge pochi istanti dopo, in procinto di saltare, non gli lascia dubbi: si tratta di Alain Rochefort che tenta di fuggire alla cattura. Il giovane tenta di attirare l'attenzione del Capitano con un "pssst", ma l'anziano ufficiale non si accorge del richiamo. "Capitano!" urla allora il giovane, che un istante dopo è costretto a sparare contro il criminale che spicca un balzo verso il tetto della casa più vicina: il dardo riesce a lambire il braccio del suo bersaglio, ma la ferita è troppo lieve per creare un impaccio sufficiente a far fallire il salto. Anche il Capitano fa cantare la sua vecchia balestra, ma il colpo non è ispirato e il proiettile sfreccia innocuo alle spalle di Rochefort, che atterra vittorioso sul tetto. "E' li' sopra!" urla Eric, muovendosi a circondare l'abitazione. Nel giro di pochi secondi sopraggiungono Solice, Guelfo, Julie e Benton: per Rochefort è l'inizio di una lunga, disperata fuga.

Solice si arrampica sul tetto di un terzo edificio nel tentativo di vedere meglio i movimenti del criminale, mentre Guelfo cerca di coprire un lato forse troppo ambizioso per una sola persona: passano alcuni minuti, senza che nessuno oda altri salti. Quando la ragazza riesce a guardare sul tetto delle varie case, Rochefort non sembra essere su nessuno di essi. Passa un altro minuto, nel corso del quale Eric ricarica la sua balestra e Solice osserva il tetto che corrisponde all'ultima posizione nota del criminale, individuando quello che le sembra un abbaino. In quel momento Guelfo e Eric sentono un rumore, poi una porta si apre di scatto: un attimo dopo Rochefort si lancia in strada, correndo a perdifiato verso l'unica direzione libera. Julie, Benton, Eric e Guelfo si lanciano all'inseguimento: i primi tre riescono a tenere il passo di Rochefort, che sfreccia a gran velocità lungo le strade deserte di Laon. Eric, ancora memore del numero riuscito con Ethan, tenta un bis: "Ringo, sta venendo proprio verso di te!" urla alle spalle del fuggiasco: il tentativo non riesce a rallentare Rochefort, che si dimostra comunque scaramantico al punto di cambiare leggermente direzione.

Benton si dimostra all'altezza della sua fama di corridore, riuscendo a recuperare terreno nonostante la sua armatura superando persino la pur velocissima Julie: Eric si mantiene in gioco a qualche decina di metri di distanza, mentre Guelfo resta indietro. Solice scende dal tetto sul quale era salita e, tagliata fuori dai giochi, si reca verso la porta ancora aperta: dopo pochi passi viene minacciata con una scopa dall'ignara e impaurita padrona di casa, alla quale spiega l'accaduto (6-6-6 di Persuasione). La donna la guarda: i suoi occhi si posano sulla tunica, e quando riconosce il simbolo di Pyros avvampano sorprendentemente di ira: un istante dopo Solice si ritrova la porta sbattuta in faccia. Interdetta, la paladina decide di affrettarsi a raggiungere i compagni.

Rochefort vs Benton (The Job That Ate My Brain)

Nel frattempo l'inseguimento continua. Malgrado l'armatura, Benton sembra l'unico in grado di recuperare terreno: lui e Rochefort svoltano l'angolo insieme, e subito dopo la guardia è costretta a difendersi dall'attacco del criminale, che sfodera di scatto una daga. La superiorità di Rochefort è evidente già dal primo scambio: i primi due colpi vanno a segno, e prima l'elmo e poi l'armatura salvano la guardia da una fine orribile. Quando Benton riesce a sferrare il primo attacco, il suo avversario schiva per poi prodursi in un affondo: Julie e Eric osservano impotenti la macabra danza della daga, la cui punta scava a fondo dentro l'elmo del giovane aprendo uno squarcio profondo tra il collo e la guancia. Il corpo di Benton vacilla e si piega all'indietro: lo scontro sembra già finito.

A un tratto però accade qualcosa di soprendente (6-6-6 di Resistenza di Benton): la sagoma della guardia si flette sulle ginocchia come un elastico, per poi tornare indietro a grandissima velocità: prima che Rochefort possa rendersi conto di quello che sta succedendo Benton lo colpisce con una violenta testata, affondando poi i denti dentro il suo collo. Il brigante è costretto a terra a seguito del violento assalto (1-1 di Corpo a Corpo); una volta sopra di lui Benton inasprisce ulteriormente la morsa, azzannandolo lungo la giugulare e provocandogli ferite profonde e gravi. Julie è sopraffatta dall'orrore, mentre Eric si avvicina. Il giovane sembra non accorgersi dell'innaturalità della vicenda, e anzi si sforza per fornire a se stesso una spiegazione razionale dell'avvenuto: a quanto pare, Benton ha perso la sua arma e si è trovato costretto ad assalire il suo avversario a quel modo.

"Per come la vedo io sta facendo benissimo il suo lavoro", riflette tra sé e sé Eric. La spiegazione gli consente di mantenere il sangue freddo necessario per separare i due un attimo prima che Benton ponga fine alle sofferenze di Rochefort. Guelfo arriva poco dopo, e subito si appresta a tamponare la brutta ferita di Benton; dopo di lui sopraggiunge trafelato il Capitano, che fa lo stesso con Rochefort: più tardi il gruppo viene raggiunto anche da Solice, che riesce a stabilizzare entrambi. Benton appare molto ferito: se la caverà, ma dovrà fare i conti con una ferita al viso non troppo dissimile dallo sfregio che solca il volto di chi gliel'ha procurata. Anche Rochefort, nonostante abbia perso molto sangue, dovrebbe cavarsela. A dispetto dei timori iniziali l'operazione sembra essersi conclusa positivamente: di certo la cattura di un ricercato come Rochefort getterà parecchio scompiglio a casa dei Larsac. A quanto pare, questa lunga notte ha portato un nuovo regalo.

La perquisizione

Nei minuti seguenti il gruppo è raggiunto da altre guardie: vista la presenza dei feriti gravi viene anche allertato il reparto medico, che arriva nel giro di pochi minuti capitanato da Frank Ballard, che soltanto poche ore prima aveva prestato soccorso a Loic. Guelfo spinge ripetutamente Solice a parlare con il capitano Ratel, nel tentativo di poter avere accesso agli eventuali indizi che verranno probabilmente rinvenuti all'interno dell'abitazione dei Larsac. La ragazza acconsente, ma il capitano delle guardie si mostra dubbioso. "Non impedirò a un paladino di entrare in quella casa", dichiara poi, non senza evidenti perplessità. I motivi della sua preoccupazione sono tutt'altro che infondati: i Larsac sono indubbiamente legati in qualche misterioso modo al Barone di Laon, che in più di un'occasione ha fatto in modo di coprirli o di minimizzare le loro malefatte, quando non di favorire i loro affari. Nonostante la presenza di Rochefort nella loro abitazione, un'irruzione come quella appena avvenuta potrebbe provocare effetti imprevedibili ed è quindi necessario agire con la massima cautela. Un perfetto metro della gravità della situazione è dato dallo spettacolo che aspetta il gruppo quando torna nei pressi della dimora dei Larsac, al di fuori della quale sono presenti i tre ospiti più importanti. Manuel Larsac, ancora in pigiama, è tra tutti il più rumoroso: "voi non sapete con chi avete a che fare", urla inviperito a chiunque gli passi vicino. Brian Slagel e Arthur Speer, il primo a torso nudo e il secondo in camicia da notte, mantengono un atteggiamento più cauto: gli sguardi con cui squadrano il gruppo sono comunque sufficientemente eloquenti.

Solice e il capitano sono gli unici a entrare nella casa. Le dimensioni di quest'ultima rivelano ben presto tutte le difficoltà della perquisizione: sarà di fatto impossibile perlustrare tutti gli innumerevoli nascondigli nel lasso di tempo a disposizione. Come se non bastasse, l'odore di fumo presente nello studio di Manuel Larsac e una rapida occhiata all'interno del vicino caminetto mostrano ben presto che tutte le prove cartacee hanno fatto una brutta fine. Nello studio non c'è molto di interessante, con l'eccezione di alcune ricevute di acquisti fatti ad Anthien e in altri feudi limitrofi: Solice ha cura di scriversi i nomi associati a Anthien, in vista di un possibile futuro viaggio in quella baronia. La camera da letto di Manuel Larsac delude le aspettative: il letto a baldacchino con ricami e tendaggi semi trasparenti consente di farsi un'idea piuttosto chiara dell'individuo, ma né i bauli né i vestiti nell'armadio sembrano contenere qualcosa di interessante. Lo stesso vale per le stanze di Brian Slagel, il cui studio è ingombro di carte e attrezzi da architetto, e per gli spartani alloggi di Arthur Speer. Lo studio del mago presenta alcuni volumi dedicati ricerca magica: uno di essi, in particolare, parla di pentacoli e sigilli di protezione e sembra essere in qualche modo legato alle medesime tematiche che riguardano l'edificazione della cappella. Le scarse conoscenze in materia non consentono purtroppo a Solice di andare oltre: il poco tempo a disposizione non consente di trascrivere il tomo, e le particolari condizioni in cui avviene la perquisizione di certo non giustificano la sua confisca considerando il ruolo e lo status del proprietario, pienamente autorizzato a possedere volumi del genere. La paladina viene attirata da uno strano libro di poesie deliote, tradotto nella lingua del granducato: a quanto pare si tratta di versi d'amore, in parte licenziosi e probabilmente edulcorati dalla traduzione. Tra le pieghe della copertina Solice rinviene una ciocca di capelli ramati insieme a foglie e petali lasciati ad essiccare: a quanto pare, nel cuore di Arthur Speer c'è o c'è stato spazio per qualcosa di diverso dalla ricerca magica.

Lo studio di Alain Rochefort rivela anch'esso particolari interessanti. La rapidità dell'irruzione non ha dato modo al criminale di disfarsi delle diavolerie alchemiche di cui è solito far uso: gli scaffali sono pieni di ampolle e fiale, la maggior parte delle quali viene prontamente sequestrata dallo scrupoloso capitano Ratel. Il capitano decide di ignorare il famigerato muschio di cui Rochefort è consumatore accanito, presente in grandi quantità all'interno di uno scrigno e che emana un odore che dà alla testa. La decisione, senza dubbio giusta e verosimile, suscita la tacita sorpresa di Solice, abituata dalla rigida impostazione di Focault a considerare qualsivoglia tipo di droga come un vizio da evitare e condannare.

Ma la stanza più interessante è senza dubbio quella che contiene il modellino della cappella del Sigillo: si tratta senza dubbio dell'oggetto che padre Erwin ha cercato di raffigurare nei suoi schizzi. Solice e il capitano impiegano alcuni minuti per smontare alcune parti del modellino, e quando alfine riescono ad avere ragione dei suoi incastri restano sorpresi e interdetti di fronte allo spettacolo che si para loro innanzi: alla base del modellino, subito sotto alla pavimentazione del basamento, si trova un pannello contenente una fedelissima rappresentazione di uno degli strani labirinti presenti nelle carte di Erwin (per la precisione si tratta di quello in basso a sinistra). Il labirinto ha una forma concava, è pensato per essere interamente di metallo e per avere un diametro di circa 50 metri: l'ipotesi fatta di Eric e appoggiata da Guelfo, che lo vede come una sorta di incalanatore per sostanze misteriose o flussi sovrannaturali sembra essere quantomai verosimile, ed è corroborata da un'ulteriore, agghiacciante scoperta: osservando la struttura esterna del modellino si può notare come il suo ingresso sia posto in modo tale da essere adiacente con il fianco della montagna, proprio in corrispondenza della famigerata grotta che la cappella ha il compito di sigillare; come se non bastasse, all'interno della cupola è possibile notare una minuziosa rappresentazione della misteriosa pietra portata da Ludmilla a Chalard.

La confisca del modellino (Seize the Day)

L'interesse mostrato verso il modellino è tale da costringere Solice a mettere a parte il capitano delle recenti scoperte del gruppo, che a loro volta alludono al reale motivo per cui il gruppo si trova in città. "Questa è l'unica prova che hanno lasciato", esclama poi al termine delle spiegazioni. "Se la lasciamo qui, riusciranno a nascondere anche questa". Il capitano si dimostra disposto a considerare l'ipotesi di sequestrare il modellino, ma vuole una conferma sul fatto che la prova sia realmente cosi' importante: sottrarre un oggetto del genere rischia di ingigantire ulteriormente l'impatto della perquisizione, e sarà causa di ulteriori attriti. Solice non è in grado di valutare in prima persona la pericolosità del labirinto o le sue reali funzioni ma le numerose prove raccolte, l'operato di Erwin e le testimonianze ascoltate la convincono della necessità di non dare ai Larsac la possibilità di nascondere la faccenda, e di far misurare il tutto da occhi tanto esperti quanto imparziali. Il capitano riceve dunque una risposta affermativa, e dà ordine ai suoi uomini di convocare un falegname. Quando gli occhi di Manuel Larsac mettono a fuoco la guardia con la cassetta degli attrezzi dalla quale spuntano seghe e martelli da carpentiere le urla salgono fino al cielo: ancora una volta Arthur Speer e Brian Slagel mantengono la calma, ma lo sguardo sinistro con cui osservano la situazione non lascia dubbi sul colore del loro umore. Quando l'architetto viene informato delle intenzioni del falegname si oppone duramente: "quel modellino è di mia proprietà, e se qualcuno vorrà metterci le mani sarà soltanto sotto la mia supervisione". La sua protesta viene accolta, ed è proprio grazie al suo intervento che Solice, il capitano e il falegname riescono a smontare i vari pezzi di cui si compone la riproduzione senza danneggiare irrimediabilmente l'opera.
"Che cosa sapete di questo labirinto?" chiede Solice a Slagel, durante il lavoro.
"E' evidente", risponde l'architetto, stizzito: "è un qualcosa che serve a sigillare quell'antro, cosa che peraltro è compito di questa cappella".
Per quanto le sue risposte non sembrino completamente sincere, la paladina inizia a sospettare che forse Brian Slagel non è informato del quadro completo dell'oscura faccenda. "Sia come sia, la luce di Pyros farà emergere tutta la verità". L'architetto non risponde.
Nel giro delle successive due ore il modellino viene smontato, e i singoli pezzi vengono portati all'interno della caserma. Il capitano delle guardie segue i lavori fino a un certo punto, per poi tornare nuovamente verso la caserma per controllare la situazione dei feriti; durante questo breve tragitto Eric gli si affianca, intenzionato a parlargli di un problema che gli sta particolarmente a cuore.

Il "suggerimento" di Eric (Wishing Well)

"Questa sera siamo riusciti a mettere le mani su Rochefort, l'uomo che ha assoldato uomini per uccidere mio fratello, che sta lottando contro la morte e potrebbe persino non farcela; lo stesso criminale che, un anno fa, ha gettato giù da una finestra un paladino di Kayah, un mio amico; lo stesso malfattore che si è macchiato di molti crimini in questa stessa città, e che poche ore fa non si è fatto scrupolo di ferire a morte Benton nel vano tentativo di assicurarsi una facile fuga". Il tono di Eric è calmo, ma non per questo meno sentito; il capitano Ratel ascolta in silenzio.

"In quella circostanza", continua il giovane, "io sono intervenuto: ho separato Benton da Rochefort, avendoli visti entrambi feriti e temendo per l'incolumità del primo; ma potevo benissimo non farlo, e dargli modo di finire il suo lavoro. Non l'ho fatto e Rochefort è ora agli arresti, ma tanto io quanto lei sappiamo che questa sua condizione potrebbe non durare. Sappiamo che ha degli amici, amici importanti che potrebbero tirarlo fuori o evitare che subisca la giusta punizione per tutto ciò che ha fatto, consentirgli di uscire dalla caserma sulle sue gambe, tornando a compiere le sue malefatte: e, correggetemi se sbaglio, credo che questa eventualità ripugni tanto me quanto voi. Tuttavia, è un rischio che possiamo evitare di correre: Rochefort è gravemente ferito, potrebbe non passare la notte. Sappiamo bene che uno del genere non ci dirà nulla, non tradirà i suoi datori di lavoro e non sarà in grado di darci alcuna informazione utile, perché non sarà confessando i suoi misfatti e quelli di chi lo manda che avrà più possibilità di scampare alla forca bensi' continuando a negare e mantenendo il silenzio. Questa è un'eventualità che soltanto ciò che auspico potrebbe scongiurare, e affinché questo miracolo avvenga voglio che sappiate che sono disposto a pregare in prima persona, se necessario anche da solo ".

Il capitano Ratel continua a camminare, osservando il giovane senza dire una parola. Quando Eric finisce di parlare gli si avvicina, battendogli una mano sulla spalla. "Coraggio", esclama, cercando di rassicurarlo; "ora andiamo a vedere come se la sta cavando tuo fratello". Eric resta interdetto, ma si limita ad annuire. L'espressione del capitano appare imperturbabile: per quanto egli sia concorde sulla valutazione fornita dal giovane su Rochefort, non sembra esserci modo di capire quanto quelle parole abbiano fatto effetto.

André Navon si ripropone (Sebino to the rescue)

Sono quasi le 5 quando il gruppo si raduna in caserma di fronte al capezzale di Loic: la notizia che l'amico è in parte fuori pericolo rassicura di molto gli animi e spinge nuovamente all'azione. Solice rammenta che prima che il sole sorga è necessario occuparsi delle sorti di Ethan, il prigioniero lasciato nelle mani di Bastiaux e di Tomàs cinque ore prima: le informazioni ottenute da quell'uomo si sono dimostrate esatte, ad esse si deve il buon esito dell'irruzione in casa dei Larsac: il mercenario si è forse guadagnato il diritto di non finire direttamente in pasto alle guardie, ma di certo l'idea di lasciarlo andare non è nelle corde di nessuno, considerando il fatto che resta comunque l'indubbio mandante dell'aggressione che è quasi costata la vita di Loic. Oltre alla faccenda di Ethan, è necessario anche riflettere sul rischio concreto che Manuel Larsac e suo padre piagnucolino con il barone al punto da costringere quest'ultimo a scendere direttamente in campo, limitando fortemente l'operato del capitano Ratel e/o rifacendosi direttamente sul gruppo, legandone le mani o peggio togliendolo di mezzo.

Solice, con l'appoggio di Guelfo, propone una soluzione che a suo parere potrebbe risolvere entrambi i problemi: l'idea è di coinvolgere André Navon, dandogli la possibilità di parlare con il prigioniero ed eventualmente consegnandolo a lui. In fin dei conti, André Navon è un cavaliere del Barone, formalmente incaricato di risolvere il problema legato all'attacco dei Maestri del Vento: le dichiarazioni di Ethan, che vedono in una fazione nobiliare di Anthien i probabili armatori di quei misteriosi cavalieri, fornirebbero un indiscutibile vantaggio alle indagini del cavaliere, che sarebbe comunque tenuto a fare rapporto al Barone costringendo quest'ultimo a prendere pubblicamente posizione nei confronti di una situazione che diventerebbe a quel punto molto, molto difficile insabbiare. L'idea, sorprendentemente, piace a tutti: nel giro di pochi minuti viene attuata, ed è Guelfo a incaricarsi dell'onere di andare a svegliare il cavaliere. Quando il mago bussa alla porta e questa si apre, André Navon compare in tutto il suo splendore... Come mamma lo ha fatto. "E' agosto, che ti aspettavi?" commenta sbadigliando il cavaliere notando lo stupore di Guelfo: provvede poi a versarsi in testa un catino d'acqua e a mettersi dei vestiti indosso, prima di scendere in locanda dove lo aspettano Solice, Eric, Julie e Desiree e un vassoio di cornetti.

"Incantato!" esclama André Navon alle dame. Guelfo e Eric introducono rapidamente la faccenda: il cavaliere fatica un pò a carburare, ma quando alfine riesce ad avere ragione del sonno si mostra molto interessato; accetta di buon grado di parlare con questo "prigioniero". Durante il tragitto, Guelfo, Eric e Solice gli rivolgono alcune domande sui Larsac e sul Barone. A quanto pare persino André Navon non può soffrire gli ormai famigerati mercanti: l'ipotesi di screditarli lo attira tanto quanto primeggiare sugli altri cavalieri nelle indagini e nella cattura dei Maestri del Vento.
"Non riesco proprio a capire come possa il Barone dare ancora credito a quella famiglia", esclama scuotendo la testa.
"Già", gli fa eco Guelfo. "A quanto pare il fidanzamento della figlia andato in frantumi non gli ha insegnato molto".
"Beh, quella questione comunque è ancora aperta", puntualizza il cavaliere.
Guelfo appare sorpreso da quell'affermazione. "Vorresti dire che ha ancora possibilità con lei?"
"Chi, Larsac? No, certo che no", lo rassicura André, sfoggiando un sorriso eloquente.
Guelfo ridacchia: "vorresti dire che tu..."
"Chi meglio di me?" Esclama il cavaliere, convintissimo. Del resto, con il ricordo di Manuel Larsac in pigiama ancora fresco, un partito come André Navon sembra di certo molto più attraente a tutte le ragazze del gruppo.

Epilogo all'alba

Sono circa le 5:30 quando si raggiungono le cave. Bastiaux e Tomàs sono entrambi svegli: hanno svolto il loro compito in modo impeccabile, e per questo vengono ampiamente ringraziati. Ethan è ancora li', pallido e preoccupato alla vista di nuove persone ansiose di interrogarlo. Il primo a farsi avanti è André Navon, che gli chiede numerose informazioni relative a nobili e cavalieri di Anthien, paese natale di Ethan: il mercenario risponde dettagliatamente a tutte le informazioni, e ben presto il cavaliere si rende conto di avere per le mani una possibile miniera d'oro. A interrogatorio finito riflette sulle varie possibilità a sua disposizione, per poi prendere la decisione definitiva: lo porterà nella sua signoria, dove avrà cura di lasciarlo nelle mani della sorella Carmen e dei suoi uomini fino a quando non sarà il momento migliore per uscire allo scoperto, forte delle informazioni da lui fornite.

Dopo André è la volta di Guelfo, che si accinge a completare l'interrogatorio precedentemente tenuto da Eric e Solice con nuove domande. "Parlami meglio di questo Edward e delle sue ricerche per trovare il Monaco", chiede il mago. Ethan non si fa pregare: dice che non sa se Edward sia riuscito o meno a contattare il Monaco, ma che di certo l'ordine gli è stato dato da Rochefort; quanto al Monaco, si tratta senza dubbio di un individuo poco raccomandabile, invischiato in faccende illegali e pericolose. Guelfo chiede maggiori delucidazioni su Rochefort e su eventuali "colleghi" di Ethan: "senza dubbio non ero l'unico, né probabilmente il più fidato: anzi, sono certo che ci fosse qualcuno anche prima del mio arrivo. E no, non ho mai avuto occasione di vederli: Rochefort non è uno stupido, ci tiene a fare in modo che la mano destra non sappia cosa sta facendo la sinistra". Il mago chiede informazioni sul suo reclutamento: Ethan rivela che è avvenuto ad Anthien, e che li ha messi in contatto un trafficone che compie ad Anthien un lavoro analogo a quello che fa Cox a Laon, di cui fornisce anche il nome. E' proprio su Cox che verte l'ultima parte dell'interrogatorio: "non lo conosco poi cosi' bene, come ti ho detto vengo da Anthien: ho saputo ben presto il suo nome, è una persona brava a trovare gente per fare un certo tipo di lavori, a volte ci siamo serviti di lui come nel caso dell'agguato ordito ai vostri danni... Quella gente non aveva mai lavorato prima per noi, ma so che aveva fatto dei lavori per conto di Cox".

Guelfo si dichiara soddisfatto delle informazioni ottenute, e consegna il prigioniero a André Navon. Il cavaliere ringrazia ancora il gruppo, avvertendo che sarà di ritorno prima di sera. "Ancora incantato", dice rivolgendosi alle dame prima di salire in sella con il suo consueto fare baldanzoso. Al momento di dare di speroni si trova però di fronte a una brutta quanto inaspettata sorpresa: il suo naso si accorge dei poco raccontabili frutti della "paura" manifestata da Ethan soltanto poche ore prima: è con questa "immagine olfattiva" che i ragazzi (e le ragazze) di Caen lo salutano, consapevoli del fatto che lo rivedranno soltanto poche ore dopo il loro risveglio.

Il gruppo torna all'interno delle mura di Laon e si dirige in locanda, dove lo attende un meritato riposo. L'unica che si reca altrove è Solice, intenzionata a mantenere la promessa fatta a Nickel di essere presente al suo risveglio. La paladina si reca quindi nella foresteria della cattedrale del Sole Nero, dando il cambio a Quixote e preparandosi un giaciglio di fianco alla bimba, ancora addormentata. Poco dopo aver chiuso gli occhi, si trova suo malgrado coinvolta in un incubo particolarmente efferato in compagnia di una rappresentazione particolarmente "negativa" dello stesso Benton.

Il Compleanno di Eric e Loic Navar

Laon, 3 agosto 517: Eric e l'asciugamano (Dirty jobs still need to be done)

Il primo a svegliarsi è Eric che, non proprio di buon mattino (è da poco passato mezzogiorno), decide di recarsi in caserma a far visita al fratello ferito. L'affetto che lega i due gemelli non è però il solo motivo che spinge il giovane, consapevole del fatto che Alain Rochefort condivide con tutta probabilità il medesimo tetto; ad ogni buon conto e a conferma di tale interesse, prima di andare, decide di stringersi un robusto e discreto asciugamano alla vita.
"Come sta Loic?" Chiede prima alla guardia all'ingresso e poi, condotto in infermeria, a Ludmilla.
"Hanno passato la notte, dobbiamo essere speranzosi", risponde la ragazza interrompendo la sua preghiera.
Eric la raggiunge, congiungendo a sua volta le mani: il gesto è il medesimo, ma le silenziose giaculatorie che attraversano la mente dei due ragazzi non potrebbero essere più diverse.
Loic appare molto pallido, ma dorme regolarmente. Benton si trova nella stessa stanza, con il viso parzialmente coperto dai bendaggi e in preda a sonni agitati. "Sai per caso come sta il prigioniero?", chiede Eric a Ludmilla al termine della preghiera.
"Sta su, in cella: l'ho visto stanotte, anche lui è messo male".

Eric dà un'occhiata alla caserma e apprende alcune cose, tra cui la notizia che il capitano Ratel è stato convocato dal Barone di Laon. Bastano pochi minuti per raggiungere la porta di Rochefort, sorvegliata da una giovane guardia. "Serve qualcosa?" chiede il giovane. "Sono passato a trovare Benton, e mi chiedevo come stava il bastardo che l'ha ridotto così, tante volte fosse morto". La guardia è ben felice di rivelare le gravi condizioni del criminale, ma avverte Eric che la visita richiede un'autorizzazione da parte di Omar Pacifico. A Eric non resta che chiamare la guardia e convincerla ad accompagnarlo al capezzale di Rochefort.
"E così il capitano è stato convocato dal Barone... Un vero peccato che Rochefort non sia morto, se le cose dovessero andare male rischierebbe persino di cavarsela, non credete?".
Omar è visibilmente contrariato all'idea, ma non dà l'idea di voler cedere alla "tentazione" che il discorso del giovane sembra suggerire: "il capitano sarà presto di ritorno", esclama con convinzione, "e a quel punto si vedrà il da farsi: in ogni caso, dubito che costui tornerà libero tanto facilmente". Eric, suo malgrado, si trova costretto a far buon viso a cattivo gioco: l'asciugamano resta legato alla cintola, almeno per il momento...

Solice e Nickel(Misplaced childhood)

"Sono contenta che tu sia ancora qui". "Io insomma". Questo breve scambio riassume le difficoltà del rapporto tra Solice e Nickel: nel corso di una lunga conversazione la paladina cercherà di conquistare la fiducia della ragazzina e di convincere il padre di lei ad affidarla alle sue cure, nel probabilissimo caso in cui lui venga punito per le sue scellerate azioni.

Ore 13.00: Il risveglio di Loic

Il sonno di Loic è mosso da una visione, a seguito della quale il più alto dei Navar apre gli occhi:il suo sguardo cerca e trova Desiree, la sua compagna, rimasta fedelmente ed instancabilmente al suo fianco. "Non potrei immaginare un risveglio migliore" esclama il giovane. Lei sorride, felice per il suo risveglio, ma ben presto gli rammenta che non è ancora completamente fuori pericolo: ha perso molto sangue per via della ferita al braccio, e deve assolutamente recuperare le energie. "Non conosco modo migliore che fare un lauto pranzo!" risponde energicamente Loic. Nel giro di pochi minuti viene servito un nutriente piatto a base di carne, l'ideale per recuperare le forze. "Se non muoio adesso, non muoio più" dichiara soddisfatto il giovane, divorando tutto ciò che gli viene portato. Una cosa è certa, il sangue perduto non è stato sufficiente a privarlo della sua proverbiale energia.

Ore 14.00: Discussioni in taverna

Nel frattempo, Solice, Guelfo, Julie, Quixote ed Eric fanno il punto della situazione. Guelfo si dimostra soddisfatto dei risultati ottenuti nottetempo, e propone di continuare su quella stessa piega. Eric, con un velo di preoccupazione, porta le novità della caserma: "Il capitano è dal Barone, forse dovremmo prepararci al peggio"; considerando la rapidità dell'intervento del feudatario, i timori del giovane sembrano fondati. La paladina sembra tesa e assente: non partecipa alla discussione, suscitando la curiosità di Guelfo. "C'è qualcosa che non va?" le chiede il giovane, ricevendo soltanto risposte incerte e preoccupate; il mago non può saperlo, ma il solo ricordo della notte scorsa e della dimora dei Larsac suscita in Solice pensieri spaventosi legati al recente incubo.

La conversazione viene bruscamente interrotta quando Julie si accorge di una possibile spia intenta ad ascoltare i discorsi del gruppo dall'esterno della locanda sfruttando una finestra. Il gruppo finge di continuare a parlare, dando alla ragazza il tempo di alzarsi e uscire, mettendosi sulle sue tracce; poco dopo viene raggiunta anche da Guelfo. I due seguono lo spione fino al suo ingresso in un edificio dalle pareti scrostate, un tempo dipinte di turchese e altri colori vivaci, situato in un posto molto vicino alla casa di piacere utilizzata da Rochefort per organizzare il suo manipolo di malfattori. Julie torna alla locanda a prendere Solice ed Eric, e pochi istanti dopo il gruppo si riunisce a ridosso della costruzione. E' a quel punto che la porta si apre, e dal suo interno esce Cox. L'occhio esperto del trafficone non tarda a riconoscere a sua volta chi lo sta osservando: l'uomo cambia bruscamente direzione, e pochi istanti dopo torna all'interno dell'edificio, scomparendo alla vista del gruppo. I ragazzi di Caen si guardano, delusi e amareggiati: "se non altro ora sappiamo che c'è lui dietro a tutto questo", commenta Eric.

Ore 15.00: In caserma

Tanti auguri Loic (many things)

Quando il gruppo decide di tornare in caserma si trova di fronte ad alcune importanti novità: il capitano Ratel è tornato dall'incontro con il barone, e Loic ha aperto gli occhi. La priorità viene ovviamente data all'amico ferito, e nel giro di pochi minuti la stanza del giovane si riempie di sorrisi e sguardi di commozione.
Dopo alcuni minuti tra auguri di buon compleanno e pacche sulla spalla (l'unica disponibile), Loic viene informato di tutti gli ultimi avvenimenti.
"A quanto pare non avete perso tempo" esclama il giovane, sorpreso da tutte quelle novità. Non nasconde la sua approvazione per quanto accaduto, ma si rivela dubbioso sul coinvolgimento di André Navon: "credete che possiamo fidarci di uno come lui?" chiede, giustamente perplesso da una scelta che probabilmente lui non avrebbe compiuto. Si dimostra comunque molto comprensivo nel valutare le circostanze in cui quella decisione è maturata, e riconosce che le alternative non erano poi molte. "Speriamo bene", si limita poi a dire, prendendo per buona la valutazione del gruppo.

Loic espone anche una generale perplessità sul "taglio" delle operazioni compiute quella stessa notte: "era davvero questa la linea d'azione che padre Lorenzo si aspettava da noi?". Loic ricorda le premure di Quart nelle molte missioni passate, e la sua volontà di perseguire il disegno finale senza lasciarsi tentare da guadagni apparentemente facili ma che di fatto spesso impediscono strategie di lungo periodo, più faticose ma maggiormente redditizie. Solice non è nella migliore delle condizioni e appare insicura; il gruppo riesce comunque, con qualche esitazione, a sostenere con forza la sua tesi: "Padre Quart non ci ha chiesto niente del genere, ma non poteva prevedere una situazione simile: tutti i protagonisti di questa storia sembrano essere nemici giurati degli ideali che abbiamo giurato di seguire. Dai Larsac al Monaco, da Arthur Speer a Brian Slagel, dal Barone di Laon al siniscalco di Achenar, da Rochefort a sir Tallard: un esercito di avversari intenti a proteggere i segreti di una cappella piena di ombre e a impedire con la forza lo svolgimento di qualsivoglia indagine discreta". Loic sembra essere sollevato da quelle parole: in fondo il giovane ha sempre sostenuto quella linea d'azione, ed è felice di ricevere un qualcosa di simile a un'approvazione formale.

La discussione verte poi sul da farsi: Guelfo avverte che, nonostante le molte prove di cui il gruppo è riuscito a impadronirsi, nessuna di esse, neppure il labirinto contenuto nel modellino della cappella, è sufficiente a mettere in discussione l'autorità di Arthur Speer e la validità del suo operato, specialmente con l'appoggio del feudatario locale. Solice apprende desolata il verdetto del mago, che spinge Loic a chiedere a gran voce l'intervento di una autorità religiosa in grado di opporsi allo strapotere del Barone: ricorda però che la presenza di Alain Rochefort all'interno di casa Larsac e la misteriosa pietra incastonata all'interno della cupola della cappella sono prove incontrovertibili della colpevolezza del mago e degli appaltatori: viene anche ricordato l'esempio di Erwin e la sua capacità di sfidare da solo, armato soltanto della fede, il potere di uomini apparentemente invincibili. Purtroppo mettersi sulle sue tracce non sembra essere più la scelta migliore: se Erwin avesse voluto essere seguito avrebbe lasciato informazioni nel luogo dove ha lasciato tutto il resto. Appare chiaro che sarà lui a rifarsi vivo, se e quando lo vorrà.

L'assassinio del portiere (junk food)

La conversazione è interrotta bruscamente da un rumore di passi proveniente dal corridoio: si tratta di Frank Ballard, l'ufficiale medico. Le poche frasi che si riescono ad ascoltare lasciano pochi dubbi, qualcosa di grosso è successo al secondo piano, quello riservato ai prigionieri feriti e non. Eric si permette di sperare che la morte sia venuta a chiedere i conti ad Alain Rochefort mentre Solice, preoccupata dal tono allarmato delle guardie, teme piuttosto per la sua fuga, fortunatamente quantomai improbabile a causa delle gravissime condizioni del criminale. Ben presto si scopre che non è Alain Rochefort l'oggetto della faccenda bensì Edward, il portiere di casa Larsac catturato durante la retata della notte scorsa. Desiree è lesta a presentarsi sul luogo del delitto, e la sua diagnosi non lascia alcun dubbio: i muscoli contratti e l'espressione del viso confermano l'ipotesi di avvelenamento. Quando ritorna in camera di Loic dal resto del gruppo è accompagnata dal capitano Ratel: l'espressione di quest'ultimo è adirata e preoccupata allo stesso tempo. "A quanto pare la vostra ipotesi sul fatto che ci fosse una guardia infiltrata all'interno della caserma è fondata" dichiara gravemente il comandante, per poi chiudere la porta alle sue spalle.

La risolutezza di Dominic Ratel (all the captain's men)

Il capitano Ratel parla velocemente, consapevole della necessità di non perdere tempo.
"In questo momento, la caserma si trova in una situazione di stallo. Ho parlato con il Barone, ed è successo quello che mi aspettavo: voglio che sappiate che mi ha fatto due richieste, e che non vi piaceranno. La prima riguarda Alain Rochefort: essendo stato catturato in un palazzo di sua proprietà, è alle guardie di palazzo che secondo il suo giudizio dovrebbe essere affidato. A questa sua richiesta la mia risposta è stata: NO".
Il gruppo ascolta in silenzio, applaudendo mentalmente al coraggio del capitano.
"La seconda", continua Dominic Ratel, "riguarda la riproduzione della cappella che l'irruzione di ieri ha sottratto ai Larsac: il Barone ritiene che quel modellino sia importante per il completamento dei lavori, e mi ha chiesto di restituirlo ai suoi legittimi proprietari. A questa sua seconda richiesta la mia risposta è stata, ancora una volta: NO".
Per la seconda volta il gruppo si trattiene dal manifestare rumorosamente il suo giubilo; Loic rompe però il silenzio con una domanda: "Ma è possibile rispondere per ben due volte NO a due richieste del Barone di Laon?". Il capitano Ratel lo guarda fisso: "Anche in questo caso la risposta è NO" ammette poi, suscitando una serie di cupi mormorii.

"Come sapete" riprende poi, richiamando tutti al silenzio, "in questa caserma è successo qualcosa di inaccettabile: un prigioniero è stato ucciso, probabilmente per impedire che parlasse. Il suo interrogatorio era previsto per oggi pomeriggio". Sentendo quelle parole il gruppo scuote la testa, ma Dominic Ratel non ha concluso il suo discorso: "fortunatamente", prosegue, "avevo già provveduto a interrogarlo stamattina". A seguito di quella insperata rivelazione l'entusiasmo non è più contenibile, e da più parti si levano estatici commenti all'indirizzo del capitano, che senza schernirsi racconta i dettagli della confessione. A quanto pare Edward era riuscito a localizzare il Monaco: le informazioni in merito all'ubicazione di uno dei suoi molti nascondigli a sud di Brie (sobborgo a sud della città di Laon) gli sono state fornite da un certo Moran, noto anche come "il figlio del cartaio": l'uomo gestisce infatti la fabbrica di carta del defunto padre. Stando alle dichiarazioni di Edward è stato lui stesso ad essere contattato da Moran per essere messo in condizione di poter parlare con il Monaco.
"E' assolutamente necessario mettere le mani su questo Moran e poi, con le informazioni che potrà dare, sul Monaco stesso", sentenzia il capitano Ratel con convinzione. Purtroppo, le difficoltà sorte con il Barone non consente alla guardia civica di poter seguire questa pista.

Senza mezzi termini, il capitano chiede al gruppo di dedicarsi a tale compito. Lui potrà fornire un supporto logistico, fornendo due dei suoi uomini più fidati, tra i quali esclude possa nascondersi la talpa. Si tratta del già noto Omar Pacifico e di un nuovo personaggio dal nome rassicurante soltanto per la prima metà: Pio Blood. Il gruppo accetta, dichiarandosi pronto a partire quella sera stessa. Guelfo e Eric fanno poi una serie di domande sulla misteriosa abitazione turchese da cui era stato visto uscire Cox. Il capitano non è sorpreso di sentire questo nome: "ero certo che quel poco di buono c'entrasse in qualche modo, in tutta questa storia". Risponde che l'edificio è un banco di pegni sospettato di fare anche del prestito a usura, gestito e popolato da ceffi poco raccomandabili; non di rado la guardia civica lo ha reso oggetto di perquisizioni e arresti, ma a quanto pare si tratta di un lupo che non perde il vizio quando gli si tosa il pelo.

Detto questo, il capitano si congeda: "devo tornare dai miei uomini ora", dice abbandonando la stanza. Solice lo accompagna lungo il corridoio, chiedendogli di autorizzare la visita di Nickel presso suo padre, il prigioniero noto come Rey. Il capitano accetta di buon grado, ma la sua risposta lascia intendere che una guardia assisterà ad ogni buon conto all'interrogatorio, onde impedire il sorgere di qualsiasi tipo di problema.

Obiettivo Moran (from the irruption to the abduction)

Ore 16.15: I preparativi

Per prima cosa è necessario capire dove si nasconde Moran: il dubbio è tra due edifici, la fabbrica di carta e la sua bottega, la prima fuori dalle mura, la seconda al centro della città. A Julie e Quixote viene assegnato il compito di scoprire quale dei due luoghi sarà teatro dell'operazione, che avverrà con tutta probabilità poco prima o poco dopo l'imbrunire: il piano prevede anche, se possibile, l'utilizzo di un carro coperto, utile per trasportare il prigioniero senza dare nell'occhio. Dopo la discussione Solice passa a prendere Nickel per portarla a visitare suo padre: insieme a lei passa dal fornaio a ritirare le due torte che aveva ordinato il giorno prima, poi il gruppo si riunisce e torna da Loic per festeggiare il suo compleanno.

Ore 16.45: Festa in caserma (the party before the storm)

Loic apprezza le torte e mangia di gusto, imitato peraltro da tutti i compagni. Poco dopo arrivano anche Julie e Quixote, che portano buone notizie: la ragazza è riuscita a identificare con successo Moran all'interno della fabbrica di carta, poco fuori città. Dopo un breve consulto, si decide di partire il prima possibile alla volta della fabbrica: la caserma non possiede carri adatti, quindi è necessario recarsi alla stazione di posta per affittarne uno: Omar Pacifico e il semi/rassicurante Pio Blood raggiungeranno il gruppo subito dopo.Durante la festicciola riapre finalmente gli occhi anche Benton, ancora frastornato e confuso dopo la grave ferita. Subito tutti gli si fanno attorno, Solice osservandolo con una certa preoccupazione, per via del sogno fatto. Desiree gli chiede se si ricordi qualcosa della sera precedente, ed è soltanto a gesti che Benton può far cenno di sì. Ha la faccia fasciata e dolorante. Poi Desiree gli domanda se si ricordi di quando è stato ferito e di cosa è successo dopo. All'ultima domanda, se si ricordi anche dei morsi, Benton chiude gli occhi e non risponde. Sembra molto turbato.

Ore 17.30: Stazione di posta (way to mess with a fake address)

A pochi metri dall'entrata Julie riconosce distintamente la faccia del cliente che, se il gruppo fosse entrato pochi istanti prima, avrebbe trovato in fila davanti a lui. "E' una delle guardie di casa Larsac!" dice sottovoce la ragazza. A quanto sembra, non ha nulla con sé: l'ipotesi più probabile è che abbia spedito qualcosa, forse una missiva per conto di uno degli illustri ospiti della casa diretta a chissà quale losco indirizzo.

La tentazione di impadronirsi di quella pergamena penetra lentamente ma inesorabilmente in tutti i membri del gruppo. Desiree è la prima a rompere il ghiaccio: "Julie ha spedito una lettera soltanto ieri: potrebbe dire di aver sbagliato l'indirizzo o qualcosa del genere, con un pò di fortuna le faranno frugare tra le ultime spedizioni". L'idea appare sensata: Eric ne è intrigato, Guelfo si dimostra dubbioso, Solice tentenna. Julie sente la necessità di ricordare le sue ancora troppo scarse doti di lettrice, che di fatto le impediscono di tentare. Quixote propone una coraggiosa messa in scena, che vedrebbe Julie nei panni di una damigella sprovveduta e in Eric e Desiree i suoi tutori, preoccupati di recuperare una lettera imbarazzante spedita in modo frettoloso. Solice e Guelfo si oppongono all'idea, considerandola troppo rischiosa: il gruppo è fin troppo conosciuto, e i forti contatti con le guardie mostrerebbero prima o poi l'incongruenza di quelle dichiarazioni.

Il gruppo entra nell'edificio senza prendere una decisione unanime, che di fatto mette tutti in condizione di poter agire singolarmente: Guelfo chiede di prendere a nolo un carro, e il capo della stazione conduce fuori tutti quanti. Il gruppo segue, ma Desiree decide di attardarsi. L'occasione è propizia, il rischio inaspettatamente basso: le mani della ragazza raggiungono le prime lettere, gli occhi leggono i molteplici destinatari. Amer, Amer, Rigel... "Questa dev'essere la lettera di Julie". Non c'è nulla diretto verso Achenar all'indirizzo di John Payne, né qualcosa che ricordi uno dei molti nomi usciti fuori negli ultimi movimentati giorni.

Viene scelto un carro da 6, trainato da quattro cavalli. Si passa a prelevare le guardie, ed è Omar Pacifico a salire a cassetta. Pio Blood lo imita, dopo essersi presentato: in quell'occasione ha modo di osservare a lungo le fanciulle del gruppo (forse troppo a lungo), trovandole quasi tutte molto attraenti.

Ore 18.00: Verso la cartiera (Willy Wonka's Factory)

La fabbrica di carta si erge nei pressi di un vecchio mulino ad acqua, sulle rive di un torrente posto a circa 300 metri dalla città bassa. E' un edificio unico, e Moran si trova in una specie di ufficio: Julie ricorda di averlo visto in compagnia di un uomo. Prima di posteggiare il carro a una distanza ragionevole, il gruppo cerca di cogitare un piano d'azione che consenta di mettere le mani sull'obiettivo nel modo più discreto possibile. Solice propone un piano, pensato per far si' che il gruppo non rompa la più importante delle Regole prescritte dal Dio di ciu ha giurato di seguire i dettami nel caso in cui non sia possibile sorprendelo da solo: le due guardie civiche potrebbero fermare Moran e i suoi accompagnatori per un controllo di routine, per poi lasciare andare il primo una volta appresa la sua identità di proprietario o responsabile della fabbrica. Stando a quanto il gruppo sa di Moran, quest'ultimo avrebbe di certo tutto l'interesse a sottrarsi all'interesse della guardia civica, preferendo di gran lunga allontanarsi dal luogo del controllo: l'occasione di liberarsi in fretta delle guardie potrebbe indurlo con tutta probabilità ad allontanarsi da solo, rendendo la sua cattura facile e discreta.

La cattura

Il piano di Solice viene però ucciso sul nascere quando si ode un cavallo al galoppo diretto verso il carro: nel tentativo di vedere senza essere visti Guelfo e Desiree si appiattiscono dentro al carro, mentre Solice e Julie raggiungono un albero poco distante. Quando però entrambe si sporgono a osservare il viandante, un ramo particolarmente "elastico" sfugge dalle mani della paladina e colpisce in faccia Julie (3-3-3 individuare): l'evento impedisce alle ragazze di rendersi conto di quanto succede, e consente di fatto al viaggiatore di rendersi conto della presenza di entrambe. L'individuo viene però osservato attentamente da Guelfo e da Eric: si tratta di un uomo piuttosto giovane, vestito di nero e che monta un cavallo anch'esso nero. Il misterioso viandante rallenta impercettibilmente in prossimità del carro, per poi superarlo dirigendosi verso la cartiera. "Fermatelo!" esclama Guelfo rivolto ad Eric e a Quixote, ma l'ipotesi è chiaramente inattuabile: nel giro di pochi istanti l'uomo scende da cavallo e entra nella cartiera.

"Sarà sicuramente qualcuno venuto ad avvisarlo: ora che ci ha visto non ci resta che fare irruzione", sentenzia Eric. Nel giro di pochi secondi lui e Quixote si lanciano al galoppo, circondando le uscite dell'edificio: Omar Pacifico e Pio Blood portano il carro in un sentiero secondario per non dare nell'occhio, mentre a Guelfo, Solice e Julie spetta il compito di entrare all'interno della cartiera. Giunti all'ingresso e rassicurati dalla non lontana presenza di Quixote e Eric i ragazzi entrano in azione: Julie viene lasciata a sorvegliare il cavallo del viandante, mentre Guelfo e Solice si fanno aprire la porta ed entrano, chiedendo di poter parlare con Moran. Nel giro di pochi istanti vengono portati di fronte a una porta, che però si rivela chiusa a chiave: è chiaro che Moran ha mangiato la foglia, probabilmente avvertito dal nuovo arrivato. "Dobbiamo uscire subito" esclama Solice mentre Guelfo, nonostate il frastuono delle pale del mulino, riesce a sentire un lamento in direzione di Julie. Quando i due sono nuovamente dalla ragazza, la trovano distesa in terra.
"Non riesco a muovermi" si lamenta Julie, cercando invano di muoversi da terra: racconta di essere stata raggiunta da due figuri che, dopo averla fatta cadere pronunciando strane e arcane parole, si sono impossessati del cavallo per fuggire. Fortunatamente, a quanto pare Eric e Quixote si sono accorti della manovra e sono già sulle loro tracce.

L'inseguimento (prima parte)

Uno dei due fuggitivi sembra senz'altro essere il misterioso viandante giunto ad avvisare Moran: è proprio lui a tenere le briglie mentre l'altro, presumibilmente Moran stesso, è seduto dietro armeggiando con qualcosa in mano. Eric e Quixote mantengono le distanze, ma a un certo punto il primo si accorge che Moran lascia cadere in terra qualcosa, un piccolo oggetto scuro delle dimensioni di un nocciolo di pesca. "Potrebbe essere della droga di cui vogliono sbarazzarsi" pensa Eric, lanciandosi in una deduzione indubbiamente originale: il giovane decide comunque di evitare l'oggetto, scartando con il cavallo. Il destino beffardo calamita però su di esso la cavalcatura dell'ignaro Quixote: il ragazzo scopre a sue spese di avere a che fare con una sostanza viscida e melmosa, e la sorpresa impedisce alla sua perizia nel cavalcare di tirarlo fuori dai guai. Il cavallo pattina incapace di arrestare la sua corsa, disarcionando malamente il suo cavaliere che finisce al tappeto: una cosa è certa, per lui la corsa è finita.

Eric mantiene le distanze, tallonando i fuggitivi che decidono di provare a far perdere le loro tracce sfruttando un sentiero che si apre all'interno di un bosco nelle vicinanze: la maggiore conoscenza del territorio consente loro di impedire al giovane di raggiungerli: le dimensioni del sentiero costringono al trotto entrambi i cavalli. Eric medita di abbandonare la sua cavalcatura per ridurre le distanze a piedi, ma decide di restare in sella nel timore che gli argini del loro percorso possano diradarsi; sarà proprio un'azione dei due fuggitivi a costringere di fatto il giovane ad adottare tale risoluzione.

Guelfo, Julie e Solice (Glue Gender)

Nel frattempo, Guelfo e Solice studiano la misteriosa sostanza che tiene Julie prigioniera al terreno: tutti i tentativi di liberarla si rivelano improduttivi: Guelfo osserva che la sostanza presenta interessanti affinità con la ragnatela. Solice cerca di liberare l'amica rimediando del solvente e dell'acqua dagli operai della cartiera, rimasti stoicamente al lavoro: purtroppo sembra tutto inutile. Non sapendo cos'altro fare, la paladina decide di rimediare della segatura e di "recintare" alla bell'e meglio la zona onde impedire ad altri di finire dentro alla sostanza in prossimità della porta (lei stessa rischia pesantemente di finirci dentro). Guelfo invece, resosi conto della disavventura di Quixote e preoccupato per Eric da solo sulle tracce dei due fuggitivi, decide di correre ad avvisare Omar Pacifico e Peoh Blood.

L'inseguimento (seconda parte)

Eric continua a tener testa ai due fuggiaschi quando Moran, preoccupato della possibile imminente cattura, decide di tentare il tutto per tutto: ancora una volta pronuncia delle parole arcane, mentre dalle sue mani scaturisce un forte bagliore: un istante dopo una saetta simile a un boomerang si dirige contro il cavallo di Eric, ferendolo al ventre. Il giovane non si lascia impressionare, e abbandona agilmente la sua cavalcatura per lanciarsi in un inseguimento a piedi. La corsa dura alcuni minuti, nel corso dei quali il giovane ha modo di mettere alla prova la sua leggendaria resistenza: è grazie ad essa che, nonostante l'armatura, riesce a mantenere le distanze fino a quando non arriva a un gomito del sentiero che gli consente, effettuando un abile fuoripista, addirittura di ridurle. I fuggitivi non possono far altro che vederlo sbucare dai cespugli con il martello in mano, pronto a colpire: un attimo dopo il loro cavallo viene letteralmente schiantato da un clamoroso colpo su un fianco. Per i due non c'è scampo: Eric si dirige dapprima verso il viandante, colpendolo con forza alla gamba e rendendolo di fatto incapace di muoversi, poi raggiunge Moran intimandogli la resa. "Arrenditi o t'ammazzo", intima.

Il balestriere misterioso (The Prestige)

Il mago si rassegna, e entrambi gettano le loro armi; Eric sta per prendere in consegna Moran, quando si rende conto di un'ulteriore presenza dietro di lui: si tratta di un uomo mai visto prima con in mano una balestra rivolta nella sua direzione. Il giovane è resto a raggiungere il mago, prendendolo in ostaggio. "Se mi spari, lui muore". Il balestriere si limita a osservarlo, mantenendo la sua posizione e prendendolo di mira. A quanto pare non sembra intenzionato al dialogo. Eric decide di metterlo alla prova, cominciando a tornare sui suoi passi portando Moran con sé: con suo grande stupore, il balestriere non lo segue: "quel viandante doveva essere ben più importante di quanto pensassi", riflette il giovane mentre conduce Moran verso l'inizio del sentiero, in direzione dei compagni.

Omar, Peoh e Desiree

Guelfo raggiunge il carro, avvisa Desiree delle condizioni di Quixote e poi preme affinché Omar e Peoh sleghino tre cavalli per andare a dar man forte a Eric: l'operazione richiede un pò di tempo, e quando i tre alfine raggiungono il sentiero Eric è già di ritorno, trascinando uno sconsolato Moran.
"Ben fatto!" esclama Guelfo, congratulandosi con Eric. Il giovane indica il sentiero dietro di sè: "l'altro sta nel bosco, a qualche minuto di distanza: ma attenti, con lui c'è un balestriere". Omar e Peoh prendono in consegna Moran, mentre Guelfo ed Eric decidono di tornare a prendere il viandante misterioso. Durante il tragitto Eric rivela a Guelfo un'ipotesi audace: "secondo me quel balestriere è un trucco: camminava in modo strano, sembrava innaturale. C'è per caso qualche diavoleria magica che consente di creare un'illusione simile?". Guelfo annuisce, corroborando l'idea del giovane: evidentemente anche il compagno di Moran è un praticante di magia. In effetti, quando i due tornano sul posto del balestriere non vi è alcuna traccia. Sono invece ben evidenti le macchie di sangue che rivelano inequivocabilmente la direzione presa dal viandante, il quale viene di fatto acciuffato nel corso dei minuti successivi: anche lui a malincuore si arrende, abbandonando il bastone che aveva utilizzato per reggersi faticosamente in piedi.

L'interrogatorio

Il gruppo si ritrova all'uscita del bosco. Quixote è messo piuttosto male: ha sbattuto sulla gamba ferita la notte precedente, e non sembra in grado di potersi muovere; Julie è invece finalmente libera: la colla è infatti svanita senza lasciare tracce nel giro di una ventina di minuti, con grande gioia sua e di Solice. Caricati Quixote e i prigionieri sul carro, il gruppo si dirige alla volta del rifugio delle guardie dove avverrà l'interrogatorio: Guelfo si impossessa dei reagenti dei due malcapitati, che vengono prudentemente legati e imbavagliati. Nel corso del tragitto, Solice tenta di convincerli a parlare: le informazioni sul Monaco sono di vitale importanza, e la gravità dei loro misfatti potrà essere senz'altro ridotta in cambio di informazioni rilevanti per la sua cattura.

Quando viene raggiunto il luogo dell'interrogatorio è ormai passato l'imbrunire. Guelfo e le guardie discutono sulle modalità con cui verrà tolto il bavaglio ai prigionieri: Solice interviene sottolineando che Guelfo è la persona più adatta a gestire la faccenda. La dichiarazione insospettisce Omar Pacifico, che senza mezzi termini chiede a Guelfo se è lui stesso un mago. Il giovane annuisce, e le guardie si rivelano molto sorprese: nel corso dei minuti successivi Guelfo viene messo al corrente delle misure cautelative vigenti nella città di Laon.
"La magia è proibita all'interno delle mura", avvisa Omar: "tutti coloro in possesso di quel... dono... devono avvisare chi di dovere, e impegnarsi a non farne uso. Gli eventi dell'anno scorso ci hanno reso tutti molto cauti e sospettosi". Guelfo annuisce, dichiarando la sua ferma volontà di attenersi a tale rigido regolamento. Si accinge poi a togliere il bavaglio a Moran, iniziando di fatto l'interrogatorio.

Dove si trova il monaco?
Moran: "Non sta in un posto fisso, si muove spesso: ha quattro covi, due dei quali sono mobili, simili a tende: è impossibile sapere dove si trovino, perché cambiano sempre posizione. Gli altri due invece li conosco. Il primo è una fattoria a circa tre ore da Laon e due ore da qui, piuttosto isolata: la riconoscerete perché non ha il tetto, tant'è che ci è cresciuto persino un albero dentro; la seconda è una rovina più lontana, a tre o quattro ore da qui".

Quanti sono gli apprendisti di cui dispone?
Moran: "Oltre a me e Matthew, ce ne sono altri: due di loro sono molto vicini, e si trovano quasi sempre insieme a lui. I loro nomi sono Jarel e Midas, hanno circa 30 anni: Jarel è una donna, e tra i due è sicuramente quella più coinvolta nei suoi traffici".

Guelfo provvede poi a togliere il bavaglio a Matthew, che dimostra di essere molto meno propenso a parlare di Moran. Eric partecipa a sua volta all'interrogatorio con alcune domande volte a chiarire il ruolo dei due apprendisti nell'organizzazione del Monaco.

Chi ti ha detto di venire ad avvisare Moran?
Matthew: "Che vuoi che ti dica, con il casino che avete alzato non ci voleva un genio: avete catturato Edward, probabilmente avrebbe parlato: non potevo che venire qui ad avvisare Moran del pericolo, sarebbe senz'altro stato il prossimo e difatti eccovi qui..."

Conoscevate bene questo Edward, dunque...
Moran: "Non direi: io e Matthew gestivamo quel tipo di incontri, tenevamo i contatti tra il Monaco e un pò di persone interessate a parlare con lui. Nel caso di Edward, gli abbiamo consegnato una lettera rivolta all'architetto Brian Slagel. Per quanto ne so, tra il Monaco e i Larsac c'era un bel giro di soldi... ed era il Monaco a pagare: per la precisione, i soldi li prendeva proprio l'architetto Slagel".

Come lo avete conosciuto?
Moran (guardando Matthew): "Ci ha trovati uno dei suoi: tanto lui quanto i suoi allievi di trovare le persone che hanno questo "dono" meritevoli di entrare nelle sue grazie. Ma non costringe nessuno a seguirlo, se diventi suo discepolo è perché lo vuoi: noi non siamo i primi e non saremo gli ultimi, ma al momento in città non c'è nessuno che gli interessi".

Quando lo avete visto l'ultima volta?
Moran: "Saranno stati quindici giorni fa. Abbiamo parlato di studio, come sempre: io non conto granché, sono l'ultima ruota del carro".
Matthew (sprezzante): "Sei mesi".


Parliamo ancora dei contatti in città del Monaco: cosa sapete dirci di un certo Cox?
Moran: "Conosco bene Cox e so che è coinvolto in qualche modo in quegli stessi affari. Non conosco i dettagli, ma so che è implicato pesantemente con i Larsac".

L'ultima a rivolgere la parola con i prigionieri è Solice. La paladina tenta di convincere Matthew ad aprirsi con lei, facendo leva sul fatto che non sembra una persona malvagia e cercando di vincere l'indubbia presa che il Monaco esercita su di lui: inizialmente sembra riuscire, con l'aiuto di Pyros, a vincere le reticenze del giovane. Matthew comincia a parlare delle finalità del Monaco e cerca di scollegarlo dalle scellerate azioni del suo defunto discepolo Bellamy Collorotto (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare): la Paladina insiste sul fatto che un maestro ha nei confronti dei suoi allievi gli stessi doveri di un padre nei confronti dei propri figli. "Ma se questi allievi sono degli scellerati, che colpa ne ha il Maestro?" reagisce Matthew. Solice risponde che è proprio quello il caso in cui la responsabilità è maggiore. Purtroppo però la paladina non riesce ad andare oltre, e i suoi tentativi sono frustrati da un fallimento totale delle sue capacità persuasive di entità tale da lasciarla senza parole (1-1-1 di persuasione).

Accortosi delle impreviste difficoltà di Solice Guelfo le viene in soccorso, riprendendo prontamente in mano l'interrogatorio: Matthew viene interrogato su Cox, sui Larsac e su eventuali altri contatti cittadini del Monaco, ma il prigioniero risponde in modo evasivo e persino sprezzante difendendo a spada tratta il punto del suo maestro: "cosa vuoi che ti dica? Che La persona da cui ho appreso tutto ciò che so ora mi ha ingannato, che i suoi studi sono folli e devoti al male e che sono pronto a rinnegarla implorando perdono? Non cambierebbe nulla, lo sai meglio di me. Niente di ciò che potro' dire cambierà il mio destino, e del resto non mi importa: non ho nessuno, se cosi' deve finire, almeno che finisca presto: se non altro morirò con stile... almeno io" esclama con convinzione, tradendo uno sguardo sdegnato nei riguardi del suo compagno chiacchierone.
Guelfo è visibilmente innervosito da quella risposta: "vedrai quanto è piu' difficile parlare di stile quando ti tirano il collo e ti caghi nei pantaloni dallo spavento: e quando questo succederà io sarò li' a guardarti".
Matthew ribatte senza scomporsi: "vedremo chi farà una figura peggiore, se io al momento di essere impiccato o tu che sarai lì a guardarmi, a godere dell'estrema umiliazione di un condannato."

Solice, abbattuta per i recenti fallimenti, trova la forza di rivolgere qualche domanda a Moran.

Quindi questo Monaco è coinvolto nella faccenda che riguarda Slagel e i Larsac... Sai dirci chi altro vi ha detto di contattare?
Moran: "Sono in molti a richiedere l'operato del Monaco: è principalmente un alchimista, e non sono poche le persone che lo cercano o che sono disposte a affari con lui".

Qualche nome? Qualche committente importante, magari fuori dalle mura di Laon?
Moran: "Non ne ho idea: come vi ho detto noi siamo pesci piccoli, non trattiamo direttamente con i committenti: i Larsac e il loro maggiordomo, lo stesso Slagel sono stati soltanto delle eccezioni. Credetemi, se sapessi di più ve lo direi... Ho famiglia, io".

Hai detto che il Monaco è soprattutto un alchimista: che genere di sostanze prepara?
Moran: "Prepara un pò di tutto: medicinali, veleni... sostanze di vario tipo che producono effetti vari sul corpo e sulla mente. Come dici? Droghe? Si, anche droghe".

Eric si aggiunge a Solice chiedendo maggiori informazioni su queste droghe: Moran rivela di aver effettivamente sentito alcune discussioni tra il Monaco, Jarel e Midas risalenti soprattutto all'anno precedente. A quanto pare, il Monaco era stato incaricato di riprodurre una strana e misteriosa sostanza in grado di alterare le percezioni e di alleviare i rimorsi, effetti molto simili a quelli del miele nero. Purtroppo, con grande disappunto del gruppo, non conosce il nome del committente.

La notte prima dell'agguato

Al termine dell'interrogatorio, il gruppo spende qualche minuto per pianificare le operazioni future: le informazioni raccolte consentono un possibile attacco a uno dei rifugi del Monaco alle prime luci dell'alba, ipotesi che viene ben presto sposata da tutti. Omar e Peoh saranno entrambi della partita: la loro copertura non è più necessaria, l'arresto del Monaco e dei suoi seguaci consente loro di svolgere a pieno titolo le loro mansioni di guardie: Julie e Desiree seguiranno il gruppo con funzione di supporto mentre Omar e Peoh, prima che faccia notte, porteranno furtivamente i prigionieri all'interno delle mura di Laon: con un pò di fortuna nessuno farà caso a loro. Quixote decide di accompagnarli: si fermerà a Laon in compagnia di Loic, visto che le sue condizioni gli impedirebbero comunque di partecipare alla spedizione. Omar e Peoh coglieranno l'occasione per chiedere al capitano Ratel delucidazioni in merito all'atteggiamento da tenere nei confronti del Monaco e dei suoi discepoli: Omar sembra infatti deciso a fare in modo di prenderli ad ogni costo vivi mostrandosi in linea con i principi espressi da Solice, mentre Peoh sposa una linea d'azione più decisa, sostenuta peraltro dallo stesso Guelfo.
Il gruppo consuma quindi un pasto frugale, nel corso del quale ha modo di scambiare qualche parola prima di mettersi a dormire: la giornata seguente sarà con tutta probabilità carica di azione.

Lo scontro con il Monaco

Campagne fuori Laon, 4 agosto 517

Quando Omar e Peoh tornano da Laon, è quest'ultimo ad avere l'espressione più soddisfatta: a quanto pare le parole del capitano Ratel hanno sposato sua linea d'azione. "L'obiettivo più importante è fare in modo che episodi come quello verificatosi l'anno scorso non accadano: cercate di prenderne vivo almeno uno"; questa la sentenza del comandante, che di fatto lascia pochi dubbi sulle cautele da adoperare con buona pace di Omar e Solice. La paladina decide a ogni buon conto di indossare la cappa e la tunica, nella speranza che la vista dei simboli sacri possa avere l'effetto di scoraggiare scontri inutilmente sanguinosi.

Durante i preparativi Guelfo decide di illuminare Omar, Peoh e Eric su alcuni importanti fattori che potrebbero a suo dire rivelarsi fondamentali nell'ottica dello scontro: "è del tutto inutile indossare l'armatura contro simili praticanti di magia", dichiara con convinzione. I tre lo osservano con evidente curiosità, intenti come sono ad aggiustare gli ultimi legacci che assicurano ai loro corpi le corazze di maglia. Guelfo scuote la testa, ma poi a sorpresa indossa lui stesso la sua armatura di cuoio, lasciando interdetta Solice che aveva già cominciato, un pò a malincuore, a slacciarla.

Come da programma, il gruppo si muove alle prime luci dell'alba alla volta del primo dei due rifugi descritti da Moran.

Il primo rifugio (the wrong place, the right time)

La "casa con l'albero" viene raggiunta alle prime luci dell'alba. Si trova a poche decine di metri da un sentiero percorribile a cavallo, e al gruppo basta un'occhiata per rendersi conto che non dev'essere disabitata: un ronzino, legato nei pressi della porta d'ingresso, mastica svogliato l'erba che cresce attorno alle mura.

"Ci siamo!", pensano tutti, accingendosi a muoversi in direzione della casa: la prima che si muove è Julie, che ben presto fa segno a tutti di avvicinarsi. Guelfo, Solice e Omar si muovono verso il lato ovest, mentre Eric si muove verso il lato est; Peoh resta a cavallo, con il compito di occuparsi del lato nord e tagliare eventualmente la fuga a chi dovesse cercare di allontanarsi a dorso di ronzino. L'animale è in ogni caso privo di sella e non molto adatto a una veloce fuga. Guelfo scorge una finestra, che viene ben presto varcata da Omar, mentre il mago raggiunge l'ingresso principale. Solice si arrampica su una parete di roccia per dare uno sguardo all'interno sfruttando l'assenza del tetto: nota un falò e quelli che sembrano due giacigli e due zaini. Dopo alcuni rapidi cenni i tre entrano all'unisono senza fare rumore, seguiti da Eric che li copre con la balestra da fuori, sfruttando le finestre. Giunti nella stanza principale si trovano di fronte all'albero di tiglio cresciuto dentro la casa, al di sotto del quale si trovano... Due giovani abbracciati sotto una coperta. Per quanto il colore e la lunghezza dei capelli corrispondono perfettamente alla descrizione di Jarel e Midas, i discepoli del Monaco, la loro età è ben diversa: i due non potranno avere più di 16-18 anni. Il gruppo perde qualche istante a osservarli, meditando sul da farsi: poi improvvisamente i due si destano, costringendo Guelfo a mettere a ogni buon conto la sua spada alla gola di uno di essi.

Quando i ragazzi aprono gli occhi, la paura si impadronisce all'istante di loro: sembrano tutto fuorché dei pericolosi praticanti di magia. Omar si avvicina, per poi sgranare gli occhi: "e voi cosa ci fate qui?" tuona la guardia, riconoscendo entrambi. A quanto pare si tratta della figlia di un noto mercante di Laon nel bel mezzo di una "fuga d'amore" con il suo innamorato. "Sono soltanto un garzone, suo padre non acconsentirà mai a farci sposare: l'unico modo è metterlo di fronte al fatto compiuto... Conosco un sacerdote di Nekkar che potrà farlo". A quanto pare, il primo dei rifugi del Monaco non è poi così segreto: mentre Omar si occupa di fare una ramanzina "d'ufficio" ai due, rivolgendosi soprattutto al giovane, Solice cerca di consolare e rincuorare la ragazza: la paladina è molto colpita dalla decisione "romantica" dei due giovani, che le sembrano legati da un sentimento sincero.

Il Pentacolo (the Star...)

Il gruppo si rilassa, e comincia a perlustrare le stanze alla ricerca di indizi: Guelfo nota un enorme pentacolo tracciato tutt'intorno al tiglio, i cui rami sono peraltro stati tagliati in modo strano: avvisa gli altri, spiegando che probabilmente il Monaco e i suoi discepoli sono effettivamente stati qui non molto tempo prima, facendo esperimenti che riguardavano in qualche modo simboli di protezione contro presenze sovrannaturali; una cosa è certa, la presenza dei due innamorati spaventati ma incolumi testimonia che non è questo il luogo dove si nasconde.

La lettera (the Dust...)

Omar, con l'aiuto di Solice, spende alcuni minuti per scrivere una lettera alla famiglia della ragazza in cui vengono descritte le intenzioni dei giovani: "avrò cura di consegnarla personalmente a vostro padre" esclama poi con convinzione facendola scomparire nella sua bisaccia. A quanto pare la guardia ha deciso di non opporsi alla fuga d'amore, consentendo di fatto ai due innamorati di continuare per la loro strada.
Solice fa per prendere l'occorrente per scrivere, ma Omar la ferma: "i ragazzi hanno già tutto il necessario". "A dire la verità", aggiungono loro, "non è roba nostra: l'abbiamo trovata qui". Il gruppo si allarma un pò e chiede dove sia stato rinvenuto il tutto: i due giovani indicano un angolo della stanza, ma l'unica cosa che è possibile rinvenire da quelle parti è una strana polvere grigia, una sorta di cenere dall'aspetto piuttosto denso. Guelfo e Desiree la osservano per alcuni minuti, per poi stabilire che non può trattarsi di cenere vegetale: a quanto pare proviene da organi bruciati, probabilmente di animali... o forse di persone.

Dopo aver avvisato Peoh e constatato che la casa non contiene altro di interessante il gruppo decide di muoversi alla volta dell'altro rifugio.

Il secondo rifugio (... and the Spiders from Mars)

Il secondo dei due luoghi indicati da Moran si trova a un paio d'ore di distanza.

"Ha l'aspetto di una cappella edificata al centro di un villaggio ormai in rovina", spiega Omar al gruppo. "Ci sono stato soltanto un paio di volte in passato, ma ricordo bene che la cappella è in pietra e non molto grande, composta da un'unica stanza centrale. Quanto alle case, sono rimasti in piedi soltanto alcuni ruderi di legno marcio". La guardia racconta di come un terremoto verificatosi circa trent'anni prima ebbe l'effetto di far sprofondare il letto del torrente che costituiva la riserva idrica del villaggio: senza di esso, i cittadini decisero di abbandonarlo.

Una volta raggiunto il posto, il gruppo procede in fila indiana verso le mura della cappella: è ancora una volta Julie a fare da avanguardia, rivelando la presenza di una sorta di stalla in una delle abitazioni vicine, con la porta chiusa a chiave: a quanto pare anche questo rifugio ha alcuni ospiti, e l'aria che si respira avverte che stavolta non si tratta di innamorati in fuga. La ragazza avverte che la cappella ha tre ingressi, ciascuno dei quali viene assegnato a due dei sei membri del gruppo che si occuperanno dell'irruzione: Eric e Guelfo si occuperanno della porta sul lato est, Peoh e Desiree della porta ovest, mentre Omar e Solice avranno il compito di irrompere dalla porta principale, situata a sud. Julie resterà invece nei pressi della stalla, con il compito di sorvegliare i cavalli e impedire una possibile via di fuga.

"Hey, un momento!" Esclama Desiree con evidente perplessità, forse dovuta alla scelta tecnica che la vede in compagnia di Peoh Blood: "Le porte laterali sono più solide in quanto meno utilizzate, è risaputo: non sarebbe meglio se io avessi con me una persona veramente forte?". Peoh, visibilmente ferito da una simile obiezione, accetta a malincuore di cambiare posto con Omar; la bionda guardia riesce comunque a trovare una seppur minima consolazione quando Solice gli chiede il favore di issarla su per consentirle di guardare da una finestra: "giusto: diamo un'occhiata", fa eco con convinzione alla paladina.

Solice riesce a distinguere tre figure concentrate nei pressi dell'altare situato a nord, intente a guardarsi attorno con circospezione. Per paura di essere vista a sua volta si ritrae subito dopo: "Sono li' dentro, tutti e tre: dobbiamo entrare ora!" esclama allarmata a Peoh, che non se lo fa ripetere due volte. Un istante dopo la porta sud va in frantumi, seguita poco dopo dalle altre due. Peoh e Omar si lanciano all'attacco mentre Eric punta la sua balestra, pronto a sparare. I tre stregoni sembrano sorpresi ma mantengono la calma, forti delle loro arti magiche. Sono in tre contro sei, non c'è tempo per parlamentare: le loro braccia si levano in aria compiendo strani gesti, mentre le prime rune risuonano all'interno della cappella. E' l' l'inizio di una battaglia all'ultimo sangue, che non potrà che concludersi con la disfatta totale di uno dei due schieramenti.

Il primo round (approach)

Il primo ad agire è Eric: la sua balestra non delude, proiettando un dardo che colpisce Midas all'altezza del volto: il discepolo viene ferito duramente e non riesce a portare a termine il suo incantesimo. Jarel è invece libera di farlo:Fer-Gor-Xot esclama, schiacciando qualcosa nel palmo della sua mano. Omar, Peoh e Solice si gettano in direzione del Monaco, che senza scomporsi prende di mira il primo dei suoi assalitori: Os-Fer-Mur-Zed, pronuncia muovendo le mani all'indirizzo di Omar. Il Monaco e i suoi non sono però i soli a conoscere il linguaggio delle Rune: Fer-Kor recita Guelfo non appena si rende conto che la manovra di Eric gli rende impossibile avanzare: è la formula della sua ormai arcinota ragnatela.

Il secondo round (red dress)

Il primo a fare le spese delle Rune pronunciate il round precedente è Omar: nel giro di un istante il suo corpo si ricopre di una moltitudine di piccole creature di colore rosso simili a dei ragni (morte insanguinata): Solice, inorridita dallo spettacolo e temendo per la vita della guardia, invoca su di lui la protezione di Pyros (santuario 1). Incurante dell'accaduto Omar continua stoicamente la sua corsa, portandosi pericolosamente vicino al Monaco.
I gesti compiuti da Jarel non sembra aver sortito alcun effetto: Eric si incammina nella sua direzione, posando la balestra in terra ed impugnando il suo martello da guerra. Guelfo lo segue, sguainando la spada: il giovane mago ignora la presenza di una minaccia nascosta, che sceglie proprio lui come oggetto delle sue attenzioni. Si tratta di una mostruosa creatura invisibile, partorita dall'omonimo incantesimo di Jarel e decisa a divorarlo: accortosi troppo tardi di quella presenza ostile subisce un primo doloroso morso, che penetra nell'armatura affondando nelle sue carni.
Peoh accorcia le distanze, dirigendosi verso Midas: quest'ultimo non sfugge alla ragnatela di Guelfo, che atterra di scatto intrappolandolo al suolo e avvolgendo in parte lo stesso Monaco; nel frattempo Desiree fa il suo ingresso all'interno della cappella, con l'arco incoccato e pronta a fare fuoco all'indirizzo dell'anziano stregone.

Il terzo round (the shining)

Gli insetti rossi non sembrano aver avuto l'effetto di arrestare Omar, e il Monaco si trova costretto a rivolgere un secondo incantesimo ai danni della guardia: Bes-Ak-Vas, pronuncia lanciando dei piccoli oggetti nella sua direzione, che presto si illuminano per diventare simili a dei dardi luminosi. Omar viene colpito al torace e al braccio; le lame di luce penetrano a fondo, ignorando la sua armatura e scavando nelle sue carni: è costretto a rovinare in terra interrompendo la sua corsa a pochi metri dall'obiettivo in preda al dolore, mentre le creature rosse che ancora lo cospargono si accingono a divorarlo.
Guelfo continua la sua lotta con la creatura invisibile, che si dimostra mortalmente aggressiva e pericolosa: il mago viene raggiunto da un secondo morso che lo indebolisce ulteriormente senza riuscire a contrattaccare con successo.
Eric rincorre Jarel, che si rifugia dietro all'altare: il giovane sente un rumore strano, simile ad un clic, che lascia pensare a un possibile passaggio segreto nascosto alla sua vista. Nel frattempo Peoh prosegue la sua corsa all'indirizzo di Midas: lo stregone è impossibilitato a muoversi, ma riesce comunque a lanciare con successo un incantesimo (Santuario 2: Circolo). A Solice non resta che gettarsi sul Monaco. "Arrenditi!" grida la paladina, brandendo la sua spada.

Il quarto round (the wall)

Desiree inaugura le danze scoccando una freccia all'indirizzo del Monaco: il dardo colpisce il suo bersaglio... ma con grande costernazione di tutti compie una strana e innaturale deviazione a un palmo dal corpo dell'anziano stregone, per poi cadere inerte al suolo. Un analogo destino aspetta Solice ed Eric, che a sorpresa si gira all'indirizzo del Monaco scegliendo di rimandare l'inseguimento di Jarel: la ragazza ne approfitta di sparire dentro il passaggio aperto nei pressi dell'altare. Prima la spada di Solice e poi il suo martello vengono fermati dalla barriera invisibile, che consente al Monaco di pronunciare per la seconda volta le medesime rune: Bes-Ak-Vas, stavolta all'indirizzo di Eric. Le lame di luce lo colpiscono duramente alla testa e al braccio dell'arma, costringendolo a lottare per restare in piedi.
Peoh assesta un duro colpo a Midas, che crolla riverso al suolo. Nel frattempo Guelfo continua la sua battaglia con la creatura invisibile, che assesta un altro colpo all'indirizzo del mago: il giovane non può far altro che notare con orrore il suo stesso sangue dipingere strisce vermiglie all'interno dello stomaco invisibile della creatura, che comincia così ad assumere una certa visibilità: purtroppo, le ferite subite non consentono comunque ai colpi della sua spada di andare a segno.

Il quinto round (even the odds)

La caduta di Midas coincide con la dissoluzione della barriera invisibile: nulla di ciò è noto a Solice, che decide di sferrare un colpo con tutta la sua forza aspettandosi ancora una volta di essere contrastata dallo scudo sovrannaturale presente fino a un istante prima. Con sua grande sorpresa la spada raggiunge il torace del Monaco, penetrando a fondo nelle sue carni: l'anziano stregone emette un grido, per poi rovinare al suolo privo di conoscenza.
Messo fuori combattimento il discepolo, Peoh rivolge le sue attenzioni in direzione di Guelfo. E' sufficiente una spadata della guardia per mettere fine all'esistenza dell'immonda creatura, che muore rivelandosi alla vista degli astanti: si tratta di un aracnide disgustoso grosso oltre mezzo metro: "uno schifo del genere appartiene di certo a un'altro piano dimensionale" commenta Guelfo, ringraziando Peoh.

Un primo bilancio

Solice osserva il Monaco, sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Desiree la scuote: "pensa a Omar, ci penso io qui" le dice, mettendosi poi all'opera: l'anziano stregone è ridotto male, ma la ferita è alla portata delle capacità dell'esperta cerusica. Eric e Guelfo raggiungono la paladina, aiutandola a togliere le ultime creature di dosso a Omar. La guardia è ridotta male: Solice chiede a Desiree di salvarlo, ma alla ragazza basta un'occhiata: "se la caverà, non è in pericolo di vita" asserisce con convinzione dopo aver annusato le sue ferite, per poi tornare a occuparsi del Monaco.
Dietro l'altare Eric scopre la presenza di una grata entro la quale con tutta probabilità è scappata Jarel. Solice chiama a gran voce Julie, che però non risponde: "forse questo passaggio porta all'esterno, e Julie l'ha visto e ha deciso di correrle dietro". Temendo per la sorte dell'amica, Solice accompagna Guelfo, Eric e Peoh sulle tracce dell'ultimo dei tre avversari.

L'ultima raffica di Jarel

La grata conduce a un piccolo sotterraneo che dà su un laboratorio alchemico: da lì uno stretto corridoio prosegue al di sotto del cimitero posto sul retro della cappella. Al centro di esso il gruppo si trova di fronte uno strano fenomeno: un muro di fiamme crepitanti, di chiara origine sovrannaturale, blocca il passaggio. Guelfo spende le sue ultime risorse per attivare il suo potere igneo, che gli consente di ridurre il volume del fuoco quel tanto che basta per consentire a tutti di passare incolumi. Al di là delle fiamme c'è una scala che conduce all'aperto. Solice e Peoh sono i primi a varcarla, seguiti da Guelfo e Eric. una volta fuori è la guardia a notare Jarel nei pressi della stalla: la ragazza porta un cavallo per le briglie e sembra prossima a salire in sella. Peoh la indica per poi lanciarsi nella sua direzione, ma il suo scatto non è all'altezza della situazione: Solice lo supera, puntando a tutta velocità in direzione della maga che tenta di salire in sella. La paladina corre a perdifiato, ma non può evitare a Jarel di pronunciare un'ultima serie di rune rivolte ai suoi danni. Bes-Ak-Vas: una singola lama di luce la raggiunge al braccio sinistro, scavando nelle sue carni. Solice stringe i denti e risponde con la sua spada: il colpo, non molto forte ma potenziato dalla rincorsa, colpisce Jarel al torace: la ragazza cade giù da cavallo, priva di sensi.

Perquisizione

Mentre Peoh Blood si occupa di legare i prigionieri e Desiree si appresta a fornire loro cure mediche, Solice e Guelfo si dedicano alla perlustrazione del luogo con l'obiettivo di recuperare il maggior numero possibile di prove. Julie, nel frattempo, recupera una misteriosa custodia di legno che la maga nota come Jarel aveva cercato di occultare pochi istanti prima di essere catturata. La serratura cede abilmente sotto le abili mani della ragazza, svelando quello che sembra un alambicco molto prezioso. Desiree lo esamina accuratamente: si tratta di apparecchio di distillazione composto da due caldaie collegate a un raccoglitore mediante una serpentina. L'alambicco viene annusato dai membri del gruppo, che riconoscono un odore simile a quello del miele: che si tratti di un attrezzo per la distillazione del miele nero?

Al termine della perlustrazione viene redatto un inventario contenente l'elenco completo degli oggetti rinvenuti nei sotterranei della cappella, accuratamente stipati in un sacco:
  • 4 sacchetti di Zolfo
  • 4 prismi
  • svariati sacchetti di cenere
  • svariati sacchetti di limatura di ferro
  • 4 scaglie di serpente
  • 7 funghi Dente di Morto
  • 4 vasetti di miele misterioso
  • polvere di fosforo
  • giusquiamo nero (potente veleno)
  • belladonna (pianta a cui vengono attribuite diverse qualità officinali)
  • oleandro (pianta di cui vengono ricordati gli effetti venefici)
  • sughero per tappi
  • fiale d'inchiostro
  • carta
  • 2 specchi pregiati, uno dei quali molto utilizzato, annerito e rovinato.
  • ricetta per un veleno a base di oleandro ad effetto "ritardato".
  • Appunti su un incantesimo affine alla scuola dell'Evocazione, ma che non serve ad evocare alcunché: Guelfo sospetta che si tratti di qualcosa che serva per "osservare" mondi o realtà esterne.
  • Appunti su una misteriosa creatura invisibile, forse affine al prodotto dell'incantesimo utilizzato da Jarel per colpire Guelfo.
  • Un barattolo contenente un liquido giallognolo entro cui è immersa una creatura simile a un grosso ragno.
  • Un sacchetto di monete, contenente 15 Corone d'Oro e 27 Corone d'Argento.

Interrogatorio

Guelfo e Solice discutono sull'eventualità di effettuare un interrogatorio preliminare dei prigionieri, nella speranza di recuperare informazioni utili per orientare le prossime mosse del gruppo. "La quantità di prove contro di loro è troppo grande, l'inquisizione vorrà interrogarli a prescindere da quello che ci diranno" afferma la paladina, che suggerisce un approccio differente dal solito: toglierle il bavaglio e lasciarla sfogare nella speranza che sia lei stessa, nel corso di una conversazione libera e priva di forzature o accordi di sorta, a fornire informazioni preziose. l'idea incontra l'approvazione di Guelfo e viene messa in pratica sull'unico prigioniero cosciente, ovvero Jarel. Solice chiede lumi al mago sulla possibile pericolosità della donna ma Guelfo la tranquillizza, rivolgendosi alla stessa Jarel: "alla prima runa che sento ti taglio la gola"; si posiziona quindi sul fianco della donna, pronto a colpire.

Gli occhi bruni della ragazza fissano con disprezzo Solice: la paladina la libera dal suo bavaglio e viene subito investita da una raffica di parole arcane, cariche d'odio e rancore: l'attacco verbale che le viene scagliato addosso prima in Delos e poi in Greyhaven la coglie alla sprovvista, lasciandola senza fiato. Jarel guarda con disprezzo la "ragazzina" e il "maghetto" che la circondano: Guelfo reagisce all'appellativo, ricordandole che "intanto questo maghetto è dalla parte che ha vinto", ma la maga ignora il commento e torna a rivolgersi a Solice, aggredendola con una raffica di domande: "Cosa ci siete venuti a fare qui?" "Cosa vi ha dato il diritto di attaccarci?" La paladina sembra incerta, e la sua insicurezza spinge la maga ad attaccare ancora con altre domande e giudizi impietosi. Solice si trova ben presto in difficoltà: la stessa verità di cui si fa scudo viene messa in discussione e dipinta come un vincolo alla conoscenza e alla ricerca, la sua difesa vista come una necessità umana tanto rassicurante quanto cieca e incompleta. A nulla valgono le risposte della paladina, che agli occhi di Jarel non sembrano che una pallida e incolore difesa di un mondo inferiore e bendato, prigioniero all'interno di schemi rigidi e limitazioni frutto di un'educazione miope e dalle limitate prospettive.

Al termine della sua requisitoria Solice resta in silenzio, visibilmente scossa: è in quel momento che Guelfo decide di intervenire nella discussione con l'obiettivo di sfruttare l'euforia della maga uscita vincitrice dal confronto. "Se non ti dispiace, vorrei farti un'ultima domanda".

"Chiedi pure", risponde Jarel, quasi divertita. La sua risposta sprezzante dà inizio a un lungo e delicato scontro di nervi: Guelfo fa del suo meglio per mostrarsi prima curioso e poi interessato agli studi del Monaco e dei suoi discepoli; la maga tenta a sua volta di far leva sulla sete di conoscenza del suo interlocutore, mostrandosi talvolta reticente, talvolta inaspettatamente collaborativa. Il primo argomento che viene toccato riguarda lo scambio di denaro tra il monaco e i diretti responsabili della costruzione della Cappella del Sigillo: "i soldi che gli abbiamo dato non sono niente al confronto di quelli che faranno", dichiara la maga quasi con soddisfazione. "Del resto, c'è ancora una cosa che noi possiamo fare per loro...". "Sei mai stata in quel posto?" le chiede Guelfo; "c'è stato il mio Maestro. E' un posto molto speciale, molto... prezioso, specialmente per chi ricerca determinate cose e ha determinati interessi...". "Suppongo che si tratti di gente che ha interesse a vedere qualcosa di particolare... E dimmi, è pericoloso entrarci?". "Pericoloso? No, non direi: anche se certo, io non entrerei nel Cerchio al momento sbagliato".

"Parlami del catalizzatore", le chiede poi Guelfo. "So che ne esiste più d'uno...". La prigioniera non smentisce, aggiungendo che dipende dalle modalità di costruzione del cerchio. "Sono sorpreso che tu ci stia dicendo queste cose", commenta il mago. "Era ora che mi faceste qualche domanda", risponde lei. "E poi", aggiunge con un sorriso, "è un modo come un altro per far sì che simili ricerche non muoiano con me: magari un giorno deciderai che la verità che ti hanno raccontato non è sufficiente, e vorrai vedere con i tuoi occhi quello che ho visto io. Queste mie parole potrebbero piantare un seme, un seme che prima o poi potrebbe germogliare..."

E' a quel punto che Guelfo decide di rischiare, porgendole i disegni che ritraggono gli strani labirinti di cui era riuscito a impossessarsi frate Erwin e chiedendole un parere. Solice resta a bocca aperta, ma non può far altro che attenersi a quanto concordato ed è costretta a reprimere la paura e lo stupore e lasciare campo al compagno: al contrario, Jarel si dimostra ben lieta di tale concessione ed esamina con interesse le pergamene: "deve trattarsi senz'altro di uno di questi due", dice indicando i due disposti alla sinistra del foglio; "del resto, vedi forse un cerchio all'interno degli altri due?", dichiara ridacchiando: effettivamente, i cerchi di destra contengono rispettivamente un fiore e una specie di albero stilizzato. Guelfo le fa ulteriori domande, relative questa volta alla maggiore efficacia del cerchio in presenza di un individuo dotato di potere magico e alla maggiore amplificazione dei suoi effetti in relazione all'acustica della cappella. "Dipende da tante cose, non ultimo dal luogo che hai intenzione di guardare" risponde Jarel, cercando di suscitare nel mago un interesse sempre maggiore. "Non che tu ne sia granché degno", aggiunge poi con una risatina di scherno.

Guelfo non raccoglie, ma la maga non si arrende e continua a provocare tanto il suo amor proprio quanto la sua curiosità: "Tu non sei un evocatore", esclama all'improvviso. "Gli evocatori non si accontentano delle storie che gli raccontano, della verità di comodo e suggerita da altri. Hai paura di compromettere la tua realtà che si regge sulla menzogna e sull'ignoranza perché sai che non reggerebbe di fronte alla conoscenza: vuoi preservarla dall'inondazione, poiché sai che questa ricerca finirebbe di spazzarla via".

"Sai", le risponde Guelfo dopo una breve pausa, "in fondo a questa realtà io ci sono affezionato".
"Hai paura", risponde lei scuotendo la testa. "Hai soltanto paura. Paura di aprire gli occhi, paura di sapere: paura di quello che c'è oltre alla tua realtà. Paura dell'infinito".

"E cos'altro c'è? Hai mai visto qualcosa di diverso oltre a quegli esseri immondi che ci avete lanciato addosso?"

"Si. Io... io l'ho visto. L'HO VISTO".
La risposta suscita l'interesse del mago. "Cosa hai visto, dunque?"
Per l'ultima volta, Jarel sorride. "Potrei dirtelo... ma non ho intenzione di farlo". Quelle parole sanciscono la fine della conversazione: Peoh Blood provvede a imbavagliare nuovamente la prigioniera.

Ritorno a Laon

Poco prima di mettersi in marcia, Solice scambia alcune parole con Guelfo. La paladina confida al mago parte delle sue preoccupazioni, ma Guelfo la rassicura: "sono tutte sciocchezze, le ho detto quello che voleva sentirsi dire: l'importante è che abbia parlato". Solice sembra sollevata, e i due decidono di far menzione dell'avvenuta collaborazione della maga di fronte all'inquisitore al momento opportuno.
I prigionieri vengono sistemati sui loro stessi cavalli: Guelfo, Solice, Julie e Peoh si occuperanno di controllarli: poco prima di varcare le porte della città viene deciso di coprire i loro volti, in modo da mantenere segreta la loro cattura agli occhi di un'eventuale spia tra le guardie addette alla porta d'ingresso.

Rapporto al Capitano

Una volta rientrato in caserma il gruppo si ritrova nei pressi dell'infermieria, mentre Peoh si dirige a fare rapporto presso il capitano; Loic e Quixote sono lì ad aspettare, e vengono informati del felice esito della spedizione; "bene bene, altri tre stronzi in meno", commenta Loic soddisfatto. Pochi istanti dopo il capitano in persona, introdotto da Peoh, entra per congratularsi personalmente: "ottimo lavoro". Solice consegna il sacco contenente gli oggetti recuperati e ne descrive sommariamente il contenuto; fa poi richiesta di poter conservare una copia dell'inventario, e chiede il permesso di informare Padre Gabriel del ritrovamento dell'alambicco: "di certo un alchimista come lui è la persona più indicata per venire a capo di questi oggetti e del loro misterioso uso"; il capitano annuisce, acconsentendo alle richieste. Prende quindi in consegna i prigionieri e informa il gruppo di aver già provveduto a inviare un corriere ad Amer: le sorti del Monaco e dei suoi seguaci saranno infatti poste nelle mani del tribunale dell'Inquisizione.

L'avvertimento (Black Cox Warning)

Non appena il capitano Ratel abbandona la stanza, Quixote si affretta a consegnare a Guelfo uno strano messaggio ricevuto il giorno precedente, mentre si trovava in locanda: "l'ha portato un tizio strano, non credo di averlo mai visto prima". Il mago si prende qualche secondo per leggere il biglietto, per poi affermare: "ok ragazzi, è arrivato il momento di togliersi di mezzo." Il suo tono lascia pochi dubbi sulla gravità della situazione, che viene ben presto portata alla luce: si tratta di un messaggio di Cox]] (a lui fa pensare la C. posta come firma), che avverte il gruppo in merito a un "brutto scherzo" che qualcuno cercherà di mettere in pratica quella notte stessa o una delle successive: a quanto pare le recenti azioni hanno spinto personalità di una certa influenza a togliere di mezzo gli scomodi viandanti che a pochi giorni di distanza dal loro arrivo sono riusciti a smuovere acque particolarmente torbide.

Il gruppo si consulta animatamente, cercando di mantenere la calma e di pensare a una possibile soluzione: questi misteriosi "buontemponi" potrebbero infatti essere sia "semplici" tagliagole ben addestrati che uomini del Barone, che sembra ormai decisamente "invischiato" nelle losche faccende dei Larsac. Ad uno ad uno, i ragazzi di Caen esprimono le loro opinioni che vengono messe al vaglio del resto del gruppo.Guelfo propone una serie di strategie volte a far perdere le tracce ai probabili inseguitori, chiunque essi siano: propone l'utilizzo di uno o più carri sui quali radunarsi e partire senza dare nell'occhio, magari in direzione di Chalard. L'idea viene contestata per via dell'eccessiva lentezza di un mezzo di trasporto simile, che di certo verrebbe in ogni caso raggiunto e attaccato. Peraltro, le gravi condizioni di salute in cui versa parte del gruppo impedirebbe tanto una fuga celere quanto un combattimento degno di questo nome.
Eric propone di restare in caserma, senza dubbio il luogo più sicuro contro un pericolo simile: in alternativa suggerisce di chiedere al Capitano Ratel le chiavi di un edificio abbandonato all'interno della città di Laon in cui potersi rifugiare fino all'arrivo dell'inquisizione, con il rischio però di trovarsi indifesi nel caso in cui i nemici mangiassero la foglia. L'idea è sposata anche da Loic e, dopo una breve conversazione, dallo stesso Guelfo.
Solice sostiene l'idea della caserma, escludendo la casa abbandonata per via del fatto che i nemici avrebbero tutto il tempo di battere la Baronia in lungo e in largo, visto che l'arrivo dell'inquisizione non avverrà prima di un paio di settimane. Sottolinea inoltre l'importanza assoluta di farsi un'idea di massima su chi potrebbe arrivare sfruttando nel modo più produttivo possibile le poche conoscenze del gruppo in città: in particolare suggerisce a Guelfo di recarsi in visita ad André Navon per chiedergli notizie su eventuali movimenti di soldati baronali e/o per saggiare il suo eventuale "ruolo" nella vicenda: in fondo il gruppo ha fatto un grande favore al cavaliere, consegnandogli un testimone utile per il completamento delle sue indagini.

Loic non sembra però molto d'accordo all'idea di coinvolgere sir Navon, che vede come tutt'altro che affidabile e men che meno interessato alle sorti del gruppo: "tu non lo conosci a quello, Solice: gli frega soltanto di se stesso, io ce lo vedo a mangiarsi il suo bel cosciotto di maiale mentre il Barone mette una taglia sulla nostra testa e manda i suoi sgherri a tagliarcela". Solice stenta a credere a quelle parole: "come è possibile che un cavaliere possa essere così menefreghista e superficiale? Eppure gli abbiamo consegnato qualcosa di molto prezioso" afferma incredula: l'oggetto della frase è chiaramente Ethan, il prigioniero consegnato a André Navon in precedenza, ma le incontenibili risate di Eric e la conseguente reazione di Loic costringono la paladina a ripensare alla frase appena pronunciata alla luce dei rapporti intercorsi tra il cavaliere e Desiree. In preda all'imbarazzo, Solice si dichiara disposta ad accettare le decisioni di Loic, che però a quel punto si dimostra comprensivo e concorda sul fatto che valga la pena rischiare.

Guelfo si reca dunque presso la locanda La Mestola, dove André Navon è intento a mangiare un ben poco estivo piatto di lasagne con le melanzane in compagnia dei suoi soldati.

"Guelfo, qual buon vento ti porta!", esclama il cavaliere non appena lo vede. "Vieni qui a sederti con noi: vuoi un piatto di lasagne?" Il mago decide di andare subito al punt, e informa Navon dell'inquietante avviso. Le reazioni del cavaliere lasciano pochi dubbi: se si tratta di uomini del barone, di certo André Navon non ne è stato informato. "Deve senz'altro trattarsi di qualche tagliagole di infimo rango: speriamo che si facciano vedere, io e i miei uomini saremo felici di aspettarli stanotte!" esclama ridendo, accarezzando l'elsa della spada. "Sarebbe anche un buon allenamento, visto quello che andiamo a fare domani...". Guelfo non resiste alla tentazione di chiedere informazioni a riguardo, e il cavaliere non si fa pregare. Spiega di aver intenzione di oltrepassare i confini che dividono Laon dalla baronia di Anthien, per dirigersi all'interno dei territori controllati da sir Willem Keitel (zio di lord Albert e fratello dell'attuale Barone): è lì che, stando alle dichiarazioni di Ethan, potrebbero nascondersi i misteriosi maestri del Vento. Il piano di sir André Navon è semplice: sconfinare nottetempo, recarsi sul posto, assalire gli artefici dell'attacco a Carentan e poi tornare rapidamente all'interno dei confini di Laon. Guelfo non può fare a meno di restare sorpreso di fronte a una tanto temeraria disposizione d'intenti: "mi dispiace che siamo feriti, altrimenti vi avremmo accompagnato volentieri" si spinge ad affermare, non prima di aver avvisato il cavaliere dei pericoli che una simile missione comporta. "Non preoccuparti", lo rassicura André Navon: "saremo veloci e spietati, non ci sentiranno neppure arrivare".

Guelfo torna in caserma, riportando le ultime notizie: Eric e Loic si mostrano divertiti di fronte all'eventualità che André Navon possa affrontare i maestri del vento, specialmente se si tratta di uomini al servizio di Lord Albert Keitel: Julie e Solice sono invece molto sorprese, oltre che impressionate dalla temerarietà mostrata dal cavaliere.

Prima di dormire Solice chiede a Guelfo di accompagnarla alla Cattedrale del Sole Nero per parlare con Padre Gabriel e con Nickel. Il sacerdote riceve i due giovani, dimostrandosi subito molto interessato al ritrovamento dell'alambicco e della possibilità di avere l'occasione di studiarne il funzionamento. Dopo aver fatto alcune domande in merito alla sua conformazione e al suo stato di conservazione spiega che strumenti del genere sono molto rari, soprattutto se si tratta di prototipi risalenti a molti anni prima: racconta quindi la storia di un misterioso stregone a cui si deve probabilmente l'origine delle moderne ricerche sul miele nero, che fino a circa 10 anni prima compiva strani esperimenti all'interno di una signoria non lontana da Laon: le sue ricerche deviate coinvolgevano anche alcuni bambini, e nel 508 vennero ufficialmente bandite dalla chiesa. Fu proprio in occasione della sua morte, avvenuta per mano di un non meglio identificato avventuriero, che venne smarrita la sua strumentazione, tra cui doveva probabilmente esserci un alambicco avente caratteristiche simili a quello ritrovato: stando alle informazioni in possesso di Padre Gabriel, fu proprio la scomparsa di quelle apparecchiature a impedire di fatto la continuazione delle ricerche su quella misteriosa sostanza... Per lo meno alla luce del sole.

A conversazione avvenuta, mentre i due giovani escono dalla porta della stanza di Padre Gabriel sentono un misterioso quanto sospetto rumore di passi frettolosi in allontanamento: Solice si lancia lesta per le scale, ma non riesce a mantenersi in equilibrio e cade rovinosamente lungo gli scalini. Al termine della sua caduta viene raggiunta da Nickel, che la osserva con espressione dispiaciuta. La bambina si scusa per aver origliato, ma è al tempo stesso molto decisa di entrare a far parte del gruppo nel tentativo di rendersi utile agli occhi delle guardie civiche sperando che questo possa alleviare le sorti del padre. La conversazione di Guelfo e Solice con Padre Gabriel e con Nickel può essere consultata cliccando qui.

Prima dell'incendio

Laon, 5 agosto 517

La notte passa tranquilla, e consente a tutti di recuperare parte delle energie impiegate negli ultimi giorni. Tutti si svegliano al rumore degli allenamenti proveniente dal cortile con il corpo matido di sudore, dovuto sia al clima torrido che all'ormai eccessivo affollamento della zona della caserma dedicata all'infermeria: le ragazze vanno a rinfrescarsi in locanda, dove ottengono che sia loro preparato un bagno. La placida espressione con cui il giovane oste della Mestola accoglie il gruppo sconfessa la temuta ipotesi che i misteriosi aggressori citati dal messaggio di Cox si fossero fatti vivi nottetempo: a quanto pare, nulla ha turbato il riposo e la conseguente partenza di sir André Navon e dei suoi uomini. Solice ringrazia il garzone con una mancia forse eccessivamente lauta, che rende il giovane particolarmente riconoscente e testimonia allo stesso tempo una scarsa capacità della ragazza nel saper gestire il denaro affidatole dal padre.

L'arruolamento di Nickel

Nel corso della mattinata Guelfo e Solice mettono al corrente il gruppo delle novità riguardanti Nickel, ed entrambi sostengono la necessità di prendere la decisione già accennata alla giovane: "ha origliato una conversazione che si è rivelata molto più scottante del previsto, informazioni che la mettono in pericolo quanto noi: il modo migliore per impedirle di mettersi nei casini è quello di portarla con noi", sostiene Guelfo con convinzione. Solice sottolinea che, anche prima degli eventi dell'ultima notte, la situazione di Nickel era tale da richiedere comunque l'aiuto e la disponibilità del gruppo: "io stessa vi avrei presto chiesto il favore di prenderla con noi in attesa di trovarle un posto in cui stare", dichiara la Paladina: "suo padre è in procinto di essere condannato, e lei non ha nessun posto dove stare".

Fortunatamente tutti sembrano concordi nell'accettare la presenza di Nickel all'interno del gruppo: Eric, Guelfo, Desiree, Solice e Julie si recano quindi alla Cattedrale del Sole Nero con l'intenzione di comunicare alla bambina la decisione del gruppo e darle le prime istruzioni; quando la trovano lei è già "al lavoro", intenta ad osservare il viavai di persone che entrano e escono dall'edificio a seguito delle funzioni giornaliere. La bambina è entusiasta all'idea di essere stata accettata, ma quando apprende che il suo compito sarà quello di aiutare Quixote a guardare le spalle di Padre Gabriel assume un'espressione delusa: è evidente che avrebbe voluto un incarico più d'azione. Guelfo, Desiree e Solice riescono tuttavia a convincerla dell'importanza dell'incarico, tantopiù determinante vista l'impossibilità di Quixote di stare sveglio notte e giorno: Nickel alfine si convince e accetta di buon grado, rivelando anche di aver già notato due individui piuttosto sospetti. Si tratta di un uomo anziano e di un suo compare basso e tarchiato, due "facce note" della criminalità dei territori circostanti Laon: "il primo è senza dubbio un maestro d'armi, ricordo che mio padre gli fece visita per farsi insegnare qualche trucchetto con la spada: quanto al secondo, non credo di averlo mai visto in altre occasioni".

Visibilmente soddisfatto delle informazioni, il gruppo saluta Nickel: "ci rivedremo questa sera, in occasione del rapporto serale!" le dice Desiree prima di allontanarsi. Un attimo prima dei saluti Nickel prende da parte Solice: "se vi aiuto a catturare questa gente le guardie ne terranno conto anche per quanto riguarda mio padre, vero?" chiede speranzosa. La Paladina sceglie di essere franca e le confessa che non saranno le sue azioni ma quelle del padre a poter mutare quella condanna, che rischia comunque di essere inevitabile: le promette comunque che farà richiesta di parlarci ancora una volta, nella speranza che i giorni di prigionia e di lontananza dalla propria figlia abbiano aperto uno spiraglio di luce e di pentimento nei pensieri e nelle convinzioni del brigante. Saluta poi la bambina, pregandola di fare attenzione e di fare il possibile per osservare senza essere osservata. "Vorrà dire che mi coprirò con una mantella", le risponde Nickel. "Certo, con questo caldo..."

Visita ai prigionieri

Il gruppo torna in caserma: Solice manifesta a Peoh Blood l'intenzione di conferire con il capitano Ratel, non appena quest'ultimo potrà riceverli. Guelfo nota la presenza di Padre Gabriel che però, intento a interrogare i prigionieri e ben conscio degli ammonimenti ricevuti la sera precedente, sceglie di limitarsi a saluti stringati e formali.

Il gruppo passa il resto del tempo con i feriti dell'infermeria: Loic, Benton e Omar Pacifico, accuditi dalle amorevoli cure di Ludmilla. Nel corso della giornata Omar riceve la visita di sua moglie e delle sue due figlie, oltre che dello stesso commilitone Peoh Blood che mostra di avere un ottimo rapporto con il collega e con la di lui famiglia.

Quando il capitano Ratel accetta di ricevere il gruppo, è Guelfo il primo ad essere oggetto del suo interesse: "ho bisogno del tuo parere in quanto praticante di arti magiche: devi visionare i prigionieri e assicurarti che abbiamo preso le dovute precauzioni." Il mago accetta di buon grado, ed è l'intero gruppo a prendere parte alla visita alle prigioni.
La prima cella che viene visitata contiene al suo interno Moran e Matthew: i due sono imbavagliati e hanno le braccia cinte da una pesante catena che li tiene ancorati alla parete. Guelfo ha pochi dubbi: di certo in quelle condizioni non hanno alcuna possibilità di nuocere.
Il monaco è legato mani e piedi, bendato e imbavagliato: l'unico punto del suo corpo lasciato libero è il torace, bendato in conseguenza del colpo subito il giorno precedente. "Certo che Peoh gli ha assestato un gran bel colpo", commenta Guelfo: ma quando Solice abbassa gli occhi assumendo un espressione seria, al mago torna alla mente che non è sulle spalle della guardia civica che ricade la responsabilità di quella ferita; fortunatamente, sembra che il potente Stregone se la caverà.
La stanza di Jarel è piantonata da una guardia: la ragazza siede sul suo letto, bendata e imbavagliata, con le mani legate e i piedi liberi.
L'ultima cella è leggermente separata dalle altre: "fate attenzione a questo qui: io ho provato a interrogarlo, ma a me sembra completamente deficiente", commenta il capitano Ratel aprendo la porta e rivelando Midas, legato mani e piedi e imbavagliato. Lo spettacolo che si presenta agli occhi di Guelfo è in effetti quello di un individuo privo di lucidità mentale: i suoi occhi non lasciano trasparire alcunché, e spingono il mago a togliergli la benda. "Chi sei?" "Mi chiamo te", risponde Midas con un sorriso ebete. La risposta è per Guelfo più che sufficiente: "rimettetegli la benda", dichiara alzando le spalle. Desiree cerca invano tracce di commozione cerebrale, mentre Solice ipotizza che possa essere vittima di qualcuna delle sostanze ritrovate sul luogo dello scontro; viene persino ipotizzato che possa trattarsi di un incantesimo riuscito male. Una cosa è certa, allo stato attuale delle cose Midas non può essere considerato nè una minaccia nè un interlocutore degno di questo nome.

Guelfo conclude la sua visita informando il capitano Ratel delle sue conclusioni: "secondo me dovete bloccare anche i loro piedi", afferma con convinzione. "Ho delle palle di ferro che aspettano soltanto di essere utilizzate", esclama di rimando il capitano. Prima di congedarsi, il mago chiede di essere informato sull'esito degli interrogatori condotti da lui e da Padre Gabriel sull'unica prigioniera in grado di parlare, ovvero Jarel: "il sacerdote è riuscito ad ottenere alcune informazioni da quella donna", gli spiega il capitano: "anziché giudicarla ha scelto di mostrarsi curioso, e la cosa ha finito per dare i suoi frutti". Guelfo ascolta con soddisfazione: a quanto pare Padre Gabriel ha deciso di seguire i suoi consigli.

Solice chiede al capitano Ratel il permesso di parlare ancora una volta con il prigioniero Ray, il padre di Nickel, ed eventualmente di consentire alla figlia di poterlo rivedere ancora una volta prima dell'esecuzione. "Non so se sarà possibile, ma soprattutto non so se possa essere una buona idea farla parlare di nuovo con quel pendaglio da forca", commenta il capitano, che finisce comunque per acconsentire a entrambe le richieste.

Quando il capitano Ratel congeda Guelfo, è Eric a chiedere una udienza personale. L'oggetto della conversazione è ancora una volta Rochefort. "Come procede con quel pendaglio da forca?", chiede il giovane, augurando il peggio; la sua speranza viene però subito delusa: "sta migliorando, ma non è ancora in grado di muoversi completamente: in ogni caso, sopravviverà". Eric chiede di poterlo interrogare a quattr'occhi, e il capitano non si fa problemi a concedergli questo favore, ordinando a una guardia di accompagnarlo nella sua cella.
"Salve, come va?", esordisce Eric con tono strafottente, nel tentativo di farlo uscire dai gangheri: Rochefort però, ancora legato, non sembra abboccare. "Sei solo un damerino", risponde tra i denti. "Certo che devo ancora capire come ha fatto quella guardia a ridurti così", incalza il giovane. "Era una bestia, quello... E un pò l'ho invidiato", risponde il criminale. Eric prova a provocarlo, ricordandogli anche le visite alla casa di piacere note al gruppo: "d'altronde ti capisco, non dev'essere facile trovare una donna in altri modi vista la faccia che ti ritrovi". Infine, solo parzialmente appagato, decide di lasciarlo al suo destino.

Desiree riceve nel frattempo una visita da parte di Peoh Blood, che si mostra particolarmente cordiale: "tutto bene?", le chiede, con evidente interesse; "mi sembra che tu ti stia annoiando". La ragazza scuote la testa: "qui non è male", risponde, "anche se non sono sicura di aver visitato bene tutta la caserma". "Beh, è pieno di stanze interessanti, come ad esempio il magazzino delle armi!" esclama Peoh con enfasi, "anche se forse troveresti più interessante il cortile di addestramento". Desiree si lascia convincere ad accettare una sessione di allenamento: "ma ti avverto", dice, "io sono piuttosto incapace con la daga!". Peoh si dimostra in ogni caso un insegnante paziente e modesto, oltre che un galantuomo.

Il rapporto serale di Nickel

Scende la sera, e il gruppo si reca nuovamente alla Cattedrale del Sole Nero per ascoltare il rapporto serale di Nickel. E' lei stessa ad accoglierli aprendo la porta della canonica: "Salve, capi!". La bambina è molto soddisfatta dell'importanza data al suo incarico, e rivela di aver visto una seconda volta i due individui sospetti: a quanto pare, questa volta si dirigevano proprio in direzione del palazzo Larsac. Chiede poi a Solice informazioni riguardo al padre, e la Paladina le conferma che il capitano Ratel ha accettato la sua richiesta; soddisfatta della cosa, Nickel chiede anche a Solice di rimediarle una balestra leggera. "Mi serve per allenarmi", le dice con aria eccitata: "altrimenti finirò per perderci la mano: lo so che ora non mi serve, ma ad ogni buon conto potrebbe tornare utile prima o poi, in fondo sono una buona tiratrice... Anche se i tuoi compagni non lo pensano, visto che sei ancora viva! Ma tu lo sai che ti avevo presa, no?". Solice, preoccupata dall'idea che la bambina possa tornare in possesso di un'arma pericolosa, le indica il fodero vuoto che fino a pochi giorni prima conteneva la sua spada: "ricordi? Qui c'era l'arma che impugnavo il giorno in cui ci affrontammo. Come vedi ora l'ho tolta, e ho deciso che per ora svolgerò il mio compito senza di essa". Nickel guarda negli occhi la Paladina: "Ho capito!", esclama poi: "quando tu riavrai una spada, io riavrò una balestra! Ottimo, allora è deciso! Ci conto!" Solice apre la bocca per replicare, ma la bambina fugge via, soddisfatta dell'accordo appena strappato.

Nuove scoperte sul Miele Nero

Mentre Nickel parla con Solice e con gli altri, Guelfo si reca da Padre Gabriel per ricevere informazioni riguardanti gli interrogatori da lui compiuti nel corso del pomeriggio. Il sacerdote rivela una serie di importanti informazioni riguardo alla misteriosa sostanza nota come Miele Nero: stando a quanto dice Jarel, l'acquirente per cui esso veniva prodotto è un certo Alfred Rosemberg, un individuo appartenente a una famiglia altolocata della baronia di Anthien: gli scambi avvenivano a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro in un posto chiamato Le Parole D'oro, anch'esso ad Anthien. A volte l'acquirente veniva da solo, ma talvolta era accompagnato da un cavaliere, un certo sir Kilian: quest'ultimo deve essere un uomo di provata fiducia, in quanto in un paio di occasioni è venuto da solo a compiere la trattativa. Padre Gabriel descrive l'esistenza di almeno tre diversi tipi di Miele Nero:
  • Miele del Controllo: si tratta di un composto in grado di asservire un individuo al proprio volere, annullandone progressivamente la volontà e trasformandolo in un burattino. E' basato sulle ricerche più antiche e per questo meno evolute, ed è per questo che è la tipologia meno richiesta dagli acquirenti di Anthien anche per via dei forti effetti collaterali, prima tra tutte la crisi di astinenza che genera.
  • Miele della Potenza: è un composto in grado di alterare le reazioni fisiche, la forza e la tempra di chi ne fa uso, riducendone contestualmente la volontà e le capacità di giudizio. Si tratta senza dubbio della tipologia più richiesta, sebbene anch'essa induca una forte dipendenza.
  • Miele del Potere: è un composto in grado di risvegliare il Potere Magico all'interno di una persona, in certi casi in misura permanente. Si tratta della tipologia più costosa e difficile da realizzare, l'unica che soltanto il Monaco è in grado di produrre: la richiesta è consistente, ma di gran lunga inferiore a quella del Miele della Potenza. Caratteristica di questa variante sembra essere l'assenza quasi totale di effetti collaterali. Stando alle parole di Jarel, il composto è inutile per chi già possiede il Potere Magico, e anzi in quei casi può risultare persino dannoso: questo motivo ha spinto lei stessa, come anche il Monaco e gli altri seguaci, a non utilizzarla mai.
Dopo aver salutato Nickel e Padre Gabriel il gruppo si reca nuovamente in caserma, dove lo aspetta il meritato riposo. Ma la notte, contrariamente alle aspettative, passa tutt'altro che tranquilla.

Incendio alla Caserma delle Guardie

E' notte inoltrata, quando il sonno di Guelfo viene turbato da un'improvvisa scossa. Il mago impiega alcuni secondi per capire che non si tratta di un sogno: un incantesimo, probabilmente di grossa portata, è stato rilasciato nelle immediate vicinanze. Consapevole del pericolo dovuto alla presenza del Monaco e dei suoi seguaci nelle prigioni il giovane è lesto a svegliare i compagni: nel giro di pochi istanti un sinistro odore di fumo e legno bruciato pervade le stanze dell'infermeria, a preludio di una minaccia imminente che ben presto si fa fin troppo chiara. La conferma definitiva la si riceve affacciandosi alle finestre che danno sul cortile interno della caserma attraverso le quali si intravede una foschia scura, i suoi contorni disegnati dal chiarore traballante di una luce innaturale.

Guelfo

"Al fuoco, al fuoco!" grida il mago, precipitandosi per primo nel corridoio che conduce verso gli ambienti della sala d'ingresso. A quanto pare le fiamme investono il primo piano della caserma, al di sopra dell'ufficio del capitano Ratel: si tratta senza dubbio delle celle in cui sono ospitati, oltre a Rochefort e al padre di Nickel, il Monaco e i suoi seguaci. Guelfo avanza fino a quando non intravede le fiamme e, nonostante sia ancora debole dopo gli scontri degli ultimi giorni, riesce a far uso del suo innato Potere Igneo: grande è il suo disappunto quando scopre che, questa volta, le fiamme oppongono una resistenza superiore addirittura alle sue capacità di controllo del fuoco. Un simile fenomeno si può spiegare soltanto ipotizzando l'intervento di uno Stregone molto potente: forse lo stesso Monaco, o più probaiblmente qualcuno venuto a recuperare qualcosa di molto prezioso. Il giovane decide di prendere per buona la seconda ipotesi, ed è con questi propositi che si accinge a raggiungere il magazzino entro il quale sono custoditi l'alambicco alchemico e gli altri reperti recuperati nei giorni precedenti. La porta è chiusa a chiave e per il momento non sembra particolarmente esposta alle fiamme sovrastanti. La preziosa refurtiva è ancora al sicuro.
Il mago tira un sospiro di sollievo, ma quando immette nuovamente aria nei polmoni si accorge suo malgrado (doppio 1 di Resistenza) che la situazione ambientale all'interno del sotterraneo della caserma ha ormai oltrepassato i livelli di guardia. Incomincia così una lenta risalita verso l'uscita, lungo le scale ormai invase dal fumo, ed è grazie ai suoi poteri residui che riesce alfine a lasciarsi alle spalle l'ormai compromesso edificio.

Julie, Quixote e Loic

Julie e Quixote, quest'ultimo rallentato da un ginocchio non ancora in condizione, si rendono ben presto conto della necessità di trasportare all'esterno Loic e Benton prima che il fumo renda l'aria del tutto irrespirabile. Fortunatamente, la relativa distanza tra i locali dell'infermeria e la zona invasa dalle fiamme dà a loro e a Ludmilla tempo sufficiente per organizzare il trasporto, e nel giro di pochi minuti i feriti vengono condotti nella piazza antistante l'ingresso principale della caserma: è lì che Julie, Quixote e Loic hanno modo di accorgersi dell'arrivo trafelato di Padre Gabriel e del capitano Ratel e dei loro sforzi per limitare i danni e recuperare il controllo della situazione.

Eric

Le direzioni intraprese dagli altri compagni lasciano a Eric la possibilità di occuparsi personalmente dell'incolumità dei prigionieri. Del resto, l'unico aspetto positivo di una situazione così drammatica potrebbe proprio essere dato dalla possibilità di poter finalmente risolvere un annoso e troppo a lungo procastinato problema: si tratta ovviamente di Rochefort e del suo ostinato attaccamento alla vita, che né i morsi di Benton nè il rancore delle guardie civiche sono finora riusciti a soverchiare; è con la mente rivolta a simili pensieri che il giovane, caricata la balestra, incede lentamente lungo gli scalini che conducono al corridoio delle celle. tuttavia lo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi una volta giunto in cima è tale da fargli capire che non è il solo ospite della caserma ad avere a cuore la salute dei prigionieri: due loschi figuri, le cui sagome corrispondono alla descrizione dei manigoldi individuati da Nickel il giorno precedente, si avvicendano di cella in cella come volpi in un pollaio. La velocità con cui entrano ed escono e le armi che impugnano non lasciano a Eric alcun dubbio sulla mancata incolumità degli ospiti delle celle oggetto della loro visita: si tratta, a quanto sembra, degli alloggi assegnati al Monaco e ai suoi seguaci. Un trattamento ben diverso è invece riservato a Rochefort, che viene liberato dalle sue catene e condotto, ancora barcollante, lungo il corridoio. Il giovane decide di preparare alcuni ostacoli ai quali fa poi prendere fuoco, nella speranza di bloccare l'unica via d'uscita ai tre manigoldi. "Non mi resta che aspettare in silenzio cercando di rovinargli la festa", pensa Eric, appiattendosi lungo la parete.
"Cosa succede qui?", esclama per tutta risposta una voce alle sue spalle, facendo quasi eco ai suoi pensieri. Girandosi di scatto, Eric riconosce la sua interlocutrice: si tratta di Nickel, la ragazzina che soltanto poche ore prima era stato "costretto" ad accettare come compagna di avventure. "Non fare rumore" le dice, continuando ad osservare i malviventi che avanzano nella sua direzione e preparandosi a utilizzare la balestra. Nel giro di pochi istanti Rochefort è a portata, ma Eric sceglie di scagliare il dardo in direzione di uno dei due accompagnatori, che viene colpito al ventre: negli istanti successivi Eric è costretto a estrarre il martello, con il quale ferisce nuovamente lo stesso malfattore, che non riesce a superare la barricata e viene respinto all'interno del corridoio, finendo riverso al suolo.
In quel momento fa la sua comparsa Raymond Bluette, una delle guardie della caserma: Eric, che si aspettava un possibile arrivo della "talpa" con l'intento di facilitare la fuga di Rochefort, si dimostra molto sospettoso e non lo perde mai di vista. Dal canto suo Raymond Bluette si comporta in modo decisamente sospetto: "potete andare se volete, qui ci penso io" continua a ripetere, cercando di persuadere il giovane e Nickel ad abbandonare il piano. Eric tuttavia non si lascia convincere, e dopo pochi istanti Rochefort comincia ad accusare seri problemi respiratori e ben presto si accascia, privo di sensi e prossimo alla morte. "Tenete duro, vi tirerò fuori da lì" urla a quel punto Raymond Bluette, confermando ulteriormente i sospetti di Eric. Pochi istanti dopo alcune travi crollano dal soffitto, bloccando definitivamente l'accesso al corridoio: è ormai evidente che nessuno potrà uscire vivo da quella direzione, a prescindere dai tentativi della guardia. La mala parata spinge l'unico manigoldo rimasto in piedi ad arretrare, ed Eric decide di recarsi all'esterno per bloccargli l'unica possibile via di fuga attraverso una finestra non protetta dalle grate. Nickel, impossessatasi nel frattempo della sua balestra, decide di seguirlo. "Tenete duro! Cercate di resistere!" urla ancora Raymond Bluette, questa volta con una voce che lascia trapelare un'evidente preoccupazione.

Solice e Desiree

Solice e Desiree seguono Guelfo fino alla sala d'ingresso della caserma, dove hanno modo di comprendere l'entità e la provenienza dell'incendio. L'impossibilità del giovane di domare le fiamme spinge la paladina a pensare che possa trattarsi di un attacco condotto almeno in parte dall'esterno; decide quindi di uscire all'esterno, correndo a perdifiato intorno all'edificio in direzione del muro infuocato. Desiree, daga alla mano, decide invece di coprire l'altro lato: la sua corsa finisce però poco dopo essere giunta a destinazione, quando una folata di fumo denso e scuro le entra negli occhi (2-2-2 di Individuare) impedendole di fatto di vedere alcunché. Raggiunto il lato invaso dalle fiamme Solice si guarda intorno alla ricerca di individui sospetti o di finestre o passaggi aperti sul muro della caserma, ma senza successo. Viene però attirata dalle numerose finestre presenti sull'altro lato della strada, dalle quali si affacciano i cittadini intenti a guardare lo spettacolo: tutte sono illuminate... tranne una, situata proprio all'altezza dell'incendio che divampa. La paladina decide di affidarsi al suo intuito e orienta le sue azioni su quell'unica possibilità. Nel corso dei minuti successivi retrocede lentamente lungo la parete della caserma per poi raggiungere quella adiacente: giunge sotto la finestra cercando un appiglio che possa consentirle di arrampicarsi lungo il muro, e non appena lo trova si libera dello scudo e si issa verso l'alto, fino a trovarsi a pochi centimetri da essa.
E' lì che passa i minuti successivi, nel tentativo di ascoltare i rumori provenienti dall'interno della finestra e di decifrare i segnali di pericolo provenienti dal suo sesto senso. Il respiro affannoso che sente le fa balenare alla mente un solo volto, quello dell'unico Stregone ancora a piede libero che potrebbe aver dato luogo a un simile incendio, e quando decide di alzare la testa e guardare verso l'interno i suoi occhi confermano tale ipotesi: quello che vede è il volto di Arthur Speer, che si staglia immobile con le mani aperte innanzi a sé, la mente e il corpo protesi verso le fiamme; dietro di lui, seminascosto dall'ombra, c'è lo sguardo soddisfatto di Manuel Larsac. La Paladina, priva per sua stessa scelta della spada, non può far altro che osservare la scena e registrarne tutti i particolari; la sua esitazione consente a Manuel Larsac di accorgersi di lei e la costringe ad abbandonare la presa, calandosi verso il basso: una volta a terra Solice si copre il volto, recupera lo scudo e scappa verso l'ingresso della caserma. Nel frattempo Desiree, riuscita a schiarirsi nuovamente la vista ed avvicinatasi al luogo in cui aveva visto l'amica, ascolta gli ultimi scampoli della conversazione: "Sei riuscito a vederla?" "Si...è ancora quella maledetta ragazzina!".

L'arrivo di Peoh Blood

Una volta girato l'angolo, Solice si imbatte in Eric e Nickel, entrambi provenienti dalla caserma. "C'è lo Stregone di Amer nascosto dietro quella finestra", esclama Solice mettendoli in guardia. "Va bene", annuisce Eric, "ci faremo attenzione. Ma c'è anche un bastardo che sta provando a farla franca, e dobbiamo prenderlo a ogni costo". Solice annuisce, confidando nella capacità di Eric di saper badare alla sua incolumità e a quella di Nickel, che vede a malincuore con la balestra carica in mano. Purtroppo non c'è tempo da perdere, ed è comunque costretta a proseguire. Dopo pochi metri si imbatte in Padre Gabriel, che sta tentando di opporsi alla furia delle fiamme con le sue preghiere. Dietro di lui avanzano a grandi passi il capitano Ratel e Peoh Blood, diretti verso la caserma.
"Capitano Ratel", esclama Solice non appena lo vede, "ho visto i responsabili di tutto questo: sono Arthur Speer e Manuel Larsac, dobbiamo andare a prenderli!". Il capitano non ha tempo di valutare a mente fredda le parole della Paladina: "và con lei", ordina a Peoh Blood che accetta di buon grado l'incarico, soprattutto quando Desiree li raggiunge: "vengo anch'io", dice la ragazza, che nel frattempo ha recuperato arco e frecce. Solice imbraccia il suo scudo e fa per estrarre la sua spada, ma la sua mano non trova nulla. Ripensa all'accordo stipulato con Nickel, poi ricorda di averla vista solo pochi secondi prima con una balestra in mano e sospira.
"Potresti prestarmi la tua daga?", chiede quindi educatamente a Desiree.

La cattura del maestro di scherma

Eric e Nickel raggiungono un altro lato della caserma, evitando con cura di passare sotto la finestra indicata da Solice. "Lo vedo, eccolo!" esclama la ragazzina, indicando una figura ossuta nell'atto di librarsi a mezzaria, appeso all'unica finestra priva di sbarre. "Non andrà da nessuna parte", sentenzia Eric. "Se vuoi posso colpirlo", esclama Nickel, prendendolo di mira con la balestra: "...non è difficile, posso farcela! Posso prenderlo!". Eric valuta la possibilità: "Perché no?" annuisce poi. "Prova!". La ragazzina non se lo fa ripetere due volte: il dardo sibila nell'aria e colpisce il suo bersaglio, che molla la presa e finisce riverso al suolo. "Preso!" esclama Nickel soddisfatta.
Ma subito Eric e Nickel guardano con preoccupazione le fiamme che lambiscono il muro della caserma: la sopravvivenza dei prigionieri sembra a questo dubbio pesantemente compromessa. "Mio padre", esclama Nickel sconsolata: "dobbiamo salvare mio padre! Ti prego..." Eric cerca ripetutamente di scalare la parete, ma le ferite subite nei giorni passati gli impediscono una simile manovra. "Fai andare me! Io posso farcela! Per favore, Eric, fai andare me!" Il giovane alla fine acconsente, e issa Nickel sulle sue spalle fino a consentirle di arrivare alla finestra e di tirarsi su. Passano minuti di tensione, al termine dei quali si sente nuovamente la voce della ragazzina. "Mi sono fatta male... Non riesco a scendere!" E' soltanto dopo numerosi tentativi che Eric e Guelfo, che nel frattempo è arrivato sotto la finestra per utilizzare il suo potere igneo contro l'incendio, riescono a recuperarla. "L'ho visto, mio padre" singhiozza Nickel, tra le lacrime: "è morto: era tutto bruciato...".
In quel momento le fiamme cominciano finalmente a diradarsi, come se una brezza le smorzasse fino a spegnerle.

La cattura di Arthur Speer e Manuel Larsac

I tentativi di Solice di guidare la spedizione vengono vanificati dalla grinta di Peoh Blood, che animato da un grande spirito d'iniziativa si lancia a perdifiato lungo le scale del casolare all'interno del quale si nascondono Manuel Larsac e Arthur Speer. E' lui a sfondare la porta d'ingresso, che quasi esplode sotto il colpo del suo stivale. "Non preoccuparti, so perfettamente dove si trovano" la tranquillizza la guardia, sicura di sé. Nel giro di pochi istanti, una seconda porta è costretta a schiantarsi sotto l'impeto di Peoh: dietro di essa si trovano i due obiettivi, sorpresi ma al tempo stesso decidi a non farsi catturare tanto facilmente. Desiree è la prima ad agire, scoccando una freccia all'indirizzo di Arthur Speer che però manca il suo bersaglio: lo stregone non perde la calma e risponde pronunciando tre rune ormai ben note: ''Bes-Ak-Vas", a seguito delle quali due lame fatte di luce si conficcano nelle carni della guardia. "E' tutto qui quello che sai fare?", sembra quasi ribattere Peoh, che senza accusare minimamente le ferite risponde con un pesante colpo della sua spada, la quale si conficca duramente nella gamba destra di Arthur Speer: il mago, svenuto, crolla riverso al suolo.
"Consegna il tuo destino nelle mani degli Dei", intima Solice a Manuel Larsac, "o sarò costretta a volgere la mia arma contro di te".
"Stupida, stupida ragazzina!", ribatte furioso il mercante: "tu non sai chi sono io! Voi non sapete contro chi vi siete messi! Voi non sapete..."
Lo scambio di battute ha termine soltanto quando la spada di Peoh Blood, ancora grondante del sangue di Arthur Speer, si rivolge all'indirizzo del mercante. A quel punto Manuel Larsac consegna suo malgrado l'arma e viene condotto fuori dall'edificio, mentre Desiree si occupa di stabilizzare la ferita dello stregone.

Epilogo in piazza e in locanda

Desiree passa gran parte della nottata a medicare Arthur Speer e gli altri feriti a seguito degli scontri notturni. Affronta anche una conversazione con Peoh Blood, che finisce per rivelarsi meno tranquilla del previsto: con sua grande sorpresa la guardia dichiara di provare dei sentimenti per lei e la interroga sui suoi. Desiree cerca di prendere le distanze e oppone un deciso rifiuto, ma non riesce a impedire che la guardia le rubi un fugace bacio: il log della conversazione è disponibile qui.
Solice porta in consegna i prigionieri al capitano Ratel, poi torna a cercare Nickel: quando la trova, apprende la tragica morte del padre e cerca di consolarla come può: il log della conversazione è disponibile qui.
Desiree, Julie e Solice si ritrovano in locanda e scambiano alcune parole sugli avvenimenti degli ultimi giorni (conversazione tutt'ora in corso).

Prima di dormire, Desiree ha modo di scambiare qualche parola anche con Loic. Il suo fidanzato è visibilmente preoccupato dai rischi corsi dalla ragazza, e dopo essersi fatto raccontare l'accaduto non le nasconde la sua apprensione: "Mi raccomando, cerca di non esporti troppo: non sei equipaggiata per correre questo tipo di rischi, e mi piacerebbe che ne corressi il meno possibile. Comunque sono contento che sei andata con Solice: Pyros la protegge, e sono certo che quando sei con lei protegge pure te".Eric si reca dal capitano Ratel per metterlo al corrente del comportamento sospetto tenuto dalla guardia Raymond Bluette nel corso dell'incendio.
"Quello che dici potrebbe anche essere vero" commenta l'ufficiale, riflettendo ad alta voce: "d'altronde, non è certo uno degli elementi che conosco meglio, e non credo neppure che sia tra i più coraggiosi e affidabili dei miei uomini. Tuttavia non mi ha mai dato motivi per sospettare di lui: una cosa è certa, aveva la libertà di accesso per compiere le malefatte che hanno avuto luogo negli ultimi giorni".
Eric annuisce e fa per congedarsi, ma proprio mentre si appresta a uscire viene investito da un ultimo, sagace commento del capitano: "sai una cosa? Se davvero era lui, è molto meglio che sia morto!".

La deposizione al cospetto del Barone

Laon, 6 Agosto 517

Le porte delle stanze si aprono in tarda mattinata: dopo una notte di meritato riposo Loic va a cercare Solice per ringraziarla di aver protetto Desiree e di aver preso le decisioni giuste al momento giusto: "non è me che devi ringraziare" balbetta la Paladina, un po' imbarazzata: "tutti si sono comportati in modo davvero eccezionale". Solice è raggiante nel descrivere le eroiche azioni dei suoi compagni, soffermandosi in particolare sul coraggio mostrato da Desiree durante la cattura del maestro di magia Arthur Speer; parla anche molto bene dell'operato di Peoh Blood , che viene descritto come una guardia capace e senza paura.
La conversazione si interrompe per via del grande vociare proveniente dalla piazza, che finisce per spingere sia i maschi che le femmine del gruppo a sporsi dalla finestra delle loro rispettive stanze: fortunatamente, entrambe danno proprio sul posto giusto.

L'arrivo del Barone

La folla radunata al centro della piazza si apre bruscamente per lasciar posto a una carrozza scortata da otto cavalieri, recanti le insegne del barone di Laon; a scendere dalla carrozza sono lo stesso barone e la figlia Emmanuelle Beart. Guelfo è particolarmente colpito dalla vista della giovane e si lancia in una serie di considerazioni ad alta voce che investono prima lei e poi la sua dama di compagnia, che in passato ebbe modo di conoscere fin troppo bene (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare); i commenti di Guelfo vengono sostenuti con divertita complicità da Loic e durano fino a quando i due non si accorgono degli sguardi sbalorditi del reparto femminile del gruppo, affacciato a meno di due metri di distanza. Guelfo tossisce sonoramente, mentre il barone e sua figlia scompaiono all'interno della caserma delle guardie, dove li aspetta il capitano Ratel. Meno di dieci minuti dopo sopraggiunge un carro con lo stemma della stazione di posta, sul quale vengono ben presto caricati i due prigionieri di lusso: Arthur Speer e Manuel Larsac. Con loro sale anche Peoh Blood: a quanto pare il Barone intende trasferirli nelle prigioni del castello. Ben presto il barone e la figlia tornano a sedersi all'interno della carrozza che riparte assieme al carro per dirigersi alla volta del castello baronale.

Midas e il vecchio Simòn (I'm with stupid)

Il primo impulso del gruppo è quello di parlare con il capitano Ratel per essere edotti sulle novità, ma considerata la mole di lavoro che di certo grava sull'ufficiale si decide di attendere fino all'ora di pranzo.
Desiree e Guelfo decidono di andare a far visita a Midas, l'unico superstite dei seguaci del Monaco: il prigioniero è guardato a vista dal vecchio Simòn, una guardia anziana ma ancora in grado di dire la sua dall'aspetto esperto e navigato. "Volete parlare con il deficiente? Nessun problema!" esclama con aria divertita, pronto a godersi lo spettacolo.
"Te lo ricordi oggi, il tuo nome?" gli chiede Desiree, cercando di capire se le sue condizioni sono migliorate.
"Il mio onomastico? Midas, Midas è il mio nome!" risponde il suo interlocutore con un sorriso che ghiaccia all'istante ogni speranza. "E il tuo nome, bella?"
"Desy", risponde la ragazza scuotendo la testa. "Desy... Desy, Desy! che bel nome!" Ripete contento Midas.
"Si chiama Desiree... Desy solo per gli amici", tuona dalla distanza Loic, appena entrato nella stanza.
Guelfo prova a intavolare una conversazione con Midas nella speranza di poter ricavare qualcosa di utile, ma dopo pochi istanti è costretto a rinunciare: le risposte del mago appaiono sconnesse e prive di logica. "Questo è un povero demente", commenta il vecchio Simòn, che scoppia poi in una fragorosa risata quando gli viene spiegato che Midas potrebbe essere rimasto vittima di un suo stesso incantesimo. Anche Loic tenta di interloquire con il prigioniero, che sembra però sempre più incapace di rispondere: "ma certo che ti ascolto, caro Desy!".
"Io non sono ‘'caro Desy'', io sò caro stronzo che t'ammazza!" esclama per tutta risposta Loic, visibilmente seccato.
"Torneremo presto" sospira Guelfo, per poi uscire dalla stanza seguito dagli altri.

Peoh Blood

Solice spedisce alcune lettere, indirizzate rispettivamente al padre e ai fratelli, all'amica Diana e a Rosalie e Yera.
Poco dopo l'ora di pranzo Peoh Blood bussa alla camera delle ragazze per informare Solice e Desiree che, nel pomeriggio, verrà a chiamarle per scortarle al Castello: il Barone intende registrare la loro deposizione in merito alla cattura di Arthur Speer e Manuel Larsac; molto probabilmente verrà chiamato anche Eric, autore della cattura del malvivente noto come il maestro di spada. La guardia è scura in volto, e le indiscrezioni che rivela al gruppo non sono incoraggianti: "Brian Slagel, l'architetto della cappella, si è dileguato: è probabile che abbia approfittato della confusione di questa notte.
"Quando non si siedono al tavolo di mio fratello, gli architetti tendono a cavarsela", commenta Loic con tono sarcastico.
Impossibilitato a cogliere la citazione Peoh Blood continua il suo discorso, comunicando che è stata trovata molta altra roba bruciata a casa Larsac, probabilmente documenti o altro materiale compromettente. Conclude annunciando che l'indomani mattina verranno officiati i funerali delle guardie decedute e, qualche ora dopo, dei prigionieri morti a causa dell'incendio.
Quando la guardia finisce di parlare, Guelfo prende la parola: "Peoh, non ho ancora avuto occasione di dirtelo, quindi lo faccio ora: sei stato grande, ti sei reso artefice di azioni davvero sorprendenti. Non mi aspettavo di trovare in te una persona tanto coraggiosa, grazie di cuore per quello che hai fatto".
Peoh Blood resta interdetto, mentre Desiree volge lo sguardo in un'altra direzione. "Sono stato soltanto fortunato" si schernisce poi. "Del resto, è anche il mio dovere".
Solice fa eco a Guelfo, ma dopo qualche istante è lo stesso Loic a richiamare l'attenzione su di sé: "grazie anche a nome mio", esclama con sincera gratitudine. "per aver protetto la mia fidanzata: non lo dimenticherò".
Peoh annuisce: "è una ragazza con un coraggio straordinario, è stata lei stessa a proteggermi con il suo arco. Io ho solo fatto del mio meglio".
Quando Peoh si congeda Desiree si dedica a Loic, decisa a fugare con le parole e con i fatti qualsiasi sospetto che il fidanzato potrebbe avere nei confronti dell'ardimentosa guardia.

Al castello (we didn't start the fire)

Eric, Solice e Desiree si preparano a recarsi al castello: la Paladina indossa la cappa e la tunica dell'ordine dei paladini di Pyros, mentre Loic guarda compiaciuto la sua fidanzata prepararsi. "Sei davvero incantevole", le dice sorridendo. L'avvenenza della ragazza è notata anche da Peoh Blood: la guardia riesce a comunicarle il suo apprezzamento con una serie di sguardi fugaci che scivolano indisturbati al di sotto della soglia di attenzione dei presenti.
Il viaggio a cavallo è piuttosto breve: una volta arrivati al castello i tre ragazzi vengono ricevuti dal camerlengo Bauer, che spiega dettagliatamente ai suoi ospiti le modalità dell'udienza per poi condurli al cospetto del barone e della figlia, seduti su due scranni dall'aspetto minaccioso.
Appare subito evidente come Lady Emmanuelle Beart eserciti una grande influenza sulle decisioni dell'anziano padre, che appare stanco e poco propenso alla parola. Solice, Desiree e Eric capiscono ben presto che sarà lei a condurre la conversazione, e gli sguardi carichi di antipatia e disprezzo all'indirizzo delle due ragazze non lasciano certo sperare per il meglio.

Solice

La prima ad essere interrogata è Solice, alla quale viene chiesto di descrivere le circostanze che hanno condotto all'arresto dei due prigionieri. La paladina mantiene un atteggiamento composto e rispettoso, scegliendo tuttavia di rivolgere le sue parole non già a lady Beart bensì al barone. Nel corso della deposizione la baronessina tenta in più occasioni di spingerla nel dubbio o nella contraddizione, giungendo a un passo dal dubitare delle sue parole. "Siete davvero certa che il maestro Arthur Speer non si trovasse lì con l'intento di ‘'spegnere'' le fiamme anziché alimentarle?" "Avete forse sentito pronunciare delle rune?"
La paladina risponde affermativamente, difendendo con convinzione la tesi di colpevolezza: "le esperienze che ho avuto e gli studi che ho fatto a riguardo mi supportano nel credere che il maestro Arthur Speer si trovasse nell'atto di controllare quelle fiamme, troppo rapide e troppo restie a qualsiasi tentativo di estinguerle per non essere opera di un intervento di natura magica; non gli ho sentito pronunciare alcuna runa, poiché l'incantesimo era già posto in essere quando sono arrivata presso di lui. Ho visto nei suoi occhi la concentrazione con cui teneva in vita quel fuoco innaturale, interrompendo la quale le fiamme sono state alfine vinte dalle preghiere dei sacerdoti. Infine, al momento della cattura sia lui che Manuel Larsac hanno rifiutato di riconoscere l'autorità della guardia civica, rifiutando di consegnare le armi: il maestro Arthur Speer ha persino lanciato un ulteriore incantesimo davanti ai nostri occhi ferendo Peoh Blood, la guardia artefice della sua cattura".

Desiree

Infastidita dal resoconto, che l'anziano barone sembra invece accogliere con interesse, lady Beart passa a interrogare Desiree, la quale non si fa attendere e aggiunge altri elementi a sostegno dell'amica.
"Il comportamento di Manuel Larsac e le parole da lui pronunciate al momento della cattura sono un'ulteriore prova della sua colpevolezza: si è limitato a dirci ‘'non sapete contro chi vi siete messi, non sapete con chi avete a che fare'', senza tentare in alcun modo di difendere il suo operato o di spiegare cosa ci facesse lì".
Le parole di Desiree hanno l'effetto di provocare ulteriore tensione: Emmanuelle Beart guarda la ragazza con grande fastidio, mostrando per lei un'antipatia persino superiore a quella fino ad allora riservata alla Paladina di Pyros.

Eric

"Parlatemi di quei due che hanno appiccato il fuoco alla caserma", chiede infine Emmanuelle Beart a Eric, riferendosi al maestro di spada e al suo defunto complice. Senza scomporsi Eric fornisce la sua versione dei fatti con precisione e dovizia di particolari, avendo cura di smentire ben presto l'argomentazione della baronessina: "quei due non avrebbero mai potuto dare alle fiamme la caserma: in primo luogo poiché c'erano delle guardie che glielo avrebbero di certo impedito, e poi perché io li ho visti bene, e nessuna delle azioni da loro effettuate è in linea con un simile intento. Se si trovavano lì era piuttosto per liberare i prigionieri o per ucciderli sul posto, ed è proprio quello che ho cercato di impedirgli di fare".

L'ira di Lady Beart (i love to hate you)

Emmanuelle Beart non sembra particolarmente contenta dalle dichiarazioni fornite dai tre testimoni. Tuttavia, la sua espressione lascia trasparire una relativa sicurezza: la sua influenza sull'anziano padre sembra essere rilevante, e il rischio che possa riuscire a pilotare le sue conclusioni è concreto. Per questo motivo Solice chiede il permesso di riprendere la parola e, una volta ottenuto, si lancia in un'ultima dichiarazione.
"Sono uscita fuori dalla caserma con l'obiettivo di cercare il responsabile di quell'incendio: in quel momento non avevo idea che si trattasse di Arthur Speer, né avevo modo di sapere dove si trovasse. Per questo motivo ho affidato il mio cuore al Dio della Verità, cercando con lo sguardo un luogo dove potesse nascondersi l'artefice di un atto tanto efferato. E' così che ho visto quella finestra: in quella notte illuminata a giorno dalle fiamme ho cercato nell'unico posto in cui non c'era la luce di Pyros, ed è lì che ho trovato Arthur Speer".
Le parole sembrano colpire in profondità il Barone. Solice non può tuttavia fare a meno di provare un brivido lungo la schiena quando si accorge dello sguardo di Lady Emmanuelle Beart puntato su di lei: l'antipatia e il disprezzo hanno lasciato il posto a un odio intenso e tangibile, che la Paladina sente su di sé persino quando, dopo gli inchini e i saluti di rito, i tre compagni abbandonano la sala. Il pericolo, per lei e per i suoi amici, sembra adesso oltremodo reale.

Resoconto

Tornati in locanda si discute il da farsi. Solice non nasconde le sue preoccupazioni per l'immediato futuro.
"In pochi giorni abbiamo rovinato la maggior parte dei loro piani: Manuel Larsac e Arthur Speer sono in custodia, Brian Slagel è fuggito; l'inquisizione è in arrivo, e con tutta probabilità interromperà la costruzione della cappella, forse per sempre; il commercio di Miele Nero è stato interrotto, i suoi principali artefici sono morti e uno di loro verrà interrogato. Non sappiamo cosa resta ancora in piedi, ma ho idea che non resti loro molto da fare... a parte vendicarsi di noi, e al tempo stesso impedirci di testimoniare di fronte ai sacerdoti". La Paladina teme una rappresaglia da parte della baronessina, che con tutta probabilità non si farà sfuggire l'occasione di mettere tutto a tacere gettando discredito sul gruppo o ricorrendo a metodi ancora più drastici.

Guelfo ricorda che la sua particolare situazione mette a rischio tutti: "ora come ora sono l'anello debole di questo gruppo: esercito i miei poteri senza l'autorizzazione della scuola di Magia, e il nome scritto sulle malleverie che porto con me è diverso da quello con cui tutti mi conoscono in questa città". Il mago ricorda anche di essere ricercato (a seguito degli eventi descritti nella cronaca Alla ricerca di Moreville - Parte 1).

Loic propone di rifiutare ogni futuro contatto con gli uomini del Barone: "Ci rifugeremo in un edificio di chiesa: Solice dichiarerà che né lei né il suo gruppo accetteranno di deporre di fronte a chicchessia fino all'arrivo dell'inquisizione". Il giovane conta sul fatto che neppure gli uomini del Barone arriveranno al punto di sfidare l'autorità della Chiesa per catturarli. "E se anche fosse, ci prenderanno a caro prezzo: tutti sapranno che hanno agito contro la Chiesa e attireranno su di sé lo sguardo vigile dell'Inquisizione".

L'entusiasmo di Loic viene però smorzato da Solice, che dichiara di non avere un grado sufficientemente alto per poter sostenere propriamente una linea d'azione così netta e ostile nei confronti del Barone: "finirebbero con lo scavalcarmi: Padre Gabriel o qualche altra autorità religiosa si troverebbe costretta a pronunciarsi con o contro la nostra decisione. Non possiamo rischiare di provocare una frattura tra feudo e chiesa che potrebbe avere conseguenze gravi quanto il problema che stiamo cercando di risolvere". La Paladina si dichiara comunque disposta a sottoporre a Padre Gabriel stesso l'ipotesi.

Il consiglio di Padre Gabriel

E' sera quando Solice si reca da Padre Gabriel.
Il sacerdote conferma alla ragazza tutti i suoi dubbi: "vi sconsiglio di cercare rifugio al Monastero di Halbedel: l'abate è un uomo molto austero, che preferisce tenersi in disparte dalle beghe dei feudatari e si adopera per mantenere buoni rapporti con il barone. Non si farebbero problemi a darvi asilo nella foresteria, ma di certo non impediranno alle guardie del Barone di prendervi in custodia, nel caso si presentino con motivazioni adeguate". Padre Gabriel si mostra pessimista anche rispetto all'ipotesi di rifugiarsi nella Cattedrale del Sole Nero: "io credo alla vostra parola e farei di tutto per non consegnarvi agli uomini del Barone: ma questa chiesa è aperta a tutti, e non sarei in grado di proteggervi qualora volessero prendervi con la forza".
Solice ringrazia per la franchezza Padre Gabriel e si chiude in preghiera. Alla fine della funzione del vespro si reca nuovamente in locanda, informando Loic e gli altri delle novità.
"A quanto pare è necessario levare le tende non appena saremo tutti in grado di muoverci", commenta Guelfo: il mago è particolarmente contento della decisione. Una tappa a Chalard sembra l'ipotesi più sensata: con un po' di fortuna potrebbe consentirgli di risolvere la maggior parte dei suoi problemi con la legge, oltre a fornire preziose novità sull'operato di padre Lorenzo Quart nella città di Amer.

Ultimo giorno a Laon

Laon, 7 Agosto 517

La notte passa tranquilla, e la prima parte della giornata scivola via senza grosse sorprese. Solice e Julie passano la loro giornata in compagnia di Nickel assistendo ai due funerali previsti, quello delle guardie civiche e quello dei prigionieri. Solice consola Nickel e la informa della possibile partenza imminente. "Che ci sto a fare qui?" risponde la piccola, emozionata all'idea di incominciare un viaggio con i suoi nuovi compagni. La paladina le compra l'equipaggiamento adatto e più tardi, insieme a Julie, le regala un piccolo gattino come ricordo della sua città natale. Il log degli eventi è disponibile consultando la voce relativa.

Desiree riceve una visita inaspettata da parte di Peoh Blood: la guardia civica riesce a farsi seguire in un luogo appartato, dove ha modo di consegnare alla ragazza uno splendido ciondolo come regalo d'addio. Desiree è lusingata, ma avvisa il giovane di non farsi illusioni. Il dialogo completo è disponibile consultando la relativa voce.

Poco prima di cena Solice chiede a Guelfo di parlare con Benton, convinta che il mago sia la persona più indicata per svelare il mistero legato ai sogni collegati e alle misteriose esperienze, peraltro solo in parte oniriche, della guardia civica. Il log della conversazione con Benton e della successiva discussione tra i due è disponibile consultando la voce relativa.

Un ospite a cena

Scende la sera, e tutti i personaggi si ritrovano radunati all'interno dell'affollata taverna della locanda con Nickel e Ludmilla. I piatti portati dall'oste non sono però l'unica cosa che arriva nei pressi del tavolo: la porta si apre, annunciando l'arrivo di un forestiero. Si tratta di un ragazzo di circa 23 anni, bruno e piuttosto alto: il suo bell'aspetto è tale da non lasciare indifferente la componente femminile del gruppo. Il giovane si guarda intorno, per poi avvicinarsi: "Solice", esclama poi, indicando con convinzione la paladina. "Sono venuto a cercare te e gli altri che viaggiano con te. Posso sedermi?". Prima di acconsentire alla sua richiesta Solice si alza in piedi e si fa rivelare la sua identità, insieme al motivo della sua visita. Il giovane afferma di chiamarsi Nicolas Long e di essere stato inviato da padre Lorenzo Quart con il preciso compito di parlare con il gruppo. Quando la notizia viene rivelata agli altri, il paladino viene accolto con calore e simpatia. "Padre Quart sta bene?", chiede subito Loic. Nicolas annuisce: "fisicamente parlando, non è mai stato meglio". La curiosità di apprendere le notizie fresche viene comunque soffocata dalla necessità di parlarne in un luogo più appartato. La cena viene consumata in silenzio, trattenendo a fatica ulteriori domande: vengono poi raggiunte le stanze al piano di sopra, dove la conversazione riprende al riparo da orecchie indiscrete.
"Sembra che padre Erwin sia stato arrestato", esordisce Nicolas: la frase è sufficiente a dipingere stupore e costernazione sui volti di tutti. "Padre Lorenzo ed io l'abbiamo scoperto ad Amer, durante un sopralluogo nella dimora del mercante Pedro Larsac. Abbiamo trovato una lettera che parla della sua cattura ad Anthien, sicuramente ad opera dei nostri nemici; le accuse non sono del tutto chiare, ma si parla di comportamenti oltraggiosi nei riguardi della morale e della religione". Nicolas racconta di come, una volta saputa la notizia, lui e padre Lorenzo siano tornati di corsa a Chalard con l'obiettivo di contattare altri uomini agli ordini del capitano della Torre del Tramonto, per poi dirigersi tutti insieme alla volta di Anthien. "Con tutta probabilità siamo arrivati subito dopo il mercante stesso: immediatamente dopo padre Lorenzo mi ha chiesto di recarmi qui, con il compito di trovarvi e condurvi nel nostro rifugio di Anthien: a dire il vero mi aveva detto che con tutta probabilità non vi sareste fatti trovare in giro, ma a quanto pare i suoi timori erano eccessivi...".
I membri del gruppo scuotono la testa, spiegando rapidamente al paladino i motivi reali della loro attuale condizione. "La verità", dice Solice, "è con tutto quello che è successo non c'è più un posto dove sia sensato nascondersi": Nicolas chiede e ottiene un riassunto molto sommario degli eventi occorsi a Laon, e la paladina ne approfitta per informare Nicolas della pericolosità legata al viaggio verso Anthien. Viene comunque deciso di accogliere la richiesta di padre Lorenzo Quart, e che la strada scelta sarà quella più veloce. "Tanto se vogliono crearci problemi lo faranno in ogni caso", commenta Loic. Ci si saluta dandosi l'appuntamento all'indomani: Nickel e Ludmilla, ovviamente, saranno della partita.

Laon, 8 Agosto 517

Dopo una notte di riposo, il gruppo si prepara per partire: Nicolas è intento a preparare dei panini per il viaggio. Solice decide di recarsi a salutare il capitano Ratel e Padre Gabriel, e Guelfo decide di accompagnarla. A entrambi viene fatto il medesimo discorso: "abbiamo ricevuto informazioni importanti, che richiedono la nostra partenza immediata: del resto, stare qui ancora avrebbe messo inutilmente in pericolo altri luoghi", spiega la Paladina, rassicurando sul fatto che il gruppo cercherà in ogni modo di fare ritorno all'arrivo dell'inquisizione. Il capitano chiede con insistenza un recapito a cui scrivere per ogni evenienza: dopo molto meditare gli viene detto di indirizzare le sue missive presso la stazione di posta di Chalard a una guardia di nome Mathieu, vecchia conoscenza del gruppo (vedi cronaca L'assedio di Nur-Had-Dun). Raggiunta la cattedrale del Sole Nero trovano Loic e Desiree, che avevano deciso poco prima di recarsi lì in preghiera prima di partire.

Il viaggio verso Anthien

Svolte anche le ultime faccende, ci si accinge a partire; Solice sistema Codino in una delle sacche del suo cavallo, opportunamente aperta e foderata per l'occasione. "Da dove diavolo viene quel gatto?" domanda Loic: Solice, un pò imbarazzata, comunica al resto del gruppo il nome e l'origine del nuovo amico di Nickel.
"Padre Quart ci attende in una locanda fuori città, a circa un'ora dal confine", rivela Nicolas: "con un pò di fortuna dovremmo raggiungerla prima che faccia notte". Il gruppo varca la porta sud della città di Laon e trova Peoh Blood, picca alla mano, intento a montare la guardia. Il giovane saluta con la mano i membri del gruppo, ma quando i suoi occhi cadono su Desiree non resiste alla tentazione di portarsi, soltanto per un secondo, la mano alla bocca con l'intento di lanciarle un ultimo fugace bacio a distanza. La mossa sfugge a Loic ma viene notata dal fratello, che scoppia in una fragorosa risata. "Che c'è di così divertente? Ti fanno ridere i riccioli biondi?" Lo apostrofa Loic, interrogativo. "No, no", si affretta a rispondere Eric, "è che mi è successa una cosa strana: ho guardato Peoh e m'è venuto in mente André Navon". Loic lo guarda con espressione corrucciata, cercando invano di comprendere la misteriosa frase.
Dopo alcune ore di viaggio, all'altezza della città di Creepy, il gruppo raggiunge un chiosco di lardo e salumi, lo stesso a cui era stato versato un tributo durante il viaggio di andata: "Che coincidenza", esclama Loic, "è proprio ora di pranzo". Un istante dopo i Navar, Guelfo e Quixote sono già scesi da cavallo, felici di onorare quella che è ormai diventata una tradizione: Nicolas, insieme alle ragazze del gruppo, preferisce limitarsi a uno dei panini da lui preparati.

Giunti all'altezza del villaggio di Carentan Ludmilla manifesta il desiderio di fermarsi alla stazione di posta, con l'intento di cambiare il suo cavallo e chiedere nel contempo notizie sui suoi concittadini: "ottima idea" commentano tutti, felici all'idea di fermarsi a riposare. Durante la pausa, che dura poco meno di un'ora, ci si rende conto che Carentan si sta faticosamente risollevando in piedi dopo l'attacco subito; Solice si informa delle sorti di Lory Blanc, la bambina che aveva cercato di consolare a seguito della morte del fratello ad opera dei Maestri del Vento. Il capo della Stazione di Posta si offre di custodire gli stanchi cavalli del gruppo fornendo gratuitamente in cambio dei cavalli freschi: la sua proposta viene accettata, ed è grazie a questo fortunato scambio che il gruppo, rimessosi in marcia, riesce a raggiungere il confine con Anthien prima delle dieci di sera.

I tre galletti e l'incontro con Lorenzo Quart

"Visto che siamo quasi arrivati, potremmo fermarci un pò a Willcox", propone Loic al fratello: "magari siamo fortunati, e nostra madre ha preparato i fagioli per cena!". La proposta viene però subito bocciata, vista la premura che Lorenzo Quart ha nel voler parlare con il gruppo. Poco prima di raggiungere la città baronale il paladino devia per una stradina secondaria, che conduce a una casa di campagna dall'aspetto spoglio: tre banderuole di metallo a forma di galletto cigolano sul tetto dell'edificio. "Benvenuti ai tre galletti", esclama Nicolas: il paladino smonta da cavallo e bussa alla porta, che si apre dopo pochi istanti con un cigolio mostrando una donna non più giovane e dal viso piuttosto arcigno. "Di ritorno?" domanda al giovane, mostrando un acume pari alla sua avvenenza.
Il paladino annuisce, chiedendo di poter entrare insieme alle persone che porta con se. La donna risponde con un gesto, arretrando di un passo e consentendo l'ingresso a Nicolas e ai componenti del gruppo, a cui non risparmia occhiate sospettose.
"Signora ci tratti bene, che veniamo da un viaggio di merda!" brontola Loic, suscitando un certo stupore visto che il viaggio è stato in realtà breve e tranquillo.
All'interno della locanda vi è un gruppo di persone: l'unica faccia familiare a tutti è quella scura e preoccupata di padre Lorenzo Quart. La sua vista rincuora subito tutti: Solice porge i suoi saluti formali al suo superiore, mentre gli altri si affrettano a prendere posto per ascoltare le novità del capitano dei Paladini. Nella stanza insieme a lui sono presenti anche Youri Sharp, un massiccio guerriero già incontrato da Solice in precedenza, e una misteriosa donna dai capelli scuri che nessuno ricorda di aver visto altrove. A pochi metri di distanza giocano tre bambini, i cui caratteri somatici ricordano quelli della signora anziana incontrata poco prima, probabilmente la locandiera, ed una ragazzina sui 13 anni dall'aspetto grazioso che sta sistemando delle stoviglie. "Coraggio, bambini: è ora di andare a letto", dice la donna dopo aver ricevuto un'occhiata eloquente da parte di Lorenzo Quart: i ragazzini non se lo fanno ripetere, e salgono di corsa al piano di sopra.
Solice approfitta del momento per spiegare a Nickel la situazione: "Ho bisogno di parlare con il mio superiore: lui non sa nulla di te, per questo devo chiederti di non ascoltare fino a quando non lo avrò informato e non avrò ricevuto la sua approvazione". Nickel sembra comprendere la situazione, e non nasconde di essere comunque troppo stanca per restare sveglia. "Comunque io sono la scudiera di Lady Solice", afferma con convinzione davanti a Lorenzo Quart, prima di recarsi al piano di sopra. Il capitano dei Paladini guarda con aria interrogativa Solice, che abbassa lo sguardo. "Poi mi spiegherai" taglia corto senza lasciarsi distrarre.

Nella stanza, oltre agli uomini del paladino, resta a quel punto soltanto Ludmilla, che prende la parola: "so che non dovrei, ma ho a cuore le sorti di padre Erwin: posso restare?"
"Vabbeh", commenta sbrigativo Padre Lorenzo, che poi guarda uno ad uno i membri del gruppo. "Alcuni di voi sono feriti: siete in condizione di muovervi?"
Loic è il primo a rispondere: "siamo malconci, ma pronti a combattere la buona battaglia!", esclama con convinzione; il paladino annuisce e si accinge a incominciare il suo racconto.

"Abbiamo trovato una lettera a casa di Pedro Larsac, spedita da un individuo di nome Alfred Rosemberg, in cui quest'ultimo afferma che Erwin è stato catturato ad Anthien. Sembra che sia stato portato nella Torre Maxima, dove si trovano le segrete della città: stando alle parole scritte nella lettera sembra che sia stato condannato a morte. Non appena lo ha saputo, Pedro Larsac è partito con l'intento di recarsi urgentemente qui ad Anthien: noi lo abbiamo seguito con l'intento di impedire che questa esecuzione abbia luogo".

Padre Quart completa il racconto aggiungendo i dittagli di alcune delle attività che lui e Nicolas Long hanno condotto ad Amer: parla dell'incursione in casa di Arthur Speer e delle informazioni ivi ottenute interrogando un suo discepolo: sembra scontato il coinvolgimento di personaggi molto influenti, come sir John Payne di Achenar o il misterioso Bob DelMontesque, la cui fama è quella di essere un guerriero spaventoso: chiede poi di essere aggiornato sui progressi del gruppo. Il compito di riassumere gli eventi degli ultimi 4 giorni spetta prima a Guelfo e poi a Solice, che raccontano rispettivamente i fatti che hanno portato alla cattura del monaco e dei suoi seguaci, e quelli che hanno condotto all'arresto di Arthur Speer e di Manuel Larsac. Lorenzo Quart ascolta con interesse le vicende, per poi mostrarsi soddisfatto del lavoro svolto: "sembra che ne abbiate fatti parecchi, di danni", commenta compiaciuto.

Il riepilogo degli eventi prosegue, ma mentre Guelfo accenna alle scoperte sul miele nero e Solice introduce la questione relativa a Nickel, un curioso siparietto prende vita sullo sfondo: Loic, approfittando di un momento in cui non sono direttamente coinvolti nella conversazione, torna sull'argomento relativo a Peoh Blood: "per quanto mi sforzi, ancora non riesco ad afferrare il motivo per cui ti ricorda André Navon". Eric risponde con una risata, ed è in quel momento che Desiree decide di mettere le cose in chiaro: per questo motivo trascina i fratelli Navar fuori dalla locanda, con l'intenzione di risolvere una volta per tutte il problema.
"Ebbene si, Eric ride perché Peoh Blood mi ha fatto capire di aver preso un'infatuazione per me e ha cercato di corteggiarmi: ma ha anche capito ben presto che ero impegnata e quindi, anche se a malincuore, ha desistito". Loic chiede i dettaglidi questo "corteggiamento", suscitando ancora una volta l'ilarità di Eric. Quando Desiree, rassegnata, confessa di aver subito suo malgrado qualche effusione da parte dell'ardita guardia, Loic va su tutte le furie: "ma quello è un maledetto", commenta adirato: "Ora capisco, ecco il collegamento con André Navon! E' così dunque, mi avete fatto fare la figura dell'imbecille!"
"Non è affatto così", cerca di dire Desiree con l'intento di calmarlo. "E poi, è soltanto una stupida infatuazione: non è successo nulla di irreparabile, l'ho soltanto colpito..."
"L'hai colpito, dici... Beh, con la freccia lo potevi colpire", è il commento di Loic.
"Il cuore gli batteva forte..." insiste Desiree.
"Dici bene, il cuore gli batteva forte... dalla paura! 'Sto pezzo di merda!"

La conversazione si protrae per un pò, con Loic che sfoga la sua rabbia e Desiree che cerca di calmarlo, mentre Eric continua a ridacchiare sotto i baffi. "A te diverte tanto questa situazione, vero?" gli chiede a un certo punto Desiree. "No guarda, a me a dire il vero non importa nulla, è solo che mi faceva ridere l'idea di quel Peoh lì con la picca che ti mandava i bacini..." Le parole di Eric hanno l'effetto di alimentare ulteriormente la rabbia di Loic, che riesce a calmarsi solo quando Desiree gli promette un "massaggino" una volta saliti in camera. Il giovane non se lo fa ripetere due volte e, nel giro di pochi istanti, i due si ritirano al piano di sopra sotto lo sguardo interdetto dei compagni che erano rimasti all'interno della locanda a discutere con Lorenzo Quart. "Grasse risate" commenta Eric tornando a sedersi, approfittando di un momento in cui Quart è distratto: Solice, Guelfo e Julie restano perplessi.

Il punto della situazione

La conversazione prosegue: Padre Quart mette al corrente il gruppo delle scoperte fatte ad Anthien dai suoi uomini, a seguito del loro arrivo. Karen, la ragazza dai capelli scuri, dice di aver tenuto d'occhio Maxim Keitel, sacerdote di Kayah, prevosto della città baronale e fratello di Anthony e Albert Keitel. "Ho ascoltato le sue prediche: è chiaramente fuori di sé, i suoi discorsi sono privi di senso. Dovreste proprio sentirli", commenta. Rivela poi alcune informazioni circa l'organico presente all'interno della Chiesa della Concordia, la dimora spirituale del sacerdote: "ci sono due vesti bianche, due ragazze giovanissime e probabilmente ancora inesperte: poi c'è Padre Leopold, un sacerdote di Pyros estremamente anziano. Personalmente, dubito che sia in grado di poter fare qualcosa per la nostra causa. Ci sono anche due paladini e una perpetua che si occupa della canonica".
Vengono date anche informazioni relative all'ubicazione degli altri membri della Keitel: lord Anthony, come ogni anno, si trova a Krandamer per partecipare al Palio delle Gilde e dei Clan; Lord Wilhelm si trova nei suoi possedimenti, mentre Lord Albert dimora al castello di Forrarossa, al centro della tenuta di caccia a una certa distanza dalla città baronale. Le mogli di Lord Anthony e Lord Wilhelm, e la figlia di quest'ultimo si trovano invece all'interno del palazzo di Anthien. Tutti i nobili menzionati saranno molto probabilmente i protagonisti della festa della Baronia, che verrà celebrata come ogni anno il 12 Agosto: ed è proprio in quell'occasione, stanzo a Padre Lorenzo, che la prevista esecuzione di Erwin potrebbe avere luogo. Questa infelice quanto probabile ipotesi lascia di fatto soltanto 3 giorni di tempo per raccogliere ulteriori informazioni.

Man mano che Lorenzo Quart e i suoi uomini descrivono la situazione attuale, appare sempre più chiaro come la liberazione di Padre Erwin sia un traguardo difficile da raggiungere. "Non sappiamo ancora nulla di preciso, purtroppo", commenta amaramete punto Padre Lorenzo. Vengono poi fatte numerose ipotesi nel tentativo di orientare linee d'azione future: Solice ipotizza che l'arresto di Erwin sia stato probabilmente una diretta conseguenza di nuove scoperte da parte del sacerdote; Guelfo torna a parlare di Maxim Keitel, sostenendo la tesi che i tremolii alle mani e gli altri sintomi notati da Karen osservando il sacerdote siano un segnale del'utilizzo di miele nero: l'uomo, coscientemente o meno, potrebbe essere dipendente da quella sostanza. L'ipotesi sembra molto convincente: Solice sottolinea come sia fondamentale seguire quella traccia: "se davvero fa uso di quel miele, potrebbe commettere degli errori: potrebbe condurci nel posto dove tengono Erwin o recarsi al cospetto di qualcuno che conosce tale luogo".
A metà della riunione Padre Lorenzo Quart si ricorda improvvisamente qualcosa, si mette una mano in tasca e porge all'incredula Julie una lettera. E' da parte di Lucius Mahen.

Divisione dei compiti

Le ipotesi e le supposizioni lasciano ben presto il campo a una precisa volontà di elaborare una strategia per i giorni a venire. Prima di continuare Solice si reca a chiamare Loic e Desiree: la discussione richede infatti la presenza di tutti, visto che la scarsità di tempo a disposizione costringerà tutti a diventare operativi fin dall'indomani mattina.

"Non siamo sicuri che Erwin sia davvero prigioniero", riprende Lorenzo Quart non appena tutti tornano a sedersi, "né che le notizie scritte nella lettera di Rosemberg siano esatte. Per questo motivo la prima cosa da fare è senza dubbio raccogliere altre informazioni, sfruttando ogni canale che abbiamo a disposizione. Tu ad esempio, Loic, conosci il boia che ti ha sostituito: quello potrebbe essere un buon modo per scoprire qualcosa sull'ubicazione di Erwin o sulla sua eventuale futura esecuzione". Il Paladino ricorda anche che la baronia di Anthien è un feudo pericoloso, che spende gran parte dei suoi proventi per tenere in piedi una struttura militare solida ed efficiente: questo la rende un temibile avversario per chiunque venga visto come suo nemico. "Non possiamo rischiare rappresaglie contro le terre da cui proveniamo, quindi saremo costretti a compiere indagini di tipo diverso: non sarà possibile nominare Chalard, il collegio dei Padri di Noyes o altre informazioni che potrebbero attirare l'attenzione su quei luoghi". Di fatto questa necessità impedisce a lui stesso di uscire allo scoperto, trattandosi di una personalità nota e facilmente riconducibile alla Torre del Tramonto. "In ogni caso, dobbiamo battere qualsiasi pista", conclude Padre Lorenzo. "Carpire informazioni, comprendere cosa bolle in pentola, sfruttare ogni contatto che possa facilitarci nel compito di salvare Erwin da morte certa".

Tenendo conto del discorso introduttivo di Padre Lorenzo, Solice cerca di impostare una linea d'azione pratica: per questo motivo chiede a tutti di rivelare le proprie conoscenze ad Anthien nel tentativo di trovare un compito adeguato per ciascuno dei membri del gruppo.
La missione di Loic: indagare presso il Boia e la Guardia Civica
Loic è il primo a parlare, confermando la sua disponibilità a parlare con il boia. "Non conosco soltanto lui", aggiunge: "mi ricordo piuttosto bene alcune guardie civiche, con un pò di fortuna saranno ancora in servizio: anche loro potrebbero sapere qualcosa. Con un pò di fortuna potrei venire a conoscenza di dettagli importanti sul giorno dell'esecuzione, e se non sarà possibile fare qualcosa prima, magari qualcuno potrebbe darci un aiutino per tirare fuori Erwin all'ultimo momento". L'idea di Loic è senza dubbio buona, e tutti sono unamini sul suo piano e sulle modalità di svolgimento.
La missione di Eric: indagare presso i Mercanti
La parola passa a Eric. "Io ho lavorato a lungo come guardia mercenaria al soldo di alcuni mercanti della zona", ricorda il giovane. "Se la sorte ci è propizia alcuni di loro potrebbero trovarsi ancora in città: le loro attività potrebbero averli portati a conoscere alcuni dei loschi traffici dei Larsac, che in fondo acquistavano diverso materiale da questa città, per non parlare del piombo e dei numerosi venditori menzionati nelle lettere che abbiamo rinvenuto a palazzo Larsac, nel nascondiglio di Erwin e nel rifugio del Monaco". Anche questa idea sembra davvero ottima: Eric si dichiara soddisfatto, le sue indagini cominceranno l'indomani stesso.
La missione di Julie, Desiree e Nickel: indagare presso la Chiesa della Concordia
L'impossibilità di rivelare informazioni su Chalard e sul collegio dei Padri di Noyes impedisce di fatto a Solice di utilizzare le vesti da paladina: "è paradossale, ma queste premesse mi rendono la meno indicata per svolgere indagini nei dintorni della Chiesa. Non riuscirò mai a mentire a uomini di fede, né risulterei credibile inventandomi un'identità falsa o che non mi appartenga". Molti meno vincoli li hanno invece Julie e Desiree, che potrebbero facilmente stringere amicizia con le vesti bianche e con i paladini tenendo nel contempo gli sguardi puntati sulle attività di Maxim Keitel: l'occhio vigile di Julie sembra perfetto per seguire gli spostamenti del sacerdote, e le valutazioni analitiche di Desiree potrebbero rivelarsi importanti per stabilire le modalità e la regolarità con cui egli assume il miele nero. "E' possibile che l'utilizzo di quella sostanza annebbi la sua mente al punto di fargli commettere degli errori", aggiunge Solice: "errori che, se gli Dei ci assisteranno, potrebbero portarci vicini a Frate Erwin". L'incarico, relativamente poco pericoloso, potrebbe essere inoltre un ottimo modo per impiegare la volenterosa Nickel.
La missione di Solice e Guelfo: indagare presso i Cavalieri
Solice è l'ultima a parlare, rivelando a sua volta di avere dei contatti ad Anthien. "Due mesi fa, in occasione del matrimonio di mio fratello, ho avuto modo di parlare con alcuni dei Cavalieri provenienti da questa baronia: mi riferisco in particolare a due di loro, che mi sono sembrati degni di fiducia. Si tratta comunque di una semplice impressione: sappiamo che Anthien è piena di nobili e cavalieri al servizio dei nostri nemici, e non posso garantire sulla loro estraneità alle sinistre vicende in atto: in ogni caso, anche se fossero in combutta con i nostri nemici, potrebbero tradirsi o lasciarsi sfuggire qualcosa". La paladina parla tenendo gli occhi bassi, come se fosse insicura delle sue parole. "E' troppo pericoloso", interviene Loic: "se fossero dei bastardi, ti ucciderebbero subito". Solice scuote la testa: "in realtà, uccidermi sarebbe per loro tutt'altro che facile: non mi conoscono come paladina di Pyros ma come Solice Kenson, figlia del marchese di Beid. Oltretutto, non andrei da sola: Guelfo o Quixote potrebbero accompagnami. Il problema non è tanto la mia incolumità, quanto piuttosto la difficoltà che avrei se si dovesse presentare la necessità di dover ingannare quegli uomini, nell'utilizzare in questo modo il nome di mio padre". La paladina, visibilmente a disagio, guarda Lorenzo Quart.
"Non abbiamo alcuna possibilità di tirare fuori Erwin da questa situazione", commenta il capitano della Torre del Tramonto, "senza correre dei rischi: questo dev'essere chiaro a tutti i presenti. Se c'è una cosa certa è che l'obiettivo che ci stiamo ponendo richiederà dei sacrifici".
"Anche sacrifici di ordine morale?" chiede a quel punto Guelfo. Lorenzo Quart non risponde, mentre Solice si stringe nelle spalle.

Tre giorni ad Anthien

La notte scende intorno alla locanda: uno ad uno i personaggi salgono a riposare, mentre Youri Sharp e Lorenzo Quart montano i turni di guardia. Quest'ultimo scambia qualche parola con Solice, che si era attardata per ultimare la stesura degli appunti sulla situazione in atto.

Anthien, 9 agosto 517

"Cosa avete intenzione di fare?" La domanda di Karen Gordon Gabriel segna l'inizio del primo dei tre giorni dedicati alla raccolta di informazioni: mancano soltanto tre giorni al 12 agosto, il giorno in cui verrà celebrato il compleanno di Benedict Keitel, barone di Anthien.
Solice rilegge gli appunti presi la sera precedente relativi a ciascuno dei membri del gruppo: il primo incarico è quello di mettersi alle costole di Pedro Larsac, che stando alle informazioni note si trova ospite della locanda il gatto nero: è necessario che ci vadano persone che il mercante non abbia mai visto in faccia. Karen e Quixote si offrono volontari e pochi istanti dopo lasciano la locanda alla volta della città.

Loic è di ottimo umore e si mostra armato delle migliori intenzioni, ed espone insieme al fratello il suo programma per la giornata: "Per prima cosa io e mio fratello ci recheremo a parlare con il boia, Sanson Corday, poi andremo a trovare un suo amico di vecchia data, quel mercenario chiamato Rupert Quays". L'idea sembra ottima, ma Solice appare insolitamente cauta e manifesta a più riprese la paura che le cose difficilmente saranno così semplici.

Loic si accorge subito che c'è qualcosa che non va: "ma che hai stamattina? Mi sembri depressa! Non essere così negativa, io e mio fratello sappiamo il fatto nostro: vedrai che ti porterò buone informazioni!" Le parole d'incoraggiamento del giovane e di suo fratello non sembrano sufficienti a fugare le perplessità della paladina, le cui paure sembrano avere una origine ben precisa. "Ho capito", continua Loic: "Hai parlato con Padre Lorenzo e lui ti ha depressa: ma tu ancora non lo conosci bene, a Padre Lorenzo... lui è fatto cosi'. Ma non preoccuparti, vedrai che prima di sera riuscirò a portare grandi novità". Anche Guelfo si dimostra perplesso dell'atteggiamento dei Navar, che però sembrano molto consapevoli del fatto loro: e a ragione.

Eric e Loic Navar

Sanson, il boia
Per non presentarsi a mani vuote Eric e Loic si fermano a comprare un pò di fichi e di vino da portare in dono ai rispettivi amici: subito dopo i due si dirigono alla casa del boia. Sanson Corday li riceve insieme a sua moglie Filomène e ai suoi tre figli: "venite, venite!" dice non appena li vede, riconoscendo l'amico di vecchia data. La sua casa profuma di legno lavorato, e i molti giocattoli presenti ovunque testimoniano che di tale abilità è stato fatto ampio uso. La rimpatriata lascia ben presto il passo a discorsi più gravi: "il povero barone sta per morire, ormai", sentenzia Sanson scuotendo la testa. "E' a letto, e sembra ammalato: non mi aspetto di vederlo neppure alla sua stessa festa, e detto tra noi è probabile che non arriverà a vedere fine dell'anno".

"Immagino che, oltre a mangiare al prosciutto e melone, avrai del lavoro da fare" esclama a un certo punto Loic, alludendo rispettivamente a quello che è noto essere il piatto tipico della festa e agli obblighi propri del mestiere del suo interlocutore, un tempo da lui stesso condiviso.
"C'è un poveraccio", annuisce Sanson, "che tengono alla Torre Maxima: non si sa chi è e non ci si può parlare. A dirti la verità io ci ho parlato, un pò... E ti dico che non mi sembra proprio un ladro. Non ha la faccia da delinquente, anche se lo hanno accusato di un furto molto grave e di atti contrari alla morale... e poi la sai una cosa strana? Parlava sempre di Kayah, una volta ha persino provato a benedirmi...".
Loic ed Eric ascoltano con interesse abilmente dissimulato la descrizione del boia, che di fatto non lascia margini di errore: si tratta di Frate Erwin.
"Magari è un sacerdote!" esclama Loic.
"No, non direi proprio", afferma Sanson con convinzione: "anche se parla sempre di Kayah, non ha la testa pelata: anzi, oltre ai capelli ha anche una barba decisamente folta. Secondo me, viste le precauzioni,è qualcosa di simile a uno stregone: non ci si può parlare, e oltre alle guardie civiche sono state messi a guardia della sua cella addirittura alcuni soldati del barone. Ma non è tutto... Da come è conciato, sono sicuro che l'abbiano torturato a morte: gli hanno persino spezzato le gambe, come se con tutta quella sorveglianza potesse ancora correre il rischio di scappare...". Le notizie sono molto gravi, ma se non altro sembrano sicure.
La discussione prosegue, ma il boia di Anthien non sembra conoscere altre informazioni sulla faccenda: a Loic ed Eric non resta che riportare la conversazione su toni più tranquilli per poi accomiatarsi. Sanson li saluta cordialmente, invitandoli a tornare presto: "Sono proprio contento di avervi rivisto!"
Rupert, il mercenario
"Quanto lo conosci bene a questo?" chiede Loic al fratello mentre i due raggiungono quella che Eric sembra ricordare essere l'abitazione di un suo vecchio "collega" di lavoro.
"Una volta eravamo parecchio amici", lo rassicura il giovane: "vedrai che sarà contento di rivederci".
Raggiunto l'ingresso della casa Eric fa per bussare ma viene anticipato dalla porta stessa, che si spalanca di fronte a lui: una donna con un bambino in braccio toglie velocemente il disturbo: "sembra arrabbiata", commenta Loic grattandosi la testa.
"Eric! Che piacere": la frase, che definire di circostanza sarebbe un eufemismo, appartiene proprio a Rupert Quaid; il mercenario, ancora ben piantato sulle sue robuste gambe, osserva i due fratelli con espressione sorpresa e lievemente imbarazzata. Accetta volentieri i fichi e il vino, ma prima ancora di arrivare ai convenevoli fa del suo meglio per spiegare ai suoi ospiti i retroscena del piccolo spettacolo andato in scena pochi istanti prima: "dovete sapere che quella ragazza, la madre di quel bambino... Insomma, io sarei il padre: o perlomeno questo è ciò che dice lei! Voglio dire, non è detto che io non lo sia, effettivamente la possibilità esiste, ma lei era già fidanzata durante quel periodo, e quindi... Insomma, non è mica detto che sia mio! E poi, voglio dire, io non avrei mai modo di crescere un marmocchio: in un modo o nell'altro lei deve capire questa cosa. Ho già mia zia a cui dover badare, poi a lei chi ci pensa?"

Eric e Loic cercano di restare a galla, sommersi dal fiume incontrollato di parole che li lascia confusi e interdetti: "Hai capito Loic... Che storia!" commenta Eric, simulando entusiasmo. Il fratello annuisce con poca convinzione, ma i due non fanno neppure in tempo a riaversi che una delle porte dell'anticamera si apre, lasciando entrare una donna di circa 60 anni, peraltro portati benissimo. La situazione da strana diventa quasi irreale, con Rupert Quaid che continua a lamentarsi della sua situazione mentre la zia squadra con un silenzio angosciante i suoi ospiti.
Eric ascolta divertito, mentre Loic comincia a dar corda al loro interlocutore assicurandosi di apprendere tutte le informazioni utili: "Cerca di guardare i lati positivi", gli dice a un certo punto: "se te la sposi ti ritrovi con un'ottima dote e una moglie tutt'altro che brutta!". Ma Rupert sembra decisamente restio ad accettare l'idea di diventare padre. "Ma non potevi andà co una mignotta, allora?" E' il commento di Loic.
Tuttavia non tutto il male viene per nuocere, e la conversazione finisce per toccare un punto interessante: il padre della ragazza-madre è un facoltoso mercante, arrichitosi grazie a vantaggiosissime vendite di piombo concluse sia ad Anthien che nella vicina Laon; tra i suoi clienti vi è stato persino il fratello del barone, Wilhelm Keitel, che aveva ordinato del piombo per ricoprire i battenti del massiccio portone che presumibilmente chiude il palazzo delle Parole d'Oro, la sua signoria personale. L'identità del mercante viene ben presto confermata dal mercenario: si tratta di messer Robert Ley, lo stesso nome citato nella corrispondenza di Casa Larsac.
Eric e Loic abbandonano l'abitazione: "certo che il tuo amico è proprio un pezzo di merda", commenta Loic. Il fratello ridacchia: "ma dai, è solo che non è abituato a quel tipo di responsabilità". "Però a trombare se la cava eccome!", replica duramente il più alto dei Navar. E' ora di pranzo quando i due raggiungono la piazza principale della città, dove scorgono anche Solice, Nickel, Guelfo e Desiree (vedi più avanti): per non farsi vedere insieme in pubblico, i fratelli decidono di tirare dritto e di tornare alla locanda i tre galletti per discutere al riparo di quelle quattro mura.

Guelfo, Solice, Desiree, Julie e Nickel

La funzione mattutina
La prima tappa scelta dai cinque è la chiesa della Concordia, dove è prevista una funzione officiata da Padre Maxim. Lungo la strada Solice palesa a Guelfo i propri dubbi, maturati a seguito della ?ItemID=1051 la sera prima e delle successive riflessioni notturne: "La strada dei Cavalieri è destinata ad essere un vicolo cieco", spiega la Paladina: "potrebbe funzionare solo a patto di nascondere la verità e prendersi gioco di loro, ed è qualcosa che non mi sento nelle condizioni di poter fare": Guelfo annuisce.

La funzione mattutina è caratterizzata dall'assenza pressoché totale dei nobili "importanti" di Anthien: un anziano sacerdote di Pyros, con tutta probabilità Padre Leopold, recita le sue preghiere di fronte all'altare. Nel giro di qualche minuto Padre Maxim fa il suo ingresso: il prevosto di Anthien è accompagnato da due giovanissime vesti bianche e da altrettanti paladini di Dytros veterani.
Poco dopo l'inizio della funzione Julie riconosce due amici di vecchia data: si tratta di May e Stecca, due degli artisti girovaghi del gruppo degli Spiriti del Vulcano, di cui lei stessa faceva parte fino all'anno precedente (vedi cronaca un matrimonio che non s'ha da fare).
Quando arriva il momento dell'omelia ai fedeli, Padre Maxim non manca di mostrare tutti i segni di squilibrio paventati da Karen e da Lorenzo Quart. La sua predica è un inno alle doti dei "prescelti" dalla Dea Kayah, destinati dalla Dea della Conoscenza a regnare su coloro che non possiedono la "scintilla" propria di chi possiede qualità tali da potersi elevare al di sopra di chi si rivela privo di simili doti: agli altri non resta che accettare questo verdetto, sottomettendosi ai prescelti della Dea e accettando un destino di sudditanza e devozione.

Le parole del sacerdote suscitano sconcerto e sconforto nell'animo dei membri del gruppo, che cercano invano con lo sguardo reazioni a tali eresie e sguardi di scandalo: purtroppo, tanto i fedeli quanto le giovani vesti bianche sembrano rapiti dalle parole di Padre Maxim; persino i paladini non mostrano alcuna reazione, intenti come sono a onorare il proprio ufficio senza mostrare particolare interesse nei riguardi della funzione.

Finita la funzione Julie corre a salutare i suoi amici, mentre Desiree si reca a ricevere la benedizione da Padre Maxim con la speranza di notare in lui qualche particolare che possa lasciar pensare a un utilizzo della sostanza nota come miele nero. "Benedite il mio povero fidanzato malato", chiede mentre osserva il sacerdote: quest'ultimo ha le pupille dilatate e la cornea di colore azzurro ma per il resto appare del tutto normale.
Riflessioni
Le preoccupazioni di Solice sono ulteriormente aggravate dalla constatazione che Padre Maxim Keitel non sembra affatto vittima di un ricatto o costretto a recitare parole che non condivide. Il sacerdote può anche essere sotto l'effetto di droghe, ma di certo i suoi discorsi non sono quelli di un laico: al contrario, si rifanno a un'antica teoria osteggiata dalla teologia tradizionale ma ancora diffusa in alcuni ambienti volta a intendere il messaggio di Kayah come quello di una Dea elitaria, il cui abbraccio è riservato a pochi predestinati. "E' troppo potente", commenta infine la Paladina. "E quel che è peggio è che l'eresia di cui quel sacerdote è portatore viene ampiamente supportata dalla sua influenza: se anche provassimo a pedinarlo è probabile che ci troveremo di fronte quei paladini, che probabilmente non hanno alcuna colpa se non quella di aver ricevuto l'ordine di provvedere alla sua sicurezza: in un contesto del genere, quei due paladini sono un pò un chiodo".
"Se le cose stanno così, siamo a corto di piste", commenta Guelfo: i due, insieme a Nickel e a Desiree, cercano di tirarsi su a vicenda: "magari a Eric e Loic è andata meglio".

Una buona notizia arriva da Julie, di ritorno da una lunga e intensa conversazione con i suoi due vecchi amici: "ragazzi, è fantastico! Gli Spiriti del Vulcano sono ancora in attività, e hanno ricevuto l'incarico di recarsi al castello di Forrarossa per una rappresentazione che avrà luogo immediatamente dopo i festeggiamenti del 12 agosto. Questa sera si muoveranno alla volta di quel posto, e ora che May aspetta un bambino hanno bisogno di un'attrice in più". L'intenzione della ragazza è evidente, come pure il suo entusiasmo: non soltanto potrà tornare sul palco insieme ai suoi vecchi compagni, ma avrà modo di accedere direttamente al luogo dove soggiornano i più importanti elementi della famiglia Keitel. Guelfo, Solice e Desiree si dichiarano favorevoli all'idea, ma subito sottolineano la necessità di parlarne tutti insieme quella sera stessa: di certo i cugini di Julie dovranno dare il loro assenso, così come Lorenzo Quart. Julie acconsente e corre nuovamente da May e Stecca per discutere i dettagli.
Il Gatto Nero e la Torre Maxima
Guelfo e le ragazze raggiungono la piazza principale, dove si scambiano alcune occhiate con Eric e Loic (vedi sopra), senza comunque avvicinarli in pubblico per non destare inutili curiosità. Solice manifesta l'intenzione di volersi recare al gatto nero, con l'intento di tenere d'occhio Pedro Larsac: nel giro di pochi minuti fa il suo ingresso nella locanda, dove però si accorge di una presenza particolarmente spinosa: Leon Perineau, uno dei due cavalieri da lei conosciuti a Beid, si trova a pochi metri da Quixote e Karen, intento a consumare il suo pasto in compagnia di alcuni amici; il pessimo tempismo la convince ad uscire per evitare di essere vista. Incontra così nuovamente Guelfo e Desiree, ai quale rivela la presenza di uno dei due cavalieri in città. "Non so proprio cosa potrei dirgli per essere convincente", dichiara la Paladina, comunicando la sua paura di trovarsi ben presto costretta ad abusare della sua fiducia; dopodiché, sconsolata, decide di recarsi in chiesa a pregare: Desiree decide di accompagnarla.

Guelfo decide invece di recarsi insieme a Nickel alla Torre Maxima, con l'intento di esaminare la struttura che con tutta probabilità custodisce al suo interno frate Erwin. La struttura, che sorge su un antico basamento di epoca turniana, non presenta alcuna possibile via d'accesso: il tetto è alto e difficilmente raggiungibile, mentre le finestre troppo piccole per essere attraversate da una persona. "Spero davvero che padre Erwin non si trovi lì dentro" commenta Guelfo, ancora ignaro delle informazioni in mano a Eric e Loic.

La funzione del pomeriggio
Pochi minuti dopo l'ingresso in chiesa Solice nota nuovamente sir Leon Perrineau: questa volta il cavaliere è sulla porta d'ingresso, intento a salutare qualcuno che sembra trattare da pari a pari: Solice si muove per cercare un'angolazione migliore che le consenta di vedere in faccia l'interlocutore, ed è sorpresa di riconoscere sir Steven deRavin, dal quale viene però a sua volta riconosciuta. A quanto pare, entrambi i cavalieri non si sono recati al Grande Palio.

La funzione del pomeriggio è tenuta dall'anziano Padre Leopold: la sua omelia è fatta di parole semplici ma sincere, che riescono a tranquillizzare il cuore di Solice: al termine della funzione Desiree decide di tornare verso la locanda i tre galletti mentre la paladina raggiunge il sacerdote, nel tentativo di ricevere da lui un consiglio sulle sue insicurezze: "padre, ho bisogno del suo consiglio: mi trovo di fronte a un bivio che non riesco a interpretare, due strade che mi sembrano entrambe sbagliate tra le quali devo necessariamente scegliere per proseguire il mio cammino". Il sacerdote la guarda, incerto sul da farsi: "non è detto che siano soltanto due, queste strade...".
"Se ce n'è una terza, io non la vedo. Non la vedono i miei occhi, non la vede il mio cuore: come posso scegliere la Verità, se non riesco a vederla? Cosa fareste voi, cosa avete fatto se vi è mai capitata una simile situazione?"

Il sacerdote riflette a lungo prima di rispondere: "io sono vecchio, e posso permettermi di sbagliare e di convivere con le conseguenze dei miei errori per il tempo che mi resta: ma tu sei giovane, e dovresti fare in modo di non cadere preda del rimorso e del senso di colpa".
Solice annuisce, ringraziando Padre Leopold per le sue parole.
Sir Steven deRavin
"E' una sorpresa vedervi qui": con queste parole sir Steven deRavin si rivolge a Solice, pochi metri fuori dalla chiesa della Concordia. "Pensavo foste al Grande Palio" risponde la paladina, nella speranza che quella conversazione ormai inevitabile possa in qualche modo rivelarle la terza via suggeritale poco prima da Padre Leopold.
Sir Steven spiega come un misterioso incidente abbia costretto tanto lui quanto sir Leon a non accompagnare il loro signore, Lord Anthony Keitel, al Palio di Krandamer. Chiede poi a Solice i motivi della sua visita: "vostro padre non sembrava molto contento all'idea di sapervi lontana da casa" commenta il cavaliere riferendosi agli episodi occorsi a Beid e descritti nel blog di Solice). "Ho avuto una lunga conversazione con mio padre prima della mia partenza, nel corso della quale si è convinto ad assecondare il mio desiderio: è con il suo permesso che ho potuto compiere questo viaggio, del quale non sono in condizione di potervi rivelare lo scopo": questa è la risposta della paladina, per la prima volta costretta a trincerarsi dietro al silenzio senza poter manifestare la sua investitura e quindi, pur senza mai mentire, ad aggirare una delle Regole di Pyros.

Fortunatamente quello si rivela essere il momento peggiore della conversazione: sir Steven si accorge delle difficoltà della sua interlocutrice e decide di non insistere, spostando il discorso sulla città di Anthien: accortosi dell'interesse di Solice per i monumenti religiosi le propone una visita a quella che lui stesso chiama "la chiesa più bella che abbia mai visto". La paladina accetta e viene condotta dal cavaliere fino al luogo dove con tutta probabilità si terrà la giostra che celebrerà il compleanno del barone. "Più che una giostra sarà una giostrina" commenta amaramente sir Steven, ripensando con un sospiro al Grande Palio. La chiesa di Santa Chiara sorge proprio in vista del terrapieno, ed è effettivamente un minuscolo gioiello: sola di fronte all'altare Solice trova il tempo per recitare un'ultima silenziosa preghiera: quando torna dal cavaliere, è decisa a trovare ad ogni costo la terza via.

Riepilogo in locanda

A sera il gruppo si ritrova ai tre galletti insieme ad un Lorenzo Quart sempre più motivato e che non vede l'ora di apprendere le nuove scoperte del gruppo: l'ultima ad arrivare è Julie, ansiosa di ottenere l'autorizzazione da parte dei cugini per recarsi al castello di Forrarossa insieme agli Spiriti del Vulcano. Sia Lorenzo Quart che Eric si mostrano d'accordo con l'iniziativa, mentre Loic fa un pò di resistenza: "E' troppo pericoloso, sarai in mezzo ai nostri nemici e conoscendoti ti metterai nei guai"; dopo una lunga discussione il giovane finisce per lasciarsi convincere: Julie potrà andare al castello dopo aver sentito le informazioni raccolte nell'arco della giornata.
I primi a parlare sono Eric e Loic: quest'ultimo è orgoglioso di comunicare a Padre Quart e a Solice le scoperte della giornata e presenta dettagliatamente le informazioni ottenute, faticando però a descrivere la reale condizione di frate Erwin nel tentativo di addolcire l'amaro calice.

"Te l'ho detto che ti avrei portato un bel pò di notizie!" commenta poi al termine del suo racconto rivolgendosi a Solice. La paladina annuisce: "avevi ragione: è solo che speravo che la situazione non fosse così drammatica: a quanto pare, i nostri nemici non hanno paura di niente e sono perfettamente consapevoli del loro potere incondizionato su questo feudo: se le cose stanno così, e con Erwin sicuramente in quella torre, le speranze di liberarlo saranno davvero poche".

Tocca poi a Desiree e Guelfo, che parlano di padre Maxim e dei suoi collaboratori, e infine a Solice, che rivela di aver stabilito un contatto con i cavalieri conosciuti a Beid e comunica le informazioni ricevute: in particolare il gruppo si trova a riflettere sul motivo della mancata presenza a Krandamer di Steven deRavin e Leon Perineau, che Solice ha appreso dalle parole dello stesso sir Steven: "mi ha detto che i loro cavalli, insieme a quelli di altri cavalieri, sono stati rubati. Ma la cosa davvero strana è che il furto ha avuto luogo in città. Moltissime persone avrebbero fatto caso a cavalli del genere, in particolare ricordo bene quello di sir Steven ed è inconfondibile: chiunque sia stato, dev'essere molto potente qui ad Anthien".

Tutti concordano che il furto non può certo definirsi casuale: qualcuno ha di certo voluto che i cavalieri di Lord Anthony non avessero modo di recarsi al Grande Palio. Nel corso dei minuti successivi vengono formulate molte ipotesi: potrebbe trattarsi di una mossa di cavalieri invidiosi, o di un finto furto messo in scena dagli stessi cavalieri per dotarsi di una scusa eccellente per non recarsi a Krandamer e restare qui in questo momento così delicato. Ma l'ipotesi che sembra più convincente è quella, di gran lunga peggiore, formulata da Loic: "potrebbe essere una mossa per privare Lord Anthony dei suoi cavalieri, per costringerlo ad affrontare un viaggio lungo e "pericoloso" con una scorta inadeguata: un'occasione ghiotta per Lord Albert, che potrebbe avere in programma di uccidere il diretto successore dell'anziano barone, per poi disfarsi anche di quest'ultimo e prendere il comando della baronia... magari in occasione della festa del 13 agosto".

In conseguenza delle parole di Loic, nella locanda cala il silenzio: la crudeltà e la fredda determinazione di Lord Albert rendono la possibilità tanto spaventosa quanto concreta. Eric e Guelfo non possono fare a meno di prendere in seria considerazione l'ipotesi, che di fatto spiegherebbe meglio di qualsiasi altra gli eventi recenti; Desiree si stringe nelle spalle; Julie annuisce seria, più che mai motivata a recarsi al castello di Forrarossa; Solice, pur nello sconforto, riesce adesso a vedere chiaramente la terza via che stava aspettando: non si tratterà di prendere in giro quei cavalieri, ma di metterli a parte della possibilità di quel sinistro intrigo ai danni del loro signore non appena si avrà in loro una fiducia sufficiente, nella speranza che abbiano un potere o un'influenza sufficiente a sventare la minaccia o parte di essa. Loic e Guelfo si mostrano piuttosto scettici in merito: "la prima cosa che penseranno di fare sarà correre a Krandamer da Lord Anthony, sperando di arrivare in tempo". Stavolta è Solice a mostrarsi più fiduciosa: "abbiamo due frecce importanti al nostro arco: la prima è la presenza di Julie all'interno del castello, e la seconda è l'aver scoperto i loro piani con due giorni di anticipo: gli Dei sono dalla nostra parte, e con l'aiuto di quei cavalieri possiamo ancora fare qualcosa".

L'ultimo a parlare è Lorenzo Quart: il Paladino ricorda, ora più che mai, l'assoluta necessità di impedire che si possa risalire alla baronia di Chalard.

Anthien, 10 Agosto 517

Durante la notte, Lorenzo Quart e Karen discutono animatamente: i toni dell'accesa conversazione vengono notati da Solice e Desiree, che preferiscono però continuare nel loro sonno senza intromettersi o origliare. Il gruppo si sveglia di buon mattino, riepilogando brevemente le informazioni recuperate e pianificando nuove strategie.
Nicolas Long e Youri Sharp si stanno preparando a partire: "andremo a dare un'occhiata da vicino al castello di Forrarossa" dice il paladino, rivolgendosi a Loic: "cercheremo di tenere traccia dei movimenti che avvengono da quelle parti e anche, per quanto ci sarà possibile, di assicurarci che vostra cugina non corra pericoli". Il giovane annuisce, visibilmente nervoso per via della preoccupazione.

Lorenzo Quart è il primo a parlare: "è di vitale importanza che io parli con Erwin al più presto, se possibile oggi stesso. Se non possiamo liberarlo subito, forse possiamo tenere d'occhio la Torre Maxima e creare un'opportunità che consenta a me o a qualcun altro di introdursi al suo interno, magari trovando una guardia delle "dimensioni" adatte o sfruttando l'amicizia tra Loic e il boia per convincere quest'ultimo a farsi da parte in favore di un "sostituto"".
Eric è piuttosto scettico: "se dovessimo spingerci a un'azione così rischiosa, tanto varrebbe provare a tirare fuori Erwin: fare una cosa del genere equivale a far capire ai nostri nemici che siamo arrivati, potrebbe essere impossibile poi procedere con la liberazione". Loic dà man forte al fratello: "Se parlarci significa fare insospettire tutti e farlo morire, io dico no: se proprio dobbiamo andare lì, famo er casino e liberiamo Erwin!".

Le parole dei Navar hanno senso, e il loro effetto su Lorenzo Quart è indubbio: Karen si sente costretta a intervenire, palesando a Solice e a Desiree il probabile oggetto della conversazione avuta durante la notte: "non possiamo attaccare una struttura del genere, piena di guardie civiche e di uomini del barone: il rischio, per noi e soprattutto per Padre Lorenzo, sarebbe troppo alto". La preoccupazione di Karen trova riscontro anche nelle parole di Solice, che si dichiara restia a intraprendere un'azione in cui molte guardie civiche incolpevoli rischierebbero di perdere la vita nell'esercizio del loro dovere. Il fatto che le due ragazze siano le sole a pensarla così è mostrato in modo eloquente dal successivo intervento di Guelfo: "sappiamo che le guardie sono tre o quattro:non sono più di noi, anche ipotizzandone il doppio. L'attacco alla torre sarebbe fattibile, è un dato di fatto: quanto alle guardie... Gli Dei ci perdoneranno. Faremo in modo che ci perdonino".
I dubbi e le perplessità morali che dividono i vari membri del gruppo vengono notati da Loic, che cerca di dare un seguito alle parole iniziali di Quart: "forse potrei convincere il mio amico boia a darsi malato, o magari Desiree potrebbe preparare "qualcosa" per renderlo tale: questo potrebbe darmi l'opportunità di poter parlare con Erwin". Il piano sembra buono ma vengono ben presto alla luce molte limitazioni, prima tra tutte il fatto che l'identità di Loic verrebbe messo direttamente in gioco: sarebbe di fatto la prima e ultima azione del giovane, costretto da quel momento in poi a mantenere la copertura fino alle estreme conseguenze il giorno dell'esecuzione o a rivelarsi come impostore e complice dei liberatori, diventando per sempre un ricercato. Loic dichiara in ogni caso di voler tentare, e dopo un breve consulto con Quart decide che la cosa migliore da fare è fare in modo che il boia sia spinto a cedere il posto in modo inconsapevole: Desiree riceve quindi l'incarico di preparare un infuso particolarmente forte e dall'effetto dirompente.

Viene infine vagliata l'ipotesi di chiedere l'aiuto di sir Steven DeRavin, uno dei cavalieri di Anthien conosciuti da Solice e da lei incontrato il giorno precedente: "se decidiamo di fidarci di lui, il sospetto che abbiamo sul complotto ai danni di Lord Anthony e le informazioni in nostro possesso sugli oscuri traffici di Lord Wilhelm potrebbero convincerlo dell'opportunità di darci una mano". La ragazza si dichiara disposta a parlare nuovamente con lui e, nel caso, di rivelare una parte delle informazioni non compromettenti per convincerlo a fare la cosa giusta: "Se gli Dei ci aiutano, sir Steven avrà già notato qualcosa di molto strano all'interno di questa baronia: le nostre recenti scoperte potrebbero essere per lui la conferma definitiva che c'è del marcio non più possibile da ignorare". Il possibile aiuto del Cavaliere viene ricondotto a due possibilità: mettersi direttamente in gioco prendendo parte attiva ad una eventuale liberazione o, più semplicemente, dare un incarico ufficiale ad alcuni membri del gruppo che saranno diretti responsabili di un'eventuale insubordinazione.

La riunione termina, non prima di aver assegnato incarichi anche a Eric e Guelfo: il primo avrà il compito di recarsi nuovamente dall'amico Rupert Quays per avere maggiori informazioni sui misteriosi traffici di piombo di messer Robert Ley mentre il mago, insieme a Nickel, metterà in pratica la richiesta di Lorenzo Quart di tenere d'occhio i dintorni della Torre Maxima. Il gruppo si ritrova quindi fuori dalla locanda, pronto a mettersi in marcia verso la città di Anthien.

L'ipotesi di Eric

"Certo che visto che abbiamo deciso di prepararla, quella purga, sarebbe meglio farne un paio di dosi", esclama Eric una volta fuori, rivolgendosi a Desiree; un istante dopo il giovane si ritrova circondato dagli sguardi interrogativi del gruppo, che lo spingono a spiegarsi meglio: "quella Karen non mi convince, secondo me esercita una pessima influenza su Lorenzo Quart: parliamoci chiaro, Padre Lorenzo era a un passo dall'autorizzare un attacco frontale alla Torre Maxima, ma dopo le parole di quella ha abbassato le penne, mostrandosi improvvisamente restio e timoroso. Ho il sospetto che fino a quando quella donna avrà voce in capitolo avremo le mani legate e saremo costretti a rinunciare a qualsiasi approccio veramente risolutivo, per questo dico che farle venire un "mal di pancia" al momento giusto non sarebbe una cattiva idea..."
Le parole del giovane suscitano l'ilarità generale; Solice tenta di opporsi all'idea, giudicando in modo molto diverso la prospettiva della ragazza: "Karen non ha intenzione di convincere Lorenzo Quart a rinunciare all'atto di forza, vuole solo convincerlo a vagliare prima tutte le altre possibilità: per quello che vale io sono d'accordo con lei e sono convinta che, nel peggiore dei casi, tanto lei che io seguiremo gli ordini di Padre Lorenzo". Eric però non si lascia convincere e continua ad auspicare la preparazione di dosi aggiuntive della purga unite a un utilizzo creativo della stessa: la risata liberatoria finisce per travolgere tutti, e riesce a sollevare per un istante la cappa di preoccupazione che staglia sull'immediato futuro.

Solice e sir Steven DeRavin

La paladina si reca alla chiesa della Concordia, dove chiede perdono agli Dei per aver nascosto parte della verità a sir Steven il giorno precedente e supplica che le venga data la forza per leggere la Verità negli occhi e nell'animo del Cavaliere affinché possa fidarsi di lui. Coprendosi con il cappuccio prosegue poi per l'abitazione di sir Steven DeRavin, nei pressi della quale cerca di notare l'eventuale presenza di inseguitori o osservatori: subito dopo bussa alla porta, che si apre pochi istanti dopo: "vorrei parlare con sir Steven DeRavin, se possibile" dichiara all'anziano maggiordomo che viene ad aprirle. Viene quindi ammessa all'interno dell'abitazione, che si rivela ben arredata e ricca di trofei e dipinti dall'aspetto piuttosto freddo: nonostante la casa sia pensata per ospitare due persone, l'arredamento sembra privo di tocchi femminili.
Ben presto sir Steven scende le scale, dando l'idea di essersi svegliato di lì a poco: "Milady, che sorpresa!" esclama meravigliato. Nel giro di pochi istanti ha comunque modo di accorgersi che non si tratta di una visita di cortesia, che lo spinge ad allontanare il maggiordomo per poi mettersi in ascolto delle parole della sua ospite.

"Come ho avuto modo di dirvi già ieri, i motivi della mia presenza qui ad Anthien fanno parte di un cammino ben preciso: si tratta di una missione che sto portando avanti insieme ad alcuni uomini fidati; è con il loro aiuto che sono venuta in possesso di informazioni importanti, che hanno finito per spingere il corso delle nostre indagini da Laon a questa città". La ragazza procede mettendo a parte sir Steven della misteriosa aggressione dei cavalieri vestiti di bianco ai danni del villaggio di Carentan: "I Maestri del Vento" commenta sir Steven, mostrando profondo sconcerto. Dichiara di conoscere molti di quegli uomini, e persino di essere stato lui stesso selezionato per entrare a far parte di quel gruppo di armati. "Ero sul punto di accettare, qualche mese fa", dichiara scuotendo la testa: "ma al momento di farlo, qualcosa me lo ha impedito: al momento di diventare Cavaliere ho giurato fedeltà al barone e al suo erede diretto, Lord Anthony; ai Maestri del Vento era richiesto un diverso tipo di fedeltà, un legame molto forte con il fratello del barone, Lord Wilhelm". Solice continua il suo discorso, rivelando l'esito di molte delle scoperte effettuate a Laon che di fatto tracciano una serie di linee ben precise volte a collegare le pratiche oscure del Monaco e dei suoi seguaci con membri precisi della nobiltà di Anthien.
Sir Steven non si mostra sorpreso di quelle rivelazioni: la paladina prosegue cercando di sbilanciarsi il meno possibile e di ottenere ulteriori rassicurazioni sulla buona fede del Cavaliere: il suo discorso si conclude palesando i sospetti nati nel corso della conversazione avuta con il resto del gruppo la sera precedente, relativa al possibile "colpo di stato" di Lord Albert e/o di Lord Wilhelm ai danni del barone attuale e del suo erede diretto, Lord Anthony.

Il Cavaliere è sorpreso e allarmato dalla gravità di un'ipotesi che, a quanto sembra, non aveva considerato, e chiede ripetutamente alla ragazza prove o impressioni tali da poterla convalidare: Solice dichiara di non avere alcuna prova concreta, ma che le varie coincidenze lasciano spazio a pochi dubbi: di fatto, l'incolumità di Anthony sembra essere in grave pericolo.
Sir Steven dichiara la sua intenzione di partire l'indomani, ed è a quel punto che Solice decide di fare la sua richiesta: "molte delle informazioni che provano il coinvolgimento della nobiltà di Anthien e che hanno spinto e sostenuto le nostre indagini sono stare recuperate da una persona che ora è tenuta prigioniera da quelle stesse persone: un uomo innocente, che rischia di pagare con la vita il prezzo della verità che con i suoi soli sforzi è riuscito a portare alla luce. Per questo motivo sono venuta qui, a chiedere il vostro aiuto: per convincervi a mettervi dalla nostra parte, a fare il possibile per salvarlo. Forse, se riusciremo a liberarlo, verremo a conoscenza di nuove informazioni a riguardo".

Il Cavaliere si mostra interessato alla storia, e pone alla paladina una serie di questioni relative all'identità del prigioniero e del gruppo di cui lei stessa fa parte: Solice decide però di non rivelare nessuna di queste informazioni, supplicando il suo interlocutore di non rivolgerle quelle domande. Quando sir Steven prosegue, dichiara che purtroppo un eventuale trasferimento o liberazione di un prigioniero del barone sarebbe al di fuori delle sue facoltà. Rivela però di avere un buon rapporto di amicizia con un alto ufficiale della Guardia Civica: "è probabile che riuscirei a ottenere per me e per un'altra persona un permesso speciale per interrogare il prigionero: ma è una cosa che va fatta in giornata, prima della mia partenza per Krandamer".

Guelfo e Nickel

Il giovane e la ragazzina si dedicano a un pattugliamento serrato nei dintorni della Torre Maxima, che nel giro di poche decine di minute riesce a dare i primi importanti risultati. In particolare è Nickel ad accorgersi, senza essere vista a sua volta, della presenza di una donna di circa 30 anni che, vestita in modo comune, sembra compiere qualcosa di molto simile a ciò che stanno facendo loro: tenere d'occhio la torre ed eventuali curiosi o visitatori. Mette quindi al corrente Guelfo, che decide di dare un'occhiata a sua volta: i due si rendono ben presto conto che la donna non è sola, ma si dà il cambio con un uomo più anziano, sui 45 anni, che sembra compiere grossomodo la medesima attività. A quanto pare le guardie civiche e gli uomini del barone non sono sole nell'opera di sorveglianza.

Eric e Rupert Quays

Eric è accolto dalla zia di Rupert, che corre a svegliare il nipote: "Eric, che sorpresa.. yahwn" commenta il giovane, facendo accomodare il vecchio commilitone. Nel corso della conversazione Eric cerca ripetutamente di spostare l'argomento sui traffici di Robert Ley o su uno dei suoi principali clienti, Lord Wilhelm Keitel. Rupert non sembra sapere nulla di nuovo sul fratello del barone: rivela però che Lady Lucille, sua figlia, ha fama di essere particolarmente disponibile.
Il giovane è quasi sul punto di andarsene, quando inaspettatamente Rupert lo sorprende con una notizia di particolare importanza: il mercenario rivela di aver recentemente accettato un lavoro particolarmente ben pagato da svolgersi proprio il 12 agosto; in parole povere si tratta di ricevere 4 corone d'argento per prendere parte all'organico di tre o quattro squadre ausiliarie per controllare un condannato che, a quanto pare, potrebbe essere a rischio di evasione. La descrizione non lascia adito a dubbi: si tratta certamente di Erwin. Evidentemente tanto la presenza del gruppo di Lorenzo Quart quanto i suoi propositi non sono un mistero per i nemici.

Nuove notizie su Pedro Larsac

E' ora di pranzo quando Solice, Eric, Guelfo e Nickel tornano ai tre galletti, trovandosi subito nel bel mezzo di una discussione scaturita a seguito di una nuova, importante scoperta.
"Pedro Larsac ha ricevuto una lettera, e a quanto pare partirà per Laon l'indomani". La notizia, sicura, proviene da Karen.
"E' l'occasione che stavamo aspettando per mettere le mani addosso a quel ciccione" commenta Guelfo, subito sostenuto da Lorenzo Quart. L'idea dell'assalto prende rapidamente corpo: il problema più grosso sembra essere quello di gestire le guardie private del mercante. E' lo stesso Lorenzo Quart a fornire una possibile soluzione: "se si arrenderanno, come spero, potremo metterle in una cascina fuori città e tenerle segregate lì fino al giorno della liberazione di Erwin". Del resto, un attacco ai soldati mercenari al soldo di Pedro Larsac sembra di certo meno problematico delle guardie civiche della Torre Maxima da tutti i punti di vista.

Quando arriva il loro turno, Solice, Eric, Guelfo e Nickel mettono a parte gli altri delle varie scoperte, molte delle quali tristemente negative. La prospettiva migliore sembra proprio essere quella di sfruttare sir Steven per parlare con il prigioniero. Lorenzo Quart mette subito in chiaro che sarà lui a correre il rischio di recarsi da Erwin, sfruttando in prima persona l'opportunità offerta dal Cavaliere: del resto è senza dubbio l'unico di cui il sacerdote può aver modo di fidarsi a prescindere dalla sua situazione. Il volto di Quart sarà coperto dalla divisa che eventualmente gli verrà fornita dal Cavaliere: resta però il problema della coppia di guardia alla Torre Maxima individuata da Nickel, che potrebbe raccontare a qualcuno della misteriosa visita ricevuta dal prigioniero e far correre seri rischi tanto a sir Steven quanto a Padre Quart.

Per scongiurare questa eventualità, Solice e Loic mettono a punto un piano d'azione: per prima cosa la paladina si recherà nuovamente da sir Steven, confermando l'intenzione di un membro del gruppo di voler parlare con il prigioniero e prendendo gli accordi necessari per far sì che questi sia Lorenzo Quart. Poco prima dell'arrivo del Cavaliere e del paladino alla Torre Maxima, Guelfo proverà ad attirare l'attenzione osservando la torre e i suoi punti d'accesso con aria sospetta, nella speranza di trascinare eventuali sentinelle dietro le sue tracce: il mago si dirigerà poi fino a una locanda, dove lo aspetteranno i fratelli Navar pronti a proteggerlo in caso di un attacco ai suoi danni; nel frattempo, sir Steven e Lorenzo Quart potranno recarsi alla torre senza timore di essere visti. In ogni caso, alla loro uscita, Karen guarderanno loro le spalle fino all'uscita dalla città; se qualcuno sarà tanto imprudente da seguirli fuori dalle mura Quixote, Solice e la stessa Karen saranno pronti a dar loro man forte e a catturare gli inseguitori.

Nel frattempo, Loic e Desiree mostrano a tutti una misteriosa bottiglietta dall'apparenza estremamente sospetta: lo strano liquorino potrebbe venire somministrato a Sanson Corday per "sollevarlo" dal suo ufficio, spianando così la strada a Loic.

L'operazione cul de sac

Solice si reca per la seconda volta da sir Steven deRavin con l'intento di chiedergli di organizzare la visita al prigioniero: il Cavaliere decide di accettare, schierandosi dalla parte del gruppo e di Erwin e assumendo di fatto su di sé gli enormi rischi legati tale scelta. Nel corso della conversazione emerge però una spiacevole novità: a quanto pare, l'ufficiale della Guardia Civica amico di sir Steven sostiene che attorno a Frate Erwin sono presenti non uno ma due cordoni di sorveglianza, sotto esplicita richiesta di Lord Wilhelm Keitel; il primo è formato da guardie civiche semplici e non molto ben addestrate mentre il secondo, nascosto, si compone di soldati scelti. Ha tutta l'idea di essere una trappola anche perché, stando alle parole dell'ufficiale della guardia, i soldati scelti si comportano come se si aspettassero dal momento all'altro un'evasione.

L'appuntamento è fissato nello spiazzo di fronte alla chiesa di Santa Chiara al settimo rintocco. La paladina si incarica di trasportare i cavalli e l'equipaggiamento del Cavaliere in un luogo sicuro fuori città, lo stesso dove Padre Quart avrà cura di scortare sir Steven al termine della conversazione. Solice torna poi ai tre galletti, dove rivela al Guardiano del Tempio le nuove informazioni ricevute e riceve le ultime direttive (per ulteriori dettagli si rimanda al testo della conversazione).

Alle 6 di pomeriggio il gruppo si ritrova raccolto intorno al tavolo: Lorenzo Quart si occupa di fugare gli ultimi dubbi e ripensamenti, sottolineando ancora una volta la necessità impellente di recuperare le informazioni scoperte da Padre Erwin a prescindere da quanto l'operazione possa rendere più problematico il futuro tentativo di liberazione già compromesso dalla presenza dei soldati scelti in numero sconosciuto. D'altro canto è possibile che, una volta all'interno, il paladino possa ottenere qualche informazione che consenta un attacco più studiato.

Eric, Loic, Guelfo e Nickel

La prima compagine del gruppo si muove poco tempo dopo l'uscita del paladino, seguito a breve distanza da Karen: una volta raggiunta la città Eric e Loic si dirigono alla locanda il Goccio di Birra, mentre Guelfo e Nickel proeguono verso la Torre Maxima: il loro compito, come da accordi presi, è di attirare l'attenzione dei misteriosi osservatori che orbitano nei pressi della torre in modo da allontanarli prima dell'arrivo di sir Steven e Padre Quart.

Una volta entrati nella locanda i fratelli Navar si avvicinano all'oste, un omone dall'espressione arcigna, con l'intento di chiedere una stanza per la notte; a un lato del bancone, nei pressi del camino, una ragazzina sui 14 anni è intenta a mescolare una enorme pentola di minestra.
"Siamo io, mio fratello, un altro nostro amico e una ragazzina". A parlare è Eric, che si rende subito conto che l'imponente individuo non è disposto a rendere le cose facil.
"Una ragazzina, eh?" esclama l'oste con sguardo indagatore.
"E' nostra nipote" si affretta a sottolineare Loic; ma il locandiere non sembra propenso ad abbandonare l'argomento: "questa storia mi sembra confusa e poco chiara: non voglio problemi nella mia locanda, capito? Finché siete qui dentro state alle mie regole. Quanto a questa ragazzina, è davvero vostra nipote? Perché la portate in viaggio con voi?".
"E' soltanto una povera ragazzina," ribadisce Eric cercando di correggere il tiro, "che è rimasta ovviamente orfana di entrambi i genitori".
L'oste mantiene un atteggiamento sospettoso, ma acconsente alla fine di accettare i soldi dei due fratelli, che oltre alla stanza pagano anche due porzioni di minestra: "Lo vedete? Noi paghiamo persino in anticipo, e voi ci trattate male!", protesta Loic scuotendo la testa prima di mettersi a sedere.

Nel frattempo, Guelfo è intento ad osservare le molte botteghette cresciute tra gli archi dell'acquedotto in rovina posto ai piedi della Torre Maxima: Nickel lo segue a una certa distanza, pronta ad accorgersi ed eventualmente a seguire chi dovesse dimostrare troppo interesse nei confronti del suo accompagnatore.
"Bei meloni", esclama il mago avvicinandosi a un fruttivendolo. "Assaggiatene uno allora", risponde quello di rimando: "chiedo solo un rame".
"Spaccame un meloncino, và!" replica Guelfo, per poi dedicarsi all'osservazione degli edifici circostanti. Dopo qualche minuto la sua attenzione viene attirata da uno strano individuo che, dall'alto di una finestra, sembra proprio tenere d'occhio la zona della torre: sono sufficienti due o tre occhiate furtive per accorgersi che l'uomo corrisponde proprio alla descrizione fornita da Nickel poche ore prima. Il mago incomincia così a "rendersi sospetto", osservando a lungo la torre con aria interessata tornando di tanto in tanto con lo sguardo verso la finestra; poi, dopo alcuni minuti, volge i suoi passi verso la locanda.

Quando Guelfo fa il suo ingresso trova i fratelli Navar di fronte a un piatto di minestra: l'oste è anch'egli seduto al loro tavolo, ansioso di portare avanti il suo fastidioso "interrogatorio".
"Tu devi essere l'amico", esclama quando il mago dà l'impressione di volersi sedere: "ma non vedo la ragazzina: siete quindi soltanto voi tre?"
Guelfo scuote la testa: "sta arrivando, si è fermata a dare un'occhiata in giro. Posso avere un piatto di minestra?" aggiunge poi.
Nickel arriva nel giro di pochi minuti, e ben presto le domande del locandiere finiscono per tirare in ballo anche lei. Nessuna risposta per quanto disinvolta sembra riuscire a placare la puntigliosità dell'oste, che si dimostra instancabile nel mettere alla prova la pazienza dei suoi interlocutori; soltanto al termine della cena i quattro riescono a liberarsi dell'appiccicoso anfitrione, rifugiandosi intelligentemente in camera.
"Quando stavo a Anthien m'avevano detto che questa locanda era nota per le risse pittoresche che: non stento a crederlo, quell'oste tira davvero via gli schiaffi dalle mani", commenta Loic una volta chiusa la porta.
Nickel si affretta a rivelare quanto scoperto: a quanto pare uno degli osservatori ha effettivamente abboccato all'amo di Guelfo ma ha rinunciato all'inseguimento dopo qualche minuto, tornando verso la torre; "subito dopo sono arrivati anche Lorenzo Quart e il cavaliere: con loro c'era anche un'altra persona, una guardia... credo. Le guardie della torre non volevano farli entrare, ma loro hanno insistito ; il cavaliere a quel punto ha dato di matto, dicendo che aveva subito un furto di cavalli e che doveva assolutamente interrogare il prigioniero. Alla fine l'hanno spuntata e sono riusciti a entrare; a quel punto il tizio che stava alla finestra è uscito per andare nella casa di fronte e, subito dopo, due tizi sono usciti da lì e sono entrati nella torre".
Il racconto di Nickel è molto preciso, e lascia pochi dubbi: la "visita" non è passata inosservata, e le cose rischiano di mettersi male. "Eh certo che è andata male, non hai saputo fare la tua parte!" esclama Loic, rivolgendosi a Guelfo: "dovevi attirare la loro attenzione, invece ti sei messo a mangiare meloni!". Il mago scuote la testa, convinto di aver fatto del suo meglio e comprendendo la frustrazione di Loic.
"Se non altro la finestra dà sulla porta", conclude Eric: "da qui potremo vedere se, una volta usciti dalla torre, decideranno di venire qui". Uno dopo l'altro tutti si mettono in osservazione, ma la tanto auspicata visita sembra proprio non avere luogo.

"Ma io... dormo qui? Con voi?" chiede Nickel a un certo punto. Loic è veloce a risponderle: "Stanotte non si dorme: stanotte si ammazzano persone".

Solice, Desiree e Quixote

Prima di muoversi si attende il ritorno di Youri Sharp e Nicolas Long, previsto intorno alle 7. Quando i due entrano in locanda Solice va incontro a quest'ultimo, chiedendogli informazioni in merito all'esito della loro missione di sorveglianza al Castello di Forrarossa. "Non è accaduto nulla di particolare", spiega Nicolas, "salvo una cosa: verso le 5 del pomeriggio sono arrivati due cavalieri vestiti di bianco: tanto loro quanto i loro cavalli sembravano in buona forma; sono certo si trattasse di due maestri del vento". Solice annuisce, poi chiede informazioni su Julie: la paladina è convinta che qualche informazione dell'amica possa essere determinante in vista dei prossimi, cruciali movimenti del gruppo.
"L'abbiamo vista", le risponde Nicolas, "ma non è stato possibile avvicinarla: dobbiamo sperare che sia lei stessa ad allontanarsi con qualche scusa, immaginando che qualcuno di noi sia nei pressi".
Solice comunica ai due uomini le ultime novità e riferisce gli ordini assegnati da Lorenzo Quart: Youri e Nicolas resteranno a difesa della locanda, mentre Solice, Desiree e Quixote avranno il compito di assicurarsi che nessun nemico decida di seguire Padre Quart e sir Steven oltre le porte della città e, nella malaugurata ipotesi, intervenire prima che possano scoprire l'ubicazione dei tre galletti.

Combattimento sulla strada

Solice e Desiree si alternano a tenere d'occhio la porta d'uscita della città dove, nel giro di pochi minuti, dovrebbero uscire Padre Quart e sir Steven. Quando ciò accade, il gruppo si accorge però che i due uomini non sono da soli: tre loschi figuri, anch'essi a cavallo, incedono a qualche decina di metri di distanza; hanno tutta l'aria di volerli seguire fino alla locanda.
Solice, confidando nella probabile presenza di Karen dietro ai tre inseguitori, propone a Desiree un piano d'azione: "seguiamo Padre Quart e sir Steven fino al primo bivio: una volta che saremo certe che questi individui sono sulle loro tracce io e Quixote cercheremo di fermarli, mentre tu farai una corsa a metterli in allerta". La manovra, dopo i primi round di rischio, dovrebbe avere l'esito di riportare il gruppo in superiorità numerica.

I minuti successivi confermano l'impressione ricevuta: i tre cavalieri confermano la loro decisione di svoltare, costringendo Solice a intervenire.
"Hey, voi a cavallo! Fermatevi!". Il tono della voce è fermo ma la paladina, priva come da accordi dei simboli di Pyros, non sembra suscitare particolare timore reverenziale.
"Togliti di mezzo, ragazzina: non è il momento". La risposta, fredda, proviene da un individuo dal cui cavallo pende una spada: il secondo sembra armato di mazza mentre il terzo, sotto un leggero mantello, nasconde probabilmente una balestra.
"Devo chiedervi di fermarvi qui e rispondere alle mie domande", insiste Solice, cercando di guardagnare tempo: "Sono spiacente, ma non posso permettervi di proseguire per la vostra strada".
La spada e lo scudo della paladina non sembrano sufficienti a farla percepire come una minaccia all'individuo armato di spada, che si affretta a replicare: "in un altro momento sarei ben lieto di fermarvi e intrattenermi con voi: ma sfortunatamente ora ho da fare. Ora sparisci, e non farti più vedere": così dicendo sprona il suo cavallo, seguito dagli altri due.
Solice li supera correndo, per poi mettersi davanti alla strada: "per l'ultima volta, vi chiedo di fermarvi e scendere da cavallo!". E' la goccia che fa traboccare il vaso.

Il cavaliere sguaina la spada e, visibilmente dispiaciuto, avanza verso di lei mentre il compare armato di mazza si prepara ad affrontare Quixote. Solice si chiude in difesa schivando di misura i colpi del suo aggressore, mentre il soldato del Miestwode riesce nell'impresa di parare tanto la prima mazzata quanto, soprattutto, il dardo di balestra che si schianta contro il suo scudo.
La situazione volge rapidamente a favore del gruppo quando Quixote riesce ad andare a segno sul cavallo del suo avversario, per poi assestargli un colpo decisivo al braccio; un istante dopo il terzo aggressore, che nel frattempo aveva sfoderato una daga, viene raggiunto da una freccia di Karen. A decidere le sorti dello scontro è comunque quello che avviene il round successivo, quando le sagome di Quart e sir Steven spuntano minacciosamente all'orizzonte.

Il cavaliere armato di spada tenta la fuga ma il suo cavallo viene ferito da Quixote, costringendolo a concedere una resa; anche l'ex-balestriere, armato di daga e ferito al braccio, tenta di allontanarsi al galoppo. Deve però fare i conti con la velocità di Lorenzo Quart e sir Steven: i due cavalieri, pur se rallentati da una Solice insolitamente poco propensa a concedere strada (1-1-1 di ascoltare), riescono in poche decine di metri a raggiungere e mettere fuori combattimento anche il terzo aggressore.

Interrogatorio

Ripulita la strada alla bell'e meglio, Lorenzo Quart fa strada al gruppo verso una sorta di magazzino abbandonato. "L'avevo preparato per gli uomini di Pedro Larsac", spiega al gruppo, "ma a quanto pare lo useremo prima del previsto".

"Non so nulla! Non so nulla, io!" Le prime parole del prigioniero che un tempo aveva una spada non fanno ben sperare: a quanto sembra è una pedina poco importante, ma l'abilità di Padre Quart nel condurre l'interrogatorio riesce comunque a tirargli fuori alcune importanti informazioni.
"Mi ha pagato... si chiamava Weber: Vincent Weber. Seguili e vedi dove vanno, così mi ha detto. Vive con una dama e con un uomo dai tratti molto asciutti... Quest'ultimo è inquietante, ha un modo di fare molto silenzioso..."

Solice prosegue con altre domande: "avete svolto altri incarichi per conto di Vincent Weber o di altre persone?" Il prigioniero è restio a parlarne, ma poi confessa di aver contribuito a tenere d'occhio la torre nei giorni passati e, soprattutto, di aver svolto un ruolo di secondo piano nel furto del cavallo di sir Steven: il mandante di quell'operazione non era però Vincent Weber bensì un misterioso individuo, piuttosto giovane e dai modi educati. Delle persone che sono entrate e uscite dalla torre ne ricorda bene soprattutto tre: un paladino con le insegne di Dytros non giovanissimo e che andava molto di fretta, una pia donna, e Pedro Larsac. Di questi tre, però, soltanto l'ultimo è stato fatto entrare, dopo aver mostrato una pergamena alle guardie.

L'interrogatorio volge infine al termine. "Ci hai detto abbastanza: ora è tempo che tu faccia una bella dormita"; con queste parole Lorenzo Quart spedisce il prigioniero nel mondo dei sogni: si rivolge poi a sir Steven, chiedendo se ha intenzione di ascoltare le notizie che sta per rivelare o se preferisce non sapere; il cavaliere decide di ascoltare, e Quart incomincia a raccontare i dettagli della sua conversazione con Frate Erwin.

Notizie da Erwin

"Incomincerò dalle buone notizie: Erwin non ha parlato. E' stato catturato dagli uomini di Lord Wilhelm Keitel, i maestri del vento, in un luogo all'interno della tenuta delle Parole d'Oro. A quanto pare, si tratta di un posto molto strano: è un laghetto al cui interno giacciono semisommerse le rovine di un'antica città; a quanto pare è lì che i nostri nemici si riuniscono a discutere delle loro faccende, ed è stato sempre in quel luogo che Erwin ha ascoltato la conversazione che gli è costata la sua libertà."
Sir Steven annuisce, dando l'impressione di conoscere il laghetto; padre Quart, dopo una pausa, continua il suo resoconto.
"E' in corso un'operazione ad opera dei nostri nemici: il suo nome è operazione notte e nebbia. A quanto sentito da Erwin, Lord Wilhelm e il capitano dei maestri del vento, sir Kilian, stavano discutendo della fase sei, di prossima attuazione. Questa fase", aggiunge Quart dopo una pausa,"consiste nel far scomparire Lord Anthony durante il suo viaggio di ritorno dal palio di Krandamer; il territorio scelto dai nostri nemici è quello della baronia di Sarthe, da sempre nemica di Anthien: in tal modo non soltanto Lord Wilhelm spianerà la strada al suo protetto Lord Albert, ma provocherà una situazione che porterà senza ombra di dubbio a una guerra".

Padre Quart spiega poi le circostanze che hanno portato alla cattura di Frate Erwin: a quanto pare sir Kilian è riuscito a "percepire" la sua presenza, il che fa nascere il sospetto che non sia privo di qualche potere o capacità sovrannaturale. "C'e' anche dell'altro: quei due hanno parlato anche di una diretta conseguenza della fase uno: a quanto pare esiste un prigioniero catturato in quella circostanza, un "pezzo pregiato" che in questo momento si trova ad Achenar nelle mani di sir John Payne.

Solice, Desiree, Quixote e sir Steven si guardano perplessi: "sa...sarebbero queste le buone notizie, padre Quart?" balbetta la paladina, atterrita.

"Si", risponde Quart deciso: "ora comincerò a parlarvi delle brutte: ho tutta l'intenzione di tirare Frate Erwin fuori da quella torre".La notte passa senza altri avvenimenti di rilievo: Eric, Loic, Guelfo e Nickel ascoltano i canti della locanda, per poi osservare gli avventori uscire; Karen Gordon Gabriel accompagna sir Steven deRavin ai tre galletti, mentre Lorenzo Quart chiede l'aiuto di Solice per tagliare un manto di stoffa nera in una serie di piccole bande dall'aspetto misterioso.

Anthien, 11 Agosto 517

E' l'alba quando Loic, Eric, Guelfo e Nickel scendono le scale: Franzo il locandiere è già sveglio, intento a rimettere in sesto la locanda che non sembra aver passato indenne i bagordi della sera precedente.
"Buona giornata", esclama Loic. "Che metti a posto a fare? Tanto stasera te la sfasciano di nuovo, 'sta locanda!", fa eco Eric di rimando.
"Che spiritosi!", risponde acidamente Franzo, scagliando un boccale all'indirizzo del gruppetto.

Circa 30 minuti dopo tutti si riuniscono ai tre galletti, dove tutti hanno modo di scambiarsi le informazioni sulle operazioni compiute la sera precedente. Dopo alcuni minuti arrivano anche Karen Gordon Gabriel, Nicolas Long e Youri Sharp.
"Ecco che arriva l'amica tua", dice a bassa voce Loic al fratello. "Ma ancora non mi hai spiegato perché ce l'hai tanto con lei".
"Per me è una repressa", spiega Eric: "inoltre tiene troppo a freno padre Quart".
"Ti sbagli", lo corregge Guelfo; "non credo proprio voglia tenere a freno nessuno, è soltanto preoccupata per l'incolumità di Quart".
"Ora capisco: è bramosa di Quart!", conclude Loic, apparentemente soddisfatto dell'analisi.Poco dopo l'arrivo di tutti la parola passa a padre Lorenzo Quart, che fa rapidamente il punto dell'operazione Pedro Larsac.

La cattura di Pedro Larsac

Il piano del Guardiano del Tempio è piuttosto semplice: la carovana di Pedro Larsac andrà bloccata all'interno di un boschetto a un'ora di distanza da Anthien: la superiorità numerica del gruppo, insieme alle armi da lancio a sua disposizione (due archi e due balestre, rispettivamente di Karen, Desiree, Quart e Eric), dovrebbero essere sufficienti a suggerire la resa da parte dei tre o quattro mercenari di scorta. I prigionieri verranno quindi scortati nella cascina che già ospita i tre uomini presi in consegna la sera prima.
"Cosa ne faremo di Pedro?" chiede a quel punto Eric, cercando di capire se sia necessario prenderlo vivo.
"Se riusciremo a prenderlo vivo gli faremo sputare ciò che sa", risponde padre Quart; "e subito dopo faremo in modo di mandarlo al giudizio di Kayah".
Dopo aver illustrato il piano Lorenzo Quart estrae da una bisaccia le piccole bande nere preparate la sera prima: "questi fazzoletti neri, indossati sotto gli elmi, dovrebbero impedire che i nostri volti vengano riconosciuti".
La notizia è accolta con sconcerto da Solice e Nicolas, che nel giro di pochi istanti si trovano entrambi con il fazzoletto in mano e un'espressione incerta dipinta sulla faccia.
"Cosa ne pensi?" chiede il paladino, titubante. "Non mi piace questa cosa. Assaltare una carovana... con una benda al volto, per giunta!".
"Non... piace neppure a me", ammette Solice. "Ma credo che dobbiamo riporre fiducia nelle scelte di padre Quart".
Nicolas resta perplesso: "Credimi, ci sto provando... Ma è da quando è incominciata questa storia che mi fa fare cose assurde".
"Credo di poterti capire", sospira Solice di rimando; "è difficile accettare tutto questo... Ma credo che, se davvero è ciò che ci viene chiesto, sia nostro compito farlo".

Subito dopo Solice si reca da Nickel, con l'intenzione di chiederle di non prendere parte a un'operazione che rischia di mettere a repentaglio vite innocenti: scopre però a sue spese che la sua "scudiera" è di tutt'altro avviso: "Ma come, capo... Il boccia mi ha dato il fazzoletto!", esclama Nickel sventolando con orgoglio la benda nera. Nel giro di pochi minuti Solice capisce che nulla potrà impedire a Nickel di partecipare all'agguato; riesce però a convincere la ragazzina a non sparare con la balestra assegnandole, con l'approvazione di padre Quart e degli altri, un compito diverso: intercettare eventuali passanti e fermarli in qualche modo lungo la strada, in modo da non farli diventare involontari testimoni dell'accaduto.

I minuti restanti vengono spesi per stabilire un importante dettaglio sull'utilizzo delle armi da lancio: Eric suggerisce di utilizzarle come minaccia per costringere i mercenari ad arrendersi, mentre Guelfo e Loic propongono di sparare d'anticipo, mirando alle cavalcature: la seconda opzione è senza dubbio più rischiosa per l'incolumità dei mercenari ma ha il vantaggio di ridurre al minimo la possibilità che uno di loro possa allontanarsi a cavallo; la scelta è lasciata anche in questo caso a Lorenzo Quart, che dopo una lunga analisi dei pro e dei contro decide di preferire quest'ultima.

L'agguato

L'attesa termina nel giro di pochi minuti, quando la carrozza di Pedro Larsac, scortata da tre cavalli, si intravede all'orizzonte: il mercante si trova a cassetta insieme al nocchiero. Non appena la carovana si trova al centro della zona dell'agguato Karen, Desiree e Lorenzo Quart danno fuoco alle loro armi da lancio: le ragazze colpiscono con precisione due delle tre cavalcature che rovinano a terra impegnando duramente i loro cavalieri, mentre la balestra di Quart manca sorprendentemente il suo bersaglio; su di esso, che si rivela ben presto essere una donna, convergono Youri e Solice. Anche i fratelli Navar entrano in azione, seguiti da Guelfo: il loro avversario, uno dei cavalieri disarcionati, è lesto a disfarsi della cavalcatura e a mettere mano alla sua arma.
"Risparmiami la ginnastica mattutina, stronzo!" Lo apostrofa Loic. Il mercenario, la cui bionda e lunga chioma suggerisce un'origine nordra, non sembra comprendere le parole del giovane: uno sguardo a Eric e a Guelfo, pronti a circondarlo, è comunque sufficiente a costringerlo rapidamente alla resa.
Solice nel frattempo ingaggia uno scontro contro la loro avversaria, che forte del vantaggio conferitole dal cavallo riesce ad impegnarla duramente: l'arrivo provvidenziale di Youri risolve la situazione a vantaggio della paladina e porta nel giro di pochi istanti alla resa della mercenaria: il terzo avversario, fortemente impacciato dal suo cavallo ferito dalla freccia di Desiree, viene raggiunto e ridotto all'impotenza da Nicolas.
Lorenzo Quart, abbandonata la balestra, si trova in quel momento sul retro della carrozza intento a fronteggiare l'ultimo dei mercenari: Eric, lasciando il nordro nelle mani del fratello e di Guelfo, decide a quel punto di saltare a cassetta, trovandosi a tu per tu con Pedro Larsac intento a vomitare insulti ai suoi aggressori e richiami alle sue guardie; "caro il mio Larsacco di merda!" esclama Eric con un sogghigno; poi, senza pensarci due volte, gli sferra un duro colpo al torace utilizzando il manico del martello con il duplice scopo di farlo star zitto e di togliersi una soddisfazione a lungo sopita; l'eccessiva violenza del colpo non passa inosservata agli occhi di Quart e di Solice, che vengono però ben presto rapiti da un altro, ben più efferato atto di violenza.

Loic, resosi conto dell'intento del fratello di raggiungere Pedro Larsac, decide in un primo momento di raggiungerlo, lasciando il mercenario nordro nelle mani di Guelfo; "ti prego, lasciamene un pezzo!" esclama all'indirizzo di Eric. A nulla valgono i richiami del mago: "dove diavolo vai?", gli urla inutilmente Guelfo, ben consapevole di non costituire da solo una minaccia sufficiente a tenere fermo il massiccio prigioniero. I timori del mago si mostrano fondati: un istante dopo il nordro riesce a schivare la lama di Guelfo e tenta la fuga. "Sta scappando!", urla il mago, che riesce comunque a mantenere le distanze e a mettere un colpo a segno ai danni del fuggiasco, costringendolo ad arrendersi nuovamente. E' a quel punto che succede l'imprevedibile: dalle spalle di Guelfo spunta a sorpresa la sagoma di Loic, che cala con forza la sua ascia sulla gamba sinistra del mercenario ormai inerme. "I miei prigionieri non scappano", commenta poi sul corpo riverso al suolo.

Dopo l'agguato

Il colpo di Loic segna la conclusione dell'operazione: nonostante l'atto abbia lasciato tutti senza parole, la priorità è senza dubbio quella di ripulire la zona prima dell'arrivo di scomodi testimoni. Pedro Larsac, svenuto e malconcio, viene trasportato via insieme agli altri prigionieri in direzione della cascina poco distante: Desiree e Solice si affrettano a prestare le cure di primo soccorso al mercenario nordro. Alla vista della ferita la paladina si toglie la benda, sentendo il respiro venirle meno. "Non so se ce la farà", commenta Desiree preoccupata. "Non ce la faremo mai a trasportarlo nella cascina, ma non possiamo neppure lasciarlo qui. Accidenti a lui!", aggiunge poi, rivolgendo un'occhiataccia a Loic.
Eric propone di spostare il ferito sul carro e poi di muovere quest'ultimo fuori dalla strada: la soluzione viene messa rapidamente in pratica, e consente a Desiree e a Solice di continuare il loro lavoro lontane dalla via di transito. Nel frattempo Guelfo si reca da Nickel con l'intento di recuperarla, ma si accorge ben presto che i problemi non sono ancora del tutto finiti.

Guelfo, Nickel, il contadino e le caciotte

Il rumore di voci proveniente dalla strada suggerisce al mago di procedere con cautela: a pochi metri da lui Nickel è intenta a discutere con un contadino che porta con se un asino, appesantito da due grandi bisacce colme di formaggi.
"Siete proprio sicuro che sia da quella parte? No, perché non sarebbe la prima volta che mi perdo!"
"Ti ho già detto di si, sono sicuro! E ora scusami, ma ho già perso troppo tempo".
Lo stralcio di conversazione suggerisce che i tentativi della "scudiera" di Solice stanno giungendo al termine. Guelfo decide comunque di non intervenire, nella speranza che Nickel abbia ancora qualche freccia al suo arco; la ragazzina non lo delude, e poco prima che il contadino decida di riprendere il suo cammino una delle sue caciotte viene platealmente sottratta dalle bisacce. "Ladra! Ridammi il mio formaggio!" urla il pover'uomo, facendo per inseguirla.
E' a quel punto che Guelfo decide di fare la sua comparsa. "Fermo lì!", esclama piombando a pochi passi da lui, forte del fazzoletto nero ancora legato al volto. Quando il contadino si volta il suo spavento è palese: in un primo tempo sembra quasi voler reagire, ma non appena si rende conto delle armi impugnate dal mago si getta a terra implorando pietà. "Vi prego", dice, "lasciatemi le mie caciotte... o se proprio volete prenderle, almeno lasciatemi il mio asino!".
Resosi conto di essere ormai in ballo, Guelfo decide di prolungare la "rapina" quel tanto che basta per consentire ai compagni di togliere dalla strada le tracce più evidenti: "ti avevo detto di agganciare uno con la grana", dice a Nickel scuotendo la testa; fa poi rovesciare in terra il contenuto delle bisacce, analizzando accuratamente le "caciotte" del contadino e interrogandolo ripetutamente sulla sua merce e sul suo percorso; il contadino risponde a tutte le domande, continuando a implorare pietà per sé e per il suo asino, fino a quando il mago decide di lasciarlo andare. "E stà attento", lo ammonisce prima di allontanarsi insieme a Nickel: "gira della brutta gente, da queste parti".

L'interrogatorio di Pedro Larsac

"Sei proprio un imbecille"; queste sono le dure parole che Lorenzo Quart rivolge a Loic dopo aver trascinato il corpo di Pedro Larsac all'interno della cascina.
"E ora di quello che ne facciamo?" commenta Karen, riferendosi ovviamente al nordro in fin di vita. Nel corso dei minuti successivi vengono vagliate numerose ipotesi, nessuna delle quali sembra convincente. Loic, forse nel tentativo di riconquistare fiducia agli occhi di Quart, arriva persino a proporre l'ipotesi di affidarlo alle cure di sua madre a Willcox: "non funzionerebbe", risponde Quart scuotendo la testa. "Dà troppo nell'occhio, non possiamo permetterci di portarlo da nessuna parte". L'unica soluzione ragionevole sembra essere quella di affidarlo alle cure di Ludmilla, pregando affinché Reyks interceda per la sua vita.

"Bastardi... Maledetti... Chi siete... Cosa volete?" Le prime parole di Pedro Larsac suggeriscono che il prigioniero non abbia ben chiara la sua situazione. Lorenzo Quart è lesto a comunicare il concetto, ribadito poi sia da Loic che da Guelfo: "la tua vita è appesa a un filo. Dicci tutto ciò che sai, poi decideremo cosa fare di te". Pedro si dimostra sorprendentemente abile nel comprendere il messaggio, dichiarandosi ben presto disponibile a vuotare il sacco: cosa che puntualmente avviene, sotto le domande di padre Quart e Guelfo.
  • Cosa sai della Pietra di Beid?
"Me l'hanno rubata. Me l'hanno data poco tempo fa: si tratta di un artefatto antico e prezioso, originariamente comprato da un nobile di Anthien in una sorta di asta... tenuta da qualche parte all'interno della marca di Beid. Non so quanto l'abbia pagata lui, ma so quanto vale perché l'ho comprata a mia volta... anche se non erano soldi miei".
  • Perché l'hai comprata, e per conto di chi?
"La pietra serviva per la cappella del sigillo di Laon: l'acquisto mi è stato commissionato da sir John Payne di Achenar, che mi ha dato indicazione di comprare la pietra per conto del barone di Laon. Il prezzo è stato di 150 corone d'oro, e il nobile presso cui l'ho comprata è Lord Albert Keitel".
  • A cosa serve la pietra?
"Non lo so di preciso: so che serve all'interno della cappella, e so anche che non l'abbiamo più. Erwin, quel tipo che hanno preso... Lui sa dov'è, perché l'ha presa lui. Ma quello non parla... Non ci dice dove l'ha nascosta".
  • Chi sono le persone con cui ti accompagni?
"Sono le mie guardie del corpo... Vengono da Amer. Sono persone fidate, o perlomeno così credevo".
  • Parliamo della baronessina di Laon: quanto è in combutta con questa storia?
"Ben poco, al momento: il matrimonio con mio figlio è andato a monte... Ehi, un momento. Ma... siete voi... siete gli stessi di quella volta!"
  • Come mai quel matrimonio era così importante? Perché la baronessina avrebbe voluto sposare Manuel Larsac?
"Le cose per questo Ducato stanno per cambiare parecchio: c'è un ordine nuovo all'orizzonte, e c'è chi ci guadagnerà e chi no: il matrimonio con mio figlio Manuel avrebbe aperto alla baronessina le porte per quell'ordine nuovo, per volontà dello stesso sir John Payne. A dire il vero, l'occasione è arrivata proprio tramite lui: è stato proprio sir Payne a prendere accordi con Laon".
  • Come mai sir Payne ha pensato proprio a voi?
"Ho svolto parecchi incarichi difficili per compito di sir Payne in passato: nella maggior parte dei casi si è trattato del recupero di oggetti di valore, cosa per cui sono particolarmente bravo: ricordo in particolare i titoli di alcuni libri: due copie del Logaeth, una rinvenuta ad Amer e un'altra da fuori, tramite un giro di librai... E poi una parte di un libro chiamato i luoghi impuri: l'ho trov... ehm, l'ho rubato... nella biblioteca di un monastero".
  • Cosa sapete di Lord Wilhelm Keitel?
"Lo conosco appena: io ho parlato soltanto con Balon Gaunt, il suo luogotenente. Comanda un drappello di 4 o 5 uomini giu alla Torre Maxima; soldati scelti, credo. Le guardie civiche sono più o meno altrettante".

Tra una domanda e l'altra Loic cerca invano di far ingerire a Pedro Larsac una pagnottella da lui preparata poco prima dell'interrogatorio. "Sicuro che non vuoi mangiare? Io penso proprio che dovresti mangiartela, 'sta pagnottella" chiede a più riprese, con insistenza. "Non ho proprio appetito adesso", risponde ripetutamente Pedro.

Eric decide di togliersi una curiosità, e quando Lorenzo Quart si allontana per decidere il da farsi fa un'ultima domanda al prigioniero:
  • Certo, la baronia di Laon è quello che è, ma pure la collana... Toglimi una curiosità: ma questa collana... Perché farla falsa? Ci potevate investire qualcosa, con tutti i soldi che c'avete!
"Che importanza ha? Abbiamo avuto dei problemi. A dire la verità, la collana era vera... Ma c'è stato un imprevisto, un incidente a cui abbiamo dovuto porre rimedio in gran fretta. E' per quel motivo che è stata realizzata quella collana finta".

Padre Quart è visibilmente indeciso su cosa fare della vita di Pedro Larsac: Guelfo suggerisce di rimandare la decisione, vedendo nel mercante una preziosa fonte di informazioni sulle attività dei nemici della Rosa. Il Paladino raggiunge poi Solice, chiedendole cosa ne pensa. La paladina, rimasta in silenzio per tutta la durata dell'interrogatorio e ancora sconvolta per gli ultimi avvenimenti, risponde con un filo di voce: "molto sangue è già stato versato: stiamo percorrendo un sentiero difficile e spesso privo di Luce, e ad ogni passo ciascuno di noi rischia di smarrire la strada. Credo che sia indispensabile, tutte le volte che possiamo fare una scelta, sforzarci di ritrovare quella Luce: forse, se riuscissimo a mostrare misericordia ora, gli Dei ce ne renderanno merito questa notte, quando più di ogni altra cosa avremo bisogno del loro aiuto".

Le parole della paladina sembrano incontrare l'approvazione di Lorenzo Quart: Pedro Larsac, almeno per il momento, non verrà giustiziato.

La liberazione di Erwin

Laon, 11 Agosto 507

Nel corso della giornata vengono fatte numerose proposte sulle modalità di agire, fino a giungere a un piano d'azione: Loic e Quixote si occuperanno della sorveglianza dei prigionieri fino all'ora di agire, mentre Nicolas penserà a sorvegliare Pedro Larsac: Ludmilla si dedicherà invece alle cure della guardia nordra, ancora in pericolo di vita; tutti i prigionieri, con la sola eccezione di Pedro Larsac, verranno lasciati soli al momento dell'operazione confidando nel fatto che riescano a liberarsi e a fuggire, portando loro stessi la richiesta aiuto per la guardia ferita presso le guardie della città.

La piantina della torre disegnata da Lorenzo Quart in conseguenza della sua visita all'interno della Torre Maxima e un giro di perlustrazione all'interno della città consentono di stendere un piano anche per l'operazione di salvataggio, articolato nei seguenti punti:
  1. Neutralizzare le guardie civiche di stanza alla porta cittadina più vicina alla Torre Maxima.
  2. Giungere furtivamente nei pressi della torre e disporsi secondo la seguente logica:
    • Loic si disporrà tra l'ingresso della torre e il palazzo dei "misteriosi osservatori" per impedire che questi ultimi possano agire alle spalle del gruppo.
    • Desiree lo aiuterà nel compito, nascondendosi tra le arcate del vecchio acquedotto: la ragazza dovrà anche sorvegliare due cavalli, anch'essi nascosti, portati per il trasporto di Frate Erwin e di altri eventuali feriti.
    • Lorenzo Quart e Karen si occuperanno rispettivamente di neutralizzare la guardia d'ingresso e di scassinare la serratura della porta principale, per poi introdursi all'interno della torre insieme a Eric, Guelfo, Quixote e Solice.
      • Guelfo, una volta all'interno, avrà il compito di immobilizzare le guardie presenti al piano terra con uno dei suoi incantesimi.
      • Lorenzo Quart, Eric e Youri saliranno quindi di corsa al primo piano, dove cercheranno di eliminare le guardie presenti nel corridoio con un colpo di balestra per poi difendere due degli accessi che vi si affacciano: il paladino avrà il compito di fermare le guardie provenienti dalle scale che portano al secondo piano, mentre Eric e Youri si occuperanno di quelle eventualmente presenti nella guardiola e nelle altre stanze che si affacciano sul corridoio.
      • Non appena il corridoio sarà sufficientemente sgombro Karen dovrà occuparsi della porta della cella di Frate Erwin. La liberazione del sacerdote dalle catene verrà messa in atto da Guelfo con l'ausilio del suo potere di controllo della temperatura dei metalli.
      • Una volta liberato Erwin si uscirà dalla torre e da lì alla porta cittadina: a poche centinaia di metri di distanza da essa vi sarà il carro di Pedro Larsac pronto ad attendere il gruppo con Ludmilla, Nickel, Nicolas e Pedro Larsac.
Il piano non è semplice, e molte sono le variabili che potrebbero comprometterne l'esito; non sembrano tuttavia esserci molte altre alternative. Il gruppo decide di impiegare le ultime ore del giorno per effettuare un giro di perlustrazione delle zone interessate.

L'ispezione del pomeriggio (All around the Watchtower)

"Come le neutralizziamo le guardie?" La domanda, estremamente pertinente, viene posta in più occasioni mentre il gruppo osserva la porta prescelta. Solice e Guelfo, nel tentativo di ridurre al minimo i rischi di produrre ferite gravi, propongono un curioso meccanismo che consiste nell'avvicinare la guardia, farla guardare dentro un sacco e poi colpirla per farla svenire.

Il tentativo di capire quante guardie sono presenti alla porta viene pesantemente compromesso da una disattenzione di Solice (1-1-1 in individuare), che attira l'attenzione di una guardia piuttosto anziana all'interno di uno dei due gabbiotti: la ragazza, interrogata sui motivi della sua presenza in città, cerca in tutti i modi di non dare a quest'ultimo informazioni compromettenti senza calpestare il giuramento alla regola di Pyros: i suoi tentennamenti risultano comunque piuttosto sospetti.

L'ispezione presso i dintorni della Torre Maxima ha maggior fortuna: il gruppo identifica i punti in cui Desiree e Loic si nasconderanno e memorizza una serie di informazioni preziose per gli eventi di quella notte. Nel corso del pomeriggio vengono inoltre messi in atto ulteriori preparativi, tra cui l'acquisto di alcune cappe scure per facilitare i movimenti durante la notte.

Informazioni da Forrarossa

A poche ore dall'inizio dell'operazione il gruppo torna presso i tre galletti: dopo pochi minuti torna anche Nicolas Long con nuove informazioni provenienti da Julie, da due giorni infiltrata presso il castello di Forrarossa. Il paladino racconta di aver incontrato Julie per una manciata di secondi nel bosco che circonda la tenuta e di aver raccolto i frammenti di una misteriosa lettera lasciati da lei cadere in terra. La lettera è firmata Lloyd Vernant e cita un certo Baptiste Krol, descritto come uno degli esecutori materiali della Fase Due dell'operazione Notte e Nebbia: a quanto sembra questo individuo ha richiesto una ingente somma di denaro per tenere la bocca chiusa su qualcosa di grosso, diventando un problema non da poco per le trame dell'Ordine Nero.
Nicolas aggiunge un particolare inquietante: il volto di Julie mostrava il segno di una contusione, probabilmente dovuta a un pugno o a un forte schiaffo. La ragazza ha fatto in modo di rassicurare il paladino relativamente all'integrità della sua copertura, sottolineando di voler continuare la sua missione per poi raggiungere il gruppo nella città di Laon, presso la cattedrale del Sole Nero di Padre Gabriel.

Scacco alla Torre

Il gruppo entra per la seconda volta in città, questa volta portando con se armi, armature e due cavalli. Dopo un pasto frugale si aspetta il calare della notte e poi, con il favore delle tenebre, ci si apposta nei pressi della porta cittadina. L'attesa è lunga e snervante: le guardie effettuano un unico cambio all'inizio della notte e si chiudono all'interno di due gabbiotti chiusi a chiave, senza prodursi in alcun movimento o perlustrazione che potrebbe facilitare l'operato dei personaggi.

Vista l'impossibilità di procedere con il piano stabilito, Solice propone a Lorenzo Quart e a Karen una soluzione alternativa: la ragazza andrà a parlare con la guardia incontrata poche ore prima con l'intento di dirle le reali intenzioni del gruppo, nella speranza di creare una situazione che dia loro il tempo necessario per aprire le porte dei gabbiotti e a prendere di sorpresa i loro occupanti. Il piano è rischioso ma sembra l'opzione migliore, e si decide di tentare.

Quando Solice viene a trovarsi di fronte al gabbiotto, nota però che non c'è nessuno al suo interno. Senza farselo dire due volte Lorenzo Quart e Karen approfittano della situazione e scassinano le porte delle guardiole: all'interno di una di esse si trova una guardia semiaddormentata che viene prontamente stesa dal paladino, mentre l'altra, deserta, contiene le chiavi del portone. Vista la rapidità dell'operazione e la particolare disposizione delle guardie si decide di lasciare tutto così com'è con l'unica eccezione della porta scassinata in modo da non allarmare l'eventuale guardia di ritorno, puntando sul fatto che non provi ad aprire una porta che considera chiusa a chiave. La guardia svenuta viene invece legata, imbavagliata e nascosta all'interno del suo stesso gabbiotto: con un pò di fortuna, dormirà per tutta la durata dell'operazione.Ci si sposta così presso quello che sarà il teatro dell'azione: il gruppo si divide all'altezza delle arcate dell'antico acquedotto dove Desiree si occupa di nascondere i cavalli, mentre Loic si posiziona a qualche metro di distanza, di vedetta; il resto del gruppo, capitanato da Lorenzo Quart, si dirige verso la porta della Torre Maxima. Il Paladino prega Kayah affinchè ammanti della sua notte il gruppo, in modo da avanzare silenziosamente e senza destare l'attenzione.

L'ingresso

Il Guardiano del Tempio conduce il party fino alla porta d'ingresso, poi fa cenno di aspettare: nel giro di pochi istanti si ode un tonfo, segno inequivocabile che la guardia d'ingresso non è più in grado di dare l'allarme, stordita da una botta in testa.
Il mago è il primo a introdursi all'interno della torre: tre guardie siedono intorno a un robusto tavolo di legno, mentre la quarta siede a una certa distanza, vicino alla porta; è proprio quest'ultima che, accorgendosi dell'irruzione, sfodera la spada e si getta in avanti cercando di anticipare il primo degli intrusi.

Ma la sua è una speranza vana: in un istante le rune Fer-Kor vengono pronunciate: Guelfo sguaina la spada, ma il suo avversario non fa in tempo ad ingaggiarlo che una pesante sostanza biancastra cade addosso a lui e ad un altra delle guardie: le due rimanenti si danno alla fuga, una verso le scale e l'altra in direzione della porta che conduce ai sotterranei: verrà raggiunta dopo pochi passi dallo stesso Guelfo, stavolta armato di spada.

Mentre Guelfo, Solice e Quixote si occupano di stordire e mettere fuori combattimento le guardie al piano terra, Eric e Lorenzo Quart guidano gli altri componenti del gruppo su per le scale. Il paladino incontra due avversari e nel giro di pochi istanti riesce ad avere la meglio su entrambi, nonostante l'alta difendibilità della scala a chiocciola; raggiunto il primo piano i due si dividono: Lorenzo Quart si pone a difesa della scala per intercettare eventuali guardie provenienti dagli alloggi situati al piano superiore, mentre a Eric spetta il compito di ripulire il corridoio.

Scontro al primo piano (four to the floor)

Mentre Lorenzo Quart incomincia la sua opera di contenimento Eric, seguito da Youri e Karen, procede lungo il corridoio. Il primo avversario che si pone di fronte al giovane è particolarmente massiccio e impugna un pesante martello da guerra. Eric riesce ad anticiparlo e la sua arma va subito a segno: il colpo penetra con violenza, determinando con inaspettato anticipo l'esito dello scontro. Pesantemente debilitato dalla ferita, il soldato subisce ben presto altri colpi che lo costringono al tappeto in pessime condizioni.

Eric affronta e sconfigge un secondo avversario prima di raggiungere una porta, all'interno della quale vi è un terzo soldato: decide di entrare, lasciando a Youri spazio per affrontare il quarto e ultimo soldato presente al piano. Il combattimento dura alcuni secondi, al termine dei quali i soldati di Lord Wilhelm Keitel sono a terra in un lago di sangue. Karen si appresta a scassinare la porta, mentre Lorenzo Quart continua a chiudere l'accesso al corridoio costringendo i soldati restanti ad affrontarlo restando in fila lungo le scale che portano verso il secondo piano.

Le abilità di Karen hanno alfine la meglio sulla robusta porta della cella: Guelfo e Solice raggiungono il primo piano, mentre Quixote si occupa di portare all'interno il corpo svenuto della guardia d'ingresso. Erwin giace all'interno della cella, in cattive condizioni ma vivo. Il mago osserva a lungo le catene che imprigionano i polsi e le caviglie del sacerdote, pronunciando le rune Bes-Ysh-Vas: nel giro dei minuti successivi alcuni degli anelli delle catene si scaldano fino a diventare arancioni; Solice fa in modo che il calore non arrivi a contatto con la pelle di Erwin fino a quando il sacerdote non è del tutto libero: "spero che non vi sia costato troppo venire fin qui", sono le prime parole che dice vincendo la fatica e la sofferenza.

Intanto ai piedi della Torre

Nel mentre Loic sta di guardia ai piedi della torre, per controllare che nessuno esca dall'edificio di fronte, magari per dare l'allarme.
Ma quando la campana della Torre Maxima inizia a suonare, il giovane nota subito del movimento a due finestre, che restano buie, e quasi subito la porta si apre e ne esce una figura femminile, che si allontana in fretta.
Loic la riconosce: si tratta della donna già identificata da Nickel e Guelfo il giorno prima. Prova ad intercettarla, seguendola nel vicolo in cui lei si è infilata.
La donna si rende presto conto di essere seguita, tanto che allunga il passo e tenta la fuga. Loic la insegue e le intima di fermarsi, brandendo l'ascia. Lei però corre più veloce, anche perchè disarmata, e dopo qualche minuto riesce a dileguarsi. Loic, non potendosi allontanare troppo dai compagni è quindi costretto a tornare indietro.

La fuga

Poco prima dell'effettiva liberazione di Erwin dalla cima della torre si sprigiona un pesante e rumoroso rintocco di campane: a quanto sembra uno dei soldati si è recato a dare il segnale d'allarme. Eric e Youri si muovono per cercarlo, salendo fino alla cima della torre: una volta trovata, la guardia viene ridotta all'impotenza con il manico dell'arma.

Lorenzo Quart, lievemente ferito a seguito dei numerosi scontri, raggiunge l'amico e lo aiuta ad alzarsi: le gambe di Erwin sono ridotte male ed è subito chiaro che sarà necessario portarlo di peso fino a uno dei cavalli. Il gruppo incomincia così a muoversi verso l'uscita della torre: al momento di uscire nuovamente in strada Solice, Eric e Quixote alzano i loro scudi in difesa del sacerdote per evitare che un arco o una balestra fortunata possano vanificare tutti gli sforzi sinora compiuti. I timori si rivelano non infondati: da una delle finestre che si affacciano lungo la dimora dei misteriosi "osservatori" vengono scagliati due dardi, ma nessuno di essi è diretto all'indirizzo di Frate Erwin: il primo colpisce padre Lorenzo Quart, ferendolo in modo lieve: non è altrettanto fortunata Karen, che crolla al suolo colpita duramente alla testa.

La ferita di Karen sembra estremamente grave, ma fermarsi non è un'opzione praticabile: la ragazza viene afferrata alla meno peggio e trascinata dietro una delle abitazioni che si affacciano sulla piazza della torre, dove viene affidata alle cure di Desiree. "Non possiamo trasportarla ulteriormente", decreta la ragazza; "non prima di averle prestato le cure di primo soccorso"; anche Solice si mette all'opera, con l'obiettivo di aiutare Desiree a prendersi cura della ferita. Lorenzo Quart si trova costretto dalle circostanze ad affidare Frate Erwin a Eric, Guelfo, Quixote e Youri: saranno loro a portare il sacerdote fino al carro, mentre il paladino e le due ragazze resteranno a prendersi cura di Karen: anche Loic decide di restare, deciso a non lasciare indietro la sua fidanzata.

Il poco tempo a disposizione non impedisce a Desiree di stabilizzare la ferita: Solice, mentre assiste l'amica nel difficile compito, si raccoglie in una preghiera silenziosa, chiedendo a Pyros di proteggere la compagna ferita con il dono del santuario.
"Non c'è più tempo", esclama a un certo punto Lorenzo Quart, indicando due guardie che procedono lungo la strada, pericolosamente vicine. Nel tentativo di dare ai compagni più tempo per trasportare Karen, Solice decide di salire a cavallo e di attirare l'attenzione delle guardie: la manovra riesce, e nel giro di alcuni secondi la paladina è costretta a darsi alla fuga per le vie secondarie della città trascinando su di sè l'interesse delle pattuglie.

Lorenzo Quart, Desiree e Loic raggiungono anch'essi la porta cittadina trasportando Karen: "dov'è Solice?" chiede Guelfo, rimasto con Eric a guardia della porta. Una volta compresa la situazione i due decidono di aspettare il ritorno della paladina, mentre gli altri proseguono verso il carro.
Dopo alcuni minuti Solice riesce a distanziare le guardie, raggiungendo a sua volta la porta cittadina: la presenza di guardie al di sopra delle mura la spinge comunque a non proseguire in direzione del carro, per impedire di portare eventuali inseguitori sulle tracce del gruppo; una volta uscita dalla città prosegue quindi per una direzione casuale, con l'obiettivo di depistare le guardie che dovessero pensare di seguirla prima di ricongiungersi a sua volta al gruppo. Eric e Guelfo, approfittando della confusione dovuta al passaggio di Solice, riescono a loro volta a sgattaiolare via in direzione del carro, protetti dall'oscurità.

Ritorno a Laon

Dintorni di Anthien, 12 Agosto 517

Mentre il carro percorre la strada che collega la baronia di Anthien con quella di Laon si riflette sulla possibile reazione della guardia civica e dei soldati di Lord Wilhelm in risposta alla rocambolesca liberazione di Frate Erwin: appare a tutti chiaro che la velocità del carro non è sufficiente a raggiungere il confine prima dell'arrivo di uno o più cavalieri, quasi certamente inviati a pattugliare le strade principali. Si decide così di abbandonare la strada per procedere lungo l'incolta campagna circostante, nella speranza che i sobbalzi dovuti al terreno dissestato non peggiorino le condizioni di Karen. Guelfo, Eric, Loic e Nickel scendono dal carro con il compito di coprire le tracce delle ruote, mentre Solice viene mandata avanti con una lanterna per illuminare il percorso.

I guai non tardano ad arrivare: una coppia di cavalieri raggiunge la strada, e i loro occhi riescono inaspettatamente a coprire la distanza che separa quest'ultima dalla carovana. "Chi va là?" esclama uno di loro, scorgendo quello che sembra il bagliore di un'armatura.
I tentativi di nascondersi del gruppo deputato alla copertura delle tracce non impediscono ai cavalieri di scorgere altre ombre, convincendoli della presenza di qualcuno. Vista la mala parata Eric carica la balestra, mentre Loic impugna una delle sue accette da lancio e Guelfo stringe l'elsa della sua spada: anche Lorenzo Quart, preparandosi al peggio, si muove in direzione dei nuovi arrivati tentando di aggirarli sul fianco e Solice lo segue, mantenendo le distanze per non rischiare di rovinare il suo tentativo.

I cavalieri sembrano indecisi sul da farsi, mentre Eric comincia a prendere la mira: non appena uno dei due dà l'impressione di voler scagliare la sua torcia in direzione della carovana il giovane preme il grilletto: il dardo sibila nella notte e colpisce il suo bersaglio al braccio, costringendolo a mollare la presa sul tizzone ardente che cade al suolo. Tutti si preparano per la battaglia ma le due guardie preferiscono non correre rischi, girando e spronando i loro cavalli in direzione della strada.

"Ci hanno scoperti!", è la logica conclusione a cui tutti arrivano negli istanti immediatamente successivi; meno facili e meno concordi si rivelano le ipotesi sul possibile comportamento delle guardie e, di conseguenza, sul da farsi.
La teoria più accreditata è anche la peggiore: le guardie avranno senza dubbio accelerato il passo verso il confine, allertando le guardie dell'arrivo del carro; le probabilità di abbandonare indenni la baronia di Anthien si fanno sempre più remote. Si decide in ogni caso di riguadagnare la strada: "s-s-se non altro and-d-dr-dremo più ve-veloci", commenta Youri, alzando le spalle.

La cattura della guardia

Poco dopo aver raggiunto nuovamente la strada, Solice nota un tenue bagliore a circa duecento metri di distanza dal carro, forse generato da una lanterna parzialmente offuscata: a quanto sembra qualcuno, probabilmente uno dei due cavalieri incontrati poco prima, è rimasto sulle tracce del carro.
"Questo è incoraggiante", commenta Loic: "magari si tengono dietro di noi e non hanno ancora raggiunto il confine".
Il commento di Eric si rivela meno ottimista: "anche se fosse, non appena ci troveremo nei pressi del confine non esiteranno a mostrarsi alle guardie, rivelando loro chi siamo e chi trasportiamo".

Eric lancia l'idea di tendere un agguato agli inseguitori, e Solice propone di sfruttare il vantaggio della superiorità numerica per ridurli all'impotenza senza far loro del male: "non dovrebbero essere in molti: potremmo disarmarli e legarli, impedendo loro di continuare a seguirci o di avvertire le guardie di confine". L'idea viene messa in pratica, e vista l'impossibilità di determinare il possibile numero di inseguitori si decide di impiegare il maggior numero possibile di persone: Solice, Nickel, Desiree e Loic si nascondono sul ciglio sinistro della strada mentre Guelfo, Eric e Padre Quart vanno sul destro; Quixote resta invece a cavallo, con il compito di informare il carro nel caso i nemici fossero in numero ingente.Tutti tirano un sospiro di sollievo quando si profila la sagoma di un singolo cavallo: la balestra di Eric è la prima a fare fuoco, colpendo l'animale in piena testa: anche il dardo di Lorenzo Quart va a segno. Il cavallo rantola e si accascia al suolo, costringendo il suo cavaliere a una dolorosa caduta.
Subito circondata da tutti, la guardia si arrende senza opporre resistenza. "Chi siete? Cosa volete farmi?" sono le sue prime parole spaventate.
"Non vi verrà fatto nulla di male", gli risponde Solice: "tuttavia, siamo costretti a legarvi per impedirti di continuare a seguirci".

L'arrivo al confine

Dopo aver disarmato e legato a un albero il prigioniero, il gruppo è lesto a rimettersi in marcia: quando il confine viene raggiunto, il sole ha già cominciato a splendere in cielo.
"Non possiamo rischiare che qualcuno sia riuscito ad avvertirli", commenta Guelfo. "Uno di noi deve andare in avanscoperta". Eric si offre volontario: il giovane cercherà di dare un'occhiata senza farsi vedere, cercando di capire se il numero e l'atteggiamento delle guardie è tale da far pensare a un posto di blocco.

Superata l'altura che nasconde la strada al confine, Eric nota subito qualcosa di strano: attorno alla casupola delle guardie vi sono un discreto numero di uomini a cavallo, probabilmente ben armati. Il giovane si accorge inoltre della presenza di una torre di guardia piuttosto alta, in grado di dare al posto di blocco una certa visibilità: purtroppo, la cosa è reciproca.
"Alto là!", grida una delle guardie della torre. "Avvicinati al passo, molto lentamente".
Eric non può fare altro che acconsentire alla richiesta: raggiunge così il posto di blocco, dove viene sommariamente interrogato e poi lasciato passare. Fa comunque in tempo a notare la presenza di una guardia ferita a un braccio, senza dubbio uno dei due cavalieri incontrati poche ore prima.

Verso le terre incolte

Il mancato ritorno di Eric in conseguenza del richiamo verbale della guardia mette in allarme il resto del gruppo: "se lo hanno visto da quella distanza, senza dubbio hanno una vedetta", commenta tristemente Solice. A quanto sembra, l'unica ipotesi sensata è quella di abbandonare la strada e di passare il confine facendo un lungo giro per le terre incolte.

La giornata trascorre lentamente, oltrepassando fossi e piccoli torrenti e facendo attenzione a non sollecitare ulteriormente la ferita di Karen. Durante una delle numerose soste Solice e Guelfo hanno modo di scambiare qualche parola con Frate Erwin, che racconta altri dettagli sulle informazioni raccolte alle Parole d'Oro e sulla sua successiva prigionia. Verso sera Solice, Guelfo e Lorenzo Quart chiedono a Desiree e a Ludmilla informazioni sulle condizioni di Karen e di Frate Erwin. Le notizie non sono buone: Karen ha ripreso conoscenza ma è ancora molto debole: Erwin se la caverà, ma una delle sue gambe ha riportato ferite troppo gravi: anche nella migliore delle ipotesi, non tornerà più a camminare come prima.

"Coraggio, vedrai che se la caverà", esclama Loic con convinzione rivolto a Padre Quart; poi, forse con l'obiettivo di distrarlo, accenna di aver capito l'esistenza di un presunto legame sentimentale tra i due. "Avanti... Ci siamo capiti, no?" conclude prima di allontanarsi, dando di gomito al Paladino, che resta interdetto.

L'arrivo di Eric a Laon

Dopo una breve sosta al chiosco del lardo di Creepy, Eric raggiunge senza problemi la città di Laon. Il giovane percorre nuovamente le strade che portano alla caserma della guardia civica, che ancora porta enormi tracce dell'incendio scoppiato pochi giorni prima, e della locanda la Mestola. Prima di ritirarsi per la notte raggiunge la cattedrale del Sole Nero, dove ha modo di scambiare qualche parola con Padre Gabriel ragguagliandolo sulle ultime novità.

Turni di guardia

Nel frattempo, il gruppo raggiunge una vallata entro la quale si decide di trascorrere la notte. Mentre Padre Quart e Frate Erwin si informano con Ludmilla sulle condizioni di Karen, Solice si prepara a organizzare i turni di guardia: Desiree, prima di sedersi attorno al fuoco, decide di indossare il ciondolo di Peoh.

"Io ovviamente lo faccio con Desy", esclama Loic con un sorriso. Ma questa volta, a sorpresa, la sua fidanzata scuote la testa.
"Non se ne parla! Per favore Solice, mettimi in turno con qualcun altro".
Loic va su tutte le furie: "come sarebbe? Perché non vuoi fare il turno con me?"
Desiree è sintetica quanto determinata: "L'ultima volta che ho provato a parlarti mi hai mandata via, dicendomi che ti seccavo: adesso non ho voglia di fare il turno con te: lo farò con Quixote".
A quelle parole Loic reagisce con rabbia: "Ah è così, vuoi cambiare coppia! E io co' chi me metto, co' un nano?"
Desiree si dimostra comunque irremovibile.
"Se le cose stanno così, io me ne vado a dormire!" Conclude il giovane, visibilmente seccato.
"Aspetta!", esclama Solice, interdetta: "e i turni di guardia?"
"E i turni li fate voi", sbuffa Loic: "io c'ho sonno e me ne vado a dormire".
A quel punto, è Nicolas a intervenire. "Come sarebbe a dire? Tutti noi dobbiamo fare il turno".
"Siete tanti, li potete fare da soli: io sono stanco, e ora dormo". Così dicendo Loic si allontana, preparandosi il giaciglio e mettendosi rapidamente a dormire. Nicolas cerca di intervenire nuovamente, ma è la stessa Desiree a fermarlo. "Ci parlo io, è meglio".

Mentre Solice cerca di far quadrare i turni, si avvicina anche Lorenzo Quart: "cosa succede? Ho sentito una discussione. Sono stati organizzati i turni?".
Solice scuote la testa, imbarazzata. "Veramente.... c'è... un problema. Non siamo abbastanza..."
"Come sarebbe, non siamo abbastanza? Siamo otto!"
"A dire il vero... siamo sette...", sospira la Paladina.
"Loic è andato a dormire", aggiunge Guelfo. "Poco male, faremo tre turni o qualcuno farà un turno doppio".
Padre Quart non sembra prenderla bene, ma Desiree è rapidissima a rassicurarlo. "Non preoccupatevi: parlerò io con Loic, e vedrete che farà il suo turno".
"Molto bene", conclude il paladino, mostrandosi soddisfatto: "quindi siamo otto. Buonanotte".

Solice guarda Guelfo, che scuote la testa: entrambi sospirano sconsolati, mentre Desiree si allontana per andare a parlare con Loic.

Desiree, Loic e il ciondolo di Peoh

Loic: Che vuoi? Sto dormendo.
Desiree: Ti devo parlare.
Loic: E certo... Per criticarmi, immagino. Risparmiamele, preferisco dormire.
Desiree: Si, anche per criticarti. Ma lo sai che le critiche che ti faccio sono soprattutto degli incoraggiamenti, in modo che tu possa comportarti meglio.
Loic: Ma tu non sei la mia istitutrice, sei la mia fidanzata: questo dovresti fare, invece di criticarmi tutto il tempo.
Desiree: E' proprio perché sono la tua fidanzata che volevo parlarti, ieri: ma tu non hai voluto.
Loic: E' per questo che non vuoi fare il turno con me?
Desiree: Se non altro sono riuscita a richiamare la tua attenzione, dicendo di non volerlo fare.
Loic: Tu richiami sempre la mia attenzione: ma non devi giudicarmi ogni volta che faccio qualcosa che non ti sta bene. Io ho smesso di giudicarti da tempo, mi piace come sei: perché non puoi smettere pure tu?
Desiree: Anche io ho smesso di giudicarti: ma è giusto che se uno fa un errore, la gente glielo faccia notare: e l'ultima volta che ci ho provato, tu mi hai ignorato. Non è forse vero?
Loic: Ero nervoso. E comunque non mi sembra di essere l'unico che fa errori.
Desiree: Cosa intendi dire?
Loic: Beh, che non ti metti le cose che io ti regalo, e ti metti cose che io non ti regalo. Che cos'è quel ciondolo? Da dove viene? Te lo sei comprato tu?
Desiree: Comprato? No, non l'ho comprato: diciamo che me lo hanno regalato.
Loic: Beh, non te l'ho regalato io. E' stato Quixote? Per questo volevi fare il turno con lui?
Desiree: No.
Loic: Chi è?
Desiree: Non è rilevante chi sia.
Loic: Invece è rilevante... per me: anche quando tu mi vuoi parlare dei soldati che uccido e io non ne voglio parlare, tu dici che per te è rilevante. La mia vita è fatta di soldati, la tua di ciondoli, e infatti quando mi fai le domande tu, ti interessi di soldati, quando te le faccio io, mi interesso di ciondoli.
Desiree: Rompilo pure, questo ciondolo... se vuoi. A me non interessa, l'ho indossato soltanto per attirare la tua attenzione.
Loic: Io il ciondolo lo rompo pure... Ma vorrei sapere chi è che ha fatto un regalo alla mia fidanzata.
Desiree: Solo se prometti di non picchiarlo.
Loic: Stai tranquilla, non lo picchio. In fondo è peggio per lui, è lui che spende i soldi... Insomma, chi è? Lo conosco?
Desiree: Lo conosci... ma non è amico tuo.
Loic: Roba di Laon? E' Navon di nuovo? Eppure gli era stato detto...
Desiree: Non è Navon! Non c'entra nulla. E'... Peoh.
Loic: Peoh? La guardia?
Desiree: Si.
Loic: ...che pezzo di merda.
Desiree: Hai promesso di non picchiarlo: come ti ho detto prima, se vuoi il ciondolo puoi prenderlo o anche distruggerlo. A me non importa nulla di lui o del ciondolo, è stato solo un modo per attirare la sua attenzione.
Loic: Tranquilla, non lo picchio. Gli dico solo che è un pezzo di merda, quello glielo posso dire?
Desiree: ...

La discussione prosegue per qualche minuto, e alla fine Desiree ottiene il risultato sperato: Loic, prima di rimettersi a dormire, avvisa che farà il suo turno di guardia.

Ma la notte è lungi dal passare tranquilla.

Il discorso di Nicolas

L'azione si concentra durante il turno di Guelfo e Youri Sharp: "gu-gu-gu", esclama quest'ultimo, con la non così evidente intenzione di allertare il compagno sulla presenza di alcune misteriose luci, da lui avvistate alla base di una collina non molto distante. Resosi conto della situazione, Guelfo non esita a svegliare i compagni. L'ipotesi più probabile è che possa trattarsi di guardie di Anthien o di Laon sulle tracce dei "fuggiaschi della Torre Maxima": una situazione particolarmente spinosa poiché potrebbe facilmente trattarsi di militari regolari, non coinvolti nelle trame di Lord Wilhelm Keitel e quindi nel pieno diritto di esercitare le proprie funzioni di controllo territoriale.
L'ipotesi di arrampicarsi sulla collina per avere una visuale migliore viene presto sconfessata da padre Lorenzo Quart, che scorge grazie alla luce della luna alcuni movimenti in cima ad essa: "prima di capire cosa fare, dobbiamo capire con quante persone abbiamo a che fare", sostiene il paladino.
Guelfo e Solice si offrono volontari per una veloce ricognizione a cavallo: in breve tempo i due, sfruttando la luce della luna, riescono a stabilire che un contingente di almeno 8 o 10 persone si sta radunando a poca distanza, aspettando i riscontri delle ultime vedette. L'ipotesi delle guardie si fa sempre più probabile: il loro arrivo è imminente.

Karen, in piedi malgrado la tremenda ferita, si dichiara in grado di cavalcare: lo stesso fa frate Erwin. Una fuga sarebbe però molto sospetta, oltre che difficile da compiere per via dell'indubbio impaccio rappresentato dal carro. Viene nuovamente proposta l'ipotesi di dividersi in due gruppi, che stavolta sembra la più sensata: Lorenzo Quart, Karen, Pedro Larsac, Nickel, Frate Erwin e Ludmilla si staccheranno dal gruppo principale, liberandolo da tutte le presenze "scomode" e dirigendosi a Laon; il resto del gruppo non dovrà far altro che sostenere il confronto con le guardie, cercando di non dare nell'occhio e sperando che la presenza di due paladini (Nicolas e Solice) sia sufficiente a far cadere i sospetti. Anche in questo caso l'appuntamento è fissato alla cattedrale del Sole Nero, lo stesso luogo dove il gruppo dovrà attendere l'arrivo di Julie.Prima di attuare il piano si decide di mettersi in moto, per impedire che una eventuale vedetta ancora nascosta in cima alla collina possa accorgersi della dipartita del primo gruppo: pochi minuti dopo la separazione le guardie fanno la loro comparsa, intimando di fermare il carro.
"Ci parli tu con le guardie", dice a quel punto Loic, rivolgendosi a Solice.
La ragazza però scuote la testa: "è Nicolas a ricoprire il grado più alto".
"I gradi non contano", risponde il giovane: "tu sei più autorevole".
La paladina motiva il suo rifiuto: "se fossi io a parlare, la cosa potrebbe essere sospetta". Quando Loic alla fine si convince la ragazza sembra sollevata: dal suo punto di vista, questa potrebbe essere un'ottima occasione per Nicolas per dimostrare a Loic e agli altri di avere i numeri per poter raccogliere la difficile eredità lasciata da Abel.

"Fermi, in nome della legge!" A parlare è il tenente Patrick Lidsen, che nel giro di pochi minuti chiede a tutti i componenti della carovana di scendere dai loro cavalli e mettersi a disposizione dei suoi uomini. Mentre alcune delle guardie danno un'occhiata al carro, Nicolas si fa avanti con l'intento di spiegare all'ufficiale i motivi della presenza del gruppo nel territorio. A giudicare dai vessilli, si tratta senza ombra di dubbio di guardie della baronia di Anthien.

"Il mio nome è Nicolas Long. Sono in missione per incarico della chiesa di Kayah, e queste persone sono qui per accompagnarmi".
"Stiamo cercando dei fuggitivi", spiega il tenente, "che ci risulta possano essere fuggiti da queste parti".
"Venite da Anthien" esclama Nicolas mantenendo la calma, osservando le insegne sugli scudi.
Il tenente annuisce: "abbiamo l'autorizzazione a condurre le nostre ricerche entro i territori di Laon prossimi al confine." Ascoltando le parole del tenente, Solice ricorda improvvisamente dove ha già sentito il suo nome: si tratta dell'ufficiale della guardia civica amico di sir Steven deRavin, responsabile dell'ingresso di padre Lorenzo Quart nella Torre Maxima appena tre giorni prima.
Non si tratta dell'unica coincidenza: tutti hanno un brivido nel riconoscere, in uno degli uomini del tenente, la guardia catturata e legata durante la notte precedente; tuttavia, per una singolare e fortunata serie di coincidenze, l'unico membro del gruppo presente tra quelli che si misero in evidenza in quella circostanza è Solice, con il volto nascosto da una benda e senza le vesti da paladina. Infine, Loic riconosce una vecchia conoscenza di Laon tra le altre guardie: il giovane cerca di non farsi vedere in faccia, nella speranza di non essere riconosciuto a sua volta.

La conversazione tra Nicolas e il tenente prosegue: quando quest'ultimo gli chiede i documenti che possano provare l'autenticità delle sue parole, il paladino sorprende tutti mantenendo la calma e frugando nel suo equipaggiamento, consegnando all'ufficiale una pergamena che sembra avere tutte le carte in regola per fugare ulteriori dubbi.
Ma le sorprese non sono ancora finite.

"Un momento... io ti conosco!" esclama la vecchia conoscenza di Loic, riconoscendo improvvisamente il giovane. "Sei il vecchio boia di Laon! Cosa ci fai in mezzo agli uomini di chiesa?" L'atteggiamento della guardia non è particolarmente intimidatorio, ma la domanda è tale da gettare nel panico gran parte del gruppo.
"Perché, un boia non può stare dalla parte della chiesa?" ribatte Loic, lievemente indispettito.
"Non dico di no... è solo che fa un pò paura", commenta la guardia, imbarazzata.
"Fa paura a chi non segue i dettami della fede", ribadisce il giovane con convinzione.

Il tenente riconsegna a Nicolas Long la pergamena dopo averla letta; prima di congedare il gruppo mette in guardia il paladino sulla possibilità di imbattersi nei ricercati, e lo esorta a contattare l'autorità costituita nel caso in cui il suo gruppo dovesse avvistarli o notare qualcosa di sospetto nella zona; con l'intento di essere ancora più convincente elenca dettagliatamente i capi d'accusa dei fuggiaschi, colpevoli di aver attaccato un edificio cittadino, provocato la fuga di un condannato, aver usato incantamenti contro la guardia civica e di aver ferito dei funzionari di legge nell'esercizio delle loro funzioni. Chiede inoltre il tragitto seguito fino ad ora, e Nicolas coglie l'occasione per indicare al tenente i territori relativi ai futuri movimenti del gruppo capitanato da Lorenzo Quart nella speranza che questo contribuisca ad escluderli da ricerche immediate.

L'incoraggiamento di Loic

Quando il tenente e i suoi uomini scompaiono all'orizzonte, il gruppo tira un sospiro di sollievo. Tanto Nicolas quanto Solice sembrano enormemente provati, l'uno per aver dovuto mantenere il sangue freddo fino a un attimo prima, l'altra per l'ansia provocata dall'aver ascoltato i vari capi d'accusa a danno del gruppo.

"Avanti, su di morale! Cosa sono quelle facce?" esclama Loic nel tentativo di tirare su il morale dei compagni: "non dimenticatevi che negli ultimi giorni abbiamo fatto grandi cose: certo, i bastardi che hanno imprigionato e torturato uomini di chiesa hanno fatto in modo di far fare a noi la figura dei cattivi, ma ci importa davvero? Quello a cui dobbiamo pensare è che abbiamo fatto la cosa giusta, liberando un innocente dalle grinfie di quei pazzi e impedendo loro di ucciderlo: questa è l'unica cosa importante, e di questo gli Dei ci renderanno merito a prescindere da quello che succederà!".

Le parole del giovane hanno l'effetto di alleviare l'ansia e la preoccupazione di Guelfo e dei due paladini, che guardano con rinnovata fiducia il sorgere del sole: è il 13 agosto, il giorno di Pyros.

Laon, 13 Agosto 517

Dopo una preghiera di ringraziamento al Dio della Verità, officiata da Solice, il gruppo si rimette in marcia. Il carro, ormai inutile, viene abbandonato in un fossato nei pressi di Brie, a pochi chilometri di distanza da Laon: la città viene raggiunta poco dopo l'ora di pranzo. La paladina scambia alcune parole con le guardie alle mura, ottenendo alcune informazioni sulla ripresa delle attività alla caserma delle guardie civiche.

La città è in festa: i balconi sono pieni di fiori e addobbi colorati, e le strade sono affollate dai banchi di un grande mercato ricco di visitatori. Facendosi strada tra la gente il gruppo raggiunge la locanda la mestola, dove incontra Eric: il giovane ha tutta l'aria di essersi svegliato soltanto poco prima.
"Ce ne avete messo di tempo", esclama il giovane,
"Abbiamo avuto un incontro imprevisto", gli risponde Guelfo, spiegandogli i dettagli della vicenda con le guardie.
"Dove si trova Padre Gabriel?" chiede quindi Solice.
"Eh... purtroppo, non è in zona...".
"Non è in zona? E' partito?"
"No no... è in città, ci ho pure parlato... è solo che non so dov'è. A dire il vero mi sono svegliato presto, l'ho incontrato, ma poi l'ho perso di vista, mi sono andato a fare un bagno, poi ho preso una birra, e insomma non so dov'è".
Facendo qualche domanda in giro, si viene a sapere che Padre Gabriel è prossimo ad officiare la funzione dedicata a Pyros: Solice, resasi conto della necessità di tutti di rimettersi in sesto nel più breve tempo possibile, dichiara in anticipo di comprendere la scelta di chiunque dovesse sentirsi troppo stanco per assistere alla celebrazione, avendo già pregato durante la mattina.
La maggior parte del gruppo sceglie di riposarsi, concedendosi un bagno e qualche ora di meritato riposo: non è così per i Nicolas e Solice, che decidono di vincere la stanchezza presenziando alla funzione in onore di Pyros che sarà tenuta da Padre Gabriel nel primo pomeriggio alla cattedrale del Sole Nero. Durante il tragitto verso la chiesa entrambi hanno modo di ricevere numerosi saluti e parole d'augurio da parte della popolazione, felice di poter condividere la giornata di festa con due soldati della chiesa.

L'omelia di padre Gabriel è un'esortazione a voltare pagina, lasciandosi alle spalle le dure prove richieste nei giorni passati per prepararsi a ricevere il messaggio degli Dei dei giorni a venire con il cuore libero da ogni ansia e timore: il messaggio, rivolto alla città e alle sue ultime turbolente vicissitudini, ben si sposa con la situazione del gruppo e colpisce molto Solice; la paladina ne parla con Nicolas lungo la strada del ritorno, descrivendolo come una ideale continuazione del discorso iniziato da Loic poche ore prima e mostrandosi ottimista e serena per l'immediato futuro. Il paladino non sembra però particolarmente rinfrancato, e resta relativamente silenzioso.

Guelfo parla con Loic

Nel corso del pomeriggio il mago decide di impiegare parte del tempo a sua disposizione per scambiare due parole con l'amico d'infanzia.
"Ultimamente hai fatto un pò il matto", esordisce sedendosi di fronte a lui e guardandolo negli occhi. "Mia sorella è poi riuscita a parlarti?"
"E' che proprio non me l'aspettavo da Peoh!", esclama Loic. "S'e' comportato davvero male, con Desy e con me".
"Peoh? Cosa c'entra Peoh adesso?" ribatte Guelfo con espressione sorpresa: "io mi riferivo al casino che hai fatto ieri con quel nordro...".
"Ah, quella storia lì l'abbiamo chiarita, non ti devi preoccupare", lo interrompe Loic, minimizzando: "il succo della questione con Desy è questa storia di Peoh. Pare che quel bastardo le abbia fatto una corte insistente, pensa che le ha pure regalato un ciondolo... Guarda, te lo mostro... eccolo qui" aggiunge, mostrando all'amico il ciondolo incriminato.
Il mago si rende ben presto conto che il dialogo tra Loic e Desiree non ha toccato altri argomenti, e con un sospiro profondo si rassegna a intervenire sulla questione: "Ma sei certo che gliel'abbia regalato con queste intenzioni? Magari non è successo niente del genere, e lei lo ha tirato fuori soltanto per farti ingelosire... lo sai com'è fatta".
Loic scuote la testa: "no guarda, Desiree mi conosce, non mi farebbe mai ingelosire sapendo quanto perdo le staffe: anzi, lei si è comportata benissimo! Pensa che me lo ha pure dato, dicendomi che ci posso fare quello che voglio".
"Beh, se le cose stanno così magari potresti provare a parlarci, con questo Peoh", propone Guelfo, "...ovviamente senza esagerare".
"Non credo che sia una buona idea", lo interrompe Loic. "Perché invece non indaghi un pò tu sulla faccenda? Forse è meglio, tu li metti giù in modo più tranquillo certi discorsi... Sarebbe molto meglio. Poi lo sai, quando arrivo a spiegà io le cose è sempre troppo tardi..."

Desiree incontra nuovamente Peoh Blood

Desiree approfitta di un momento di pausa per allontanarsi dalla locanda: nella piazza di Laon che separa la cattedrale del Sole Nero e la caserma della guardia civica incontra Peoh Blood e scambia con lui qualche parola con l'intento di chiarire alla guardia una volta per tutte le sue intenzioni.

Da padre Gabriel

A sera, dopo che tutti hanno avuto modo di lavarsi e riposare un pò, si decide di recarsi a parlare con Padre Gabriel. Il sacerdote è felice di rivedere il gruppo, fa la conoscenza di Nicolas e accoglie tutti nella canonica, dove fornisce al gruppo una serie di importanti novità.
  • gli esperimenti con i misteriosi oggetti rivenuti nel nascondiglio del monaco continuano con regolarità: purtroppo però il sacerdote è stato costretto a trasferire la maggior parte di essi, tra cui il prezioso alambicco per la distillazione del miele nero, all'interno del suo laboratorio. Il motivo è legato a un recente furto avvenuto presso la caserma delle guardie civiche, in conseguenza del quale sono spariti alcuni importanti pezzi del plastico della cappella sottratto da casa Larsac soltanto pochi giorni prima, oltre ad alcune pergamene non meglio identificate. Padre Gabriel non si mostra tuttavia preoccupato del rischio che corre il suo laboratorio vista la presenza di un apposito sorvegliante, un uomo fidato incaricato di tenere d'occhio in modo discreto la cattedrale durante la notte.
  • Manuel Larsac e Arthur Speer sono formalmente ancora prigionieri, ma c'è un braccio di ferro in atto tra il barone e il capitano della guardia civica: a tal proposito, sembra che il barone abbia persino scritto una lettera ad Amer chiedendone formalmente la destituzione.
  • due nuovi prigionieri sono stati recentemente condotti dal barone da alcuni dei suoi uomini; questi ultimi erano stati presumibilmente incaricati di trovare informazioni sull'attacco al villaggio di Carentan.
Al termine della conversazione il gruppo decide di fare il possibile per rinforzare la sorveglianza della cattedrale del Sole Nero durante la notte, onde impedire un possibile secondo furto. Dopo una breve consultazione si decide di impiegare Solice e Nicolas per quella stessa notte, probabilmente meno rischiosa per via della festa appena conclusa: lo status di paladini consentirà loro di non dare nell'occhi: misure migliori vengono rimandate ai giorni a venire.
Non appena Padre Gabriel termina il suo discorso è Guelfo a prendere la parola, rivolgendosi alle conoscenze alchemiche del sacerdote e ponendo delle domande relative alla possibilità che una delle miscele del miele nero possa essere utilizzata per costringere le vittime ad avere esperienze ultraterrene: il mago descrive dettagliatamente l'esperienza raccontata da Frate Erwin, con particolare enfasi sulla faccenda delle "lingue misteriose" apprese con tutta probabilità in modo sovrannaturale.
"E' possibile", risponde Padre Gabriel: dopo qualche esitazione dovuta alla presenza di Nicolas, il sacerdote rivela al mago alcune delle sue teorie sull'utilizzo del miele nero su soggetti aventi capacità magiche e sulla loro maggiore capacità di percepire il sovrannaturale e di essere individuati.

Dal capitano Ratel

Dopo essersi congedati da padre Gabriel il gruppo decide di far visita al capitano Ratel per avere qualche approfondimento sulla vicenda del furto. Sulla porta della caserma vengono incontrati prima Omar Pacifico e poi Peoh Blood, che si mostrano felici di rivedere il gruppo e lo accompagnano al cospetto dell'ufficiale.
Il Capitano Ratel si mostra come sempre cordiale e disponibile: conferma le parole di Padre Gabriel, integrandole con informazioni aggiuntive che consentono di comprendere meglio il quadro della situazione:
  • il furto del plastico e delle pergamene è avvenuto in conseguenza di una rivista di tutte le guardie al completo, esplicitamente richiesta dal barone in conseguenza dell'arrivo di un signorotto locale. Una procedura per nulla convenzionale e del tutto superflua, con tutta probabilità organizzata proprio per indebolire la sorveglianza della stanza contenente le prove.
  • i ladri sono stati particolamente abili: l'accesso alla stanza delle prove era parzialmente occluso dalla presenza di detriti dovuti all'incendio, che sono stati rimessi a posto accuratamente dopo l'ingresso. L'assenza di tracce e di testimoni anche al di fuori della caserma è indice di una certa abilità, anche considerando le dimensioni del maltolto.
  • neanche il Capitano Ratel possiede informazioni sull'identità dei due prigionieri portati al cospetto barone: sembra comunque assodato che si tratti di elementi collegati in qualche modo all'operato dei misteriosi cavalieri responsabili della distruzione di Carentan.

Un nuovo avversario

Nicolas e Solice si ritrovano alla cattedrale del Sole Nero insieme a Padre Gabriel: nel corso della cena il sacerdote introduce loro Matt Lain, l'uomo fino ad allora incaricato della sorveglianza dell'alambicco: durante e dopo la cena i paladini discutono con lui e Gabriel Hasbell|Padre Gabriel i dettagli legati ai turni di guardia all'interno della torre della cattedrale, dove si trova il laboratorio contenente l'alambicco; per non correre rischi viene deciso di pernottare all'interno della torre: Matt avrà il compito di montare il primo turno di guardia. I paladini si ritirano quindi nella loro stanza, dove scambiano qualche parola prima di addormentarsi: ma il loro sonno è destinato a durare ben poco.

Laon, 14 Agosto 517

E' da poco passata la mezzanotte quando Solice si desta, in preda ad una chiara e distinta sensazione di pericolo (sesto senso). La ragazza cerca invano di comprenderne l'origine: tutto sembra estremamente silenzioso: l'unico aspetto insolito è l'assenza totale di luce proveniente dal piano superiore, forse dovuta a una cattiva diffusione del chiarore della lanterna all'interno della torre. La paladina decide comunque di dar credito alla sua sensazione, svegliando Nicolas e raccogliendo la spada: il ragazzo decide di fare lo stesso e si accinge a seguirla.

Una macabra scoperta (beware wet paint)

Seguita da Nicolas, Solice sale lentamente le scale che conducono al quarto piano della torre: l'assenza totale di luce lascia pensare che ci sia effettivamente qualcosa che non va. I sospetti diventano realtà quando i piedi nudi della paladina vengono a contatto con del liquido che cola lungo le scale: non è improbabile che possa trattarsi di sangue, il sangue di Matt Lain. Raggiunta la sommità del quarto piano, Solice si trova davanti a quella che sembra la sagoma inerte dell'uomo, riversa al suolo; abbandonando ogni prudenza la paladina corre lungo le scale, decisa a fare il possibile per impedire ai misteriosi visitatori di impadronirsi dell'alambicco, e Nicolas la segue.

Poco prima di arrivare in cima alla rampa di scale Solice si accorge di un bagliore diffuso proveniente dal quinto piano, che viene però spento non appena riesce a girare l'angolo, portando via ai suoi occhi l'abitudine all'oscurità; la paladina volge lo sguardo verso il punto dove ricorda essere la porticina che dà sul piccolo balconcino esterno della torre vista nel corso della perlustrazione effettuata la notte precedente, trovandola aperta. E' proprio lì che, alla luce della luna, si disegna chiaramente la sagoma di una presenza misteriosa, con tutta probabilità l'autore dell'attacco ai danni di Matt Lain.

Terrore ad alta quota

Solice scatta in direzione della porta, ma la sua azione viene fortemente rallentata dai numerosi ostacoli di cui sembra essere ingombro il pavimento, probabilmente a causa della sommaria perquisizione operata dal ladro fino a poco prima; Nicolas resta indietro di qualche metro. Nel giro di pochi istanti il misterioso individuo si mostra nuovamente, affacciandosi dall'esterno di una delle feritoie presenti sulle mura: sembra avere qualcosa in mano, ma quando Solice si rende conto del pericolo è ormai troppo tardi. Un secco sibilo, simile ad un soffio, riempie l'aria per un solo lunghissimo attimo: "Ah!", esclama Nicolas, accasciandosi in terra poco dopo, colpito da quella che ha tutta l'aria di essere una cerbottana.

Solice esce all'esterno, nella speranza di poter catturare l'avversario prima che egli possa scappare o ricaricare la propria arma. Le incredibili coincidenze occorse fino a quel momento portano la paladina a una pericolosa conclusione: tanto la porticina aperta dall'esterno malgrado l'altezza considerevole del balconcino e le precauzioni prese per impedire l'accesso quanto il silenzio innaturale con cui è stato attaccato Matt Lain lasciano pensare a un criminale dotato di poteri sovrannaturali. Anche stavolta i sospetti diventano presto realtà: le tre rune Bes-Ex-Syr risuonano sinistre nell'aria della notte. Solice, sforzandosi di non cadere preda della paura, percorre il perimetro del balconcino senza incontrare anima viva. D'un tratto si accorge con orrore di guardare nel posto sbagliato: il suo avversario è in piedi sul tetto spiovente della torre, del tutto irraggiungibile e con la cerbottana a pochi centimetri dalla sua bocca.
Non sapendo cos'altro fare, la paladina scaglia la sua spada in direzione del mago per poi scattare nuovamente verso l'interno: per sua fortuna questi sopravvaluta il gesto disperato, arretrando di un passo e ritardando il tiro; quando il proiettile avvelenato sibila nell'aria Solice è già un bersaglio troppo difficile e, come tale, viene mancato.

La paladina raggiunge Nicolas: l'intento iniziale di prendere la sua spada e continuare lo scontro svanisce non appena Solice ha modo di rendersi conto della gravità delle condizioni del confratello che, ormai privo di sensi, sta perdendo sangue in modo innaturale. La ragazza incomincia quindi a chiamare aiuto a gran voce, spostando nel contempo il corpo di Nicolas all'interno della rampa di scale e occupandosi di prestargli il primo soccorso.

Nel corso dei minuti successivi Padre Gabriel e gli altri religiosi presenti nella torre giungono nei pressi dello scontro e vengono accese torce e lanterne. Il mago sembra essersi dileguato, ma il bilancio è tutt'altro che roseo: per Matt Lain non c'è più nulla da fare, e lo stesso Nicolas sembra essere in gravi condizioni. Buone notizie invece per quanto riguarda l'alambicco, che viene ritrovato nella sua scatola a pochi passi dalla porticina del laboratorio: a quanto pare il misterioso assalitore non è riuscito nel suo intento.

Nel frattempo, in locanda...

Pochi istanti dopo il lancio dell'incantesimo descritto dalle rune Bes-Ex-Syr Guelfo si desta di soprassalto, avvertendo una sensazione tanto spiacevole quanto nota: una considerevole quantità di Yoki è appena stata rilasciata, presumibilmente all'interno delle mura della città. In men che non si dica il mago sveglia i suoi compagni: "dev'essere successo qualcosa alla cattedrale del Sole Nero", avverte mentre si prepara: "E' molto probabile che si tratti di Arthur Speer: dobbiamo sbrigarci, prima che sia troppo tardi".
Pochi minuti dopo, Desiree, Eric, Loic, Quixote e Youri vengono guidati da Guelfo alla volta della chiesa dove vengono accolti prima da padre Henri e poi da Padre Gabriel, che li informano brevemente della situazione: Solice, rimasta insieme alle altre vesti bianche a vegliare sul sonno di Nicolas, viene raggiunta poco dopo.

Indagini, rilevamenti, teorie e conclusioni

Ben presto la cattedrale del Sole Nero viene raggiunta anche dalla guardia civica: Omar Pacifico e il Capitano Ratel, insieme ad altri uomini, conducono le indagini e si occupano dei rilevamenti del caso. Le particolari peculiarità del veleno della cerbottana destano la curiosità di Desiree, che trascorre molto tempo a discutere con padre Gabriel traendo, nel corso della giornata, alcune importanti conclusioni:
  • nonostante un profondo taglio sul collo, sembra che Matt Lain sia morto per il forte dissanguamento subito in conseguenza del veleno: né la ferita sul collo né quella provocata dal dardo della cerbottana sono infatti mortali. A quanto sembra ci si trova di fronte a un potente preparato alchemico dalle molteplici funzioni: agisce da anticoagulante, fluidifica il sangue e provoca un forte torpore che porta allo stordimento nel giro di pochi secondi.
  • l'odore presente sul dardo destinato a Solice, recuperato da Omar Pacifico, ricorda alla ragazza alcune ghiandole presenti nel cranio di certi animali utilizzate in ambito medico e aventi effettivamente proprietà legate alla coagulazione e/o alla fluidificazione del sangue: la notevole potenza e velocità con cui il veleno ha agito sulle sue vittime fa però pensare a un preparato estremamente più complesso, magari frutto della commistione di estratti di animali allevati secondo particolari criteri, o della loro miscelazione con altre sostanze sconosciute.
  • il processo di fluidificazione è degenerativo e difficile da contrastare: i preparati anticoagulanti che vengono somministrati a Nicolas hanno un effetto lento e parziale, rendendo il veleno estremamente pericoloso.
Le conclusioni di Desiree rendono Guelfo particolarmente preoccupato: il mago è ben cosciente di trovarsi a che fare con un esperto di molteplici scienze, capace con tutta probabilità di utilizzare competenze alchemiche ed anatomiche insieme a un indubbio arsenale magico, riconducibile con tutta probabilità alla scuola del Sortilegio: un nemico subdolo ed estremamente difficile da contrastare.
I discorsi del mago non sembrano comunque allarmare i fratelli Navar, che sembrano più propensi a riprendere il prima possibile il proprio sonno ristoratore che non a preoccuparsi troppo dei rischi legati a teorie ancora acerbe: Loic decide ben presto di fare ritorno alla locanda mentre Eric, più propenso a seguire gli sviluppi della vicenda, si stende sul letto vicino a quello di Nicolas per fargli compagnia.

Visita alla fidanzata di Matt Lain

Quando padre Henri annuncia la sua intenzione di recarsi a casa della famiglia di Emile, la fidanzata di Matt Lain, per portarle notizia del tragico evento, Solice e Youri si offrono di accompagnarlo. I genitori apprendono con dolore e incredulità la tragica sorte del futuro genero; i sacerdote chiede e ottiene di parlare anche con Emile: la ragazza scoppia in lacrime di fronte alla notizia della morte dell'amato e chiede al sacerdote i dettagli della vicenda. Lungo la strada verso la cattedrale del Sole Nero Solice cerca di alleviare il dolore di Emile riportandole le ultime parole di Matt, ricche di amore e devozione per la sua futura sposa e per la chiesa, e sottolineando come quest'ultima farà il possibile per riparare questo assurdo e spietato crimine. La ragazza è estremamente colpita e sollevata dalle parole della paladina che di fatto, trasportata dalle sue stesse parole, finisce per farsi carico in prima persona di tale impegno (8-8-8 di Persuasione).

Le sorti dell'Alambicco

Nel corso della mattinata, risolte le questioni più urgenti, Guelfo mette i compagni e padre Gabriel di fronte ad alcune conclusioni maturate in conseguenza degli avvenimenti di quella notte.
"Da quello che abbiamo visto abbiamo di fronte un nemico estremamente abile: il suo obiettivo è l'alambicco, e credo che per come si sono messe le cose sarà estremamente difficile per noi impedirgli di prenderlo. Siamo assolutamente certi che ci convenga correre il rischio che questo accada? Non sarebbe forse meglio distruggerlo, per impedire che tale strumento cada nelle mani di un alchimista che peraltro, a quanto sembra, sarebbe perfettamente in grado di farne uso?"
La domanda si dimostra indubbiamente pertinente. L'obiezione più forte a tale approccio viene dallo stesso padre Gabriel: "L'alambicco è una prova inconfutabile della commistione tra l'operato del Monaco e dei suoi seguaci e le oscure vicende legate alla costruzione della cappella: la perdita del basamento del modellino e delle pergamene indebolisce notevolmente tale tesi, che noi dobbiamo difendere a tutti i costi per evitare che i lavori faticosamente interrotti possano riprendere in futuro: in quest'ottica, l'alambicco ci è essenziale".

La discussione procede animatamente per diversi minuti, nel corso dei quali tutti i membri del gruppo hanno modo di dire la loro:
Eric si mostra scettico sulla necessità di ricorrere a un gesto così estremo: "il fatto che il plastico sia stato sottratto alle guardie non significa nulla: con l'alambicco d'ora in poi ci saremo noi e non penso che sarà facile per nessuno portarcelo via, neppure per questo mago tuttofare".
Solice propone di portarlo via da qualsiasi caserma o chiesa in modo da non mettere in pericolo nessun altro: "potremo portarlo noi stessi dall'inquisizione, andando incontro al suo cammino, non appena ci saremo riuniti con padre Quart: fino ad allora è meglio tenerlo in un luogo sicuro, appartato e facilmente difendibile". Eric propone di chiedere al capitano Ratel, nella speranza che possa mettere a disposizione un casolare atto allo scopo.
Guelfo si mostra scettico: "il Barone è con l'acqua alla gola, quella "rivista" che ha ordinato alle guardie per consentire il furto del modellino lo prova chiaramente: non si farà più scrupoli, dovunque ci metteremo, lui verrà a stanarci... magari con i suoi soldati". Il mago accetta comunque la soluzione, in quanto provvisoria: "non appena ci ricongiungeremo a Quart avremo modo di riparlarne", aggiunge.

Il capitano Ratel si mostra favorevole all'idea, e promette che farà il possibile per trovare un edificio adatto e sufficientemente difendibile: "con tutta probabilità sarà la dimora di una tra le guardie civiche più fidate su cui posso contare al momento", spiega: "farò qualche domanda cercando di capire qual è la più adatta, vi farò sapere nel primo pomeriggio".
Quando il gruppo fa per andarsene, il capitano si avvicina a Desiree e gli comunica in privato che il prigioniero noto come Midas Grimm è ormai del tutto rinsavito: la ragazza lo ringrazia, chiedendo se è possibile parlargli; il capitano annuisce, aggiungendo che a quanto sembra si sta dimostrando piuttosto collaborativo: "è stato proprio lui a suggerirci di spostare l'alambicco, poco prima del furto: probabilmente ci considera la sua sola speranza".

Quattro chiacchiere con Midas

La ragazza informa tutti delle condizioni di Midas: il gruppo decide di fargli visita con la sola eccezione di Solice, che preferisce restare con Nicolas, ancora molto debole, e in attesa del probabile prossimo arrivo di Nickel e/o Julie. Quando Desiree, accompagnata da Guelfo e da Eric, arriva presso la cella, trova Midas in ottime condizioni, intento a giocare a carte con il vecchio Simon. "Io vado a farmi un giro", esclama la guardia una volta capita l'antifona, lasciando il gruppo solo con il prigioniero.

Guelfo taglia i convenevoli e introduce immediatamente l'argomento principale: "c'è qualcuno che vuole l'alambicco: un mago, suppongo uno dei discepoli del Monaco: vorrei che tu mi dicessi quello che sai".
Midas scuote la testa: "non si tratta di uno dei discepoli del Monaco: credo che tu ce l'abbia davanti l'ultimo dei suoi discepoli... per quello che importa. No, penso di sapere di chi parli, ma è uno che viene da fuori: un incantatore, un personaggio pericoloso. Il suo nome è Parrot, Parrot Shaft. Aveva alcuni rapporti d'affari con il Monaco, e ora si dovrebbe trovare in zona per acquistare delle istruzioni sulla strumentazione alchemica che egli utilizzava: viene da Achenar, per quanto ne so, o quantomeno ci è stato introdotto tramite quel canale. Si tratta di una persona abbastanza importante da quelle parti, è un'alchimista esperto e senza scrupoli... E molto, molto pericoloso, sebbene non vada in giro armato e non l'abbia mai visto fare incantesimi...".
"Puoi descrivercelo fisicamente?"
Midas annuisce: "è alto circa un metro e ottanta, ha gli occhi verdi e i capelli neri e lisci... li porta piuttosto lunghi. Credo che abbia tra i trentacinque e i quarant'anni".

Soddisfatto delle informazioni ricevute sul conto di Parrot Shaft, Guelfo sposta la conversazione su un argomento diverso: "voglio che tu immagini un luogo in cui è rinchiuso un certo numero di persone alle quali viene fatta assumere quella variante di miele nero che Jarel chiamava miele del potere... Magari dotati di potere magico. Pensi che sia possibile che questa gente, magari costretta a esercitare la magia, possa apprendere parole di una lingua non appartenente a questo mondo?".

Ma l'ipotesi sembra davvero troppo per le conoscenze di Midas: "non so, mi pare strano...", si limita a commentare il mago, alzando le spalle con aria interrogativa.

Il destino di Nickel (only the good die young)

Al termine dell'interrogatorio con Midas, il capitano Ratel annuncia al gruppo di aver trovato l'abitazione adatta a custodire l'alambicco per i prossimi giorni: "si tratta di casa di Benton: ha tutti i requisiti necessari, compresa una cantina sufficientemente ampia". Il gruppo, dopo aver recuperato Solice, si sposta dunque all'interno della dimora: al capitano vengono comunicate le informazioni relative all'individuo ora noto come Parrot Shaft, quasi certamente responsabile dell'attacco avvenuto quella notte. "Le mie guardie più fidate faranno del loro meglio per trovare questo farabutto" esclama il capitano Ratel, incaricando Peoh Blood e Omar Pacifico di dirigere le ricerche.

I risultati di tale sforzo non tardano a mancare: purtroppo, però, sono ben lontani dall'essere buoni.

Il tragico ritrovamento

Il gruppo si trova già da alcune ore all'interno dell'abitazione di Benton, intento a decidere le migliori strategie per difendere la casa, quando qualcuno bussa alla porta. Si tratta di Peoh Blood,e la sua espressione non promette niente di buono.
"Abbiamo... Abbiamo trovato Nickel" esclama ansimando, affannato per la corsa evidentemente effettuata. "Non... non ho buone notizie".

Non sono necessarie molte altre parole: il terrore si impadronisce del gruppo e in particolare di Guelfo e Solice, particolarmente legati alle sorti della bambina. I minuti si susseguono veloci, scandendo i passi che separano l'abitazione di Benton da una piccola casupola situata in una zona periferica della città, nei pressi della quale vi sono alcune guardie.
"Non... non è un bello spettacolo", avverte Peoh. Appena un attimo dopo, quando il gruppo al completo mette piede all'interno, si capisce quanto abbia ragione: il corpo di Nickel, ormai privo di vita, giace riverso in un lago formato dal suo stesso sangue; sui polsi e sulle caviglie sono ben visibili le tracce della prigionia e della tortura subita, prove inconfutabili della sofferenza provata prima della morte. A pochi metri da lei, quasi come un assurdo scherzo del destino, si trova Codino, il gatto che Solice e Julie le avevano regalato pochi giorni prima, con una ciotola di latte fresco.

Ancora una volta il dolore, la disperazione e la rabbia si spartiscono gli animi dei ragazzi di Caen come lupi affamati che litigano di fronte alle loro impotenti prede: chi nasconde le lacrime dietro propositi di vendetta, chi cerca di dare una spiegazione per costringere l'assurdità della disgrazia entro canoni comprensibili, chi si limita a cadere in ginocchio abbandonandosi ad un pianto disperato; ancora una volta, sia pure soltanto per alcuni interminabili istanti, il Male sembra invincibile.

Desiree riesce in qualche modo a trovare la forza di agire, osservando le ferite di Nickel e cercando di ricondurle all'operato di Parrot Shawn: la ragazza non ha dubbi, i tagli sui polsi e il dissanguamento subìto sono ormai una firma inequivocabile. Guelfo soffoca le lacrime, cercando di ricostruire la catena di eventi che ha consentito al mago malvagio di rapire la bambina. Solice, sorda e muta per la disperazione, si limita ad abbracciarla in preda alle lacrime; quando, dopo un periodo indefinibile, le guardie riescono a portarle via Nickel, la paladina resta in ginocchio, incapace di muoversi; soltanto le parole di Guelfo, una volta rimasti soli, riescono a sottrarla a quell'incubo atroce.

Il ritorno di molti amici

Nel corso di una conversazione con Omar Pacifico, Solice e Guelfo apprendono che Peoh Blood è stato inviato assieme ad altre tre guardie per occuparsi di alcuni rapporti di buon vicinato: a quanto sembra, dal palazzo del Barone è giunta una soffiata sul nascondiglio dei misteriosi individui colpevoli di un assalto alla Torre Maxima della confinante Baronia di Anthien: Omar non ha modo di saperlo, ma per i due non sembrano esserci dubbi: si tratta senza dubbio di Padre Quart, Frate Erwin e Karen.
L'ipotesi più probabile è che l'informazione sia stata strappata a Nickel da Parrot Shaft sotto tortura e poi passata al Barone, a sua figlia o a qualche altro dignitario colluso con le oscure trame della nobiltà di Laon, e infine alle guardie: la cattura di Padre Quart e di Erwin vanificherebbe di colpo tutti i traguardi faticosamente conseguiti negli ultimi giorni. Considerato il vantaggio di Peoh e dei suoi uomini non c'è comunque molto da fare: l'unica speranza è che le informazioni di Parrot Shaft siano inesatte o che Padre Quart riesca in qualche modo a cavarsela.

La ricerca del nascondiglio

Solice e Guelfo passano il pomeriggio in chiesa, dove hanno modo di informare Nicolas Long degli ultimi accadimenti: Padre Gabriel annuncia che durante la notte sarà tenuta una veglia in onore di Nickel, il cui funerale verrà celebrato l'indomani.
A sera il gruppo si ritrova a casa di Benton, dove viene presa la decisione di fare comunque un tentativo per cercare di rintracciare Padre Quart e gli altri nella speranza che siano riusciti a sfuggire alle guardie.
Guelfo, Solice, Eric e Desiree si incaricano della ricerca, lasciando gli altri a guardia dell'alambicco del Miele Nero e uscendo dalle porte della città: la prima tappa è alle cave di pietra, già utilizzate in passato da Erwin come nascondiglio: il posto si rivela purtroppo vuoto, e il gruppo si perde ben presto d'animo: nessuno possiede una conoscenza approfondita dei dintorni di Laon, motivo per cui trovare il nascondiglio di Padre Quart sembra difficile quanto scovare un ago in un pagliaio.

I sospetti di Omar

Si decide quindi di chiedere l'aiuto di Omar Pacifico, ben sapendo che sarà estremamente difficile riuscire a sfruttare le sue conoscenze territoriali senza generare numerosi sospetti agli occhi della guardia: Solice teme inoltre che una visita all'abitazione di Omar, ormai a casa dopo la giornata di lavoro, possa compromettere la sicurezza della famiglia della guardia: il temibile Parrot Shaft è infatti ancora vivo, e con tutta probabilità cercherà di tenere d'occhio le mosse del gruppo.
Per ovviare al problema si decide di dividersi in due gruppi: Guelfo e Solice nella speranza che il crudele mago non perderà occasione di seguirli si recheranno in chiesa, spianando la strada a Desiree che, scortata da Eric, si recherà a parlare con Omar.

Una volta al cospetto della guardia, la ragazza fa del suo meglio per chiedere informazioni sui territori che circondano Laon senza generare troppi sospetti; purtroppo per lei, Omar non sembra soddisfatto delle sue spiegazioni, e dopo aver presentato un quadro piuttosto approssimativo dei dintorni della città chiede esplicitamente maggior informazioni in merito alla ricerca da effettuare.
"Siamo in attesa di alcuni amici che tardano ad arrivare", spiega Desiree: "è nostra intenzione assicurarci che stiano bene".
"Capisco: beh, visto che ho la serata libera potrei venire con voi. Sono pratico del circondario, saprei dove cercare".
"Ti ringrazio molto, ma non mi sembra il caso: immagino che avrai di meglio da fare, e poi c'è sempre l'alambicco da proteggere..."
La mancanza di reali motivazioni per rifiutare la gentilezza di Omar costringe ben presto Desiree ad accettare: sarà dunque la guardia a condurre il gruppo presso le campagne a nord di Laon.
Nel frattempo, Solice e Guelfo riflettono insieme sulla condotta d'azione da seguire.
"Dobbiamo prepararci all'eventualità che Peoh abbia trovato Padre Quart", sostiene la Paladina: "dobbiamo informare Omar dell'eventualità che i ricercati possano essere i nostri amici".
"Non è detto", esclama Guelfo: "Nickel potrebbe aver dato una falsa informazione, o Quart potrebbe essersela cavata senza farsi vedere: possiamo aspettare di vedere cosa succede e provare a cercare Quart per conto nostro finché possiamo".
La paladina scuote la testa: "se Peoh ha trovato Padre Quart e gli altri e riesce a portarli in caserma prima di incontrarci il danno sarà irreparabile: Chalard verrà compromessa, ed Erwin potrebbe finire nuovamente nelle mani dei nostri nemici. Dobbiamo dire a Omar di condurci da Peoh, e non possiamo farlo senza dirgli la verità".

Quando Desiree e Omar tornano dal gruppo, è la guardia stessa a introdurre l'argomento: "la vostra amica mi ha detto che i vostri amici si sono probabilmente rifugiati nei dintorni: avete qualche idea su dove possono essere?".
Solice annuisce: "a dire il vero, è possibile che possa trattarsi delle stesse persone a prendere le quali è stato inviato Peoh. So che può sembrarvi assurdo, ma pensiamo che la segnalazione sia stata fatta facendo uso di informazioni estorte con la violenza a... Nickel... e che possa essere un modo per ritardare le nostre operazioni".
Omar guarda il gruppo con aria perplessa: "mi stai dunque dicendo che stanno provando ad accusare i vostri amici per i reati commessi ad Anthien... o c'è dell'altro?"
Solice scuote la testa: "purtroppo non ci è possibile dirvi altro, fino a quando non saremo certi che si tratti di loro: fino a quel momento, vi supplico di fidarvi di noi".
"Sta bene" acconsente la guardia, visibilmente preoccupata.
Dopo circa un'ora di cammino di il gruppo raggiunge le rovine di un villaggio: "un tempo era abitato", spiega Omar, "ma poi ha fatto la fine di molti villaggi qui intorno: la siccità e la mancanza di terreno da coltivare lo ha reso ben presto improduttivo, ed alla fine è stato abbandonato da tutti". Alla luce della luna le case sembrano particolarmente spettrali; la tensione comincia lentamente a farsi strada nei cuori e nelle gambe di molti, e giunge al suo culmine quando le lanterne illuminano quattro cavalli legati a un albero: "sono i cavalli di Peoh e degli altri" dice sottovoce Omar, mettendo una mano sull'elsa della spada.

Il racconto di Peoh (I never saw it coming')

Le tracce conducono alla soglia di una massiccia abitazione divisa in due piani: al suo interno, legati come capretti, vengono rinvenute le quattro guardie. "Sono vive!", esclama Omar con un sospiro di sollievo. Desiree si avvicina con l'intento di guardarle meglio: Peoh Blood le dà l'impressione di essere svenuto a seguito di una botta alla testa, mentre le altre tre sembrano addormentate.
Mentre Omar si appresta a svegliare Peoh, i membri del gruppo si scambiano occhiate incerte: Solice in particolare sembra molto restia a tener nascosta alla guardia la probabile verità dietro alla vicenda occorsa ai suoi commilitoni, ma Guelfo decide di non darsi ancora per vinto: "aspetta!" esclama rivolto alla sorella, vedendola avvicinarsi alle guardie addormentate: "svegliarle ora potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili".
Desiree e Omar annuiscono: "Pio! Pio!" mormora concitato Omar, scuotendo per le spalle l'amico.
"Chi... cosa... Omar, sei tu. Cosa ci fai qui? Ahh, la testa!"
Dopo essersi ripreso, Peoh racconta come sono andati i fatti: "una volta giunti sul luogo della segnalazione abbiamo legato i cavalli, per poi avvicinarci di soppiatto. Non appena siamo entrati, un uomo dalla testa pelata e armato di bastone ci si è parato innanzi: credo che abbia detto "riposate nel nome di Kayah", o qualcosa del genere; penso che si tratti di un incantesimo, perché tutti sono crollati al suolo privi di sensi. Tutti tranne me... Ma proprio mentre mettevo mano alla spada ho sentito una presenza dietro le mie spalle: credo che mi abbia colpito con l'elsa di qualcosa... ed è l'ultima cosa che ricordo".

Peoh racconta inoltre dettagli aggiuntivi sulla sua missione: la segnalazione è effettivamente giunta da un uomo fidato alle dirette dipendenze del Barone: "ci ha detto anche che uno dei fuggitivi, quello evaso dalla torre, si chiama Erwin, credo si tratti di quel sacerdote di cui si parlò tempo fa qui a Laon". Guelfo cerca ancora una volta di fornire una spiegazione che possa giustificare in modo plausibile gli eventi, ma il silenzio e lo sguardo triste di Solice a seguito delle sue parole convincono ben presto tanto lui quanto le due guardie che non è possibile farlo: "dobbiamo parlare", esclama la paladina dopo una lunga pausa riflessiva, assumendo su di sé la responsabilità di mettere le guardie al corrente della verità dei fatti di Anthien.

Nel corso dei minuti successivi, Peoh e Omar apprendono così che il gruppo è responsabile dell'attacco alla Torre Maxima di Anthien: "so che tutto questo vi sembra assurdo e impossibile, ma vi prego di credere che non avevamo altra scelta di fronte a una situazione così grave e ad una nobiltà tanto lontana dal sentiero della Luce... e credo di parlare a nome di tutti dicendovi che non rinneghiamo alcuna delle nostre azioni, convinti di aver agito nel rispetto degli ideali che abbiamo giurato di servire".
Le guardie ascoltano la confessione restando a bocca aperta e, quando alfine prendono la parola, la loro decisione è unanime: "avevamo capito da soli che c'era qualcosa di strano in questa vicenda... Ma non immaginavamo niente di simile: non pensavamo che la situazione fosse tanto grave, e che le responsabilità di quanto sta accadendo fossero così in alto... Per quello che vale, avete il nostro appoggio". Tanto Peoh quanto Omar si limiteranno a dire la verità sui fatti di quella notte, senza tirare in mezzo il gruppo o rivelare le informazioni da esso ricevute sulle vicende di Anthien.

"Come facciamo con i prigionieri?", chiede infine Omar a Guelfo.
"Che problema c'è? Svegliateli pure non appena ce ne saremo andati" risponde il mago, stupito per la domanda.
"Non capisco...", commenta la guardia. "Poco fa hai detto che svegliarli sarebbe stato pericoloso..."
"Ho detto che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili", lo corregge il giovane con un sorriso, "ma non ho specificato quali".

Il ritorno di Quart, Erwin, Karen e Ludmilla

Il gruppo abbandona il villaggio abbandonato prendendo i cavalli della guardia civica in accordo con Omar e Peoh e ripromettendosi di liberarli alle porte della città, con l'intento di rintracciare una volta per tutte il gruppo di Padre Quart. Dopo circa un paio d'ore Solice si accorge di un segnale luminoso, segno evidente che qualcuno si è accorto della presenza del gruppo: si tratta proprio di Ludmilla, che porta tutti al cospetto del Guardiano del Tempio.

La notizia della morte di Nickel è accolta con grande cordoglio e dolore, specialmente da parte di Ludmilla: è soprattutto Lorenzo Quart a impedire che la disperazione prenda il sopravvento, comunicando al gruppo le sue intenzioni per i giorni a venire. Il Guardiano del Tempio elenca tre obiettivi di cui è assolutamente necessario occuparsi al più presto:
  • Portare Erwin e Pedro Larsac a Chalard al riparo da occhi indiscreti, un incarico di cui si faranno presumibilmente carico Quart, Karen e Youri.
  • Recarsi a Rigel per svolgere indagini relative alle informazioni recuperate da Julie, dove è probabile che venga inviata la ragazza insieme a Quixote.
  • Risolvere la situazione drammatica scoperta da Erwin alle Parole d'Oro, che costituirà con tutta probabilità la missione dei restanti componenti del gruppo.
L'ultimo punto è fortemente voluto da Padre Erwin, che sensibilizza tutti sulla gravità assoluta di quanto ha visto e sentito: "ogni notte sento le grida di dolore di quelle persone", mormora il sacerdote; "dobbiamo fare qualcosa per impedire che quello scempio perduri".

Il gruppo si separa, non prima di prendere accordi per poter comunicare in futuro: Padre Quart conta di sfruttare il fatto che nessuno conosce il suo volto per recarsi a Laon con le vesti ufficiali da paladino, portando Karen con se, una volta che Erwin e Ludmilla verranno raggiunti da Youri Sharp in un luogo sicuro nei pressi della città.

Laon, 15 agosto 517

Il gruppo torna in città poco prima dell'alba: Solice si reca alla veglia in onore di Nickel, accompagnando successivamente il feretro al cimitero. Li' ha modo di incontrarsi con Julie, di ritorno dalla sua missione alla residenza del Barone; nel corso della giornata, che prosegue all'insegna del riposo, le due amiche hanno modo di confidarsi a vicenda gli eventi degli ultimi giorni. In città si nota fin dalla mattina una grande agitazione, dovuta al fatto che l'arrivo della Santa Inquisizione sembra ormai imminente: la notizia è confermata dal Capitano Ratel in persona nel corso di una sua inaspettata visita alla casa di Benton, nel corso della quale viene data un'altra incredibile notizia: Arthur Speer e Manuel Larsac sono entrambi morti, a quanto sembra a causa di una caduta da una delle finestre del palazzo baronale. "Sembra che abbiano provato a fuggire", commenta il capitano, senza dare l'idea di crederci molto; in effetti, non è il solo a leggere nella disgrazia un conveniente modo per il Barone di eliminare due scomodi testimoni alla vigilia dell'arrivo della Santa Inquisizione.
Non appena il capitano abbandona la casa di Benton, il pensiero di tutti corre a Pedro Larsac: potranno la morte del figlio e l'evidente tradimento operato dal Barone spingere il vecchio mercante a collaborare con la Santa Inquisizione?

La giornata si conclude con un ultimo, grande ritorno: si tratta di André Navon, intravisto da Guelfo tra le frasche della taverna all'aperto in cui è solito soggiornare: poche ore più tardi il mago si reca a parlare con l'amico per sentire le novità sulle sue ultime avventure in terra di Anthien.

L'arrivo dell'inquisizione

La giornata si conclude con la visita di Padre Quart, che verso le nove si presenta alla casa di Benton in tenuta da paladino.
"L'inquisizione è giunta circa un'ora fa. Fortunatamente conosco uno dei paladini della scorta: domattina conto di parlare con l'inquisitore e di convincerlo dell'opportunità di non farci domande che potrebbero rivelarsi scomode".
Loic si informa sull'identità dell'inquisitore: si tratta di padre Marc Vulcano, sacerdote di Pyros. "Anch'io conosco un inquisitore", sostiene poi il giovane: "anzi, è il più grande di tutti: si tratta di Bernardo Gui". Solice e Quart si stupiscono della dichiarazione, che viene però subito freddata da Guelfo: "non lo conosce affatto, l'ha soltanto visto all'opera l'anno scorso" (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare).

Il racconto di Julie

Padre Quart prende poi da parte Julie, spostandosi in una stanza appartata dove scambia qualche parola con lei. Dopo alcuni minuti la ragazza esce e, gli occhi lucidi e l'espressione molto seria: "Eric, Loic, ho bisogno di parlarvi".
Benton comprende di essere di troppo, e decide di uscire a prendere un pò d'aria; i due cugini ascoltano la cugina, che racconta loro della brutta esperienza occorsa al castello di Forrarossa (eventi narrati nella voce nella tana del nemico e precedentemente da lei confidati a Solice soltanto poche ore prima) a seguito dell'aggressione da lei subita ad opera di sir Morgan Doville, uno dei maestri del vento, e provvidenzialmente interrotta grazie all'intervento di Lord Albert Keitel.
La notizia lascia tutti esterrefatti: Loic in particolare è sorpreso al punto da non immaginare subito l'entità dell'affronto: "ma in pratica, di cosa ti accusava il maestro del vento?" domanda, per poi ravvedersi di fronte agli sguardi degli altri. "Beh, questo dimostra che Julie non può essere mandata da sola ad affrontare missioni del genere", dichiara poi con convinzione.
"Invece no", gli risponde Julie: "ciascuno di noi ha accettato di correre dei rischi per la nostra causa: tu ed Eric correte i vostri in battaglia, ed io non voglio essere da meno".
Loic scuote la testa: "in ogni caso", aggiunge poi, rivolto al fratello, "ricordati questo nome: sir Morgan Doville".
"Non me lo scorderò di certo", annuisce Eric stringendo i pugni.

Mentre Solice si avvicina all'amica con l'intento di rincuorarla a seguito della coraggiosa scelta di raccontare l'esperienza, Guelfo rivolge a Julie alcune domande in merito a Lord Albert e al suo rapporto maestri del vento. Julie racconta che il figlio del barone non sembrava in confidenza con loro, anche se era solito trattarli bene: aggiunge inoltre di aver visto Lord Albert in compagnia di Juliette Keitel, moglie del fratello Anthony, attualmente al palio di Krandamer. "Non mi pare ci sia nulla di nuovo", commenta Loic, alludendo a una conversazione sentita mesi prima proprio in terra di Krandamer dalla quale era emersa l'infedeltà coniugale della bella Lady.

Divisione dei compiti

Padre Quart mette a parte il gruppo della sua intenzione di prendere accordi con l'inquisizione nell'immediato futuro: "E' probabile che io, Karen ed Erwin torneremo a Chalard insieme a loro, una volta che la faccenda qui a Laon potrà dirsi conclusa". Annuncia poi di aver deciso di inviare a Rigel Julie, la cui faccia è ormai fin troppo nota negli ambienti di palazzo di Anthien a seguito della sua missione e delle performance condotte insieme agli Spiriti del Vulcano: Quixote avrà cura di accompagnarla, recando con sé una lettera diretta a sir Marcus Darrell, capitano della Fortezza dell'Ultimo Sole.

"Noi cosa faremo?" chiede a quel punto Solice: "ci recheremo alle Parole d'Oro?"
Quart assume un'espressione grave: "non starò a dirvi di andare o non andare... però secondo me potrebbe essere molto utile: inoltre, è necessario aiutare quella povera gente". Tutti annuiscono, ricordando le parole di frate Erwin.

La proposta di Guelfo

"A questo proposito", interviene in quel momento Guelfo, "credo sia necessario informarvi della recente conversazione da me tenuta con André Navon". Nel corso dei minuti successivi il mago informa il gruppo delle recenti disavventure del cavaliere. "Sono certo", conclude poi, "che André Navon ha tutto l'interesse ad andare in fondo a questa storia, e che pertanto sarebbe un valido compagno nella nostra missione alle Parole d'Oro".
Padre Quart e Solice si mostrano molto perplessi all'idea di mettere a parte un cavaliere di Laon di una missione apertamente contraria al volere del Barone, ormai evidentemente in combutta con le sinistre trame di Lord Wilhelm.
Loic è ancora più categorico: "mi sembra davvero una pessima idea: è sufficiente che il Barone gli ordini qualcosa di contrario a noi o ai nostri obiettivi e ci ritroveremmo un nemico a conoscenza di tutti i nostri piani".
La discussione prosegue per alcuni minuti, nel corso dei quali Guelfo difende la sua convinzione che André Navon sia ormai senza dubbio al di fuori del possibile controllo del suo Barone.
"Possiamo essere certi che non sia un modo per incastrarci, magari suggerito dal Barone stesso?" domanda Solice, dichiarando di non conoscere affatto André Navon e di dipendere interamente dal giudizio degli altri.
"Questo lo escludo", le risponde Guelfo: "lo conosco bene, so che non accetterebbe mai di farci un tiro del genere". Anche Eric e Loic si mostrano abbastanza convinti che il cavaliere non arriverebbe a tanto, pur restando molto perplessi sui rischi che Navon comporterebbe una volta messo a parte del piano.
Guelfo scuote la testa, sottolineando l'assoluta necessità di poter contare su una spada in più per un attacco in fondo così rischioso: "non possiamo presentarci in così pochi", esclama: "Navon è un'ottima lama, e per di più è già stato sul posto".

"Secondo me è davvero troppo rischioso" sentenzia Quart, rimasto in silenzio fino a quel punto. "Mi dispiace, Guelfo, ma finché non ci darà ulteriori garanzie non c'è modo di metterlo al corrente dei nostri piani".
Guelfo non intende però gettare la spugna, e gioca la sua ultima carta: "Padre Quart, André Navon è già a conoscenza del fatto che noi siamo coinvolti in qualcosa di grosso: non è uno stupido, e ha in cosegna uno dei prigionieri che l'inquisizione dovrà ascoltare nel corso dei prossimi giorni: ha inoltre visto Julie ad Anthien nei giorni in cui è stato liberato Erwin, e sa che noi non ci trovavamo qui. Non gli ci vorrà molto per capire quanto siamo coinvolti..."
"A maggior ragione non dovremmo dirgli nulla, se già pensa di andarci a denunciare", lo interrompe Loic, categorico.
D'altro canto, Solice osserva che continuare a nascondergli l'evidenza finirebbe col fargli credere che il gruppo per primo ha qualcosa di poco pulito da nascondere e non intende fidarsi di lui: "a quanto ho capito", continua la paladina, "l'unico vero nodo da sciogliere è se il cavaliere ha intenzione di restare fedele al Barone malgrado tutto o se ha intenzione di dissociarsi dallo spregevole comportamento da lui tenuto in questi giorni. Quale miglior modo avrebbe sir Navon per opporsi alle ingiustizie del Barone che non parlando con l'inquisizione? Se lui per primo prenderà posizione contro il suo signore denunciandone gli errori, considerarlo un valido alleato sarà oltremodo legittimo".
Padre Quart, Guelfo e Loic sembrano convinti del ragionamento: il giudizio su André Navon viene quindi rimandato ai giorni successivi.

Il destino dell'Alambicco

Risolta la questione André Navon, Loic prende la parola: "sapete, Padre Quart... è un pò di tempo che Guelfo ha bisogno di riposo, ultimamente l'apporto dei suoi incantesimi è venuto spesso a mancare..."
Il paladino comprende l'antifona: "Kayah vi protegge" esclama con un cenno di saluto, prima di salutare il gruppo e uscire dall'abitazione.
"Un momento", esclamano Guelfo e Solice non appena la porta si richiude: "che dobbiamo farne dell'alambicco?"
Eric corre quindi a richiamare Padre Quart che, non senza mostrare un pò di disappunto, torna sui suoi passi: spiega poi di aver preso accordi con uno dei paladini della scorta dell'inquisitore, il sottotenente Demian Lavender dell'ordine di Kayah, che prenderà in consegna l'alambicco l'indomani stesso: l'appuntamento è fissato dunque per il giorno successivo.

Laon, 16 agosto 517

Di buon mattino, Padre Quart e Solice si recano alla cattedrale del Sole Nero per consegnare l'alambicco nelle mani di sir Demian Lavender: la paladina è molto colpita dall'aspetto austero del sottotenente, che si trova in compagnia di lady Dale Gordon dell'ordine di Pyros.
I due fanno poi ritorno alla casa di Benton, dalla quale partono insieme con gli altri componenti del gruppo alla volta del rifugio dove Youri Sharp, Frate Erwin e Ludmilla Boyer tengono in consegna Pedro Larsac.

Le lacrime di Pedro Larsac

Loic dichiara la sua intenzione di voler condurre il discorso con Pedro Larsac, con il quale sente di aver instaurato un rapporto privilegiato.
"Buon giorno, Pedro Larsac: come va?", esordisce il giovane una volta condotto al cospetto del mercante.
"Ho visto giorni migliori".
"Purtroppo, vi porto cattive notizie... notizie personali".
"Di cosa... di cosa si tratta? Parla, ti prego!"
Loic scuote la testa: "Purtroppo, vengono dal luogo in cui è tenuto prigionero vostro figlio... vengono da palazzo".
"Dai piani alti", aggiunge Eric.
"Cosa è successo?" Esclama a quel punto Pedro, agitato.
"Purtroppo coloro che pensavate esservi amici non si sono rivelati amici: vostro figlio Manuel prigioniero sarebbe dovuto essere al sicuro... ma purtroppo non era al sicuro, non nelle loro mani: mi rincresce, ma lui e Arthur Speer sono deceduti. Sono caduti dagli alti piani del castello...".
Alla ferale notizia, Pedro Larsac si strugge in un pianto disperato.
"E' il momento di fargliela pagare", aggiunge a quel punto Loic: "è il momento di fargliela pagare, a questi stronzi!".
Nella conversazione che segue, Loic ha cura di spiegare a Pedro le motivazioni che hanno portato alla probabile uccisione del figlio, e l'estrema importanza che avrebbe a quel punto la testimonianza del mercante affinché i colpevoli paghino per le loro colpe e per quella efferata azione.
"Farò qualunque cosa", è la risposta di Pedro, sempre più affranto.
Loic annuisce, e per alcuni minuti la stanza si riempie unicamente dei singhiozzi del mercante: tutti provano un sincero dispiacere per il profondo dolore di Pedro Larsac, al di là dell'indubbio risultato ottenuto.

Quando il mercante sembra riaversi, Solice prende nuovamente la parola recandosi vicino a lui: "purtroppo, non siete l'unico ad aver perso una persona cara per colpa di quelle persone: soltanto due giorni fa, un misterioso individuo di certo in combutta con le trame del palazzo baronale ha torturato e ucciso una nostra compagna, nonostante fosse soltanto una bambina. Come voi, anche noi siamo distrutti dal dolore e cerchiamo un modo per fare giustizia: è per questo che vi chiedo di aiutarci a dare un volto al responsabile di tutto questo".
Pedro Larsac sembra dispiaciuto per la morte di Nickel, e rivela informazioni aggiuntive sull'uomo di nome Parrot Shaft: "conosceva Slagel ad Achenar... lo ha conosciuto anche Manuel, a quanto ne so: è uno stregone molto potente, di certo se prende ordini da qualcuno era da Slagel, e se qualcuno a palazzo è coinvolto in tutto questo è di certo la baronessina".
Solice sottolinea l'importanza di mettere a parte l'inquisizione di tutte queste informazioni: d'altro canto, Pedro sembra fin troppo motivato a vuotare il sacco: "farò in modo che paghino per quello che hanno fatto a mio figlio", dichiara ancora in preda al dolore.

La giornata trascorre senza altri avvenimenti di rilievo. Il gruppo prende una unica, grande stanza alla Mestola, preferendo non rischiare di farsi trovare divisi da un possibile attacco da parte di Parrot Shaft o degli uomini del Barone. Solice e Desiree passano a trovare Nicolas, che dichiara di sentirsi molto meglio: sarà nel pieno delle forze nel giro di un giorno o due.

17 agosto 517

L'inquisizione incomincia a sentire i primi testimoni: non passa molto tempo prima che il gruppo venga convocato alla cattedrale del Sole Nero, dove si trova al cospetto di un autorevole gruppo di sacerdoti e paladini tra cui spicca l'inquisitore Marc Vulcano. E' lui a prendere la parola, dichiarando di essere già al corrente della maggior parte degli avvenimenti sulla base di alcune testimonianze fornite da esponenti della guardia civica: chiede dunque una serie di spiegazioni in merito alle azioni del gruppo a Laon, con particolare riguardo alla cattura del Monaco e al ruolo dello stregone e dei suoi discepoli nei fatti che coinvolgono gli eventi recenti: il suo sguardo sembra puntato soprattutto su Solice, che fa del suo meglio per fornire un resoconto dettagliato degli eventi degli ultimi giorni.

Il resoconto e l'accusa

Le parole della paladina diventano sempre meno timide man mano che la cronaca degli avvenimenti passati ripercorre le varie vicissitudini del gruppo: le prove raccolte a palazzo Larsac e fornite indirettamente dalle precedenti indagini di Erwin, la ricerca del nascondiglio del Monaco e lo scontro sanguinoso, la notte di fuoco e fiamme alla caserma delle guardie culminata con la cattura in flagrante di Arthur Speer e Manuel Larsac: e ancora l'interrogatorio subito a palazzo del Barone, il furto alla caserma delle guardie, l'attacco di Parrot Shaft alla cattedrale del Sole Nero, la morte di Nickel e il sospetto suicidio dei due prigionieri. Solice fa del suo meglio per collegare il potere feudale di Laon ai numerosi atti efferati, sottolineando in particolare i sospetti maturati sul conto della baronessina Emanuelle Beart, il suo atteggiamento sprezzante nei confronti della verità e delle prove fornite, l'insensibilità mostrata nei confronti delle tragedie subite dal suo popolo per colpa di crimini di cui è con tutta probabilità complice diretta: "E' mia opinione che Lady Beart si sia comportata in modo disdicevole rispetto al ruolo che è sua responsabilità ricoprire, al popolo che è suo dovere proteggere, ai funzionari il cui lavoro è suo compito rispettare e ai dettami della chiesa che ha promesso di onorare." (8-8-8 di persuasione).

La parola passa poi a Guelfo, che aggiunge ulteriori particolari. Quando il gruppo viene dismesso, Solice tira un lungo sospiro. Loic la tranquillizza: "hai detto tutto quello che c'era da dire: adesso speriamo di vedere un pò di giustizia".

18 agosto 517

All'alba della giornata successiva, il gruppo viene nuovamente convocato alla cattedrale del Sole Nero, dove Padre Quart ha modo di informare tutti della novità: a quanto sembra l'inquisizione ha deciso di spostarsi in blocco al palazzo del Barone: "era ora", dice Loic soddisfatto. Padre Quart sembra invece più cauto, e non nasconde alcune preoccupazioni: "dobbiamo sperare che il Barone non faccia gesti estremi: la sua famiglia sta correndo rischi enormi, e potrebbe decidere di commettere qualche pazzia". Indica poi il contenitore dell'alambicco, che il sottotenente Demian Lavender ha evidentemente deciso di lasciare nuovamente nelle mani del gruppo: la scelta ben spiega la fondatezza dei timori di Quart.

Nuove informazioni sulle Parole d'Oro

Nel corso della giornata, il gruppo chiede a Erwin ulteriori informazioni sulle Parole d'Oro: il sacerdote spiega che la casa-torre di Lord Wilhelm è stata costruita sulla sponda del Sedna, un lago artificiale prodotto da una diga edificata in epoca turniana. La costruzione della diga ha provocato l'allagamento dell'antica città di Innsbouche, le cui case si trovano adesso nelle profondità del lago: alcuni degli edifici più alti affiorano ancora oggi a pelo dell'acqua, tra cui spicca un enorme torre campanaria.

"Sulla diga vi sono poi alcune parole dorate, scritte in antico Turniano e a caratteri molto grandi", prosegue Erwin: "questa è la trascrizione che ho fatto". Il sacerdote porge al gruppo un foglio, contenente una serie di parole turniane dal significato misterioso: alcune delle lettere si sono staccate e di esse resta unicamente il segno lasciato sulla pietra, come a comporre una frase nascosta. Solice e Desiree fanno del loro meglio per tradurre la misteriosa scritta: è possibile che sul fondo del lago giaccia una presenza misteriosa...

Verso le Parole d'Oro

Prima di sera, Guelfo invita Loic a farsi una bevuta alla taverna di solito frequentata da sir André Navon, con l'intento di mettere alcune cose in chiaro. Contrariamente alle aspettative del mago, il breve scambio di opinioni sortisce l'effetto opposto e allarga ulteriormente la frattura tra i due.

L'arrivo di Imielle

Loic si allontana, ancora furioso, lasciando sul tavolo i soldi necessari a pagare il conto. Guelfo decide di trattenersi per alcuni minuti, e viene raggiunto da una sua vecchia conoscenza: si tratta di Imielle, la dama di compagnia della baronessina Emanuelle Beart, che lo avvicina con aria preoccupata.
"Messer Guelfo, ve ne prego, dovete aiutarmi! L'inquisizione è venuta a palazzo, i sacerdoti fanno un sacco di domande e non so come comportarmi, non so che cosa dire..."
Il mago è ben chiaro a riguardo: "Quello dell'inquisizione è un lavoro ingrato, ma è vostro dovere dire tutto".
"Ma messer Guelfo", insiste la damigella, "se io dico tutto ciò che so, poi lei mi manderà via..."
"Non devi preoccuparti di questo", la rassicura il giovane: "ben presto le blasfemie commesse da quella donna le costeranno tutti i suoi privilegi: sono successe troppe cose qui a Laon. Inoltre" conclude, stringendole le mani per tranquillizzarla, "non dovete essere reticente: gli inquisitori sono scrupolosi".
"A palazzo si dice che voi siete amici dell'inquisizione: ditemi, messer Guelfo, è rimasto qualcuno o sono venuti tutti a palazzo?"
Il giovane mago prova inizialmente a non rispondere al quesito, suggerendo alla damigella di rivolgere le sue domande a padre Gabriel: soltanto dopo molta insistenza decide di rivelarle che, effettivamente, l'intero gruppo degli inquisitori si trova a palazzo del Barone; rinnova comunque l'invito di recarsi da padre Gabriel e, malgrado le iniziali reticenze della ragazza, finisce per convincerla a tornare con lui in chiesa.
Imielle parla quindi con Padre Gabriel, anche se pare non dica nulla di significativo, se non informazioni catalogabili come "pettegolezzi", sul conto della Baronessina e dello stesso Guelfo da Flavigny. Tanto sono insulse le sue rivelazioni, da suscitare il sospetto che la damigella fosse stata inviata di proposito in cattedrale dalla sua padrona, con chissà quali obiettivi.

Chiacchiere serali

"Fissata la data?" esclama Eric rivolto al fratello, vedendolo tornare di gran carriera.
"Fai silenzio", si limita a dire Loic, avviandosi su per le scale che portano alla sua stanza. Il giovane decide quindi di chiedere lumi a Guelfo, che rientra poco dopo accompagnato da Imielle; per sua fortuna, il mago è più propenso a parlare.
"Lo volevo incoraggiare, cercare di fargli perdere le sue rudezze prima di dirgli che ero pronto a comprendere le sue intenzioni nei confronti di Desire... Ma non appena ho menzionato Peoh lui è impazzito, non ci ha visto più: mi ha persino minacciato! Sai che ti dico? Io ci rinuncio, non ci parlo più: in fondo è meglio per tutti, ci evitiamo tanti bruciori di stomaco".

L'impronta del Pfhaegal

Durante la sera, Eric decide di mostrare a Guelfo la misteriosa mappa in suo possesso (vedi cronaca l'eredità di Capo Mayen): il mago si mostra subito interessato al misterioso oggetto, e non tarda a rendersi conto delle sue indubbie capacità magiche. La mappa sprigiona uno Yoki non indifferente, caratterizzato però da una relativa stabilità che, stando alle conoscenze di Guelfo, dovrebbe probabilmente impedire una sua localizzazione da parte di altri maghi nelle vicinanze. Il mago nota inoltre che la custodia di cuoio rigido di cui la mappa è provvista inibisce del tutto tale potenziale.
"Hai pensato di farla vedere a padre Quart?" chiede a un tratto il mago, ma Eric scuote la testa: "lo conosci: se lo facciamo, rischiamo di non vederla più". Guelfo concorda che, in fondo, sarebbe un peccato: i due si limitano ad osservarla, rimandando indagini ulteriori ai giorni successivi.

Guelfo e Desiree

Prima di cena, Guelfo e Desiree scambiano qualche parola relativamente alla conversazione tenuta dal mago con Loic. La ragazza confida a Guelfo i suoi dubbi in merito a una relazione della quale non è più così sicura.
"Non ti puoi mettere in casa uno del genere", sentenzia Guelfo a un certo punto: "non ce la può fare a migliorare, non ha la percezione di ciò che é giusto e di ciò che è sbagliato...". Anche Desiree è preoccupata, ma ammette anche la sua delusione: "speravo che tu ti preoccupassi per me, e non dell'affidabilità di Loic. Comunque penso tu abbia ragione, con lui ho fatto un patto e penso che sia il momento di rincarare la dose: evidentemente non è ancora pronto..."
"Non lo sarà mai", commenta Guelfo scuotendo la testa.

Il punto della situazione

Dopo cena padre Lorenzo Quart fa il punto della situazione, portando notizie dal palazzo del Barone: "a quanto pare lady Emanuelle Beart subirà un procedimento di estradizione: l'inquisizione la scorterà ad Amer, dove sarà giudicata da un tribunale imparziale. Ci è stato chiesto di scortarla, ma temo che non sarà così semplice: il Barone o qualcuno dei suoi alleati potrebbe tentare qualcosa... In ogni caso, non sono problemi che riguarderanno voi, visto che vi recherete alle Parole d'Oro; purtroppo soltanto uno tra Nicolas e Youri potrà accompagnarvi...".
Guelfo non ha dubbi: "padre Quart, come sapete potremmo trovarci di fronte a situazioni particolarmente difficili da gestire: è necessario avere meno impedimenti morali possibili, ed è per questo che vi chiediamo di affiancarci Youri".
Il Guardiano del Tempio fa una faccia strana, ed è fin troppo veloce nell'acconsentire: "insomma, non volete un uomo di chiesa, ho capito". E Guelfo annuisce.

Desiree e Padre Gabriel

La nottata prosegue, ma nessuno sembra intenzionato ad addormentarsi: Desiree fa visita a padre Gabriel, e nota con sorpresa che il sacerdote ha in mano una fialetta di quello che sembra miele nero. Il sacerdote conferma il sospetto della ragazza: si tratta effettivamente del miele della potenza, da lui riprodotto fedelmente grazie all'alambicco, alle sue doti alchemiche e ai consigli di Midas, attualmente prigioniero nella cattedrale.
La ragazza, dopo essersi congratulata per il successo dell'esperimento, viene subito al punto: "padre, voi sapete che noi andiamo a fare qualcosa di molto pericoloso: sapete anche che siamo un pò in difficoltà con i combattimenti, e che molti di noi non hanno le doti necessarie per distinguersi con le armi in pugno. Per questo motivo mi chiedevo se era possibile chiedervi una sostanza in grado di ridurre tale divario, che possa essere utilizzata sulle mie frecce per..."
"Un momento", la interrompe Padre Gabriel perplesso: "mi stai forse chiedendo del veleno?"
Desiree annuisce, specificando però che pensava piuttosto a una sostanza paralizzante o debilitante: padre Gabriel però scuote la testa: "sono metodi vili, gli stessi utilizzati dai nostri nemici: non dobbiamo cadere preda di quelle scorciatoie, per quanto seducenti possano sembrare: hai detto di non essere a tuo agio con le armi in pugno, ma gli Dei ti hanno dato altri doni e sono certo che saprai come utilizzarli".

Guelfo e Solice

Prima di coricarsi, Guelfo si reca da Solice con l'intento di metterla al corrente delle novità.
"Tu sei l'unica ancora all'oscuro, ma visto che stai correndo i nostri stessi rischi è giusto che tu lo sappia: le cose tra me e Loic non vanno bene ultimamente, e dopo una conversazione avuta oggi abbiamo deciso che è meglio non parlarci più per un pò".
La paladina ascolta a lungo il discorso di Guelfo e sembra molto triste all'idea di un'amicizia che rischia di finire nel peggiore dei modi: cerca quindi di convincere Guelfo a ripensarci, o quantomeno a dare a Loic un'ultima possibilità. "Forse non siete riusciti a spiegarvi, e nessuno dei due ha capito realmente le intenzioni dell'altro: potreste semplicemente ricominciare da capo, sedervi un'altra volta a parlare e cercare di comunicare prima di tutto i vostri sentimenti...".
Guelfo si rivela estremamente sfiduciato e pessimista ma ammette che, nel caso in cui Loic lo voglia, sarebbe disposto a fare un'ultimo tentativo. Solice propone allora un patto al mago, prendendo l'impegno di parlare con Loic con l'intento di capire se anche lui è disposto a sedersi un'ultima volta allo stesso tavolo dell'amico.
Guelfo accetta, ad una condizione: "non dovrai rivelargli anzitempo le mie buone intenzioni: il nostro patto è valido soltanto se lui per primo lo vorrà, siamo intesi?".

La paladina annuisce, soddisfatta: "adesso però è il mio turno di dirti una cosa", dice poi, introducendo un nuovo discorso. "Poco fa, di fronte a padre Quart, hai fatto un discorso strano: hai detto che abbiamo bisogno di non farci troppi scrupoli morali, e che per questo motivo una persona come Youri è più indicata di Nicolas nel nostro prossimo viaggio. Ammetto che il tuo discorso mi ha ferita: come Nicolas, anch'io ho delle regole da rispettare, a volte in aperta contraddizione con ciò che abbiamo giurato di compiere. La presenza di Nicolas, e prima di lui quella di Abel, sono ciò che mi aiuta a fare simili scelte, e il loro giudizio, il loro rigore morale è ciò che mi aiuta a sopportare l'importanza e la gravità di simili decisioni. Credevo fosse lo stesso per voi, per te... Ma a sentire le tue parole, sembra che non sia così".
Guelfo comprende immediatamente i timori di Solice, e si affretta a spiegare le sue motivazioni: la paladina gli confessa parte delle difficoltà patite nel corso degli ultimi giorni, e le sue forti preoccupazioni per l'avvenire: "siamo costretti sempre più spesso a uscire dalle regole imposte dalla nostra fede, e ogni volta sarà più difficile ritrovare la strada di casa: per questo credo che, malgrado tutto, la presenza di Nicolas potrebbe aiutare non soltanto me, ma tutti noi, a non smarrire la via".

Il mago annuisce: "mi dispiace, Solice: ho parlato pensando unicamente al guadagno che avremmo avuto in termini di forza, senza pensare a un aspetto che per te è persino più importante: forse siamo ancora in tempo per recarci da padre Quart e dirgli tutto". La paladina annuisce; nel corso dei minuti successivi il Guardiano del Tempio viene informato della problematica e acconsente alla nuova decisione. "E sia: non che Youri sia persona priva di scrupoli morali... se ne fa anche più di molti uomini di chiesa... ma capisco che l'apporto di Nicolas possa essere importante; dovrò parlare a lungo con lui stanotte, in modo da metterlo di fronte a quello che lo aspetta. Nicolas non conosce ancora la Rosa Bianca, deve essere informato di molte cose... ma sono certo che potrete contare su di lui".

Laon, 19 Agosto 517

Il viaggio ha finalmente inizio. Nicolas, informato nottetempo da padre Lorenzo Quart dell'esistenza della Rosa Bianca ed entrato a far parte della confraternita, è pronto a guidare il gruppo alla volta delle Parole d'Oro, con l'obiettivo di liberare i prigionieri. Il percorso scelto è il più rapido e diretto tra quelli percorribili, e passa per alcune città minori della baronia di Anthien; la presenza di due paladini dovrebbe scoraggiare eventuali domande e posti di blocco da parte delle guardie baronali, probabilmente ancora impegnate nella ricerca di frate Erwin e di chi lo ha aiutato a evadere.

Dopo la tappa quasi obbligata al chioschetto del lardo nei pressi di [Creepy]] si procede verso sud: il primo giorno si pernotta all'aperto e vengono stabiliti i turni di guardia, che resteranno validi per i giorni a venire:
  • Solice e Nicolas si occuperanno del primo;
  • Eric e Guelfo avranno il compito di montare il secondo;
  • Loic e Desiree chiuderanno con il terzo.

Villaggio di Chenaud, 20 Agosto 517

Nel primo pomeriggio si arriva a Chenaud, un paese formatosi attorno alla strada che porta verso le baronie del fiume; si tratta di una zona molto frequentata, ma la prevalenza di avventori occasionali e passeggeri fa sì che non vi siano molti luoghi di ritrovo: l'oste della taverna presso cui si cerca riparo si rivela particolarmente sorpreso di vedere due paladini in missione e non esita a mettere a disposizione le stanze delle sue stesse figlie, che fanno per dirigersi presso la stalla: Solice e Nicolas declinano però la generosa offerta ed alla fine è proprio il gruppo, sia pure con molta insistenza, a passare la notte nel recinto coperto degli animali.

Verso le Cascate, 21 Agosto 517

Le scarse condizioni igieniche della notte precedente inducono Solice e Desiree a sperare nella possibilità di potersi fare un bagno rinfrescante: il desiderio si realizza una volta raggiunte le cascate, oltre le quali soltanto una stazione di posta separa il gruppo dall'inizio della tenuta nota come le Parole d'Oro. Il bagno presso le cascate si rivela però più complicato del previsto per via del sentiero scosceso e della inconsueta scelta strategica delle sentinelle del gruppo, che scelgono una postazione tale da costringere le ragazze a modificare a più riprese la loro.

Verso sera si raggiunge il paese di Victoire, situato nei pressi di una stazione di posta. Si decide però di non fermarsi a dormire, onde evitare di essere individuati da possibili sentinelle: il gruppo prosegue quindi la marcia, fino a quando i piedi non affondano in una sorta di acquitrino circondato da una pallida foschia. "Siamo arrivati", esclama Eric osservando il sentiero che prosegue verso il basso. Nicolas annuisce, osservando in silenzio i miasmi brumosi che circondano i territori di proprietà di Lord Wilhelm.

La notte dei vivi morenti

Il sentiero stretto e il territorio paludoso costringono ben presto il gruppo a rispettare un rigido ordine di marcia, che si può riassumere cosi:
  1. Eric
  2. Nicolas
  3. Solice
  4. Guelfo
  5. Desiree
  6. Loic
La marcia prosegue per poche ore, e ben presto la stanchezza spinge tutti ad accamparsi: il compito di recitare la preghiera serale è svolto da Nicolas, che subito dopo incomincia il suo turno di guardia insieme a Solice. I pensieri di tutti sono rivolti alla probabile battaglia del giorno successivo: nessuno sospetta che la pallida nebbia che circonda il campo già nasconde qualcosa di terribile...

L'aggressione e i morsi

A turno ormai inoltrato, Solice informa Nicolas di aver appena sentito un rumore simile a un fruscio: "vado a controllare", comunica a gesti la ragazza, recandosi nel contempo in quella direzione. L'assenza totale di luce, con la sola eccezione della luna, rende d'altronde impossibile tanto un attacco con armi da lancio quanto un attacco di massa... o almeno è ciò che pensa la paladina, fino a quando non si trova a fronteggiare due ombre misteriose che escono dalle canne di fronte a lei con evidenti intenzioni ostili. "Sono in due!", urla Solice, cercando di capire l'identità degli aggressori che di lì a poco piomberanno su di lei: grande è il suo stupore nel cogliere, man mano che i suoi occhi si abituano alla fioca luce della luna, una serie di particolari che lasciano pensare a qualcosa di ben diverso da "semplici" guardie, soldati o briganti.

Le due creature che la fronteggiano sembrano esseri umani, ma tanto i vestiti laceri e strappati, quanto le unghie tumefatte e le ferite ancora aperte che ricoprono il loro volto, quanto soprattutto il loro sguardo vitreo e perso nel vuoto convincono la paladina di non avere di fronte un avversario propriamente "umano": il suo pensiero corre con orrore ai racconti spaventosi dei Vanadzor, le cui caratteristiche sembrano decisamente simili a quelle mostrate dai suoi aggressori. La paura non le impedisce di alzare lo scudo, ma l'attacco sferrato da uno di loro è di una velocità impressionante e nel giro di pochi istanti le è addosso, scoprendole il collo quel tanto che basta per affondarvi i denti malgrado la protezione dell'elmo.

Solice urla di terrore e chiama aiuto a gran voce, impossibilitata a liberarsi dalla forte stretta del suo avversario: Nicolas arriva con la spada sguainata ed è subito costretto ad affrontare il secondo avversario, mentre altre creature emergono dalle ombre della notte e si dirigono fameliche verso l'interno del campo. Fortunatamente Eric, Loic e Guelfo si sono già svegliati, ma la forte concitazione del momento impedisce loro di equipaggiarsi a sufficienza: Eric e Loic si preparano alla battaglia armati rispettivamente di martello e ascia, mentre Desiree raggiunge l'arco; Guelfo raccoglie un bastone da terra e pronuncia le parole Os-Vas, trasformandolo in un fascio di fiamme con il quale si prepara a combattere.

Il combattimento è breve ma estremamente intenso: Nicolas si batte con coraggio, riuscendo a liberare Solice dalle grinfie dei suoi aggressori e avendo poi la meglio su entrambi: Loic, raggiunta la paladina, affronta con successo un'ulteriore coppia di nemici; Eric resta a difesa del campo e un singolo colpo del suo martello stende un altro avversario, mentre Desiree cerca di rendersi utile con il suo arco malgrado la scarsa visibilità. Particolarmente in difficoltà è invece Guelfo, costretto a subire l'attacco di un aggressore particolarmente forte e assetato di sangue che non si lascia intimorire dalla sua fiamma e riesce ad azzannarlo a più riprese, provocando al mago ferite di una certa entità. L'arrivo di un secondo avversario mette in serio pericolo il giovane, che viene però raggiunto in tempo dai suoi compagni: nel giro di pochi minuti lo scontro ha termine, e un numero imprecisato di creature si trova riverso al suolo in gravi condizioni.

Appare subito evidente che non si tratta di morti viventi: i corpi straziati dalle ferite e dal dolore sembrano anzi quantomai umani, e né i denti, né le unghie né altre parti del loro corpo sembrano possedere caratteristiche sovrannaturali; Desiree constata che alcuni di loro sono di sesso femminile, e una di loro in particolare mostra gli inequivocabili segni di una gravidanza in stato avanzato. "Che roba è questo schifo?" chiede Loic, scuotendo la testa: tutto lascia pensare che possa trattarsi dei diabolici esperimenti operati dagli uomini di Lord Wilhelm; viene persino ventilata l'ipotesi che possa trattarsi degli sventurati uditi da frate Erwin, presumibilmente quelli più compromessi dalle oscure pratiche dei loro carcerieri.

Vista l'impossibilità di portare delle cure efficaci e considerando la gravità delle ferite Nicolas e Solice decidono di comune accordo di porre fine alle sofferenze dei sopravvissuti, ed è lo stesso Nicolas ad assumere tale incarico. Desiree valuta la possibilità di compiere delle analisi sul cadavere della donna incinta sperando di ricavarne utili informazioni per possibili scontri futuri, ma Solice le chiede di non farlo: "non è per questo che siamo qui: il nostro compito è di liberare queste persone, e se non possiamo farlo abbiamo il dovere di restituire loro la pace e la dignità di cui sono state private".

La notte prosegue, non priva di una forte dose di paura: la preoccupazione è soprattutto per i morsi subiti da Solice e Guelfo, che potrebbero portare a conseguenze o infezioni sconosciute e pericolose. Il mago, malgrado la maggiore gravità delle ferite ricevute, sembra in ogni caso reagire molto meglio della paladina in virtù della sua forte tempra mentre Solice, al contrario, prova molto dolore e fatica ad addormentarsi: quando lo fa, il suo sonno è popolato da strane e sinistre visioni che ricordano per certi aspetti un suo precedente sogno.

Parole d'Oro, 22 Agosto 517

Di buon mattino il gruppo si rimette in marcia: l'incontro della sera precedente è ancora ben impresso nella memoria di tutti, e numerosi sono i tentativi di guardarsi intorno o di scovare tracce dei misteriosi e sventurati - ma tutt'altro che innocui - aggressori della bruma. Ben presto si raggiunge il limite estremo del lago, delimitato dall'enorme diga della quale frate Erwin aveva più volte avuto modo di parlare. "E' davvero maestosa", commenta Nicolas, che dimostra una notevole sensibilità artistica nel mettere a fuoco particolari scultorei e architettonici di rilievo.

La diga è in effetti molto imponente, in particolare per via delle due enormi sculture che troneggiano in sua difesa: si tratta di un vecchio con la barba e di una austera figura femminile posta al suo fianco. Il vecchio ha la mano sinistra alzata e con il palmo aperto, quasi a voler dare un monito a coloro che arrivano da quella direzione, mentre la donna porge una mano con il palmo rivolto verso l'alto; osservando la sua figura, Solice ha improvvisamente un sobbalzo: la ragazza è quasi certa che si tratti di Santa Chiara, la paladina a cui è stata dedicata l'omonima cappella di Anthien che soltanto pochi giorni prima è stata da lei visitata in compagnia di sir Steven de Ravin.
Si intravedono anche delle antiche iscrizioni, sebbene siano molto danneggiate e ricoperte di muschio. Le uniche due parole che si riescono a cogliere sono: "perpetuum sigillum".

Primo contatto

Il cammino del gruppo prosegue tra la nebbia, costeggiando il lago la cui riva tradisce orme inquietanti. Solice continua a ripensare ai ricordi del sogno fatto la notte precedente: all'ora di pranzo la ragazza tenta di disegnare su un foglio uno dei misteriosi volatili a lei noti con il misterioso nome di Yasmuda per poi farlo vedere ai compagni, avvertendoli delle loro caratteristiche inquietanti. Quando Guelfo le chiede come faccia a sapere quel nome e quei particolari, la paladina scuote la testa: non ne ha assolutamente idea.
Eric alza le spalle: "probabilmente è soltanto un sogno", dice con aria rassicurante: il giovane sembra poco interessato alla faccenda, preso com'è dalla forte curiosità nei confronti della sua misteriosa mappa, che ormai osserva con frequenza quotidiana. Forse è proprio per questo motivo che lui stesso comincia a sentirsi stranamente osservato.

Loic è di buon umore: "Yasmuda: l'uccello che cerca la donna nuda!", esclama a gran voce, ridacchiando. In un attimo cala il gelo, e tutti abbassano la testa imbarazzati.

Il bruciore della ferita degli aggressori della notte scorsa tormenta ancora Solice, mentre quelle di Guelfo sembrano cominciare lentamente a migliorare. Al tramonto si cerca un riparo per la notte: Nicolas preme per cercare un luogo chiuso, incontrando però l'opposizione di Loic: "non credo proprio che murarci vivi dentro una grotta o simile sia una buona idea, con quei mostri in giro", commenta il più alto dei Navar; Nicolas spiega però che è proprio per via della presenza dei misteriosi aggressori che un luogo chiuso potrebbe consentire alla Dea Kayah di proteggere il sonno del gruppo. Anche Eric si mostra favorevole all'idea della grotta, visto che in campo aperto sarebbe quasi impossibile contenere i veloci attacchi di quelle creature, come ha dimostrato la battaglia della notte precedente.

Non resta dunque che trovare un riparo adeguato. L'obiettivo viene raggiunto nel giro di qualche decina di minuti, quando sul fianco opposto dell'altopiano che prosegue parallelamente al lago vengono rinvenute delle aperture simili a delle grotte. Loic è ancora una volta molto scettico: "ne ho visti troppi di cunicoli, per fidarmi di loro", commenta scuotendo la testa. Nicolas però mantiene il punto, e in breve tempo lui, Solice, Eric e Guelfo si incaricano di esplorare l'apertura che sembra più agevole. I quattro si avventurano così nel cunicolo, mentre Loic resta a guardia dei cavalli insieme a Desiree. L'apertura si rivela essere ben presto un sistema di gallerie scavate nella roccia da mano umana, risalente probabilmente all'epoca turniana. Superato un quadrivio si raggiunge una stanza particolarmente strana, sul soffitto della quale è installata una sorta di grata metallica: due aperture sottili, situate ai due lati della parete più lontana, scendono verso quello che sembra essere il lago di Sedna.

Mentre Solice, Eric e Guelfo constatano la presenza dell'acqua del lago oltre le due aperture Nicolas spende qualche minuto ad osservare la struttura: "deve trattarsi di un sistema di controllo a supporto della diga", afferma poi con convinzione, "probabilmente da utilizzare per controllare i riflussi dell'acqua e impedire che le inondazioni possano consentire all'acqua in eccesso di gravare su di essa". La spiegazione è affascinante, per quanto nessuno sia in grado di comprenderne l'effettiva portata. Viene comunque deciso di portare dentro i cavalli e di utilizzare la stanza come riparo per la notte: i turni di guardia vengono regolarmente organizzati, con le sentinelle appostate rispettivamente all'ingresso e in conseguenza delle due aperture della stanza. Una torcia accesa viene inoltre lasciata all'altezza del quadrivio insieme ad alcune frasche che celano al loro interno un paio di pentole contenenti dei sassi, creando così delle rudimentali campane che possano smascherare con il loro suono l'arrivo di visitatori indesiderati.

Il primo turno passa senza complicazioni. Non è così per il secondo: Eric e Guelfo avvertono distintamente dei movimenti all'altezza del quadrivio, e anche se le campane non svolgono la loro prevista funzione ben presto la torcia disegna ombre sinistre all'interno dello stretto corridoio. "Stanno arrivando!" grida Guelfo, che si accinge a svegliare tutti. Eric punta il primo aggressore con la balestra, riuscendo a colpirlo prima che possa avvicinarsi troppo e provocandone la caduta a pochi metri dall'apertura della stanza.

Il dono di Nicolas

Nicolas è il primo a riprendere coscienza: vista la situazione, il paladino decide di chiedere l'aiuto della Dea Kayah, invocando con successo il suo dono di protezione all'interno della stanza. Subito l'avanzata dei misteriosi aggressori subisce una botta d'arresto, che dà agli altri il tempo di destarsi e raggiungere le armi e l'equipaggiamento. Solice si inginocchia in preghiera, cercando di vincere la paura che ancora prova in conseguenza dell'assalto della notte scorsa: Desiree, una volta sveglia, nota con orrore che l'ambiente oltre la grata presente sul soffitto è anch'esso popolato da creature. Dopo aver preso la mira, scaglia dunque una delle sue frecce attraverso la griglia di ferro: il suo bersaglio cade riverso al suolo, e il suo braccio destro scivola lungo le sbarre, restando intrappolato: in quel momento ci si rende conto che si tratta di una ragazza, probabilmente ancora in giovane età.

L'assalto delle creature si fa via via sempre meno violento: le poche che sfidano la sorte avvicinandosi alla stanza subiscono sulla loro pelle gli effetti provocati dal dono, che provoca profonde emorragie: persino il braccio della ragazza, già ferita dalla freccia di Desiree, subisce tali effetti. Solice chiede a Loic di sollevarla, in modo da poter raggiungere la ragazza e cercare di comunicare con lei: "mi sembra una pessima idea", le risponde il giovane, ma la paladina sembra molto motivata, e sottolinea che la presenza della grata offre una protezione sufficientemente sicura. Loic alza le spalle e acconsente a sollevarla, mentre Nicolas stringe la mano della giovane ferita sia per darle conforto che per impedirle di reagire in modo pericoloso al tentativo. Quando Solice si trova a pochi centimetri dal volto della giovane, non può far altro che constatare la gravità delle sue condizioni: lo sguardo della sventurata sembra spento, incapace di fissarsi su qualcosa per più di un istante. La paladina decide di fare un ultimo tentativo, togliendosi il braccialetto ornato con i simboli degli Dei che indossa e muovendolo piano di fronte a lei, cercando così di catturarne lo sguardo. Il tentativo sortisce l'effetto sperato: lo sguardo della giovane ferita si fissa su di esso, poi scruta la paladina negli occhi: "liberami", dice con un filo di voce, prima di perdersi ancora una volta nel vuoto.

Missione di recupero

Nel giro di qualche minuto le creature, incapaci di penetrare il baluardo difensivo eretto dalla fede di Nicolas, decidono di ritirarsi. La paladina comunica la faccenda a Nicolas e agli altri: "dobbiamo andare a recuperarla", afferma con convinzione. Eric e Loic sembrano perplessi all'idea di una operazione indubbiamente avventata, specialmente per via del fatto che non si possiede alcuna reale informazione su come si possa raggiungere quella stanza, né tantomeno sul numero di creature ancora presenti all'interno dei cunicoli. "Questa mi sembra davvero una cazzata", sostiene Loic: ma Nicolas si mostra d'accordo con la scelta di Solice, affermando che è senza dubbio la cosa giusta da fare. Eric sottolinea di come sia necessario andare in tanti: alla fine saranno lui, Solice, Guelfo e Loic a prendere parte alla spedizione di recupero, mentre Nicolas e Desiree resteranno a proteggere la stanza: il paladino non ha infatti la possibilità di muoversi, pena l'annullamento immediato del dono.

Dopo aver liberato il corridoio dalla carcassa di uno dei caduti Eric si avventura in direzione del cunicolo che, secondo tutti, ha maggiore probabilità di portare al piano superiore: il gruppo procede alle luci delle lanterne, fino a raggiungere una stranza del tutto simile a quella utilizzata per la notte, il cui soffitto è crollato formando una rampa che porta proprio al piano superiore. "E' proprio il nostro giorno fortunato!", esclama Loic con evidente sarcasmo.

Eric è il primo a salire, seguito da Solice che ha il compito di portare una delle due lanterne. Sinistri rumori nell'ombra preannunciano l'arrivo di possibili problemi: la conferma è lesta ad arrivare: non appena giunti al piano superiore i due vengono attaccati da tre creature. Eric è lesto a disfarsi della sua, mentre la paladina non riesce neppure a sfoderare la spada, limitandosi a schivare gli attacchi per non essere nuovamente sopraffatta. Sentendo rumore di problemi Loic decide di anticipare Guelfo, e in pochi attimi è anche lui al piano superiore: lì ha modo di attaccare uno dei due aggressori di Solice, riducendolo a un ammasso sanguinolento: ma un altra creatura è già pronta a rimpiazzarlo, mentre altri aggressori sbucano improvvisamente fuori anche dalle aperture presenti al piano inferiore.

Guelfo cerca di salire, ma le ferite non gli consentono la necessaria velocità: una delle creature riesce ad abbrancare la sua caviglia, costringendolo di fatto a una nuova battaglia. "Serve aiuto qui sotto!", urla a gran voce il giovane, che viene ben presto messo a terra dal suo aggressore. Loic guarda Solice, che gli assicura di essere in grado di resistere, e scende ad aiutare l'amico: sono sufficienti un paio di colpi ben assestati della sua ascia per avere la meglio sugli assalitori, consentendo al mago di issarsi su per l'apertura: il secondo avversario di Solice cade intanto vittima del martello di Eric, che si appresta a erigersi a difesa del corridoio. Guelfo, Loic e Solice corrono verso la stanza in cui si trova la ragazza, mentre Eric li segue arretrando tenendo a bada nuovi assalitori. Una volta raggiunta la sventurata, la paladina cerca di liberarle il braccio dalla grata di ferro: la giovane non comprende il gesto e tenta nuovamente di azzannare Solice, ma le sue stesse condizioni le impediscono di nuocere.

Con un solo, possente gesto, Loic scardina la grata di ferro, mentre Eric e Guelfo si appostano sulle due aperture della stanza, pronti a intervenire al minimo segnale di pericolo: i rumori concitati provenienti dal suo corridoio convincono il mago della necessità di invocare un incantesimo di contenimento: Fer-Kor pronuncia dunque agitando le mani, richiamando a sé la sostanza magica che per consistenza ed effetti ricorda una ragnatela: nel giro di pochi istanti l'apertura del corridoio si ricopre di filamenti biancastri, bloccando ogni possibile accesso alla stanza. Eric fa buona guardia sull'altro ingresso, dando il tempo al resto del gruppo di calarsi nuovamente nella stanza iniziale.

Non resta che farlo.

La caduta

Per prima cosa viene calata la ragazza ferita, ormai priva di sensi: Nicolas e Desiree si preoccupano di appoggiarla a terra, e la ragazza incomincia a medicare le sue ferite: subito dopo si cala anche Solice, che la raggiunge con l'intento di aiutarla nelle cure; il terzo a scendere è Guelfo. "Vai tu adesso" esclama a quel punto Eric rivolto al fratello: "approfittiamone ora, che sembrano finiti". Ma Loic scuote il capo, facendo capire di voler chiudere la fila; Eric annuisce, e salta giù.

E' la volta di Loic: purtroppo, il giovane non calcola bene le distanze e al momento di spiccare il salto non si avvede che Guelfo è pericolosamente vicino alla sua traiettoria d'arrivo (3-3-3 di atletica): i due impattano con grande violenza, finendo entrambi a terra. Il mago subisce ferite tutt'altro che lievi, ma è Loic a farne le spese maggiori fallendo clamorosamente il tentativo di arrestare la sua già rovinosa caduta (4-4-4 di "atletica"): il giovane cozza duramente contro il pavimento e il muro della stanza, subendo ferite aggiuntive e restando stordito per via del violento impatto.

Nicolas, Desiree, Eric e Solice guardano impotenti la scena, apprendendo nel peggiore dei modi che le misteriose creature non sono certo l'unico pericolo che si annida in quei cunicoli infidi.

Parole d'Oro, 23 Agosto 517

La notte trascorre tutt'altro che tranquilla: mentre Desiree lavora febbrilmente per medicare i feriti Solice cerca di stabilire un contatto con la ragazza recuperata, scegliendo di non legarla per non provocarle ulteriori ferite e cercando di tenerla ferma con le braccia. Guelfo, ancora dolorante, si posiziona vicino alla paladina con la spada sguainata. "Se comincia a dare di matto dubito che riuscirai a tenerla", spiega a
Solice, che lo guarda con aria interrogativa. Desiree intanto analizza le ferite della giovane e dell'altro "prigioniero" presente all'interno della stanza: sembrano enormi lividi, forse provocati da emorragie interne.

La giovane riprende conoscenza: è estremamente debilitata e sembra incapace di formulare parola. La paladina chiede a Pyros di aiutarla nel difficile compito, invocando il dono del coraggio su coloro che si trovano intorno a lei: oltre alla sua interlocutrice anche Guelfo e Loic riescono a beneficiare della sensazione di fiducia, che riesce a lavar via da loro alcune delle ansie e delle preoccupazioni delle ultime ore.

"Vedo il sole, ora", dice a un certo punto la ragazza, rompendo il silenzio: la sua voce è estremamente flebile, e i suoi occhi si aggrappano a quelli di Solice.
La paladina cerca di tenere vivo il contatto, facendole domande molto semplici su come si chiami e dove si trovi; le risposte della ragazza, confuse e inquietanti, non tardano ad arrivare.
"sono dappertutto... è dappertutto... Lui aspetta, riposa... è qui sotto... qui sopra.... sopra di noi".
"Chi è lui?" chiede Solice.
"Lui è... tutto quanto. E' qui. Qui intorno a noi, dentro di noi, dentro ai pesci volanti...", risponde confusamente la ragazza.
"Come ti chiami?"
"Colui che riposa e attende. Lui... ritornerà. Io porto il suo messaggio..."
A quel punto Guelfo interviene, dicendo a Solice di chiedere quale sia il messaggio: la paladina acconsente, ma la risposta alla sua domanda è semplicemente: "E' qui".

La discussione prosegue per alcuni minuti, nel corso dei quali gli occhi della ragazza sembrano emergere sempre più dall'oblio: la lotta della giovane per liberarsi dall'influenza negativa che evidentemente la tiene soggiogata ricorda alla paladina quella di un corpo intrappolato sotto l'acqua che cerca disperatamente di tornare a respirare, restando però prigioniero da un sottile quanto inattraversabile velo posto subito sotto la superficie. Nel tentativo di fornirle l'appiglio per attraversarlo Solice agita ancora una volta il suo braccialetto davanti ai suoi occhi, mentre Nicolas si avvicina anch'egli per fornire il suo supporto.

Morire libera

A un certo punto la ragazza comincia a respirare affannosamente, e sotto lo sguardo dei paladini emerge per un attimo dal suo stato semi catatonico: il tutto dura poco più di un istante, nel corso del quale sembra finalmente libera dall'influenza negativa esercitata dalla misteriosa presenza che sembrava tenerla fino a quel momento soggiogata. Purtroppo, le sue condizioni peggiorano di lì a poco: Solice e Nicolas si rendono ben presto conto che la liberazione dalla misteriosa entità ha privato la giovane della maggior parte della sua energia vitale e impotenti la guardano spegnersi.

"E' morta come una persona libera", mormora Nicolas, chiudendole gli occhi. Solice annuisce: quanto appena accaduto commovue e rattrista entrambi, ma quel tragico epilogo non sembra del tutto privo di speranza.

Le prime luci dell'alba

"Da questo momento in poi dobbiamo cavarcela da soli" esclama Nicolas, avvertendo che il suo dono di protezione è prossimo ad esaurirsi: poco dopo, anche l'uomo legato presente all'interno della stanza riprende i sensi, cominciando a urlare.

Guelfo, Loic, Eric e Solice discutono insieme a Nicolas dei numerosi indizi forniti dalle parole della ragazza defunta: a quanto pare il lago è infestato da un'entità antica ed ancestrale, prossima al risveglio. La logica conseguenza di ciò è sottolineata da Guelfo, che appare decisamente preoccupato: "sembra proprio che non abbiamo a che fare con una moltitudine informe di individui senza cervello, ma con una forma di vita intelligente che li comanda e li utilizza come dei soldati ai suoi ordini. Un'entità che ora SA che noi sappiamo, e che cercherà in tutti i modi di farci fuori".
"Dobbiamo uscire di qui al più presto" esclama Solice, preoccupata che il gruppo venga attaccato da altri sventurati e per questo costretto ad affrontarli. "Non ci conviene", ribatte Loic: "questi girano soltanto di notte, se aspettiamo il sorgere del sole non saranno più un problema... per un pò". Guelfo annuisce, facendo notare che in fondo non manca molto all'alba: si decide quindi di attendere quel momento.

L'incontro con sir Brian Vowest

E' ancora una volta la fitta nebbia biancastra, in agguato all'uscita dei cunicoli, ad avvolgere il gruppo in un pallido abbraccio. La marcia prosegue dal punto in cui si era interrotta la sera precedente: verso il lago, verso la tenuta di Lord Wilhelm Keitel, diretto o indiretto responsabile di quanto sta accadendo. Nessuno ha dubbi su quanto vada fatto: malgrado la notte insonne, le vicende vissute e le sconvolgenti conclusioni raggiunte hanno rinsaldato la convinzione di tutti che i diabolici esperimenti compiuti in questo luogo dimenticato dagli Dei vadano fermati ad ogni costo.

Loic e Desiree in avanscoperta

Dopo alcuni minuti di cammino il gruppo avvista alcune costruzioni, al di sotto delle quali sembra esserci un certo numero di luci in movimento. "Ne conto sette", dice Desiree: "vanno avanti e indietro, forse è un pattugliamento o qualcosa del genere". Si decide di proseguire, sia pure con la massima cautela: dopo poche decine di metri, però, tutti si rendono conto che il rischio di essere avvistati comincia a diventare non indifferente.

"Qualcuno deve andare avanti a dare un'occhiata", afferma a un certo punto Nicolas, "o finiremo per farci avvistare anzitempo". L'assenza di Julie si fa sentire: nessuno sembra infatti avere le caratteristiche necessarie per svolgere l'incarico senza il rischio concreto di commettere errori dalle conseguenze imprevedibili. "Non guardate me" afferma Guelfo, ancora dolorante per le molte ferite ricevute nei giorni passati. Desiree e Solice si propongono entrambe, ma Loic scuote la testa: "nessuna di voi può andare da sola: non sappiamo cosa potrebbe nascondersi in questa dannata nebbia: andrò io".
La proposta di Loic è rischiosa: il giovane indossa una cotta di maglia, particolarmente visibile alla luce del giorno e non certo silenziosa... per non parlare della sua tutt'altro che discreta ascia a due mani; il ricordo delle terribili esperienze dei giorni precedenti è però sufficiente a corroborare il discorso del giovane, che ottiene alla fine il mandato: Desiree si incaricherà comunque di seguirlo, tenendo pronto l'arco in caso di necessità.

Lo scivolone

La nebbia favorisce Loic, che avanza furtivo riuscendo a portarsi molto vicino alla zona in cui era stato in precedenza intravisto del movimento. Giunto su un clivio non lontano dalle prime abitazioni il giovane si prende qualche istante per guardarsi intorno.
E' proprio in quel momento che uno strano rumore simile ad un cigolio lo costringe a un movimento brusco, che purtroppo degenera in una vera e propria disgrazia: il giovane calcola male le distanze tra lui e il bordo del clivio, finendo per mettere il piede in fallo e cadendo di fatto giù, verso l'ignoto (2-2-2 di furtività).

CRASH!

Il giovane si rende ben presto conto di aver commesso un imperdonabile errore, trovandosi nel bel mezzo di una carovana di piccoli carri da trasporto... uno dei quali giace ora semidistrutto sotto di lui. Fortunatamente, l'impatto sembra essere stato attutito da "qualcosa": guardando più attentamente, Loic scopre non senza disgusto che si tratta di cadaveri in putrefazione.

"Altolà!" In men che non si dica Loic viene circondato da due o tre soldati con l'arma in pugno che, non meno meravigliati di lui, cercano di capire cosa sia successo. Il loro capo sembra essere un individuo vestito di bianco, che ha tutta l'aria di essere uno dei maestri del Vento. E' propro lui ad avvicinare Loic.

Il giovane pensa velocemente, cercando di mettere insieme una storia credibile che gli consenta di uscire dalla situazione nel migliore dei modi: decide rischiare il tutto per tutto puntando sul forte senso dell'onore che dovrebbe contraddistinguere dei cavalieri come i maestri del Vento in fondo dovrebbero essere."Chi sei?"
"Lord Albert mi ha detto che la veste bianca vale poco, da queste parti!"
Il cavaliere non sembra essere uno stupido o uno sprovveduto, e non dà l'impressione di abboccare: "non essere ridicolo, e dimmi chi sei".
Loic non si dà per vinto, e continua con la sua interpretazione: "e non solo: mi ha detto anche che ha paura di uno scontro diretto!".
Il cavaliere sorride, forse divertito dal tentativo del suo interlocutore. "Ho visto attori migliori: dovresti spacciarti per un chierichetto, saresti più credibile. Cosa sei venuto a fare?"
"Siamo venuti a morì", risponde a quel punto Loic.
"Siamo?" chiede il cavaliere, guardando improvvisamente verso l'alto: ai suoi occhi non sfugge il viso di Desiree che nel frattempo, avendo sentito il capitombolo, era accorsa a sincerarsi della buona salute del suo fidanzato.
Loic, accortosi della situazione, continua a improvvisare: "si, io e la mia ragazza: gli volevo far vedere che non valete un cazzo... e a quanto pare ho ragione!"
"Prendetela", dice sir Brian a due dei suoi uomini, che senza farselo ripetere incominciano a correre in direzione della ragazza.
"D'altronde lo sa pure lui, Lord Albert, che voi non valete un cazzo..." continua imperterrito Loic.
"Prima dimmi cosa siete venuti a fare", insiste sir Brian, restando calmo.
"Siamo venuti a morì", risponde Loic. "Io e te: tu non lo sapevi, io si".
"Non credo che sia la verità".
"Io non dico mai la verità", sottolinea Loic, nella speranza di farlo innervosire.
"Dimmi cosa sai", lo incalza sir Brian.
"Seguo le vostre tracce da molto tempo: Lord Albert..." fa per ricominciare Loic, ma stavolta sir Brian lo interrompe, sguainando la spada.
"Allora le hai le palle", commenta Loic, soddisfatto.
"Vediamo a chi rimarranno", risponde sir Brian, preparandosi allo scontro.

Il duello tra Loic e Lord Brian

Loic, leggermente penalizzato da alcune lievi ferite, decide di tentare il tutto per tutto sfruttando la maggiore lunghezza della sua arma e assestando un forte colpo iniziale. Sir Brian si rivela però essere un combattente molto preparato e riesce non soltanto a batterlo in velocità ma anche a colpirlo per primo, sia pure soltanto sull'armatura. Loic risponde colpendolo a sua volta: la sua ascia si infrange però sull'armatura di maglia dell'avversario. "Ci siamo toccati", lo incalza il giovane, preparandosi al secondo round.

Loic non riesce a colpire sir Brian, che colpisce una seconda volta: il colpo raggiunge Loic alla gamba sinistra, oltrepassandone l'armatura. Il giovane tenta il contrattacco, ma non riesce a penetrare le difese del cavaliere.

Il terzo round si apre ancora all'insegna di sir Brian, che va ancora a segno: stavolta il colpo viene completamente assorbito dalla maglia del giovane, che non riesce però a colpire il suo avversario.

Il quarto round vede ancora sir Brian a segno: il colpo raggiunge Loic alla stessa gamba di prima: il giovane barcolla, ma riesce a tenersi in piedi e può contrattaccare andando a sua volta a segno: ancora una volta l'armatura di sir Brian blocca il danno, ma Loic guadagna l'iniziativa per il round successivo.

Il quinto round è aperto da Loic, che non riesce a mettere a segno il colpo: sir Brian risponde con il suo consueto attacco, che stavolta viene però bloccato dal giovane che si prepara a colpire ancora.

E' finalmente al sesto round che Loic riesce ad raggiungere un risultato importante: il suo colpo penetra le difese di sir Brian e la sua ascia si conficca a fondo nell'armatura di maglia che protegge la gamba destra del cavaliere, penetrando in profondità. Sir Brian, piacevolmente impressionato dalla forza d'animo mostrata dal giovane, arretra di un passo facendo capire che per lui la cosa può fermarsi qui.

La cattura di Loic e il ferimento di Desiree

Sir Brian decide che uccidere uno come Loic potrebbe essere uno spreco, e decide pertanto di portarlo dai suoi superiori: ordina dunque ai suoi uomini di metterlo agli arresti, lasciandogli però tenere le armi in segno di rispetto. La carovana si prepara quindi a rimettersi in marcia, aspettando soltanto il ritorno dei due uomini precedentemente inviati a catturare Desiree.

La ragazza, accortasi di essere inseguita, è lesta a fuggire in direzione del gruppo: con grande rammarico si rende però conto che i soldati sulle sue tracce, malgrado le armature, si dimostrano più veloci di lei.
"Ferma!", le ordina uno dei due, sguainando la spada: "se non ti fermi immediatamente sarò costretto a colpirti!".
La ragazza continua a correre, preparandosi a schivare il colpo di lì a poco: il suo tentativo si mostra però terribilmente goffo (2-2-2 di schivare): Desiree sente il dolore della lama che affonda nel suo braccio: come se non bastasse finisce a terra insieme al suo aggressore e la spada si scheggia leggermente all'interno della ferita, provocando danni ulteriori.

In quel momento, a Solice e Nicolas sembra di sentire un rumore: "sembra un grido... potrebbe essere Desiree!", pensano entrambi ad alta voce; un secondo dopo, il gruppo al completo avanza di corsa in quella direzione, fino a raggiungere la zona in cui la cattura di Desiree ha appena avuto luogo. La nebbia si rivela in questa circostanza una preziosa alleata, consentendo al gruppo di avvicinarsi di soppiatto e persino di prendere di mira gli aggressori senza essere visti.

Solice avanza alle spalle dei due: Desiree la vede, ma uno dei due soldati si accorge dello sguardo d'intesa e si volta scoprendo la presenza della paladina, che non appena se ne avvede incomincia a parlare.

"Quella ragazza è sotto la mia protezione: lasciatela andare".
I soldati si voltano entrambi, assumendo una posizione difensiva: "ha attaccato la nostra spedizione: adesso è una nostra prigioniera".
Solice scuote la testa: "E' sotto la protezione degli Dei: lo ripeto, lasciatela andare". La paladina si rende conto che l'amica è ferita, e non nasconde un profondo senso di indignazione di fronte a due soldati che hanno colpito una donna disarmata: "avete di certo dimostrato un grande coraggio, nel volgere le vostre armi contro di lei".
"Stava provando a scappare: è stata avvisata".
La paladina continua ad avanzare, sguainando lentamente la spada e fermandosi a circa dieci metri dai soldati.

A un certo punto il silenzio viene rotto da due colpi di balestra che, sferrati da Nicolas ed Eric, raggiungono il soldato più esposto che si accascia, ferito. Il suo compagno è lesto a rendersi conto della situazione e in un attimo si arrende: Eric e Nicolas si affrettano a circondarlo, mentre Guelfo e Solice raggiungono Desiree. "Stai bene?" le chiede il fratello. "Cosa è successo? Dov'è Loic?"

Desiree racconta l'accaduto: a quanto pare non c'è un attimo da perdere. Eric e Nicolas incominciano a legare le guardie, che nel frattempo vengono interrogate sulla dislocazione dei carri della carovana, sul numero totale dei soldati e sulle varie possibilità a disposizione del gruppo per portare aiuto al compagno prigioniero: la situazione sembra disperata, ma nessuno sembra avere dubbi su cosa vada fatto.

Lo scontro con sir Brian Vowest e sir Enrique Grognard

Il piano d'azione è per forza di cose subordinato alla necessità di muoversi in fretta: l'attacco alla carovana dovrà avere luogo prima che la prolungata assenza dei due soldati inviati a catturare Desiree possa insospettire i due Maestri del Vento che, stando ai prigionieri, si trovano al comando.

Desiree resta invece indietro a fasciarsi il braccio, che necessita di cure immediate; Eric e Nicolas caricano la balestra, mentre Solice avanza con la spada sguainata: Guelfo segue a breve distanza, pronto a dare il suo supporto con le arti magiche: il mago pronuncia per due volte consecutive la medesima serie di rune, ricoprendo di fuoco due bastoni che stringe saldamente nelle sue mani. Col favore della fitta nebbia in pochi minuti viene raggiunto il promontorio al di sotto del quale si trova la carovana, ancora in attesa: è proprio a pochi metri da esso che Solice e a Nicolas notano una figura intenta a scrutare nella loro direzione, probabilmente una vedetta, che accortasi a sua volta della presenza del gruppo salta giù per dare l'allarme: ormai scoperto, il gruppo decide di rompere gli indugi e si affretta a raggiungere il bordo del promontorio.

Nel frattempo, la vedetta comunica a sir Brian Vowest la presenza di un manipolo di uomini in rapido avvicinamento: il maestro del vento dà ordine di disarmare Loic, per evitare che egli possa dar man forte a quelli che si aspetta essere probabilmente i suoi compagni. Il giovane cerca di reagire, ma non può impedire agli uomini di sir Brian di entrare in possesso della sua ascia. Un istante dopo le sagome di Nicolas, Eric e Solice compaiono sul bordo del promontorio. "Ve l'avevo detto che erano paladini!", esclama Loic nella speranza di intimorire i suoi carcerieri: "fate ancora in tempo ad arrendervi, prima che la furia di Pyros si abbatta su di voi!".

Sir Brian fa un rapido cenno della mano, a seguito del quale sir Enrique e altri due soldati imbracciano le loro balestre.
Solice raggiunge il bordo del promontorio, mostrando lo stemma presente sul suo scudo: "State tenendo prigioniera una persona che è sotto la protezione degli Dei: liberatela e arrendetevi!", esclama a gran voce.
Sir Brian non si fa intimorire: "i bugiardi non hanno nulla a che vedere con gli Dei" tuona di rimando, mostrando tutta l'impressione di non voler cedere.
Solice annuisce, rassegnandosi all'inevitabile: "a quelli tra voi che non impugneranno le armi contro i soldati della chiesa non verrà fatto alcun male".

Da quel momento in poi, tutto accade molto in fretta: Eric e Nicolas fanno fuoco con le loro balestre riuscendo a colpire, sia pure in modo marginale, sir Brian. Solice salta giù per il promontorio, dando modo a Guelfo l'opportunità di sporgersi a sua volta sul bordo e di lanciare i suoi bastoni infuocati. Loic osserva con terrore la traiettoria di uno dei due, destinato a giungere proprio dalle sue parti: "fuggite, sciocchi!" urla ai soldati che lo trattengono cercando di enfatizzare la sua stessa paura: "voi non avete idea di quello che sta per succedere!".

Un istante dopo il lancio Guelfo subisce il fuoco incrociato dei balestrieri agli ordini dei maestri del vento: due dardi si conficcano nelle sue carni, provocandogli ulteriori ferite. Il mago riesce a restare cosciente e fa confluire l'ultimo residuo del suo potere all'interno di uno dei bastoni infuocati, provocandone l'esplosione: le schegge infuocate colpiscono al volto e alle gambe due dei soldati della scorta, dando la possibilità a Loic di divincolarsi e tentare la fuga: "vi avevo avvertito", esclama Loic, riuscendo a schivare il tentativo di sir Brian Vowest di chiudergli la strada e portandosi via dallo scontro.

Eric e Nicolas abbandonano la balestra e raggiungono Solice. I tre trovano riparo dietro uno dei carri situati a valle del promontorio: dietro di esso, compatti, si schierano sir Brian, sir Enrique e due dei soldati della scorta. La paladina ingaggia uno dei due soldati, mentre Nicolas si para di fronte a sir Enrique: a Eric, armato di martello a due mani, si presenta il difficile compito di dover fronteggiare tanto sir Brian quanto l'altro soldato, ma non tutte le speranze sembrano perdute: un attimo prima dell'inizio del combattimento, il giovane nota con la coda dell'occhio la vicinanza del secondo bastone infuocato di Guelfo; decide quindi di arretrare leggermente in modo da costringere il suo secondo avversario ad avvicinarsi molto all'apparentemente innocuo tizzone. Guelfo è lesto nell'approfittare dell'errore di quest'ultimo, e non appena egli si avvicina troppo impiega parte della sua Volontà residua per far deflagrare l'ultima delle sue armi: il soldato subisce alcuni danni, sufficienti a rintronarlo per alcuni istanti: la manovra libera il fianco di Eric e dà a Guelfo il tempo di scendere a sua volta dal promontorio e raggiungere il soldato per ingaggiarlo a sua volta.

Nel frattempo Loic raggiunge l'altro lato del promontorio e incomincia ad arrampicarsi, allontanandosi ulteriormente dalla zona del combattimento: raggiunta la sommità si accorge però della presenza di un altro soldato armato di arco, lo stesso che aveva individuato l'avvicinarsi del gruppo. Loic riflette per un istante sul da farsi, valutando la possibilità di nascondersi dietro un masso per proteggersi dall'imminente freccia: tuttavia, non convinto della protezione assicurata dalla pietra, decide di estrarre il suo pugnale e di caricare l'avversario. La freccia fende l'aria colpendolo al braccio ma non è sufficiente a impedirgli di raggiungere il suo obiettivo, costringendolo a una rapida fuga.

Il primo round

  • sir Brian porta il suo attacco ai danni di Eric, che blocca il colpo e contrattacca senza risultato.
  • Il colpo di Nicolas non riesce a raggiungere sir Enrique, che risponde con un fendente velocissimo deviato con grande affanno dal paladino.
  • Solice si muove per prima ma il suo colpo non impensierisce il suo avversario, che risponde in modo altrettanto fiacco: la paladina riesce a schivarlo aprendosi la strada per un affondo, che però fallisce il suo bersaglio, e devia con lo scudo un secondo fendente a lei rivolto in conseguenza del tentativo.
  • Guelfo raggiunge il suo avversario, che si riprende dallo stordimento e si prepara a fronteggiare il mago: fortemente debilitato dalle sue ferite, il giovane adotta una strategia di contenimento dell'avversario limitandosi a parare i suoi colpi: tale assetto difensivo gli consente di bloccare il primo dei fendenti a lui indirizzati.
  • Il pugnale di Loic colpisce di striscio il suo oppositore, che senza gettare l'arco si volta per darsi alla fuga.

Il secondo round

  • Eric para un secondo fendente di sir Brian: anche il suo pesante martello viene bloccato dalla lama del suo avversario, che appare comunque in difficoltà di fronte all'arma a due mani del giovane.
  • Nicolas prova nuovamente a colpire sir Enrique, ma il maestro del vento sembra fuori dalla sua portata e, quando risponde con il suo attacco, costringe ancora una volta il paladino a una difesa disperata.
  • La spada di Solice viene agevolmente bloccata da quella del suo avversario, che per tutta risposta tenta di scaraventare al suolo la Paladina, senza successo: anche il suo contrattacco si stampa ancora una volta sullo scudo della ragazza.
  • Guelfo blocca per la seconda volta l'attacco del suo avversario, scegliendo anche stavolta di non contrattaccare.
  • Loic insegue con successo l'arciere, che però riesce stavolta a schivare il pugnale.

Il terzo round

  • Eric para il terzo fendente di sir Brian, aprendosi la strada per il colpo destinato a cambiare le sorti dello scontro: il suo martello colpisce duramente la gamba del maestro del vento, che crolla privo di sensi ai suoi piedi.
  • Sir Enrique evita agevolmente il terzo attacco di Nicolas e stavolta la sua risposta raggiunge il paladino all'addome, non riuscendo però a penetrare l'armatura di cuoio del giovane.
  • La lama di Solice si rivela nuovamente una minaccia di lieve entità per il suo avversario, che non riesce però a colpire la paladina.
  • Guelfo blocca per la terza volta l'attacco del suo avversario, tirando un sospiro di sollievo non appena prende coscienza della caduta di sir Brian.
  • Loic continua il suo inseguimento: il suo pugnale lacera l'armatura del suo avversario, senza però produrre danni evidenti.

Il quarto round

  • Eric converge sull'avversario di Guelfo, che vista la situazione decide di chiudersi in difesa: viene comunque raggiunto tanto dalla spada del mago quanto dal martello del giovane: è proprio questo secondo colpo, molto violento e indirizzato al braccio sinistro, lo mette definitivamente fuori combattimento.
  • Nicolas prende coscienza delle sorti favorevoli dello scontro e decide di prendere tempo, chiudendosi in difesa. La scelta si rivela saggia: l'ultimo tentativo di sir Enrique di riaprire la battaglia si infrange impotente sul suo scudo. Sir Enrique, prima di essere accerchiato da Guelfo e da Eric, decide di arrendersi.
  • Solice segue l'esempio del confratello, riuscendo a scongiurare l'ultimo attacco rivolto ai suoi danni: anche il suo avversario, accortosi della mala parata, decide di gettare le armi.
  • L'avversario di Loic non è così fortunato: il giovane lo raggiunge per l'ultima volta, ferendolo alla testa con il suo pugnale: il soldato cade a terra sovrastato dal suo inseguitore, che pone fine alle sue sofferenze con un unico colpo sferrato con violenza e precisione.

Interrogatori e primi piani d'azione

Lo scontro può dirsi concluso: anche il soldato ferito dal tizzone di Guelfo, datosi alla fuga, viene raggiunto da Eric e costretto all'impotenza. Incredibilmente nessuno sembra aver riportato ferite di rilievo, con la sola eccezione di Guelfo; di li a poco sopraggiunge anche Desiree, che si affretta a prestare i primi soccorsi al fratello. "Quanti prigionieri!", esclama Eric: "se il boia è vivo, ci penserà lui", è l'amaro commento di Guelfo, ancora dolorante.

Loic è di ritorno pochi istanti dopo, e il suo primo pensiero è per Desiree: non appena si accorge della grave ferita al braccio della ragazza, le si avvicina per assicurarsi che stia bene. Eric, Nicolas e Guelfo si occupano di perquisire i prigionieri: i soldati non hanno nulla di interessante, ma al collo di entrambi i maestri del vento viene rinvenuta un misterioso simbolo di metallo, raffigurante una stella a dodici punte in tutto e per tutto simile al "sole" presente sulla pietra di Beid: ciascun pendente presenta un singolo braccio colorato in modo diverso, come a identificare il cavaliere stesso in rapporto allo schema completo.

Mentre Eric e Nicolas si occupano dei prigionieri Solice cerca di raggiungere alcuni contadini presenti sul luogo dello scontro, con l'intento di rassicurarli: "non siamo qui per farvi del male", urla a gran voce, "vogliamo soltanto aiutarvi!". Il suo tentativo sembra avere successo, ma produce un effetto imprevisto: i contadini tornano sui loro passi, si chinano a osservare le sue vesti e cominciano a prodursi in saluti, suppliche e preghiere. Sembra che la paladina ricordi ai contadini la figura di Santa Chiara, una martire di Pyros già incontrata da Solice nel corso delle conversazioni avute con sir Steven deRavin. La ragazza chiede spiegazioni, e mostra ai contadini la medaglietta ricevuta in dono dal cavaliere: "io lo sapevo che era così", rispondono loro con lo sguardo pieno di speranza.

Nel frattempo Nicolas, Eric, Loic e Guelfo pongono alcune domande ai soldati prigionieri, chiedendo dettagli sulla provenienza dei corpi trasportati e sulla destinazione della carovana: a quanto sembra i soldati sono convinti che si tratti delle vittime di una misteriosa "malattia", che colpisce alcuni dei contadini della zona trasformandoli in degli sventurati preda di istinti selvaggi, che essi chiamano "gli sperduti": la meta della carovana era una caverna che viene utilizzata come fossa comune, che a quanto pare non è sorvegliata da nessuno.

Prima che il sole sorga del tutto Solice e Guelfo si occupano dell'interrogatorio di sir Enrique Grognard: la paladina cerca di far ammettere al cavaliere le colpe del suo signore, ma il maestro del vento sembra deciso a negare persino l'evidenza pur di tenere fede al suo giuramento, rassegnandosi alla sconfitta e rimettendosi non già al giudizio degli uomini ma a quello degli Dei. Solice resta colpita da una simile determinazione, e dalla fede mostrata nei confronti di una causa così apertamente malvagia: decide quindi di rispettare la scelta del suo nemico, promettendogli che farà il possibile per garantirgli una prigionia dignitosa fino a quando non verrà giudicato per le sue azioni. Guelfo raggiunge la paladina pochi minuti dopo e ha con lei una conversazione per decidere il da farsi, nel corso della quale le espone il suo piano d'azione: "tu hai un certo ascendente su quei contadini", le dice: "tutto si aspetta il nostro nemico, ma non certo una Santa Chiara rediviva che li guidi alla rivolta". Il suo discorso riesce a superare le perplessità della paladina e a convincerla, con la sola eccezione di un punto: la preoccupazione per il destino che aspetterà contadini una volta conclusa l'operazione e abbandonate le parole d'oro a seguito dell'arrivo di Lord Albert o di altre figure legate ai Keitel. La necessità di evitare uno scenario simile a quello già accaduto a Caen spinge la paladina a mettere per iscritto un primo piano d'azione, che decide di consegnare a Guelfo poco tempo dopo: la risposta del mago convince la paladina della necessità di formulare un secondo piano d'azione, che verrà presentato al gruppo non molto tempo dopo.

L'esecuzione di sir Brian Vowest e di sir Enrique Grognard

Nonostante il destino dei prigionieri venga di fatto lasciato nelle mani di Nicolas e di Solice, appare evidente come la ferita aperta dieci anni prima da lord Albert e dai suoi uomini rende i ragazzi di Caen assetati di giustizia e desiderosi di vendetta: entrambi i due paladini non hanno mai ucciso nessuno, ma questo non impedisce loro di pronunciare di comune accordo un verdetto di colpevolezza e una sentenza di morte per i due maestri del vento e per i soldati alle loro dipendenze. A tutti viene data un'ultima possibilità di rinnegare il giuramento prestato nei confronti di Lord Wilhelm per avere salva la vita: i cavalieri rifiutano, mentre i soldati tentano inutilmente di ingraziarsi i paladini fingendo un pentimento fin troppo chiaramente strumentale alla grazia: soltanto a uno di loro verrà risparmiata la pena capitale, giudicato da Solice e Guelfo troppo ingenuo per aver potuto prendere decisioni secondo coscienza.

Nicolas toglie la vita a sir Brian Vowest, mentre Solice prende l'incarico di amministrare l'estrema pena a sir Enrique Grognard; la paladina chiede indicazioni a Loic su come sferrare il colpo per far soffrire la sua vittima il meno possibile, ma il boia la osserva scuotendo la testa: "servono nervi d'acciaio e molta forza: se quel colpo arriva nel modo sbagliato lo manderai incontro a una morte tra atroci sofferenze: sei proprio sicura di volerlo fare tu?". Solice annuisce per non mostrarsi da meno del confratello ma è lo stesso Nicolas, pochi istanti dopo, a dirle che non è necessario che sia lei a compiere il gesto: la paladina annuisce, prende atto della sua debolezza e lascia il compito nelle mani di Loic.

Alterchi tra Loic e Nicolas

Pochi minuti dopo l'esecuzione Nicolas si accorge che Loic ha tolto i mantelli bianchi dai corpi dei due maestri del vento, per poi allontanarsi verso una meta non meglio definita. "Dove stai andando con quei mantelli?", domanda quindi a gran voce all'indirizzo del più alto dei Navar.
"Lo so io" risponde Loic, senza voltarsi.
Il paladino non sembra gradire la risposta: "un momento" esclama, raggiungendo il giovane e ponendosi di fronte a lui: "voglio sapere dove li stai portando".
"Vuoi saperlo davvero? Beh, ci voglio pisciare sopra!" è la risposta decisa di Loic.
"Cosa stai dicendo?" tuona Nicolas, non credendo alle sue orecchie: "questi mantelli verranno sepolti con i corpi dei cavalieri che abbiamo ucciso!".
"Forse per te sono cavalieri: per me sono soltanto due merde, che hanno combattuto contro la chiesa e contro le persone buone per tutta la loro vita: il loro giuramento per me non vale niente, e di certo non permetterò che vengano sepolti come dei signori!".
"Non sei tu a dover decidere come devono essere sepolti!" tuona Nicolas: "nostro è stato il compito di giudicarli, e nostro è il dovere di consegnarli a Kayah nel modo più consono ai suoi dettami, senza profanazione o vilipendio di sorta!".

L'alterco dura alcuni minuti, nel corso dei quali nè Nicolas nè Loic sembrano recedere dalle rispettive posizioni: quando Solice, accortasi della discussione, si avvicina per capire cosa stia succedendo, Nicolas è ben contento di lasciare che sia lei a sbrogliare la questione. Il compito si rivela però molto più difficile del previsto: Loic sembra seriamente intenzionato a mortificare gli abiti dei maestri del vento e le sue parole sono grondanti di odio e rancore: "hanno vissuto nelle tenebre per tutta la vita, non li lascerò morire senza togliergli il loro onore". La paladina scuote la testa, implorando il compagno di consegnarle i mantelli: "Li abbiamo giudicati, li abbiamo condannati, abbiamo tolto loro la vita stessa: il nostro compito è concluso, ora dobbiamo soltanto consegnare i loro corpi agli Dei: con un'azione così meschina, l'unico onore che macchierai sarà il tuo". Alla fine, sia pure dopo molte resistenze, il giovane accetta malvolentieri di consegnare i mantelli: "solo perché me lo chiedi tu. Ma ti dò un consiglio, Solice: quando parlerai a questi contadini ricorda le mie parole e la mia rabbia, perché è questo che hanno provato in tutti questi anni, e sono questi i sentimenti che vorranno vedere soddisfatti".

Il progetto di evacuazione e il discorso agli abitanti del villaggio

Solice, di ritorno da una conversazione con gli abitanti del villaggio nel corso della quale apprende nuove informazioni su Santa Chiara, riflette sui pericoli che il piano di Guelfo rischia di portare a coloro che sceglieranno di prendere parte a una eventuale rivolta. Per questo motivo decide di radunare tutti i compagni e di proporre una importante aggiunta al piano stesso: "non possiamo limitarci a sconfiggere Lord Wilhelm con l'aiuto degli abitanti delle Parole d'Oro: cosa succederà quando ce ne andremo? Prima o poi arriverà qualcuno, forse lo stesso Lord Albert, e di fronte alla notizia della morte del fratello non potrà far altro che prendersela con i contadini, come già fece a Caen dieci anni or sono".

Solice spiega quindi la sua idea: una vera e propria evacuazione delle Parole d'Oro, sfruttando il probabile clima di diffidenza e paura nei confronti della "misteriosa malattia" che i territori confinanti dovrebbero da tempo respirare.
"Le nostre ferite", continua la paladina, "unite al timore di un possibile contagio e all'impossibilità di perquisire o fermare la nostra carovana, dovrebbero di fatto sollevarci dal problema delle guardie che incontreremo: inoltre, avremo la possibilità di deportare in modo sicuro gli eventuali prigionieri che faremo in conseguenza dell'attacco della torre". La paladina si riferisce soprattutto alle possibili presenze "incolpevoli" o solo marginalmente coinvolte con i sinistri piani di Lord Wilhelm, come parenti e domestici.
L'idea piace, ma la scelta della destinazione del luogo vede estremamente scettici Guelfo e Loic: la paladina, che ha tutte le intenzioni di portare i contadini lontano dall'influenza territoriale dei Keitel, ha infatti ingenuamente indicato il vasto complesso collinare situato al di sotto del Massiccio Centrale, comprendente un'area che i ragazzi di Caen sanno essere tutt'altro che sicura (vedi cronaca alla ricerca di Moreville - parte 2).

Guelfo è il primo a parlare: "Solice tu non sai cosa si cela all'interno di quelle colline: è una zona tanto vasta quanto pericolosa, infestata da empii adoratori delle tenebre e cultisti dediti a riti oscuri e dimenticati".
La paladina si mostra scettica di fronte a una descrizione tanto negativa, relativa peraltro a una considerevole porzione di territorio: "è davvero possibile che l'intero complesso collinare sia minacciato da questi individui?"
Loic interviene con grande sicurezza: "non si tratta di una semplice organizzazione: l'obiettivo di quegli uomini è di espandere la loro influenza su tutto quel territorio, costruendo templi, fortezze e luoghi di culto in tutta la zona: dimentica quei luoghi Solice, finiresti soltanto per condannare questa gente a morte certa".
La paladina prova a spostare la possibile meta di diverse decine di chilometri, ma è ben presto evidente che tanto quella regione quanto i territori con lei direttamente confinanti sono fuori discussione tanto per il mago che per Loic: non resta che prenderne atto e cercare un altro luogo. Loic propone il piccolo bosco situato nella zona sud di Anthien che ospita una comunità di Harkel, già noto ai ragazzi di Caen (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare), ma anche quella meta viene scartata in quanto davvero troppo vicina all'area di influenza dei Keitel.

La terza proposta parte da Guelfo, che popone i territori della signoria dell'amico André Navon: sostiene energicamente che la foresta ivi contenuta è il luogo perfetto per nascondere i fuggiaschi alla vista dei Keitel e che il cavaliere non avrà certamente problemi a garantire loro la necessaria protezione, accettando di buon grado "qualche braccio in più". Solice è un pò perplessa, ma Guelfo la rassicura: "è senz'altro il luogo migliore che possiamo offrire a quelle persone: inoltre, con il barone di Laon fuori gioco, avremo di certo meno problemi durante il tragitto". Ancora una volta, dunque, la scelta di ricorrere all'aiuto del cavaliere mette tutti d'accordo.

L'arrivo al villaggio

I morti vengono sistemati sui tre carri ancora in grado di muoversi, alla guida dei quali vengono disposti gli abitanti del villaggio che già facevano parte della carovana originaria. Mentre Guelfo si occupa di sorvegliare il prigioniero e di supervisionare il lento incedere della carovana il gruppo giunge al villaggio, deciso a mettere in pratica il piano di Guelfo. L'atmosfera che si respira tra le case si mostra subito tranquilla e pacifica, ed è persino ravvivata dalle voci e dai rumori dei giochi di alcuni bambini. Nicolas e Solice decidono di parlare prima di tutto con il capo villaggio, che accoglie i due paladini all'interno della sua abitazione mentre Eric e Loic si mettono di guardia alla porta d'ingresso.

"Siamo venuti qui con un compito preciso, quello di liberare degli uomini tenuti prigionieri dal signore del posto: purtroppo, ci siamo ben presto resi conto che i problemi sono molto maggiori di quanto inizialmente non sospettassimo". Il capo villaggio annuisce e apprende con dolore la notizia, evidentemente già a lungo sospettata, che il lord della signoria non soltanto non ha alcuna intenzione di curare il male ma studia come piegarlo ai suoi sinistri scopi: racconta quindi di come la "malattia" si diffonda di casa in casa, separando i mariti dalle mogli e i genitori dai figli, e di come tutte le vittime del male vengano portate via dai maestri del vento. "Siamo riusciti a nascondere una ragazza", aggiunge alla fine, abbassando la voce. "La nostra speranza è che possa guarire da sola, prima che la scoprano: purtroppo, nessuno è mai riuscito a guarire...".
Nicolas e Solice rivelano a quel punto il piano del gruppo, e l'intenzione di guidare una vera e propria rivolta ai danni del crudele lord che li opprime, chiedendo il supporto dell'anziano e il permesso di poter parlare a tutto il villaggio: l'uomo accetta, felice di poter provare ancora un barlume di speranza. "So cosa intendete chiederci", aggiunge infine, guardando Nicolas negli occhi: "e voglio che sappiate che quest'uomo, quando sarà il momento, saprà ricordarsi di come si maneggia una spada".

Il discorso ai contadini

I due paladini decidono di officiare un rito in onore delle vittime che la carovana sta per portare in città: la popolazione viene quindi raccolta nei pressi del cimitero del villaggio. E' lì, di fronte a circa una cinquantina di persone che guardano i soldati della chiesa con occhi meravigliati e incuriositi, che Solice prende la parola: "siamo venuti qui per liberare dei prigionieri ingiustamente torturati, ma è bastato un giorno all'interno di questo possedimento per capire che il male che affligge queste terre è più profondo e radicato: la maledizione che colpisce i vostri cari non è una semplice malattia, ma l'opera di una oscura presenza che infesta questo luogo da secoli, la stessa che spinse altri, prima di noi, a portare in questo luogo la luce degli Dei. Oggi come allora, tale presenza è protetta e nascosta da individui malvagi che estendono il loro potere su queste terre e sui loro abitanti; essi non hanno alcun interesse a sconfiggerla o a debellarla, né tantomeno a curarvi o liberarvi dalla sua turpe maledizione: al contrario, il loro fine è quello di studiare i suoi effetti su di voi, di condurre esperimenti sui vostri corpi e su quelli dei vostri cari, utilizzando la vostra sofferenza come fonte di conoscenza e potere. Un comportamento indegno di un signore, che tradisce l'impegno che egli ha preso nei confronti dei suoi sudditi, i cui orrori sono tali da rompere ogni vincolo di fedeltà; per questo motivo, oggi come allora, vi chiediamo di reagire al destino che altri hanno disegnato per voi: insieme sconfiggeremo gli uomini malvagi che vi hanno tenuti legati a questo luogo e li consegneremo alla giustizia degli Dei, per poi affrontare insieme un viaggio che ci condurrà in un luogo dove le ferite inferte al vostro animo potranno finalmente guarire".

Il tono del discorso è calmo, pacato e consapevole: alcune persone mormorano, altre discutono tra loro, altre ancora manifestano apertamente la loro approvazione; la paura di volgere le armi contro i loro signori storici spaventa molti degli abitanti del villaggio, ma tale sentimento si trasforma ben presto in stupore e costernazione quando all'orizzonte compaiono le prime sagome dei carri della carovana.
"Purtroppo", continua Solice, "siamo arrivati tardi: la nostra missione originaria è fallita, poiché le prigioni dove eravamo diretti sono state allagate per ordine di Lord Wilhelm: gli Dei ci hanno consentito di poter affrontare e sconfiggere parte dei suoi uomini in campo aperto, incaricati di liberarsi dei loro corpi".

La tragica notizia sconvolge profondamente gli abitanti del villaggio; la paura e la costernazione si tramutano ben presto in dolore e rabbia man mano che ciascuno riconosce i corpi dei propri cari: nel giro di pochi minuti sono già una quindicina gli uomini che spontaneamente offrono le loro braccia al servizio della causa comune mentre altri, inadatti a combattere, si mettono comunque a disposizione.

Il pranzo e gli allenamenti pomeridiani

All'ora di pranzo al gruppo viene offerto un lauto pasto a base di pesce arrostito: subito dopo vengono passati in rassegna i quindici contadini che hanno dato la loro disponibilità a partecipare attivamente al combattimento: Eric, Loic e Nicolas si occupano di suddividere le armi e le armature sottratte ai cavalieri ed ai soldati di Lord Wilhelm, e si occupano di dare le prime istruzioni a coloro che dovranno manovrare le reti; ai tre volontari più allenati nell'utilizzo di armi da tiro vengono affidate due balestre e un arco: il reparto così formato viene quindi affidato alla gestione di Desiree. Vengono inoltre organizzate delle vedette, con il compito di individuare in anticipo eventuali avanguardie nemiche provenienti dalla torre.

Subito dopo pranzo Guelfo e Solice si recano a trovare la piccola Marielle e, successivamente, a visitare il sepolcro di Santa Chiara, effettuando alcune importanti scoperte sulla maledizione e sugli effetti che sembra produrre sulla flora locale.

Durante la distribuzione delle armature Solice chiede a Eric di istruire i volontari sulla diversa efficacia che le varie protezioni offrono rispetto alle armi utilizzate dai cavalieri e dai soldati di Lord Wilhelm: il giovane spiega come le armature di maglia offrano una maggiore protezione contro le spade e le frecce, laddove quelle di cuoio si rivelano più efficaci contro ogni genere di arma da impatto. Sulla base di tale argomentazione le uniche due armature di maglia disponibili vengono assegnate a Franz e a suo genero Paul, con l'obiettivo di garantire maggiori probabilità di sopravvivenza ai due capi villaggio.

Loic decide però di obiettare rispetto a tale scelta: "la mia armatura, in parte di maglia e in parte di cuoio, non mi offre una protezione sufficiente contro questi cavalieri: ho bisogno di maggiore protezione, visto che sarò senz'altro oggetto dei loro attacchi". Così dicendo si avvicina a Paul con l'intenzione di barattare l'armatura di maglia a lui assegnata con la sua. Paul non può far altro che accettare, ma l'armatura di Loic si rivela decisamente troppo grande per lui: "non preoccuparti" lo rassicura Loic, "troverò qualcuno che riesca ad indossarla: tu potrai comunque indossare la sua armatura di cuoio". A beneficiare del vantaggioso scambio è proprio uno dei volontari affidati a Loic, che riesce così ad assicurare al suo gruppo una ottima protezione contro le lame: a Paul viene consegnata la risultante armatura di cuoio rinforzato. Il gruppo assiste perplesso di fronte a una simile scelta: "mi raccomando", viene ripetuto ancora una volta, "cerchiamo di non mettere a repentaglio la vita dei contadini".

Scontro tra le case del villaggio

Eric, Loic, Guelfo e Desiree impiegano le poche ore rimanenti per riposarsi nella speranza di recuperare le forze sufficienti; Solice preferisce invece racchiudersi in una preghiera, nel corso della quale implora Pyros di fornirle un aiuto concreto per essere d'aiuto ai compagni durante la battaglia imminente; anche Nicolas trascorre parte del suo tempo in preghiera, dividendosi tra il campo di addestramento dei contadini e la dimora di Marielle.

I preparativi incominciano alle 19, l'ora in cui dovrebbe essere atteso il ritorno della spedizione sconfitta qualche ora prima: il gruppo si reca al centro del villaggio schierandosi insieme ai quindici volontari dietro ad alcune delle case, in posizione di combattimento; Guelfo, ancora fortemente debilitato per via delle ferite, decide di nascondersi all'interno di una delle case per poter svolgere funzione di vedetta. Le attività nei campi cessano improvvisamente, e tutte le donne, i bambini e gli anziani vengono spostati nei pressi delle case più distanti dal centro del villaggio, verso il cimitero.

L'azione non si fa certo attendere: poco meno di mezz'ora dopo quattro cavalli provenienti dalla torre vengono avvistati da Guelfo, che sfruttando le finestre presenti nella casa da lui scelta riesce a comunicare la cosa al resto del gruppo: il mago non può immaginare che i cavalieri, invece di dirigersi al centro del villaggio, stanno puntando proprio la casa da lui scelta come nascondiglio.
"Dannazione", esclama uno dei volontari che si trovava alla guida di uno dei carri della carovana assaltata: "sono diretti a casa mia: vorranno sapere cos'è successo...". I cavalieri raggiungono l'ingresso della dimora: uno di essi scende da cavallo e si reca davanti alla porta con l'intenzione di bussare, mentre gli altri tre restano a cavallo: uno di loro, senza dubbio il capitano, veste il bianco dei Maestri del Vento.
Guelfo, vista la mala parata, si prepara ad uscire da una delle finestre: Solice, conoscendo le condizioni del compagno e cercando di evitargli altri rischi, raggiunge la strada all'altezza del centro del villaggio e apostrofa i nuovi arrivati con aria di sfida.

"Cavaliere!" esclama, rivolta al Maestro del Vento.
"Chi va là!" risponde il comandante della spedizione volgendosi verso di lei, mentre il soldato sceso precedentemente è lesto a tornare in sella.
"Sappiamo cosa state facendo in questo luogo, e conosciamo le colpe di cui vi siete macchiati: vi offriamo la possibilità di arrendervi e di consegnare le vostre armi per sottoporvi al giudizio degli Dei".
"Quanti siete per farci una simile richiesta?" risponde energicamente il cavaliere, spronando il cavallo.
La paladina non risponde, limitandosi ad alzare lo scudo sul quale è impressa l'immagine di Pyros: Nicolas la affianca, e i due incominciano lentamente ad avanzare lungo la strada. Il Maestro del Vento sembra raccogliere la sfida e nel giro di pochi secondi si lancia alla carica seguito dai suoi uomini, puntando direttamente al centro del villaggio.

L'agguato

Il piccolo gruppo di tiratori appostato sui tetti delle case vicine è lesto ad aprire il fuoco mirando al Maestro del Vento e alla sua cavalcatura: il cavaliere viene colpito alle gambe da due dardi che penetrano però soltanto debolmente, mentre la pesante bardatura di cui è dotato il suo cavallo assorbe una freccia. Solice e Nicolas si preparano all'impatto, facendo cenno ai volontari assegnati al loro comando di restare nascosti.
Loic, nascosto dietro al riparo più vicino, lascia sfilare il Maestro del Vento che prosegue la sua carica diretto verso i Paladini, preferendo avventarsi sul soldato che lo segue: soltanto in quel momento si accorge che il soldato impugna una mazza, di fronte alla quale la sua "nuova" armatura è meno invulnerabile di quanto previsto: decide quindi di non farsi carico dell'agguato, preferendo mandare avanti i due volontari a lui affidati.

Eric, troppo lontano dal Maestro del Vento, si sporge con il suo martello a colpire il cavallo del soldato che lo affianca: la potente arma del giovane spazza le gambe dell'animale, che precipita rovinosamente al suolo facendo cadere in terra il suo cavaliere: su di esso si avventano i due volontari affidati al giovane, che nel giro di pochi istanti pongono fine alle sue sofferenze. I due volontari di Loic non riescono a colpire il soldato, la cui mazza riesce però ad andare a segno su uno di loro: la superiorità offerta dalla cavalcatura, unita alla maggiore esperienza con le armi, rende il cavaliere un avversario sicuramente troppo ostico per i due contadini: Loic decide dunque di intervenire, sfruttando la situazione da lui provocata per avere facile accesso al fianco del cavaliere ed evitare di essere oggetto della sua arma.
Il Maestro del Vento raggiunge i paladini, ugualmente intenzionati a ricevere il suo attacco: il cavaliere decide di avventarsi su Solice, che riesce a stento ad evitare il suo primo attacco; Nicolas sferra a sua volta il colpo, ma il vantaggio offerto dalla cavalcatura, lo scudo e l'eccezionale abilità del Maestro del Vento fanno ben presto capire di avere a che fare con un temibile avversario. I due volontari affidati ai Paladini si affrettano a intervenire circondando il cavaliere, che si ritrova solo contro quattro: sarà uno scontro lungo e difficile.

Eric affronta in singolar tenzone l'ultimo dei cavaliere, che sguaina appena in tempo la spada: i vantaggi offerti dalla sua cavalcatura non riescono a salvare il soldato, che dopo due martellate ben assestate cade rovinosamente al suolo senza scalfire il giovane.

Gli uomini agli ordini di Loic non riescono ad avere la stessa fortuna, e vengono messi in stallo insieme al loro comandante dal loro avversario che, solo contro tre, decide di guadagnare tempo rinunciando ad attaccare.

Il Maestro del Vento si mostra all'altezza del suo nome, manovrando con perizia il suo destriero e riuscendo a bloccare tutti gli attacchi rivolti ai suoi danni, continuando nel contempo ad attaccare Solice: la Paladina riesce a opporre un'altra parata disperata ma al terzo attacco la sua guardia cede di fronte alla spada dell'avversario, che la raggiunge al ventre penetrando l'armatura. La sorte impedisce però al cavaliere di sfruttare il vantaggio per finirla: i balestrieri scagliano infatti nuovamente i loro dardi contro il Maestro del Vento, e questa volta uno dei proiettili si conficca pesantemente nella gamba destra del loro bersaglio: la ferita rallenta i movimenti del cavaliere e riapre a vantaggio dei paladini le sorti di uno scontro che sembrava ormai deciso: nel round successivo Solice riesce ad evitare un altro colpo rivolto ai suoi danni e stavolta la guardia del Maestro del Vento cede rovinosamente (1-1-1 in parata), consentendo ai suoi avversari di procurargli alcune ferite superficiali; il cavaliere riesce comunque a limitare i danni e continua a combattere, volgendo stavolta la sua lama contro Nicolas.

Eliminato anche il secondo dei suoi avversari Eric rivolge le sue attenzioni all'avversario degli uomini del fratello, che nonostante il contributo di Loic non sono ancora riusciti ad avere la meglio: non appena si accorge della presenza del giovane il soldato decide di arrendersi, ma Loic non intende concedergli pietà: tanto lui quanto i suoi uomini continuano ad attaccare cercando di uccidere, se non lui, almeno il suo cavallo. Ancora una volta però il soldato riesce a difendersi per poi scendere in terra subito dopo in direzione di Eric, gettando le armi e dichiarando la resa.

Rimasto privo di un avversario Loic si avventa sul Maestro del Vento, domandando spazio a uno dei volontari agli ordini dei Paladini posto ai lati del cavaliere con l'intento di sfruttare ancora una volta i vantaggi posizionali: riesce in tal modo a colpire il suo avversario, che non accusa però danni di rilievo: il cavaliere si volta per fronteggiare il giovane: è però molto ferito, e i suoi attacchi vengono evitati senza problemi. Ma proprio quando la situazione sembra alfine volgere al meglio, Solice e Nicolas si accorgono che qualcosa non va: subito dopo l'ennesimo colpo subito dal cavaliere (6-6-6 di parare su un colpo d'ascia inferto da Loic) la nebbia comincia ad infittirsi, e uno strano rumore si diffonde nell'aria: "dobbiamo sbrigarci!", esclama Solice allarmata: "è in arrivo qualcosa di molto pericoloso".

L'arrivo di Lord Wilhelm Keitel

Il maestro del vento Philip Mayo si batte con coraggio, ma l'arrivo di Eric chiude ogni speranza, e nel giro di pochi istanti il cavaliere cade sotto i colpi congiunti dei fratelli Navar. La conclusione del combattimento a vantaggio del gruppo non consente però alcuna tregua: Guelfo si accorge infatti della presenza di strani movimenti all'altezza della torre, segno del probabile prossimo arrivo di nuovi avversari.

Eric propone di nascondersi nuovamente dietro alle case per lasciar credere ai nuovi arrivati che il combattimento sia maturato da una imprevedibile e fortunata insurrezione popolare e non dall'arrivo di combattenti esterni: "con un pò di fortuna questo dovrebbe attirarli in trappola, certi come saranno di poter avere facilmente ragione di qualche contadino". Tutti sono d'accordo: dopo aver detto ad alcuni dei volontari di recarsi all'altezza delle prime case del villaggio per alzare la voce all'indirizzo della torre, Solice, Eric, Loic e Nicolas prendono nuovamente posizione dietro alle case. Guelfo, seguito da Desiree, guadagna il tetto sul quale è appostato uno dei balestrieri.

Le schermaglie verbali

L'attesa non dura molto: nel giro di alcuni minuti vengono avvistati altri quattro cavalieri, che incedono lentamente lungo la strada. Il primo di loro, raggiunto un punto sollevato rispetto al resto del villaggio, prende la parola: "voglio che i responsabili di tutto questo si presentino qui, adesso: chiunque getterà le armi e si sottometterà senza opporre ulteriore resistenza avrà una possibilità di aver salva la vita o di salvarla ai suoi cari".

Il gruppo apprende dai volontari che la voce che ha parlato è quella di Lord Wilhelm Keitel: Eric chiede a Franz di rispondere con tono di sfida al nobile nel tentativo di farlo infuriare: "non intendiamo muoverci di un passo" esclama Franz con convinzione: "oggi avrai quello che meriti, maledetto assassino!". Le parole del capo villaggio danno agli altri volontari il coraggio necessario per parlare a loro volta, e ben presto un coro di insulti e grida si solleva all'indirizzo dei cavalieri. Lord Wilhelm continua a far avanzare a passo lento, rivolgendosi nuovamente al villaggio: "come volete, luridi vermi striscianti: verrete sterminati!".

"Sarai tu a strisciare, come quella puttana di tua figlia!" grida a quel punto Guelfo, sovrastando le grida dei contadini. L'apprezzamento sembra cogliere nel segno: Lord Wilhelm si volta di scatto in direzione della casa del mago, dirigendosi in quella direzione seguito dai suoi uomini. "Tu, che hai parlato, sarai il primo a morire!". "Vienimi a prendere, vecchio!" grida per tutta risposta Guelfo, mentre tutti si preparano a entrare in azione.

Primo contatto

Tony Sotto, uno degli uomini facenti parte del reggimento di Eric, si sporge in direzione del nobile agitando il suo forcone e va incontro a una sgradita sorpresa: uno dei cavalieri agita le mani nell'aria e pochi istanti dopo due bagliori luminosi si sprigionano dalle sue mani, colpendo il contadino al torace e alla gamba e mettendolo di fatto fuori gioco.

Non appena Wilhelm arriva in prossimità della casa il gruppo ha la possibilità di dare un'occhiata più approfondita all'identità dei suoi accompagnatori: si tratta di un maestro del vento, di un soldato e di uno strano individuo che si tiene sulla distanza: Guelfo percepisce tre distinte fonti di Yoki, due delle quali di grande potere: sospetta dunque che il misterioso individuo possa essere Alfred Rosemberg, uno degli "ospiti" che secondo sir Enrique Grognard si trova in questo momento alle Parole d'oro.

Il Lord apostrofa nuovamente il mago: "il vecchio è qui che ti aspetta: vediamo quanto sei coraggioso, ora". Per tutta risposta, Guelfo impugna i suoi reagenti: "Fer-Kor, coglione!" esclama a gran voce, lanciando l'incantesimo ragnatela e puntando lo sguardo verso il nobile. "Fer-Syr-Qu-Xot" tuona a quel punto l'individuo misterioso rimasto sulle retrovie, lanciando in aria uno strano impasto simile al fango. Guelfo non tarda a riconoscere il significato di quelle rune: "Al riparo, presto!" esclama a gran voce rivolto ai balestrieri e alla sorella presenti sul suo tetto.

Eric, Solice, Loic e Nicolas escono dai loro nascondigli insieme agli altri volontari, inneggiando alla carica: le due coppie di contadini che manovrano le reti si spingono ai lati della battaglia, con l'intenzione di aggirare lo scontro e puntare sui cavalli di eventuali fuggitivi. Anche i balestrieri sollevano la testa dai tetti: la prima raffica di dardi è interamente rivolta all'indirizzo del Lord, che viene colpito alla gamba e al braccio. La ragnatela di Guelfo cala proprio dopo, invischiando il nobile e il suo cavallo.

Eric è lesto ad ingaggiare il nobile, ma si accorge ben presto di trovarsi di fronte a un avversario molto in gamba: nonostante sia ferito e semi-intrappolato, Lord Wilhelm riesce infatti a bloccare il primo colpo del giovane. Uno dei volontari a lui affidati, Tony Sotto, è messo fuori gioco dalle lame di luce del maestro del vento: l'altro, Franz il capo villaggio, si para di fronte al soldato che affianca il nobile, ben presto circondato da Solice, Nicolas e da due volontari: i paladini decidono di dirigersi verso il mago sulle retrovie, dando a Paul e Alain Blonde il compito di affiancare l'avversario di Franz. Loic e i suoi uomini entrano in scena sul lato opposto ingaggiando immediatamente il maestro del vento, che muove il cavallo per affrontarli al meglio. Anche i volontari agli ordini di Guelfo escono dal loro nascondiglio e si accingono ad avanzare verso i cavalieri, mentre le due coppie con le reti continuano la loro manovra di aggiramento. Ma proprio mentre lo scontro sta per avere inizio, l'incantesimo di Alfred Rosemberg si manifesta con una violenza inusitata: si tratta di una vera e propria tempesta di acido, che colpisce duramente il fianco sinistro delle forze del gruppo.

Tempesta di acido

La colonna di acido verdastro e dall'odore pungente investe l'area in cui si trovano i paladini e i loro volontari: lo stesso Franz, insieme al soldato da lui ingaggiato, vengono coinvolti nel raggio d'azione dell'incantesimo. I più colpiti sono Paul e Alain Blonde: l'elmo del primo quasi si disintegra al contatto con la sostanza, che lo investe anche al torace provocandogli un dolore intenso ed immediato. L'armatura del secondo viene pesantemente intaccata all'altezza del ventre: la gamba destra cede all'effetto corrosivo dell'acido, raggiungendo la carne e costringendolo a rotolarsi in terra. Solice, più avanzata rispetto a Nicolas e protetta dalla sua presenza, riesce a proteggersi con il suo scudo: il paladino non è altrettanto fortunato e viene raggiunto da un considerevole quantitativo della sostanza, che squaglia parte della sua armatura e lo morde dolorosamente a entrambe le gambe. Il soldato schierato a difesa del fianco di Lord Wilhelm viene raggiunto all'altezza dell'elmo, che subisce la stessa sorte di quello di Paul: non è altrettanto fortunato il suo cavallo, anch'esso raggiunto alla testa da un generoso schizzo di acido: non potendo beneficiare di alcuna protezione la bestia muore sul colpo, disarcionando il suo cavaliere. Lo stesso Franz viene raggiunto al torace e a un braccio da un piccolo quantitativo di acido, che corrode rapidamente la sua armatura di maglia: questo non gli impedisce di sferrare un colpo durissimo al suo avversario, che crolla al suolo in attesa di essere divorato dalla sostanza mortale.

La furia dei contadini

Gli effetti devastanti del potente incantesimo di Alfred Rosemberg annientano senza appello il fianco sinistro del gruppo: Paul e Alain Blonde urlano di dolore, rotolandosi per terra e cercando di strapparsi di dosso le armature e i vestiti corrosi: la sostanza sembra aggredire ferro, cuoio, stoffa e carne con pari voracità, incrementando la sua capacità distruttiva con il passare dei secondi e provocando un dolore atroce. Per loro fortuna i due vengono presto raggiunti da una delle due coppie di volontari con la rete, che interrompono la loro avanzata e si mettono ad aiutarli a disfarsi dei loro abiti. Nicolas viene soccorso da Solice, che invoca su di lui il dono del santuario, senza successo: resasi conto del fallimento la paladina getta le armi e si mette febbrilmente all'opera per aiutare il giovane a slacciare stivali e pantaloni.

Più che soddisfatto della devastazione compiuta, Alfred Rosemberg gira il suo cavallo per prendere distanza dallo scontro prima di scagliare un secondo colpo mortale. Persino il grande arcimago non può però prevedere quello che il destino beffardo ha in serbo per lui. Uno dei volontari presenti sul tetto di una delle case che non aveva fatto in tempo a seguire il consiglio di Guelfo spara con il proprio arco una freccia ai suoi danni: si tratta di Joshua Brò, uno dei due fratelli di Marielle Brò, la ragazza visitata poche ore prima da Guelfo e Solice. La freccia, come se fosse guidata dalla mano degli Dei, sibila nell'aria e colpisce il suo bersaglio all'altezza del collo: un istante dopo Alfred Rosemberg cade da cavallo privo di sensi a poca distanza da due contadini non ancora ingaggiati, che non esitano ad approfittare dell'incredibile opportunità di togliere di mezzo il pericoloso mago.

La caduta di Lord Wilhelm

La caduta di Alfred Rosemberg riapre uno scontro che sembrava ormai perduto: Eric attacca nuovamente Lord Wilhelm Keitel che riesce a stento a bloccare i colpi del giovane, alcuni dei quali si stampano però sulla sua brigantina senza provocare gravi danni: l'offensiva di Eric impedisce comunque al nobile di liberarsi della ragnatela che ancora limita i suoi movimenti e lo espone a un secondo colpo di balestra, che non riesce però a produrre danni consistenti.

Loic affronta con coraggio il maestro del vento, bloccando i colpi rivolti ai suoi danni e favorendone l'aggiramento da parte di uno dei volontari a lui assegnati: il cavaliere si rivela però un difficile avversario, e riesce a manovrare il suo destriero bloccando ogni offensiva e guadagnando tempo. Ben altra gloria attende l'altro volontario al seguito del giovane, Yesso Bravo: tentando di aggirare il maestro del vento, il contadino si ritrova a un tratto alle spalle di Lord Wilhelm Keitel in persona. Gli sforzi compiuti e le atrocità subite gli consentono di superare il secolare timore nei confronti del suo signore e di sferrare ai suoi danni un colpo destinato a entrare nella leggenda: la sua spada colpisce il Lord alla tempia, spaccando il suo elmo in due: Wilhelm Keitel si accascia su un lato del suo cavallo e crolla al suolo, svenuto e ferito gravemente.

Paul, Alain Blonde e Nicolas Long continuano a subire i danni dovuti all'acido, mentre Solice incomincia a pulire le ferite di Nicolas con il suo mantello e chiama a gran voce aiuto: Guelfo, Desiree e altri contadini raggiungono ben presto la zona colpita dalla tempesta di acido, portando soccorso a Franz e prendendo dell'acqua per lavare via dalle ferite la sostanza distruttiva.

La caduta di Sir Angus

Loic continua a combattere contro sir Angus, chiamando a gran voce i compagni: "inventatevi qualcosa, cazzo!" urla a gran voce, continuando a evitare gli attacchi del cavaliere. I pochi colpi che il giovane non riesce a schivare vengono bloccati dall'armatura di maglia, che si rivela particolarmente efficace contro la spada del suo avversario. Quando Eric, caduto Lord Wilhelm, si presenta alle spalle del cavaliere, anche le sorti di questo scontro sembrano volgere al meglio. Il più alto dei Navar continua ad evitare la lama del maestro del vento, mentre il fratello assesta pesanti colpi alle sue spalle: nel giro di pochi scambi il cavaliere subisce ferite durissime e perde i sensi. L'ultimo colpo ai suoi danni viene sferrato da Loic, la cui ascia squarcia la cotta di maglia all'altezza del ventre e lo costringe pesantemente al suolo.

L'epilogo dello scontro

Franz, Joshua Brò e Yesso Bravo vengono inviati lungo la strada che dalla torre porta fuori dalle Parole d'oro con il compito di impedire che eventuali messi o cavalieri abbandonino la tenuta: con loro viene mandata una delle due coppie di volontari con le reti e Homer, un altro dei volontari, quest'ultimo facente fuzioni di vedetta e dotato di cavallo. Altri due volontari, Susette e Morello, vengono invece mandati verso la torre per tenere d'occhio le mosse dei suoi occupanti.

Guelfo avverte Solice di aver sentito qualcosa di molto sinistro nell'aria poco tempo prima della morte di sir Philip Mayo: "temo che ben presto avremo compagnia" aggiunge, riferendosi agli Sperduti. L'informazione viene girata immediatamente tanto al resto del gruppo quanto agli abitanti del villaggio, ai quali viene detto di sprangare porte e finestre delle case e prepararsi ad un possibile attacco.

I feriti vengono trasportati all'interno di una delle case: Desiree, con l'aiuto di altre donne del villaggio, porta loro i primi soccorsi. Il gruppo prende alcuni minuti per discutere rapidamente delle sorti da riservare a Lord Wilhelm Keitel e a sir Angus, gli unici sopravvissuti allo scontro. Tutti sono coscienti della sorte che li attende, ma Guelfo e Solice esprimono delle forti perplessità a togliere immediatamente la vita del signore delle Parole d'oro privandosi della possibilità di poterlo interrogare o, quantomeno, utilizzare per completare il piano di evacuazione. Tanto Eric quanto Loic si dichiarano però assolutamente contrari tanto a un interrogatorio quanto alla possibilità di ottenere qualcosa di utile dal Lord.

Eric propone di portarlo nei pressi della torre, con l'obiettivo di mostrarlo agli occupanti della torre: "magari la loro lealtà nei confronti del signore potrebbe portarli fuori, se riusciamo ancora una volta a celare la nostra presenza". Guelfo scuote la testa: "ti assicuro che chiunque sia in quella torre sa perfettamente che qualcosa è arrivato, e anche qualcosa di grosso a giudicare da tutto il potere magico che è stato sprigionato".

Nicolas prende la parola per dire che il destino di Lord Wilhelm è in ogni caso segnato, ma che potrebbe essere avventato ucciderlo senza prima interrogarlo: Guelfo si mostra concorde con il paladino: "ricordate", aggiunge poi, "è stato lo stesso Padre Lorenzo Quart a dirci che andrebbe preso vivo, o quantomeno interrogato".

Scontro verbale tra Loic e Nicolas

L'urgenza di agire spinge Solice a proporre di posticipare la questione, legando, bendando e imbavagliando Lord Wilhelm e affidandolo alla custodia di qualcuno. "Posso pensarci io a lui" propone Guelfo, ma Eric non è d'accordo: "non mi fido: ti conosco, potresti avere interesse a parlarci... e comunque sei troppo ferito: potrebbe sfuggirti, è troppo rischioso".
Nicolas si propone a sua volta, ma stavolta è Loic a scuotere la testa: "nelle condizioni in cui ti trovi non sei certo quello più adeguato a sorvegliare un prigioniero", afferma con tono sprezzante.
"Ma sono adeguato a decidere della sua vita o della sua morte".
"Ti sbagli: tu non sei adeguato a niente, questa è la verità. Quanti anni hai? Credi di sapere con chi abbiamo a che fare? Quello è uno stregone potentissimo: noi ne abbiamo affrontati diversi, mentre tu sei con noi soltanto da una manciata di giorni".
A quelle parole Nicolas non risponde.
"Di certo", conclude Loic, "non posso stare tranquillo sapendo che sei te, con le gambe rotte e la tua spadina, a tenere in ostaggio un individuo pericoloso come Lord Wilhelm Keitel".
"D'accordo, allora" annuisce Nicolas, prendendo atto delle convinzioni del suo interlocutore: "lo sorveglieremo insieme, io e lui".
"Sta bene" conclude Loic, soddisfatto del risultato ottenuto.

Eric si assicura che Nicolas e Guelfo capiscano che Lord Wilhelm dovrà essere eliminato sommariamente nel caso in cui vi siano rischi concreti che possa essere liberato, o che il gruppo possa essere sconfitto, e i due annuiscono. Loic chiede al gruppo di esprimersi sulla morte di sir Angus: "A lui non ci serve interrogarlo: se deve morire, è meglio che muoia adesso". Ricevuto l'assenso unanime da parte di tutti, il giovane provvede a esercitare ancora una volta la sua professione di boia.

La comparsa di sir Kilian

Solice fa un breve discorso agli abitanti del villaggio: "Gli Dei sono stati dalla nostra parte e hanno sposato la nostra causa, proteggendo le nostre vite e dandoci la possibilità di sconfiggere i nostri avversari. Lord Wilhelm Keitel è caduto, sconfitto da coloro che per anni ha schiacciato sotto il suo crudele giogo, e così molti degli uomini che hanno giurato di difendere il suo oscuro operato. E' ora necessario restare uniti e compiere un ultimo sforzo, affrontando le sue rimanenti forze: insieme questa notte provocheremo la caduta della torre, e a partire da domani prepararemo la nostra partenza".

Susette torna dal suo punto d'avvistamento nei pressi della torre: "qualcuno sta chiamando... credo che intenda parlare con voi". Eric suggerisce di non aprire alcun dialogo: "dobbiamo lasciarli all'oscuro di quanto è successo: non devono sapere nulla, neppure se Lord Wilhelm è vivo o morto. E' l'unica possibilità che abbiamo per indurli a commettere qualche errore". Solice è d'accordo, ma propone di ascoltare comunque la voce di chi sta parlando per avere più informazioni sugli eventuali occupanti della torre: si reca dunque insieme agli altri in prossimità dell'edificio: il gruppo si nasconde nei pressi, e dopo pochi minuti la sagoma di sir Kilian si presenta sugli alti spalti reggendo qualcosa tra le mani: si tratta di un bambino, di circa un anno, che piange disperatamente.

"So che potete sentirmi: vi concedo trenta minuti per presentarvi qui sotto e parlare, altrimenti ucciderò questo bambino".

Il cavaliere parla con tono freddo e distaccato, la sua voce non trema e non tradisce alcuna emozione: è evidente che non sta fingendo.

La conquista della Torre

Nel corso dei trenta minuti dell'ultimatum lanciato da sir Kilian il gruppo manda una staffetta a recuperare i volontari precedentemente inviati a bloccare il sentiero e rinforza la sorveglianza al perimetro della torre. Solice propone una linea d'azione volta al recupero dei prigionieri innocenti e, ottenuta l'approvazione del gruppo, esce allo scoperto chiamando a gran voce il cavaliere.

"Chi siete", domanda il cavaliere dall'alto della torre.
"Il mio nome è Solice, e vesto i colori di Pyros", risponde la paladina. "Sir Kilian, Lord Wilhelm è in mano nostra, e non c'è nulla che possiate fare per impedire che venga sottoposto all'immediato giudizio degli Dei: lo stesso destino è stato riservato a tutti tuoi uomini, a Alfred Rosemberg e ai soldati che hanno accettato di rinnegare la Luce per combattere la vostra oscura battaglia e difendere gli orrori di questo luogo. Quello che vi chiediamo ora, se è rimasta nel vostro cuore una briciola di quel giuramento che vi rende cavaliere, è di affrontare il vostro destino senza farvi scudo di uomini, donne e bambini innocenti: chiediamo che a tutti coloro che non hanno giurato di vivere e morire difendendo quella torre venga data la possibilità di uscire e di avere salva la vita. Onoreremo questo vostro atto di clemenza nell'unico modo che ci è consentito: impegnandoci a garantire l'incolumità della discendenza di Lord Wilhelm, che giudichiamo innocente per le colpe del padre e dei suoi uomini. Ci impegneremo a garantire a quel bambino un'istruzione e una formazione pari a quella degli uomini di chiesa: soltanto in tal modo, benché immemore dei suoi natali, potrà vivere una vita in linea con quanto previsto dal suo sangue".

Il tentativo punta tutto sulla probabile presenza all'interno della torre del figlio bastardo di Lord Wilhelm, informazione recuperata nel corso dei precedenti interrogatori ai soldati. Ma è lo stessa risposta di sir Kilian a sconfessare tale ipotesi: "nessuno dei bambini presenti in questa torre reca nelle sue vene il sangue di Lord Wilhelm". Solice non ha dubbi, il cavaliere è convinto di quello che dice. "In ogni caso", continua il capo dei Maestri del Vento, "accetto le vostre condizioni: farò uscire le persone presenti all'interno di questa torre: subito dopo uscirò io stesso, per affrontare uno di voi in singolar tenzone. Al termine di quel duello accetterò di essere giudicato".

"Quello che voi chiedete è un duello", risponde a quel punto Solice, "che non sono in grado di sostenere, e che non ho la possibilità di garantire".
"Rifiutate dunque di concedermi questo scontro? E' questa dunque la vostra giustizia?"
La paladina esita, poi risponde: "in molti di noi la sete di vendetta non è seconda al desiderio di giustizia: l'unica cosa che posso darvi è la mia parola che, se rispetterete le vite innocenti che tenete in ostaggio, verrete sottoposto al giudizio degli Dei come si conviene a un cavaliere".
"D'accordo", esclama sir Kilian dopo una lunga pausa: un attimo dopo la finestra si chiude.

La paladina lancia un sospiro di sollievo, venendo ben presto raggiunta dagli altri. "Hai fatto la cosa giusta" esclama Loic: "a nessuno dei miei parenti è stata offerta la possibilità di battersi in duello contro coloro che li hanno sterminati: non daremo a questi vigliacchi quello che loro per primi non hanno concesso alle loro vittime durante tutti questi anni. Adesso vedremo se questo sedicente cavaliere è in grado di fare una cosa giusta prima di morire".

Nel giro di pochi minuti la porta della torre si apre: a uscire sono la nutrice e un individuo anziano, probabilmente un inserviente, che tengono in braccio due bambini di età inferiore a un anno. Il gruppo si affretta a scortarli in una zona sicura: la porta della torre resta aperta.

Ipotesi di attacco

Mentre i volontari vengono incaricati di sorvegliare il perimetro della torre, il gruppo porta al villaggio i bambini e gli inservienti. Nicolas viene aggiornato delle novità: in sua presenza si svolge la discussione relativa al da farsi.

L'idea di entrare nella torre e di affrontare il capo dei maestri del vento e gli eventuali altri occupanti con tutti gli svantaggi derivanti dalla struttura non convince Guelfo, Eric e Loic: "parliamoci chiaro", spiega il più alto dei Navar, "entrare in quella torre significa accettare il duello di cui parlava: uno di noi si troverà a combattere con sir Kilian lungo le scale, con il rischio di rimanerci: non vedo perché sacrificare uno di noi per dare soddisfazione a questo bastardo. Si potrebbe stanarlo in un altro modo, ad esempio dando fuoco alla torre o affumicandolo".
"Assolutamente no", sentenzia Guelfo, sconfessando l'ipotesi in modo categorico: "parlando con Nicolas ho maturato la convinzione che la torre possa contenere un frammento del Logaeth: Moreville ci spiegò che le pagine di quel libro hanno un potente incantesimo che le preserva dalla distruzione, e che potrebbe rilasciare presenze sovrannaturali nell'eventualità in cui le fiamme dovessero raggiungerlo".
"Non puoi essere sicuro che ci sia, però", lo interrompe Eric, "ed è l'unico modo che abbiamo per costringerlo a uscire senza rischiare la vita di uno di noi: inoltre, se davvero avessero la possibilità di nuocerci distruggendo questo frammento, lo avrebbero di certo già fatto: ormai sono morti, sai cosa gliene importa...".
"Non possiamo permetterci di rischiare", interviene Solice: "se le possibilità sono accettare la sua sfida entrando nella torre o dar fuoco alla torre stessa, io sono per entrare. Posso farlo io per prima: con tutta probabilità perderò, ma posso sperare nella protezione di Pyros: se non altro non verranno ferite persone che potranno rivelarsi utili in battaglie future".
"Assolutamente no", esclama Loic: "tu sei il punto di riferimento dei contadini, hai il compito di portarli nella loro nuova casa: non puoi morire, non puoi neppure rischiare di morire: se qualcuno deve entrare per primo lo farò io".
"Posso andarci anche io", esclama Guelfo: "sono già molto ferito, la mia utilità ormai è marginale: con un pò di fortuna, un colpo in più non mi ucciderà".
Eric scuote la testa: "credete che uno come sir Kilian si accontenterà di incrociare la spada contro un ferito, un moribondo o una ragazzina? Non è un idiota, se è uno scontro quello che ha chiesto si aspetta di combattere contro qualcuno che possa dargli un minimo di soddisfazione. Io non sono ferito, non ho paura di lui e non ho alcun problema ad accettare questo duello, se è l'unica possibilità che abbiamo. Ma ho una condizione da porre, prima di mettere piede per primo in quella torre: prima di andare, voglio che a Lord Wilhelm venga dato ciò che merita".
Guelfo scuote la testa: "mi sembra una condizione del tutto fuori luogo: Lord Wilhelm potrebbe servirci vivo per darci informazioni su quanto troveremo all'interno della sua torre".
Eric insiste, categorico: "ho accettato di combattere uno scontro che rischia di essermi fatale ascoltando le tue riserve sul dar fuoco alla torre, ma non ho intenzione di morire prima di Lord Wilhelm: è la mia ultima parola".
"E' un'assurdità bella e buona" esclama Guelfo, continuando ad opporsi all'idea: "Nessuno quanto me vuole morto Lord Wilhelm, probabile mandante dell'attacco a Flavigny e della morte di Lord Dillon: ma è una soddisfazione che intendo togliermi soltanto quando sarò certo che non ha più alcuna informazione utile da dare a me e alla causa per cui ho accettato di combattere... e per te dovrebbe essere lo stesso!".

A quelle parole, Loic interviene: "fatemi capire", esclama il più alto dei Navar, "Eric non intende entrare in quella torre fino a quando Lord Wilhelm non verrà giustiziato, e Guelfo desidera interrogarlo: nulla ci vieta di interrogarlo adesso, per poi giustiziarlo prima di entrare". Nicolas e Solice si dichiarano concordi a questa linea d'azione, così come Eric: Guelfo, dal canto suo, sottolinea che in questo modo si perderà comunque l'opportunità di ricevere chiarificazioni su quanto verrà eventualmente rinvenuto all'interno della torre, ma finisce comunque per accettare il compromesso.

L'interrogatorio e la morte di Lord Wilhelm

E' lo stesso Guelfo a svegliare Lord Wilhelm, ancora svenuto per via del duro colpo infertogli da Yesso, facendo uso del poco potere che gli resta. "Cerca di capire se quella torre contiene un frammento del libro di cui parla Guelfo", dice Loic a Solice: "a te non potrà mentire".
"Lord Wilhelm" esclama la paladina, "siete stato sconfitto insieme ai vostri uomini, e giudicato colpevole di crimini e oscure pratiche ai danni del vostro popolo e della chiesa della Luce".
"Chi mi sta accusando?" risponde con un filo di voce il signore delle Parole d'oro, ancora bendato, per poi scuotere la testa a seguito della risposta.
"I vostri uomini", continua Solice, "sono stati giustiziati secondo le leggi della chiesa: lo stesso destino attende ora voi. Tutto quello che resta dell'empietà di cui siete l'artefice è la vostra torre, nella quale è asserragliato l'ultimo dei vostri uomini e che è in procinto di cadere per mano nostra. Voglio che sappiate che abbiamo intenzione di bruciare quell'edificio con tutto ciò che esso contiene, e che l'unica cosa che ci impedisce di farlo è il sospetto che possa contenere qualcosa la cui distruzione non è auspicabile né per noi, né per voi stesso. Per questo motivo vi chiedo di rivelarci la sua presenza, in modo che tale oggetto possa comunque sopravvivere alla vostra disfatta".
Lord Wilhelm scuote la testa, limitandosi a pronunciare poche parole sprezzanti: "fate quello che ritenete giusto: bruciarla o meno non cambierà nulla". Le sue parole, apparentemente disinteressate, tradiscono comunque una punta di soddisfazione: Solice capisce che il signore delle parole d'oro ha tutto l'interesse a spingere il gruppo ad appiccare il fuoco alla torre.
"Lord Wilhelm, siete stato giudicato colpevole per le vostre oscure pratiche e condannato a sottostare al giudizio degli Dei: se avete qualcosa da dire prima che la sentenza venga eseguita, vi esorto a farlo in questo istante". Il nobile tace, accettando il suo destino.

L'idea di Loic

In quel momento a Loic viene un'idea: il giovane, forte della sua esperienza come boia, prende in disparte Guelfo ed Eric proponendo due possibilità per officiare l'esecuzione: la decapitazione, considerata più "rispettosa" e solitamente riservata ai nobili, e l'impiccagione, ben più umiliante, solitamente riservata a briganti, traditori e popolani. L'impiccagione sembra senza dubbio a tutti la più indicata per un personaggio indegno e crudele come Lord Wilhelm; Loic, soddisfatto del verdetto, torna da Solice per metterla a parte della sua trovata.
"Guelfo, Eric ed io siamo concordi nel voler impiccare questo miserabile in barba ai suoi privilegi dinastici: tuttavia, non mi stupirei se uno come lui fosse disposto a dirci ancora qualcosa pur di evitare di morire in modo meno ignobile. Valuta la possibilità di chiedergli ancora qualcosa, magari offrendogli in cambio una morte più onorevole e consona al suo rango".
Solice, impressionata dalla lucidità mostrata dal compagno in un momento così difficile, pensa a un modo per mettere in pratica l'ottima idea.
"Lord Wilhelm, la crudeltà delle vostre azioni e l'efferatezza dei crimini da voi commessi sono tali da mettere in discussione persino il vostro diritto di morire in modo consono al vostro lignaggio: intendiamo darvi la possibilità di ricevere un'esecuzione che non arrechi vergogna a quanto rappresentate a patto che almeno ora, in punto di morte, dimostriate di esserne degno".
Ancora una volta il signore delle parole d'oro risponde in modo sprezzante: "Chi siete voi per ricattarmi in questo modo? Con che diritto minacciate di mancarmi di rispetto, di negare il diritto dato dal mio sangue, di mettermi alla pari di un qualsiasi brigante popolano?"
"Conosco bene il giuramento che avete prestato al momento di ricevere la vostra terra", risponde Solice con convinzione, "e so che esso è stato infranto in più punti dalle vostre scellerate azioni: non siamo noi, ma lo stesso comportamento da voi tenuto in questi anni, a privarvi dei diritti riservati a un Feudatario del Duca. Ma so anche che nelle vostre vene scorre ancora quel sangue, ed è per questo che vi chiedo, in punto di morte, di mostrarvi degno di morire come si addice a un Lord".
Il signore delle parole d'oro tace per alcuni istanti: "cosa volete sapere", dice poi, con un sospiro.
Solice chiede e ottiene dettagli legati all'attentato organizzato contro Lord Anthony Keitel precedentemente scoperto da Frate Erwin subito prima del suo arresto ad opera di sir Kilian: Lord Wilhelm parla di almeno otto cavalieri, di cui sei maestri del vento, inviati nella baronia di Sarthe lungo la strada di ritorno da Krandamer con l'incarico di aspettare la carovana dell'erede al titolo baronale.

L'esecuzione di Lord Wilhelm Keitel e la presa della torre

La confessione in punto di morte garantisce al signore delle parole d'oro il privilegio della decapitazione. L'esecuzione viene officiata di fronte alla popolazione del villaggio a poche decine di metri dalla torre, in modo da dare la possibilità anche a sir Kilian di assistervi. A incaricarsi del compito è lo stesso Guelfo che, per incappucciare il condannato, estrae quello che sembra uno stendardo di colore scuro. Lord Wilhelm non può parlare, ma dalla smorfia che si legge sul suo volto dà l'impressione di riconoscerlo: si tratta del vessillo lasciato da Lord Albert Keitel a seguito della distruzione della signoria di Flavigny. "Lord Graham Dillon vi manda i suoi saluti", sussurra Guelfo all'orecchio del signore delle parole d'oro: un istante dopo il mago recide la testa di Lord Wilhelm con un singolo, preciso colpo.

Immediatamente dopo il gruppo fa il suo ingresso all'interno della torre: basta giungere al terzo piano per apprendere che il temuto scontro contro sir Kilian non avrà luogo: il cavaliere viene infatti ritrovato seduto su una sedia, con la gola recisa dalla sua stessa daga: l'ipotesi di suicidio verrà in seguito confermata dalla stessa Desiree. All'interno della torre vengono ritrovati numerosi incartamenti, tra cui:
  • una lettera firmata Amber-Rose Heins.
  • una lettera firmata Lord Wilhelm, in attesa di essere spedita.
  • una lettera anonima.
  • una lettera di Lady Gremilde.
  • una lettera di Lord Albert Keitel, indirizzata allo zio.
  • alcune lettere misteriose, firmate Ashley: nonostante la calligrafia infantile, vi è il sospetto che possa trattarsi della contessina Ashley Desyenne scomparsa molti anni prima durante un viaggio all'altezza dei territori della marca di Beid.
  • il diario di Lord Wilhelm: si tratta senz'altro del documento più interessante e compromettente, contenente numerosi riferimenti agli Sperduti, ai piani dell'Ordine Nero, agli eventi degli ultimi mesi e agli oscuri esperimenti condotti dal signore delle parole d'oro sui suoi stessi sudditi. All'interno del manoscritto vengono fatti inoltre numerosi riferimenti a nomi e luoghi appartenenti alla dimensione "esterna" visitata in sogno tanto da Benton quanto da Marielle, nonché dalla stessa Solice.
Guelfo visita a fondo lo studio di Lord Wilhelm, riuscendo a mettere le mani su due tomi che descrivono complessi esperimenti magici legati in qualche modo all'evocazione di sostanze appartenenti ad altre dimensioni: riesce inoltre a scoprire un nascondiglio segreto entro cui si trova il temuto frammento del Logaeth: analizzandolo, il mago si rende conto che il brano ivi contenuto è stato cancellato e riscritto più volte, sia pure con la medesima calligrafia.

Vengono inoltre rinvenuti:
  • un considerevole quantitativo di denaro (47 corone d'oro).
  • armi, armature e vari oggetti di pregio.
  • numerosi flaconi contenente miele nero che, stando al diario di Lord Wilhelm, venivano in parte somministrati ai due bambini presenti nella torre: il primo è il figlio della stessa nutrice, mentre il secondo sembra essere stato partorito da una Sperduta del posto imprigionata e studiata fino alla morte dal crudele signore.

A seguito della lettura del diario Loic si informa dei ritrovamenti di Guelfo, e interroga a più riprese il mago sulla portata delle ricerche extra-dimensionali di Lord Wilhelm e sui loro rapporti con gli eventi di Laon: in particolare il giovane sembra molto interessato a comprendere come sia possibile raggiungere la misteriosa dimensione descritta nel diario da luoghi molto lontani tra loro, come appunto Laon e le parole d'oro.

Il tentativo di fuga di Bob DelMontesque

Il 23 agosto si conclude poco dopo: Solice fa rapporto a Nicolas, ancora immobilizzato. Guelfo propone di allestire un campo molto vasto all'interno dell'accampamento dei maestri del vento, sfruttando la protezione offerta dalla palizzata ivi presente. Marielle Brò viene alloggiata all'interno della torre, mentre suo fratello Joshua Brò organizza insieme a Yesso i turni di guardia. Nessuno sospetta la presenza un altro, temibile avversario nascosto nell'ombra e pronto a colpire.

Durante il primo turno di guardia, Guelfo si accorge di un tonfo proveniente dal recinto che custodisce i cavalli appartenuti ai maestri del vento e agli altri occupanti della torre: si tratta certamente di Vladimir, il volontario di guardia a quella zona. "Allarmi!" urla il mago, cercando nel contempo di uscire dalla staccionata. Il giovane viene ben presto raggiunto da Joshua, ma dopo pochi metri in direzione del recinto i due subiscono il violento attacco di un misterioso aggressore armato di morning-star: Guelfo assiste impotente a una poderosa mazzata che si stampa sul petto di Joshua, mandandolo al tappeto e in fin di vita. "E' Bob! E' Bob DelMontesque!" grida il mago al resto del gruppo, che proprio in quel momento incomincia ad entrare in azione.

Bob DelMontesque mette in fuga Guelfo e raggiugne uno dei cavalli, tentando di portarlo lontano. Viene però raggiunto da Yesso, che ingaggia con lui un pericoloso scontro che si rivela ben presto senza speranze: il giovane volontario cade dopo pochi istanti, ferito alla gamba. Eric e Loic si armano rapidamente e si gettano a piedi all'inseguimento di Bob mentre Solice, scalza, raggiunge uno dei cavalli. Inizia così un lungo inseguimento che porta Bob, la paladina e i due Navar a diverse centinaia di metri dal campo. Nonostante l'oscurità e le asperità del terreno non vengono commessi errori di sorta, e l'ultimo superstite degli alleati di Lord Wilhelm Keitel non riesce a far perdere le sue tracce: Bob, raggiunta una strettoia, si rende alfine conto di non poter più scappare e accetta lo scontro affrontando a viso aperto i fratelli Navar. Eric schiva il colpo dell'anziano guerriero e risponde con il suo martello, che si stampa senza effetti sull'armatura di cuoio dell'avversario: il fuggitivo non può però far nulla contro il successivo attacco di Loic, che con un poderoso colpo di ascia oltrepassa la guardia e l'armatura aprendo sul ventre del suo avversario una ferita mortale. Bob DelMontesque abbandona la presa sull'arma e cade in un lago di sangue, ai piedi del più alto dei Navar.

Reclutamento

Parole d'oro, 24 agosto 517

La sconfitta di Bob Delmontesque, ultimo a cadere tra gli alleati di Lord Wilhelm, segna la fine del 23 agosto. Durante la notte Solice sogna per la terza volta le terre misteriose descritte all'interno del diario del signore delle Parole d'oro.

Ipotesi di divisione

Il giorno seguente, di buon mattino, il gruppo discute sul da farsi. Solice propone di dividersi in due gruppi:
  • il primo, formato da Guelfo, Solice, Nicolas e Desiree, diretto insieme ai contadini alla torre di sir André Navon con il compito di chiedere asilo per i profughi delle Parole d'oro;
  • il secondo, composto da Eric e Loic navar, diretto al salvataggio di Lord Anthony, reclutando eventualmente alcuni soldati mercenari disposti a prendere parte all'operazione di scorta del signore.
La proposta viene valutata positivamente da tutti, ma Loic non sembra essere molto contento all'idea di recarsi in battaglia senza la sua fidanzata, specie sapendo che ella si recherebbe proprio alla torre di sir André Navon: per questo motivo chiama in disparte Desiree e ha con lei una accorata conversazione nel corso della quale la convince a partire con lui. Desiree confida a Solice le sue nuove intenzioni, rassicurando la paladina sul probabile recupero dei feriti e anticipandole che avrà cura di spiegarle le modalità di trattamento necessarie.

L'obiezione di Loic

Non appena la notizia viene rivelata, Eric e Guelfo sente immediatamente la necessità di obiettare: il primo a parlare è proprio il fratello di Loic, che precisa subito di essere fortemente contrario: "la missione del nostro gruppo sarà molto rischiosa, e non credo proprio che riusciremmo a proteggerla da eventuali rischi: certo, il suo apporto come medico potrebbe rivelarsi molto utile, ma i rischi mi sembrano davvero troppi... e come se non bastasse, qui ci sono dei feriti che hanno bisogno di cure immediate. In ogni caso", conclude Eric, "rispetterò la decisione che prenderete: ma sappiate che non la condivido affatto".
Guelfo è ancora più diretto: "non mi sta bene per niente! Cos'è 'sto viaggio di nozze?"
Loic si mostra però convinto della sua decisione, contestando la valutazione del fratello, a suo dire esagerata, e poi rivolgendosi direttamente a Guelfo: "E' la mia fidanzata: con me sarà al sicuro. Inoltre, visto che affronterete anche voi dei pericoli, preferisco che venga con noi: voi sarete deboli e feriti, a farvi a pezzi bastano due guardie".
"Ma noi non andremo certo a cercare rogne", ribatte Guelfo: "... a differenza vostra".
"Di solito ci si salva meglio se li si va a cercare, i pericoli".
Guelfo scuote la testa: "ci sono dei feriti qui, che necessitano di cure".
Loic: "Lo scontro che dobbiamo fare noi potrebbe anche non andare bene: se temi per l'incolumità di tua sorella non preoccuparti, ci penserò io a tenerla lontana dallo scontro".
Guelfo: "Lo so che non vedi l'ora, lo so che tu sei lesto di piede...".
Loic (minaccioso): "Ma sono anche lesto di mano!"
Guelfo: "Lo so, perché sono ferito... per questo lo sei, in questo frangente".
Loic scuote la testa, mentre Guelfo continua a parlare: "Voi potrete contare sul medico di Lord Anthony, o su qualche altro conciaossa rimediato con i suoi soldi: noi non avremo nessuno. Inoltre, alcuni abitanti potrebbero ammalarsi della stessa malattia di Marielle. Persino Solice forse è contaminata da questa maledizione... Ci serve un medico: inoltre non voglio che mia sorella corra rischi inutili".
Loic: "I villici sono perfettamente in grado di badare alla maledizione... l'hanno fatto finora: capisco che sei preoccupato per tua sorella ma ti devi fidare di me, saprò risolvere il problema".
Guelfo: "Non mi fido per niente di te, e sai perché? Perché già molte altre volte in passato l'ho fatto, e hai messo in pericolo la mia stessa vita, la mia proprietà e mia sorella!".
Loic: "Senti chi parla... sei un ricercato!"
Guelfo: "Per colpa tua, pezzo di merda! E poi, perché devi decidere tu? cosa ne pensa Desiree?"
Loic: "Desy prova piacere a venire con me".
Guelfo: "E i villici? Ci ha pensato?"
Loic: "Mi ha confidato... di non essere insensibile alla problematica. Ma di aver valutato che possono fare anche a meno di lei".

Proprio in quel momento Desiree entra nella stanza in cui si sta svolgendo la discussione. "Che succede?" domanda la ragazza, avvertendo il clima teso e gli sguardi puntati su di lei.

Guelfo: "Questo idiota ha detto che vuoi abbandonare i villici: che non sei insensibile alla problematica, ma che provi piacere ad andare con lui. E' vero?"
Desiree, guardando Loic: "Cosa? QUESTO gli hai detto?"
Loic: "Gli ho spiegato come la pensi".

Desiree spiega a Guelfo che le dispiace molto per i villici, ma che ha deciso di assecondare le volontà del suo fidanzato: Guelfo le fa notare come Loic minimizzi le sue perplessità, attribuendole una concordia e un'autonomia decisionale che di fatto evidentemente non corrispondono al vero. E' soltanto dopo molti scambi che Guelfo incomincia a pensare che sotto la decisione di Loic e la titubanza di Desiree possa esserci qualcos'altro.

"Non ditemi che... E' colpa del fatto che dobbiamo recarci da André Navon", esclama il mago a un certo punto. "Ma certo, è così... In un momento come questo, in cui stiamo decidendo le sorti di un'operazione della massima importanza, tu, Loic, pensi alla tua gelosia nei confronti di sir André Navon!".
Loic: "Quello che penso io non ti riguarda: tu non sei stato in grado di proteggere l'onore di tua sorella la prima volta che hai messo piede da quelle parti, e di certo non la manderò nuovamente con te! Non vedevi l'ora eh, di portarla di nuovo li', di tramare alle mie spalle, di allontanarla da me..."
Guelfo: "Stai scherzando? Pensi che voglia fare questo, in un momento del genere?"
Loic: "Lo so benissimo cosa vuoi fare: ricordo bene cosa hai fatto a Laon soltanto pochi giorni fa, la tua chiacchierata amichevole con Peoh Blood!".
Il nome di Peoh Blood è ancora una volta sufficiente a mandare sia Guelfo che Loic su tutte le furie: "tu mi stai dando del pappone, e stai dando a mia sorella della puttana!", risponde amareggiato il mago. La lite prosegue per diversi minuti e si placa soltanto a seguito degli interventi di Eric, Solice e Nicolas che, cercando di placare gli animi, incominciano a proporre soluzioni in grado di accontentare tutti.
Nicolas propone di accompagnare Eric al posto di Loic, consentendo al più alto dei Navar di accompagnare Desiree, Solice e Guelfo a Navon: ma la proposta è destinata a cadere rapidamente, visto che entrambi i paladini sono assolutamente necessari per assicurare la legittimità della spedizione alle eventuali guardie che la carovana diretta a Navon potrebbe incontrare lungo la strada. Guelfo stesso si propone di andare al posto di Loic, ma così facendo il gruppo destinato al salvataggio di Lord Anthony sarebbe troppo debole; alla fine, sia pure molto a malincuore, si decide di aspettare un paio di giorni e di prendere una decisione una volta accertate le reali condizioni dei feriti:
  • nel caso in cui le condizioni di questi ultimi dovessero volgere al meglio Desiree potrà andare con Eric e Loic: Guelfo accompagnerà a sua volta quella spedizione, per aiutare i Navar a prendersi cura della sorella, mentre Solice e Nicolas si recheranno da soli a Navon.
  • nel caso in cui le condizioni dei feriti dovessero peggiorare, ci si atterrà al piano originario: Desiree resterà con loro e verrà a Navon, mentre Loic ed Eric partiranno alla volta di Lord Anthony.
Nel corso di quei due giorni di attesa, Eric Navar si recherà da solo ad Anthien per incominciare a reclutare qualche mercenario. L'appuntamento è fissato per il 26 agosto sera a una locanda di Victoire, poco distante dalle Parole d'Oro e sulla strada per la Baronia di Sarthe.

Anthien, sera del 24 agosto 517

L'arrivo di Eric ad Anthien avviene senza complicazioni: il giovane si reca immediatamente dall'amico Rupert Quays, trovandolo ancora una volta alle prese con problemi di "convivenza" dovuti alla sua possessiva fidanzata Tina, ancora in dolce attesa. La notizia che al più giovane dei Navar occorrono uomini in gamba è accolta da Rupert come un sorso d'acqua da un disidratato: la possibilità di abbandonare le responsabilità coniugali viene accolta con entusiasmo dal mercenario, che consiglia subito di fare tappa in una locanda situata poco fuori la città di Anthien: "si tratta di un posto dove potrai trovare molta gente interessante", spiega Rupert, "purché tu abbia i soldi per pagarla, ovviamente".

Il Secchio Rosso

E' la sera del 25 agosto quando Eric Navar e Rupert Quays si recano al Secchio Rosso con l'intento di trovare degli uomini disposti ad accompagnarli nel viaggio alla volta di Lord Anthony Keitel. La locanda è piuttosto affollata, ed Eric si rende subito conto che c'è solo l'imbarazzo della scelta: quasi ogni tavolo è occupato da individui dall'aspetto poco raccomandabile, molti dei quali muniti di arma al fianco; lo stesso oste, intento a scrutare vecchie e nuove conoscenze con il suo sguardo torvo, sembra oltremodo adatto al contesto. "Indicami qualcuno che possa essere interessante", chiede Eric al suo accompagnatore, che non si fa certo pregare: il primo ad essere segnalato al più giovane dei Navar è uno strano individuo, dall'aspetto trasandato e dalla corporatura massiccia, che si aggira per i tavoli come se stesse cercando qualcosa. La conversazione avviene poco dopo, qualche metro fuori dalla taverna.

Jiena Hlisken, lo smemorato

"Hum, salute a voi, messere". L'introduzione del primo tra i selezionati, che dice di chiamarsi Jiena, non è particolarmente incoraggiante; l'uomo dice di non ricordarsi molto del proprio passato e non dà l'impressione di essere particolarmente avvezzo a missioni rischiose: sembra però discretamente esperto nell'uso delle armi e, soprattutto, molto interessato alla proposta di Eric.
"Si tratta di un lavoro semplice ma piuttosto rischioso: i nostri avversari saranno uomini preparati, particolarmente ben messi sia come equipaggiamento che come esperienza sul campo. Si tratta di gente piuttosto "nota", e quindi non ci potremo permettere di fare prigionieri: la ricompensa sarà di una moneta d'oro adesso e altre tre a lavoro finito".
"Hum, d'accordo", annuisce Jiena.

Wayne Laux, il mugnaio

"Se c'è da spaccare qualche testa non mi tiro certo indietro, specie se c'è da guadagnarci qualcosa". Anche il secondo degli uomini che Rupert Quays chiama fuori a discutere con Eric accoglie di buon grado l'offerta del giovane, quasi incredulo di trovare tanta disponibilità per un incarico indubbiamente rischioso e spregiudicato.
"Ne sei certo? Le teste che dovremo spaccare non saranno di briganti o popolani, si tratta di gente vestita anche molto bene".
"Tanto meglio", risponde Wayne, alzando le spalle: "da come la stai mettendo sembra che il divertimento non mancherà di certo".

Brad Bellick e Jorge Saint-Bon

I successivi due mercenari segnalati dal buon Rupert si dimostrano un pò meno accomodanti dei loro predecessori: "aspetta un momento", interviene ben presto il più anziano dei due, che dice di chiamarsi Bellick: "voglio vederci chiaro su questa storia, prima di dirti che mi interessa". Eric fa del suo meglio per rispondere in modo evasivo alle domande del mercenario, ben presto spalleggiato anche dal compare, Jorge Saint-Bon; appare però chiaro che la paga, e specialmente l'anticipo offerto dal giovane, non vengono reputati sufficienti dai due per un'operazione come quella presentata, che sembra a entrambi estremamente rischiosa.
"Spiegaci ancora una volta perché dovremmo rischiare il culo", chiede insistemente Bellick; "sappiamo che non hai chiamato soltanto noi: ti abbiamo visto fare la stessa offerta anche al figlio del mugnaio e allo smemorato, poco fa: ma noi non siamo né fessi né impreparati come quei due idioti, siamo dei professionisti: tu pagaci quello che meritiamo e noi faremo quello che siamo stati addestrati a fare".
"Sono spiacente" replica Eric, preoccupato di dover mostrare troppo presto la reale entità della somma da lui trasportata: "l'anticipo è di una corona d'oro: il resto lo avrete a missione conclusa, insieme a qualsiasi cosa trasporteranno le persone che uccideremo, incluse le loro armi e il loro equipaggiamento: inoltre la persona per cui svolgeremo questo lavoro è molto influente, sono certo che troverà un modo per ricompensarvi ulteriormente".
La trattativa è lunga e faticosa ma alla fine Eric riesce a strappare l'assenso di Bellick, che si offre di trovare un altro elemento: "si tratta di un tizio che mi deve un favore: è uno in gamba, della vecchia scuola come me: ha qualche problema con le guardie di Anthien dal quale ho fatto in modo di sollevarlo, ma ha proprio bisogno di un lavoretto come questo per alzare un pò di grana e sparire subito dopo". Jorge Saint-Bon risponde invece che sarà in grado di fornire una risposta soltanto l'indomani: "prima di dirti di si, ho bisogno di sapere come la pensa la persona che cura i miei affari". Eric apprende pertanto che il mercenario è alle dipendenze di un misterioso mestatore di Anthien, che con tutta probabilità verrà informato dell'intera faccenda prima di dare il suo assenso: "sta bene" conclude alzando le spalle, costretto ormai dalle circostanze ad acconsentire.

Victoire, 25 agosto 517

Rupert Quays, Jiena Hlisken, Wayne Laux, Jorge Saint-Bon e Bellick si presentano di buon mattino, armati di tutto punto e pronti a partire. Con loro c'è anche uno strano individuo dalla testa pelata, alto e di corporatura massiccia, che dice di chiamarsi Ramm: non ha l'aspetto di un combattente eccezionale ma la mazza che impugna è indubbiamente molto vissuta, così come l'armatura. "questo è l'uomo di cui ti ho parlato", esclama con soddisfazione Bellick: "ha qualche rotella fuori posto", si affretta poi ad aggiungere ad Eric abbassando la voce, "ma fino a quanto resterà vicino a me farà tutto quello che c'è da fare".
Eric elargisce a ciascuno dei presenti il pezzo d'oro pattuito: "la paga di Ramm dalla a me", insiste Bellick: "questi soldi preferisco non portarmeli dietro, e lui non saprebbe a chi lasciarli: è meglio per entrambi che sia io a gestirli, poi con lui me la vedo io".

Una volta sbrigate tutte le pratiche relative alla partenza, il gruppo si incammina alla volta di Victoire. Nonostante le intemperanze del cavallo di Ramm, che dà l'idea di non essere molto avvezzo a cavalcare per lunghi tratti, la tabella di marcia viene rispettata: la locanda viene raggiunta quella sera stessa, in tempo per l'ora di cena.

Rissa in Locanda

Il clima festoso e scanzonato della locanda non impedisce al gruppo di mercenari guidati da Eric di sfogare la loro voglia di menare le mani: l'occasione è offerta da una procace cameriera che, dopo aver catturato l'attenzione di Bellick, commette l'errore di farsi trascinare sulle gambe di un secondo avventore dai modi tutt'altro che garbati: "potresti anche lasciarla in pace, adesso", è il commento di Bellick quando appare evidente che la cameriera non è più in grado di sottrarsi alle lusinghe del tavolo del suo rivale.
La risposta non tarda ad arrivare: "e per quale motivo dovrei farlo? Non certo perché me lo dici tu, nonno!"
"Dovresti portare più rispetto per gli anziani", si limita a rispondere Bellick, facendo credere di aver accusato il colpo.
"Come no, aspettavo giusto te per cominciare!" è il commento del suo interlocutore, che scoppia in una fragorosa risata insieme ai suoi compari; il clima allegro e gioviale non consente a nessuno di rendersi conto che quella goccia è sufficiente a far traboccare un vaso esageratamente piccolo... fino a quando non è troppo tardi.

La quiete dura fino a quando il gruppo finisce di cenare: Bellick è il primo ad alzarsi, subito seguito da Jorge Saint-Bon: quest'ultimo si reca in direzione del fuoco, dove un ragazzo sta facendo arrostire delle salsiccie, mentre il "nonno", con un boccale di birra in mano, si avvicina al "nipote" con passo incerto, simile a quello di un ubriaco. Non appena si trova sufficientemente vicino, Bellick decide di aprire le danze: con un poderoso calcio spezza una gamba della sedia del suo antagonista, ancora intento a bearsi della compagnia della cameriera seduta sulle sue gambe. Quest'ultima riesce ad evitare la caduta alzandosi di scatto, mentre il suo cavaliere rovina a terra, dove viene immediatamente raggiunto dal contenuto del boccale di birra. "Dannazione, stai attento!" esclama immediatamente il mercenario, cercando di spacciare il tutto come una goffa e accidentale caduta.
La reazione dei compagni del malcapitato è istantanea: due di loro, particolarmente grossi, si alzano all'unisono per fronteggiare Bellick, che li guarda con aria stupita: "che cazzo volete voialtri? Non vedete che m'è caduto addosso?"

La recita, pensata soprattutto per gli altri avventori della locanda, non ha ovviamente effetto sui due energumeni, che si affrettano ad afferrare uno sgabello. Bellick si mantiene sulle difensive per enfatizzare la sua condizione di vittima: subisce quindi il primo attacco parando lo sgabello dell'avversario più vicino, mentre l'altro gli viene lanciato addosso per frantumarsi contro la sua spalla destra senza troppi complimenti. Wayne Laux e Jiena Hlisken si alzano prontamente con l'intento di intercettare l'autore del lancio, rimasto senz'arma. Anche un terzo individuo appartenente al tavolo degli avversari decide di alzarsi, estraendo dalla tasca quello che sembra un pugnale da lancio: la faccenda comincia a diventare più grossa del previsto.

Bellick frantuma il suo sgabello addosso a quello del suo diretto avversario, per poi ricorrere a un tirapugni precedentemente infilato nella tasca: l'energumeno che lo fronteggia subisce un primo colpo, ma invece di cadere a terra prende un boccale e colpisce a sua volta il mercenario; un secondo colpo di Bellick gli provoca però danni ulteriori, tanto da costringerlo ad arretrare. Il secondo energumeno affronta a mani nude Wayne Laux: il figlio del mugnaio si dimostra lesto di piede e ingeneroso di mano, e ben presto riesce ad aver ragione del suo avversario. Jiena Hlisken tenta la fortuna con il terzo avversario che si rivela però un brutto cliente, scagliando non uno ma ben due pugnali ai danni dello "smemorato" e colpendolo alla gamba. Non appena Jiena cerca di aggirare il tavolo per raggiungerlo, il tiratore di coltelli decide di darsi alla fuga: in pochi istanti raggiunge una delle finestre della locanda, con l'intento di gettarsi all'esterno.

"Queste salsiccie mi sembrano pronte", commenta Jorge Saint-Bon prendendo un grosso spiedo di ferro dalle mani del ragazzo intento a prepararle: nel giro di pochi istanti il mercenario si trova a tu per tu con il "nipote" di Bellick che, rialzatosi, ha già iniziato a rivolgere la sua attenzione ai danni del suo aggressore originario. "Fossi in te non lo farei", è il commento di Jorge Saint-Bon: "se ti metti a fare l'idiota sarò costretto a colpirti, e penso proprio che non ti piacerà". Il suo interlocutore esita un istante di troppo: Bellick, ormai libero da avversari, lo abbranca saldamente da dietro.

"Guardiamo in faccia la realtà: avete voluto fare la voce grossa e avete fatto una figura di merda. Adesso potete aspettare l'arrivo delle guardie, che saranno ben contente di sapere che vi divertivate a tirare pugnali, oppure togliervi dalle palle... e in quel caso, per quanto mi riguarda, la faccenda finisce qui". Il "nipote" si guarda intorno, e alla vista dei compagni doloranti è lesto ad annuire: nel giro di pochi istanti il clima della locanda torna alla tranquillità originaria, consentendo al gruppo di tornare ai propri posti.
"Certo che potevi intervenire prima", è il commento rivolto da Bellick a Jorge Saint-Bon una volta calmate le acque.
"Mi sembravi pienamente in grado di tenerli a bada", è la risposta divertita di Jorge: "Piuttosto, la cameriera non sembra aver gradito il tuo spettacolo, a giudicare da come ti gira alla larga".

Nel frattempo, alle Parole d'Oro...

Le giornate del 24, 25 e 26 agosto vedono Guelfo, Loic, Desiree, Solice e Nicolas impegnati in numerose attività:
  • Solice consegna a Desiree una lettera rivolta a sir Steven deRavin, come introduzione alla storia che il gruppo gli andrà a raccontare e alle prove che verranno consegnate: il cavaliere non conosce il volto di nessuno dei componenti del gruppo che si recheranno in soccorso di Lord Anthony, e l'idea è che la lettera possa impedire equivoci di sorta.
  • Vengono somministrate le cure necessarie ai villici rimasti feriti a seguito degli scontri dei giorni precedenti, in particolare Joshua Brò e Yesso Bravo, gravemente feriti a seguito dello scontro con Bob Delmontesque: entrambi vengono curati da Desiree e, all'alba del 26 agosto, sembrano essere ormai fuori pericolo.
  • Vengono studiate e svolte le varie problematiche relative al viaggio imminente: i villici vengono aiutati a preparare le loro cose, mentre gli oggetti ritrovati nella torre di Lord Wilhelm vengono ripartiti tra i due gruppi nel seguente modo:
    • Tomi di evocazione e ricerche magiche: affidati a Guelfo.
    • Frammento del Logaeth: affidato a Nicolas, da portare a Chalard immediatamente dopo aver "posteggiato" i villici.
    • Diario di Lord Wilhelm: affidata al gruppo di Desiree, Loic e Guelfo, da portare a Lord Anthony per convincerlo del rischio che corre e della veridicità dell'operazione ai suoi danni.
    • Lettera di Lord Albert: affidata al gruppo di Desiree, Loic e Guelfo, da portare a Lord Anthony per convincerlo del rischio che corre e della veridicità dell'operazione ai suoi danni.
    • Lettera di Amber-Rose: affidata al gruppo di Desiree, Loic e Guelfo, da portare a Lord Anthony a supporto della precedente: la lettera contiene prove schiaccianti, diretta a Lord Wilhelm e cita espressamente i due cavalieri Steven e Leon.
    • Lettera di Lady Gremilde: affidata a Solice.
    • Lettera anonima: affidata a Solice.
    • Lettera di Wilhelm spedita ad Alain:' affidata a Solice.
    • Armi e armature dei maestri del vento e di Lord Wilhelm stesso: vengono utilizzate per equipaggiare i villici in caso di emergenza; quelle troppo riconoscibili vengono lasciate sul posto in quanto rischiano di essere pericolosissime se trovate dalle guardie di Anthien e di pregiudicare l'intera operazione.
    • Il "tesoretto" (47 corone d'oro): Loic prenderà 27 corone d'oro da utilizzare, assieme alla cassa comune (che dovrebbe contenerne altre 10/20) per reclutare i mercenari. Le restanti 20 vengono affidate a Nicolas e a Solice per comprare medicinali, materiale per le case, provviste e sfamare i villici durante il tragitto.
    • Flaconi di miele nero: Un flacone viene affidato a Desiree, mentre le restanti boccette verranno portate a Navon da Solice/Nicolas, nel caso ci sia da "disintossicare" eventualmente i bambini: l'intento è quello di consegnarle a Padre Gabriel.
    • Laboratorio alchemico: già smontato e messo su un carro, verrà trasportato assieme alla carovana a Navon e poi eventualmente a Chalard (o da padre Gabriel a Laon).
  • Il 24 agosto Guelfo, Solice, Desiree e Nicolas effettuano una prima visita esplorativa al tempio dei Maestri del Vento e, subito dopo, alla torre del lago dove sembra fossero tenuti gli sperduti prima di essere uccisi per ordine dello stesso Lord Wilhelm. Una seconda visita esplorativa verrà compiuta il giorno successivo e comporterà alcune scoperte tanto importanti quanto drammatiche, che getteranno nuove luci sulle sue oscure e misteriose attività svolte dall'ordine nero alle Parole d'Oro.
  • Il 26 agosto, poco prima di partire, Guelfo fornisce a Solice alcune informazioni sulla figura di sir André Navon e propone una linea d'azione volta a convincere il cavaliere ad aiutare il gruppo: si impegna inoltre a scrivere una lettera dettagliata, da consegnare a sir Navon in forma privata, in modo da rendere le cose più facili ai paladini.

Divisione

I piani dei ragazzi di Caen sono destinati a cambiare ancora una volta la sera del 25 agosto, quando Loic si reca nuovamente a cercare Desiree.

"Ci ho pensato molto a lungo in questi due giorni, e ho deciso che è meglio che tu non venga con noi: tuo fratello ha ragione, la mia idea di portarti con me è inappropriata". Desiree fa per rispondere, ma Loic la prega di aspettare fino al termine del suo discorso: "io non voglio influenzarti o costringerti a fare una cosa di cui non sei sicura: inoltre, credo di aver esagerato a volerti imporre sempre la mia presenza, a volerti tenere lontano da tipi come Navon. Io mi fido di te e so che non sarà dandoti più o meno libertà che ti terrò vicina o lontana da altri uomini, quindi ho deciso che è meglio che tu vada lì. Tra qualche settimana ci incontreremo ancora, e sono certo che il nostro rapporto ne uscirà persino rafforzato: e se così non dovesse essere beh, riusciremo a venirne a capo anche in quel caso. Credimi, non sono arrabbiato, anzi ti chiedo di comprendere come mi sento e di accettare senza riserve questa mia proposta. Del resto è proprio quello che volevi, no? Direi che non puoi proprio dì de no...".
Loic a quel punto si gira e fa per andarsene: Desiree ci rimane malissimo, e non esita a trattenerlo: "ma come... ho fatto tutto per..."
"Lo so, e ti sono grato di avermi dato retta: ma tuo fratello ha percepito che ti sentivi costretta, e lui ti conosce ancora meglio di me: e io non voglio che tu ti senta costretta, non sarebbe giusto: più di ogni altra cosa ti voglio contenta".
"Sei davvero convinto di quello che dici, Loic? Oppure lo fai soltanto perché lo ha detto Guelfo, perché non vuoi fare la parte del cattivo..."
Loic scuote la testa: "mi piaceva stare con te... ma Guelfo ha ragione, il piano originario è più giusto e in questo caso proprio non posso pretendere una cosa del genere, né da te né dagli altri".
"Ma io voglio venire! La situazione è cambiata adesso, i feriti non sono più così gravi..."
"Bella, ormai è così! Devi restare".
Così dicendo Loic si volta, allontanandosi a grandi passi: subito si imbatte in Nicolas, trovandolo intento a mangiare: decide quindi di scusarsi anche con il paladino per le incomprensioni maturate nei giorni scorsi, confermando il rispetto che prova per le sue vesti e ammettendo di aver esagerato. "Mi dispiace, è colpa del fatto che ho troppa apprensione per la mia fidanzata e questo a volte mi fa parlare un pò a sproposito". Nicolas annuisce. I due scambiano alcune parole e per la prima volta si trovano d'accordo su una cosa: su quanto sia poco saggio portare con sé donne alle quali si è in qualche modo legati.

Nel frattempo Desiree va a cercare Solice, ancora raccolta in preghiera nella cappella vicina al cimitero. La paladina è molto meravigliata nell'apprendere la notizia, visto che la soluzione di compromesso raggiunta con Loic le era sembrata in fondo persino migliore del piano originario: quando Desiree le chiede consiglio su cosa fare, Solice abbassa gli occhi: "non è una decisione che possa prendere qualcun altro: io posso dirti che serviresti in entrambi i gruppi, e che sei la più indicata per valutare quanto: purtroppo gli Dei impongono che sia fatta una scelta, ed è una scelta che spetta soltanto a te".

Guelfo, di ritorno dallo studio delle carte di Alfred Rosemberg, nota che sul volto di Nicolas è dipinta un'espressione particolarmente soddisfatta. Non fa neppure in tempo a chiedere al paladino che cosa sia successo che Loic lo raggiunge, portandolo in disparte per una nuova conversazione.

"Avevi ragione su Desiree: le ho appena parlato, dicendole che sia tu che lei andrete a Navon, come è giusto che sia. Ho capito di aver sbagliato ad insistere tanto, ho messo in crisi tua sorella ed è per questo che ha cominciato a dire a me una cosa e a te un'altra: non sapeva a chi dare retta, ma avevi ragione tu, doveva dare retta a te, e così sarà. E poi, parliamoci chiaro, lo sappiamo bene io e te che se le cose devono finire bene tra me e Desy finiranno bene, ma se devono proprio finire male beh, non sarà non facendole vedere André Navon che riuscirò a tenerla con me. Quindi adesso io e lei ci prendiamo questo periodo di riflessione, diciamo, anche se a lei non è gliel'ho messa proprio così: Desy verrà con te, tu le darai un'occhio e poi quando ci rivedremo tutti quanti faremo un pò il punto della situazione e vedremo dove siamo diretti".
Guelfo ascolta tutto quanto senza interrompere: "accidenti, Loic... Ecco perché Nicolas aveva quell'espressione... io pensavo che si fosse fatto Marielle!". Il mago non nasconde la sua sincera felicità per le dichiarazioni dell'amico, e si affretta a sottolineare quanto una tale disposizione d'animo lo faccia ben sperare per il futuro: "Loic, penso di doverti dire una cosa: se fai una frittata non è che si rompe un uovo solo... si rompono tutti: se questa è una frittata e noi siamo le uova, ci siamo rotti tutti. Ma le tue parole mi fanno capire che non tutto è perduto, e non so dirti quanto sia contento di sentirti parlare così: se ti mostrerai sempre così attento e consapevole tanto dell'importanza del nostro compito quanto dei sentimenti di Desiree, io non esiterò a benedire la vostra unione".

Loic parla poi con Solice, informandola della sua intenzione di tornare nuovamente al piano originario. La paladina scambia con lui qualche parola cercando di comprendere le motivazioni che hanno spinto Loic a cambiare idea e se il giovane sia ancora sereno e motivato nei riguardi della missione che dovrà intraprendere assieme al fratello, per poi acconsentire a sua volta. "Ho parlato con Nicolas", continua poi il giovane, "e gli ho chiesto di officiare una funzione dedicata ai nostri compagni che non ce l'hanno fatta: Ryan e Abel avrebbero voluto essere qui con noi, penso che glielo dobbiamo". Solice annuisce, molto contenta dell'idea: "quando si tratterà di ricordarli", aggiunge, "sarebbe bello che fossi tu a parlare: sono certa che Abel sarebbe contento di parlare con te ancora una volta..".

Nel frattempo Guelfo si incontra con Desiree, che non fa mistero dei suoi pensieri tormentati: "Loic ha cambiato idea, ma adesso io non sono più convinta!".
"Guarda, non avevo dubbi" ribatte Guelfo, abbozzando un sorriso: il mago spende poi diversi minuti a parlare con la sorella che, seppure titubante, finisce per convincersi della necessità di tornare, per il bene di tutti, al piano originario. Con queste convinzioni si presenta per la seconda volta al cospetto di Loic per comunicargli la sua decisione: "in gamba", sono le parole con cui Loic la saluta al termine della breve ma intensa conversazione.

La crisi di Desiree

La ragazza non prende bene il ripensamento del fidanzato ed è affranta e avvilita dalla scelta che lei stessa è costretta a effettuare: non potendo opporsi alle volontà dell'amato decide di sfogare la sua rabbia in un altro modo. Poco prima dell'inizio della funzione religiosa si reca nei pressi dei carri che contengono il laboratorio alchemico di Alfred Rosemberg e lo monta nuovamente al suo posto all'interno della torre.
Proprio lì, dopo essersi sfogata scagliando verso il muro alcune boccette vuote, Desiree mette mano agli alambicchi cercando di scacciare i mille pensieri che affollano la sua mente: l'oggetto del suo lavoro è una versione leggermente modificata della terribile sostanza prodotta dal Monaco e dai suoi seguaci: il miele nero.

Non molto tempo dopo viene raggiunta da Guelfo, che si trova di fronte allo strano spettacolo: "Desiree, cosa succede? la funzione sta per avere inizio: non hai intenzione di venire?"
Desiree scuote la testa, sforzandosi di mantenere alta la concentrazione: "ho iniziato un procedimento che non può essere interrotto: sarò lì non appena possibile".
Il mago scuote la testa, deluso dal comportamento della sorella: "è così che reagisci di fronte alla decisione di Loic? Non mi sembra il modo migliore... e poi, cosa stai facendo con quelle provette?"
"Il mio lavoro", risponde con convinzione sua sorella: "sono un'alchimista, ed è mio compito capire cosa si nasconde dietro queste miscele: non preoccuparti, so quello che faccio: fidati di me".
Il mago annuisce, uscendo dalla torre e recandosi alla funzione. Desiree termina il suo lavoro, per poi raggiungere il resto del gruppo soltanto poco prima del termine della cerimonia: più tardi, prima di addormentarsi, decide però di toccare con mano il risultato dei suoi sforzi e assaggia una punta del miele nero modificato prodotto. L'assunzione della sostanza provocherà in lei strane e contraddittorie sensazioni nel corso dei giorni successivi.

Parole d'oro, 26 agosto 517

Eric e Loic

Alle prime luci dell'alba del 26 agosto Loic parte dal villaggio delle Parole d'oro diretto verso Victoire: la giornata trascorre senza intoppi, e consente al più alto dei Navar di raggiungere la sua meta per l'ora di cena. Eric lo aspetta seduto a un tavolo della locanda insieme con i mercenari reclutati nei due giorni precedenti.
"Tu sei quello che doveva portare le donne?" lo apostrofa Brad tra un boccone e l'altro, riuscendo a farsi prendere subito in antipatia. Loic si siede a mangiare un boccone, presentandosi alla truppa e facendosi dare dal fratello qualche informazione sui loro nuovi "compagni": a metà della cena decide comunque di chiamarlo in disparte, per spiegargli le novità.
"E così siamo soltanto noi" constata Eric, una volta soli.
"Già, e a quanto pare non è una bella notizia, considerando che razza di individui ho potuto vedere".
Eric alza le spalle: "quelli ho trovato: comunque non dovrebbero essere male, la maggior parte di loro dovrebbe sapere il fatto suo".
Loic scuote la testa: "Il vecchio mi sta già sul cazzo: l'ho inquadrato subito, dev'essere un vero stronzo".
"Il problema non è il vecchio", spiega Eric, "ma l'idiota col botto che si porta dietro: comunque tu non ti preoccupare, ho un'idea per conquistarci la loro fedeltà".

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

Quello stesso giorno la carovana di villici parte dal villaggio diretta verso nord: il percorso che separa le Parole d'oro dal Miestwode è battuto da una strada poco trafficata che collega alcuni villaggi minori per poi dirigersi proprio verso Caen. Desiree fa del suo meglio per portare soccorso ai feriti e lenire il loro dolore: viene presa la decisione di non perdere tempo prezioso per tentare di coprire le tracce lasciate dalla carovana, preferendo concentrarsi sulla velocità. La prima tappa raggiunta è il villaggio di Flers, nei pressi del quale viene allestito l'accampamento.

Sarthe, 27 agosto 517

Eric e Loic

Quando Eric confida al fratelllo i dettagli della sua "idea", Loic va su tutte le furie: "Cosa? Vuoi pagare delle prostitute ai nostri uomini? Ma che cosa ti salta in testa!"
"Perché ti scaldi tanto? Secondo me è un'ottima idea per farseli buoni amici senza spendere troppo", risponde Eric, piuttosto divertito. "Certo, se non vogliamo che si insospettiscano dovremo sacrificarci e andare pure noi... ma non dirmi che dopo tutte queste settimane in compagnia dei paladini non ti va di distrarti un pò!".
Loic scuote la testa: "io sono fidanzato... non posso farlo! E poi cavolo, ma che razza di figura ci facciamo di fronte agli Dei? Con i soldi di Solice, poi! Non ci posso pensare..."
"Sono i soldi di Wilhelm, semmai", lo interrompe Eric. "E nessuno lo saprà mai: in fondo questa gente rischia di morire, il minimo che possiamo fare per loro è farli divertire un pò: se a te non va di venire non ci sono problemi...".
"Ci sono eccome!", esclama Loic: "ci manca solo che quel vecchio mi sghignazzi davanti per tutto il viaggio!".
"Vorrà dire che diremo che hai già dove andare in questa città", conclude Eric. "D'altronde qualcuno ci dovrà pur restare, con la cassa dei soldi... E' deciso allora: ci vediamo domattina!".

Jorge e Jiena accettano di buon grado l'invito di Eric: anche Ramm sembra molto interessato all'idea di mettere le mani addosso a qualche bellezza locale. La sorpresa arriva da Wayne Laux, che dichiara di non avere alcuna voglia di recarsi in una casa di piacere: "divertitevi pure, io me la risparmio", commenta scuotendo la testa e declinando l'invito. Il suo rifiuto scatena l'ilarità di Bellick e Jorge: "te l'avevo detto che quello mi pareva strano", esordisce il primo dando di gomito al compare, che scoppia a ridere.
Il nome della casa di malaffare è tutto un programma: Alla Rosa.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

Anche la seconda giornata passa senza grossi problemi: le condizioni dei feriti non consentono ancora di abbandonare i carri, viene pertanto deciso di mandare Paul qualche centinaia di metri avanti, per controllare in anticipo eventuali problemi lungo la strada; si dorme presso il villaggio di Tencin.

28-30 agosto 517

Eric e Loic

Il piacevole e insperato passatempo ottenuto a Sarthe rende tutti di ottimo umore: il viaggio prosegue fino alle porte della città di Rigel, dove il gruppo si trova di fronte a una strana situazione: tutti gli accessi alla città sembrano chiusi con l'eccezione di uno, che sembra estremamente ben sorvegliato. Eric, che non voleva farsi sfuggire l'occasione di poter contattare Julie e Quixote, prova ad avvicinarsi per saperne di più: quando Brad si offre di andarsi a informare accetta di buon grado. Il mercenario fa sfoggio della sua parlantina e riesce a strappare qualche informazione minore, che consegna poi non senza soddisfazione al suo datore di lavoro: "a quanto pare entrare in città è una pessima idea: controllano le facce e l'equipaggiamento di chi entra e chi esce, se ci dice male rischiamo di finirci intrappolati per giorni, in questo casino!". Eric decide a malincuore di abbandonare l'idea di entrare a Rigel e dice di accamparsi nei dintorni della città, tenendo gli occhi aperti.
Il 29 agosto si arriva ad una stazione di posa presso Lumière. Eric e Loic, accorgendosi che due case nei pressi della stazione sono bruciate, chiedono al capo cosa sia successo: vengono così a conoscenza di alcuni dettagli degli eventi che hanno portato all'incendio, descritti nella cronaca il passato che ritorna. "Sei paladini per scortare una vecchia?" è il commento di Bellick, che si prende a più riprese gioco del capo stazione raccontando che la vecchia non poteva essere altri che la madre del Capo della guardia civica della città di Rigel.
La meta successiva è il villaggio di Tyrallin, che viene raggiunto il 30 agosto: nel villaggio, che si trova al confine con il Ducato di Krandamer, tutto è pronto per attendere i nobili di Amer di ritorno dal grande palio delle Gilde e dei Clan.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

Il percorso continua senza sorprese fino alla fine del giorno successivo, giungendo nei pressi di Royelle. Durante il tragitto Desiree continua a prendersi cura dei malati, mentre Solice fa qualche domanda a Marielle per cercare di capire come poterle essere d'aiuto: in quella stessa occasione scambia qualche parola anche con Nicolas e Guelfo in merito alla faccenda dei sogni.
Le brutte notizie arrivano il 30 agosto quando Paul, di ritorno dal pattugliamento, informa Solice e Nicolas della presenza di tre cavalieri vestiti di bianco lungo la strada principale: stavolta non si tratta però dei maestri del vento ma degli uomini alle dirette dipendenze di Lord Albert Keitel: "sono membri della squadra dell'Aquila" mormora Guelfo non appena sente la descrizione del loro stemma: "sono i bastardi che hanno compiuto il massacro di Caen".
Solice, Nicolas, Guelfo e Desiree discutono sul da farsi: l'ipotesi migliore sembra essere quella di oltrepassare Royelle per poi dirigersi sulle colline senza dare indicazioni troppo precise sulla direzione che si intende seguire, preparandosi ad affrontare i cavalieri nel caso in cui dovessero seguire la carovana oltre il villaggio.

1-2 settembre 517

Eric e Loic

La sosta a Tyrallin continua senza avvenimenti particolari per i due giorni successivi: gli abitanti del Ducato di Amer giungono numerosi al villaggio, nella speranza di riuscire a intravedere i Nobili e i Cavalieri di ritorno dal Palio delle Gilde e dei Clan e di conoscere in anteprima i risultati dello scontro. Eric approfitta della pausa per ricordare ai suoi seguaci i termini dell'accordo: "come ormai avrete capito, il nostro compito è quello di proteggere uno dei Nobili di ritorno dal Palio. Non appena arriverà, io mi recherò a parlare con gli uomini della sua scorta per informarli dell'agguato e prendere accordi su come poterli aiutare: quando questo accadrà voglio che ciascuno di voi tenga gli occhi aperti per individuare qualcuno che volesse seguirmi, osservarmi o allontanarsi dopo aver compreso la situazione". Tanto Bellick quanto Jorge Saint-Bon fanno cenno di aver capito, così come Wayne Laux e Jiena Hlisken: il tempo trascorre a fare supposizioni sull'identità del Nobile misterioso.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

La presenza degli uomini di Lord Albert sulle tracce della carovana preoccupa non poco il gruppo: viene presa la decisione di proseguire il cammino sulle colline, cercando di dare agli inseguitori il minor numero di indicazioni possibili sulla direzione che si è scelto di seguire. Guelfo, Desiree e Nicolas decidono inoltre di recarsi a investigare a Royelle, lasciando Solice con gli altri. I tre finiscono nella stessa locanda scelta dai cavalieri, che si comportano in modo spavaldo e altezzoso con l'oste e con tutti i loro interlocutori; l'indomani mattina, di buon ora, i soldati di Albert si aggirano per il villaggio facendo alcune domande ai bottegai, per poi tornare sui propri passi abbandonando l'inseguimento.
I tre si riuniscono quindi alla carovana, e il viaggio riprende nel primo pomeriggio in direzione di Caen: Solice dichiara di aver sognato ancora lo strano luogo che popola gli incubi degli Sperduti e manifesta la sua intenzione di parlare con il parroco di Caen: Guelfo, Desiree e Nicolas vengono messi a parte dei propositi della ragazza, delle sue ultime esperienze oniriche e del "traguardo" raggiunto quella notte: il tentativo riuscito di portare nel "luogo" sognato il suo braccialetto, focalizzando su di esso i suoi pensieri prima di addormentarsi.

Desiree scambia qualche parola con la paladina comunicandole le sue incertezze in merito alla scelta di Loic e al ruolo da lei ricoperto all'interno del gruppo: Solice fa del suo meglio per rassicurarla: "Quella di Loic è stata una scelta difficile: ha scelto di rinunciare al suo desiderio di averti con sé in un momento per lui estremamente difficile per far sì che potessi dare il tuo supporto a Guelfo, a me e ai membri di questa carovana: dobbiamo dimostrarci all'altezza di meritare la sua generosità". La paladina cerca di ricordare a Desiree il contributo fondamentale che la ragazza ha dato e ancora dà ai progressi del gruppo, ma la sua interlocutrice sembra stranamente triste e sfiduciata.

Guelfo parla con Marielle per rivolgerle qualche domanda sui sogni da lei effettuati: nel corso della conversazione la ragazza confida al giovane la sua intenzione di regalare a Solice una camicia da notte ricamata sulla base di ispirazioni geometriche ricavate dai suoi sogni, nella speranza che lei possa accettarlo: Guelfo si accorge del profondo senso di deferenza che la ragazza ha nei confronti della sua compagna e le chiede di visionare il "regalo": osservando i disegni, il mago nota alcune inquietanti somiglianze con alcuni dei disegni rinvenuti nelle segrete della torre del lago; si reca quindi a cercare Solice, anticipandole la notizia del prossimo regalo. La paladina è molto colpita dalla notizia e si sente in imbarazzo all'idea di essere oggetto di un regalo così "sentito".

3 settembre 517

Eric e Loic

Il terzo giorno dopo il termine del palio la carovana di Amer giunge finalmente al villaggio di Tyrallin: a guidarla è il gruppo del Duca Sablin Desyenne, seguito dalle carrozze di tutti gli altri nobili di Amer e dai loro cavalieri. Eric si assicura della presenza del vessillo di Anthien: prima di recarsi a parlare con sir Steven deRavin decide di farsi coprire le spalle dai suoi mercenari; convoca quindi una piccola riunione, nel corso della quale rivela finalmente l'identità del nobile che il gruppo ha il compito di difendere.
"Lord Anthony, nientemeno!" esclamano quasi all'unisono Bellick e Jorge, mentre Jena e Wayne si mantengono in silenzio.
Eric si affretta a specificare che l'incarico di proteggere il nobile è tutt'altro che facile: "sappiamo per certo che ci sono degli assassini che hanno intenzione di farlo fuori... Si tratta di gente in gamba e molto preparata, e l'unica arma che abbiamo a nostro vantaggio è il fatto che non si aspettano la nostra presenza: per questo vi chiedo di tenere gli occhi aperti. Stasera mi recherò a parlare con uno dei cavalieri della scorta di Lord Anthony..."
"... E vuoi che noi ti copriamo le spalle", lo anticipa Bellick, "cogliendo sul fatto eventuali ficcanaso: non ce lo devi dire due volte, capo, consideralo fatto!": Jorge, Wayne e Jiena annuiscono con convinzione. Loic alza le spalle dubbioso, mentre Eric si accinge a prepararsi per andare.
Il colloquio con sir Steven deRavin
Fortunatamente il cavaliere di Lord Anthony sembra riconoscere il giovane, nonostante lo abbia visto soltanto per pochi istanti, molti giorni prima, nei pressi della locanda i tre galletti: fa quindi a Eric cenno di avvicinarsi presso lo steccato che cinge l'accampamento nobiliare.
Eric decide di non perdere tempo e di andare subito al sodo: "Lady Solice Kenson vi manda questa lettera: come potrete leggere, c'è un problema della massima urgenza che riguarda la salute di Lord Anthony Keitel; io, mio fratello ed altri uomini siamo venuti qui per aiutarvi a risolverlo".
"Come avete fatto a sapere queste cose?" Domanda sir Steven una volta letta la lettera. "E' evidente che siete stati alle Parole d'Oro: avete fatto irruzione?"
"Siamo stati costretti", spiega Eric, cercando di tagliare corto: "c'erano dei prigionieri che abbiamo dovuto liberare, e da cosa nasce cosa: la situazione era chiaramente sfuggita di mano".
Lo sguardo di sir Steven si fa via via più perplesso man mano che il giovane aggiunge particolari: "accadevano cose turpi proprio di fronte agli occhi degli Dei. Era davvero inaccettabile: Lord Wilhelm, preso da un raptus di violenza, voleva massacrare i suoi stessi villici. Devo dire che ce l'aspettavamo... E per questo è rimasto ucciso insieme ai suoi uomini: altri di loro, rimasti nella torre, sono arrivati a minacciare la vita di bambini innocenti... E infine un pò si sono suicidati, e un pò no: a questi ultimi ci abbiamo pensato noi. Credetemi, non avevamo scelta!". A riprova della sua storia Eric porge inoltre al cavaliere le lettere di Lord Albert, di Amber-Rose Heinz e il diario di Lord Wilhelm.

Sir Steven spende qualche minuto per leggere i documenti per poi alzare gli occhi, contrariato: "non posso certo raccontare a Lord Anthony una storia del genere... non senza altre prove".
"Le uniche prove che avrà oltre a quelle che avete in mano saranno le armi che impugneranno i cavalieri inviati a uccidervi", esclama Eric. Sir Steven deRavin annuisce: sembra chiaro che, sebbene il cavaliere sia consapevole della veridicità delle parole del giovane, convincere l'erede al titolo baronale non sarà altrettanto facile: Eric apprende che Lord Anthony ha piena fiducia dei suoi due fratelli, e che le stesse richieste di sir Steven sono riuscite unicamente a fargli modificare, per giunta a malincuore, il suo itinerario di viaggio.

"Stando così le cose", conclude Eric, "forse sarebbe meglio evitare di informare Lord Anthony del possibile agguato". Il cavaliere annuisce. I due si scambiano informazioni sull'entità delle forze a disposizione nei rispettivi gruppi e prendono accordi per scortare nel migliore dei modi il futuro signore di Anthien fino alla città Baronale: i mercenari al comando di Eric e Loic precederanno la carrozza nobiliare di qualche centinaio di metri nella speranza di intercettare gli aggressori e tenendosi comunque pronti a intervenire in caso di attacco alle spalle.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

Nel primo pomeriggio viene raggiunto il villaggio di Caen: il gruppo al completo si reca nella chiesa di Padre Diocleziano Hengels, dove incontra Robert Cuvier intento a stendere il bucato. Il sagrestano, dopo aver visto i paladini, si reca a chiamare il parroco.
"Salute a voi", esordisce Diocleziano: "ancora in giro, vedo".
Solice annuisce: "Padre", esclama poi, timidamente, "abbiamo bisogno del vostro aiuto. Io e il mio confratello stiamo compiendo un viaggio difficile, nel corso del quale ci siamo imbattuti in numerose manifestazioni del Male: il nostro percorso non ci consente di fermarci, e le persone che viaggiano con noi non hanno che noi come supporto alle loro preghiere. E' per il loro bene, e per svolgere la funzione che gli Dei hanno previsto per me, che vi chiedo umilmente di farmi dono di un oggetto che potrebbe rivelarsi importantissimo nella lotta contro l'influenza delle tenebre". L'oggetto di cui parla la Paladina è un aspersore per l'acqua santa, che intende portare con sé nei suoi sogni. Fortunatamente, Padre Diocleziano ricorda di averne uno in più: Robert Cuvier ha cura di dare il più vecchio a Solice, che ringrazia con un'offerta di una moneta d'oro.

3-7 settembre 517

Eric e Loic

La notte passa tranquilla. All'alba la carovana di nobili di Amer si dirige alla volta di Rigel, e il gruppo capitanato dai Navar si aggrega ai molti sudditi che seguono la processione. Bellick e Jorge ne approfittano per familiarizzare un pò con i fratelli, mentre Wayne Laux e Jiena Hlisken si mantengono piuttosto sulle loro. La notte del 3 settembre si pernotta presso Lumiére, dove vengono allestiti dei capannoni per il pernottamento degli illustri ospiti: il giorno successivo si arriva invece a Rigel, dove il gruppo di Nobili e cavalieri di ritorno dal Grande Palio viene ospitato direttamente a palazzo del Duca.
Nonostante gli indubbi segnali che qualcosa di molto grosso stia ancora per accadere le porte della città questa volta sono aperte, e visto che il cielo continua a minacciare pioggia Wayne Laux e Jiena Hlisken decidono di passare qualche ora in città: la taverna in cui si imbattono è la cantina di Clèlie, dove hanno modo di incontrare la (per loro) sconosciuta Mara che si trova lì insieme alla cameriera Estelle. I due scambiano qualche parola con quest'ultima e apprendono finalmente i motivi di tanta agitazione: si tratta dell'arresto di Lord Vernant, Consigliere del Conte di Rigel, condannato a morte dal feudatario con la grave accusa di alto tradimento (vedi cronaca il passato che ritorna).

Quando la notizia arriva alle loro orecchie i fratelli Navar la accolgono con una certa soddisfazione: è evidente che la missione affidata a Julie e Quixote è stata coronata da successo, e che il membro dell'Ordine Nero non sarà più in grado di nuocere. Anche Bellick e Jorge sembrano aver voglia di festeggiare, sia pure a modo loro: i due si recano presso uno dei tanti carri al seguito della carovana dei nobili dove avevano adocchiato delle prostitute, e spendono parte del denaro che si sono portati dietro in cambio di un pò di tempo in compagnia di due leggiadre e ben poco caste fanciulle.

La pioggia continua a scendere per tutto il giorno successivo, e la carovana nobiliare decide di fermarsi a Rigel per un altro giorno: il gruppo dei Navar decide quindi di passare il tempo recandosi in alcune delle locande che circondano il quartiere dei mercanti: a Bellick, che cerca consigli su dove passare la serata, Loic consiglia la locanda vicino alla caserma dei Paladini dove il gruppo è solito soggiornare durante le sue permanenze a Rigel (vedi cronaca i misteri dell'Ogham Craobh, che viene però accuratamente evitata da Eric e Loic. "Mi piacerebbe sapere cosa sta combinando nostra cugina", confida Eric al fratello: "d'altronde", aggiunge poi, "non possiamo certo farci vedere da sir Marcus in un momento del genere".
"Perché no?" risponde Loic: "conosciamo molti di quei paladini in fondo, potremmo semplicemente recarci lì per salutarli e poi, con una scusa, chiedere come se la passa Julie". I due fratelli ne parlano per un pò ma poi decidono di abbandonare l'idea, preferendo limitarsi a sentire le voci che girano nelle locande circostanti.

Il giorno successivo si parte alla volta di Godwin: questa volta è un'intera locanda ad essere messa a completa disposizione della carovana nobiliare, ormai in procinto di raggiungere la Baronia di Annecy. Il viaggio procede tranquillo, e l'unica preoccupazione minore è destinata a durare poche ore quando Lord Terence de la Fois scompare per qualche ora, per poi ricomparire insieme al suo cavallo: la repentina sparizione del Barone è vista da molti come un irrefrenabile impulso di cacciare, che a quanto si sa è una delle attività predilette dal nobile.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

I carri vengono abbandonati, e la carovana di profughi raggiunge la foresta del Meistwode: Guelfo e Nicolas fanno del loro meglio per guidare la spedizione attraverso l'interno, mentre Desiree e Solice si occupano di prestare ai feriti le cure necessarie. Per maggiori informazioni è possibile consultare il resoconto del viaggio dal 3 al 7 settembre.

8 settembre 517

Eric e Loic

Ad Annecy la carovana è accolta da una grande folla, che inneggia a gran voce i nobili e cavalieri di Amer: stendardi colorati e festoni vengono innalzati per festeggiare il ritorno del Barone di Annecy: a quanto pare, le notizie sui brillanti risultati da lui conseguiti al palio (vedi gli eventi del 517 relativi al palio) hanno preceduto di alcune lunghezze il loro protagonista.

La tappa forzata della carovana nobiliare costringe ancora una volta il gruppo dei Navar a una sosta forzata: si decide quindi di recarsi al grillo matto, la taverna dove il gruppo già aveva avuto occasione di recarsi in passato: Loic introduce il posto a Bellick e a Jorge, che accolgono con piacere l'idea di fare quattro salti: in particolare Bellick sembra molto lieto di fare la conoscenza di Nina, la camierera della taverna, che sembra riconoscere il più alto dei Navar: "mi ricordo di te!" esclama indicandolo, subito prima di preparare il tavolo: "e a dire il vero non sono sorpresa che sei in zona: tua sorella è passata di qui qualche giorno fa...". Loic capisce immediatamente che Nina si riferisce a Julie, e non esita a chiedere maggiori informazioni.
"Guarda", gli risponde la cameriera, "a me sembrava che si divertisse molto: ballava e si dimenava tutta contenta, in compagnia di quel... paladino, credo... no?"
Loic è molto sorpreso: "con il paladino, dici? Loro due da soli? E cosa faceva il paladino, ballava?"
Nina scuote la testa: "no, non ballava... ma sembrava divertirsi più dell'altra volta".
Loic raggiunge il fratello, e i due passano alcuni minuti a fare supposizioni sui motivi che avrebbero potuto spingere loro cugina a trovarsi al Grillo Matto in compagnia di un paladino. "E' sicuramente Lucius", afferma Loic, che sembra molto teso: "ma perché stavano da soli? Dov'è Quixote? Non capisco...".
Eric alza le spalle, divertito all'idea che il fratello si preoccupi per la virtù della cugina: "in fondo mi sembra normale... Magari c'era pure Quixote ma la cameriera non l'ha visto, oppure non è venuto: piuttosto, gli hai chiesto dove hanno dormito? Magari si sono fermati qui".
Loic si reca ancora una volta da Nina: questa volta però la cameriera lo tranquillizza rivelandogli che in fondo gli accompagnatori di Julie erano due, entrambi, a quanto pare, persone a posto: "potevi dirmelo subito!", esclama Loic con un sospiro di sollievo. Il giovane, tranquillizzato, spende il resto della serata danzando con Nina e corteggiandola in modo galante: la ragazza accetta di buon grado i complimenti, continuando comunque a svolgere il suo lavoro e senza concedere troppe libertà a Loic e agli altri avventori.

9 settembre 517

In conseguenza della tappa ad Annecy la carovana si separa ulteriormente: una ulteriore suddivisione avviene in conseguenza dell'ingresso nella Baronia di Nekkar, dove il seguito di Lord Anthony si separa dal gruppo del Duca, che continua a costeggiare il fiume, per salire in direzione della città di Nekkar e quindi di Anthien. Qualche ora dopo la strada raggiunge l'ingresso di una macchia di alberi, all'interno della quale si snoda in un gran numero di curve sinuose.

"E' il caso di stare in guardia", avverte Eric: "temo che l'attacco possa essere imminente". Il giovane decide di suddividere il gruppo in due tronconi, uno per lato: Rupert, Wayne e Jiena si occuperanno insieme a lui di controllare la sinistra, mentre Loic, Bellick, Ramm e Jorge si muoveranno sulla destra.
Il presentimento del giovane si rivela esatto: a qualche centinaio di metri dall'ingresso nella foresta il gruppo di sinistra scopre la presenza di un piccolo sentiero che si immette sulla strada, percorso da numerose orme e persino zoccoli.
"Potrebbe essere il luogo del loro nascondiglio", commenta Rupert: Eric annuisce, premurandosi di allertare anche l'altro gruppo. Pochi minuti dopo essersi lasciati il sentiero alle spalle la situazione precipita: l'aria viene squarciata dall'inquietante suono di un corno che non promette nulla di buono. I due gruppi fanno appena in tempo a raggiungere nuovamente i margini della strada prima di udire il chiaro suono di zoccoli che preannuncia l'arrivo una carica imminente: si tratta di sei cavalieri lanciati al galoppo, lancia in resta e coperti da pesanti armature. I loro scudi e i loro colori sono quelli della Baronia di Chalard, ma a Eric e Loic appare chiaro che si tratta soltanto di uno squallido e vigliacco travestimento volto ad incolpare dell'attacco il feudo rivale: i due fratelli preparano quindi i rispettivi gruppi alla battaglia imminente, aspettando il momento giusto per intervenire.

La fine dei Maestri del Vento

Man mano che i cavalieri si avvicinano, i dubbi sulla loro identità si diradano fino a svanire: Eric può contare cinque o sei Maestri del Vento accompagnati da due o tre soldati, probabilmente mercenari.

Bellick e Jorge sono i primi ad aprire il fuoco, mirando alla testa dei due cavalieri più prossimi al loro lato. Se il dardo scagliato dall'ex sergente non riesce quasi a scalfire la pesante celata del suo bersaglio, ben altra è la fortuna che arride al secondo mercenario: il primo dei Maestri del Vento vacilla, per poi cadere al suolo con un pesante tonfo.

Eric spara a sua volta: il dardo scaturito dalla sua balestra riesce a ferire il cavallo di un secondo maestro del vento, che salta a terra continuando a correre nella sua direzione sguainando la spada. Lo scontro è violento, ma al giovane avventuriero bastano pochi scambi per avere la meglio sul cavaliere: sir Roumald viene colpito prima al braccio e poi al ventre, e cade al suolo privo di sensi.

Anche Loic non tarda a dimostrare il suo valore: il più alto dei Navar approfitta della carica scriteriata degli avversari per scagliarsi con tutta la sua forza contro il cavallo a lui più vicino, che viene raggiunto da un poderoso fendente della sua ascia. Il suo Jean-Louis Nox riesce ad abbandonare l'animale rantolante prima di perdere l'equilibrio, ma la manovra fulminea non fa che ritardare la sua fine: raggiunto da Loic e circondato dopo pochi istanti anche da Bellick e Ramm riesce a parare soltanto il primo dei fendenti a lui diretti: "se ti arrendi muori facile!" gli urla Loic, subito prima di mozzargli un braccio con un secondo colpo d'ascia: il secondo maestro del vento cade ai piedi del giovane per poi essere finito dai colpi di Bellick e di Ramm.

I due Maestri del Vento alla testa dello schieramento si dirigono verso la carrozza di Lord Anthony, ma vengono intercettati dalla carica di sir Steven e sir Leon: la lancia sir David Kromka cozza contro lo scudo di sir Steven, riuscendo a sua volta parare il colpo a lui rivolto e a superare il suo avversario rivolgendo il suo cavallo all'indirizzo degli uomini di scorta al carro; un destino diverso attende sir Marcelus, le cui bianche vesti vengono fermate da sir Leon che lo colpisce duramente alla gamba, portandosi in vantaggio. Il maestro del vento viene però ben presto raggiunto da uno dei suoi alleati mercenari, costringendo il suo avversario a chiudersi in difesa e a cedere il passo.

Al centro dello schieramento, Wayne e Jiena subiscono l'attacco dei due cavalieri che compongono la seconda fila, uno dei quali veste il bianco dei Maestri del Vento. Entrambi non riescono a colpire il loro avversario, ma è Wayne ad accusare le difficoltà maggiori contro la spada di sir Thomas Baloun: il giovane viene colpito al braccio destro in modo invalidante e costretto suo malgrado ad arretrare. Il suo posto viene preso immediatamente da Rupert Quays, che riesce a tenere testa all'avversario fino a quando Eric, dopo essersi sbarazzato di sir Romuald, non arriva a finire il lavoro.

Mentre sir David Kromka si dirige a grande velocità verso la carrozza di Lord Anthony sir Steven viene raggiunto da un altro maestro del vento: si tratta di sir Morgan, una sua vecchia conoscenza (e non solo, vedi cronaca nella tana del nemico). La spada di sir Steven va più volte a segno, aprendo ampii squarci sul braccio e sulla gamba del suo nemico. Sir Morgan si difende, ma non può prevedere cosa il destino ha in serbo per lui: Bellick e Ramm piombano alle sue spalle, ancora sporchi del sangue di sir Jean-Louis Nox. Con un colpo di martello ben assestato l'ex-sergente sbatte al suolo il cavaliere, che viene subito raggiunto da Ramm: il brigante, in preda a una furia incontrollata, gli frantuma a colpi di mazza prima l'elmo e poi la testa.

A pochi metri di distanza sir Leon porta avanti il suo scontro con sir Marcelus, senza però riuscire ad avere la meglio sull'avversario. In suo aiuto giunge ben presto Loic, che compare a sorpresa alle spalle del maestro del vento: "morirete tutti come cani!" urla il giovane, spaccando con la sua ascia l'elmo e la testa del nemico.

Inseguimento

Sfortunatamente, ai due soldati addetti alla difesa della carrozza di Lord Anthony Keitel spetta un destino di molto peggiore: entrambi, a pochi secondi di distanza, vengono travolti dalla furia della carica di sir David Kromka, la cui lancia li trafigge a morte; un mano diversa provvede a riservare il medesimo destino al nocchiero, che viene raggiunto da un colpo di balestra proveniente dalla boscaglia. Proprio quando sir Kromka è in procinto di portare a termine l'assassinio sir Steven si lancia in carica verso di lui, chiamando a gran voce il suo nome. Il maestro del vento getta la lancia e sprona il suo cavallo, accettando di fatto la sfida.

Nel frattempo, sir Leon si getta all'inseguimento del mercenario che lo aveva precedentemente superato: quest'ultimo abbandona ben presto l'ipotesi di dare man forte a sir Kromka e sceglie di continuare a correre nella speranza di riuscire a portare a casa la pelle. Il cavaliere di Anthien è però deciso a non permettere la fuga dell'aggressore, e sprona il suo cavallo con l'intento di raggiungerlo e costringerlo a combattere.

Nel frattempo, dalla parte opposta dello scontro ha inizio un secondo inseguimento: il mercenario superstite, accortosi della mala parata, riesce a rompere la mischia con Jiena Hlisken e a voltare il suo cavallo con l'intento di darsi alla fuga. Eric tenta di impedirglielo, ma il soldato si mostra particolarmente abile e riesce a ridurre al minimo l'impatto del suo fendente sulla cavalcatura, lasciandosi lo scontro alle spalle. Il giovane chiede a Jiena e a Bellick di inseguirlo: i due mercenari non se lo fanno dire due volte, e in men che non si dica montano sui loro cavalli con l'intento di raggiungere e catturare il fuggiasco. Eric si incammina quindi alla volta della carrozza.

Jorge Saint-Bon, dopo aver sparato un secondo colpo di balestra, decide di dirigersi a difesa della carrozza. Loic lo vede e decide di seguirlo, e nel giro di pochi istanti diventa l'inaspettato testimone di una delle cadute più disastrose che si siano mai viste: il mercenario perde l'equilibrio davanti ai suoi occhi e rovina pesantemente al suolo, provocandosi ferite e lividi lungo entrambe le gambe (1-1-1 di atletica). Il giovane lo aiuta a rialzarsi per poi raggiungere insieme a lui la carrozza di Lord Anthony, dove lo attende un'altra sorpresa.

La follia di Ramm

A pochi passi dalla carrozza Loic riconosce la sagoma di Ramm: lasciato solo da Bellick, il brigante lo aveva infatti seguito in direzione della carrozza di Lord Anthony, per poi superarlo in conseguenza della caduta di Jorge.
"Ramm, vieni qua!" gli urla Loic, ma il brigante non sembra sentire ragioni e continua ad avvicinarsi alla porta della carrozza con fare sospetto. Pochi istanti dopo, Rupert Quays sopraggiunge sul posto: "hey, Rupert", lo chiama Loic sottovoce, "vedi se riesci a spiegare a quell'idiota che non deve fare casino". Il tentativo di Rupert di placare l'entusiasmo di Ramm ottiene però l'effetto opposto a quello sperato: "TU NON PUOI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE!" tuona il brigante, infuriandosi e allontanando il mercenario con uno spintone, per poi piantarsi a gambe larghe davanti alla porta della carrozza: "Dov'è Bellick!? Nessuno entra, esce o si avvicina alla carrozza finché non torna Bellick!".
La situazione resta incandescente per alcuni istanti, nel corso dei quali nessuno sa bene come comportarsi, per poi scemare man mano che la calma torna a sostituire la rabbia nella testa di Ramm.

A quel punto Loic lancia un grido rivolto all'interno della carrozza: "Pyros salvi Lord Benedict, Barone di Anthien, e il suo legittimo erede! I vostri cavalieri sono all'inseguimento dei sopravvissuti, seguaci di vostro fratello!".
"Chi siete? Qualificatevi!", esclama una voce stridula dall'interno.
"Siamo gli uomini che si sono messi al servizio di sir Steven deRavin: non dovete fidarvi di noi..."
"... Non c'è pericolo!", si affretta a rispondere la voce.
"... ci limiteremo ad aspettare il suo ritorno: e adesso non parlate più, perché potrebbero sentirci!".

Loic poi torna a rivolgersi a Jorge e a Rupert Quays: "tenete gli occhi addosso a quel deficiente" dice a bassa voce, indicando Ramm: "fate quello che serve, sparategli se necessario, ma non fategli fare altre cazzate".

La cattura di sir David Kromka

Il primo scambio di colpi tra sir Steven deRavin e sir David Kromka si rivela disastroso per il cavaliere di Anthony Keitel: non soltanto la sua spada non riesce a penetrare le difese del maestro del vento, ma un fendente molto maldestro (1-1-1 di spada in attacco) gli provoca un forte dolore al muscolo del braccio e lo costringe a perdere l'arma. Sir David Kromka sorride sotto la celata, e ne approfitta per sferrare un colpo ben poco cavalleresco all'avversario disarmato. Sir Steven riesce a schivare l'attacco e tenta una manovra disperata, protendendosi con il corpo su un lato del cavallo fin quasi a toccare terra nel tentativo di recuperare la lancia abbandonata dal suo avversario: la manovra riesce, e al cavaliere di Anthien non resta che compiere un largo giro per poi tornare alla carica lancia in resta.

Nel frattempo, sir Leon continua a inseguire il suo mercenario, che dopo qualche centinaio di metri si rende conto dell'impossibilità di seminare il cavaliere e decide di affrontarlo a viso aperto: lo scontro volge rapidamente a sfavore del cavaliere di Lord Anthony, che subisce numerose ferite alle braccia e alle gambe senza riuscire in alcun modo a portare a segno i propri colpi. Le ferite non riescono comunque a soffocare il grande coraggio di sir Leon, che decide di continuare a combattere fino al momento in cui si accorge dell'arrivo di sir Kromka inseguito da sir Steven: il cavaliere prende la decisione di bloccare con il suo cavallo la strada del maestro del vento, che ancora una volta non si fa scrupoli a colpire: sir Leon cade da cavallo privo di sensi, consentendo a sir Steven di sferrare un colpo che viene però attutito dalla pesante armatura del maestro del vento.
Solo contro due avversari, il cavaliere di Lord Anthony è comunque intenzionato di continuare lo scontro: nel corso dei minuti successivi, manovrando con il cavallo, riesce a resistere agli attacchi rivolti ai suoi danni e persino a portare a segno altri due colpi all'indirizzo di sir Kromka, senza però infliggere danni di rilievo.

Incurante dei colpi che si infrangono contro la sua armatura e deciso a catturare il leader della spedizione assassina, sir Steven si rivolge al mercenario, promettendogli salva la vita in cambio della sua fuga. Il soldato si avvede del prossimo arrivo degli alleati di Steven e decide di approfittare dell'opportunità, lasciando il cavaliere insieme a sir Kromka.
"Finalmente soli", esclama sir Steven all'indirizzo del maestro del vento: la risposta del suo avversario non si fa attendere. Le loro lame tornano a cozzare una, due, tre volte, per poi essere abbandonate quando il cavaliere di Lord Anthony tenta di spingere il nemico giù da cavallo gettandoglisi addosso. I due cavalieri cadono al suolo ed estraggono i pugnali, pronti a proseguire il loro duello mortale: sarà soltanto l'arrivo di Eric a separarli, immobilizzando il braccio di sir Kromka e consentendone la cattura.

Guelfo, Desiree, Solice, Nicolas (e 50 villici)

Al termine del giorno 8 settembre la carovana di profughi raggiunge alfine i confini della Baronia di Navon: il giorno seguente Guelfo si reca a parlare con sir André Navon, mentre Solice, Desiree e Nicolas aspettano insieme ai villici al riparo da occhi indiscreti: il cavaliere accetta di farsi carico del problema, prospettando a Guelfo la possibilità di utilizzare a tale scopo le rovine isolate di un gruppo di case a circa cinque chilometri dalla sua torre. L'offerta viene accettata di buon grado, ed è lo stesso sir Navon a raggiungere la carovana in sella al suo cavallo (7-7-7 di cavalcare) e a guidare tutti verso quella che sarà la nuova dimora dei rifugiati delle parole d'oro. Il posto viene raggiunto nella notte tra il 9 e il 10 settembre: in quell'occasione e nei giorni successivi il signore di Navon ha modo di parlare con Nicolas, Solice, Guelfo e Desiree e di farsi partecipe dell'obiettivo comune a tutti loro. Offre inoltre a Solice e a Desiree ospitalità presso la sua torre: la paladina ringrazia ma declina l'offerta, preferendo restare insieme ai profughi e aiutarli quotidianamente nell'opera di costruzione del villaggio, mentre Desiree accetta per meglio poter svolgere le sue ricerche alchemiche.

L'epilogo della battaglia

Il bilancio della battaglia è tanto oggettivo quanto spietato: l'ordine dei maestri del vento perde la sua terza e ultima battaglia, ed è ormai da considerarsi annientato. Eric e Loic pongono fine alle sofferenze dei feriti lasciando vivo soltanto sir David Kromka, affidato alle cure di sir Steven deRavin. Sir Leon Perineau viene curato da Wayne Laux, poi la carovana decide di muoversi il più velocemente possibile verso il gruppo di case più vicino.

A Rupert Quays, Brad Bellstein, Jorge Saint-Bon, Wayne Laux e Jiena Hlisken vengono regolarmente consegnate le corone pattuite. "Prendili tu", esclama Wayne rivolto a Jiena: "ne hai più bisogno di me". Bellick, dopo aver intascato la sua parte e quella di Ramm, si incarica di raccogliere e dividere il bottino: nel giro di qualche minuto i maestri del vento vengono spogliati di tutti i loro averi, che i mercenari si dividono equamente con l'eccezione delle loro medagliette, che Loic chiede e ottiene.

Eric, Loic e sir Steven scambiano qualche parola lungo il tragitto: i Navar giungono alla conclusione che la cosa migliore per loro è lasciare a sir Steven onori e onori di quanto accaduto: quello che i due vogliono assolutamente evitare è che Lord Anthony Keitel decida di portarli a Chalard una volta appresa la notizia della morte del fratello. Sir Steven asseconda di buon grado le loro volontà, e non manca di ringraziarli profondamente per l'aiuto portato.

Una conversazione ben diversa è quella che attende Brad Bellstein: l'ex-sergente viene raggiunto da Wayne Laux, ancora ferito al braccio per lo scontro appena concluso. "Per due monete", lo apostrofa l'ex-mugnaio, "combatteresti con me all'ultimo sangue?"
Senza neanche voltarsi, Bellick alza le spalle: "che diavolo vai dicendo? Sei ferito, non puoi neppure reggere l'arma".
"Rispondimi", insiste il suo interlocutore: "lo faresti?"
"Ascolta, ragazzo", dice a quel punto l'ex-sergente, voltandosi: "cos'hai che non va? Pensavo ti avessero colpito al braccio ma a quanto pare ti dev'essere arrivata qualche mazzata anche alla testa, perché stai dicendo un bel mucchio di cazzate: sei ferito, ti sei messo in tasca un discreto gruzzolo... che significa questa cosa?".
"Voglio vedere cosa succede" risponde Wayne con convinzione: "mi piace. Voglio un duello divertente, ma se tu hai paura non fa nulla".
Bellick comprende che il giovane è alla ricerca di un suicidio onorevole, magari con l'arma in pugno: non sapendo come comportarsi, e nel tentativo di dissuadere temporaneamente il suo interlocutore dal folle proposito, decide di fargli una proposta diversa.
"Sentimi bene, ora: io tra qualche giorno sarò in viaggio verso Krandamer: se proprio non hai di meglio da fare puoi venire con me: quando sarai guarito prometto che, se vorrai ancora batterti, lo farò io, o qualche altro mercenario che vive da quelle parti. Altrimenti puoi chiedere a qualcun altro tra questi disgraziati qui, magari ne trovi uno a cui va di alzare due corone ammazzando di botte un ferito...".
Wayne scuote la testa: "mi piaceva il tuo stile: e poi Jiena non lo farebbe".
"E allora vieni con me, e poi si vedrà".
"Va bene", annuisce alla fine Wayne: "in fondo se mi sgozzerai nel sonno sarà lo stesso".

Ritorno a Chalard

Raggiunte le prime fattorie il gruppo si accinge a separarsi: la decisione di Eric e Loic arriva però alle orecchie di messer Mortimer Malaussene, segretario personale al servizio di Lord Anthony Keitel, che cerca con insistenza di scoprire chi siano i salvatori del suo signore. Forte della sua posizione chiede e ottiene di poter parlare con i Navar, ai quali rivolge una serie di domande piuttosto sospette: la foga del segretario di ricompensare tutti i protagonisti della vicenda, promettendo addirittura titoli e terre, viene interpretata come una forte curiosità di conoscere la loro identità. Non riuscendo a far breccia con Eric e Loic, messer Malaussene gioca la stessa carta con Bellick e con Jorge Saint-Bon, senza però ottenere risultati di rilievo: Jorge in particolare si insospettisce moltissimo e più tardi, consultandosi con Eric e Loic, arriva al punto di proporre ai Navar di finanziarne l'assassinio "tanto per stare più tranquilli".

La missione di Jorge Saint-Bon

Loic accoglie di buon grado l'idea di Jorge, ma Eric si mostra però contrario all'ipotesi rendendosi conto di non avere in mano prove certe della colpevolezza del segretario: "se gli capiterà qualcosa di certo non piangeremo, ma non intendiamo pagare affinché questo accada". Jorge decide in ogni caso di interessarsi del problema, e si ripromette di spendere i giorni successivi per seguire la sua potenziale vittima e sincerarsi della sua malafede, per poi eventualmente provare ad ucciderlo. Le prove sono destinate ad arrivare pochi giorni dopo, quando lo stesso segretario offrirà a Jorge due monete d'oro per indagare sull'identità di Eric e di Loic: il mercenario decide di prendere il denaro, ma con una disposizione d'intenti ben diversa.

Dintorni di Nekkar, 10 settembre 517

Dopo aver pernottato alla stazione di posta del buon risveglio, Eric e Loic continuano il loro viaggio verso Chalard. La presenza di guardie e soldati del barone fin dal ponte sul fiume Duras carica i fratelli di un cattivo presentimento, destinato a concretizzarsi al loro arrivo in città: una delle guardie rivela loro che tre giorni prima padre Richard Grimaud è stato assassinato durante la celebrazione di una funzione religiosa, e che soltanto poche ore dopo il ricetto dei paladini di Noyes è stato attaccato da una trentina di soldati, provocando numerose altre morti. Preoccupati per le sorti di Padre Lorenzo Quart e degli altri Eric e Loic si affrettano a raggiungere il monastero, dove hanno modo di scambiare qualche parola con una veste bianca di loro conoscenza, Michael: è lui a raccontargli nuovamente l'accaduto, a mostrargli i danni subiti dalla struttura e, soprattutto, a condurli da Julie, la quale aveva fatto ritorno soltanto due giorni prima (a conclusione degli eventi narrati nella cronaca il passato che ritorna).

Il racconto di Julie

Julie è felicissima di rivedere i suoi cugini sani e salvi e passa la serata in loro compagnia: i Navar raccontano delle imprese compiute alle parole d'oro e contro i maestri del vento e apprendono le novità relative a quanto accaduto a Rigel (vedi cronaca il passato che ritorna): "ecco come mai la città era così movimentata quando ci siamo passati!", esclama Loic. I tre discutono poi sulle modalità dell'assassinio di padre Grimaud: Julie racconta l'evento nello stesso modo in cui l'ha appreso: il sacerdote si trovava in chiesa quando a un certo punto è crollato al suolo, trafitto da un dardo di cerbottana avvelenato. "E' chiaramente opera di Parrot Shaft!" esclama Loic, ricordando ancora l'odiato assassino di Nickel. Julie annuisce tristemente, ancora scossa a seguito del lungo racconto da lei fatto in precedenza ai paladini di Rigel in merito alla morte della bambina.

Julie informa i Navar che il figlio del barone, Lord Peter Grimaud, si trova attualmente in perlustrazione dei confini della baronia con una squadra di uomini tra i quali vi sono anche Bernard d'Aleavar e Lucius Mahen, i due paladini della Fortezza dell'Ultimo Sole in precedenza incaricati di riportare Julie a Chalard. Diana rivela anche di aver inviato un messaggero con un messaggio urgente a Padre Lorenzo Quart, pregandolo di tornare al più presto: Eric e Loic si offrono per andare incontro al paladino, preoccupati che i trenta soldati vogliano provare a finire il lavoro uccidendo il comandante della fortezza. Diana è d'accordo, e i due decidono di partire l'indomani in mattinata.

Dintorni di Chalard, 11-12 settembre 517

Padre Lorenzo Quart viene intercettato da Eric e Loic a qualche ora di distanza dalla città di Neige: con lui viaggiano anche Youri e Karen. Il Guardiano del Tempio racconta sommariamente dell'attacco subito dal convoglio dell'inquisizione (vedi cronaca attacco all'inquisizione), per poi essere aggiornato da Eric e Loic delle numerosissime novità relative a Rigel, alle parole d'oro e alla fine dei maestri del vento. "Lord Wilhelm non è più un problema", esclama con soddisfazione Loic al termine del racconto.
"Non pensavo che oggi avrei ricevuto delle buone notizie!" commenta soddisfatto Padre Quart, riuscendo per qualche istante a distogliere i suoi pensieri dai lutti occorsi a Chalard.

I due cugini si aggregano al gruppo di Padre Quart, che torna di gran carriera verso Chalard. Il 12 sera si pernotta nuovamente presso Neige, e in quell'occasione Eric e Loic scambiano qualche parola su uno dei loro argomenti preferiti: l'ambiguo e misterioso rapporto di "amicizia" che lega Karen a Padre Lorenzo Quart.
"Tu dici che..." chiede Loic a un certo punto, perplesso.
"Scherzi?", dice Eric: "secondo me è da stupidi non pensarlo. Secondo me Quart...".
"Tu dici così, ma non hai prove...", continua Loic.
Eric scuote la testa: "forse... o forse non ho prove di cui posso parlarti".
Loic decide di non credere alle allusioni del fratello, ma si impegna comunque a scambiare qualche parola con Karen, che accetta di buon grado la conversazione; poi, a sera vengono organizzati i turni di guardia.
"Che ti avevo detto?" esclama Eric con aria trionfante, dopo aver appreso che i due "vecchi amici" faranno lo stesso turno di guardia: "ormai direi che non c'è più modo di dubitarne". Loic si trova costretto ad annuire, ma si ripromette di fare maggior chiarezza su un dubbio che ormai lo assale in modo sempre più forte.

Chalard, 13 settembre 517

Il 13 settembre sera viene nuovamente raggiunta Chalard: lì il gruppo si incontra con Guelfo e Nicolas Long|Nicolas]], che erano partiti da Navon due giorni prima, e con Bernard e Lucius, tornati dalla perlustrazione operata dal figlio del barone rivelatasi purtroppo non molto efficace. Quella sera tutti vengono aggiornati sulla situazione attuale: padre Lorenzo Quart convoca sia i paladini di Rigel che i membri del gruppo, con l'intento di farsi raccontare i risultati compiuti. Nel corso della lunga conversazione chiede anche di Solice, rimasta a Navon assieme a Desiree per prendersi cura dei profughi delle parole d'oro.

"C'è un motivo ben preciso per cui vi ho chiamati qui", esclama poi Lorenzo Quart, prendendo la parola. "Il colpo che abbiamo inferto ai nostri nemici è stato molto forte, ma la loro risposta ci mette in una situazione di grande pericolo: la morte di padre Gremaud ci priva non soltanto del suo apporto spirituale e delle sue conoscenze, ma anche dell'unico vero legame che avevamo con gli altri rami della Rosa: come sapete, la nostra confraternita segue delle regole molto rigide che ne garantiscono la sopravvivenza, e la sua struttura è stata costruita in modo da consentire alla pianta di sopravvivere anche quando una delle sue radici viene tagliata: Padre Grimaud era il solo a conoscere l'identità di alcuni degli affiliati che operano al suo stesso livello altrove, e con la sua morte rischiamo di finire isolati. Per questo motivo", prosegue Lorenzo Quart, "è di vitale importanza raggiungere l'unico contatto che ancora conosco: il suo nome è sir Bruno Malade: è un tipo strano, un cavaliere un pò scalcinato che ha ereditato dal padre i colori di Annecy...".
"... e qualcosa mi dice che non siamo i soli a volerlo andare a trovare", commenta Loic.
Padre Quart annuisce gravemente: "il prigioniero catturato in occasione dell'attacco a Chalard ci ha confessato che il comandante li aveva avvertiti di una possibile deviazione: sembra che si trattasse proprio di svolgere una missione al confine tra Chalard e Annecy, esattamente nel territorio dove dimora questo cavaliere".
"Un momento", esclama Guelfo: "dovremo affrontare quei trenta soldati?".
Padre Quart scuote la testa: "affrontarli a viso aperto è una cosa che andrà senz'altro evitata: il vostro compito è di raggiungere sir Bruno prima di loro... o nel peggiore dei casi di sottrarlo alle loro grinfie".
"Non sarà facile arrivare prima", interviene Eric, "visto che sono partiti già da qualche giorno".
Padre Quart annuisce: "è vero, non sarà facile, ma anche loro avranno avuto i loro problemi: molti di loro erano feriti, inoltre hanno dovuto perdere del tempo per nascondere le loro tracce. Infine", aggiunge il paladino, "sir Bruno è uno che sa vendere cara la pelle. Comunque non andrete da soli: intendo chiedere a Bernard e a Lucius di venire con voi".

La notizia che i due paladini di Pyros prenderanno parte all'impresa rincuora molti dei presenti: la partenza è fissata per l'indomani.
La notte passa tranquilla, con il gruppo che dorme insieme agli uomini di Padre Quart nel collegio anziché nel ricetto dei paladini. Loic approfitta dell'insolita collocazione per scambiare qualche altra parola con Karen, che non si fa mistero di spiegare le motivazioni della scelta per poi augurargli la buona notte.

Chalard, 14 settembre 517

Prima di partire, Bernard chiede a Padre Lorenzo Quart informazioni in merito alla catena di comando prevista dalla missione: "Karen è a capo del gruppo", taglia corto il paladino. Bernard annuisce, contento di avere un punto di riferimento ufficiale nonostante sia fin troppo al corrente del regime di "democrazia" solitamente adottato dal gruppo.

Guelfo chiede a Julie di portarlo da Jacob, il fratello di Nailah da qualche mese accettato presso il collegio dei padri di Noyes: Julie lo conduce dal ragazzino, e il mago ha l'occasione di scambiare qualche parola prima con lui e poi con l'amica.La strada verso la Fortezza Sfortunata si sviluppa verso est, in una parte della baronia di Chalard situata al di fuori delle rotte commerciali e in gran parte deserta: Bernard e Karen fanno del loro meglio per seguire le tracce dei soldati autori dell'attacco a Chalard, rese ben poco evidenti dalla pioggia dei giorni precedenti e dalla conformazione del terreno. Nel pomeriggio si raggiunge un bivio che porta a sud verso la baronia di Keib, dove si ipotizza che possano essersi rifugiati i feriti lasciando ai cavalieri ancora in forze il compito di prelevare sir Bruno Malade. Non molto tempo dopo, proprio quando il gruppo è in procinto di cercare un posto dove accamparsi, Julie e Karen avvistano alcuni uomini all'orizzonte. Il timore che possa trattarsi di una retroguardia degli uomini di Lord Albert spinge il gruppo a nascondersi tra i folti cespugli ai margini della strada, caricando le balestre. La precauzione si rivela però essere presto inutile quando i misteriosi uomini si avvicinano proclamandosi soldati al servizio del signore di Enfer, ed intimando di venire fuori con le mani bene in vista.

L'arrivo a Enfer

Bernard, Lucius e Karen escono dal loro nascondiglio per andare incontro al comandante della guarnigione, che si presenta come messer Max Dallah: le speranze dei tre di convincere il soldato a far proseguire il gruppo si infrangono di fronte alla rigidità del loro interlocutore che, forse insospettito dal numero di armi trasportate dai ragazzi di Caen e dai Paladini, preferisce portare tutti quanti alla fortezza di Enfer. "Non siete i primi che becco su questo sentiero", afferma con convinzione Max Dallah: "giusto ieri ho catturato un soldato molto sospetto, che mi ha raccontato una storia ancora meno convincente della vostra".
Una volta giunti alla fortezza Max Dallah si mostra per la seconda volta molto scrupoloso, chiedendo a gran voce che vengano consegnate tutte le armi: subito dopo, non contento, svolge personalmente una profonda ed accurata perquisizione per assicurarsi che nessuno abbia nascosto qualcosa tra gli abiti. I modi poco virtuosi con cui il soldato perquisisce Desiree e Julie sono la goccia che fa traboccare il vaso per la pazienda di Guelfo che, stufo dei modi del comandante, decide di intervenire: "spero che questa scrupolosità che mostri nel perquisire le dame non nasconda una imperizia con la spada in pugno", esclama d'improvviso.
"Sono pronto quando vuoi a mostrarti che non è così", lo apostrofa Dallah di rimando, sicuro di sé.
"Molto bene: cosa ne dici di domattina?" risponde Guelfo, rendendo palese il suo intento.
Il comandante della guarnigione accetta la sfida, dando al giovane mago appuntamento per l'indomani mattina sotto un pergolato nel giardino della fortezza. Conduce poi il gruppo in quelli che saranno i loro alloggi per la notte: tre stanze non molto confortevoli che si affacciano ai lati di un corridoio dall'aria spettrale.

A Bernard e a Lucius viene concesso di poter presentare la loro versione dei fatti al cospetto del signore, che ascolta la loro storia seduto su uno scranno al centro di un'ampio e decadente salone. A parlare è Bernard: "Siamo in missione per conto della Chiesa di Chalard: per noi è fondamentale non perdere tempo, stiamo inseguendo dei criminali autori di un attacco proditorio e omicida ai danni di un importante monastero dedito al culto di Kayah".
Il signore annuisce, pur senza nascondere un certo fastidio: richiede di vedere gli incartamenti trasportati dal paladino e poi prende a sua volta la parola confermando la presenza del prigioniero nelle segrete: stando al racconto del signore, ai Paladini sembra quantomai probabile che possa trattarsi di uno dei membri della famigerata Squadra dell'Aquila, gli uomini scelti al servizio di Lord Albert autori del massacro di Chalard. Bernard continua a esporre le sue ragioni, riuscendo a strappare al signore di Enfer l'autorizzazione di poter parlare con il prigioniero l'indomani.

Vista la situazione si decide di non svolgere i turni di guardia: Lucius ha una breve discussione con Loic, nel corso della quale confida i suoi sentimenti nei confronti della cugina e chiede formalmente il suo benestare per potersi fidanzare con lei. Loic acconsente, prendendosi anche l'incarico di parlarne con Eric l'indomani. La notte trascorre tranquilla, turbata soltanto dai sinistri rumori che contraddistinguono i corridoi della fortezza di Enfer: soltanto Guelfo ha difficoltà ad addormentarsi, teso per via del duello che lo attende la mattina seguente.

Enfer, 16 settembre 517

La giornata inizia di buon mattino: tutti si preparano velocemente per poi incontrarsi giù nel giardino, dove Max Dallah attende Guelfo con la spada in pugno.
Il comandante della guarnigione sembra allegro e riposato: "vediamo di farla finita presto, che oggi ho molte cose da fare".
"Farò il possibile per renderla una cosa veloce", risponde Guelfo.

Mentre i due sfidanti prendono gli accordi di rito Loic avvicina suo fratello per metterlo al corrente delle intenzioni di Lucius: "non è male come notizia... abbiamo anche l'occasione di togliere nostra cugina dalla strada".
"Dalla strada?!" si stupisce Loic.
"Ehm... intendo dire, dai pericoli", puntualizza Eric.
Loic annuisce. "Ma di Lucius, cosa dici? Voglio dire... che te ne pare, come lo vedi".
"Ti dico... c'è qualcosa di lui che non mi convince. La faccia, ad esempio, ecco quella non mi convince", confessa Eric aggrottando la fronte.
"Quelli non sono certo affari nostri: e sia allora, è deciso", conclude Loic, soddisfatto per aver risolto la faccenda.

Il duello tra Guelfo e Max Dallah

Le due parti si accordano per un duello al meglio dei tre colpi, che sarà disputato in spada e in armatura: i componenti del gruppo non possono non notare la splendida spada impugnata dal comandante della guarnigione di Enfer, che sembra decisamente sovradimensionata per stile e valore al suo proprietario.
  1. [G.Ap D.Ap+aP+Ap] Dallah si mostra subito molto veloce ma decide di lasciare l'iniziativa a Guelfo, che non se lo fa ripetere due volte: il mago attacca e viene parato, ma para a sua volta l'attacco del suo avversario a cui fa seguito un rapito scambio di affondi da ambo le parti, nesuno dei quali riesce ad andare a segno. Le guardie di Enfer seguono lo scontro divertite, mentre Julie lancia grida di incoraggiamento a Guelfo.
  2. [G.Ap D.Ap] Anche stavolta Guelfo non riesce a penetrare le difese dell'avversario: la lama di Dallah non sortisce effetti migliori.
  3. [G.Ap D.Ap+aP+A18xn] Anche il terzo attacco di Guelfo viene parato: lo stesso destino viene subito dal colpo di Dallah, al quale il mago tenta di rispondere in velocità: purtroppo per lui il suo avversario non si limita a schivare il suo affondo ma ne approfitta per colpirlo al ventre in velocità: il colpo si arresta sull'armatura, e Dallah realizza il suo primo punto.
  4. [D.Ap G.Ap] Guelfo, ora sulla difensiva, subisce l'impeto di Dallah senza perdere la concentrazione: evita l'attacco del suo avversario e risponde senza sortire però effetti di rilievo.
  5. [D.Ap G.Ap+X] Dallah sferra un altro attacco che viene parato, e risponde in modo particolarmente efficace al contrattacco di Guelfo dandogli un forte spintone e facendolo cadere al suolo; il mago si rialza tra le risate delle guardie di Enfer. Loic scuote la testa: "non la vedo bene".
  6. [G.AAp D.Ap] Il comandante della guarnigione cede ancora una volta l'iniziativa a Guelfo, che tenta un doppio attacco con spada e daga: il soldato si mostra però pronto a parare entrambi i colpi, e risponde con un attacco che viene evitato a sua volta.
  7. [G.Ap D.Ap] I due avversari si cimentano in un altro scambio di colpi che non sortisce alcun effetto.
  8. [G.Ap D.A7x4] Dallah para l'attacco a lui rivolto e risponde con un colpo particolarmente efficace che oltrepassa la daga di Guelfo e colpisce il mago al braccio, lacerando l'armatura e scavando una ferita non del tutto simbolica nel braccio sinistro del giovane. Le guardie esultano, mentre Julie ammutolisce: a Dalah manca soltanto un colpo per aggiudicarsi la vittoria.
  9. [D.Ap G.Ap+X] Il mago riesce a parare il colpo successivo ma subisce una seconda umiliazione in conseguenza della sua risposta, quando il suo avversario lo evita con un'altra spinta, scagliandolo nuovamente a terra.
  10. [G.Ap+N D.Ap] A Guelfo viene concessa ancora una volta l'iniziativa: il mago attacca e rischia di finire in terra una terza volta, riuscendo però a rimanere in piedi e a parare l'attacco del suo avversario.
  11. [G.Ap D.Ap] I due avversari si cimentano in un altro scambio di colpi privo di effetti.
  12. [G.Ap+X] Guelfo attacca, viene parato e spintonato nuovamente a terra: Dallah, forte del suo migliore stato di forma, decide di non contrattaccare, consentendo all'avversario di tirarsi nuovamente in piedi.
  13. [G.Ap D.Ap] Altro scambio di colpi privo di effetti.
  14. [G.Ap D.Ap] Altro scambio di colpi privo di effetti.
  15. [G.Ap D.A15xn!] Guelfo tenta ancora una volta, ma la sua spada non sembra in grado di penetrare le difese del suo avversario: lo stesso non vale per Dallah, il cui contrattacco si insinua magistralmente tra le lame dell'avversario per colpire il mago al petto. Il colpo non provoca danni, ma consente al comandante della guarnigione di Enfer di aggiudicarsi l'esito del duello (risultato record di 69 sul tavolo).
Max Dallah vince il duello per 3 colpi a zero. "Meriti quella spada", è costretto ad ammettere Guelfo al termine dello scontro.
"Sei meglio con la spada che a trattà le signorine", lo apostrofa Loic.
"Eh... non si può avere tutto dalla vita", commenta amaramente Dallah. "Chi sono quelle due, ad ogni buon conto?"
"Una è mia cugina, la rossa..", risponde Loic, "ma lei è impegnata, non è cosa per te: d'altronde se non ho capito male a noi ce piace l'altra...".
"... che invece è liberissima!", si affretta ad aggiungere Eric, divertito. Dallah annuisce,
Dallah annuisce, e forte del recente successo decide di tentare il tutto per tutto avvicinando la bella avventuriera: sono però sufficienti pochi secondi per far capire a tutti che il fascino del comandante della guarnigione di Enfer è drammaticamente contestualizzato alla sua perizia con le armi. Il soldato si allontana dunque con le pive nel sacco, sotto lo sguardo divertito di Eric e Loic.

Battaglia sulla collina

La partenza avviene in tarda mattinata: nel pomeriggio si raggiungono le rovine dell'antica città di Craon, che stando alle informazioni in possesso di Karen dovrebbe trovarsi a poche miglia dalla fortezza sfortunata. Eric, approfittando della pausa, studia la sua mappa, accorgendosi della presenza di un punto estremamente vicino a dove si trova il gruppo in questo momento: è molto probabile che sia interno alle rovine di Craon.

Dopo alcune pertinenti osservazioni sulla necessità di evitare possibili punti di avvistamento che il nemico potrebbe aver presidiato viene scelto di passare sul lato ovest della città, mantenendosi vicini al fiume. La precauzione si rivela purtroppo insufficiente: al momento di oltrepassare un gruppo di rovine Karen e Julie si accorgono distintamente di due o tre cavalieri in rapido allontanamento. Il gruppo fa del suo meglio per inseguirli, ma le vedette hanno troppo vantaggio e scompaiono ben presto alla vista. Lo scintillio delle armature degli uomini della Squadra dell'Aquila non è però l'unica cosa che incontra gli occhi dei ragazzi di Caen, che si accorgono ben presto che le rovine sono tutto fuorché disabitate: un gruppo di uomini vestiti di stracci avanza timidamente in direzione del fiume, mantenendo un atteggiamento cauto e difensivo. Il gruppo decide in ogni caso di non soffermarsi ulteriormente in quella zona e sprona i cavalli con l'intento di recuperare il terreno perduto e ridurre lo svantaggio delle sentinelle.

Poche ore dopo viene raggiunto un gruppo di colline, sulla cima di una delle quali sorge quello che sembra un antico maniero: "è la fortezza sfortunata!", esclama Karen, "e a quanto sembra siamo arrivati appena in tempo", commentando il gruppo di uomini, presumibilmente armati, che sembrano cingere d'assedio la struttura. Julie avvisa che in cima a un'altra collina, situata a una ventina di minuti di distanza dalla fortezza, è presente un altro gruppo di soldati.
"Deve trattarsi della loro retroguardia", commenta Eric.
"Cosa aspettiamo? Dobbiamo attaccarli adesso che sono divisi" interviene Lucius, con l'intenzione di approfittare dell'inattesa opportunità.
Eric e Loic sembrano accogliere il piano con entusiasmo, mentre Guelfo si mostra più cauto: "non è meglio se, prima di dare battaglia a quegli uomini esperti, chiediamo l'aiuto degli uomini di Enfer? Potrebbe essere l'occasione che aspetta Max Dallah per farsi bello agli occhi del barone di Chalard".
La proposta è accattivante, ma non riscuote il successo sperato: si decide di attaccare al crepuscolo, e i minuti successivi vengono spesi per muoversi furtivamente verso la base della collina.

E' proprio durante questa manovra che Bernard mette improvvisamente un piede in fallo, provocando una rovinosa caduta a se stesso e soprattutto alla sua cavalcatura (3-3-3 di furtività). L'incidente è improvviso e molto rumoroso, e non sembra passare inosservato ai soldati presenti sulla collina, che malgrado la distanza sembrano mettersi sul chi vive.
"Dannazione!" esclama Karen, osservando l'altura.
"Non possiamo salire adesso", commenta Eric, "o ci riceveranno nel peggiore dei modi".
"Possiamo provare ad aspettare un pò di tempo", suggerisce Lucius: "non potranno restare in guardia per sempre: in fondo siamo ancora molto lontani, finiranno per pensare che, chiunque fosse, non aveva intenzioni ostili nei loro riguardi".
L'idea piace e viene messa in pratica: dopo circa due ore, quando il sole è da tempo tramontato, il gruppo si rimette in marcia alla volta della collina.

I primi a salire sono Bernard e Lucius, che affiancano gli scudi a protezione degli altri: dietro di loro Eric avanza con la balestra, mentre Karen, Guelfo e Loic sono pronti a intervenire: Julie, disarmata, segue i movimenti del gruppo a breve distanza.
Il benvenuto dei soldati non si fa attendere: Lucius e Bernard vengono accolti da una serie di proiettili di balestra, che fortunatamente si stampano sugli scudi o vengono assorbiti dalle armature senza produrre danni di rilievo. Nei secondi che precedono l'impatto Lucius, Eric e Karen sopravanzano Bernard, raggiungendo i tre avversari che compongono la prima linea nemica: il Custode della Fede decide quindi di recarsi presso una delle due tende disposte ai lati dall'accampamento.
Lo scontro è breve, ma molto violento: Karen riesce ad avere la meglio sul suo avversario nel giro di un paio di scambi, subendo una lieve ferita al braccio: Eric sconfigge il soldato che lo fronteggia che viene ben presto rimpiazzato da un altro, che cade a sua volta: Lucius affronta un soldato armato di un lunghissimo martello a due mani, che non riesce però a colpire il paladino nonostante capacità tecniche indubbiamente superiori: di lì a poco allo scontro si aggiunge anche Guelfo, bloccato proprio dall'avversario di Lucius nel suo tentativo di aggirare le linee nemiche: il paladino e il mago riescono ad avere facilmente la meglio sull'avversario, che cade al suolo privo di sensi.
Loic affronta un soldato particolarmente ben addestrato, che non senza una buona dose di fortuna riesce a risparmiarsi danni di rilievo e a tenere il giovane a bada fino a quando la caduta degli altri lo costringe ad una resa. Nel frattempo Bernard e Julie entrano nelle tende, che contengono alcuni soldati che presentano tracce di ustioni e ferite che fanno pensare a tecniche di difesa da un assedio: "a quanto pare sir Bruno sta vendendo cara la pelle", commenta Guelfo.

L'esecuzione e il recupero di sir Bruno Malade

Bernard e Lucius si consultano rapidamente su quale sorte riservare ai prigionieri sconfitti: il tempo è tiranno, e la conclusione sembra quantomai ovvia: i soldati della Squadra dell'Aquila sono autori del crudele e sconsiderato attacco al ricetto dei padri di Noyes, un'azione sacrilega che non può che essere punita con la morte. E' Bernard stesso, con l'aiuto di Loic, ad occuparsi delle esecuzioni, mentre Lucius si occupa di registrare i nomi e le ultime volontà dei condannati. Nonostante la legittimità morale dell'atto la scena è particolarmente efferata, e provoca un profondo turbamento nell'animo di tutti i membri del gruppo e degli stessi Paladini.

"Stanno arrivando!" grida a un certo punto Julie, accortasi che gli uomini della Squadra dell'Aquila che fino a pochi istanti prima si trovavano sotto la fortezza sfortunata stanno arrivando rapidamente. Il gruppo decide di approfittare della situazione favorevole: ai cavalli trovati nell'accampamento vengono tagliate selle e briglie in modo da renderli pressoché inutilizzabili per poi scendere a grande velocità verso le proprie cavalcature, con l'intento di aggirare la collina e di raggiungere la fortezza proprio mentre i soldati superstiti raggiungono il luogo della battaglia appena conclusa. Il piano ha successo, e grazie ad un ottimo tempismo il gruppo riesce a ritagliarsi una sottile finestra temporale proprio sotto la fortezza sfortunata.
"Sir Bruno Malade!" grida a quel punto Karen: "siamo venuti da Chalard con l'intento di salvarvi: vi preghiamo di uscire e di venire con noi!".
"Fossi matto!" risponde una voce all'interno. "Da qui non esce proprio nessuno, proprio come nessuno è riuscito a entrare".
Appare evidente fin dai primi scambi che sir Bruno non ha alcuna intenzione di abbandonare la sua torre, che considera malgrado tutto un luogo più che sicuro. La discussione viene portata avanti prima da Karen e successivamente da Guelfo, e i due si alternano nel tentativo di far comprendere all'anziano cavaliere che la sua incolumità è strettamente vincolata alla sua immediata fuga verso Chalard.

Alla fine, sia pure dopo molte perplessità, il cavaliere acconsente ad abbandonare l'edificio, a patto però di poter portare con sé il suo servitore Albinus alcuni oggetti da lui considerati "di valore inestimabile": Guelfo, presentatosi come figlio di Lord Graham Dillon e offertosi volontario per aiutare sir Bruno Malade a selezionare i libri da portare a Chalard, viene persino invitato ad entrare. Al momento della partenza, che per fortuna non tarda ad arrivare, sir Bruno viene persino convinto a montare in sella dietro a Karen, mentre il suo servitore salirà insieme a Eric.
Il gruppo abbandona quindi in tutta fretta la torre, consapevole di essere seguito a non molta distanza dagli uomini della Squadra dell'Aquila, cosa che rende la tappa successiva quasi obbligata: le rovine di Craon.

Craon, notte tra il 16 e il 17 settembre 517

La città viene raggiunta in piena notte: sir Bruno viene messo al corrente dell'avvistamento dei misteriosi abitanti delle rovine, e spiega che si tratta dei McVities, un antico clan di Craon che sembra essere sopravvissuto alla caduta in rovina della città: "sembra che quegli uomini si tengano in vita fornicando tra loro", commenta sir Bruno senza celare una punta di disgusto. "Ma conoscono bene questo posto, e in più di una occasione mi sono tornati utili".

Una prova concreta delle parole del cavaliere viene fornita poco dopo l'ingresso nella città, quando il gruppo si pone il problema di dove dormire. Sir Bruno rivolge la domanda agli stessi McVities, con i quali sembra riuscire a comunicare senza grosse difficoltà: il cavaliere non soltanto riesce ad ottenere informazioni utili su una zona sufficientemente riparata dove poter passare la notte, ma porta persino a termine uno scambio che sembra quantomai vantaggioso: in cambio di alcune razioni di cibo riceve in "dono" un medaglione di metallo nobile, presumibilmente risalente ad epoca Khan.

La notte trascorre senza difficoltà, e il tanto temuto attacco da parte degli uomini della squadra dell'Aquila non sembra avere luogo. Nel corso dei turni di guardia, complice la tranquillità della notte, avvengono anche alcune conversazioni:

Craon, 17 settembre 517

La giornata del 17 trascorre senza sorprese: tutto lascia pensare che gli uomini della squadra dell'Aquila abbiano scelto di attendere la prossima mossa del gruppo piuttosto che cercare un difficile scontro all'interno delle rovine.
Guelfo si fa condurre da sir Bruno Malade presso il capofamiglia McVities, con l'intenzione di chiedere all'anziano autoctono informazioni relative a un eventuale passaggio che potrebbe condurre il gruppo lontano da Craon mantenendolo al riparo da occhi indiscreti. Nonostante le molte difficoltà comunicative il mago riesce nel suo intento, e apprende la notizia dell'esistenza di un misterioso passaggio sotterraneo che parte dalle rovine della torre di Wadesbury e porta ad alcuni chilometri di distanza dall'antica città.

Nel frattempo Eric, dopo aver consultato la mappa ed essersi reso conto della presenza inequivocabile di un segno all'interno delle rovine, decide di mettersi alla sua ricerca: facendosi aiutare da una bambina dei McVities si reca quindi verso l'antico centro della città, dove riesce a localizzare quello che secondo lui è l'ingresso entro cui si trova la "cosa" misteriosa che la mappa segnala: per sua sfortuna tale accesso è costituito da una spessa lastra di pietra incassata su un pavimento anch'esso di solida roccia che si mostra impassibile ad ogni tentativo di apertura.

Deluso per l'insuccesso Eric torna dagli altri, continuando a riflettere su un modo con il quale aprire la lastra, e a un tratto gli tornano alla mente gli strani meccanismi presenti nell'antico cimitero di Rigel (vedi cronaca i misteri dell'Ogham Craobh), che avevano proprio il compito di controllare l'apertura e la chiusura di passaggi di pietra. Il giovane decide quindi di organizzare una seconda spedizione diretta verso il centro della città con l'obiettivo di farsi aiutare anche dai suoi compagni: alcuni accettano di buon grado, mentre altri si insospettiscono persino della strana attitudine "esplorativa" improvvisamente mostrata da Eric.
"Mi raccomando", avvisa il giovane, "se vi capita di trovare delle leve o dei bottoni apparentemente senza scopo, non fatene mistero!". Tuttavia, nonostante l'aiuto degli altri, la ricerca si mostra infruttuosa: la lastra sembra destinata a restare chiusa.

Poco prima di sera il gruppo si riunisce nuovamente: in mancanza di idee migliori viene presa la decisione di assecondare la scoperta di Guelfo e di sir Bruno, recandosi alle rovine della torre di Wadesbury, ribattezzata Wadesboro dagli stessi McVities.

Scontro ai piedi di Wadesboro

Protetti dall'oscurità della notte Eric e Lucius guidano il resto del gruppo lungo la salita che porta alla torre: il timore che gli uomini della squadra dell'Aquila possano aver presidiato i punti d'osservazione intorno a Craon diventa realtà quando i due giovani si accorgono della presenza di due o tre soldati armati di balestra e appostati lungo le rovine, che non tardano a reagire prontamente scagliando due dardi in direzione dei nuovi arrivati: Lucius viene colpito a un braccio e ad una gamba, per fortuna in modo lieve. Il paladino reagisce scattando in direzione degli avversari, seguito a breve distanza da Eric, Loic, Bernard e Guelfo.

Gli uomini della squadra dell'Aquila, sorpresi dal sangue freddo mostrato dal gruppo che non esita a caricarli in salita, decidono di abbandonare la propria posizione per darsi alla fuga. Per loro sfortuna Lucius, Eric e Loic si mostrano ben poco propensi a dare quartiere e riescono a raggiungerli in corsa, costringendoli al combattimento. La necessità di non lasciare informazioni utili al resto della squadra nemica costringe tutti a un combattimento all'ultimo sangue che si conclude con la vittoria schiacciante del gruppo. I corpi degli avversari uccisi vengono portati nella torre, all'interno della quale viene rinvenuto un buco nel terreno: si tratta senza dubbio dell'ingresso del passaggio descritto dal capofamiglia McVities.

Bernard è il primo a scendere nell'anfratto: "non sarà una passeggiata", commenta il paladino mentre gli altri si affrettano a raggiungerlo. Il cunicolo, stretto e umido, si perde verso l'oscurità.

L'ingresso nella galleria

Preoccupato dall'eventualità che altri membri della squadra dell'Aquila possano calarsi all'interno del passaggio, Bernard utilizza alcuni dei frammenti di legno e intonaco presenti ai lati dell'apertura per formare una sorta di trappola acustica: "se non altro, con un pò di fortuna, potremo sentirli arrivare per tempo", spiega il Paladino. Dopo aver acceso delle torce ci si appresta a scendere in fila indiana: Lucius e Karen aprono la strada.

Il corridoio iniziale, in leggera pendenza, è umido e molto scivoloso per via dell'acqua che defluisce al suo interno ad ogni pioggia. Detriti, rifiuti organici e tracce di qualche piccolo animale accompagnano il gruppo per tutta la prima parte della discesa, che termina in uno slargo che consente di continuare verso il basso o di salire verso una galleria posta a qualche passo dal suolo. Eric e Bernard si accorgono che con tutta probabilità la prosecuzione del passaggio non è altro che un canale di scolo dell'acqua piovana, mentre la galleria più elevata è probabilmente adibita al passaggio umano: un esame ravvicinato rivela infatti la presenza di alcune tacche scavate nella pietra che consentono di raggiungerla.

Ad un tratto, un secco rumore di legname spezzato rimbomba lungo le gallerie.
"A quanto pare abbiamo visite", esclama sottovoce Bernard. Tutti si preparano al peggio, sguainando le armi ed appostandosi ai lati del cunicolo di ingresso e abituando le orecchie al lento suono dei passi che proviene dall'entrata: gli inseguitori decidono però ben presto di gettare la spugna, abbandonando ogni proposito di inseguire il gruppo in un luogo così scomodo e ostile e decidendo di tornare sui propri passi. Certi di non essere seguiti, si decide quindi di continuare in direzione della galleria rialzata, con Eric e Bernard che prendono il posto di Lucius e Karen alla guida del gruppo, seguiti da Julie che tiene la torcia.

La cripta

Il nuovo passaggio si rivela decisamente più asciutto del precedente, anche se la sua lunghezza è tale da mettere una certa agitazione nell'animo di chi è meno avvezzo a simili esplorazioni: "spero che si allarghi presto" esclama Lucius preoccupato. Dopo molto camminare Bernard e sir Bruno si accorgono che le pareti della galleria cominciano a cambiare conformazione, e che inquietanti protuberanze simili a teschi umani cominciano a fuoriuscire con sempre maggior frequenza: è ben presto chiaro a tutti che ci si trova all'interno di una sorta di cripta. Il luogo è reso ancor più macabro, oltre che da centinaia di ossa impilate o sparse a terra, dalla presenza di alcuni cadaveri appoggiati alla parete in posizione verticale con tanto di abiti, pronti ad accogliere l'arrivo del gruppo come una sorta di sinistri guardiani.

"Dev'essere il posto dove sono stati seppelliti gli antichi abitanti di Craon", spiega sir Bruno: "sapevo che i McVities avevano trovato un luogo del genere, e credo che sia qui che portino ancora oggi i propri defunti".
La presenza di resti antichi e recenti conferma le parole di sir Bruno e induce tutti a guardarsi intorno alla ricerca di tracce, reperti o altre informazioni. Il più fortunato sembra essere proprio sir Bruno, che viene colto da Bernard nell'atto di mettersi in tasca un monile appartenente al dito di uno degli scheletri più antichi.

"Come dite? Ah si, ecco, avevo trovato questo e mi sembrava interessante..." Il Cavaliere non si mostra interessato a coprire il suo tentativo e mostra di buon grado a tutti la sua scoperta: un piccolo anello con uno stemma molto simile alla pietra di Beid riportata da Ludmilla a Chalard due mesi prima. Quando sir Bruno chiede educatamente di riavere l'anello Bernard preferisce consegnarlo nelle mani di Karen, da lui considerata il capo della spedizione sulla base delle informazioni avute da padre Lorenzo Quart: la ragazza non sembra comunque molto interessata al monile, e quando sir Bruno chiede anche a lei di poter tenere lui l'anello finisce per accettare.

Il corridoio senza fine

Oltre l'ossario inizia un corridoio lunghissimo che sembra senza fine: è stretto, permette il passaggio di una sola persona alla volta, ed è interamente scavato nella pietra, forse sfruttando una faglia naturale. Alto meno di un metro e mezzo, costringe tutti a camminare curvi. E' popolato soltanto da ragni, pieno di ragnatele, dritto e regolare e prosegue per alcuni chilometri verso sud. L'aria è malsana e poco respirabile, visto che non ci sono prese d'aria; non ci sono nemmeno ramificazioni o gallerie laterali. Sul pavimento sono visibili alcune scanalature che forse lasciano pensare ad un antichissimo binario, di cui forse in alcuni tratti si riesce a trovare qualche frammento metallico.

La stanza dei pozzi

Finalmente il corridoio si apre in una grande stanza, in cui l'aria è un po' più respirabile. Il soffitto è alto e sembra esserci ricambio d'aria, una sottilissima brezza. A dispetto del sospiro di sollievo tirato da tutti, la stanza si rivela però ben presto molto pericolosa.
"Attenti!" esclamano quasi all'unisono Eric e Bernard: "ci sono dei buchi nel pavimento".

L'avvertimento non riesce a giungere in tempo a Guelfo, che rischia di mettere il piede in fallo ed è salvato provvidenzialmente proprio da sir Bruno: "attento ragazzo!", lo apostrofa l'anziano cavaliere afferrandolo per un braccio. Una volta al sicuro il gruppo spende qualche minuto a osservare quelle strane aperture, una sorta di pozzi profondi diversi metri e che portano verso l'oscurità.

Il Labirinto

Oltre la stanza dei pozzi le gallerie si diramano per molte strade diverse: alcuni passaggi sono più praticabili, altri angusti e parzialmente franati: alcuni scendono, altri salgono. Il gruppo si dirige verso uno dei possibili percorsi verso sud, che si apre ben presto in una stanza ottagonale decorata da strani graffiti molto antichi. Il luogo appare decisamente inquietante e blasfemo, e tanto Bernard quanto Lucius avvertono un profondo senso di disagio.
Mentre sir Bruno e il suo assistente Albinus osservano le misteriose incisioni presenti sui muri, Guelfo nota una strana scaletta i cui gradini sprofondano nell'oscurità dell'ambiente sottostante, dal quale giunge un tenue rumore di acqua.
"Penso che si tratti dello stesso luogo dove conducevano i pozzi della stanza precedente", osserva Bernard.
Guelfo annuisce: "qualsiasi cosa ci sia là sotto, non penso che dovremmo lasciarci scappare l'occasione di dare un'occhiata". Il paladino sembra però tutt'altro che propenso ad avallare una spedizione.
"Non abbiamo idea di chi abbia costruito questo luogo", commenta Bernard, "e delle motivazioni dietro alla costruzione di questa stanza: per quanto ne sappiamo potrebbero esserci dei pericoli di vario tipo".
Il mago tenta di convincere i paladini dell'opportunità della spedizione, ma tanto Loic ed Eric quanto Bernard si mostrano fermamente contrari.
"Come al solito vuoi fare casino", interviene seccamente Loic: "se i paladini ti dicono che tira una brutta aria lascia perdere, no?".
"Potrebbero esserci informazioni preziose per la nostra missione", insiste Guelfo: "hai già dimenticato l'anello di prima, quello raffigurante i simboli della pietra di Beid? Qui sotto potrebbero esserci altri indizi, e io intendo scoprirli". Così dicendo il mago si prepara a scendere le scale, ottenendo l'inaspettato appoggio di Lucius: "non mi va per niente di scendere in quel posto, ma se decidi di farlo io vengo con te".

Gli entusiasmi vengono però frenati da Albinus: "questo è un simbolo di morte", commenta il servitore, indicando una sagoma simile a un teschio presente su una delle pareti. Sir Bruno non può far altro che confermare, sconsigliando vivamente a Guelfo e a Lucius di scendere quei gradini in accordo con le cautele espresse da Bernard. Il cattivo presagio rinvenuto da Albinus si rivela sufficiente a convincere Guelfo, che desiste dai suoi intenti esplorativi.

Il lago sotterraneo

Procedendo oltre la stanza dei graffiti il gruppo giunge una grande stanza il cui pavimento deve aver ceduto col tempo, abbassandosi e provocando la graduale formazione di un vero e proprio lago sotterraneo dalle acque torbide. La galleria continua dall'altra parte, e costringe tutti a immergersi fin quasi al bacino: subito dopo aver raggiunto la sponda opposta, però, Bernard, Guelfo ed Eric fanno una sinistra scoperta: degli strani insetti dal colore rossastro hanno trovato rifugio tra le pieghe delle loro armature, fino a giungere a contatto con la pelle.

"Che... che cosa sono?" esclama Julie, spaventata dall'aspetto poco raccomandabile delle creature.
"Credo che si tratti di sanguisughe", esclama Guelfo, affrettandosi a sfilare i pantaloni in cuoio. "E sono della peggior specie: dobbiamo toglierle subito, o rischiamo grosso!". Il mago spiega che gli insetti sono noti con il nome di sanguisughe del Gorash, e che oltre a nutrirsi di sangue sono solite deporre le loro uova direttamente dentro le ferite aperte, provocando infezioni ed emboli dall'esito spesso mortale.

Il gruppo passa alcuni minuti per staccare i pericolosi insetti dalle gambe dei malcapitati, e tanto Guelfo quanto Bernard fanno del loro meglio per disinfettare i morsi e ridurre al minimo il rischio di infezione.

La risalita

Oltrepassata la stanza allagata, il corridoio principale tende a risalire. Ci sono varie ramificazioni a destra e sinistra, ma non è difficile seguire il percorso più diretto verso l'esterno.
Dopo alcune centinaia di metri il corridoio termina con una vecchia grata di ferro ormai sfondata, al di là della quale si trova un secondo e più moderno corridoio sul quale si aprono alcune celle disabitate. In una delle celle si trovano antichissimi strumenti di tortura ancora riconoscibili. Dalle celle si raggiunge un altro piccolo ossario, anch'esso disabitato. Una scala mezza franata conduce di sopra, a quelle che sembrano delle cantine. Qui c'è aria migliore, più respirabile, ma si sente anche forte l'odore di animale.
"State all'erta", avverte Eric, aspettandosi problemi che non tardano a palesarsi nella forma di due orsi particolarmente aggressivi.
"Non ci voleva", commenta Bernard: "in condizioni normali non ci attaccherebbero, ma ormai questa è la loro tana: temo che non ci lasceranno passare molto volentieri".

La previsione non tarda a concretizzarsi: nel giro di pochi istanti il più grande dei due animali lancia un poderoso ruggito, gettandosi alla carica. Lucius è lesto a mettersi davanti a Julie per proteggerla con il suo scudo, mentre Bernard ed Eric affrontano l'animale che riesce comunque a superarli, ignorando i primi colpi ricevuti: i suoi artigli si infrangono contro lo scudo di Lucius, che riesce a tenere testa alla spinta senza però avere modo di contrattaccare con efficacia.

"E' il tuo giorno sfortunato, orso" tuona Loic, caricando un poderoso colpo della sua arma: l'impatto dell'ascia a due mani con il corpo dell'animale è quantomai impietoso: copiosi fiotti di sangue sgorgano dalla ferita mortale ruscellando addosso a Lucius e al più alto dei Navar.
"Bravo Loic, un lavoretto pulito come piace a te!" commenta divertito Eric.

L'uscita

Una parte della parete di contenimento delle cantine è franata: dietro di essa si riesce a vedere uno scampolo di cielo. "A quanto pare abbiamo trovato l'uscita!" esclama Eric, affrettandosi ad aprire un varco.

Stanco e provato dalla lunga traversata sotterranea il gruppo emerge dai ruderi di una seconda torre: si tratta dei resti della torre di Orlais, situati in una zona isolata e boscosa al confine tra la Baronia di Chalard e quella di Keib, a circa otto chilometri dalle rovine di Wadesboro.

Ritorno a Enfer

Dopo una breve sosta nei pressi di un torrente vicino Orlais dove tutti, in special modo Lucius e Loic, hanno modo di ripulirsi dalle dure fatiche compiute, il gruppo riparte in direzione di Enfer. Le proteste di sir Bruno di chiedere asilo a quelli che sono i suoi storici rivali non vengono soddisfatte dal gruppo e dai paladini, che intendono dare la massima priorità all'incolumità del cavaliere: "Enfer può non piacervi, ma è senz'altro il luogo più sicuro qui intorno", sottolinea Bernard: "che vi piaccia o no, ci recheremo li'".

A qualche chilometro dalla fortezza di Enfer il gruppo viene avvistato dagli uomini del capitano Max Dallah, che per la seconda volta si presenta a chiedere spiegazioni per l'inattesa visita. A parlarci questa volta è Lucius, che senza dare troppe spiegazioni chiede asilo per la notte, informando il capitano che la missione del gruppo è conclusa.
Max Dallah accetta la richiesta del Paladino, ma durante la strada di ritorno si accorge che il numero dei componenti del gruppo è cambiato.
"Vedo che portate dei prigionieri: chi sono?"
"Si tratta di uomini che abbiamo il compito di portare a Chalard: vi basti sapere che si trovano qui a prescindere dalla loro volontà".
Il capitano scuote la testa, visibilmente insoddisfatto della spiegazione: "avrete cibo e ospitalità, ma sappiate che non mi accontenterò di informazioni così vaghe".
Lucius annuisce: "non appena saremo a Enfer avrò cura di darvene di migliori".

Il capitano acconsente, e il gruppo arriva alla fortezza. Più tardi il paladino chiede e ottiene che un messaggero venga inviato a Chalard con un messaggio rivolto a padre Lorenzo Quart, in modo che i soldati della baronia amica possano giungere a Enfer per ridurre al minimo i rischi derivanti dagli uomini della squadra dell'Aquila ancora in circolazione. Lucius accontenta poi Max Dallah spiegandogli, nel corso di una breve conversazione, ulteriori dettagli sui misteriosi "prigionieri" e altre informazioni minori.

Enfer, 19 settembre 517

I paladini pregano, e la notte trascorre tranquilla. Al mattino viene servita la colazione nel corridoio della fortezza. Sir Bruno chiacchiera con Guelfo, mentre Albinus resta più sulle sue. Loic, nel tentativo di socializzare con Karen, gli chiede chi mai manderà Quart in risposta alla chiamata partita il giorno prima. "Non ne ho idea", risponde la ragazza: "forse Youri"; parla poi anche con Julie, che sta un pò con la testa tra le nuvole e passa la maggior parte del suo tempo con Lucius.
Eric passa un pò di tempo con la mappa, e rinviene uno strano triangolo isoscele formato da tre punti, il più alto dei quali è formato dal punto che indicava la misteriosa apertura di pietra di Craon, e gli altri due cadono in zone montuose appartenenti ai territori di Beid e di Keib. Dopo aver realizzato una copia di parte della mappa la mostra a sir Bruno Malade, che gli confida che la zona di Keib indica probabilmente un gruppo di rovine che di recente sembra essere stato messo sotto sorveglianza dai soldati della baronia.
Guelfo racconta a Loic la storia della mappa di Eric: il giovane non sembra però capire molto del discorso, si insospettisce parecchio quando sente la storia e soprattutto quando sente Guelfo parlare di "oggetto maledetto".
"Ma ne hai parlato con Eric?" chiede Loic.
"Lo sai com'è fatto, dirà che è tutto a posto", ribatte Guelfo.
"Secondo me dovresti farglielo comunque, questo discorso", insiste Loic scuotendo la testa.
Guelfo insiste affinché sia Loic a parlare con lui, cosa che avviene quella sera.
"Ma 'sta mappa?" Esordisce Loic.
"Cosa, esattamente?"
"No dico... ci si trova qualcosa di utile, per noi?"
"Non lo so, ho l'impressione che alla fine non esca niente di buono: cioè, mi sembra da una parte un pò poco chiara da capire, dall'altra non mi sembra puntare a qualche tesoro..."
"E secondo te a cosa punta?"
"Mah... comincio a sospettare che forse indichi delle rovine".
"E uno fa una mappa per indicare delle rovine? E a cosa cavolo servirebbe..."
"Magari una volta indicava la posizione di vecchie città..."
"Beh, quindi non serve a un cavolo".
"Ehl... boh? tocca studiarsela con molta calma, senza fretta".
"Ma l'hai pagata?"
"Non proprio, ho fatto uno scambio... anzi, prima o poi la dovrò anche restituire. Gli ho dato in cambio un vecchio portolano, e poi ho fatto un favore al tizio che me l'ha data, ho consegnato per suo conto una lettera... ne ho anche parlato con Guelfo, perché pensavo che con gli studi che ha fatto avrebbe potuto capirci qualcosa, invece..."
"Eh, proprio Guelfo è venuto a parlarne con me poco fa: sembra preoccupatissimo... ha paura che ti abbiano rifilato una maledizione".
"Non credo comunque che si tratti di una stregoneria: ti dico solo questo, ho questa mappa da luglio: ti sembra forse che siamo stati fortunati? Io non sono stato ferito, nessuno è morto, evidentemente la storia che sia maledetta o sfortunata non sta in piedi".
Loic fa a questo punto un pò di domande tecniche sul funzionamento della mappa, ed Eric fa del suo meglio per spiegargli le dinamiche con cui essa indica i punti. Loic si mostra molto sospettoso ma Eric minimizza, ribadendo che non è successo niente di grave e che potrebbero esserci numerose spiegazioni non necessariamente magiche per spiegare la natura di quei punti. Racconta anche al fratello l'origine della mappa, riferendogli la storia rivelatagli dal capo della stazione di posta la Soglia Contesa.
"Ho un'idea!" dice Loic: "facciamola vedere a Lucius, che a momenti diventa pure nostro parente".
"Ma dici che è il caso?" domanda Eric, sospettoso. "Non vorrei che poi me la togliesse..."
"Beh, mica ti dico di farla vedere a Erwin... lui si che te la toglierebbe di sicuro: ma mi piacerebbe avere almeno l'approvazione di Lucius", insiste Loic.
Eric annuisce, acconsentendo a far vedere la mappa a Lucius l'indomani.

Enfer, 20 settembre 517

Eric si reca da Lucius con la mappa insieme a Loic: i due fratelli spiegano al paladino la storia della mappa e gliela consegnano.
"Non mi sembra di vedere nulla di strano", commenta Lucius, "ma vista la storia che mi avete raccontato e i timori espressi da Guelfo, fossi in voi la farei vedere a un sacerdote di Kayah: in fondo, se ha passato l'avallo dei sacerdoti già una volta, lo passerà anche una seconda". Loic si reca quindi da Guelfo per informarlo della situazione: la mappa verrà mostrata a padre Erwin alla prima occasione.
Il resto della giornata trascorre tranquilla: Guelfo studia, Loic chiacchiera con Karen.

Prima di pranzo viene avvistato un drappello di una ventina di soldati, capitanati da sir Justin: è il contingente di Chalard che il gruppo stava aspettando: il cavaliere parla con Bernard e i due prendono accordi per partire l'indomani. Guelfo informa sir Justin della presenza dei 15 uomini ancora in arme appartenenti alla baronia di Anthien.

Enfer, 21 settembre 517

Il gruppo saluta Max Dallah e parte con dei cavalli di Enfer alla volta di Chalard, portando con se il prigioniero catturato dagli uomini di Max Dallah: a sera si raggiunge il villaggio di Farf, presso cui ci si accampa. Eric e Loic provano a far bere Karen in modo esagerato, senza troppo successo: la ragazza si diverte ma non esagera.

Enfer, 22 settembre 517

Sir Justin porta tutti al monastero dei Padri di Noyes, dove il gruppo ha modo di fare rapporto a padre Lorenzo Quart.
Loic è raggiante: "avete visto, Padre Quart: c'abbiamo messo tanto ma adesso le missioni le portiamo a termine bene". Quart annuisce, poi porta tutti in una stanza privata e si fa raccontare tutto.
"Molto bene", annuisce il paladino al termine del racconto: "adesso ho bisogno di scambiare qualche parola con sir Bruno".
Il colloquio dura a lungo: il gruppo ha modo di salutare Nicolas, che viene trovato in tenuta da lavoro: a quanto pare sta prendendo parte ai lavori per la ricostruzione della biblioteca. Guelfo racconta a Nicolas di Craon, ipotizzando una possibile futura spedizione.

Lucius e Bernard vengono chiamati a colloquio da Padre Quart: al termine della conversazione Lucius chiede di poter parlare con padre Lorenzo Quart in privato, e rivela al Guardiano del Tempio la sua intenzione di prendere servizio a Chalard per combattere la stessa battaglia di Julie. Lorenzo Quart ascolta tutta la storia e poi dà appuntamento al paladino per quella notte stessa per parlarne in modo più approfondito.

Chalard, 23 settembre 517

Il gruppo, con l'eccezione di Julie e dei paladini, viene convocato da sir Bruno Malade: lungo la strada si incontra Padre Quart, che informa tutti che adesso sir Bruno prenderà il posto di Padre Grimaud. La notizia viene accolta con un certo fastidio da Eric e da Loic, entrambi non molto a proprio agio con il cavaliere.
"Vi ringrazio per essere venuti qua", esordisce sir Bruno.
"Non avevamo niente da fare", esclama Loic, seccato.
"Non so se lo avete già saputo", puntualizza sir Bruno, "ma prenderò il posto di Padre Grimaud".
"Eh, sono sempre i migliori quelli che se ne vanno", osserva Eric.
Sir Bruno non raccoglie, e informa il gruppo dell'esito dell'interrogatorio dei due prigionieri della Squadra dell'Aquila, operato da due paladini di Sanpeccato giunti appositamente da Amer: a quanto pare, gli ordini dell'attacco venivano da Achenar.
"Io non sono abituato a giocare di rimessa", continua sir Bruno, "e credo che a volte sia il caso di vendicarsi dei torti subiti: a quanto sembra gli ordini provenivano da lord John Payne, un pezzo grosso di Achenar... forse troppo grosso: ma il suo braccio destro, Lester Blidings, è decisamente più a portata. Quello che vi chiederei di fare è di mandarvi ad Achenar insieme alle due ragazze disperse tra i villici con una copertura: voi cercherete di capire le responsabilità dirette di questo Bleedings... e poi, se trovate conferma delle azioni da lui commesse, lo ucciderete".
Sir Bruno dichiara anche che i due paladini inviati a chiamare Solice e Desiree prenderanno in consegna la madre di Eric e Loic a Willcox, con il compito di portarla qui. Dà anche una lettera diretta a sir Karl Anderson, amico di Lorenzo Quart e provetto spadaccino: "non conosco il contenuto di questa lettera, ma Padre Quart mi ha assicurato che lui vi darà alloggio e vi introdurrà nei posti giusti: sarà una base adeguata da cui partire".

Loic chiede a Padre Quart come funziona la gerarchia della Rosa Bianca: Lorenzo Quart spiega che ora il comando qui lo ha sir Bruno, seguito da lui che comunque formalmente prende ordini da Frate Erwin che è un sacerdote.
"Ecco perché Guelfo ha fatto il simpatico con sir Bruno", commenta Loic. "Altro che simpatico, ha fatto proprio il suo scendiletto", precisa Eric.

Guelfo si reca a trovare Nailah e ha con lei una ultima conversazione, mentre Eric, Loic e Julie vanno da Frate Erwin, che tra le altre cose viene messo al corrente della mappa. Il sacerdote consiglia a Eric di consegnare la mappa a Padre Lorenzo Quart, in quanto potenzialmente pericoloso. Eric annuisce, mentre Loic mostra di rassenerarsi. Anche Guelfo, tornato da Nailah, scambia qualche parola con Frate Erwin, che gli ripete che la mappa di Eric è senz'altro negativa e non può condurre in ogni caso a nulla di buono, mostrandosi scettico di fronte alle teorie possibiliste di Guelfo.

Chalard, 24 settembre

Loic, Eric, Guelfo e Julie partono con Lucius e Nicolas alla volta di Amer: una volta giunti lì i due paladini si separeranno per compiere la loro missione, mentre il gruppo continuerà alla volta di Achenar. La prima notte si trascorre alla stazione di posta del pesco fiorito, che ha stanze in abbondanza per tutti. Il giorno successivo Il gruppo attraversa la zona dove Guelfo ed Abel ebbero modo di scontrarsi con due druidi (vedi cronaca i luoghi impuri e si dirige in direzione delle rovine di Amilanta: a sera viene raggiunta la stazione di posta delle Falayse, ma si decide di continuare fino a quella dei due fiumi nonostante la nebbia e il buio rendano la strada meno visibile.

La notte tra il 25 e il 26 settembre

"E' in questa zona padre Quart è stato attaccato", commenta Eric (vedi cronaca attacco all'Inquisizione): "è il caso di stare attenti". Sempre Eric, dando un'occhiata a quella che sembra una capanna di cacciatori sul costone della strada, si accorge per un momento di essere osservato.
"Forse abbiamo qualcuno che ci sta osservando", comunica il giovane a Lucius e a Nicolas indicandogli furtivamente la zona.
Il gruppo decide di mettere in campo uno schieramento difensivo, ma ben presto si ode un minaccioso grido: "siete sotto tiro! O la borsa o la vita!"
Eric sprona il cavallo e si getta in direzione della voce, che sembra distante circa 50 metri. Lucius gli viene di fianco, urlando "togliamo di mezzo questi briganti!".
"Ammazziamo questi stronzi!" gli fa eco Loic (8-8-8 di intimidire), "e cuciniamoceli per cena: ho un certo appetito!"
Eric e Lucius vengono colpiti da due dardi a testa scagliati in parte dalla strada e in parte dall'altura alla sinistra di essa: Eric alla gamba destra e sinistra, Lucius alla gamba sinistra e al ventre, quest'ultimo però bloccato dallo scudo. I due proseguono comunque la loro corsa verso due dei briganti situati al centro della strada, mentre Guelfo cerca di valutare come salire sull'altura.

Loic viene ingaggiato da un anziano combattente armato di morning star: il giovane prova a colpirlo con una delle sue accette da lancio, riuscendo a raggiungerlo alla gamba: il colpo non sortisce danni, ma ha l'effetto di rallentare l'avversario consentendo al giovane di estrarre la sua ascia a due mani.
Eric raggiunge il suo avversario, che riesce ad abbandonare la balestra e ad impugnare un'alabarda: il giovane blocca l'attacco rivolto ai suoi danni e risponde colpendolo alla gamba destra, penetrando l'armatura. L'altro brigante, raggiunta una lancia, tenta invano di colpire Lucius e viene a sua volta ferito al braccio dal paladino.
Mentre Guelfo si arrampica sull'altura e Loic raggiunge il suo avversario, Eric e Lucius continuano il combattimento: Eric non riesce a colpire l'avversario ma para la sua risposta, mentre Lucius sferra un secondo colpo al torace al brigante armato di lancia, provocando molti danni.
Loic ha alcune difficoltà nel parare il primo colpo del suo avversario e non riesce a colpire. Dopo altri due scambi Eric riesce a disarmare il suo avversario con un poderoso colpo al braccio, mentre Lucius continua a sferrare colpi non invalidanti. "Arrenditi", dice il paladino al suo avversario, che getta l'arma e urla: "ragazzi, sono dei Paladini!".
Guelfo e Nicolas, raggiunta la sommità del promontorio, vengono accolti da altri due dardi che non colpiscono il loro obiettivo. Intanto Loic continua a combattere con il suo avversario, senza subire danni ma non riuscendo a infliggere danni: anzi, il brigante riesce improvvisamente a colpire il giovane al braccio e poi, approfittando del vantaggio, riesce a scaraventarlo a terra e ad infliggergli un altro grave colpo al braccio, di fatto disarmandolo.
Guelfo e Nicolas si gettano all'inseguimento dei balestrieri, che abbandonano le armi e corrono verso una cascina poco distante: Guelfo raggiunge uno dei due che si arrende, ma il mago continua a colpirlo con l'intento di metterlo fuori combattimento: "perché continui a colpirmi? Non siete dei paladini? A matto, a matto!" (7-7-7 di persuasione).

Lo scontro tra Loic e il suo avversario viene ben presto risollevato da Lucius ed Eric, che riescono in poco tempo ad avere ragione del brigante: quando però lo scontro sembra ormai finito, il brigante riconoscendo la fratina di Lucius bestemmia Pyros (7-7-7 di parare) e poi sferra ai suoi danni un colpo per disarmare il paladino (6-6-6 di attacco): la mazza di Lucius vola per qualche metro per poi cadere in terra, producendo un rumore misterioso. Lucius è percorso da una sensazione molto spiacevole, ed ha la netta sensazione che l'immonda bestemmia del brigante sia stata in qualche modo "accolta" da una divinità oscura. A riprova di questa sensazione, ben presto dal punto in cui la mazza è caduta si sprigiona ben presto una nuvola di vapore prodotta da una crepa di origine vulcanica che incomincia rapidamente ad allargarsi.

Intanto, Guelfo e Nicolas hanno facilmente ragione del brigante superstite, che si era rifugiato nella cascina insieme ad una donna. Al loro ritorno il mago si avvicina alla crepa con l'intento di studiarla; Lucius appare molto preoccupato, e preme affinché la zona venga abbandonata al più presto. La sua mazza, raccolta soltanto pochi secondi dopo, è quasi incandescente e può essere impugnata a stento. Si decide di allontanarsi di corsa, legando i briganti e portandoli a passo d'uomo lungo la strada. Guelfo e Lucius interrogano i banditi in merito all'identità del misterioso Gregor, il brigante la cui bestemmia sembra aver provocato la spiacevole sensazione di pericolo: viene descritto come il capo della banda, appartenente a uno storico gruppo di banditi di cui si è sempre considerato l'ultimo erede: viene deciso di interrogarlo più tardi.L'assenza di Desiree rende le cure particolarmente rischiose: Loic e Guelfo fanno del loro meglio per curare amici e nemici, ma i loro tentativi si infrangono sulla gravità delle ferite dei briganti: Gregor non passerà la notte, e anche un'altro dei feriti arriverà a un passo dalla morte (3-3-3 di curare di Guelfo).

Intanto, Solice e Desiree...

Nel frattempo, a molti chilometri di distanza dal resto del gruppo, Solice e Desiree continuano giorno dopo giorno le loro avventure nella signoria di Navon. Un resoconto completo delle loro avventure è narrato all'interno delle seguenti conversazioni:
La partenza delle due ragazze dal neonato villaggio di Luceen avviene il 26 settembre, in conseguenza dell'arrivo di Diana al villaggio: la paladina porta a Solice le ferali notizie sulle tragedie occorse a Chalard e la informa di recarsi al più presto ad Achenar, dove potrà incontrarsi con il resto del gruppo e svolgere un'altra missione per volontà di padre Lorenzo Quart. Prima della partenza Solice si congeda da sir André Navon, ringraziandolo per il suo aiuto e facendogli dono di un prezioso braccialetto che il cavaliere potrà utilizzare per riparare a Beid in caso di emergenza.

Colline Falayse, 26 settembre 517 (Sciocchi'n my town)

Viene rasggiunta a mezzogiorno una stazione di posta: Lucius entra per primo, spiegando al capo le sue intenzioni di devolvere le taglie dei briganti alla chiesa in cambio della celebrazione delle loro esequie. Loic ed Eric si mettono a parlare con Giulia una delle figlie dell'oste, che si mostra estremamente interessata a discorrere con i Navar. Dopo un pò giunge anche un sacerdote, che non sembra però interpretare nel modo migliore la situaizone, mostrandosi sorpreso per l'accaduto al punto da essere preso velatamente in giro da tutti. Eric e Loic parlano di Desiree, e il più alto dei Navar si sfoga con il fratello sulle profonde differenze che intercorrono tra lui e l'amata.

Il pomeriggio passa senza grossi problemi: Loic tenta di sedurre la giovane Giulia, che non sembra insensibile alle lusinghe del giovane: "spero di partire il più tardi possibile", le dice Loic mentre si lascia curare dalle sue amorevoli mani. Il successo dei suoi tentativi porta Loic a premere per prolungare la sosta di un giorno, dicendo ai suoi compagni di non aver ancora recuperato completamente le energie. E proprio la mattina del giorno successivo, mentre vengono somministrate le prime cure, Loic allunga il passo e trascina l'ingenua (e fin troppo consenziente) cameriera in un vortice di passione.
"Perché non vai a trovare Loic? Sta davvero male", dice intanto Eric a Julie, pregustando una situazione che non tarda a verificarsi: la ragazza sale le scale per scendere pochi istanti dopo, con la faccia rossa dall'imbarazzo e trattenendosi per le risate.
"Buoni 'sti cornetti!", dice Eric. "Che succede?" chiede Guelfo, stupito dall'incomprensibile situazione. Né Eric né Julie sembrano intenzionati a spiegare l'accaduto, al punto da insospettire il mago.
"Quasi quasi salgo", dice Guelfo.
"Perché?" risponde Julie, imbarazzata.
"Perché c'è una cosa che devo prendere".
"Non puoi aspettare?" implora Julie.
"State zitti", li interrompe Eric sempre più divertito: "se lo sente l'oste..."
Julie a quel punto nasconde il volto tra le mani mentre Guelfo, mangiata la foglia, sale a sincerarsi della sconveniente situazione, per poi scendere a sua volta con un gran sorriso sulle labbra.
"Hai capito Loic... beh, sono contento per lui, questa bravata metterà a tacere un pò di storie che cominciavano a circolare sul suo conto".
"Beh, io a questo punto me ne andrei a controllare i cadaveri", esclama Lucius, visibilmente a disagio. Nicolas è ben lieto di accompagnarlo, e la stessa Julie li raggiunge poco dopo.

Alla fine dei giochi, Giulia scende le scale. "Servizio impeccabile in questa locanda, eh?" la apostrofa Guelfo, ridendo sotto i baffi. La ragazza non sembra capire l'allusione, e sorride di rimando.Guelfo e Loic scambiano qualche parola: Loic confessa a Guelfo la sua intenzione di sposare Giulia, mentre Guelfo cerca di fargli capire che nessun membro del gruppo ha la possibilità di prendere un impegno tanto gravoso. "Pensaci bene", conclude Guelfo, prima di congedare l'amico.

Non è ancora ora di pranzo quando Giulia si ripresenta da Loic: la ragazza sembra proprio insaziabile, e conduce il giovane in una soffitta dove si concede nuovamente, evitando ogni possibile dialogo. La storia d'amore prosegue per tutta la mattinata, e all'ora di pranzo i due giovani hanno una seconda conversazione. La ragazza sembra convinta di volersi far coinvolgere in una fuga d'amore, Loic non ha il coraggio di dirle di no ma mantiene un atteggiamento più cauto. "Ma tuo padre sarà d'accordo? Forse dovrei parlargli", sostiene Loic. Il giovane poi decide di mettere a parte l'intero gruppo della situazione e convoca tutti in camera sua, rivelando la sua intenzione di fidanzarsi con lei e di portarsela con sé.
"Non ha alcun senso portarla con noi", ribatte Eric. "Che vita le faresti fare? E poi la nostra missione è troppo pericolosa, se davvero tieni a lei devi lasciarla a caso e tornare da lei a cose fatte".
Anche Guelfo sembra molto dubbioso: "come diavolo fai a fidanzarti dopo soltanto un giorno, per poi portarla con te o peggio lasciarla in un monastero, o a casa, per continuare a rischiare di morire. Lei non può venire con noi, c'è poco da fare".
La discussione continua per alcuni minuti, nel corso dei quali anche Lucius e Nicolas dicono la loro: "se davvero provi questo per lei, dovrai mostrare di essere una persona responsabile", dice Lucius. "Se lei ti ama saprà aspettare il tuo ritorno, e se tu la ami saprai dedicarle il tempo necessario a missione compiuta".
Loic si mostra favorevole all'idea di aspettare, e dichiara comunque di essere intenzionato a informare il padre della ragazza dell'accaduto, rimandando il matrimonio al suo ritorno. Congedati i compagni cerca ancora una volta Giulia, mettendola a parte della difficile decisione e mettendola a parte di altre faccende che lo riguardano. Giulia sembra preoccupata all'idea di dover attendere per un mese:
"sarà lunghissimo e interminabile...".
"anche per me".
"per me di più".
"dobbiamo sforzarci di essere razionali..."
"razionali... e se invece facessimo quella fuga avventurosa di cui parlavi?"
"gli Dei non ci vorrebbero bene e ti avrei messa in pericolo."
"io con te non ho paura... e tu sei un boia, non può succedermi nulla con te".
"io ho visto morire i miei amici, ne ho visti morire due... tra le mie braccia. Uomini buoni, uomini forti..."
"ma allora perché ti porti appresso quella ragazzina?"
"lei è mia cugina... e non è una ragazza normale: sembra inoffensiva, ma in realtà lei è in grado di compiere missioni molto pericolose..."
"anche io sarò brava come lei: abbiamo persino lo stesso nome! tu potrai addestrarmi, io imparerò, vedrai..."
Giulia non sembra molto contenta di restare a casa, specialmente quando Loic le rivela che le sue missioni mettono spesso a rischio la sua vita.
"Non conto forse più io delle tue missioni?"
"Ora lo sei, ma prima non ti conoscevo: devo fare quest'ultima cosa, e poi potremo stare insieme: sarà una prova del nostro amore".
"ma io ti amo tanto, a me non servono prove!"
"dai, Giulia... fatti forza".

Falayse, 28 settembre 517 (è lo scandalo, è lo schifo)

Di buon mattino arriva la delegazione di Amer che si occupa di ricevere la taglia dei briganti e di rilevarne i corpi. Al termine della loro visita Loic si reca a parlare con il capo.
"Ho avuto modo in questi giorni di conoscere la vostra figlia Giulia, e ho avuto modo di godere di tutta la sua grazia... e credo che anche lei abbia trovato qualcosa di buono in me..."
L'oste posa il bicchiere preoccupato e comincia lentamente ad incupirsi: Loic tenta di continuare, ma il suo interlocutore lo costringe ad arrivare subito al punto. Quando però Loic gli rivela i suoi sentimenti, il padre ha una reazione piuttosto spropositata.
"Quella sgualdrina... lo sapevo! Vedi di girarle al largo, se ci tieni alla pelle".
Loic si rende ben presto conto che non è la prima volta che il padre è costretto ad affrontare un discorso del genere.
"Cosa è successo tra te e mia figlia?" Chiede ripetutamente il genitore.
"Abbiamo provato simpatia reciproca..."
"COSA E' SUCCESSO TRA TE E MIA FIGLIA?"
"beh... è successo che abbiamo provato simpat.."
In quel momento il capo prende il boccale e lo tira addosso a Loic, imbrattandolo di vino.
"Ti ho detto e ti ripeto, che cosa è successo!"
"Assolutamente nulla!" si affretta a rispondere Loic.
"E tu con quella faccia da idiota, con quel sorriso a duecento denti che te lo faccio sputare uno a un..."
in quel momento Loic non ci vede più: con uno scatto lo afferra per il collo, rispondendogli a brutto muso: "senti vecchio, ti ho detto che non è successo nulla: l'ultimo che ha messo in dubbio la mia parola è morto... hai capito, vecchio?"
"Lasciami, e sparisci dalla mia vista, se vuoi vivere!"
"Hai offeso me, Loic Navar, messere di..."
"Taci o parla per sfidarmi, ragazzino!"
"Qui fuori, adesso o quando vuoi!"
"Assaggerai la mia spada!"
"E tu la mia ascia!".
La faccenda degenera rapidamente e viene risolta per il rotto della cuffia dal gruppo e dai due paladini, che riescono a separare i due litiganti e a convincerli a deporre le armi: Loic, dopo una breve discussione con Lucius, porge le sue scuse al padre di Giulia, che però non intende più vederlo, chiama ripetutamente la figlia "sgualdrina" e si dimostra ben poco convinto di voler accettare le "intenzioni serie" del giovane.
Loic non si perde d'animo, dichiara a più riprese la serietà delle sue intenzioni e ribadisce la convinzione di voler prendere un impegno serio con la ragazza: asserisce inoltre di avere possedimenti e denaro necessario per sostenere il matrimonio.
Il capo continua a scuotere il capo, specialmente quando Loic lo informa delle sue intenzioni di ripartire presto e di voler tornare non prima di un mese: arriva persino a mancare di rispetto ai paladini, che vengono però difesi immediatamente da Guelfo: "credetemi, buon uomo, questi uomini di chiesa sono vittime di questa spiacevole situazione come e più di voi".

L'arrivo ad Amer

All'alba l'oste della locanda fa sapere a Loic che il gruppo non è più gradito. Prima che vengano levate le tende Brimm consegna al giovane un pegno d'amore da parte della sorella Giulia: in cambio dell'inaspettato dono Loic lascia alla ragazza una pregiata spilla, precedentemente ricevuta in dono da Lucius e Julie a Beid (vedi cronaca i misteri dell'Ogham Craobh).
La strada per Amer è molto popolata, e le abitazioni non mancano: per questo motivo in luogo di una stazione di posta si preferisce di chiedere ospitalità in una casa. L'arrivo ad Amer è previsto per il giorno successivo.

Amer, 29 settembre 517

Il gruppo entra ad Amer attraversando il Borgo Nuovo, uno dei quartieri costruiti negli ultimi cento anni: "il luogo dove siamo diretti è la locanda il mattino", annuncia Guelfo, che conosce bene la città. Eric, Loic e Lucius si guardano intorno stupefatti, mentre Nicolas e Guelfo fanno del loro meglio per illustrare al gruppo le meraviglie della capitale.
Nicolas in particolare si prodiga in spiegazioni sull'architettura delle grandi e belle chiese situate lungo la strada: "ma queste cose le può notare giusto uno che non ha un cazzo da fare!", esclama Loic poco convinto.
Guelfo manifesta il suo interesse per recarsi a Sanpeccato per chiedere delucidazioni sul Pfhaegal che Eric ha (secondo lui) depositato a Chalard, e Nicolas lo informa che sarà possibile farlo l'indomani, visto che lui e Lucius hanno come meta proprio il ricetto dei paladini dell'inquisizione.
Raggiunta la locanda e prenotate le camere, il gruppo si divide in attività pomeridiane di vario tipo: Julie, Eric e Lucius seguono Nicolas in una visita alla parte alta della città, mentre Loic si reca in visita alla Chiesa del Mattino: Guelfo si reca alla scuola di Magia, dove però non riesce a trovare il suo precettore Lothar.
Per cena Guelfo propone di recarsi alla Botte Piena, una allegra locanda situata in una zona tranquilla della città: la serata passa tranquilla senza eventi di rilievo.

Amer, 30 settembre 517

Di buon mattino Nicolas e Lucius si recano a Sanpeccato a svolgere la loro missione: il resto del gruppo si reca ancora in visita ad Amer, in cerca di abiti consoni alla missione che dovrà essere svolta ad Achenar. Loic compra una nuova spilla per il suo mantello e fa la conoscenza di mastro Chort, un orefice della zona, mentre Guelfo e Julie decidono di rinnovarsi il guardaroba.

A sera Solice e Desiree raggiungono finalmente Amer: anche loro si recano alla locanda il mattino: dopo aver ordinato una stanza, Solice propone a Desiree di cenare nella taverna della locanda per poi attendere il ritorno del resto del gruppo. "E perché invece non ce ne andiamo a fare due passi?", propone Desiree dopo cena: la paladina acconsente.

Incontri e addii

Le ragguardevoli dimensioni della città di Amer non sembrano essere sufficienti per impedire al destino di intrecciare nuovamente i destini dei ragazzi di Caen: nel giro di poche centinaia di metri le ragazze scorgono infatti le sagome familiari di Guelfo, Loic, Julie e Eric.
L'entusiasmo di Desiree, che corre a gettare le braccia al collo di Loic, viene immediatamente raggelato dalle fredde parole del giovane: "ciao Desiree: sono contento che stai bene".
"Cosa... cosa succede?" Chiede la ragazza, faticando a comprendere: "non sei contento di vedermi? Mi sei mancato tanto... io non ti sono mancata?"
"Sono contento di vedere che stai bene. Ma no, non credo che mi sei mancata, e non credo neppure che ti sono mancato io".
Anche l'entusiasmo con cui Solice riabbraccia Julie e gli altri viene ben presto frenato da un breve accenno alla vicenda occorsa a Loic, e che riguarda in prima persona anche Desiree: lo sfortunato e grottesco racconto, avvantaggiato dal fatto di essere molto recente e di riguardare attivamente due membri del gruppo, riesce dunque ad avere la meglio sulle moltissime faccende importanti occorse nelle ultime settimane.

Raggiunta la locanda Loic e Desiree si recano immediatamente in stanza, intenzionati a continuare la loro conversazione da soli. Guelfo e Julie si siedono invece a uno dei tavoli del piano terra per informare Solice della spiacevole vicenda: anche Eric partecipa alla conversazione, intenzionato a dare una versione dei fatti il più possibile completa ed esaustiva. La paladina, profondamente sconvolta e ferita dalla notizia, non può che restare a bocca aperta.

Loic e Desiree

"Desiree, c'è qualcosa che devo dirti: ricordi che ci eravamo separati per riflettere un pò suoi nostri sentimenti, per riflettere sul nostro fidanzamento?"
"No".
"Non mi stupisce: di solito sono io che mi ricordo di tante cose... Tu non l'hai fatto, ma io l'ho fatto. E sono arrivato alla conclusione che insomma, questo fidanzamento a modo di vedere va rotto, e dal mio punto di vista è già rotto. Mi dispiace dirtelo, ma credo che la nostra amicizia potrà risorgere anche meglio se non abbiamo rapporti sentimentali: per essere del tutto onesto nei tuoi confronti ti dico che ho conosciuto anche un'altra persona, con cui mi trovo molto meglio che non con te e che è riuscita a esprimermi in modo molto chiaro tutto il suo amore a differenza tua. Tutte queste cose hanno portato a convincermi che non sei la persona giusta, quindi... Comunque, voglio che tu sappia che non è dipeso solamente da questa persona, ma è il frutto di una riflessione che ho fatto da lungo tempo sul nostro rapporto: ormai so che tu stai meglio da sola, e che il tuo rapporto con me era soltanto una costrizione, come hai confessato più volte anche a tuo fratello. All'inizio è stato un pò doloroso, ma ora penso che le cose possano procedere bene perché io ho trovato la felicità e tu sei libera di trovare anche la tua, che non può certo essere con uno come me che non ti è mai piaciuto. Credimi, forse è davvero la cosa migliore..."
Desiree è stupefatta, e fatica a prendere parola: "raccontami di più... non lo so, tu parli di risentimento?"
"eh, abbastanza, si.."
"Cosa.. Che ti ho fatto?"
"E' piu' il risentimento per quello che NON hai fatto, Desiree: per tutto questo tempo in cui siamo fidanzati mi sarei aspettato da te maggiori manifestazioni di entusiasmo: il non incontrarti quando mi aspettavo di incontrarti mi ha fatto capire che il tuo periodo di riflessione potesse durare all'infinito, perché avevi sempre altro da fare: mi ero convinto che l'unica spiegazione poteva essere il non vedere me..."
"... ero con dei bambini..."
"Mi hanno detto che sei stata ospitata nella torre di sir André Navon: puoi ben immaginare quanto mi abbia fatto piacere sapere che hai pernottato li'".
"Forse ti sei dimenticato che io volevo venire con te, signor-ricordo-tutto: io sono stata con i bambini, e la decisione di essere alloggiata alla torre non l'ho certo presa io, ma mio fratello e sir André Navon: d'altronde ho capito che abbiamo visioni diverse... Beh, parlami di questa ragazza? E' bionda? Scommetto che è diversa da me. E' una popolana?"
"Si, è bionda.. ed è una popolana. Ed è diversa da te, perché è allegra".
"Quindi non vedi l'ora di andare a letto con lei invece che con me, per la prima volta? Ti vedo timido, imbarazzato... Certo, mi ricordo che per te era una cosa fondamentale sposarsi, fidanzarsi prima... Quindi immagino che tu non veda l'ora di sposarti, per correre a farlo... E' cosi'?"

La conversazione prosegue per alcuni minuti, nel corso dei quali diventa sempre più evidente che Desiree non ha alcuna intenzione di reagire in modo rassegnato ed accondiscendente: al contrario, la ragazza si mostra estremamente delusa e sconvolta dalla notizia, e quando apprende che Loic ha persino consumato l'amore che afferma di provare nei confronti della sua nuova "fiamma" decide di continuare la conversazione in presenza degli altri.

Dramma

Desiree raggiunge il resto del gruppo, chiedendo a Loic di fornire a Solice la sua versione dei fatti: "vediamo se hai il coraggio di mentire di fronte ad una paladina di Pyros!", esclama adirata: è evidente che non crede alla sincerità dei nuovi intenti dichiarati dal giovane.

Loic incomincia dunque una lunga conversazione con Solice nel corso della quale spiega le sue nuove intenzioni. Il giovane sembra molto convinto nei suoi propositi, ma al tempo stesso molto confuso: la paladina si rende conto che tanto il "nuovo" sentimento provato per Giulia Bones quanto il rancore e la frustrazione per Desiree sono reali, ma al tempo stesso fortemente influenzate dallo stato d'animo del suo interlocutore; nonostante questo, tutti i suoi tentativi di ravvivare il ricordo e i sentimenti per Desiree nel cuore del giovane falliscono; Solice tenta dunque di convincerlo a rimandare di qualche giorno ogni risoluzione e giudizio per liberarsi dalla pressione della missione in corso e delle tragedie recenti: Loic ringrazia Solice per il tentativo, ammette di essere molto scosso e fragile ma chiede anche alla paladina di fidarsi di lui e delle sue capacità di giudizio: "credimi Solice, sarò il primo a tornare sui miei passi se mi accorgerò di aver fatto qualcosa di affrettato: tu abbi fiducia in me, e io ti prometto che valuterò tutto quanto nel migliore dei modi prima, durante e dopo la missione".

Desiree abbandona ben presto la conversazione, sopraffatta dal dolore e dalla disperazione: Guelfo l'accompagna in camera e la consola a lungo, cercando non soltanto di farle coraggio ma anche e soprattutto di farle accettare l'amara realtà: "io te l'ho sempre detto che non faceva per te...".

Dopo alcuni minuti e molte lacrime versate Guelfo scende nuovamente nella taverna della locanda, chiedendo a Julie il favore di dargli il cambio: "stai un pò con lei finché non si addormenta, per favore". La ragazza è visibilmente a disagio per via della situazione e non è particolarmente contenta della richiesta, ma accetta. "Beh, io vi abbandono per stasera", commenta Loic, sentendo l'esigenza di stare un pò da solo: "io vado a spaccare un pò di tronchi nella legnaia". Guelfo resta quindi a parlare con Solice, ancora sconvolta e intristita per via della conversazione appena conclusa con il più alto dei Navar.
Guelfo fa del suo meglio per spiegare alla paladina il suo punto di vista: la "nefasta" unione tra Loic e Desiree era destinata al fallimento per via delle troppe e insormontabili differenze tra loro: "esistono delle mura, Solice: mura che ci dividono tutti, che separano l'aristocratico dal popolano, il soldato dalla nobildonna... Loic e Desiree non avrebbero mai potuto comprendere le loro diversità, la loro attrazione non si sarebbe mai trasformata in niente di realmente solido e duraturo: tu dovresti saperlo meglio di tutti, no? Credimi, è stata la cosa migliore per entrambi, e a Desiree servirà soltanto un pò di tempo per capirlo".
Solice non sembra intenzionata ad accettare una visione tanto pessimista, e difende a più riprese la genuinità dei sentimenti di Loic e Desiree, manifestando la sua incredulità che si sia trattato soltanto di "un grosso sbaglio". Guelfo non sembra affatto d'accordo, e cita alla paladina le molte situazioni in cui la "sciagurata unione" tra sua sorella e il più alto dei Navar ha mostrato crepe a suo dire insanabili. Solice è incredula e dispiaciuta, e non sapendo cos'altro dire decide di ritirarsi nella sua camera, dove trova Julie che tiene compagnia a Desiree, ancora in lacrime.
"No, non entrate..." urla la ragazza, visibilmente sconvolta: "io... non voglio vedere nessuno". La paladina annuisce, spostandosi nella stanza di Julie per addormentarsi quasi subito in preda allo sconforto e alla costernazione.

Amer, 1 ottobre 517

Il dolore di Desiree è tale da costringere tanto i paladini quanto i ragazzi di Caen a rimandare di un giorno la partenza: non è infatti chiaro se la ragazza, a seguito delle sconcertanti rivelazioni di Loic, prenderà la decisione di continuare la missione in compagnia dell'ex-fidanzato oppure quella di far ritorno a Chalard.

Guelfo e Solice a Sanpeccato

Mentre la ragazza passa un altro giorno di disperazione in locanda Solice e Guelfo si recano a Sanpeccato, sia pure per motivi diversi: alla paladina servono delucidazioni in merito alla condizione di Marielle Brò e degli altri profughi delle parole d'oro, mentre Guelfo cerca indicazioni sulla misteriosa mappa lasciata da Eric a Chalard. Una volta lì entrambi vengono ricevuti da sir Demian Lavender, il paladino di Kayah già incontrato in precedenza a Laon a seguito del tribunale dell'inquisizione preceduto con padre Marc Vulcano.

Il guardiano del tempio ascolta entrambe le storie con attenzione: dichiara di aver già incontrato oggetti simili al misterioso artefatto descritto da Guelfo, che chiama con il nome di Pfhaegal; con quel nome vengono chiamate infatti le opere d'arte o d'ingegno compiute da pittori, scultori e altri artigiani quando vengono a trovarsi sotto la nefasta influenza di entità demoniache o addirittura di divinità malvage. Non manca di sottolineare la pericolosità di tali oggetti, e si mostra ben contento di sapere che il dipinto è stato consegnato nelle mani di padre Lorenzo Quart.

Anche la storia di Solice viene ascoltata con attenzione dal paladino, che in questo caso ritiene necessario accompagnare la ragazza al cospetto dello stesso padre Vulcano: per la seconda volta in poche settimane Solice si trova dunque di fronte all'austero inquisitore, che ascolta con grande attenzione le ultime vicissitudini della paladina: le parole che le rivolge al termine del lungo racconto sono solidali e benevole, e hanno l'effetto di rasserenarle il cuore scacciando i dubbi e le paure accumulate. Prima di congedarla l'inquisitore le suggerisce di recarsi a trovare Benton Hare, la guardia civica di Laon che qualche settimana prima aveva scelto di recarsi ad Amer proprio per raccontare agli inquisitori di Sanpeccato le sue terribili esperienze.

Usciti da Sanpeccato Solice e Guelfo si recano quindi alla taverna dove alloggia Benton, con cui hanno una breve conversazione. Tanto Benton quanto Solice sembrano particolarmente turbati al ricordo dei loro "incontri" onirici, ma la consapevolezza di aver raggiunto una "vittoria" e di essere scampati all'influenza esercitata da quel luogo consente a entrambi di tirare un sospiro di sollievo. Benton informa i due amici della sua volontà di tornare al più presto a Laon, nella speranza di poter presto riominciare una nuova vita libero da incubi e suggestioni oscure: Guelfo e Solice lo salutano, augurandogli buona fortuna.

Eric e le rovine di Amilanta

Eric decide di approfittare della giornata persa per recarsi di nascosto dal resto del gruppo a visitare le rovine di Amilanta, all'interno delle quali sembra esserci uno dei misteriosi punti segnalati dalla sua mappa misteriosa. Una volta giunto nei pressi di una zona periferica dell'antica città fa la conoscenza di un misterioso individuo che gli si presenta con il nome di Donnie Hayden, dichiarando di essere un esploratore e un matematico interessato allo studio delle rovine. L'incontro tra i due avviene nei pressi di una misteriosa lastra di pietra di circa venticinque metri quadrati e posta a circa venti centimetri da terra, a sua volta suddivisa in nove quadrati: soltanto uno di essi sembra avere caratteristiche diverse dagli altri, presentando una scalanatura interna più marcata che ricorda a Eric la lastra da lui scoperta pochi giorni prima presso le rovine di Craon.

Dopo aver scambiato alcune parole, Donnie mostra al giovane una mappa del granducato contenente un numero di annotazioni, riferimenti e segni relativi soprattutto a zone interne ai territori di Greyhaven, Surok e Krandamer est. Eric si rende conto che la maggior parte di esse non sono mai comparse nei territori indicati dalla sua mappa: chiede pertanto a Donnie informazioni sulla paternità di quella mappa e maggiori dettagli sul suo ruolo di esploratore. Donnie non si fa pregare, e rivela al giovane di essere al soldo di un misterioso individuo noto come Voron, famoso a Greyhaven per essere un importante studioso. "E' stato lui a fornirmi questa mappa, che conteneva già alcune delle indicazioni che ho poi provveduto a contestualizzare e ampliare". Eric risponde alle stesse domande in modo molto simile, dichiarando di essere lui stesso al servizio di un importante ricercatore di Amer: "il suo nome è Lothar", si affretta poi ad aggiungere, "e credo che abbia a che fare con la scuola di magia della capitale".

Donnie non dà impressione di conoscere Lothar, ma si mostra curioso e interessato a conoscerlo: informa Eric delle sue intenzioni di proseguire il suo cammino verso nord in direzione di Surok, e specifica che farà in modo di fermarsi ad Achenar per qualche giorno di lì a poco. "Se il tuo datore di lavoro vorrà contattarmi potrà trovarmi lì, presso la locanda la lama di luna".

A un certo punto Eric chiede a Donnie di consentirgli di ricopiare le annotazioni presenti sulla sua copia della mappa: "è uno scambio che non sono contrario a fare", risponde l'esploratore con un sorriso, "a patto di ricevere anch'io qualcosa in cambio". Eric non ha comunque intenzione di informare lo strano individuo dell'esistenza della sua mappa, e tantomeno di mostrargliela: si limita dunque a proporre un compenso in denaro, ma Donnie scuote la testa: "non è il denaro ad attirarmi... ma c'è una cosa che potresti fare per me".

L'esploratore chiede a Eric di aiutarlo a scoperchiare la lastra di pietra precedentemente esaminata. "Non è la prima volta che ne apro una", aggiunge per tranquillizzare il giovane, "ma il procedimento è lungo e piuttosto laborioso: se mi aiuterai ad aprirla e a calarmi dentro prometto che ti darò una copia pressoché esatta della mappa che porto con me... Annotazioni incluse, s'intende".
Eric sembra molto sospettoso, ma alla fine acconsente all'accordo: chiede a Donnie cosa si aspetta di trovare all'interno della lastra, e l'esploratore gli spiega che si tratta di antichi sepolcri appartenenti ad epoche ormai dimenticate. "Quello che ci si può trovare dipende moltissimo dal ruolo che avevano gli individui che sono stati sepolti", spiega il suo interlocutore, "ma di solito non si resta delusi: quella gente era solita seppellire i propri cari con tutti i loro averi: la volta passata sono stato decisamente fortunato, spero che questa non sarà da meno".

Una volta assicuratasi la collaborazione di Eric, Donnie incomincia alcuni preparativi a suo dire necessari per garantire il buon esito del piano: "La prima cosa che devi sapere è che, per aprire quella lastra, il fattore più importante è il tempo: ora è troppo presto, ma possiamo approfittarne per portarci avanti con alcune cose necessarie per quando l'apriremo. Anzitutto occorre che tu riempia d'acqua questa pentola" spiega, consegnando nelle mani del giovane un voluminoso contenitore. Eric esegue di buon grado: al suo ritorno Donnie pone la pentola d'acqua sul fuoco, per poi incominciare la lunga e laboriosa preparazione di una sostanza alchemica dall'odore pungente e acre. "E' meglio se non la respiri", avverte a un certo punto, "inalare questa roba non è esattamente la cosa migliore che ti puoi augurare". Eric non se lo fa ripetere due volte.

Una volta giunta la sera, Donnie chiede a Eric di spostare un enorme cumulo di massi situato a una certa distanza dalla lastra, che a suo dire nasconde una cosa fondamentale per l'apertura della stessa: si tratta di una parete di pietra liscia, che Eric dovrà spingere con tutte le sue forze e mantenere in pressione per un certo numero di minuti. "Mi raccomando", avverte Donnie: "non dovrai allentare la spinta neppure per un attimo, fino a quando non ti urlerò di venire su da me. A quel punto io mi calerò di sotto, e tu reggerai la corda che mi sorreggerà: non appena la sentirai tirare dovrai riportarmi nuovamente su: la mia vita sarà nelle tue mani, quindi mi fido di te. La copia della mappa verrà con me, e avrò cura di consegnartela a cose fatte". Eric acconsente, e si appresta a compiere la sua parte.

Scende la notte, e il piano di Donnie sembra funzionare alla perfezione: Eric si ritrova a spingere per molti minuti la parete, che non dà impressione di muoversi: il giovane fa uso di tutte le sue energie, m