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« Non c'era neanche un prete, oltre che una ragazza carina. »
- Padre Engelhaft -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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19 Dicembre 517
Sabato 22 Novembre 2008

Yezraelen

Quando l'ho vista per la prima volta aveva il doppio dei miei anni: la sua figura si confondeva con quella di mio padre, attirando i raggi di sole che filtravano tra le tende del salone dei ricevimenti con la grazia di una dama nell'atto di ricevere gli omaggi dei suoi sudditi. Yezraelen: l'anima di Yezra.

"La sua storia risale a molti anni fa", continuò guardandomi negli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo verso terra: non era mio padre che avevo di fronte, ma il Marchese di Beid. "Venne fatta costruire da Lord Eric Kenson come dono per sua cugina, Lady Ardea Kenson della Piana del Vento". Dopo aver pronunciato queste parole mosse alcuni passi verso di me, facendo sfiorare il terreno alla punta della lama.

"Guardala", mi disse. "Non avere paura di lei". I miei occhi si affrettarono ad ubbidire, sollevandosi a percorrere la lama lunga e sottile fino ad arrivare all'elsa dorata, al cui centro brillava una piccola pietra di colore azzurro.

Da quel giorno Yezraelen, l'anima di Yezra, mi accompagna: un dono che mio nonno non è riuscito a consegnare, una lama nata per essere impugnata da una donna e che ha atteso per trent'anni una mano che potesse stringerla: la mia mano. Poteva andarti meglio, Yezraelen: il tuo destino è quello di condividere le mie sconfitte, di finire in terra con me o di essere raccolta tra gli arbusti dopo un lancio disperato e fuori bersaglio: se tu potessi parlare saresti arrabbiata con me, se potessi parlarti io lo farei per chiederti scusa.

Questa non sarà l'ultima delle nostre battaglie, Yezraelen: il dolore che sento alla gamba è spaventoso e mi rende difficile pensare, ma non possiamo mollare adesso. Aiutami, ti prego: a rialzarmi e a restare in piedi, a ricordare che mio padre quel giorno è stato fiero di me: a sopravvivere, a tornare a casa... a Beid... a Luceen.

Yezraelen - Immagine
scritto da Solice , 01:29 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
24 novembre 517
Giovedì 9 Ottobre 2008

Notte in bianco

Le ultime gocce di pioggia percorrono la cassa armonica del grande liuto di legno che fa da insegna al posto in cui ci troviamo: restano lì per qualche istante, a dondolarsi sul bordo inferiore osservando il salto che le attende. Forse è proprio il senso di vertigine indotto da quei tre metri a indurle a raggrupparsi l'una all'altra, stringendosi insieme come bambini spaventati: e anche se il volo resta inevitabile, saltare insieme fa meno paura.

I primi soldati della fede della mia vita li ho visti negli occhi di mio fratello: i suoi racconti prendevano vita nella mia mente e mi rendevano partecipe del sacrificio, dell'impegno nei confronti degli altri. La prima volta che chiesi com'erano fatti mi disse di chiudere gli occhi: "immaginali come dei raggi di sole che squarciano le tenebre dell'ingiustizia, della menzogna e del dolore". Eppure mai come ora mi sento come una di quelle gocce di pioggia, tremanti e spaventate di fronte al "salto" come lo sono stata io poche ore fa: stretta insieme ai miei compagni ho saltato insieme a loro, consapevole che avrebbero capito, che mi sarebbero stati vicini trasformando le mie paure in coraggio: così è stato. E ancora una volta, grazie alla loro fiducia, una goccia di pioggia ha potuto sognare di essere un raggio di sole. Vorrei tanto che tu potessi vederci, Patrick: so che saresti fiero di noi.

"Faccio quello che posso per impedire a questi disgraziati di fare una brutta fine".

Le parole pronunciate dall'uomo che mi siede davanti sono scelte con cura, e colpiscono dove fa più male: mentre le ascolto mi rendo conto che rappresentano esattamente l'opposto di quanto ho appena fatto: le mie azioni hanno rischiato di provocare uno scontro che avrebbe messo a repentaglio la vita dei miei compagni. Le azioni prevedibili di una paladina giovane e inesperta, che tra la via della Giustizia e quella del Giudizio avrebbe senz'altro scelto la prima, lasciando a lui il privilegio di poter percorrere la seconda: ed è quello che ha fatto, malgrado la superiorità numerica e una situazione a noi decisamente sfavorevole. Entrambi abbiamo avuto quello che volevamo ma sono io quella in debito, ed è una cosa che sappiamo tutti e due.

Gocce di Pioggia
scritto da Solice , 04:09 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
15 novembre 517
Venerdì 12 Settembre 2008

Soldato della Fede

Le ore passate a guardare i miei fratelli e i cavalieri di mio padre, il lungo e faticoso addestramento al monastero di Foucault e i primi scontri "veri" combattuti al fianco di Abel; le interminabili mattine passate ad evitare gli affondi di Diana, i pochi e incredibilmente fortunati scambi di colpi con i Maestri del Vento, la costanza con cui sir Paul Harvesham e sir Karl Anderson hanno saputo allenarmi giorno e notte; ma soprattutto il lungo e difficile combattimento con Bellamy Collorotto, in cui la Santa a cui ora appartengono la mia vita e la mia anima ha deciso di prendere il mio braccio, infondendo in esso la sua forza.

"Torna dalla mamma, ragazzina!"

Una frase che suona come una condanna, ineluttabile verdetto sull'esito ultimo dei miei sforzi per rendere questa spada qualcosa di più che un peso; un unico e secco strattone in grado di sciogliere in un istante tutti i nodi che avevo faticosamente realizzato sulla corda del mio orgoglio: non sono riuscita a fermare quell'uomo, colpevole di aver sottratto uno scrigno dal contenuto così prezioso da non poter essere neppure rivelato, così importante da valere più di sessanta vite. Ho letto il rammarico negli occhi di messer Balthasar Toppler, e non sono riuscita a non pensare al furto che io stessa ho subito oggi: anche io avevo uno scrigno e anche io ora non l'ho più, svanito come l'ultimo respiro del mio cavallo, fragile come i sogni e le speranze dell'unica vita che vale: la mia.

Eppure, devo riuscirci: come Soldato della Fede di Pyros, come figlia di Elias Kenson, sento e so di avere la responsabilità di rialzarmi e continuare. Lo devo a Padre Lorenzo che ha creduto in me, lo devo a mio padre, lo devo ai miei amici... ma soprattutto lo devo a Santa Chiara: per Lei costruirò un nuovo scrigno e a Lei chiederò di riempirlo vivendo e operando per Lei, nella speranza che possa aiutarmi a proteggerlo nel migliore dei modi.

Solice Kenson - 15 Novembre 517
scritto da Solice , 03:08 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
15 ottobre 517
Mercoledì 9 Luglio 2008

Casa

Le estremità dei miei capelli, vinte dalle forbici di Julie, si allontanano seguendo il movimento ondulatorio dei flutti del Dymiras come una lenta processione di fedeli. Il mio sguardo riesce a seguirli solo per i primi passi del lungo cammino che li attende, salutandoli con una preghiera inusuale: che possano vedere per l'ultima volta la città di Achenar, trasportati da uno dei molti torrenti che si insinuano al di sotto delle alte e spesse mura della città dalle mille e una lama, per poi dissolversi nella spuma del mare.

La prima volta che mia sorella mi tagliò i capelli ebbi qualche problema a riconoscermi. Ricordo distintamente l'impressione che mi fece vedere la mia faccia privata della cornice alla quale ero da sempre abituata: "sembro quasi un ragazzo", mormorai incredula. "beh, spero proprio che ti piaccia, questo ragazzo" commentò mia sorella osservando il suo lavoro, "perché adesso non c'è modo di tornare indietro". A distanza di anni, il suono di quelle parole risuona spesso nella mia testa.

''non c'è modo di tornare indietro''.

A mio padre l'idea di Rosalie non andò particolarmente a genio: quella fu la prima e l'ultima volta che mia sorella mi tagliò i capelli... fino a quando non ci trovammo a condividere la stanza nel monastero di Foucault.

''non c'è modo di tornare indietro''.

Guelfo e Julie sono certi che io abbia preso la decisione giusta, come lo ero io stessa al momento di agire: allora non potevo sapere l'entità di quel peso, certa com'ero che le mie spalle fossero allenate a sufficienza per sostenerlo. Ma ora li sento entrambi, Menzogna e Assassinio: posso avvertire il loro fiato dietro di me, le loro mani che premono con forza contro la mia schiena, penetrandola a fondo fino a sfiorare i polmoni: e se quel contatto non è ancora stato in grado di soffocarmi è soltanto merito del coraggio e dell'impegno dei miei compagni, che hanno saputo comprendere le mie difficoltà, proteggere le mie debolezze, perdonare i miei errori. Ogni giorno ringrazio gli Dei di averli accanto, e ogni giorno prego che possano presto raggiungere quella giustizia che da tanto, troppo tempo rincorrono, la cui sete fa ormai ardere anche me.

Prego per loro, così come prego per tutti coloro che non hanno esitato a mettere in gioco quanto di più importante avevano pur di aiutarci a compiere questo miracolo: la mia mente rincorre i loro volti, così diversi eppure così vicini: Padre Gabriel, il capitano Ratel, Benton Hare, Omar Pacifico, Peoh Blood; sir Karl Anderson, sir Paul Harvesham e la sua consorte, Lady Lucille; e ancora, con maggior forza, sir André Navon... e sir Steven deRavin; e infine, non paga di quanti sono stati disposti a mettere a rischio la propria vita, rincorre i volti di quanti l'hanno perduta: nomi che la mia mano non è in condizione di fare, non senza aumentare a dismisura il tremolio che già la pervade dal giorno in cui ho preso con me la vita di Lord John Payne... e che forse mai l'abbandonerà.

Un miracolo: non c'è altro termine che possa descrivere la libertà di quella bambina, il suo trionfo sui carcerieri che fin dalla nascita avevano incatenato la sua vita ai loro fini. E se l'immensità del significato di questa parola ci rende immeritevoli di poterci fregiare di tale risultato, dobbiamo comunque ringraziare gli Dei per averci concesso di esserne testimoni. Ogni volta che la guardo ripenso a quella lettera, che mi costringe a immaginare il dolore e la solitudine che deve aver passato: e subito i miei pensieri prendono il volo, e ignorando ogni mio tentativo di fermarli corrono a ricordare un altro volto, diverso eppure più grande soltanto di pochi anni... Non farlo Solice, non commettere due volte lo stesso errore: non ce l'hai fatta quando non avevi due demoni alle tue spalle, di certo non puoi riuscirci ora: pensa piuttosto a scappare, il meglio che puoi fare è portarli lontano.

Presto parlerò nuovamente con padre Quart: devo farmi coraggio e dirgli tutto, pregandolo di donare a questo gruppo una figura che possa dare ciò che io non sarò mai in grado di offrire, riempiendo al tempo stesso il vuoto lasciato da Abel e la forza combattiva orfana di Quixote. Un uomo che sono pronta ad assistere e proteggere con tutte le mie forze se così dovrà essere, o di fronte al quale sarò disposta a cedere il passo se il destino sarà duro al punto da volermi separare ancora una volta da ciò che ho imparato a chiamare "casa".
scritto da Solice Kenson , 01:08 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 ottobre 517
Lunedì 23 Giugno 2008

Scelte

La decisione di indossare nuovamente le mie vesti ha sciolto le mie paure, ma ora rischia di compromettere la missione affidataci da sir Bruno Malade e la necessità di segretezza da lui più volte sottolineata. Guelfo ha ragione, i nostri nemici sono potenti e non possiamo permetterci di sottovalutarli: nessuno che possa avere contatti con i nostri nemici dovrà vedermi con queste vesti o sapere che una paladina di Pyros sta svolgendo indagini nella città di Achenar.

Ho forse frainteso le parole di Padre Francesco, prendendole in modo troppo letterale? Sento la necessità di parlargli nuovamente, di spiegargli che la scelta di indossare o meno questo abito coinvolge necessariamente le persone che viaggiano con me e quelle che ci hanno offerto il loro aiuto. Accettando di prendere parte a questa missione mi sono impegnata a rispettare le sue regole, sommandole a quelle previste dal mio giuramento da paladina: se davvero non esiste alcun modo per rispettarle entrambe, il rispetto verso i miei compagni mi impone di congedarmi da questo incarico senza che la mia presenza o le mie scelte possano in alcun modo comprometterne l'esito. Ma la conversazione con Padre Francesco dovrà attendere fino a domattina: altre e più urgenti confessioni mi attendono questa notte stessa.

La prima la devo a lady Lucille e alla generosità con cui ha deciso di accogliermi nella sua dimora fidandosi unicamente della parola di sir Karl: farò del mio meglio per ripagarla della sua fiducia, e per dimostrarle che non è stata malriposta.

La seconda è con Eileen Brent: è strano... non abbiamo scambiato che poche parole, eppure le sono bastati un istante e uno sguardo per assumere il ruolo più importante di tutti. I suoi occhi mi hanno vista per quello che sono, e la sua espressione di fronte al mio sconcerto tradiva la volontà di non restare a lungo l'unica testimone. Questa notte, dopo aver parlato con Lucille, mi recherò a parlare con lei nella speranza che vorrà ascoltarmi: poche ore fa le ho detto che la mia vita è nelle sue mani, ora devo fare del mio meglio per convincerla a farne buon uso.

Solice e Eileen
scritto da Solice , 02:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 ottobre 517
Giovedì 19 Giugno 2008

Roccia vuota

Varcando i cancelli della città delle mille e una lama non posso fare a meno di pensare a quel giorno di dodici mesi fa: allora non feci quasi caso alle tinte con cui l'autunno e i suoi fiori decoravano le abitazioni, intenta com'ero a non perdere il passo di Abel e di Giovanni, che di lì a poco ci avrebbe introdotti a Padre Francesco. Ripenso a me stessa, goffa e inesperta, e all'imbarazzo provato di fronte all'impossibilità di rispondere in modo soddisfacente alle spietate domande che il mio padre spirituale era solito porre a se stesso. Abel non aveva paura di mettersi alla prova di fronte agli Dei, e non si è mai stancato di cercare ogni giorno la conferma terrena delle loro promesse: questo lo portò a non accontentarsi delle risposte fornite dall'anziano sacerdote e a spingere la sua ricerca verso direzioni difficili quanto il compito che sentiva gravare sulle sue spalle.

"Stacci attenta a quel ragazzo... è un bravo ragazzo!"

Ricordo come mi affrettai ad annuire, ignorando le difficoltà di un compito i cui termini avrei di lì a poco deluso. Presto confesserò il mio fallimento al cospetto di Padre Francesco e della Dea, nella speranza che mi sia data un'altra possibilità. Una speranza che non è mai realmente morta, e che l'arrivo di Nicolas contribuì a tenere in vita: così diverso da Abel eppure così simile, forte e fragile al tempo stesso. Grande fu la mia gioia quando mi illusi che avrebbe potuto prendere il posto di Abel, fino a quando non seppi che padre Lorenzo Quart aveva deciso di richiamarlo a Chalard per destinarlo a un altro incarico.

C'era una cosa in comune tra Abel e Nicolas, piccola e insignificante ma che resterà sempre impressa nella mia mente: ogni volta che ci fermavamo a riposare entrambi erano soliti cercare una roccia su cui sedersi, grande e spesso scomoda, almeno a giudicare dall'aspetto. Quando capitava io facevo il possibile per trovarmene un'altra, più piccola, che si trovava nei pressi; mi piaceva osservarli da lì, spesso da un lato o di spalle, mentre si interrogavano sul da farsi. In quei momenti, anche le volte in cui non avevo idea di cosa ci stesse succedendo, potevo "sentire" che ce l'avremmo fatta a portare a termine la nostra missione.

Chissà, forse non ero l'unica a guardare in direzione di quella roccia: e forse è proprio questo orizzonte che si nega alla vista a consumare lentamente la nostra lucidità, a farci cadere preda di errori e distrazioni. Sento il bisogno di parlare con Padre Francesco, ma più di ogni altra cosa sento il bisogno di tornare da Lorenzo Quart: per il mio bene, e per quello dei miei compagni, ho bisogno di sapere se e quando verrà qualcun altro a sedersi su quella roccia e se mai riusciremo a riempire quel vuoto.

Trono di Pietra
scritto da Solice , 02:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 settembre 517
Domenica 18 Maggio 2008

Paura

Rivolgo a te le mie preghiere, dio della Luce, affinché tu possa prenderti cura della mia amica Desiree: donale la forza di perdonare chi, sentendosi perduto e allontanato, ha cercato conforto nella semplicità di un nuovo amore. Consentile di ricominciare una vita serena e felice, libera dal dolore e dalla disperazione che ora riempiono il suo animo.

Rivolgo a te le mie preghiere, dio della Verità, affinché tu assista il mio amico Loic: perdonalo per l'errore che ha commesso e donagli la forza di continuare a combattere nel tuo nome, rischiarando con la tua luce i dubbi che ora affannano il suo cuore. Aiutalo a trovare la felicità, e possano i segni della tua benevolenza ricompensarlo per le fatiche e gli sforzi che compie ogni giorno.

Mai come stanotte il suono delle mie parole sembra vano e inutile: se chiudessi gli occhi potrei vederle rimbalzare sulle pareti spoglie della stanza di Julie, per poi perdersi nei singhiozzi che la porta antistante riversa nel corridoio con la forza di un fiume in piena. Eppure mai come adesso la mente rifiuta l'idea di fermarsi, alimentata dal ricordo delle conversazioni appena concluse, e la lenta liturgia che le mie labbra continuano a ripetere non sarà sufficiente a far sì che gli Dei concedano un sonno tranquillo a molti di noi. Soltanto poche ore fa la camera nascosta da quella porta ospitava sogni, emozioni e speranze che soltanto poche ore fa mi sembravano concrete e reali... Soltanto poche ore fa, soltanto poche ore fa, soltanto poche ore fa...

...

Come pioggia scrosciante le parole di Guelfo hanno spento il fuoco delle mie false certezze: è buffo pensare come quella sottile barriera di fango dorato celasse ai miei occhi ben altre mura, imponenti e formate da pietre massicce. Mura che dividono Loic da Desiree e che rendono così diversi, unici e soli molti di noi.

Le usanze di Beid descrivono il rifiuto di un regalo di compleanno come un segno di massima offesa: ma se il mio sangue mi spinge ad accettare che le tue mani mi aprano gli occhi, amico mio, vorrei tanto riuscire a dirti quanto questo dono che hai deciso di farmi mi abbia sconvolta, quanto il solo profilo dei bastioni che mi hai mostrato basti per riempirmi di terrore.

Per questo prego, per questo non dormo. Ho diciotto anni da dieci giorni ormai, sono grande... perché ho ancora così tanta paura?

L'insonne
scritto da Solice , 03:03 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
19 settembre 517
Mercoledì 7 Maggio 2008

Martha

si diffonde tra la gente
è crudele e convincente
i pensieri ti divora
e di dubbi li colora


ti scrivo questa lettera perché penso che tu abbia il diritto di sapere: tu che hai saputo vedere oltre le mie vesti, che ti sei resa conto della fragile e impaurita ragazzina che si nasconde dietro uno scudo più grande di lei che riesce a malapena a trasportare, hai il diritto di sapere che non sei la sola a pensarla così: un'altra persona, alcuni mesi prima di te, è riuscita a dirmi la stessa cosa.

Tu sei una menzogna vivente, bambina mia: porti una spada e non la sai usare, porti uno scudo e non sei in grado di combattere. Menti agli altri e menti a te stessa nel nome di Pyros, il Dio della Verità: ma non temere, non voglio convincerti io. Lo capirai tu stessa leggendolo nel tuo cuore, o magari lo leggerai negli occhi degli altri.

Sono le parole con cui mio padre mi ha salutato l'ultima volta che l'ho visto. Parole dure, simili alle tue: parole che mi hanno fatto piangere ma che, nondimeno, mi hanno ricordato la mia famiglia, la mia casa, la mia città. E' per questo Martha che ti ho voluta con me, non certo per convincerti ad essere mia amica ma per sentirmi meno sola, per chiudere gli occhi di fronte ai tuoi rimproveri e ad accettarli pensando alla voce di mio padre: al villaggio, al torrente, persino in taverna riuscivo quasi a sentire la sua presenza dietro alle tue parole, il suo occhio critico posato su di me dentro i tuoi.

"Sei solo una bambina".... Sei solo una bambina....

Quello che non capisco, è il perché tu non ti sia limitata a rimproverare me. Perché hai messo in dubbio l'obiettività di sir André Navon, nonostante tu sia a conoscenza di molti dei rischi e dei sacrifici da lui compiuti al momento di farsi carico degli aiuti che ci ha dato? Che l'ingiusta e orribile esperienza con i signori delle Parole d'Oro abbia lasciato dentro di te ferite più profonde di quelle che siamo riusciti a guarire, sorde persino alla realtà dei fatti? O forse, ed è la cosa che maggiormente mi spaventa, sei riuscita a vedere dove io non riesco a vedere, ad accorgerti di un qualcosa che non riesco a mettere a fuoco? In tal caso ti prego di dirmelo, e ti prometto che ascolterò le tue parole con tutto il rispetto e l'ubbidienza che una figlia deve al proprio padre.

A questo, e soltanto a questo, ti chiedo di rispondermi un'ultima volta, dopodiché ti assicuro che non ti disturberò più, e che sarai libera di ignorare me e la mia presenza fino a quando non sarò costretta a partire.

Ti leggerò io stessa questa mia lettera quanto prima, nella speranza di poter presto ascoltare una risposta nello stesso modo.

A presto.
scritto da Solice , 02:16 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
10 settembre 517
Martedì 25 Marzo 2008

André Navon

A te rendo grazie, Pyros, per averci protetto in questo lungo viaggio: la tua luce è riuscita a guidarci attraverso le ombre del Meistwode, il tuo calore ha riempito di coraggio i nostri sogni e ha tenuto viva la speranza di giungere alla nostra meta. Guelfo aveva ragione, sir André Navon ha acconsentito ad accoglierci nella sua signoria accettando i rischi legati a questo gesto generoso: è grazie al suo buon cuore che gli abitanti delle Parole d'Oro avranno la possibilità di asciugare le loro lacrime, di tornare alla vita che meritano.

Intendo fare del mio meglio per mostrarmi all'altezza di questo atto di misericordia. Non ho mai piantato neppure un chiodo in vita mia, ma non appena il mio sguardo si è posato su quelle rovine ho compreso quale sarà il mio ruolo nei prossimi giorni; a mia mente viaggia veloce, al punto che quei ruderi dimenticati faticano a sembrarmi tali: vedo tetti e porte dove non ve ne sono, e di fronte a loro orti e campi coltivati...

Dove ho già visto tutto questo? Quando lo ricordo un brivido mi attraversa la schiena: è il luogo dove Padre Erwin aveva radunato coloro che avevano bisogno di aiuto: un rifugio violato dalla crudeltà di uomini malvagi. La mia mente continua il suo viaggio, sognando che questo luogo possa diventare per i rifugiati delle Parole d'Oro qualcosa di simile alla Casa di Tutti: per loro, e forse in futuro addirittura per chi, come loro, avesse necessità di trovare asilo dal terrore, dall'ingiustizia, dalla violenza...

E poi, a un tratto, mi rendo conto di sognare ad alta voce: lo sguardo di André Navon mi fissa interrogativo, quasi intimorito dal suono delle mie parole. Stai correndo troppo, Solice: questa non è Beid, e il benefattore che gli Dei hanno acconsentito a metterti di fronte non è certo tenuto ad assecondare i tuoi sogni, tantomeno il tuo entusiasmo.

Corro a scusarmi, affrettandomi a recare al signore di Navon il rispetto che gli è dovuto: preciso che intendevo riferirmi a un periodo molto lungo, forse talmente lungo da rendere prematuro l'intero mio discorso. Rapidamente i miei piedi tornano in terra, mentre cerco di concentrarmi sulle necessità immediate degli abitanti delle Parole d'Oro: ricostruire, coltivare, pregare... Cosa succede? Subito dopo aver pronunciato l'ultima parola mi rendo conto di aver forse commesso un altro errore: sir André Navon mi guarda perplesso, e nessuna delle mie argomentazioni successive sembra riuscire a mutare la sua espressione. Non capisco... cosa ho detto di inopportuno? Ho parlato di preghiere, di sacerdoti... Nel tentativo di comprendere l'origine di quelle perplessità ripenso alle parole di Guelfo, poi a quelle di Loic, poi a quelle dello stesso sir Navon: l'arrivo di un sacerdote potrebbe essere prematuro.

Possibile che... No, non può essere. Sir Navon è un amico fraterno di Guelfo, e soltanto questo dovrebbe togliermi ogni dubbio. Sono confusa, e decido di guadagnare tempo tranquillizzando il mio interlocutore: non c'è bisogno di alcun prete, non subito... resterò io stessa con loro fino a quando ce ne sarà bisogno. Lo vedo sorridere e tiro un sospiro di sollievo: mi invita a soggiornare presso la sua torre, ma non appena rifiuto la sua espressione torna perplessa e interrogativa, persino meravigliata.

In quel preciso istante capisco tutto, e sento un secondo brivido attraversarmi la schiena: sir André Navon non è l'uomo di fede che io e Nicolas ci aspettavamo, e la sua devozione agli Dei è quasi certamente subordinata a molte delle attività che contraddistinguono il suo status di signore. Tuttavia l'aiuto che ci ha offerto è sincero e genuino, e il fatto che sia mosso dall'amicizia nei confronti di Guelfo più che dalla fede non lo rende meno nobile, nè meno importante: il debito di riconoscenza resta il medesimo, a cambiare è unicamente la difficoltà del mio compito.

Del resto, non è forse per questo che vesto questi colori? Non è forse per questo che sono giunta fin qui? Pyros non muove a caso i suoi Paladini: se sono qui è per portare la sua luce dove non c'è, che si tratti di un luogo abbandonato o del cuore del suo signore. Luceen, "campo di luce": per ora è soltanto un nome che dimora nella mia mente, ma presto potrebbe diventare realtà. Farò del mio meglio.

Andrè Navon - Immagine 3
scritto da Solice , 03:59 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
26 agosto 517
Domenica 2 Marzo 2008

20 settembre

Stamane ci siamo separati. Le nostre forze, già rese esigue dalla partenza di Julie e Quixote, sono state divise in due gruppi con scopi ed obiettivi molto diversi: portare via gli abitanti delle Parole d'oro, salvare la vita di Lord Anthony. Decisioni importanti, talmente sentite e condivise da tutti da sembrare persino ovvie, logica conseguenza di quanto abbiamo visto in questi pochi giorni di sangue e paura, di vendetta e giustizia...

Giustizia: posso ancora nominare questa parola quando io stessa ho avuto l'ardire di proporre queste decisioni, dimentica dell'umiltà propria di Dytros che dovrebbe contraddistinguere ogni mio pensiero, ogni mia parola? Mi rendo davvero conto dei sacrifici che ho chiesto di compiere, del dolore e della rinuncia connesse alla loro messa in pratica? Ho chiesto a cinquanta persone di abbandonare le proprie case, di dire addio alla terra che diede loro i natali per seguirci in un posto lontano; ho proposto una divisione che teneva conto soltanto di alcuni aspetti, dimenticando la genuinità dei sentimenti di Loic, quegli stessi sentimenti che difesi di fronte a Guelfo meno di due mesi fa nei giardini di mio padre e che oggi lui stesso ha scelto di piegare alle necessità del nostro compito, dimostrandosi degno della più alta stima.

Sono ancora la stessa persona di allora? C'è forse umiltà nel lasciarsi sedurre dal fascino della predestinazione al punto da chiedere agli Dei di onorare i miei sforzi degli stessi risultati conseguiti da una Santa? Al punto di sfidare il Maestro Sconosciuto con la forza della mia fede, arrivando a comprendere il suo medesimo linguaggio e a servirmi delle regole vigenti nel suo mondo?

L'assurdo e disumano contenuto del diario di Lord Wilhelm, il malvagio e incomprensibile segreto che si cela nei meandri del tempio dei Maestri del Vento e nei sotterranei delle segrete della torre del lago ci hanno mostrato che non possiamo sconfiggere questa entità, non ora, non con le nostre sole forze: tutto ciò che possiamo fare è portare via queste persone, aiutandole a ricominciare altrove; questi sono i nostri limiti e tale, di fronte a Dytros, è la nostra umiltà.

Ma poi ripenso all'atroce destino che egli riserva agli Sperduti, l'assurda maledizione che affligge Marielle e prima di lei la ragazza che morì tra le mie braccia: e ripenso al 20 settembre, un giorno che mai avrei pensato avrebbe potuto recarmi così tanta paura. Per questo non posso essere umile, non adesso: il mio compito è quello di proteggere questa gente e il modo migliore per farlo è quello di catturare la sua attenzione, di distrarlo con la mia sfida; se gli Dei lo vorranno, il tempo che sottrarrà a me sarà sufficiente a salvare la vita di Marielle. Per lei, nei miei sogni, sarò Santa Chiara... e che Pyros mi aiuti.
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24 agosto 517
Domenica 17 Febbraio 2008

Sete

Sir Enrique Grognard, sir Brian Vowest, sir Philip Mayo, sir Angus Keener, Alfred Rosemberg, Lord Wilhelm Keitel, sir Kilian, Bob DelMontesque e i loro soldati. Non mi avevate preparata a tutto questo, Padre Quart: forse non ce n'è stato il tempo, o forse avete pensato che non sarebbe stato necessario. I fatti vi hanno dato ragione: ho approvato le loro morti e non mi pento di averlo fatto, perché credo di aver agito secondo giustizia. Prima di entrare in questo luogo sapevo di aver sposato la causa dei miei compagni, ma ora so che mi unisce a loro qualcosa di molto diverso: sento il loro punto di vista dentro di me, la loro vendetta, la loro sete. Sento il mio cuore sanguinare dopo aver guardato negli occhi gli Sperduti, dopo aver letto gli scritti di quell'uomo malvagio che mai avrebbe dovuto ricevere il titolo di Signore e sento una fiamma che arde dentro di me, nuova e terribile, alimentata da quello stesso sangue. Quella fiamma oggi ha vinto, saziandosi del sangue dei suoi più acerrimi nemici: ed ha ancora sete.

Ma non le permetterò di consumarmi, questo no: saprò tenerla a bada. Farò del mio meglio per mantenerla in vita, senza per questo deviare dal cammino che gli Dei hanno tracciato per me. Continuerò a svolgere il mio compito nel pieno rispetto della regola di Pyros: porterò queste persone lontano da qui, in un luogo dove potranno ricominciare, mentre i miei compagni porteranno il loro aiuto a Lord Anthony, a sir Steven e a sir Leon...

Sir Leon... sir Steven... riuscirete a farcela? Mi sembra ieri di avervi visto combattere a Beid, ma in quella circostanza non avete dovuto affrontare otto avversari tutti in una volta...

Mi chiedo se... non ricordo più a cosa stavo pensando. La fiamma, la sete... l'acqua del lago. Mi inginocchio a berla a mani giunte, come per pregare: la sento nella bocca... è salata. No, non è il lago... è il mare. Sento i suoi flutti, insieme alla musica melodiosa degli uccelli colorati... Dov'è Pyros, adesso? Pyros è con me, ovunque io vada... Abituati a questa risposta, Maestro Sconosciuto, perché stanotte sarà l'unica che sentirai.

...Zzz...
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23 Agosto 517
Domenica 10 Febbraio 2008

Preghiera

A te rendo grazie, Dio della Verità, per aver protetto Eric e Loic nel duro scontro che hanno affrontato contro Lord Wilhelm e il suo campione; a te rendo grazie per aver protetto Nicolas, e con lui gli uomini e le donne che hanno messo la propria vita al servizio di questa battaglia, dalla furia distruttrice scatenata dai loro oscuri e malvagi poteri. E' nel tuo nome che combattiamo e versiamo il nostro sangue, è nella tua fiamma che troviamo la forza di opporci al dominio degli oscuri signori di questa terra flagellata dal male.

A te rivolgo le mie preghiere, Dio del Coraggio, affinché tu possa preservare la vita di un bambino che non ha alcuna colpa, se non quella di essere l'unico strumento rimasto nelle mani di un cavaliere che ha scelto di privarsi del suo stesso onore: per questo ti imploro, ove mai fosse rimasta nel suo cuore una briciola del giuramento che un tempo lo legò a questa terra e alla difesa dei suoi abitanti, di restituirgliene quel tanto che basta per affrontare il suo destino senza farsi scudo di una vita innocente.

Tu più di chiunque altro conosci i miei limiti e le mie debolezze, tu più di chiunque altro sai quanto la mia forza e il mio coraggio siano incomparabilmente inferiori alla santa che qui riposa. Non sono in grado di comprendere i segni che mi stai inviando e che legano il mio arrivo al suo, e so di non essere degna neppure di pronunciare il suo nome: soltanto in una cosa posso eguagliarla, ed è nell'offrirti la mia vita per la salvezza delle persone che vivono grazie al suo sacrificio. Per questo attendo un tuo segno, pronta a eseguire ogni tuo volere: la tua luce potrà guidarmi nelle visioni che turbano le mie notti, la tua voce potrà parlarmi più forte delle voci che risuonano dentro la mia testa.
scritto da Solice , 06:33 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
23 Agosto 517
Venerdì 11 Gennaio 2008

Speranza

Dispersi in questa valle di nebbia biancastra e innaturale, messi a stretto contatto con un orrore che ha del disumano, costretti a volgere le armi contro coloro che dobbiamo salvare prima ancora che contro i nemici che siamo qui per punire: mai come questa volta la prova che gli Dei hanno scelto per noi appare troppo grande, mai come questa volta è forte il desiderio di scappare altrove, rimpiangendo tanto la mia terra natale quanto le scelte che mi hanno portato qui. La paura mi attanaglia, forte e gelida come il morso ancora assetato del mio sangue: lo guardo attraverso lo specchio e vedo il riflesso dei denti di quell'uomo, e ripenso alla sensazione provata in quel momento. La conoscevo già, l'avevo sognata prima che avvenisse. E forse qualcosa di lontanamente simile a quello che provò Rosalie, quando l'essere che chiamava Amon si macchiò dell'empietà bere il suo sangue?

No: questa gente non è responsabile delle proprie azioni, né ha scelto la dannazione asservendo la propria coscienza all'egoismo e al male. Se siamo qui è per salvarli, liberandoli da una condizione che non appartiene loro. Per questo non posso cedere, non adesso: nessuno di noi può.

"Liberami": un'unica parola è riuscita a sfuggire a quella condizione miserabile imposta dai carcerieri di questa valle in cui è colpevolmente assente la luce degli Dei. Ma non è forse sufficiente una piccola fiammella a rischiarare l'oscurità di una notte così buia? Lo sforzo di questa ragazza che giace di fronte a me, il suo desiderio di tornare libera sarà la mia luce, la nostra luce: sia pure nel profondo delle tenebre di questi cunicoli turniani essa splende, forte e vivida: è la fiamma di Pyros, che brucia alimentata da una speranza che riscalda il mio cuore, quantomai vivida e reale.

Ti libererò, sventurata ragazza: troverò il modo di comunicare con te, poiché la tua battaglia è la nostra battaglia: per questo la tua forza sarà la nostra forza, il tuo esempio sarà il nostro esempio: per questo non ti abbandoneremo.

Dama in nero
scritto da Solice , 15:58 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
18 agosto 517
Martedì 11 Dicembre 2007

Cento e undici volte otto

"E' mia opinione che Lady Beart si sia comportata in modo disdicevole..."

Le parole risuonano dentro la mia testa come note di una canzone che ti invade la mente, egoiste e prepotenti al punto di scacciare ogni altro pensiero. Parole dure, accuse gravi che non ho saputo, non ho voluto contenere: non dalla bocca ma dal petto, non dalla gola ma dal cuore: è da lì che è uscito quel suono. Com'era quella filastrocca di Yera? Vediamo...

Cento passi in un minuto
ma se corre è già perduto
senti tutte le sue pene
anche se non t'appartiene.


Negli ultimi giorni ho costretto me stessa a reprimere il bisogno di dire tutta la verità, ad anteporre ad essa la cautela. Ma Yera aveva ragione: il cuore non ti appartiene, ed è lui l'ultimo depositario della verità. Ha cominciato a correre in occasione dell'incontro con sir Steven deRavin, legando la mia mano attorno a una penna e facendole firmare una confessione; ha continuato a correre di fronte alle perplessità di Omar e Peoh, pronunciando le parole che sentiva di dover dire; ed è tornato a correre ieri, in occasione del nostro incontro con l'inquisizione. Credo che quel sacerdote lo sapesse: non è a me che ha dato la parola, ma al mio cuore e ai sentimenti che lo pervadono in conseguenza della morte di Nickel, dell'affronto subito da Julie e delle innumerevoli ingiustizie di questi ultimi giorni.
La filastrocca ha ragione, il cuore non ci appartiene: è un dono prezioso che facciamo, lasciandolo nelle mani di ciò che è più importante per noi. Il mio cuore appartiene alla Verità, a lei ho deciso di donarlo ed è a lei che ritorna correndo ogni singola volta che da essa mi allontano.

"rispetto al ruolo che è sua responsabilità ricoprire..."

"Dovresti vergognarti a giudicarla". Questo direbbe mio padre, sapendo che ho mosso a LEI una critica simile: del resto, chi sono io per giudicarla nel ruolo di figlia? Se fossi davvero meglio di lei, probabilmente non sarei qui. E se fosse per questo che l'ho attaccata, perché mi sento troppo simile a lei? No... so di non esserlo. Ho scelto di portare lontano la mia disubbidienza, e il giorno in cui le mie azioni disonoreranno la mia famiglia sarà quello in cui dirò addio a mio padre e alla mia terra; LEI, invece... l'impronta delle sue mani bagnate di sangue è impressa sullo stendardo stesso di questa Baronia.

"al popolo che è suo dovere proteggere..."

"Il primo dovere di un feudatario è proteggere l'incolumità della sua gente". Il tributo di vite pagate dai cittadini di Laon a partire dall'inizio di questa catena di eventi, la sofferenza provata per la perdita dei propri cari, la paura degli spettri che invadono queste strade mietendo le vittime innocenti che trovano sul proprio cammino: non riesco a immaginare alcun motivo che possa impedire a dei governanti di intervenire in prima persona di fronte a simili calamità... a meno che non ne facciano essi stessi parte. Che gli Dei mi perdonino, poiché malgrado i miei sforzi questo non lo riesco a perdonare.

"ai funzionari il cui lavoro è suo compito rispettare..."

Gli sforzi del Capitano Ratel e dei suoi uomini per contrastare l'operato delle forze oscure sono degni di lode: nel giro di pochi giorni la guardia civica di Laon ha condotto un'irruzione all'interno di un palazzo ebbro di prove, ha catturato tre maghi responsabili di crimini atroci e commerci sacrileghi, messo agli arresti i responsabili della loro successiva uccisione e di quella di molti altri uomini. I loro arresti sono stati requisiti e successivamente eliminati, le loro prove sono state trafugate: persino il loro comandante è stato quasi destituito, nell'estremo tentativo di rendere vano e inutile il loro operato. Analogo trattamento è stato riservato ai cavalieri che hanno rischiato le proprie vite per catturare dei fuggiaschi autori di crimini violenti ed efferati.

"e ai dettami della chiesa che ha promesso di onorare."

Presso il monastero di Foucault vi è un edificio di pietra scura, all'interno del quale erano soliti soggiornare gli individui condannati dalla Chiesa a trascorrere del tempo in preghiera o meditazione: a volte era possibile scorgerli da lontano, ma tutti loro dovevano osservare il divieto di parlare con le Vesti Bianche per timore che potessero corromperne o turbarne l'animo con le loro blasfemie. Sono certa che, se le mie orecchie avessero potuto udirle tutte in una sola notte, nessuna di loro sarebbe stata peggiore della costruzione di un edificio religioso in cui dar luogo a rituali e pratiche oscure, per poi darlo in nolo a stregoni ed alchimisti privi di ogni senso morale come un lenone fa con la sua prostituta.

Padre mio, vi chiedo di perdonarmi ma non è il giudizio che ho espresso che mi spinge a vergogna, bensì l'aver ceduto le mie ginocchia al suolo di fronte a chi, sia pure soltanto con il suo silenzio, ha reso possibile una siffatta empietà.
scritto da Solice Kenson , 03:39 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
16 Agosto 517
Venerdì 16 Novembre 2007

Nicolas

Quando l'ho visto per la prima volta ho subito pensato che potesse essere lui il paladino a cui padre Lorenzo Quart affiderà il difficile compito di colmare il vuoto lasciato da Abel. E' stato veloce a riconoscermi, subito dopo il suo ingresso in locanda: forse Padre Quart gli aveva parlato di me; del resto Abel non era soltanto il punto di riferimento del gruppo ma anche la mia guida spirituale, il Soldato della Fede a cui ero stata affidata e che avevo l'incarico di assistere nel corso delle missioni. Sarà Nicolas la mia guida spirituale, d'ora in poi?

Vorrei conoscere questa risposta: forse dovrei chiederglielo. Abel fu veloce a parlarmi, spiegandomi nel dettaglio come stavano le cose, ma ero una paladina soltanto da pochi giorni: forse ora Padre Quart e Nicolas si aspettano che capisca da sola... o magari aspettano un momento più tranquillo per rivelarlo in modo ufficiale. Si, probabilmente è così: meglio aspettare, allora.

Più ci penso, più mi convinco di questa possibilità: del resto, le due conversazioni avute con lui mi hanno ricordato molto da vicino i due aspetti che caratterizzavano l'animo di Abel.

La prima è avvenuta ieri mattina, quando si è avvicinato per parlarmi poco prima dell'assalto al carro di Pedro Larsac: il suo sguardo interrogativo e sconvolto di fronte alle maschere di stoffa nera mi ha ricordato la frustrazione di Abel di fronte ai misteri della fede che contraddistinguono l'operato della Dea della Luna, e la sua disperata ricerca di una verità rassicurante... Una verità che forse io stessa, secondo il disegno di padre Lorenzo Quart, ho l'impegno di fornire al Paladino al quale vengo affidata.

Soltanto poche ore dopo le parti si sono invertite, a pochi minuti dalla partenza verso la Torre Maxima: in quell'occasione sono stata io a cercarlo e lui a rassicurarmi, in modo molto simile a quanto era solito fare Abel nei momenti in cui gli confessavo di sentirmi inadeguata. E' buffo perché soltanto oggi, dopo i molti avvenimenti passati, riesco ad accorgermi di queste analogie.

Mi chiedo cosa pensino i miei compagni dell'eventualità che lui possa essere il successore di Abel, se saranno disposti ad accettarlo. Forse anche loro si stanno ponendo i miei stessi interrogativi: eppure, da quel che ho potuto vedere, nessuno di loro ha parlato con Nicolas... A parte Loic, questa sera. E' strano... malgrado i miei sforzi, c'è ancora molto che mi sfugge nell'osservare due maschi che discutono. Sia lui che Nicolas erano molto nervosi, e non credo che nessuno abbia realmente cercato di comprendere lo stato d'animo dell'altro. Credo che si possa dire che abbiano litigato... Ma anche Loic e Abel litigavano spesso, nonostante fossero legati da un'amicizia profonda e sincera. Ma ci sono davvero queste analogie, tra Nicolas e Abel? O sto solo cercando di dare un senso a tutto questo per distogliere la mia mente dalla consapevolezza che siamo dei ricercati?

Perché questo sono adesso... una ricercata. Padre mio, potrete mai perdonarmi?

Solice Kenson - Immagine 9
scritto da Solice , 04:39 | permalink | markup wiki | commenti (4)
 
11 Agosto 517
Giovedì 25 Ottobre 2007

Fiducia

Mentre lavo via dalle mie mani il sangue del nostro avversario ferito non posso fare a meno di interrogarmi sulle motivazioni che hanno portato a questa sconcertante e imprevista conclusione. E' vero, conosco Loic meno di Guelfo e degli altri, ma so per certo che non è un violento o un sanguinario: non conosco i motivi che lo abbiano spinto a colpire quest'uomo così duramente e a quanto pare lui stesso sembra restio a volerne parlare, preferendo lasciar pensare a tutti che si sia trattato di un gesto irrazionale, dettato dalla volontà rabbiosa di voler punire un prigioniero fuggiasco; ma non posso accettare una spiegazione simile, che tanto poco si sposa con l'immagine che ho di lui.

L'efferatezza di quella scena, il lago di sangue in cui quel mercenario di origini nordiche giaceva ha avuto l'effetto di togliermi il fiato: cercando di respirare aria, la prima cosa che ho fatto è stata raggiungere con la mano la benda nera che copriva il mio volto, togliendomi la maschera che le circostanze mi avevano costretta ad indossare, tornando ad essere me stessa. Credo di essere stata l'unica, oltre a Nicolas, ad aver sofferto così tanto per aver dovuto indossare quella striscia di stoffa color notte, ma questo non significa che io e lui siamo stati gli unici a compiere un sacrificio: Loic ed Eric, insieme a molti altri, hanno da mesi accettato di seppellire il rancore e la rabbia nei confronti dei nemici colpevoli di aver massacrato i loro cari, anteponendo agli immediati propositi di vendetta la giustizia a lungo termine della Rosa Bianca e, per esteso, della Chiesa.

E' una scelta coraggiosa, il cui valore talvolta è difficile da comprendere per chi, come me, ha ricevuto una formazione consacrata alla ricerca e allo studio dei valori della Fede. Eric e Loic hanno fatto del loro meglio per soffocare il loro rancore per Pedro Larsac, e prima di lui per Rochefort, per il Monaco e i suoi seguaci, per Ethan Mayer e tutti gli avversari che abbiamo affrontato a Laon: nemici che per loro meritavano e meritano di morire, diretti o indiretti colpevoli di azioni efferate contro Abel e contro altri loro compagni, parenti o amici; ma soprattutto responsabili, con le loro azioni, della prigionia e della tortura di Erwin, uno dei migliori esempi della bontà e dell'impegno della Chiesa. I fratelli Navar hanno deciso di prendere il difficile impegno di lottare non soltanto per la Luce, ma anche e soprattutto seguendo le regole della Luce.

Ma come per tutte le cose difficili, il rischio di commettere errori è altissimo: la vista di Pedro Larsac deve aver provocato qualcosa di terribile in Eric e Loic... e di certo trovarsi nel mezzo di un agguato con l'arma in pugno e il volto bendato non è la condizione migliore per resistere al senso di frustrazione e al riflusso di sentimenti negativi che il dover risparmiare un criminale necessariamente comporta. A modo loro, entrambi hanno tentato di resistere a tale impulso: ho visto Eric volgere il martello per colpire con il manico, assicurandosi che un colpo vibrato dal rancore non potesse comunque essere mortale; quanto a Loic, è possibile che abbia fatto in modo di spostare la sua rabbia sul mercenario, colpevole di aver vanificato con il suo tentativo di fuga tutti i suoi tentativi di sopprimere i sentimenti forti.

Se il compito di Padre Quart è quello di guidarci e mostrarci la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è possibile che il mio sia quello di comprendere le motivazioni dietro agli inevitabili errori che un simile cammino comporta, nella speranza che questo ci consenta di commetterne sempre meno; il successo della liberazione di Erwin e i nostri traguardi futuri dipenderanno non soltanto dalla forza della Fede ma anche e soprattutto dalla capacità di ritrovarla sempre, qualsiasi cosa accada, nell'animo dei compagni in difficoltà.

Fiducia
scritto da Solice Kenson , 17:00 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 agosto 517
Domenica 14 Ottobre 2007

Pensieri

Una volta mio padre mi disse che sir Arthur Lambert veniva chiamato "l'uomo che rende possibile l'impossibile": la frase si riferisce alla capacità innata che aveva per ridare fiducia ai suoi uomini, spronandoli a compiere azioni che sembrano insormontabili. Non ho avuto modo di conoscere il padre di Rosalie nell'esercizio del suo ruolo, ma gli Dei hanno deciso di farmi incontrare un comandante dalle capacità non meno eccezionali: Lorenzo Quart.
E' sorprendente come padre Lorenzo riesca a dare sempre l'impressione di avere tutto sotto controllo anche in situazioni a prima vista disperate e senza via d'uscita: è riuscito nell'impresa di parlare con Erwin partendo da una condizione di svantaggio assoluto, ottenendo in tal modo informazioni cruciali e oltrepassando la rigida sorveglianza allestita da Lord Wilhelm. Sebbene non ci abbia riferito nei dettagli cosa sia successo in quella torre, posso immaginare il sangue freddo e i nervi d'acciaio necessari per non far trapelare alcuna emozione neppure alla vista di un amico fraterno ferito e torturato fin quasi a morte.

(... Ultimamente mi capita di pensare molto a alla conversazione avuta con sir Steven. Non posso negarlo, la sua scelta mi ha spiazzata: non credevo che un cavaliere come lui sarebbe stato disposto a correre un rischio tanto grande, mettendo in pericolo i suoi privilegi e la sua stessa famiglia, per un ideale spiegato per enigmi e frasi incompiute. L'altruismo da lui mostrato nei nostri confronti non ha prezzo, ma se lo avesse sarebbe molto difficile da ripagare; sono felice che padre Quart lo abbia messo al corrente dele notizie raccolte)

Eppure padre Lorenzo non è una persona fredda: lo dimostra il modo che ha di parlare con me e con Nicolas, l'interesse e la partecipazione con cui affronta le discussioni con noi e con i suoi altri compagni: ma sopra ogni altra cosa lo dimostra il sentimento con cui affronta i pericoli e le avversità, il dolore che si legge nei suoi occhi quando le circostanze lo costringono a fare una scelta tanto sofferta quando vitale per la causa in cui crede e a cui è devoto.

(Ogni tanto ripenso anche a Marc deRavin, il fratello minore di sir Steven: cosa farà lui adesso? Temo che verrà inetrrogato dagli uomini di Wilhelm o di uno dei suoi luogotenenti sul campo, come probabilmente quel Vincent Weber di cui ci ha parlato il prigioniero. Spero che sir Steven ci abbia pensato, altrimenti bisognerà avvertirlo al più presto)

Credo che a questo punto Loic mi direbbe che non lo conosco poi così bene, a Lorenzo Quart. E avrebbe ragione: nonostante il mio servizio presso la Torre del Tramonto sia cominciato quasi un anno fa, questa è la mia prima missione con lui; e non ho intenzione di deluderlo, né lui né le persone che ho giurato di proteggere. Il suo esempio, come un forte vento a favore, mi ha spinto ad alzare la voce contro quei tre cavalieri poco fa, a mantenere la calma di fronte al pericolo, ad aspettare il momento giusto per contrattaccare senza farmi prendere dal panico. Questa volta, forse per la prima volta, ho completato un combattimento senza chiudere gli occhi...

... ma in compenso ho pensato bene di chiudere le orecchie.

Paura? Emozione? Non so dirlo con certezza: quello che so per certo è che d'un tratto mi sono trovata nel posto sbagliato, in mezzo alla strada, a rischiare di ostacolarli. Forse il mio cuore batteva talmente forte per l'emozione da coprire il rumore degli zoccoli? Non posso crederlo: eppure, ero lì; né padre Quart né sir Steven mi hanno detto nulla riguardo l'accaduto ma questo rende merito a loro, non certo a me.

(certo che a volte il destino è davvero dispettoso...)

Una cosa è certa, finché padre Quart deciderà di restare con noi non potrò più permettermi simili errori. E quanto alle mie idee o convinzioni in merito alle nostre possibili azioni future, devo sforzarmi di pensare meno alle regole di Foucault e più alla strada indicata dal mio maestro: in fondo nessuno conosce la situazione attuale meglio di padre Quart, e se c'è una persona in grado di rendere possibile l'impossibile quello è lui.
scritto da Solice , 05:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 agosto 517
Venerdì 28 Settembre 2007

Non ti facevo...

Nomi. Luoghi. Altri nomi: i nostri nomi. E poi ancora appunti, annotazioni, idee cancellate perché impraticabili o non abbastanza buone, non abbastanza rapide: e niente altro. Fino a poco fa ero in grado di vedere fili invisibili che collegavano queste parole intrecciarsi tra loro e formare diversi possibili piani d'azione... ma da quando sono tornata a sedermi è come se non ci fossero più. Forse dovrei seguire il consiglio di Padre Lorenzo e andare a riposare: sento che c'è un particolare che mi sfugge, ma è altrettanto chiaro che non riuscirò a trovarlo comunque, questa sera. Sono troppo stanca... o troppo distratta.

Non ti facevo così...

Quella frase continua a tornarmi in mente con una frequenza impressionante. Come mai? In fondo è stato un semplice errore, un fraintendimento del tutto normale in una conversazione di quel tipo: Padre Quart è un uomo d'azione oltre che di intelletto, ed è abituato a parlare con persone come lui: una simile reazione avrebbe anzi dovuto lusingarmi, è forse la prima volta in cui non ha visto in me una bambina quanto piuttosto un combattente alla stregua di Eric, Loic, Quixote o Guelfo... e se davvero è così, forse non mi considera più un'apprendista che ha bisogno di un compagno più esperto di lei a prendere decisioni difficili e importanti.

Non ti facevo così spregiudicata.

Si sbaglia: vorrei che leggesse dentro di me, per capire che l'esperienza di Laon mi ha mostrato cosa significa dover prendere decisioni che non sono in grado di prendere, che non posso prendere: non ancora, non più. Vorrei che leggesse quanto ho bisogno di una figura come Abel che abbia la capacità e il giudizio di compiere scelte che potrebbero costare vite; che sappia dire di no a una bambina bisognosa di aiuto per concentrarsi su un disegno più grande; che possa perdersi per poi ritrovarsi, sprofondare nell'abisso e nel baratro della rinuncia al suo credo per salvare chi sta annegando, per poi avere la forza di tirare su entrambi. Persone che ammiro e rispetto perché capaci di trovare i valori in cui credono anche privandosi di questa veste che indosso, e per questo più meritevoli di me di indossarla... Mentre io so soltanto lavarla, quando la vedo impregnata di sangue che non voglio versare.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto.

Non era un insulto né un rimprovero: era un complimento, in tutto e per tutto simile a quelli che mi fa Loic quando mi vede combattere. A volte vogliamo vedere una cosa con una forza tale che finiamo per convincere noi stessi che sia davvero così: Loic vede una guerriera, Guelfo vede una guida, Padre Lorenzo... forse vede se stesso, o un Paladino della sua stessa statura. Si sbaglia, si sbagliano tutti.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto sorridendo.

Forse non sono io quello che serve in questo momento a Padre Quart. Il suo sorriso era una speranza che mi sono affrettata a uccidere: la speranza che gli eventi recenti avessero avuto l'effetto di rendermi qualcosa di diverso dall'Adepta Paladina che si presentò tremante e imbarazzata al suo cospetto meno di un anno fa. Non vi mentirò, Padre Quart: quell'Adepta Paladina trema ancora, ora come allora.

Ora so anche perché non vedo più nulla su questo foglio, oltre ai nostri nomi e a quelli dei luoghi e delle persone con cui avremo a che fare a partire da domani: non vedo più il piano perché ora so che non esiste alcun piano che io abbia speranza di portare a termine con successo, magari proprio perché non sono abbastanza spregiudicata.

Ma questo non significa che rinuncerò a combattere: tenterò comunque, anche se non vedo per me alcuna possibilità. Ho prestato un giuramento e intendo mantenerlo ad ogni costo, anche se so di non essere la persona adatta. In fondo, mi resta ancora la fede: alla sua luce affiderò i miei passi, sperando e pregando per il meglio. Ma non posso chiedere a Guelfo o ad altri di accompagnarmi in questo fallimento annunciato, del quale peraltro non conosco i pericoli: è giusto che sappiano che ciò che temono sia un rischio è in realtà più simile una certezza.

Non ti facevo così spregiudicata
scritto da Solice , 07:46 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 Agosto 517
Domenica 23 Settembre 2007

Teatro dei Nomadi

Questa sera la mia preghiera è stata solitaria.

Ciascuno di noi ha trovato nell'arco della giornata i tempi e i modi per rendere grazie agli Dei: alcuni hanno scelto di recitare le loro preghiere insieme alla città, nel corso di una o di entrambe le funzioni celebrate da Padre Gabriel in memoria dei defunti; altri, impossibilitati a muoversi, si sono inginocchiati alla base del letto insieme a Ludmilla; altri ancora, raccolti nei loro pensieri, hanno scelto di pregare rivolgendo il loro animo agli Dei e cercando da soli una risposta alle loro domande.

L'arrivo del Paladino Nicolas Long e le notizie da lui comunicate circa Padre Lorenzo Quart ci hanno spinti ad andare a letto presto, rimandando a domani i saluti e gli ultimi preparativi. Nessuno ha sentito il bisogno di celebrare il vespro perché tutti, a loro modo, sentivano di averlo già onorato. E avevano ragione: l'ultima giornata che abbiamo passato a Laon si è svolta come un'unica, lunga preghiera. Canti di raccoglimento, come il lungo funerale mattutino che ha riunito una città intera intorno a chi ha dato la vita per difendere valori di verità e giustizia; canti di pentimento, come la breve funzione celebrata in memoria dei prigionieri defunti che troveranno nel giudizio di Pyros il perdono per le loro azioni o la dannazione eterna; canti di misericordia, come le parole con cui Benton ha ricordato a sé stesso ancora una volta le sue esperienze passate e la sua volontà di affidarsi alla luce degli Dei; canti di speranza, come il sorriso di Nickel alla vista di Codino, come l'arrivo di Nicolas Long e l'imminente incontro con Padre Lorenzo Quart.

"Pregare non significa chiedere": questa frase è l'estrema sintesi dell'insegnamento che ho ricevuto durante il mio primo anno a Foucault: dietro queste parole si nasconde un concetto apparentemente semplice, al punto che lo si insegna in tenera età. Ma non c'è niente di semplice quando la paura ti attanaglia lo stomaco, impedendoti di pensare: perché a quel punto, quando le ginocchia tremanti si piegano fino a toccare il suolo e le mani si stringono a farsi coraggio l'un l'altra mentre la fronte si china a raggiungerle, è difficile astenersi dal chiedere quello che ci serve. Coraggio, Forza d'Animo, Risolutezza, e ancora Speranza, Misericordia, Cessazione del Dolore. Che sia per noi, per i nostri cari o per una città intera, in quel momento dimentichiamo la nostra umiltà e chiediamo a gran voce un segno, un messaggio, un aiuto: a tale scopo vincoliamo il nostro voto, a tale richiesta consacriamo la nostra preghiera. "Pregare significa chiedere", questo fu l'insegnamento del secondo anno. Una frase decisamente più complessa, solo apparentemente antitetica rispetto alla precedente: chiedere a se stessi, impostare la propria vita secondo i valori e i dogmi mostrati dagli Dei. Soltanto questo può liberarci delle nostre paure e aiutarci nella lotta contro i nostri nemici.

Al termine della mia preghiera ho spento la lanterna, per poi coricarmi insieme alle mie compagne di stanza. Credo di aver resistito per qualche minuto prima di riaccenderla, illuminando nuovamente le sagome delle mie amiche addormentate: quei minuti passati nel buio più completo mi sono sembrati un'eternità. E' buffo vedere come Nickel riesca a dormire senza problemi: il suo cuore è ancora ferito e scosso, eppure in lei non alberga alcuna paura.

Domani all'alba lasceremo questa città: i quattro giorni che ci lasceremo alle spalle hanno cambiato per sempre la vita di molte persone. Abbiamo portato giustizia ma anche la consapevolezza che il male è subdolo e recidivo, e che le sue spire arrivano a corrompere persino le famiglie più importanti del feudo. Molti degli eventi occorsi in questi quattro giorni resteranno per sempre impressi nella mia memoria: i due colpi inferti prima a Nickel e poi al Monaco, sferrando i quali ho avuto per la prima volta paura della spada che porto; le due ferite ricevute da Jarel, l'una dovuta ai suoi incantesimi, l'altra alle parole volte a giustificarne lo studio; e infine lo sguardo velenoso della figlia del Barone, che mi ricorderà sempre quanto possano rivelarsi intoccabili alcuni dei nostri nemici.

Osservo le ombre danzare sulle pareti, frutto della mia mano che passa davanti alla lanterna: il Teatro dei Nomadi, così lo chiamava Yera. Provo a fare qualcuna delle facce e degli animali che mi faceva sempre prima che mi addormentassi: alcune mi riescono, altre no.

Non vedo l'ora di incontrare nuovamente Lorenzo Quart e di metterlo al corrente dei risultati del nostro lavoro: lui saprà fugare le mie paure e e aiutarci a continuare così, seguendo il cammino tracciato dagli Dei: un solo giorno e potremo parlare con lui.

E' con questo pensiero che spengo la luce, abbandonandomi finalmente all'abbraccio di Kayah.

Ombre Cinesi
scritto da Solice , 08:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
4 agosto 517
Sabato 1 Settembre 2007

Duello perso

Un personaggio più inquietante del previsto, capace di metterti a disagio con poche frasi e uno sguardo in grado di scavare a fondo. Nei suoi occhi c'è una rabbia felina, viva e profonda verso tutto quello che sono e rappresento. Gli occhi del nemico, secondi forse solo a quelli di Uther del Miestwode ma non per questo meno spaventosi, meno raggelanti: armi non meno letali dei suoi stessi incantesimi.

"Il fedele di Kayah cede il passo". Le parole di Padre Francesco da Achenar risuonavano nella mia mente mentre le toglievo la sottile fascia di stoffa che le impediva di parlare: ciò che cercavo era una conversazione, non uno scontro verbale. Lei no: un istante dopo mi trovavo già costretta a difendermi, vittima del suo sguardo e dalle sue parole che colpivano veloci e spietate come lame di un coltello affilato, prima in Delos, poi in Greyhaven: parole di odio e disprezzo, forgiate con una voce di acciaio non meno tagliente della lama di falsa luce in precedenza scagliata contro il mio braccio. Il piano era questo, in fondo: cedi il passo; fatti colpire; falla sfogare; fatti giudicare; fatti insultare; fatti calpestare. Pensavo che sarebbe stato più facile: rispondere alle domande anziché farle, farsi deridere, farsi sbeffeggiare... Domande senza senso, la mente che si offusca di fronte allo sguardo accusatorio... Era ancora lei la prigioniera? Non ci ha pensato due volte a prenderselo il passo, per poi colpire a morte l'avversaria rea di averglielo ceduto.

Poi è intervenuto Guelfo: "se non ti dispiace, vorrei chiederti ancora un'ultima cosa". Sono stati gli istanti immediatamente successivi a farmi comprendere il profondo significato delle parole di padre Francesco da Achenar. La recente vittoria l'aveva resa superba e carica d'orgoglio, convincendola di poter colpire una seconda volta una seconda persona, questa volta in modo ancora più difficile, efficace e perverso: non ha resistito alla tentazione di instillare il seme del dubbio nel suo avversario, nel trasformare il disprezzo in sdegno, la rabbia in persuasione, l'odio in seduzione. Guelfo l'ha lasciata fare, accettando di vedere le sue carte come un giocatore esperto, obbligandola a rischiare, a rilanciare con i suoi ideali, le sue conoscenze. Informazioni preziose, che ci consentiranno di riferire particolari di fondamentale importanza all'inquisizione e agli studiosi che la Chiesa deciderà di impiegare per la risoluzione di questo mistero esoterico.

Vittoria, dunque: abbiamo ceduto il passo, ottenendo le informazioni che volevamo. Perché allora mi sento come se avessi perso il mio primo, vero duello? Perché non riesco a pensare ad altro che al suo sguardo di soddisfazione, compiacimento e vittoria nel vedermi muta, impotente e terrorizzata mentre Guelfo le consegnava il foglio dei Labirinti di padre Erwin?

Jarel Delosan - Immagine 1
scritto da Solice , 05:23 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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