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- Eric Navar -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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Scritto il 01/09/2007 · 52 di 91 (mostra altri)
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4 agosto 517
Sabato 1 Settembre 2007

Duello perso

Un personaggio più inquietante del previsto, capace di metterti a disagio con poche frasi e uno sguardo in grado di scavare a fondo. Nei suoi occhi c'è una rabbia felina, viva e profonda verso tutto quello che sono e rappresento. Gli occhi del nemico, secondi forse solo a quelli di Uther del Miestwode ma non per questo meno spaventosi, meno raggelanti: armi non meno letali dei suoi stessi incantesimi.

"Il fedele di Kayah cede il passo". Le parole di Padre Francesco da Achenar risuonavano nella mia mente mentre le toglievo la sottile fascia di stoffa che le impediva di parlare: ciò che cercavo era una conversazione, non uno scontro verbale. Lei no: un istante dopo mi trovavo già costretta a difendermi, vittima del suo sguardo e dalle sue parole che colpivano veloci e spietate come lame di un coltello affilato, prima in Delos, poi in Greyhaven: parole di odio e disprezzo, forgiate con una voce di acciaio non meno tagliente della lama di falsa luce in precedenza scagliata contro il mio braccio. Il piano era questo, in fondo: cedi il passo; fatti colpire; falla sfogare; fatti giudicare; fatti insultare; fatti calpestare. Pensavo che sarebbe stato più facile: rispondere alle domande anziché farle, farsi deridere, farsi sbeffeggiare... Domande senza senso, la mente che si offusca di fronte allo sguardo accusatorio... Era ancora lei la prigioniera? Non ci ha pensato due volte a prenderselo il passo, per poi colpire a morte l'avversaria rea di averglielo ceduto.

Poi è intervenuto Guelfo: "se non ti dispiace, vorrei chiederti ancora un'ultima cosa". Sono stati gli istanti immediatamente successivi a farmi comprendere il profondo significato delle parole di padre Francesco da Achenar. La recente vittoria l'aveva resa superba e carica d'orgoglio, convincendola di poter colpire una seconda volta una seconda persona, questa volta in modo ancora più difficile, efficace e perverso: non ha resistito alla tentazione di instillare il seme del dubbio nel suo avversario, nel trasformare il disprezzo in sdegno, la rabbia in persuasione, l'odio in seduzione. Guelfo l'ha lasciata fare, accettando di vedere le sue carte come un giocatore esperto, obbligandola a rischiare, a rilanciare con i suoi ideali, le sue conoscenze. Informazioni preziose, che ci consentiranno di riferire particolari di fondamentale importanza all'inquisizione e agli studiosi che la Chiesa deciderà di impiegare per la risoluzione di questo mistero esoterico.

Vittoria, dunque: abbiamo ceduto il passo, ottenendo le informazioni che volevamo. Perché allora mi sento come se avessi perso il mio primo, vero duello? Perché non riesco a pensare ad altro che al suo sguardo di soddisfazione, compiacimento e vittoria nel vedermi muta, impotente e terrorizzata mentre Guelfo le consegnava il foglio dei Labirinti di padre Erwin?

Jarel Delosan - Immagine 1
scritto da Solice , 05:23 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 01/09/2007 · 52 di 91 (mostra altri)
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