Intendo fare del mio meglio per mostrarmi all'altezza di questo atto di misericordia. Non ho mai piantato neppure un chiodo in vita mia, ma non appena il mio sguardo si è posato su quelle rovine ho compreso quale sarà il mio ruolo nei prossimi giorni; a mia mente viaggia veloce, al punto che quei ruderi dimenticati faticano a sembrarmi tali: vedo tetti e porte dove non ve ne sono, e di fronte a loro orti e campi coltivati...
Dove ho già visto tutto questo? Quando lo ricordo un brivido mi attraversa la schiena: è il luogo dove Padre Erwin aveva radunato coloro che avevano bisogno di aiuto: un rifugio violato dalla crudeltà di uomini malvagi. La mia mente continua il suo viaggio, sognando che questo luogo possa diventare per i rifugiati delle Parole d'Oro qualcosa di simile alla Casa di Tutti: per loro, e forse in futuro addirittura per chi, come loro, avesse necessità di trovare asilo dal terrore, dall'ingiustizia, dalla violenza...
E poi, a un tratto, mi rendo conto di sognare ad alta voce: lo sguardo di André Navon mi fissa interrogativo, quasi intimorito dal suono delle mie parole. Stai correndo troppo, Solice: questa non è Beid, e il benefattore che gli Dei hanno acconsentito a metterti di fronte non è certo tenuto ad assecondare i tuoi sogni, tantomeno il tuo entusiasmo.
Corro a scusarmi, affrettandomi a recare al signore di Navon il rispetto che gli è dovuto: preciso che intendevo riferirmi a un periodo molto lungo, forse talmente lungo da rendere prematuro l'intero mio discorso. Rapidamente i miei piedi tornano in terra, mentre cerco di concentrarmi sulle necessità immediate degli abitanti delle Parole d'Oro: ricostruire, coltivare, pregare... Cosa succede? Subito dopo aver pronunciato l'ultima parola mi rendo conto di aver forse commesso un altro errore: sir André Navon mi guarda perplesso, e nessuna delle mie argomentazioni successive sembra riuscire a mutare la sua espressione. Non capisco... cosa ho detto di inopportuno? Ho parlato di preghiere, di sacerdoti... Nel tentativo di comprendere l'origine di quelle perplessità ripenso alle parole di Guelfo, poi a quelle di Loic, poi a quelle dello stesso sir Navon: l'arrivo di un sacerdote potrebbe essere prematuro.
Possibile che... No, non può essere. Sir Navon è un amico fraterno di Guelfo, e soltanto questo dovrebbe togliermi ogni dubbio. Sono confusa, e decido di guadagnare tempo tranquillizzando il mio interlocutore: non c'è bisogno di alcun prete, non subito... resterò io stessa con loro fino a quando ce ne sarà bisogno. Lo vedo sorridere e tiro un sospiro di sollievo: mi invita a soggiornare presso la sua torre, ma non appena rifiuto la sua espressione torna perplessa e interrogativa, persino meravigliata.
In quel preciso istante capisco tutto, e sento un secondo brivido attraversarmi la schiena: sir André Navon non è l'uomo di fede che io e Nicolas ci aspettavamo, e la sua devozione agli Dei è quasi certamente subordinata a molte delle attività che contraddistinguono il suo status di signore. Tuttavia l'aiuto che ci ha offerto è sincero e genuino, e il fatto che sia mosso dall'amicizia nei confronti di Guelfo più che dalla fede non lo rende meno nobile, nè meno importante: il debito di riconoscenza resta il medesimo, a cambiare è unicamente la difficoltà del mio compito.
Del resto, non è forse per questo che vesto questi colori? Non è forse per questo che sono giunta fin qui? Pyros non muove a caso i suoi Paladini: se sono qui è per portare la sua luce dove non c'è, che si tratti di un luogo abbandonato o del cuore del suo signore. Luceen, "campo di luce": per ora è soltanto un nome che dimora nella mia mente, ma presto potrebbe diventare realtà. Farò del mio meglio.
