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30 Settembre 517
Lunedì 19 Maggio 2008
Aspetto che il sonno mi strappi a questa nottata di penose amarezze. Penso a Lord Graham, a quanto avrebbe sofferto per lo spettacolo ignobile che è stato dato, per l'entusiasmo con cui sua figlia si è rotolata nel fango pur di umiliare pubblicamente il suo promesso fedifrago. Torno con la mente ad un pomeriggio di sette anni fa; si era eppena concluso uno dei miei primi allenamenti di scherma, ed io, frustrato dalla facilità con cui il maestro d'armi aveva avuto ragione dei miei patetici assalti, gettai in terra la spada, e mi misi ad accusare il mio avversario di aver combattuto slealmente.
Graham Dillon mi venne incontro, cupo in viso come mai più avrei avuto la sfortuna di vederlo, e pose fine alle mie escandescenze con l'unico schiaffo che da lui ho ricevuto. "Bada bene, Guelfo, -mi disse con un filo di voce- nella vita conoscerai molte sconfitte. Ed ogni volta, sarai chiamato a fare una scelta. Potrai fare ciò che hai fatto oggi, lasciare che il risentimento si impadronisca di te e ti renda vile e meschino. O puoi far sì che gli avversi rovesci non ti portino via il bene più prezioso, ciò che distingue gli uomini dalle bestie: la dignità, Guelfo, la dignità. Fila nella tua stanza, ora, e rifletti sulla delusione che mi hai appena dato."
Molte volte mi sono sforzato di rispettare il suo ammonimento, l'ultima nel cortile di Enfer, soverchiato dalla scherma formidabile di quel Dallah... l'umiliazione che mi ha inferto è stata insopportabile, eppure sono certo che nel non guastargli il meritato trionfo ho saputo preservare quel poco che restava del mio onore.
Desiree ora dorme, sfinita dal torrente di lacrime, dagli strepiti con cui ha scelto di dare pubblica testimonianza del suo dramma. La debolezza non è una sventura che ci tocca in sorte. Come mi insegnò Lord Dillon, la debolezza è una scelta. Non dubito della genuinità della sua disperazione, perchè ora che ha ceduto alla tentazione di usare come un'arma il torto subìto , ora che ha avuto la sua piccola vendetta ( nella forma di una confessione che, manco a dirlo, ha preteso avvenisse al cospetto della povera Solice e di noialtri al gran completo), ora che si è fatta vegliare come una bimba in preda alla più feroce delle febbri... ora non le resta niente. E' sola, Desiree, con la donna che ha scelto di essere.
Che dire poi di Loic, che nel bel mezzo del trambusto di cui è il vero responsabile trova il coraggio di venirmi a rinfacciare le mie mancanze di fratello, raccomandandomi di mostrare maggiore premura nei confronti della donna la cui fedeltà tante volte ha sprezzantemente messo in dubbio, e che poi ha finito lui stesso per oltraggiare? La cosa esilarante è che, a modo suo, sta cercando di rimediare: sentirlo così, tutto serio e compunto, a dispensare la sua "saggezza" da osteria a noialtri sprovveduti persino in un frangente come questo mi ha fatto più tenerezza che rabbia.
Persino al cospetto di Pyros, quando gli sarà chiesto conto dei suoi peccati, il nostro Loic troverà il tempo di spiegare al Dio un paio di questioni teologiche che forse Gli sfuggono. Speriamo solo che la Sua indulgenza non sia minore della nostra.
No, non posso certo dirmi dispiaciuto della fine di questa relazione. Certo non ha fatto sì che i due amanti crescessero in virtù. Eccolo qui, il moralista che avrebbe dovuto salvare mia sorella dalla perdizione, consegnato alla storia come uno squallido adultero... eccola qui, la donna d'intelletto che avrebbe dovuto dirozzare il suo rude spasimante, con che naturalezza si abbandona a scene indegne di una fantesca, strappandosi i capelli e battendosi il petto come neppure sulla tomba del padre seppe fare! E non mi commuove certo la sofferenza di maniera di Julie, che non ha mancato di versare qualche lacrima sulle sventure di Desiree. Magari avesse dimostrato la stessa emozione nell'affrontare il cugino colto in flagranza di adulterio, magari gli avesse opposto un po' di rabbia, un po' di sconforto, un po' di riprovazione per la viltà del suo tradimento. Se davvero le fosse importato di questo guazzabuglio, avrebbe pianto allora e non stasera.
Ce l'ho con tutti, stanotte, e specialmente con me stesso. Non aver capito quanto per Solice fosse inconcepibile la situazione in cui è piombata. Si immaginava di trovarci affranti per la scomparsa di Padre Grimaud, stanchi ma orgogliosi per le molte battaglie combattute e vinte, impazienti di ascoltare il racconto della sua sfida al mostruoso Hlogast, preoccupati per l'importante azione a cui stiamo per prendere parte. E certamente l'esasperazione e il sarcasmo con cui ho dato sfogo ai miei crucci non l'ha aiutata ad affrontare questi momenti di follia, anzi, io stesso ho contribuito a rabbuiarla ulteriormente. Quando l'abbiamo conosciuta ci guardava con occhi pieni di ammirazione. Stasera nei suoi occhi c'erano sconcerto, smarrimento, delusione e tristezza... domattina le parlerò: dopo tutto il coraggio e la forza di cui è stata capace in questi mesi, dopo la saggezza, quella vera, con cui è riuscita a guidarci e sostenerci, certo non si merita di essere ripagata in questo modo.
Graham Dillon mi venne incontro, cupo in viso come mai più avrei avuto la sfortuna di vederlo, e pose fine alle mie escandescenze con l'unico schiaffo che da lui ho ricevuto. "Bada bene, Guelfo, -mi disse con un filo di voce- nella vita conoscerai molte sconfitte. Ed ogni volta, sarai chiamato a fare una scelta. Potrai fare ciò che hai fatto oggi, lasciare che il risentimento si impadronisca di te e ti renda vile e meschino. O puoi far sì che gli avversi rovesci non ti portino via il bene più prezioso, ciò che distingue gli uomini dalle bestie: la dignità, Guelfo, la dignità. Fila nella tua stanza, ora, e rifletti sulla delusione che mi hai appena dato."
Molte volte mi sono sforzato di rispettare il suo ammonimento, l'ultima nel cortile di Enfer, soverchiato dalla scherma formidabile di quel Dallah... l'umiliazione che mi ha inferto è stata insopportabile, eppure sono certo che nel non guastargli il meritato trionfo ho saputo preservare quel poco che restava del mio onore.
Desiree ora dorme, sfinita dal torrente di lacrime, dagli strepiti con cui ha scelto di dare pubblica testimonianza del suo dramma. La debolezza non è una sventura che ci tocca in sorte. Come mi insegnò Lord Dillon, la debolezza è una scelta. Non dubito della genuinità della sua disperazione, perchè ora che ha ceduto alla tentazione di usare come un'arma il torto subìto , ora che ha avuto la sua piccola vendetta ( nella forma di una confessione che, manco a dirlo, ha preteso avvenisse al cospetto della povera Solice e di noialtri al gran completo), ora che si è fatta vegliare come una bimba in preda alla più feroce delle febbri... ora non le resta niente. E' sola, Desiree, con la donna che ha scelto di essere.
Che dire poi di Loic, che nel bel mezzo del trambusto di cui è il vero responsabile trova il coraggio di venirmi a rinfacciare le mie mancanze di fratello, raccomandandomi di mostrare maggiore premura nei confronti della donna la cui fedeltà tante volte ha sprezzantemente messo in dubbio, e che poi ha finito lui stesso per oltraggiare? La cosa esilarante è che, a modo suo, sta cercando di rimediare: sentirlo così, tutto serio e compunto, a dispensare la sua "saggezza" da osteria a noialtri sprovveduti persino in un frangente come questo mi ha fatto più tenerezza che rabbia.
Persino al cospetto di Pyros, quando gli sarà chiesto conto dei suoi peccati, il nostro Loic troverà il tempo di spiegare al Dio un paio di questioni teologiche che forse Gli sfuggono. Speriamo solo che la Sua indulgenza non sia minore della nostra.
No, non posso certo dirmi dispiaciuto della fine di questa relazione. Certo non ha fatto sì che i due amanti crescessero in virtù. Eccolo qui, il moralista che avrebbe dovuto salvare mia sorella dalla perdizione, consegnato alla storia come uno squallido adultero... eccola qui, la donna d'intelletto che avrebbe dovuto dirozzare il suo rude spasimante, con che naturalezza si abbandona a scene indegne di una fantesca, strappandosi i capelli e battendosi il petto come neppure sulla tomba del padre seppe fare! E non mi commuove certo la sofferenza di maniera di Julie, che non ha mancato di versare qualche lacrima sulle sventure di Desiree. Magari avesse dimostrato la stessa emozione nell'affrontare il cugino colto in flagranza di adulterio, magari gli avesse opposto un po' di rabbia, un po' di sconforto, un po' di riprovazione per la viltà del suo tradimento. Se davvero le fosse importato di questo guazzabuglio, avrebbe pianto allora e non stasera.
Ce l'ho con tutti, stanotte, e specialmente con me stesso. Non aver capito quanto per Solice fosse inconcepibile la situazione in cui è piombata. Si immaginava di trovarci affranti per la scomparsa di Padre Grimaud, stanchi ma orgogliosi per le molte battaglie combattute e vinte, impazienti di ascoltare il racconto della sua sfida al mostruoso Hlogast, preoccupati per l'importante azione a cui stiamo per prendere parte. E certamente l'esasperazione e il sarcasmo con cui ho dato sfogo ai miei crucci non l'ha aiutata ad affrontare questi momenti di follia, anzi, io stesso ho contribuito a rabbuiarla ulteriormente. Quando l'abbiamo conosciuta ci guardava con occhi pieni di ammirazione. Stasera nei suoi occhi c'erano sconcerto, smarrimento, delusione e tristezza... domattina le parlerò: dopo tutto il coraggio e la forza di cui è stata capace in questi mesi, dopo la saggezza, quella vera, con cui è riuscita a guidarci e sostenerci, certo non si merita di essere ripagata in questo modo.
28 Settembre 517
Giovedì 8 Maggio 2008
...
E' una strada difficile, la nostra. Quando l'abbiamo imboccata, più di un anno fa, eravamo entusiasti, agguerriti, pieni di speranza. Credevamo di poter combattere questa battaglia senza mai perdere il sorriso. Pensavamo che in fondo fosse un gioco, non molto diverso da quelli che un tempo si facevano sulla collina di Patrick: quante volte abbiamo dato la caccia agli orchi e ai folletti rintanati nel vecchio mulino, quanti spaventi abbiamo preso, quante risate ci hanno tolto il fiato...ed ogni volta, al calar del sole, non vedevamo l'ora di tornare a casa, stanchi e felici, e gli affettuosi rimbrotti degli adulti erano per noi una musica dolcissima.
Ci siamo illusi che quella magia vivesse ancora una volta, che potessimo riprendercela con la forza dai malvagi che ce l'avevano portata via. Che sciocchi siamo stati.
E' notte fonda, ormai, e non c'è nessuna casa a cui fare ritorno. Cominciamo a domandarci se abbia davvero senso attardarsi a giocare nel buio. Se lo è chiesto Desireè, fragile e spaurita come non l'ho mai vista in tanti anni. Se lo è chiesto Julie, convinta che la luce di un servitore di Pyros possa rendere la tenebra meno spaventosa.
Se lo è chiesto Loic. All'alba della nostra missione più pericolosa, eccolo che cerca quella casa perduta tra le braccia di una ragazzina che potrebbe ritrovarsi vedova prima ancora di averlo sposato. Non vuole sentire ragioni, è troppo infelice, troppo solo. Se fosse accaduto il mese scorso ora sarei infuriato con lui, e lo avrei travolto con il consueto torrente di improperi e di accuse. Ma dopo aver rivisto Nailah, anche io mi sono chiesto che senso abbia attardarsi a giocare nel buio.
Capisco fin troppo bene i tormenti del povero Loic, ora, e prego gli Dei che, superata quest'ultima prova, egli sia saggio abbastanza da abbandonare una volta per tutte il nostro gioco folle: è un fardello troppo grave persino per spalle ampie e forti come le sue, e finirà per consumarlo come fece con il nostro Abel.
Quanto a me... io giocherò fino in fondo. Non per coraggio, non per caparbietà, non per Fede. C'è in palio la MIA vendetta, e non ci sarà mai casa per me fintanto che io non l'abbia ottenuta.
Ci siamo illusi che quella magia vivesse ancora una volta, che potessimo riprendercela con la forza dai malvagi che ce l'avevano portata via. Che sciocchi siamo stati.
E' notte fonda, ormai, e non c'è nessuna casa a cui fare ritorno. Cominciamo a domandarci se abbia davvero senso attardarsi a giocare nel buio. Se lo è chiesto Desireè, fragile e spaurita come non l'ho mai vista in tanti anni. Se lo è chiesto Julie, convinta che la luce di un servitore di Pyros possa rendere la tenebra meno spaventosa.
Se lo è chiesto Loic. All'alba della nostra missione più pericolosa, eccolo che cerca quella casa perduta tra le braccia di una ragazzina che potrebbe ritrovarsi vedova prima ancora di averlo sposato. Non vuole sentire ragioni, è troppo infelice, troppo solo. Se fosse accaduto il mese scorso ora sarei infuriato con lui, e lo avrei travolto con il consueto torrente di improperi e di accuse. Ma dopo aver rivisto Nailah, anche io mi sono chiesto che senso abbia attardarsi a giocare nel buio.
Capisco fin troppo bene i tormenti del povero Loic, ora, e prego gli Dei che, superata quest'ultima prova, egli sia saggio abbastanza da abbandonare una volta per tutte il nostro gioco folle: è un fardello troppo grave persino per spalle ampie e forti come le sue, e finirà per consumarlo come fece con il nostro Abel.
Quanto a me... io giocherò fino in fondo. Non per coraggio, non per caparbietà, non per Fede. C'è in palio la MIA vendetta, e non ci sarà mai casa per me fintanto che io non l'abbia ottenuta.
21 Settembre 517
Mercoledì 30 Aprile 2008
Sir Bruno Malade ha preso il posto che fu di Padre Richard Grimaud. Ora mi spiego gran parte dell'insofferenza mostrata da Quart mentre ci spiegava chi fosse l'uomo che avremmo dovuto salvare da Tallad e i suoi scagnozzi: deve essere stato difficile per il nostro Paladino accettare che un tipo come Bruno si facesse carico di responsabiltà così enormi. Credo, tuttavia, di averci visto giusto: bonario, svagato e petulante sì, ma anche in grado di prendere decisioni gravi rapidamente e senza ripensamenti, così come di bilanciare la sua capricciosa ostinazione con una curiosità viva, quasi spavalda. Così diverso da Lord Dillon, eppure così simile per acume e amor di scienza. I due giorni di studio trascorsi ad Enfer mi hanno riportato alla mente le ore che tanto detestai e che più tardi ebbi a rimpiangere, in cui il mentore mio con paziente affetto si adoperava per l'istruzione del suo svogliato pupillo. Ora più che mai sono convinto che quest'uomo eccentrico e scostante saprà colmare il vuoto spaventoso lasciato da Grimaud, che Kayah lo abbia in gloria, e malgrado le diffidenze che molti sembrano nutrire, condurci a nuove ed importanti vittorie.
Ho parlato con Loic di una questione che per troppo tempo mi sono astenuto dal render nota al resto dei compagni, e che giorno dopo giorno diventava un fardello sempre più grave. Non è stato ne' semplice, ne' tantomeno piacevole rivelargli l'esistenza della mappa che Eric così gelosamente (e così sconsideratamente) custodisce, e su cui malgrado gli accordi presi si è ben guardato dal ragguagliarmi. Forse non ha capito, Eric, quanto mi costasse tenere gli altri all'oscuro di un fatto potenzialmente grave e pericoloso, che si trattava di un tradimento della loro fiducia, a cui sarei stato disposto a piegarmi solo in presenza di forti rassicurazioni. Certamente le risposte evasive e quasi infastidite che mi ha dato quando gli ho chiesto delucidazioni sulle sue escursioni tra le rovine di Craon non hanno fatto altro che aumentare la mia preoccupazione. Spero che Frate Erwin, che i Navar si accingono a consultare e che mi riprometto di interpellare io stesso, sappia portare un po' di luce in una questione così tenebrosa.
Ora, però, ad altro si rivolgono i miei pensieri, ad un incontro che in queste settimane di prove e difficoltà ho a lungo desiderato, e che finalmente sta per avere luogo. Pochi istanti ancora, Nailah, e potrò rivederti.
Ho parlato con Loic di una questione che per troppo tempo mi sono astenuto dal render nota al resto dei compagni, e che giorno dopo giorno diventava un fardello sempre più grave. Non è stato ne' semplice, ne' tantomeno piacevole rivelargli l'esistenza della mappa che Eric così gelosamente (e così sconsideratamente) custodisce, e su cui malgrado gli accordi presi si è ben guardato dal ragguagliarmi. Forse non ha capito, Eric, quanto mi costasse tenere gli altri all'oscuro di un fatto potenzialmente grave e pericoloso, che si trattava di un tradimento della loro fiducia, a cui sarei stato disposto a piegarmi solo in presenza di forti rassicurazioni. Certamente le risposte evasive e quasi infastidite che mi ha dato quando gli ho chiesto delucidazioni sulle sue escursioni tra le rovine di Craon non hanno fatto altro che aumentare la mia preoccupazione. Spero che Frate Erwin, che i Navar si accingono a consultare e che mi riprometto di interpellare io stesso, sappia portare un po' di luce in una questione così tenebrosa.
Ora, però, ad altro si rivolgono i miei pensieri, ad un incontro che in queste settimane di prove e difficoltà ho a lungo desiderato, e che finalmente sta per avere luogo. Pochi istanti ancora, Nailah, e potrò rivederti.
settembre 517
Domenica 30 Marzo 2008
Dannazione!
Ci sono andati giù pesanti, a Chalard. Proprio mentre cominciavamo ad illuderci di averle messe alle corde, di aver sventato i loro disegni criminali, le Falangi dell'Ordine Nero ci hanno infitto un colpo mortale. Con Padre Grimaud assassinato, è imperativo proteggere Sir Bruno e le informazioni che possiede. E non c'è un secondo da perdere, visto il vantaggio che i sicari di Albert Keitel hanno su di noi. Vorrei avere il tempo per festeggiare l'eroica impresa compiuta dai fratelli Navar, per assicurarmi che Nailah stia bene (Jacob grazie agli Dei è salvo, così come Quentin e tutti i ragazzi del Collegio), per abbandonarmi a rinnovati propositi di vendetta nei confronti dell'infame Shaft... vorrei avere il tempo per preoccuparmi di Solice e delle peregrinazioni oniriche che l'attendono, della povera Desireè che mi sembra sempre più smarrita. Ma no, Quart ci ha scaraventati nell'ennesima azione disperata, e per quanto Karen stia dando prova di un'abilità impressionante quasi quanto la sua bellezza le nostre possibilità di successo restano pressochè inesistenti. E come se non bastasse, ora a rallentarci ci si mette anche un signorotto orbo e vanaglorioso, e con lui quel buffone petulante che si ritrova per scherano. E se al primo non posso certo impedire l'esercizio delle sue prerogative nobiliari, messer Dallah non vede l'ora di ricevere una solenne ripassata: non sarò certo io a negargliela.
So che potrebbe rivelarsi un ulteriore contrattempo di cui certo non abbiamo il minimo bisogno, e devo ammettere che più ci penso e più mi convinco che la mia sfida sia stata assai poco saggia e certamente irresponsabile: quando si ha a che fare con uomini ottusi e prepotenti, non è ascoltando l'orgoglio che si impedisce loro di nuocere ai nostri scopi. Eppure le parole beffarde e villane che questo Dallah ha avuto l'ardire di rivolgere a Karen, la scortesia che ha adoperato nei confronti suoi e di Julie...sono mancanze su cui un gentiluomo non può transigere. Se per ricevere le dovute scuse ci sarà bisogno di pungolarlo generosamente con la spada, così sia!
So che potrebbe rivelarsi un ulteriore contrattempo di cui certo non abbiamo il minimo bisogno, e devo ammettere che più ci penso e più mi convinco che la mia sfida sia stata assai poco saggia e certamente irresponsabile: quando si ha a che fare con uomini ottusi e prepotenti, non è ascoltando l'orgoglio che si impedisce loro di nuocere ai nostri scopi. Eppure le parole beffarde e villane che questo Dallah ha avuto l'ardire di rivolgere a Karen, la scortesia che ha adoperato nei confronti suoi e di Julie...sono mancanze su cui un gentiluomo non può transigere. Se per ricevere le dovute scuse ci sarà bisogno di pungolarlo generosamente con la spada, così sia!
26 Agosto 517
Sabato 1 Marzo 2008
Sorpresa
Mi sono accorto che stava accadendo qualcosa di inaspettato non appena ho visto Nicolas con un sorriso di genuina soddisfazione stampato sul volto, di quelli che solo una notte di sani vecchi bagordi ameriti può lasciare sul mio. "Hai capito il paladino..." ho subito pensato, provando ad immaginare che cosa mai avesse potuto combinare. E invece.
Non penso che sia stata la mia sfuriata dell'altra mattina ad aprire una breccia nella scorza di Loic; tante volte ci ho provato, altrettante ho fallito, quasi sempre peggiorando la situazione. Le carte in tavola le ha cambiate, seppur involontariamente, Desiree: deve essere stato assai difficile e penoso per Loic scoprire che il sentire dell'amata è così diverso da come lui lo immaginava. Difficile e penoso, sì, come coraggiosa e piena di dignità la sua reazione. Ho ascoltato con incredulità le parole del mio compagno, le ho indagate per capire quanto fossero sincere, quanto fossero sentite. Mi parlava, Loic, con voce meccanica e sofferente, certo per dissimulare le tensioni sotterranee del suo animo. Presto ho capito, malgrado i miei sospetti, che non erano rabbia o sconforto a turbarlo (di cui sarebbe poi caduta preda Desiree, costretta ad una notte di frenetica veglia tra fornelli e alambicchi per placare la sua frustrazione).
Determinazione.
Così forte e...lucida da mettermi a disagio, da impedirmi di rispondere se non con un vaniloquio tortuoso e imbarazzato. Più tardi, di fronte alle mia insistenza nel proposito di partire con lui ed Eric e di affrontare al loro fianco i sicari di Wilhelm, è riuscito a mutare il mio consiglio con parole di grande saggezza, ricordandomi che è nel fare la Volontà degli Dei che sta la chiave dei nostri successi.
Ci ha pensato su molto, in questi due giorni. Forse ha capito di essere chiamato, così come lo siamo noi, a qualcosa di infinitamente più importante di una vita serena pur trascorsa in onestà e rettitudine, di una vecchiaia resa dolce dalle consolazioni della famiglia. Il nostro destino è assai più amaro e incerto, ma al tempo stesso quanto più nobile e grande!
Troppo lontano ancora è il giorno in cui potremo finalmente riposarci dalle fatiche della Lotta, e concederci uno scampolo di felicità. E per quanto siamo tentati di costruire oggi le fondamenta di quella felicità futura, non dobbiamo mai dimenticarci di quanto questo lavoro possa essere duro e rischioso; di quanta pazienza, di quanta premura ci siano richieste. Virtù da gentiluomo, le più difficili da esercitare, e di cui io stesso troppe volte mi sono dimostrato carente.
Non penso che sia stata la mia sfuriata dell'altra mattina ad aprire una breccia nella scorza di Loic; tante volte ci ho provato, altrettante ho fallito, quasi sempre peggiorando la situazione. Le carte in tavola le ha cambiate, seppur involontariamente, Desiree: deve essere stato assai difficile e penoso per Loic scoprire che il sentire dell'amata è così diverso da come lui lo immaginava. Difficile e penoso, sì, come coraggiosa e piena di dignità la sua reazione. Ho ascoltato con incredulità le parole del mio compagno, le ho indagate per capire quanto fossero sincere, quanto fossero sentite. Mi parlava, Loic, con voce meccanica e sofferente, certo per dissimulare le tensioni sotterranee del suo animo. Presto ho capito, malgrado i miei sospetti, che non erano rabbia o sconforto a turbarlo (di cui sarebbe poi caduta preda Desiree, costretta ad una notte di frenetica veglia tra fornelli e alambicchi per placare la sua frustrazione).
Determinazione.
Così forte e...lucida da mettermi a disagio, da impedirmi di rispondere se non con un vaniloquio tortuoso e imbarazzato. Più tardi, di fronte alle mia insistenza nel proposito di partire con lui ed Eric e di affrontare al loro fianco i sicari di Wilhelm, è riuscito a mutare il mio consiglio con parole di grande saggezza, ricordandomi che è nel fare la Volontà degli Dei che sta la chiave dei nostri successi.
Ci ha pensato su molto, in questi due giorni. Forse ha capito di essere chiamato, così come lo siamo noi, a qualcosa di infinitamente più importante di una vita serena pur trascorsa in onestà e rettitudine, di una vecchiaia resa dolce dalle consolazioni della famiglia. Il nostro destino è assai più amaro e incerto, ma al tempo stesso quanto più nobile e grande!
Troppo lontano ancora è il giorno in cui potremo finalmente riposarci dalle fatiche della Lotta, e concederci uno scampolo di felicità. E per quanto siamo tentati di costruire oggi le fondamenta di quella felicità futura, non dobbiamo mai dimenticarci di quanto questo lavoro possa essere duro e rischioso; di quanta pazienza, di quanta premura ci siano richieste. Virtù da gentiluomo, le più difficili da esercitare, e di cui io stesso troppe volte mi sono dimostrato carente.
25 Agosto 517
Venerdì 29 Febbraio 2008
Lettera ad Andrè Navon
Sir Andrè Navon,
E' con cuore pieno di speranza che mi rivolgo a Voi in questo momento cruciale. Mi rincresce di dover affidare una richiesta così delicata a queste poche righe, ma è per motivi estremamente gravi ed urgenti che mi trovo nell'impossibilità di parlarVi di persona. Confido altresì che le parole di lady Solice, Custode del Tempio di Pyros, e di Sir Nicolas, Custode del Tempio di Kayah, vi aiutino a comprendere le ragioni per cui abbiamo deciso di invocare il Vostro aiuto ancora una volta.
Gli uomini e le donne al seguito di lady Solice e Sir Nicolas sono scampati al diabolico supplizio che il loro Signore, Lord Wilhelm Keitel, giustiziato secondo la Volontà degli Dei e per mia mano poche ore fa, per troppo tempo ha inflitto loro. A lungo, troppo a lungo, Wilhelm Keitel Ë stato libero di dedicarsi all'adorazione della Tenebra e al perseguimento di ricerche magiche proibite, offrendo i suoi sudditi in sacrificio ad un diabolico Araldo di Dei il cui nome non può essere pronunciato. Non pago, ha cercato di diffondere la stessa pratica blasfema nella Città di Laon, a tal scopo cospirando con quei malfattori suoi sodali che, sia resa lode agli Dei, sono ora sottoposti all'inflessibile giudizio dell'Inquisizione.
Ciò che ora Vi chiedo, ben consapevole della gravità di un simile onere, è di dare ricetto a questi sfortunati, di lasciare che questa gente onesta e operosa serva Voi, un Cavaliere degno di tal rango, e che sotto di Voi ritrovi quella pace e quella speranza di cui con sacrilega efferatezza fu privata. Qualora accettaste, non mancheremmo di contribuire n modo sostanziale alle spese di cui Vi fareste carico: un congruo anticipo sulle decime dei vostri "nuovi" sudditi ed una sovvenzione adeguata per la costruzione dei loro alloggi sono il minimo che postremmo fare per ripagarVi di tanta generosità.
Non Vi nascondo, ad ogni modo, che al di là dell'onere materiale vi siano altre questioni cui dovete essere a conoscenza prima di prendere la Vostra decisione: questi uomini e queste donne sono legati di diritto alla tenuta del deposto Wilhelm Keitel da un vincolo di servitù, e per quanto sia alquanto improbabile che qualcuno venga a chiederVi conto di ciò, comprendo che possa essere per Voi motivo di inquietudine. In secondo luogo, esiste la possibilità (in fede mia assai remota) che tra costoro ci sia qualcuno che porti con se' gli echi delle tribolazioni a cui fu sottoposto, e che possa dunque manifestare episodi di sonnambulismo o peggio ancora cadere in preda a raptus. Se anche così fosse, questa gente è tristemente abituata a gestire simili situazioni e dunque sa come impedire che queste crisi costituiscano un pericolo per la vittima o per chi le sta accanto e tal proposito Vi invito a consultare il loro anziano, Franz. Finchè il passare del tempo non confermerà l'inconsistenza di questo sospetto, ritengo sconsigliabile far alloggiare i nuovi venuti a stretto contatto con gli abitanti delle Vostre terre.
Molto avete fatto per assisterci: l'incursione alle Parole d'Oro, che pure Vi è costata una dura quanto ingiusta reprimenda del Vostro Barone: se gli Dei vorranno sarà fatta giustizia di colei che ha così vilmente tradito la Sua fiducia abbandonandosi ad ambizioni traditrici e, ho motivo di temere, parricide; avete poi offerto protezione ad un testimone della trama che si ordiva a danno del Barone e del popolo Suo, preservandolo dalla disperazione dei colpevoli, disposti a tutto pur di allontanare da se' la pesante scure della Giustizia.
Molto avete fatto, senza nulla ricevere in cambio. Se l'impresa che i miei compagni ed io ci accingiamo a compiere dovesse avere un esito felice, sappiate che saremmo finalmente in condizione di sdebitarci. Ma sono affari ancora troppo incerti e soprattuto troppo grandi perchè questa mia mano li verghi sulla carta. Sarò ben lieto di discorrerne con Voi da uomo a uomo, per ora Vi basti sapere che sarebbe per me un piacere far sì che i Vostri meriti trovino il riconoscimento che a cui giustamente ambite, e che in quest'ora magnifica e terribile in cui i traditori vengono smascherati la Vostra fedeltà sia doppiamente messa in luce.
In fede,
Guelfo da Flavigny.
E' con cuore pieno di speranza che mi rivolgo a Voi in questo momento cruciale. Mi rincresce di dover affidare una richiesta così delicata a queste poche righe, ma è per motivi estremamente gravi ed urgenti che mi trovo nell'impossibilità di parlarVi di persona. Confido altresì che le parole di lady Solice, Custode del Tempio di Pyros, e di Sir Nicolas, Custode del Tempio di Kayah, vi aiutino a comprendere le ragioni per cui abbiamo deciso di invocare il Vostro aiuto ancora una volta.
Gli uomini e le donne al seguito di lady Solice e Sir Nicolas sono scampati al diabolico supplizio che il loro Signore, Lord Wilhelm Keitel, giustiziato secondo la Volontà degli Dei e per mia mano poche ore fa, per troppo tempo ha inflitto loro. A lungo, troppo a lungo, Wilhelm Keitel Ë stato libero di dedicarsi all'adorazione della Tenebra e al perseguimento di ricerche magiche proibite, offrendo i suoi sudditi in sacrificio ad un diabolico Araldo di Dei il cui nome non può essere pronunciato. Non pago, ha cercato di diffondere la stessa pratica blasfema nella Città di Laon, a tal scopo cospirando con quei malfattori suoi sodali che, sia resa lode agli Dei, sono ora sottoposti all'inflessibile giudizio dell'Inquisizione.
Ciò che ora Vi chiedo, ben consapevole della gravità di un simile onere, è di dare ricetto a questi sfortunati, di lasciare che questa gente onesta e operosa serva Voi, un Cavaliere degno di tal rango, e che sotto di Voi ritrovi quella pace e quella speranza di cui con sacrilega efferatezza fu privata. Qualora accettaste, non mancheremmo di contribuire n modo sostanziale alle spese di cui Vi fareste carico: un congruo anticipo sulle decime dei vostri "nuovi" sudditi ed una sovvenzione adeguata per la costruzione dei loro alloggi sono il minimo che postremmo fare per ripagarVi di tanta generosità.
Non Vi nascondo, ad ogni modo, che al di là dell'onere materiale vi siano altre questioni cui dovete essere a conoscenza prima di prendere la Vostra decisione: questi uomini e queste donne sono legati di diritto alla tenuta del deposto Wilhelm Keitel da un vincolo di servitù, e per quanto sia alquanto improbabile che qualcuno venga a chiederVi conto di ciò, comprendo che possa essere per Voi motivo di inquietudine. In secondo luogo, esiste la possibilità (in fede mia assai remota) che tra costoro ci sia qualcuno che porti con se' gli echi delle tribolazioni a cui fu sottoposto, e che possa dunque manifestare episodi di sonnambulismo o peggio ancora cadere in preda a raptus. Se anche così fosse, questa gente è tristemente abituata a gestire simili situazioni e dunque sa come impedire che queste crisi costituiscano un pericolo per la vittima o per chi le sta accanto e tal proposito Vi invito a consultare il loro anziano, Franz. Finchè il passare del tempo non confermerà l'inconsistenza di questo sospetto, ritengo sconsigliabile far alloggiare i nuovi venuti a stretto contatto con gli abitanti delle Vostre terre.
Molto avete fatto per assisterci: l'incursione alle Parole d'Oro, che pure Vi è costata una dura quanto ingiusta reprimenda del Vostro Barone: se gli Dei vorranno sarà fatta giustizia di colei che ha così vilmente tradito la Sua fiducia abbandonandosi ad ambizioni traditrici e, ho motivo di temere, parricide; avete poi offerto protezione ad un testimone della trama che si ordiva a danno del Barone e del popolo Suo, preservandolo dalla disperazione dei colpevoli, disposti a tutto pur di allontanare da se' la pesante scure della Giustizia.
Molto avete fatto, senza nulla ricevere in cambio. Se l'impresa che i miei compagni ed io ci accingiamo a compiere dovesse avere un esito felice, sappiate che saremmo finalmente in condizione di sdebitarci. Ma sono affari ancora troppo incerti e soprattuto troppo grandi perchè questa mia mano li verghi sulla carta. Sarò ben lieto di discorrerne con Voi da uomo a uomo, per ora Vi basti sapere che sarebbe per me un piacere far sì che i Vostri meriti trovino il riconoscimento che a cui giustamente ambite, e che in quest'ora magnifica e terribile in cui i traditori vengono smascherati la Vostra fedeltà sia doppiamente messa in luce.
In fede,
Guelfo da Flavigny.
24 Agosto 517
Sabato 23 Febbraio 2008
Incomprensibile
Un momento prima si dimostra lucido e competente al punto di indurre Wilhelm Keitel alla cooperazione, risultato che non avremmo mai potuto raggiungere senza di lui. Subito dopo però ci sbatte in faccia tutto il suo egoismo, tutta la sua arroganza. E allora esplodo, e le mie parole si fanno via via più dure e sprezzanti, piene di rabbia e di amarezza. Quello che stiamo facendo sembra avere alcun valore per lui. La nostra battaglia non sembra più essere la sua. Ora che abbiamo espugnato le Parole d'Oro grazie al coraggio e alla generosità dei sudditi di Lord Wilhelm, ora che su di noi incombe la responsabilità di impedire all'odiato Lord Albert di coronare le sue ambizioni fratricide, a cosa pensa lui?
Ad Andrè Navon.
L'imbarazzo dei miei compagni non fa che accrescere la mia irritazione, il mio sconcerto. Eric si affretta a precisare che non condivide affatto la decisione del fratello, ma per quieto vivere si guarda bene dal porre il suo veto. Nicolas ascolta in silenzio, teme che un suo pronunciamento esacerberebbe ancor di più l'animo di Loic. Persino Solice non si oppone a quest'assurdità, presumo per le stesse ragioni. E poi c'è Desiree.
Desiree che si sente in colpa perchè molti feriti hanno bisogno delle sue cure. Desiree che con rammarico deve rinunciare all'opportunità di studiare il Miele Nero e gli apparati alchemici di Wilhelm. Desiree che, ancora convalescente per la brutta ferita infertagli neppure un giorno fa, teme i pericoli del viaggio in cui Loic si è messo in testa di trascinarla. Anche Desiree tace, dissimula il suo rimorso, la sua frustrazione, la sua paura.
Eric, Nicolas, Solice, Desiree. Eccoli qui, quattro ostaggi di un bambinone capriccioso.
Ma io no. Quello che dobbiamo fare è troppo importante, quello che gli Dei si aspettano da noi è troppo grande. Ci vado pesante, nella speranza che a prenderlo di petto finalmente Loic si renda conto di aver superato ogni limite. Speranza vana. Dopo avermi rivolto le solite, patetiche minacce si chiude in un silenzio ostinato. La spunterà anche stavolta, gli ostaggi sono rimasti remissivi, ma credo che questa lite abbia infine aperto gli occhi a chi per troppo tempo li aveva tenuti chiusi. E non permetterò che sia troppo tardi, parteciperò anch'io al salvataggio di Lord Anthony, sarò pronto a compensare le intemperanze di quel grosso imbecille, dovessi rimetterci il collo.
Ad Andrè Navon.
L'imbarazzo dei miei compagni non fa che accrescere la mia irritazione, il mio sconcerto. Eric si affretta a precisare che non condivide affatto la decisione del fratello, ma per quieto vivere si guarda bene dal porre il suo veto. Nicolas ascolta in silenzio, teme che un suo pronunciamento esacerberebbe ancor di più l'animo di Loic. Persino Solice non si oppone a quest'assurdità, presumo per le stesse ragioni. E poi c'è Desiree.
Desiree che si sente in colpa perchè molti feriti hanno bisogno delle sue cure. Desiree che con rammarico deve rinunciare all'opportunità di studiare il Miele Nero e gli apparati alchemici di Wilhelm. Desiree che, ancora convalescente per la brutta ferita infertagli neppure un giorno fa, teme i pericoli del viaggio in cui Loic si è messo in testa di trascinarla. Anche Desiree tace, dissimula il suo rimorso, la sua frustrazione, la sua paura.
Eric, Nicolas, Solice, Desiree. Eccoli qui, quattro ostaggi di un bambinone capriccioso.
Ma io no. Quello che dobbiamo fare è troppo importante, quello che gli Dei si aspettano da noi è troppo grande. Ci vado pesante, nella speranza che a prenderlo di petto finalmente Loic si renda conto di aver superato ogni limite. Speranza vana. Dopo avermi rivolto le solite, patetiche minacce si chiude in un silenzio ostinato. La spunterà anche stavolta, gli ostaggi sono rimasti remissivi, ma credo che questa lite abbia infine aperto gli occhi a chi per troppo tempo li aveva tenuti chiusi. E non permetterò che sia troppo tardi, parteciperò anch'io al salvataggio di Lord Anthony, sarò pronto a compensare le intemperanze di quel grosso imbecille, dovessi rimetterci il collo.
24 Agosto 517
Domenica 17 Febbraio 2008
Il giorno più lungo
E' finita. Il tentativo di fuga di Bob DelMontesque è stato sventato dal rapido intervento dei Navar e di Solice, e la sua morte sugella la conclusione di questa nostra impresa. Posso dirmi molto fortunato: dalla facilità con cui ha avuto ragione di Vladimir, Yoshua e Yesso deduco che gli sarebbe bastato un colpo di mazzafrusto per spedirmi all'altro mondo. Ma anche questo ultimo pericolo è alle spalle, ormai, e non mi resta che sdraiarmi presso il fuoco dell'accampamento a contemplare la tenebra che incombe su queste terre sventurate.
Una moltitudine di pensieri affolla la mia mente stremata dalle fatiche di questa grandiosa e interminabile giornata. Lord Graham Dillon è in parte vendicato, e devo rendere grazie a Loic ed agli altri compagni per avermi accordato il privilegio di giustiziare personalmente l' ispiratore del suo assassinio. Confido che Albert Keitel riconosca il sudario in cui l'empio zio è stato avvolto. E' il mio guanto di sfida. E' la sua sentenza di morte. Voglio che impari ad odiarmi come io lo odio. Che abbia ben chiara l'infamia di cui dovrà rendere conto.
Sir Killian si è dato una morte onorevole, rinunciando alla tentazione di farsi scudo con degli innocenti e ritardare la sua punizione. Questa scelta, devo ammetterlo, mi ha sconcertato. Se la dottrina dell'Ordine Nero non attecchisce solo presso spiriti oltremodo malvagi e delittuosi, se riesce sviare anche uomini che conoscono l'onore... tutto il sangue che abbiamo versato ha un sapore ben più amaro, non è solo il premio alle nostre fatiche di giusti, ma è anche un prezzo. L'ennesimo che gli Dei ci chiamano a pagare perchè sia fatta la loro Volontà.
Lo studio di Wilhelm celava molti segreti. I suoi carteggi, che provano oltre ogni dubbio la sua macchinazione fratricida e da cui apprendiamo notizie nuove ed inquietanti. Il diario in cui con grande zelo annotava i progressi e i fallimenti dell'oscena ricerca condotta a danno dei suoi sudditi e nel più totale disprezzo dei dettami della Chiesa. I tomi di scienza arcana, che mi sforzerò di esaminare con la massima cura.
E il Logaeth.
E' solo un frammento, neppure la metà di una pagina, eppure quando l'ho estratto dal vano nascosto in cui Wilhelm si era premurato di riporlo tremavo di spavento ed eccitazione. Il segreto dei segreti, la pietra angolare dell'Ordine Nero, la sapienza che menti Oscure e incommensurabili sussurrarono all'orecchio di Rudolph Glauer. Nelle mie mani. Scruto l'impenetrabile oscurità del cielo notturno e ho quasi l'impressione che il mondo si sia capovolto e che, schiacciato sulla sua volta da leggi nuove e bizzarre, mi trovi piuttosto a rimirare un Abisso.
E allora fantastico sulle meraviglie indicibili e orrende, sulle rivelazioni disumane di cui questo testo è la chiave, mentre il sonno giunge a intorpidirmi le membra.
Una moltitudine di pensieri affolla la mia mente stremata dalle fatiche di questa grandiosa e interminabile giornata. Lord Graham Dillon è in parte vendicato, e devo rendere grazie a Loic ed agli altri compagni per avermi accordato il privilegio di giustiziare personalmente l' ispiratore del suo assassinio. Confido che Albert Keitel riconosca il sudario in cui l'empio zio è stato avvolto. E' il mio guanto di sfida. E' la sua sentenza di morte. Voglio che impari ad odiarmi come io lo odio. Che abbia ben chiara l'infamia di cui dovrà rendere conto.
Sir Killian si è dato una morte onorevole, rinunciando alla tentazione di farsi scudo con degli innocenti e ritardare la sua punizione. Questa scelta, devo ammetterlo, mi ha sconcertato. Se la dottrina dell'Ordine Nero non attecchisce solo presso spiriti oltremodo malvagi e delittuosi, se riesce sviare anche uomini che conoscono l'onore... tutto il sangue che abbiamo versato ha un sapore ben più amaro, non è solo il premio alle nostre fatiche di giusti, ma è anche un prezzo. L'ennesimo che gli Dei ci chiamano a pagare perchè sia fatta la loro Volontà.
Lo studio di Wilhelm celava molti segreti. I suoi carteggi, che provano oltre ogni dubbio la sua macchinazione fratricida e da cui apprendiamo notizie nuove ed inquietanti. Il diario in cui con grande zelo annotava i progressi e i fallimenti dell'oscena ricerca condotta a danno dei suoi sudditi e nel più totale disprezzo dei dettami della Chiesa. I tomi di scienza arcana, che mi sforzerò di esaminare con la massima cura.
E il Logaeth.
E' solo un frammento, neppure la metà di una pagina, eppure quando l'ho estratto dal vano nascosto in cui Wilhelm si era premurato di riporlo tremavo di spavento ed eccitazione. Il segreto dei segreti, la pietra angolare dell'Ordine Nero, la sapienza che menti Oscure e incommensurabili sussurrarono all'orecchio di Rudolph Glauer. Nelle mie mani. Scruto l'impenetrabile oscurità del cielo notturno e ho quasi l'impressione che il mondo si sia capovolto e che, schiacciato sulla sua volta da leggi nuove e bizzarre, mi trovi piuttosto a rimirare un Abisso.
E allora fantastico sulle meraviglie indicibili e orrende, sulle rivelazioni disumane di cui questo testo è la chiave, mentre il sonno giunge a intorpidirmi le membra.
23 Agosto 517
Lunedì 11 Febbraio 2008
Ieri e oggi
L'arrogante proclama di Wilhelm Keitel, le sue parole sprezzanti, la sicurezza con cui si è illuso di poterci schiacciare. Proprio come suo nipote quella tremenda mattina di dieci anni fa. Allora, da bambino spaurito qual'ero, non potei fare altro che starmene rintanato dietro ad una finestra socchiusa, con il pugno serrato attorno ad una pietra e il cuore pieno di rabbia e paura. Fecero scempio del mio avo, che Kayah lo abbia in gloria, e solo allora trovai la forza di scagliare quella pietra. Malgrado non potessi vedere il mio bersaglio fu un lancio inaspettatamente preciso e il cavallo di Albert nitrì di dolore.
Sono passati dieci anni. Eccomi qui, sdraiato sul tetto di una casupola, stremato e dolorante, ad aspettare che quel vecchio bastardo borioso venga più vicino. La gente del villaggio lo copre di insulti, danno fondo ai polmoni per farsi coraggio ora che il loro Signore è arrivato a chiedere conto della loro disobbedienza. Rispetto al tetro silenzio che c'era a Caen, questa sì che è musica. Sono pieni di entusiasmo, persino fantasiosi... ma comunque troppo ingenui per pungerlo a dovere. Ci vorrebbe bisogno di qualcosa di più "personale", qualcosa che lo faccia arrabbiare sul serio.
E' buffo come la cattiva reputazione di una figlia possa condurre un uomo alla rovina. Mi bastano poche parole, colorite quanto serve, per avere la sua piena attenzione. Mi lancia una sfida a cui rispondo poco cavallerescamente. Lasciando da parte ogni cautela decide di venire a prendermi. Da qui non riesco a vederlo, ma posso sentire gli zoccoli dei cavalli sullo sterrato. Dovrò farmelo bastare.
Rinnova la sua sfida, e grazie alla sua voce ora so dove invocare la mia trappola magica. "Fer Kor, coglione!" gli grido, rilasciando il poco potere che mi resta.
Lanciare alla cieca dev'essere la mia specialità: passano pochi istanti ed ecco la rete viscosa piombare addosso a Lord Keitel e al suo cavallo, immobilizzandoli. Stavolta non è una semplice pietra scagliata da un bambino spaventato. Quella, Wilhelm, è la tua bara.
Sono passati dieci anni. Eccomi qui, sdraiato sul tetto di una casupola, stremato e dolorante, ad aspettare che quel vecchio bastardo borioso venga più vicino. La gente del villaggio lo copre di insulti, danno fondo ai polmoni per farsi coraggio ora che il loro Signore è arrivato a chiedere conto della loro disobbedienza. Rispetto al tetro silenzio che c'era a Caen, questa sì che è musica. Sono pieni di entusiasmo, persino fantasiosi... ma comunque troppo ingenui per pungerlo a dovere. Ci vorrebbe bisogno di qualcosa di più "personale", qualcosa che lo faccia arrabbiare sul serio.
E' buffo come la cattiva reputazione di una figlia possa condurre un uomo alla rovina. Mi bastano poche parole, colorite quanto serve, per avere la sua piena attenzione. Mi lancia una sfida a cui rispondo poco cavallerescamente. Lasciando da parte ogni cautela decide di venire a prendermi. Da qui non riesco a vederlo, ma posso sentire gli zoccoli dei cavalli sullo sterrato. Dovrò farmelo bastare.
Rinnova la sua sfida, e grazie alla sua voce ora so dove invocare la mia trappola magica. "Fer Kor, coglione!" gli grido, rilasciando il poco potere che mi resta.
Lanciare alla cieca dev'essere la mia specialità: passano pochi istanti ed ecco la rete viscosa piombare addosso a Lord Keitel e al suo cavallo, immobilizzandoli. Stavolta non è una semplice pietra scagliata da un bambino spaventato. Quella, Wilhelm, è la tua bara.
23 Agosto 517
Lunedì 28 Gennaio 2008
Vendetta
Nicolas si è appena scontrato con Loic e dall'espressione sconcertata sul volto deduco che ne sia uscito sconfitto. Solice si affretta a prendere il suo posto. Sembra ottenere, non senza fatica, risultati migliori. Sorrido. Apparentemente ho molto più in comune con i due Paladini che con i ragazzi di Caen. Loic, Eric, Julie... partecipano alla lotta senza soffermarsi sulle implicazioni più sottili, non si curano del quadro generale, di prospettive più ampie rispetto alla necessità o agli impulsi del momento.
Apparentemente.
Nicolas e Solice si affannano a tributare i giusti onori funebri a due vili e ipocriti bastardi. Perchè lo fanno? Per pietà? Per giustizia? Perchè quel sangue è il primo a macchiare le loro mani, e dunque per imbarazzo, per rimorso...per paura? Quando lo stendardo immacolato della Fede infine si tinge di vermiglio, sì è disposti a seguirlo con la stessa devozione? Si è disposti a portarlo con la stessa fierezza?
Stendardi non più immacolati, mantelli ancora candidi...
...candidi quanto marci e luridi furono i cuori di chi li ha portati: spacciano per purezza, onore e orgoglio quel che in realtà è solo lebbra, crudeltà e vergogna. Loic li avrebbe resi dei sudari di gran lunga più appropriati. Noi che abbiamo conosciuto il loro vero volto, noi che per dieci lunghi anni abbiamo atteso la nostra vendetta, noi sappiamo vederli per quello che sono. E li sapremo PUNIRE.
Ho ancora con me il vessillo che Lord Albert Keitel lasciò a Flavigny. Presto, molto presto, farò in modo che possa riprenderselo.
Apparentemente.
Nicolas e Solice si affannano a tributare i giusti onori funebri a due vili e ipocriti bastardi. Perchè lo fanno? Per pietà? Per giustizia? Perchè quel sangue è il primo a macchiare le loro mani, e dunque per imbarazzo, per rimorso...per paura? Quando lo stendardo immacolato della Fede infine si tinge di vermiglio, sì è disposti a seguirlo con la stessa devozione? Si è disposti a portarlo con la stessa fierezza?
Stendardi non più immacolati, mantelli ancora candidi...
...candidi quanto marci e luridi furono i cuori di chi li ha portati: spacciano per purezza, onore e orgoglio quel che in realtà è solo lebbra, crudeltà e vergogna. Loic li avrebbe resi dei sudari di gran lunga più appropriati. Noi che abbiamo conosciuto il loro vero volto, noi che per dieci lunghi anni abbiamo atteso la nostra vendetta, noi sappiamo vederli per quello che sono. E li sapremo PUNIRE.
Ho ancora con me il vessillo che Lord Albert Keitel lasciò a Flavigny. Presto, molto presto, farò in modo che possa riprenderselo.
23 Agosto 517
Mercoledì 16 Gennaio 2008
L'Eroe
Eccoci qui, esausti, feriti, coi nervi a pezzi per l'incessante minaccia che grava su di noi, per l'Orrore diabolico di cui i disgraziati che siamo venuti a salvare sono divenuti incolpevoli araldi. Eccoci qui, ad apprendere da due miserabili scherani che il nostro Loic è caduto in mano al nemico. Cosa lo avrà mai spinto ad agire in modo così sconsiderato, così temerario? Possibile che le parole che gli ho rivolto a Laon abbiano a tal punto ferito il suo orgoglio da indurlo a voler dimostrare il suo valore ad ogni costo? Possibile che la reazione di Desireè lo abbia fatto sentire ancora più incompreso? In questo momento di sconforto guardo Solice, serena, accordare misericordia ai nostri prigionieri. Provo rabbia, rabbia perchè stiamo perdendo tempo. Rabbia perchè uno dei due ha crudelmente aggredito mia sorella, rabbia perchè Loic dovrebbe essere qui a fargliela pagare e invece non c'è, prigioniero o forse...forse... Ma c'è qualcosa negli occhi di quella ragazza, una scintilla di speranza che riesco a intravedere nonostante la rabbia, la paura, il rimorso.
Mi rincuora. Vada come vada, faremo quello che siamo venuti a fare, ancora una volta, a maggior gloria degli Dei.
E Loic, se speri di varcare da solo le soglie dell'oltretomba, fiero in volto come ogni eroe caduto in battaglia... ti sbagli di grosso. Ti riporterò, ti riporteremo indietro, o insieme a te raggiungeremo Abel in seno a Kayah.
Mi rincuora. Vada come vada, faremo quello che siamo venuti a fare, ancora una volta, a maggior gloria degli Dei.
E Loic, se speri di varcare da solo le soglie dell'oltretomba, fiero in volto come ogni eroe caduto in battaglia... ti sbagli di grosso. Ti riporterò, ti riporteremo indietro, o insieme a te raggiungeremo Abel in seno a Kayah.
19 Agosto 517
Lunedì 17 Dicembre 2007
Nicholas
Solice ha insistito molto affinchè fosse lui a venire...è comprensibile che in questo momento voglia avere al suo fianco una figura rassicurante. Sono stato decisamente troppo esplicito ieri sera con Quart, e del resto mi risulta quantomai difficile restare lucido con tutto quello che sta capitando. Pazienza. Se come spero Shaft si è rintanato alle Parole d'Oro, non sarà certo un Paladino in più a impedirmi di amministrargli il genere di sofferenza che merita.
18 Agosto 517
Martedì 11 Dicembre 2007
Di buoni propositi...
...è lastricata la via dell'Inferno. Ho dato fiducia a Loic per l'ultima volta, sperando che in quella zucca marcia che ha al posto della testa ci fosse rimasto un briciolo di ragionevolezza. Sono stato ripagato con un torrente di insulti e le solite infantili minacce. "...sfiderò a duello, con la mia arma..." Non c'è niente di più triste di un villano che si mette in testa di fare il cavaliere, vaneggia di duelli e neppure sa che sta allo sfidato la scelta delle armi. Specie se il villano in questione è tardo di mente al punto da non trovare nelle sue idiozie motivo alcuno di vergogna.
Mi chiedo cosa sperassi di ottenere a cercare di parlargli da uomo a uomo. Non nego di essermi sentito in colpa per la conversazione avuta con Peoh. Non è stato leale nei confronti di Loic, per quanto lui non abbia mai fatto alcunchè per guadagnarsi lealtà, amicizia o rispetto. Di conseguenza mi sono sforzato di concedergli almeno una chance per dimostrarsi diverso e migliore rispetto all'idea di bambinone viziato, ottuso, violento e vile persino nelle spacconate che di lui mi sono fatto in questi mesi. Glielo dovevo, ma è stata una deprimente perdita di tempo. Non mi sono mai sbagliato sul suo conto, si merita in pieno quanto di male ho detto e pensato di lui, e la "conversazione" di oggi per me ne è la prova inconfutabile.
Dunque questa è la fine di un'amicizia che lui riteneva dovuta, di cui molte volte si è mostrato indegno con atti e parole, e che per me non era altro che una stanca sopportazione. Nelle prove che verranno non dovrò fare affidamento su di lui meno di quanto non dovessi già fare in passato, e con minore amarezza. Ben poca perdita.
Mi chiedo cosa sperassi di ottenere a cercare di parlargli da uomo a uomo. Non nego di essermi sentito in colpa per la conversazione avuta con Peoh. Non è stato leale nei confronti di Loic, per quanto lui non abbia mai fatto alcunchè per guadagnarsi lealtà, amicizia o rispetto. Di conseguenza mi sono sforzato di concedergli almeno una chance per dimostrarsi diverso e migliore rispetto all'idea di bambinone viziato, ottuso, violento e vile persino nelle spacconate che di lui mi sono fatto in questi mesi. Glielo dovevo, ma è stata una deprimente perdita di tempo. Non mi sono mai sbagliato sul suo conto, si merita in pieno quanto di male ho detto e pensato di lui, e la "conversazione" di oggi per me ne è la prova inconfutabile.
Dunque questa è la fine di un'amicizia che lui riteneva dovuta, di cui molte volte si è mostrato indegno con atti e parole, e che per me non era altro che una stanca sopportazione. Nelle prove che verranno non dovrò fare affidamento su di lui meno di quanto non dovessi già fare in passato, e con minore amarezza. Ben poca perdita.
11 Agosto 517
Domenica 21 Ottobre 2007
La cattura di Pedro
Stava andando tutto secondo i piani: un lavoro rapido, pulito e soprattutto discreto. Quello che ci voleva per meglio disporci alla difficile impresa che dovremo compiere stanotte.
Non fosse stato per i Navar.
Che Loic provi piacere ad infierire sugli inermi non è una novità. Da bambino era il suo passatempo preferito, da adulto è stato addirittura il suo mestiere. E nella vita avventurosa che è seguita ha dimostrato innumerevoli volte che la brutalità, specialmente quella non necessaria, è parte della sua natura: pavido (e il Cielo sa se ne ho fatto le spese) quando si tratta di affrontare i nemici faccia a faccia, con quanto entusiasmo si avventa su un avversario già impegnato, o ferito, o disarmato, per farne scempio! E se questo significa mettere in difficoltà i compagni (favorendo ad esempio la fuga di un prigioniero, salvo poi massacrarlo gratuitamente dopo che è stato ripreso), che importa?
Se non altro stavolta non toccherà a me l'ingrato e inutile compito di fargli la ramanzina: tra Quart, Solice e la povera Desireè, Loic avrà la sua abbondante razione di rimbrotti.
Il gesto di Eric invece è stato un fulmine a ciel sereno. L'ho sempre ritenuto un uomo truce e spregiudicato sì, ma di buon senso. Un guerriero insomma, non un macellaio. Infierire su un prigioniero indifeso, senza alcuna ragione, col rischio anzi di ucciderlo prima che potessimo interrogarlo! Per giunta sotto gli occhi di Padre Quart... chissà che gli è passato per la testa. Una mezza idea ce l'ho: i Navar hanno fatto una scommessa su chi dei due avrebbe messo per primo le mani addosso a Pedro Larsac. Questo in effetti spiegherebbe l'altrimenti incomprensibile condotta di Eric, e contestualizzerebbe il raptus di follia sanguinaria del fratello.
Una seconda possibilità è quella della tara familiare, i cui sintomi avrebbero iniziato a manifestarsi anche in Eric. Hmmmmm. Ora che ci penso lo stesso Eric qualche settimana fa mi ha accennato di una questione su cui avrebbe gradito il mio parere. Non c'è stato poi il tempo materiale per discuterne, ma potrebbe fornirmi gli elementi che corroborerebbero questa pur affascinante ipotesi.
Non fosse stato per i Navar.
Che Loic provi piacere ad infierire sugli inermi non è una novità. Da bambino era il suo passatempo preferito, da adulto è stato addirittura il suo mestiere. E nella vita avventurosa che è seguita ha dimostrato innumerevoli volte che la brutalità, specialmente quella non necessaria, è parte della sua natura: pavido (e il Cielo sa se ne ho fatto le spese) quando si tratta di affrontare i nemici faccia a faccia, con quanto entusiasmo si avventa su un avversario già impegnato, o ferito, o disarmato, per farne scempio! E se questo significa mettere in difficoltà i compagni (favorendo ad esempio la fuga di un prigioniero, salvo poi massacrarlo gratuitamente dopo che è stato ripreso), che importa?
Se non altro stavolta non toccherà a me l'ingrato e inutile compito di fargli la ramanzina: tra Quart, Solice e la povera Desireè, Loic avrà la sua abbondante razione di rimbrotti.
Il gesto di Eric invece è stato un fulmine a ciel sereno. L'ho sempre ritenuto un uomo truce e spregiudicato sì, ma di buon senso. Un guerriero insomma, non un macellaio. Infierire su un prigioniero indifeso, senza alcuna ragione, col rischio anzi di ucciderlo prima che potessimo interrogarlo! Per giunta sotto gli occhi di Padre Quart... chissà che gli è passato per la testa. Una mezza idea ce l'ho: i Navar hanno fatto una scommessa su chi dei due avrebbe messo per primo le mani addosso a Pedro Larsac. Questo in effetti spiegherebbe l'altrimenti incomprensibile condotta di Eric, e contestualizzerebbe il raptus di follia sanguinaria del fratello.
Una seconda possibilità è quella della tara familiare, i cui sintomi avrebbero iniziato a manifestarsi anche in Eric. Hmmmmm. Ora che ci penso lo stesso Eric qualche settimana fa mi ha accennato di una questione su cui avrebbe gradito il mio parere. Non c'è stato poi il tempo materiale per discuterne, ma potrebbe fornirmi gli elementi che corroborerebbero questa pur affascinante ipotesi.
5 Agosto 517
Sabato 1 Settembre 2007
Jarel
Che spreco. Quanta scienza, quanta determinazione, quanto talento andranno perduti. Non ho avuto un briciolo di compassione per Bellamy, e neppure per la sua sventurata compagna: ho salutato la loro fine con crudele soddisfazione, certo che i loro supplizi avrebbero placato per un po' la mia sete di giustizia nei confronti di Albert Keitel e dei suoi scherani. Ora, ad un anno di distanza, questa donna sta andando incontro allo stesso destino, e... provo una grande pena. E' stato l' amore cieco e intransigente per la conoscenza a condurla fin qui? E' stata la vanità, il desiderio di elevare se stessa oltre i confini della propria natura, a dispetto di ogni ragionevolezza? Qualcosa mi dice che non è così, non solo. Mi chiedo chi o cosa abbia fatto nascere in lei un tale disprezzo per questo mondo e per coloro che lo abitano: possibile che qui non abbia trovato nulla che valesse la pena di essere preservato, possibile che gli affetti che germogliano perfino nel più arido dei cuori non abbiano per lei alcun significato? Questa Realtà non è una prigione, Jarel, non più di quanto lo siano i mondi lontani in cui tu contavi di trovare la libertà. Questa Realtà è la nostra Casa, la tua Casa, e tu l'hai ripudiata.
4 Agosto 517
Venerdì 31 Agosto 2007
I confini dell'Evocazione
Dovrei sentirmi sollevato. Il famigerato Monaco è nelle nostre mani, così come i suoi sciagurati discepoli. Eppure...non riesco a non pensare all'orrenda bestia, al mio sangue che morso dopo morso tingeva di vermiglio le sue viscere. Alle sue sembianze inconcepibili, svelate dal colpo mortale di Peoh. All' Inferno da cui è stata richiamata, a quanto è sottile e fragile la membrana che lo separa da questo mondo. Io stesso, se scienza e inclinazione non mi facessero difetto, potrei aprire una breccia e lasciare che simili mostruosità vi sciamino attraverso. E come me chissà quanti altri. Sono turbato, sì, ma non dalla paura, non solo. C'è una differenza abissale tra questa Evocazione Demoniaca, frutto di un calcolo esatto e consapevole, e quella scatenata dall'imperizia di Bellamy Collorotto. Se per la seconda ho provato mero disgusto, per questa mi sorprendo a provare una punta d'invidia. Così come una parte di me prova ammirazione per la perfezione della Cappella del Sigillo, quali che siano i suoi scopi ultimi. Attrarre e quindi imbrigliare le manifestazioni più pure e potenti degli infiniti mondi che al nostro aderiscono: se fosse questa la via per giungere al traguardo ultimo dell'Evocazione, al suo più grande trionfo? Mi torna in mente Auguste Bertrand e la passione con cui indagò i misteri del Logaeth. Che fascino mai potè trovare un uomo di così impareggiabile ingegno in una materia di studio tanto maligna e repellente? Intravedeva forse possibilità che sfuggono a menti meno acute, promesse di grandezza destinate ai pochi in grado di guardare all'Altrove con animo impassibile, purgato dell'istintivo timore per Ciò-che-Qui-non-è? Che dire poi di Alec Moreville, imperturbabile come può esserlo chi per molti anni ha esercitato il proprio dominio su forze ben al di là dell'umana comprensione? Infine Speer, e questo Monaco. Da quel poco che ho potuto vedere e leggere sembrano individui posati, razionali. Ha davvero senso liquidarli come dei poveri dementi votati alla propria e all'altrui sciagura? E se così non fosse, cosa sanno costoro che schiere studiosi in apparenza altrettanto validi continuano ad ignorare?
Idiota di un Guelfo, sembri il Sette di Picche redivivo, proprio tu che Litha l'hai visto dal posto d'onore...e non è che sia passato tutto questo tempo! Visto che te lo sei scordato ti rinfresco io la memoria: hai fatto una Rinuncia, ed è solo grazie a quella che hai potuto mettere le mani sull'Arcano; e stai pur certo che al posto tuo ciascuno di questi luminari che tanto invidi sarebbe rimasto sul trono di Marduk fino a consumarsi le chiappe. Ti è costata cara, va bene, e ancora ti brucia...ma sai benissimo che ne è valsa la pena e quindi piantala una buona volta con queste stronzate da apprendista stregone.
Idiota di un Guelfo, sembri il Sette di Picche redivivo, proprio tu che Litha l'hai visto dal posto d'onore...e non è che sia passato tutto questo tempo! Visto che te lo sei scordato ti rinfresco io la memoria: hai fatto una Rinuncia, ed è solo grazie a quella che hai potuto mettere le mani sull'Arcano; e stai pur certo che al posto tuo ciascuno di questi luminari che tanto invidi sarebbe rimasto sul trono di Marduk fino a consumarsi le chiappe. Ti è costata cara, va bene, e ancora ti brucia...ma sai benissimo che ne è valsa la pena e quindi piantala una buona volta con queste stronzate da apprendista stregone.
3 Agosto 517
Sabato 14 Luglio 2007
Il ruggito del coniglio
Ha ragione Solice, stanotte gli Dei vegliano su di noi. Abbiamo fatto bene a non perdere neanche un istante, a colpire duro prima che il nemico potesse alzare la guardia. Dobbiamo ringraziare il buon Sir Ratel per averci dato credito ed essere intervenuto con grande rapidità, sfidando l'ira del Barone. (Gli si dovrebbe in verità riconoscere l'ulteriore merito di aver popolato questa città di splendide fanciulle, ma non è il genere di apprezzamenti da farsi ad un uomo che ha in casa tre ferri per ogni figlia: non c'è bersaglio migliore per farci pratica della zucca di un damerino.)
Ma il vero artefice del nostro successo è Benton, sia per il ruolo indispensabile di "sponda" con il Capo delle Guardie, sia per l'incredibile lavoro sul campo. Non ha dato tregua al fuggitivo, e quando questi si è voltato ad affrontarlo sì è difeso con le unghie e coi denti, letteralmente. Di rado ho visto una simile determinazione in un combattente ormai spacciato, e persino un osso duro Rochefort deve essere stato preso alla sprovvista... d'altronde come poteva il lupo aspettarsi di finire sbranato da un coniglio?
Ma il vero artefice del nostro successo è Benton, sia per il ruolo indispensabile di "sponda" con il Capo delle Guardie, sia per l'incredibile lavoro sul campo. Non ha dato tregua al fuggitivo, e quando questi si è voltato ad affrontarlo sì è difeso con le unghie e coi denti, letteralmente. Di rado ho visto una simile determinazione in un combattente ormai spacciato, e persino un osso duro Rochefort deve essere stato preso alla sprovvista... d'altronde come poteva il lupo aspettarsi di finire sbranato da un coniglio?

Luglio 517
Martedì 12 Giugno 2007
La vendetta di Marduk
Devo essermi assopito: è inevitabile, sono ancora spossato dalle fatiche di questo mese frenetico, e la notte non mi concede che briciole di sonno rosicchiate dagli incubi. Hai bisogno di riposo, Guelfo... ma non ora. "Lei" ti sta ancora braccando, e aspetta paziente il momento in cui ti farai cogliere con la guardia abbassata. Cerca di restare vigile, non manca molto all'alba.
Mi aspetto che Lucius sia lì accanto a me, mi aspetto di incrociare il suo sguardo di disapprovazione per aver violato la consegna del turno di guardia, ma non c'è. Mi guardo intorno. I miei compagni dormono pacificamente, il Cielo sa quanto li invidio, e di Lucius nessuna traccia. Si sarà allontanato per sbrigare le sue faccende, mi dico, e sapendomi stremato non ha avuto cuore di svegliarmi.
No. Non sarebbe da lui. L'orizzonte sembra tingersi di rosso, che finalmente stia giungendo l'aurora? Fesso di un Guelfo, stai guardando a occidente. La verità è che sei rimasto da solo, come nei tuoi incubi. Quel bagliore sinistro annuncia un giorno di dannazione e di orrore, un giorno che tu non vorresti veder sorgere, mai. Tranquillo, non potrai: "Lei" è tornata, puoi già sentire i passi svelti alle tue spalle. Tra poco sarai morto.
"Bes Ek Jex!", esclamo, stringendo il prisma nella destra e sfiorando lo specchio incastonato nella cintura con la mancina, come ho visto fare a Vaenar. "Questo incantesimo ti consentirà di affrontare avversari contro cui non avresti alcuna speranza". Prego gli Dei che abbia ragione, che il Potere non mi tradisca come ad Antisse. Quindi impugno le armi, e con me i tre simulacri apparsi al mio fianco, il loro volto spettrale contratto nella la stessa smorfia di paura, di rabbia. Ci voltiamo. "Facciamo vedere alla troia preistorica come combatte Guelfo da Flavigny", mormoro ai miei silenziosi alleati.
L'attacco della sacerdotessa del Caos Primitivo è veloce e implacabile, i suoi orridi artigli non mi squarciano la gola per puro miracolo. Come accadde nella notte traditrice di Rigel, Dytros costringe le mie membra a reagire alla disperazione, ed è con prontezza preternaturale che scarto, proteggendomi dal colpo e al tempo stesso confondendo la strega grazie alla rifrazione magica. "Lei" è ancor più terrificante di come la ricordavo, trasfigurata dalla furia demoniaca che consuma la sua anima. Chiamo a gran voce i miei compagni mentre porto un contrattacco troppo timido per sortire effetti. Sto ancora gridando quando torna a farsi sotto, e riesco a malapena a tenerla a bada con la daga.
Stavolta però commette un errore. Si è lasciata sviare dai miei simulacri, per un istante mi offre il fianco: è la mia unica occasione, non posso sprecarla. Affondo con rapidità e precisione, e la lama si fa strada tra le costole fino a trovare il suo cuore marcio. "CREPA!"
Non c'è più paura nel mio grido, solo ira e trionfo. Ora sai come ci si sente, maledetta.
E' allora che svanisce, e con "Lei" il cielo vermiglio, la campagna immersa nell'oscurità, le braci dell'accampamento, i compagni addormentati. Apro gli occhi e vedo su di me il volto preoccupato di Bernard. Dunque si è trattato solo di un sogno.
Credevi davvero di averla sconfitta una volta per tutte, di aver superato in valore Net e Sir Thomas? Le solite fanfaronate, Guelfo. Nel mondo reale ti avrebbe fatto a pezzi ancora una volta. Sei solo un povero illuso.
Qualcosa, però, non torna. Il mio Potere ha reagito a ciò che accadeva nel sogno, lo sento fluire e disperdersi come se avessi davvero pronunciato l'incantesimo. Cosa può significare? Che l'emozione è stata tanto forte da farlo sprigionare? Sembrerebbe l'ipotesi più ragionevole, eppure...
Non è forse reale la Chiave che Samuel in sogno mi ha donato, e che Solice porta con sé? E quella ricevuta da Quixote? Non è forse attraverso i sogni che i nostri predecessori ci hanno consigliati, guidandoci fino al compimento dell'Impresa? Non è tramite un sogno che Desireè avrebbe dovuto liberare Net? Non è in sogno che la Furia e il Coraggio hanno infine abbattuto il Guardiano?
E quindi lo scontro appena affrontato, così come il suo lungo preludio di incubi, altro non sarebbe che l'ultima rappresaglia di una Tenebra ormai sconfitta. Come Etemenanki indica al Profeta l'inizio della Strada Maestra, così Marduk invia la sua Campionessa prima a minacciare, poi a punire il Cercatore una volta che il cammino si è concluso e la Scelta è stata fatta. Se così fosse, allora è stata proprio la Scelta a darmi la forza di resistere laddove ero caduto, di prevalere laddove fui sconfitto.
Prima di sprofondare nuovamente nel sonno ringrazio chi, in Cielo e in terra, mi ha aiutato a Scegliere la Luce. Più tardi, quando ormai l'orizzonte ad est s'è fatto azzurro, riapro gli occhi; non è stato un incubo a destarmi. Lucius mi sta scuotendo col suo sguardo pieno di disapprovazione. "Hai insistito tu per coprire anche l'ultimo turno. Gli altri si stanno svegliando, vedi almeno di farti trovare in piedi."
"Quasi quasi ti preferivo nel sogno." borbotto.
Mi aspetto che Lucius sia lì accanto a me, mi aspetto di incrociare il suo sguardo di disapprovazione per aver violato la consegna del turno di guardia, ma non c'è. Mi guardo intorno. I miei compagni dormono pacificamente, il Cielo sa quanto li invidio, e di Lucius nessuna traccia. Si sarà allontanato per sbrigare le sue faccende, mi dico, e sapendomi stremato non ha avuto cuore di svegliarmi.
No. Non sarebbe da lui. L'orizzonte sembra tingersi di rosso, che finalmente stia giungendo l'aurora? Fesso di un Guelfo, stai guardando a occidente. La verità è che sei rimasto da solo, come nei tuoi incubi. Quel bagliore sinistro annuncia un giorno di dannazione e di orrore, un giorno che tu non vorresti veder sorgere, mai. Tranquillo, non potrai: "Lei" è tornata, puoi già sentire i passi svelti alle tue spalle. Tra poco sarai morto.
"Bes Ek Jex!", esclamo, stringendo il prisma nella destra e sfiorando lo specchio incastonato nella cintura con la mancina, come ho visto fare a Vaenar. "Questo incantesimo ti consentirà di affrontare avversari contro cui non avresti alcuna speranza". Prego gli Dei che abbia ragione, che il Potere non mi tradisca come ad Antisse. Quindi impugno le armi, e con me i tre simulacri apparsi al mio fianco, il loro volto spettrale contratto nella la stessa smorfia di paura, di rabbia. Ci voltiamo. "Facciamo vedere alla troia preistorica come combatte Guelfo da Flavigny", mormoro ai miei silenziosi alleati.
L'attacco della sacerdotessa del Caos Primitivo è veloce e implacabile, i suoi orridi artigli non mi squarciano la gola per puro miracolo. Come accadde nella notte traditrice di Rigel, Dytros costringe le mie membra a reagire alla disperazione, ed è con prontezza preternaturale che scarto, proteggendomi dal colpo e al tempo stesso confondendo la strega grazie alla rifrazione magica. "Lei" è ancor più terrificante di come la ricordavo, trasfigurata dalla furia demoniaca che consuma la sua anima. Chiamo a gran voce i miei compagni mentre porto un contrattacco troppo timido per sortire effetti. Sto ancora gridando quando torna a farsi sotto, e riesco a malapena a tenerla a bada con la daga.
Stavolta però commette un errore. Si è lasciata sviare dai miei simulacri, per un istante mi offre il fianco: è la mia unica occasione, non posso sprecarla. Affondo con rapidità e precisione, e la lama si fa strada tra le costole fino a trovare il suo cuore marcio. "CREPA!"
Non c'è più paura nel mio grido, solo ira e trionfo. Ora sai come ci si sente, maledetta.
E' allora che svanisce, e con "Lei" il cielo vermiglio, la campagna immersa nell'oscurità, le braci dell'accampamento, i compagni addormentati. Apro gli occhi e vedo su di me il volto preoccupato di Bernard. Dunque si è trattato solo di un sogno.
Credevi davvero di averla sconfitta una volta per tutte, di aver superato in valore Net e Sir Thomas? Le solite fanfaronate, Guelfo. Nel mondo reale ti avrebbe fatto a pezzi ancora una volta. Sei solo un povero illuso.
Qualcosa, però, non torna. Il mio Potere ha reagito a ciò che accadeva nel sogno, lo sento fluire e disperdersi come se avessi davvero pronunciato l'incantesimo. Cosa può significare? Che l'emozione è stata tanto forte da farlo sprigionare? Sembrerebbe l'ipotesi più ragionevole, eppure...
Non è forse reale la Chiave che Samuel in sogno mi ha donato, e che Solice porta con sé? E quella ricevuta da Quixote? Non è forse attraverso i sogni che i nostri predecessori ci hanno consigliati, guidandoci fino al compimento dell'Impresa? Non è tramite un sogno che Desireè avrebbe dovuto liberare Net? Non è in sogno che la Furia e il Coraggio hanno infine abbattuto il Guardiano?
E quindi lo scontro appena affrontato, così come il suo lungo preludio di incubi, altro non sarebbe che l'ultima rappresaglia di una Tenebra ormai sconfitta. Come Etemenanki indica al Profeta l'inizio della Strada Maestra, così Marduk invia la sua Campionessa prima a minacciare, poi a punire il Cercatore una volta che il cammino si è concluso e la Scelta è stata fatta. Se così fosse, allora è stata proprio la Scelta a darmi la forza di resistere laddove ero caduto, di prevalere laddove fui sconfitto.
Prima di sprofondare nuovamente nel sonno ringrazio chi, in Cielo e in terra, mi ha aiutato a Scegliere la Luce. Più tardi, quando ormai l'orizzonte ad est s'è fatto azzurro, riapro gli occhi; non è stato un incubo a destarmi. Lucius mi sta scuotendo col suo sguardo pieno di disapprovazione. "Hai insistito tu per coprire anche l'ultimo turno. Gli altri si stanno svegliando, vedi almeno di farti trovare in piedi."
"Quasi quasi ti preferivo nel sogno." borbotto.
23 Giugno 517
Venerdì 8 Giugno 2007
Una promessa da mantenere
Cari amici,
per Grazia e secondo il Volere degli Dei abbiamo conquistato l'Arcano. Celebrare Litha in nome di Harkel forse ci ha consentito di emendare i dubbi, gli errori, le paure di un popolo che intuì la Luce ma non seppe distinguerla dalle tenebre. E se così è stato, allora abbiamo dato un senso pieno alle speranze che un tempo animarono quei cuori incerti, abbiamo infine colmato il baratro che per secoli impedì loro di giungere alla Verità.
Ora che l'Impresa è compiuta, ora che il voto che pronunciai sulla tomba di Valerie è sciolto, sono chiamato ad onorarne un altro. Durante la mia permanenza alla Cantina di Clelie ho conosciuto una fanciulla, Nailah, dolce quanto sfortunata. La sua testimonianza separa un vile assassino dall'impunità, e costui non le lascia quartiere. Ha già ucciso i suoi cari; ora attenta alla vita dell'ultimo fratello rimastole, sperando in questo modo di stanarla dal nascondiglio che Vaeran, Marin e Mara le hanno fornito. Le ho dunque promesso che una volta conclusa la celebrazione di Litha sarei tornato a Rigel, per aiutarla a risolvere la questione una volta per tutte.
Il vigliacco è un malvivente conosciuto a Rigel come il Caporale per via del suo passato di guardia corrotta. C'è di più: è grazie a lui che il 10 di Picche ha conquistato "le chiavi nere" della città, guadagnandosi la sua fiducia come luogotenente e manovrando lui e la sua organizzazione da una posizione defilata. Sir Marcus a malincuore mi ha confidato che difficilmente la vicenda potrà mai essere risolta dalla giustizia cittadina per via della rete di connivenze di cui il Caporale gode da una parte (connivenze che hanno consentito ai Picche di monitorare i nostri spostamenti in città), e per l'omertà a cui sono costrette le sue vittime dall'altra.
Dunque non appena possibile partirò per Rigel. Se qualcuno di voi decidesse di accompagnarmi avrà la mia gratitudine, visti i pericoli che mi troverò ad affrontare.
per Grazia e secondo il Volere degli Dei abbiamo conquistato l'Arcano. Celebrare Litha in nome di Harkel forse ci ha consentito di emendare i dubbi, gli errori, le paure di un popolo che intuì la Luce ma non seppe distinguerla dalle tenebre. E se così è stato, allora abbiamo dato un senso pieno alle speranze che un tempo animarono quei cuori incerti, abbiamo infine colmato il baratro che per secoli impedì loro di giungere alla Verità.
Ora che l'Impresa è compiuta, ora che il voto che pronunciai sulla tomba di Valerie è sciolto, sono chiamato ad onorarne un altro. Durante la mia permanenza alla Cantina di Clelie ho conosciuto una fanciulla, Nailah, dolce quanto sfortunata. La sua testimonianza separa un vile assassino dall'impunità, e costui non le lascia quartiere. Ha già ucciso i suoi cari; ora attenta alla vita dell'ultimo fratello rimastole, sperando in questo modo di stanarla dal nascondiglio che Vaeran, Marin e Mara le hanno fornito. Le ho dunque promesso che una volta conclusa la celebrazione di Litha sarei tornato a Rigel, per aiutarla a risolvere la questione una volta per tutte.
Il vigliacco è un malvivente conosciuto a Rigel come il Caporale per via del suo passato di guardia corrotta. C'è di più: è grazie a lui che il 10 di Picche ha conquistato "le chiavi nere" della città, guadagnandosi la sua fiducia come luogotenente e manovrando lui e la sua organizzazione da una posizione defilata. Sir Marcus a malincuore mi ha confidato che difficilmente la vicenda potrà mai essere risolta dalla giustizia cittadina per via della rete di connivenze di cui il Caporale gode da una parte (connivenze che hanno consentito ai Picche di monitorare i nostri spostamenti in città), e per l'omertà a cui sono costrette le sue vittime dall'altra.
Dunque non appena possibile partirò per Rigel. Se qualcuno di voi decidesse di accompagnarmi avrà la mia gratitudine, visti i pericoli che mi troverò ad affrontare.
21 Giugno 517
Lunedì 28 Maggio 2007
Sul Trono di Marduk
Etemenanki e Marduk, il Profeta e il Cercatore. La Verità come dono del Dio, la Verità come conquista dell'uomo. La Strada Maestra ci ha portati qui, a celebrare il Solstizio come gli eroi dei tempi remoti. Una forza ineffabile e opprimente pervade queste pietre, posso sentirla fluire man mano che i Sette prendono posto: è' Litha, compimento della cosmica promessa di rinascita, che ci chiama. Bart, Quorthon, Vaenar, Marin, Quentin, Samuel, Net. Mia dolce Nailah. Questo è per voi.
Questo è per te, Valerie.
Infine il Coraggio e la Furia stringono la chiave del Cercatore. Dentro di me il Potere si scuote come un'onda di marea: il Guardiano ha raccolto la nostra sfida, è giunto il tempo dell'ultima battaglia.
Questo è per te, Valerie.
Infine il Coraggio e la Furia stringono la chiave del Cercatore. Dentro di me il Potere si scuote come un'onda di marea: il Guardiano ha raccolto la nostra sfida, è giunto il tempo dell'ultima battaglia.

19 Giugno 517
Giovedì 24 Maggio 2007
Il Male
Vengo destato dalle grida concitate di Bernard e Quixote. I lupi ci stanno attaccando, come già accadde nel Bosco delle Falene. Mi alzo lentamente, le gambe doloranti per la marcia serrata a cui siamo stati costretti. Ho difficoltà a mettere a fuoco ciò che sta accadendo: ombre indistinte si agitano alla luce dei fuochi, e le voci allarmate dei miei compagni sono soffocate dal latrare rabbioso delle bestie...è tutto così confuso, forse sto ancora sognando. Mentre cerco a tentoni la spada sento un altro grido, alle mie spalle. "Attento Guelfo, sta arrivando!" E' la voce di Julie? Mi volto lentamente, lottando contro l'ottusa resistenza delle membra intorpidite...e LEI è lì, ad un passo da me.
I suoi occhi ardono di una brama inconcepibilmente antica, che non conosce appagamento se non nella violenza più cieca, nella crudeltà più spietata. Precipito nella follia di quei lampi vermigli, e per in un istante...vedo. E' di fronte a me, evidente, innegabile. La ragione per cui si è compiuta ogni caccia che dall'inizio dei Tempi ha insanguinato questo mondo. Il seme di ogni stupro, di ogni assassinio. L'esaltazione gioiosa, l'impareggiabile felicità che premia il forte quando schiaccia i deboli, una pienezza che supera la natura bestiale e quella umana per approssimare il Sacro. E' Marduk, è Azatoth, è il Caos Primitivo, e sta per uccidermi.
I suoi occhi ardono di una brama inconcepibilmente antica, che non conosce appagamento se non nella violenza più cieca, nella crudeltà più spietata. Precipito nella follia di quei lampi vermigli, e per in un istante...vedo. E' di fronte a me, evidente, innegabile. La ragione per cui si è compiuta ogni caccia che dall'inizio dei Tempi ha insanguinato questo mondo. Il seme di ogni stupro, di ogni assassinio. L'esaltazione gioiosa, l'impareggiabile felicità che premia il forte quando schiaccia i deboli, una pienezza che supera la natura bestiale e quella umana per approssimare il Sacro. E' Marduk, è Azatoth, è il Caos Primitivo, e sta per uccidermi.

13 Giugno 517
Lunedì 7 Maggio 2007
Amon!?
La misteriosa parola pronunciata nel dormiveglia da Rosalie durante la sua ultima convalescenza ...che sia il nome di un uomo, o magari di un luogo? Che possa rivelarsi un indizio utile alla liberazione di Net? Vale la pena tentare e chiederglielo al nostro prossimo incontro.

13 Giugno 517
Lunedì 7 Maggio 2007
Solice sta bene!
E' stato un piacere rivedere la piccola Solice, dopo esser stati in pena per lei per più di un mese. E' sfuggita per un pelo ad un ignobile tentativo di assassinio, ed è ancora ammaccata per la terribile caduta, ma grazie agli Dei si sta rimettendo. Ed è rimasta la giovane Paladina che abbiamo imparato a conoscere, lucida e saggia, più salda e determinata delle sue due sfortunate consorelle. Ha subito preteso di venire aggiornata, e lei stessa ci ha messo a parte degli eventi a cui ha preso parte in prima persona...spero che il Marchese le consenta di accompagnarci nell'ultima tappa del nostro viaggio, gli Dei sanno se avremo bisogno di lei.
Lady Solice Kenson...molte sono le cose che ci hai tenute nascoste, forse per paura di essere giudicata per i tuoi natali e non per i tuoi meriti. L'imponenza del Castello di Valamer, la magnificenza del Palazzo...i miei compagni, come me, sono rimasti stupefatti.
Anche se, ad esser sinceri, tutte le meraviglie viste qui a Beid impallidiscono di fronte alla luce smeraldina degli occhi di Yera. Poche possono vantare una bellezza così perfetta da lasciare chi le ammira confuso, abbacinato, in preda ad un dolce sconcerto...è il genere di donna per cui un uomo affronta le tenebre notturne, l'acciaio in pugno e il fuoco nel petto, pallido di gelosia e pronto a far strage dei rivali.
Lady Solice Kenson...molte sono le cose che ci hai tenute nascoste, forse per paura di essere giudicata per i tuoi natali e non per i tuoi meriti. L'imponenza del Castello di Valamer, la magnificenza del Palazzo...i miei compagni, come me, sono rimasti stupefatti.
Anche se, ad esser sinceri, tutte le meraviglie viste qui a Beid impallidiscono di fronte alla luce smeraldina degli occhi di Yera. Poche possono vantare una bellezza così perfetta da lasciare chi le ammira confuso, abbacinato, in preda ad un dolce sconcerto...è il genere di donna per cui un uomo affronta le tenebre notturne, l'acciaio in pugno e il fuoco nel petto, pallido di gelosia e pronto a far strage dei rivali.

12 Giugno 517
Lunedì 7 Maggio 2007
Successo!
Finalmente, dopo lunghe ore di studio e innumerevoli tentativi andati a vuoto (che mi hanno esposto, manco a dirlo, al facile scherno dei Navar e di Julie) sono riuscito a compiere l'Incanto! Dopo aver prononunciato le Rune "Bes Es Jex!" un simulacro è apparso al mio fianco. Loic è rimasto a bocca aperta...e devo ammettere che io stesso sono stato colpito dalla perfetta somiglianza dell'illusione al vero "me". Sono costrutti magici estremamente delicati, e svaniscono al più lieve contatto...dovrò tenerlo a mente quando affiderò loro la mia vita in combattimento.
In ogni caso sono ben lungi dal padroneggiare la Rifrazione Magica, e dovrò ancora sudare parecchio sullo scritto di Vaenar prima di poter convocare più simulacri contemporaneamente. Nonostante il tempo ci incalzi, una parte di me spera di poter sostare a Valamer quanto basta per consentirmi di perfezionare questa tecnica... al di là della soddisfazione puramente intellettuale, presto dovremo affrontare di nuovo il nemico, e per allora vorrei poterla impiegare con la massima efficacia.
In ogni caso sono ben lungi dal padroneggiare la Rifrazione Magica, e dovrò ancora sudare parecchio sullo scritto di Vaenar prima di poter convocare più simulacri contemporaneamente. Nonostante il tempo ci incalzi, una parte di me spera di poter sostare a Valamer quanto basta per consentirmi di perfezionare questa tecnica... al di là della soddisfazione puramente intellettuale, presto dovremo affrontare di nuovo il nemico, e per allora vorrei poterla impiegare con la massima efficacia.

30 Maggio 517
Lunedì 7 Maggio 2007
I doni di Samuel
Ho risposto correttamente (per quanto la soluzione "semplice" dell'enigma continua ad eludermi) al quesito di Samuel, e l'anziano Cercatore mi ha dato due strumenti per portare a compimento l'Impresa. Il primo è una trascrizione integrale del manoscritto di De Flay, completa di dettagliate spiegazioni sull'impiego dei simboli Ogham e dei loro influssi sui diversi Piani dell'Esistenza. Pur non avendo il valore storico del frammento recuperato nelle catacombe del Vecchio Cimitero, è una miniera d'oro di conoscenza, e non appena avrò perfezionato il mio controllo della Rifrazione Magica mi dedicherò al suo studio.
Il secondo oggetto ha tutta l'aria di un altro enigma. Samuel lo ha chiamato "Geolabio", e da quel che ho capito dovrebbe essere una sorta di mappa
che indica il luogo dove sveleremo l'Arcano. E' una plancia di legno squadrata con diverse perforazioni, quattro perni situati nei pressi dei vertici, e quattro asticelle rimuovibili anch'esse perforate in più punti. Le asticelle riportano numerose annotazioni di Samuel circa i punti di attacco al Geolabio, la direzione di provenienza dei Sette, alcuni simboli Ogham, il senso di lettura delle asticelle stesse. Stando a Samuel questa è la riproduzione con mezzi di fortuna di un originale assai più preciso e raffinato, ahinoi caduto nelle mani del nemico. Il Geolabio di Samuel è oltretutto incompleto, il pezzo mancante è nelle mani del Fante di Quadri e in questo senso si spiegherebbe la richiesta di Quorthon di liberare "il prigioniero di Valamer".
Ora non resta che proseguire nel nostro viaggio e pregare che quanto accaduto in sogno a Desireè non abbia prodotto danni irreparabili.

Il secondo oggetto ha tutta l'aria di un altro enigma. Samuel lo ha chiamato "Geolabio", e da quel che ho capito dovrebbe essere una sorta di mappa
che indica il luogo dove sveleremo l'Arcano. E' una plancia di legno squadrata con diverse perforazioni, quattro perni situati nei pressi dei vertici, e quattro asticelle rimuovibili anch'esse perforate in più punti. Le asticelle riportano numerose annotazioni di Samuel circa i punti di attacco al Geolabio, la direzione di provenienza dei Sette, alcuni simboli Ogham, il senso di lettura delle asticelle stesse. Stando a Samuel questa è la riproduzione con mezzi di fortuna di un originale assai più preciso e raffinato, ahinoi caduto nelle mani del nemico. Il Geolabio di Samuel è oltretutto incompleto, il pezzo mancante è nelle mani del Fante di Quadri e in questo senso si spiegherebbe la richiesta di Quorthon di liberare "il prigioniero di Valamer".
Ora non resta che proseguire nel nostro viaggio e pregare che quanto accaduto in sogno a Desireè non abbia prodotto danni irreparabili.


30 Maggio 517
Sabato 7 Aprile 2007
Il doppio sigillo
Ho pensato e ripensato alla soluzione dell'enigma, cercando di immaginare in che modo l'abitante di Kler-Vahl potesse inviare il proprio stampo, e in che modo il Cercatore potesse recuperarlo dal pacchetto. Ci ho messo un po', e alla fine mi sono convinto che questa eventualità è del tutto impossibile. In preda alla frustrazione, ho riesaminato tutti i dati a mia disposizione, a caccia di quello rilevante. Per costringermi ad abbandonare la sterile pista dello scambio di stampi ho ipotizzato il "villaggio minimo" costituito da due soli abitanti. Se non è possibile inviare e/o ricevere gli stampi, o aprire il sigillo senza avere il relativo stampo l'unica azione significativa che tanto il mittente quanto il destinatario possono compiere è apporre il proprio sigillo sul pacco. Dopo aver letto e riletto la breve lista dei sei dati, ecco che incappo in uno su cui non mi ero soffermato:
lettere e pacchi possono essere chiusi con uno o più sigilli. Uno o più...
Immagino l'abitante di Kler-Vahl che usa il proprio stampo per chiudere il sigillo sul pacchetto. Il messo lo consegna al Cercatore, che a questo punto appone il PROPRIO sigillo sul pacchetto, e lo rimanda indietro. Il mittente originario a questo punto toglie il primo sigillo dal pacchetto usando il suo stampo personale,
e lo invia una seconda volta al Cercatore: sul pacchetto adesso c'è solo il sigillo del Cercatore, che potrà così utilizzare il proprio stampo per aprirlo.
Non c'è altra soluzione.
lettere e pacchi possono essere chiusi con uno o più sigilli. Uno o più...
Immagino l'abitante di Kler-Vahl che usa il proprio stampo per chiudere il sigillo sul pacchetto. Il messo lo consegna al Cercatore, che a questo punto appone il PROPRIO sigillo sul pacchetto, e lo rimanda indietro. Il mittente originario a questo punto toglie il primo sigillo dal pacchetto usando il suo stampo personale,
e lo invia una seconda volta al Cercatore: sul pacchetto adesso c'è solo il sigillo del Cercatore, che potrà così utilizzare il proprio stampo per aprirlo.
Non c'è altra soluzione.

30 Maggio 517
Sabato 7 Aprile 2007
Un nuovo enigma
Samuel ha deciso di mettermi alla prova. Il suo enigma mi separa dal privilegio che devo conquistare ad ogni costo. Ho giurato che sarei divenuto il Cercatore, l'ho giurato sul sangue di Valerie che gronda ancora delle mie mani. Sir Marcus, i suoi Paladini, il nostro Bart ci hanno sostenuti e difesi anche a costo della vita, consapevoli che gli Dei esigono il compimento dell'Impresa. Vaenar e Marin ripongono in noi ogni speranza, così come Net e tutti gli adepti di De Flay che attraverso l'ancestrale Etemenanki servono la Luce. Se fallissi, a me e ai miei compagni toccherebbe lo stesso crudele destino che ha travolto i nostri precursori... alcuni morirebbero, altri resterebbero menomati nel corpo e nello spirito, nessuno di noi troverebbe pace, da vivo o da morto.
E dannazione, non posso certo tornare da Nailah a mani vuote, per cui, Guelfo mio, finiscila con le chiacchiere e mettiti al lavoro. Stavolta Quixote non può correggere i tuoi errori: se vuoi venirne a capo devi affidarti tanto all'intuizione quanto al rigore del ragionamento.
Per risolvere un enigma è necessario individuare le informazioni critiche e scartare quelle inutili e/o fuorvianti. E per carità, niente supposizioni, bisogna lavorare solo su dati certi.
E di certo sappiamo che:
1) Gli abitanti di Kler-Vahl non possono uscire di casa a causa dei briganti.
2) Comunicano tra loro solo attraverso l'invio di messaggi e pacchetti portati da messi.
3) Ciascuno di loro ha ricevuto, alla nascita, un timbro unico e irriproducibile, che consente di sigillare messaggi e pacchetti. Ciascun messaggio o pacchetto può essere sigillato con uno o più timbri.
4) I messaggi e i pacchetti non sigillati vengono intercettati dai briganti: i messaggi vengono aperti e letti, i pacchetti rubati.
5) I messaggi e i pacchetti sigillati vengono lasciati passare. Un pacchetto può contenere anche un timbro.
6) Solo il possessore del timbro originario può rimuovere il sigillo da un messaggio o da un pacchetto.
Ora, un abitante del villaggio vuole mandare un pacchetto al Cercatore, anche lui nativo di Kler-Vahl (entrambi dunque possiedono un timbro). Come ci riesce?
Dovrò scoprirlo alla svelta.
E dannazione, non posso certo tornare da Nailah a mani vuote, per cui, Guelfo mio, finiscila con le chiacchiere e mettiti al lavoro. Stavolta Quixote non può correggere i tuoi errori: se vuoi venirne a capo devi affidarti tanto all'intuizione quanto al rigore del ragionamento.
Per risolvere un enigma è necessario individuare le informazioni critiche e scartare quelle inutili e/o fuorvianti. E per carità, niente supposizioni, bisogna lavorare solo su dati certi.
E di certo sappiamo che:
1) Gli abitanti di Kler-Vahl non possono uscire di casa a causa dei briganti.
2) Comunicano tra loro solo attraverso l'invio di messaggi e pacchetti portati da messi.
3) Ciascuno di loro ha ricevuto, alla nascita, un timbro unico e irriproducibile, che consente di sigillare messaggi e pacchetti. Ciascun messaggio o pacchetto può essere sigillato con uno o più timbri.
4) I messaggi e i pacchetti non sigillati vengono intercettati dai briganti: i messaggi vengono aperti e letti, i pacchetti rubati.
5) I messaggi e i pacchetti sigillati vengono lasciati passare. Un pacchetto può contenere anche un timbro.
6) Solo il possessore del timbro originario può rimuovere il sigillo da un messaggio o da un pacchetto.
Ora, un abitante del villaggio vuole mandare un pacchetto al Cercatore, anche lui nativo di Kler-Vahl (entrambi dunque possiedono un timbro). Come ci riesce?
Dovrò scoprirlo alla svelta.

19 Maggio 517
Mercoledì 21 Marzo 2007
Rifrazione Magica
Certo, è una linea di Ricerca a me quasi del tutto sconosciuta, ma l'applicazione mostratami da Vaenar mi ha lasciato a bocca aperta: l'arte di moltiplicare la propria immagine per confondere i nemici, sviare i loro attacchi e colpire da una posizione di vantaggio... se ben impiegata può capovolgere le sorti di un duello.
Devo ammettere che la prospettiva di proseguire gli studi sulla Pirocinesi, a me tanto congeniali, mi ha tentato. Ma sono consapevole della necessità di disporre di una nuova difesa nel più breve tempo possibile, e allo stesso tempo sento di dover tornare in Grazia di Pyros prima di poter percorrere nuovamente la Via della Fiamma; le mie mani sono ancora rosse del sangue di Valerie, la mia Fede ancora incrinata. E se intendo mettere il mio modesto Potere al servizio della Luce, non posso ignorare il peccato che ho commesso, non posso macchiarmi di altri sacrilegi.
Devo ammettere che la prospettiva di proseguire gli studi sulla Pirocinesi, a me tanto congeniali, mi ha tentato. Ma sono consapevole della necessità di disporre di una nuova difesa nel più breve tempo possibile, e allo stesso tempo sento di dover tornare in Grazia di Pyros prima di poter percorrere nuovamente la Via della Fiamma; le mie mani sono ancora rosse del sangue di Valerie, la mia Fede ancora incrinata. E se intendo mettere il mio modesto Potere al servizio della Luce, non posso ignorare il peccato che ho commesso, non posso macchiarmi di altri sacrilegi.

18 Maggio 517
Lunedì 26 Febbraio 2007
Quixote
Quixote, forse pensi che abbiamo settimane, mesi, anni, per prendere le nostre decisioni. Ma non è così, come vedi gli eventi ci incalzano e in tre sogni ci siamo giocati la possibilità di liberare il prigioniero di Valamer. Questo è il risultato che si ottiene a non volersi mai sbilanciare.
E non mi importa se non ti ritieni responsabile del probabilissimo fallimento di Desireè, è comunque un fallimento che ricade sulle spalle di tutti, che produrrà effetti negativi su di noi e su chissà chi altri, e non ci trovo
una grande consolazione nel dire "vabbeh, non è colpa mia".
Io forse posso sembrarti davvero avventato e irriflessivo perchè, gli Dei mi sono testimoni, ci tengo davvero a portare a compimento il nostro Compito, sono convinto che sia un dovere nei confronti della Luce.
E purtroppo mi sembra che questo non valga anche per voi...tu ci metti un sacco di impegno, di lucidità, di pazienza, però certe volte mi dai l'idea che quasi non ti importi dello scopo ultimo. E' vero, sei abituato a obbedire agli ordini senza discutere, però diamine, perchè non ti curi come me di capire la portata generale di quello che stiamo per fare, perchè guardi solo ai dettagli?
Quanto agli altri...purtroppo so che tutti loro, se avessero potuto comunicare con Sette di Picche, avrebbero accolto la sua richiesta di abbandonare per sempre questa storia e di tornare alla vita di prima.
La mia imprudenza di ieri notte è stata imperdonabile, così come la leggerezza con cui ho giudicato Valerie. E questa seconda mancanza è tanto più grave quanto non vi si può porre riparo, non più. Se solo le avessi potuto parlare dopo aver sentito il Jack di Cuori, se solo avessi creduto in lei e in quello che ho visto...le mie parole sarebbero state ben diverse, te lo assicuro.
Un'altra cosa che davvero non riesco a concepire è la tua ossessione per lo scambio di informazioni. Questo Quix non è un mercato, qui c'è in ballo la Volontà di Etemenanki/Harkel e tu dovresti essere il primo a rendersene conto. Non ho venduto un bel niente, ho solo cercato le risposte che mi servono, che ci servono, per fare quella Volontà.
E potrai anche essere in disaccordo con me, ma non puoi mettere in dubbio la mia sincerità a questo proposito. Se c'è qualcosa di cui faresti bene a dubitar è la mia Fede...quella sì, sta vacillando, ed ho paura che si sgretoli da un momento all'altro.
E non mi importa se non ti ritieni responsabile del probabilissimo fallimento di Desireè, è comunque un fallimento che ricade sulle spalle di tutti, che produrrà effetti negativi su di noi e su chissà chi altri, e non ci trovo
una grande consolazione nel dire "vabbeh, non è colpa mia".
Io forse posso sembrarti davvero avventato e irriflessivo perchè, gli Dei mi sono testimoni, ci tengo davvero a portare a compimento il nostro Compito, sono convinto che sia un dovere nei confronti della Luce.
E purtroppo mi sembra che questo non valga anche per voi...tu ci metti un sacco di impegno, di lucidità, di pazienza, però certe volte mi dai l'idea che quasi non ti importi dello scopo ultimo. E' vero, sei abituato a obbedire agli ordini senza discutere, però diamine, perchè non ti curi come me di capire la portata generale di quello che stiamo per fare, perchè guardi solo ai dettagli?
Quanto agli altri...purtroppo so che tutti loro, se avessero potuto comunicare con Sette di Picche, avrebbero accolto la sua richiesta di abbandonare per sempre questa storia e di tornare alla vita di prima.
La mia imprudenza di ieri notte è stata imperdonabile, così come la leggerezza con cui ho giudicato Valerie. E questa seconda mancanza è tanto più grave quanto non vi si può porre riparo, non più. Se solo le avessi potuto parlare dopo aver sentito il Jack di Cuori, se solo avessi creduto in lei e in quello che ho visto...le mie parole sarebbero state ben diverse, te lo assicuro.
Un'altra cosa che davvero non riesco a concepire è la tua ossessione per lo scambio di informazioni. Questo Quix non è un mercato, qui c'è in ballo la Volontà di Etemenanki/Harkel e tu dovresti essere il primo a rendersene conto. Non ho venduto un bel niente, ho solo cercato le risposte che mi servono, che ci servono, per fare quella Volontà.
E potrai anche essere in disaccordo con me, ma non puoi mettere in dubbio la mia sincerità a questo proposito. Se c'è qualcosa di cui faresti bene a dubitar è la mia Fede...quella sì, sta vacillando, ed ho paura che si sgretoli da un momento all'altro.

18 Maggio 517
Domenica 25 Febbraio 2007
Disastro
Le voci dei compagni intorno a me diventano un brusio confuso mentre precipito in una vertigine di sconcerto, angoscia, e rimorso. Valerie... Valerie sì è...
"Proprio in questo momento del sangue innocente viene versato a causa tua."
Ripenso alle avventure di questa notte, a quanto mi sono sentito felice. A quanto mi credevo nel giusto. A quanto sono stato STUPIDO. Boccheggio in preda alla nausea.
Qualcuno, dall'altra parte del cosmo, mi parla di Desiree, della decisione che non ha avuto il coraggio di prendere. Povera piccola Desiree...come potevo farti vedere, io che per primo non ho avuto davanti agli occhi che ombre confuse? Il tuo fallimento è il mio. Ciechi, siamo tutti dei poveri ciechi, ed io sono il primo, io che mi sono lasciato sviare dallo stesso sospetto che con tanta rabbia leggevo dentro di voi.
"Dicono che se tu muori con te muore ogni speranza."
Le speranze stanno morendo, una dopo l'altra, le sto uccidendo, le stiamo uccidendo tutte. Se gli Dei si fossero sbagliati? Se noi non fossimo degni? Se noi...
"Quando rinuncerai, altri come me verranno a cercarti."
Stai ridendo di me, Sette di Picche? Tu che simboleggi la Disgrazia, ti stai compiacendo della crudele profezia con cui mi hai salutato?
Su una cosa avevi torto: io non ho Fede. Ho dubitato di Valerie. Ho dubitato di Pyros. Io...
o Dei perdonatemi, che cosa ho fatto, che cosa ho fatto?
"Proprio in questo momento del sangue innocente viene versato a causa tua."
Ripenso alle avventure di questa notte, a quanto mi sono sentito felice. A quanto mi credevo nel giusto. A quanto sono stato STUPIDO. Boccheggio in preda alla nausea.
Qualcuno, dall'altra parte del cosmo, mi parla di Desiree, della decisione che non ha avuto il coraggio di prendere. Povera piccola Desiree...come potevo farti vedere, io che per primo non ho avuto davanti agli occhi che ombre confuse? Il tuo fallimento è il mio. Ciechi, siamo tutti dei poveri ciechi, ed io sono il primo, io che mi sono lasciato sviare dallo stesso sospetto che con tanta rabbia leggevo dentro di voi.
"Dicono che se tu muori con te muore ogni speranza."
Le speranze stanno morendo, una dopo l'altra, le sto uccidendo, le stiamo uccidendo tutte. Se gli Dei si fossero sbagliati? Se noi non fossimo degni? Se noi...
"Quando rinuncerai, altri come me verranno a cercarti."
Stai ridendo di me, Sette di Picche? Tu che simboleggi la Disgrazia, ti stai compiacendo della crudele profezia con cui mi hai salutato?
Su una cosa avevi torto: io non ho Fede. Ho dubitato di Valerie. Ho dubitato di Pyros. Io...
o Dei perdonatemi, che cosa ho fatto, che cosa ho fatto?

18 Maggio 517
Domenica 25 Febbraio 2007
Nailah
Là fuori il Sole sta per sorgere, consegnando all'oblio i fantasmi di questa tremenda notte. Nailah è qui davanti a me, la sua voce allegra e dolce, il suo abbraccio tenero come lo ricordavo. E per un attimo questo rifugio spoglio, bizzarramente illuminato dal bagliore che avvolge le mie mani, mi ricorda la catapecchia di Caen. Mi sento a casa.
Farò quello che va fatto per proteggerla. Resisterò, porterò a compimento la Ricerca, e tornerò qui. E che gli Dei abbiano pietà di chi le ha fatto del male, di chi la costringe a vivere nell'ombra e nella paura, perchè io non ne avrò. Stanne certa, Nailah, manterrò la mia parola.
Farò quello che va fatto per proteggerla. Resisterò, porterò a compimento la Ricerca, e tornerò qui. E che gli Dei abbiano pietà di chi le ha fatto del male, di chi la costringe a vivere nell'ombra e nella paura, perchè io non ne avrò. Stanne certa, Nailah, manterrò la mia parola.

17 Maggio 517
Domenica 25 Febbraio 2007
Tenebre
Avanzo nell'oscurità, consapevole che ogni passo mi spinge verso l'inevitabile. Mi avevano avvertito, ed eccomi qui, armato di una misera daga e con il solo corpetto a difendermi dalle lame che certamente qualcuno sta già affilando nel buio. Esito.
Non ho il diritto di morire così. Sto regalando la vittoria alle Tenebre. Sto...
Penso a lei. Non aveva una daga lei, non un corpetto, non la Magia che tante volte è stata il mio asso nella manica. Non aveva nessuno che riponesse nella sua vita le proprie speranze. E forse è morta. A causa mia.
Il Guelfo di Achenar non può accettarlo, dimentica ogni prudenza ed ecco che imbocca spavaldo un vicolo stretto e buio come l'Inferno, probabilmente non c'è posto migliore in tutta Rigel per un'imboscata. Tik. Tak.
Passi leggeri, quasi impercettibili, alle mie spalle. E bravo topolino, sei in trappola, che ti aspettavi?
Mi riparo nel vano di un portoncino, e per la prima volta sul campo ricorro alla divinazione insegnatami da Luran. Dir-Nyx-Gor! Le Rune liberano il Potere, ed attraverso l'oscurità ecco che percepisco la presenza del mio assalitore. E' qui per uccidermi. I passi si fermano, deve avermi sentito, e poi riprendono, ancora più cauti. E' maledettamente bravo, ma io SO dov'è, ed è la mia PAURA a dirmelo con sovrannaturale accuratezza.
Per alcuni istanti sono letteralmente paralizzato dal terrore. E' a cinque metri ormai, se non faccio qualcosa sono morto.
"Fer-Kor!" E' come fosse stata la voce di un altro a pronunciare le Rune, la mano di un altro a sfiorare il reagente. Lui capisce, e mi balza addosso. Devo difendermi, devo soltanto attendere e difendermi finchè non sarà caduto nel mio tranello.
Il suo affondo è talmente rapido che non ho speranza di evitarlo. Fiori vermigli di dolore sbocciano lungo il mio avambraccio sinistro. E' finita. No, Guelfo, è solo una ferita superficiale, concentrati, resisti. Solo un altro scambio di stoccate...
E finalmente le forze dell'Oltremondo giungono in mio soccorso. La tela che per me hanno pazientemente tessuto chissà quali Bestie da incubo piomba su di noi: devio il suo ultimo colpo e rotolo via mentre lui viene travolto.
Una seconda ombra si para davanti a me, e nella luce lunare una testa d'ascia balugina minacciosa. Dannazione, per un attimo avevo sperato di averla scampata. E invece sono circondato. Stavolta non c'è tempo per affidarsi alla Magia, se voglio uscirne vivo devo avere la meglio su di lui con la sola forza delle armi e per giunta in fretta, ben consapevole che la vischiosa prigione in cui l'altro è stato catturato non durerà per molto.
In preda allo sconforto grido "Assassini!", anche se è inutile invocare aiuto.
Il mio avversario lo sa bene, e prima di abbattersi su di me commenta sprezzante: "Puoi scommetterci."
Lassù qualcuno deve aver udito le mie preghiere. Sulle prime sono in grave difficoltà, evito per un pelo i suoi fendenti senza poter portare alcun attacco che possa davvero impensierirlo. Ma poi qualcosa cambia, i miei movimenti si fanno via via più rapidi e sicuri, la mia scherma più esatta ad ogni scambio. Così mi piaci, Guelfo! Come un vero cadetto di Achenar! Avanti, affonda ancora!
Stavolta trovo le sue trippe, e maledizione, l'ho punto come si deve. Si lascia sfuggire un lungo gemito e incespica, la sua guardia è troppo alta, ora o mai più! Messa da parte ogni prudenza mi avvento su di lui ed ecco che la lama gli squarcia una coscia, facendolo rovinare al suolo. Non si muove più, ha perso i sensi.
Dietro di me il primo sicario si divincola ancora come una mosca in trappola, adesso è LUI ad avere paura. Tenta disperatamente di venirne fuori, gli mancherebbe così poco...ma non sarò un gentiluomo, non stanotte. "Bes-Vas!"
Lascio fluire il Potere, lo lascio crescere fino a quando sarebbe sufficiente ad alimentare un rogo. Punto il mio indice sul predatore divenuto preda, ricordo la ragione per cui ho deciso di affrontare tutto questo, e ripeto: "Vas!".
Le fiamme, impossibilmente alte e luminose, lo avviluppano in un baleno. E lui grida, e grida, mentre il fuoco lo divora brano dopo brano; nell'aria si diffonde un odore nauseabondo di carne (e materia organica sovrannaturale) bruciata.
Potrei porre fine ai suoi tormenti in qualunque momento e infliggergli il colpo di grazia, ma mi sorprendo a volerlo veder soffrire...ancora un po'.
"Brucia" sibilo, concentrandomi sulla vampa che avvolge il mio nemico ormai inerme. "BRUCIA!", stavolta lo urlo. E al mio comando le fiamme danzano con rinnovato furore, e come tanti anni fa mi sento stranamente affascinato dalla loro diabolica grazia. Le grida cessano, il corpo resta immobile. E' fatta, ho vinto.
Abbandono il vicolo prima che qualche curioso si faccia vivo, lasciando dietro di me due cadaveri sgozzati. Sono ferito, scosso, ma devo proseguire per la Cantina di Clelie, l'unico posto dove le mie paure possono essere fugate. Non...non posso pensare, non devo pensare che tutto questo sia stato inutile.
Non ho il diritto di morire così. Sto regalando la vittoria alle Tenebre. Sto...
Penso a lei. Non aveva una daga lei, non un corpetto, non la Magia che tante volte è stata il mio asso nella manica. Non aveva nessuno che riponesse nella sua vita le proprie speranze. E forse è morta. A causa mia.
Il Guelfo di Achenar non può accettarlo, dimentica ogni prudenza ed ecco che imbocca spavaldo un vicolo stretto e buio come l'Inferno, probabilmente non c'è posto migliore in tutta Rigel per un'imboscata. Tik. Tak.
Passi leggeri, quasi impercettibili, alle mie spalle. E bravo topolino, sei in trappola, che ti aspettavi?
Mi riparo nel vano di un portoncino, e per la prima volta sul campo ricorro alla divinazione insegnatami da Luran. Dir-Nyx-Gor! Le Rune liberano il Potere, ed attraverso l'oscurità ecco che percepisco la presenza del mio assalitore. E' qui per uccidermi. I passi si fermano, deve avermi sentito, e poi riprendono, ancora più cauti. E' maledettamente bravo, ma io SO dov'è, ed è la mia PAURA a dirmelo con sovrannaturale accuratezza.
Per alcuni istanti sono letteralmente paralizzato dal terrore. E' a cinque metri ormai, se non faccio qualcosa sono morto.
"Fer-Kor!" E' come fosse stata la voce di un altro a pronunciare le Rune, la mano di un altro a sfiorare il reagente. Lui capisce, e mi balza addosso. Devo difendermi, devo soltanto attendere e difendermi finchè non sarà caduto nel mio tranello.
Il suo affondo è talmente rapido che non ho speranza di evitarlo. Fiori vermigli di dolore sbocciano lungo il mio avambraccio sinistro. E' finita. No, Guelfo, è solo una ferita superficiale, concentrati, resisti. Solo un altro scambio di stoccate...
E finalmente le forze dell'Oltremondo giungono in mio soccorso. La tela che per me hanno pazientemente tessuto chissà quali Bestie da incubo piomba su di noi: devio il suo ultimo colpo e rotolo via mentre lui viene travolto.
Una seconda ombra si para davanti a me, e nella luce lunare una testa d'ascia balugina minacciosa. Dannazione, per un attimo avevo sperato di averla scampata. E invece sono circondato. Stavolta non c'è tempo per affidarsi alla Magia, se voglio uscirne vivo devo avere la meglio su di lui con la sola forza delle armi e per giunta in fretta, ben consapevole che la vischiosa prigione in cui l'altro è stato catturato non durerà per molto.
In preda allo sconforto grido "Assassini!", anche se è inutile invocare aiuto.
Il mio avversario lo sa bene, e prima di abbattersi su di me commenta sprezzante: "Puoi scommetterci."
Lassù qualcuno deve aver udito le mie preghiere. Sulle prime sono in grave difficoltà, evito per un pelo i suoi fendenti senza poter portare alcun attacco che possa davvero impensierirlo. Ma poi qualcosa cambia, i miei movimenti si fanno via via più rapidi e sicuri, la mia scherma più esatta ad ogni scambio. Così mi piaci, Guelfo! Come un vero cadetto di Achenar! Avanti, affonda ancora!
Stavolta trovo le sue trippe, e maledizione, l'ho punto come si deve. Si lascia sfuggire un lungo gemito e incespica, la sua guardia è troppo alta, ora o mai più! Messa da parte ogni prudenza mi avvento su di lui ed ecco che la lama gli squarcia una coscia, facendolo rovinare al suolo. Non si muove più, ha perso i sensi.
Dietro di me il primo sicario si divincola ancora come una mosca in trappola, adesso è LUI ad avere paura. Tenta disperatamente di venirne fuori, gli mancherebbe così poco...ma non sarò un gentiluomo, non stanotte. "Bes-Vas!"
Lascio fluire il Potere, lo lascio crescere fino a quando sarebbe sufficiente ad alimentare un rogo. Punto il mio indice sul predatore divenuto preda, ricordo la ragione per cui ho deciso di affrontare tutto questo, e ripeto: "Vas!".
Le fiamme, impossibilmente alte e luminose, lo avviluppano in un baleno. E lui grida, e grida, mentre il fuoco lo divora brano dopo brano; nell'aria si diffonde un odore nauseabondo di carne (e materia organica sovrannaturale) bruciata.
Potrei porre fine ai suoi tormenti in qualunque momento e infliggergli il colpo di grazia, ma mi sorprendo a volerlo veder soffrire...ancora un po'.
"Brucia" sibilo, concentrandomi sulla vampa che avvolge il mio nemico ormai inerme. "BRUCIA!", stavolta lo urlo. E al mio comando le fiamme danzano con rinnovato furore, e come tanti anni fa mi sento stranamente affascinato dalla loro diabolica grazia. Le grida cessano, il corpo resta immobile. E' fatta, ho vinto.
Abbandono il vicolo prima che qualche curioso si faccia vivo, lasciando dietro di me due cadaveri sgozzati. Sono ferito, scosso, ma devo proseguire per la Cantina di Clelie, l'unico posto dove le mie paure possono essere fugate. Non...non posso pensare, non devo pensare che tutto questo sia stato inutile.

17 Maggio 517
Domenica 25 Febbraio 2007
Sette di Picche
Mi sento spossato. Debole. La "cosa" che un tempo abitava il Sette di Picche sta lentamente svanendo, abbandonandosi infine all'oblio. Sento ancora la sua disperazione, la sua solitudine. Aveva conservato una Fede inconcepibile in un Tempo diverso da quei remoti Primordi in cui gioia e violenza, virtù e orrore, bestialità e purezza concorrevano in ugual misura a plasmare le vite degli Uomini. Una Fede crudele, spietata, a cui potevano accostarsi solo spiriti senza paura, senza incertezza. Come il suo. Muore. Mi sono appellato ai miei pensieri più nobili, ho ostentato tutta la sicurezza, tutta l'incrollabile fiducia in quello per cui ho deciso di combattere. L'ho fatto per difendermi, per scacciare la paura che dal primo momento ha gelato il mio cuore? No, non solo...ho cercato di mostrarmi altrettanto risoluto, altrettanto impassibile, perchè mi ritenesse degno di assistere al suo addio alle armi. Addio per sempre, Sette di Picche, che la misericordia di Kayah ti doni finalmente la Pace.
Il Potere fluisce di nuovo in me,la vita torna a riscaldare le mie membra. Assaporo il piacere di aver superato questa prova. Ma dura solo un istante.
D'improvviso mi tornano in mente le sue parole:
"Proprio in questo momento del sangue innocente viene versato a causa tua."
A causa mia. Ed è a questo punto che il ricordo che avevo conservato come ultima difesa riaffiora. La sua risata innocente, il tepore del suo abbraccio. A come mi somigliava una volta camuffata. A come mi somigliava.
Il cuore si fa nuovamente di ghiaccio. Penso al silenzio in cui è sprofondata la città. Penso alle ombre che scivolano furtive di vicolo in vicolo, assetate del mio sangue. Del SUO sangue. E' già morta, mi dico.
E' con un ghigno tetro che affronto la cupa notte di Rigel. Perchè una parte di me sa che ciò che avrebbe dovuto salvarmi molto probabilmente mi condannerà a morte.
Il Potere fluisce di nuovo in me,la vita torna a riscaldare le mie membra. Assaporo il piacere di aver superato questa prova. Ma dura solo un istante.
D'improvviso mi tornano in mente le sue parole:
"Proprio in questo momento del sangue innocente viene versato a causa tua."
A causa mia. Ed è a questo punto che il ricordo che avevo conservato come ultima difesa riaffiora. La sua risata innocente, il tepore del suo abbraccio. A come mi somigliava una volta camuffata. A come mi somigliava.
Il cuore si fa nuovamente di ghiaccio. Penso al silenzio in cui è sprofondata la città. Penso alle ombre che scivolano furtive di vicolo in vicolo, assetate del mio sangue. Del SUO sangue. E' già morta, mi dico.
E' con un ghigno tetro che affronto la cupa notte di Rigel. Perchè una parte di me sa che ciò che avrebbe dovuto salvarmi molto probabilmente mi condannerà a morte.

17 Maggio 517
Mercoledì 21 Febbraio 2007
Ci siamo!
Eccomi qui, pronto ad affrontare la sfida che mi si para d'innanzi. Molto è accaduto in questi ultimi due giorni, e molto ho appreso. Avevo ipotizzato insieme a Julie la possibilità che dietro alla fantomatica partita (a cui, con mio sommo rammarico, non ho potuto prender parte) si celassero i Cuori. La descrizione del misterioso giocatore datami da Winks, il fatto che questi incontri si tenessero alla Cantina di Clelie...c'era di che essere fiduciosi, ma quello che ho trovato va al di là di ogni mia aspettativa. E come spesso faccio quando un accomodo fortunato mi dona una mano insperatamente forte, ho puntato tutto senza esitazione. Avrò tempo di riflettere sulla spaventosa quantità di informazioni che il Jack di Cuori mi ha fornito. Ora so cos'è il Manto, so qual'è il segreto delle Carte, so chi sono i nostri alleati, e chi i nostri avversari. So cosa sono gli Ogham. So cosa dobbiamo fare e perchè dobbiamo farlo. So che d'ora in poi correrò gravi pericoli, e che non posso tirarmi indietro.
Prima di affrontare il Sette di Picche (confido che la conversazione con Jack non impedisca il prossimo, fondamentale contatto. D'altronde sono stato al suo gioco anche quando non ce ne sarebbe stato più bisogno, e di più non avrei davvero potuto fare) devo sgomberare la mente dai molti pensieri che mi distraggono. Penso alla mia povera Desiree, alle prove fisiche e spirituali che sta affrontando. Farò quanto in mio potere per trovare una cura al suo male, dovessi passare i prossimi venti anni sepolto tra i tomi di Negromanzia di Luran!
Penso a Julie, alla maledizione che forse pende su di lei, alla necessità di parlare ancora del suo caso con il Jack di Cuori. Ora che conosco le circostanze della sua esposizione a quel simbolo perverso, potrò ricevere da lui risposte più accurate, e prego gli Dei, meno cupe.
Ma, stranamente, non riesco a togliermi dalla testa la fanciulla che mi ha sostituito al tavolo da gioco. Il suo viso ha una bellezza aspra, pericolosa, eppure quando mi ha abbracciato ho letto nei suoi occhi l'allegria sincera e travolgente di una bambina. Come non lasciarle il suo premio, come non sperare che la fortuna le sorrida ancora, come non voler essere lì, domani sera, ad assistere di nuovo al formidabile spettacolo della sua gioia? Spero solo di avere occasione di parlarle prima della partita, voglio metterla a parte delle scaltrezze che per me avevo elaborato e, sopra ogni cosa, voglio conoscere il suo nome.
Andiamo Guelfo, non è il momento di perdersi in queste sciocchezze! Presto il Sette di Picche userà su di me le sue seduzioni, mi blandirà con promesse di conoscenza e potere, ricorrerà ad ogni astuzia per farmi cadere in trappola. Dovrò difendermi. In preda al dubbio ricorderò Dillon e Abel, le due persone che più mi hanno insegnato. Penserò al giuramento che ho pronunciato al cospetto di Padre Quart, e a quello altrettanto stringente che due volte mi chiama alla vendetta. Non deluderò mia sorella, gli amici di Caen, i nuovi e fidati compagni della Rosa. Eppure... se ancora non dovesse essere abbastanza, se la mia volontà fosse ancora sul punto di soccombere, ecco sì, penserò a lei. Perchè puoi starne certa, mia misteriosa amica, per nulla al mondo rinuncerei all'occasione di rivederti ancora.
Prima di affrontare il Sette di Picche (confido che la conversazione con Jack non impedisca il prossimo, fondamentale contatto. D'altronde sono stato al suo gioco anche quando non ce ne sarebbe stato più bisogno, e di più non avrei davvero potuto fare) devo sgomberare la mente dai molti pensieri che mi distraggono. Penso alla mia povera Desiree, alle prove fisiche e spirituali che sta affrontando. Farò quanto in mio potere per trovare una cura al suo male, dovessi passare i prossimi venti anni sepolto tra i tomi di Negromanzia di Luran!
Penso a Julie, alla maledizione che forse pende su di lei, alla necessità di parlare ancora del suo caso con il Jack di Cuori. Ora che conosco le circostanze della sua esposizione a quel simbolo perverso, potrò ricevere da lui risposte più accurate, e prego gli Dei, meno cupe.
Ma, stranamente, non riesco a togliermi dalla testa la fanciulla che mi ha sostituito al tavolo da gioco. Il suo viso ha una bellezza aspra, pericolosa, eppure quando mi ha abbracciato ho letto nei suoi occhi l'allegria sincera e travolgente di una bambina. Come non lasciarle il suo premio, come non sperare che la fortuna le sorrida ancora, come non voler essere lì, domani sera, ad assistere di nuovo al formidabile spettacolo della sua gioia? Spero solo di avere occasione di parlarle prima della partita, voglio metterla a parte delle scaltrezze che per me avevo elaborato e, sopra ogni cosa, voglio conoscere il suo nome.
Andiamo Guelfo, non è il momento di perdersi in queste sciocchezze! Presto il Sette di Picche userà su di me le sue seduzioni, mi blandirà con promesse di conoscenza e potere, ricorrerà ad ogni astuzia per farmi cadere in trappola. Dovrò difendermi. In preda al dubbio ricorderò Dillon e Abel, le due persone che più mi hanno insegnato. Penserò al giuramento che ho pronunciato al cospetto di Padre Quart, e a quello altrettanto stringente che due volte mi chiama alla vendetta. Non deluderò mia sorella, gli amici di Caen, i nuovi e fidati compagni della Rosa. Eppure... se ancora non dovesse essere abbastanza, se la mia volontà fosse ancora sul punto di soccombere, ecco sì, penserò a lei. Perchè puoi starne certa, mia misteriosa amica, per nulla al mondo rinuncerei all'occasione di rivederti ancora.

15 maggio 517
Domenica 21 Gennaio 2007
Importanti novità
Questo frammento vecchio di secoli, abbandonato dai nostri nemici quasi fosse immondizia, ha un valore incalcolabile per uno studioso dell'Evocazione. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe barattare con degli studi magici di altissimo profilo (e in questo senso ho la fortuna di conoscere un paio di potenziali acquirenti, anche se rivolgersi a Moreville sarebbe quantomeno imprudente), ma esistono possibilità assai più allettanti. Se mostrato alla persona giusta, mi schiuderebbe orizzonti di ricerca che sono preclusi anche ai dotti delle Scuole, e allora...
Cautela, Guelfo, e pazienza. Hai una mano vincente, e devi giocarla al meglio.
Finalmente ho un'idea più precisa di cosa siano gli Ogham e di come funzionino: alcune delle mie supposizioni hanno trovato conferma, ma devo ammettere che ho sottovalutato la spaventosa complessità di questa pratica.
Le informazioni del frammento, per quanto preziose, sono vaghe e incomplete. Devo assolutamente discuterne con Fante e Donna di Cuori.
Il racconto di Rosalie ha riacceso in noi la speranza di riabbracciare Solice! Sapevamo già che il Jack di Quadri era restio a portare a termine il suo incarico, e se la giovane accolita ha detto il vero, è molto probabile che abbia compiuto un gesto di insubordinazione. A questo punto diventa fondamentale riprendere contatto con i Cuori qui in città e poi partire per Beid. Che Pyros ci assista!
Cautela, Guelfo, e pazienza. Hai una mano vincente, e devi giocarla al meglio.
Finalmente ho un'idea più precisa di cosa siano gli Ogham e di come funzionino: alcune delle mie supposizioni hanno trovato conferma, ma devo ammettere che ho sottovalutato la spaventosa complessità di questa pratica.
Le informazioni del frammento, per quanto preziose, sono vaghe e incomplete. Devo assolutamente discuterne con Fante e Donna di Cuori.
Il racconto di Rosalie ha riacceso in noi la speranza di riabbracciare Solice! Sapevamo già che il Jack di Quadri era restio a portare a termine il suo incarico, e se la giovane accolita ha detto il vero, è molto probabile che abbia compiuto un gesto di insubordinazione. A questo punto diventa fondamentale riprendere contatto con i Cuori qui in città e poi partire per Beid. Che Pyros ci assista!

8 Maggio 517
Martedì 19 Settembre 2006
Ce l'abbiamo fatta. I prigionieri sono liberi, la Donna e l'Otto di Fiori sono andati a far compagnia a Shub-Niggurath nell'inferno di ghiaccio. Jack è stato di parola, e non vedo l'ora che ci riveli l'identità dell'infiltrato nella Rosa. E' ancora troppo presto per cantare vittoria, in ogni caso. Ci sono spiegazioni da dare all'autorità religiosa e a quella secolare, ci sono conseguenze da affrontare.
C'è questo orrore che giace inerte a pochi passi da me, certamente frutto di antiche negromanzie di cui s'era perduta la memoria. E' solo questione di tempo, stando alle parole dei Cuori, prima che si rianimi. Sono convinti che neppure le Fiamme dell'Oltremondo possano abbatterlo definitivamente, ma l' esperienza nelle catacombe di Toran mi suggerirebbe il contrario. Purtroppo nello scontro ho esaurito le mie riserve di Potere, e dunque non potrò fare un tentativo; inoltre le qualità mortifere di questa mostruosità sono tali da indurre alla massima cautela, anche il più lieve contatto con le sue carni maledette potrebbe farmi avvizzire all'istante.
C'è questo orrore che giace inerte a pochi passi da me, certamente frutto di antiche negromanzie di cui s'era perduta la memoria. E' solo questione di tempo, stando alle parole dei Cuori, prima che si rianimi. Sono convinti che neppure le Fiamme dell'Oltremondo possano abbatterlo definitivamente, ma l' esperienza nelle catacombe di Toran mi suggerirebbe il contrario. Purtroppo nello scontro ho esaurito le mie riserve di Potere, e dunque non potrò fare un tentativo; inoltre le qualità mortifere di questa mostruosità sono tali da indurre alla massima cautela, anche il più lieve contatto con le sue carni maledette potrebbe farmi avvizzire all'istante.

3 Maggio 517
Lunedì 12 Giugno 2006
Julie è di nuovo con noi, spaesata ma in buona salute.
Rinegoziare la liberazione della Donna di Cuori è stata una mossa azzeccata, alla fine. In ogni caso a prescindere dalla "buona fede" del Fante di Cuori ci siamo macchiati di un grave crimine. Anche se questa faccenda dovesse finire nel migliore dei modi Quarth non avrà di che gioire: abbiamo pur sempre sottratto il "colpevole" di un eccidio di Paladini alla custodia del Monastero usando, per giunta, documenti contraffatti.
Non voglio essere nei suoi panni quando sarà chiamato a dare spiegazioni. A questo punto è fondamentale aiutare il Fante di Cuori a potare i rami malati della sua misteriosa organizzazione, per poi fare lo stesso con quelli della nostra. Se non portiamo a casa risultati eclatanti è la volta buona che ci sbattono fuori.
A proposito di misteri.
Abbiamo appreso dell'esistenza di una disciplina arcana finora rimasta segreta, una commistione di Magia comunemente intesa e pratiche Druidiche riconducibile alle ricerche di Jean-Antoine De Flay, pioniere del Sortilegio. Una vera e propria "para-Magia", insomma.
Probabilmente il maggior contributo del Druidismo sta nella radicale differenza di approccio. La fonte del fenomeno magico è il Potere del Mago, e il mondo può esserne l'oggetto primario(nel Sortilegio), secondario (nella Negromanzia) o tuttalpiù un medium (nell'Evocazione); il fenomeno para-magico invece sembra avere la sua fonte nel mondo, con il "para-Mago" a fare da oggetto e medium. Questo spiega il bassissimo potenziale che ho riscontrato nella Donna di Cuori.
Da questa originaria differenza di prospettiva discendono le altre.
I due sistemi prevedono Rune e "para-Rune", ma le analogie sembrano finire qui. Le Rune sono segni acustici prodotti dalla viva voce del Mago, e si "esauriscono" non appena pronunciate. Esse al tempo stesso liberano il Potere del Mago e lo plasmano secondo l'effetto desiderato. Le para-Rune sono segni grafici. Non mi stupirei se qualunque individuo che ne abbia l'adeguata padronanza potesse impiegarle con efficacia. Permangono nel tempo, e al verificarsi di determinate condizioni liberano e plasmano questa specie di "Potere del Mondo". Abbiamo assistito all'apparizione di una moltitudine di para-Rune "naturali" tutt'intorno a noi in concomitanza con l'attivazione della para-Runa tracciata, e questo conferma la mia ipotesi: l'uomo in questo sistema è mero tramite e oggetto di Forze che hanno origine al di fuori di lui.
Ce n'è abbastanza per far venire un mal di testa coi controfiocchi a buona parte degli studiosi di Magia del Granducato. Voglio proprio discuterne con Luran, questo è il genere di astrusità in cui ama sguazzare, e credo che saprà darmi qualche delucidazione. Non possiamo comprendere gli scopi ultimi di questi individui se prima non abbiamo un'idea più precisa delle Forze a cui fanno riferimento.
Rinegoziare la liberazione della Donna di Cuori è stata una mossa azzeccata, alla fine. In ogni caso a prescindere dalla "buona fede" del Fante di Cuori ci siamo macchiati di un grave crimine. Anche se questa faccenda dovesse finire nel migliore dei modi Quarth non avrà di che gioire: abbiamo pur sempre sottratto il "colpevole" di un eccidio di Paladini alla custodia del Monastero usando, per giunta, documenti contraffatti.
Non voglio essere nei suoi panni quando sarà chiamato a dare spiegazioni. A questo punto è fondamentale aiutare il Fante di Cuori a potare i rami malati della sua misteriosa organizzazione, per poi fare lo stesso con quelli della nostra. Se non portiamo a casa risultati eclatanti è la volta buona che ci sbattono fuori.
A proposito di misteri.
Abbiamo appreso dell'esistenza di una disciplina arcana finora rimasta segreta, una commistione di Magia comunemente intesa e pratiche Druidiche riconducibile alle ricerche di Jean-Antoine De Flay, pioniere del Sortilegio. Una vera e propria "para-Magia", insomma.
Probabilmente il maggior contributo del Druidismo sta nella radicale differenza di approccio. La fonte del fenomeno magico è il Potere del Mago, e il mondo può esserne l'oggetto primario(nel Sortilegio), secondario (nella Negromanzia) o tuttalpiù un medium (nell'Evocazione); il fenomeno para-magico invece sembra avere la sua fonte nel mondo, con il "para-Mago" a fare da oggetto e medium. Questo spiega il bassissimo potenziale che ho riscontrato nella Donna di Cuori.
Da questa originaria differenza di prospettiva discendono le altre.
I due sistemi prevedono Rune e "para-Rune", ma le analogie sembrano finire qui. Le Rune sono segni acustici prodotti dalla viva voce del Mago, e si "esauriscono" non appena pronunciate. Esse al tempo stesso liberano il Potere del Mago e lo plasmano secondo l'effetto desiderato. Le para-Rune sono segni grafici. Non mi stupirei se qualunque individuo che ne abbia l'adeguata padronanza potesse impiegarle con efficacia. Permangono nel tempo, e al verificarsi di determinate condizioni liberano e plasmano questa specie di "Potere del Mondo". Abbiamo assistito all'apparizione di una moltitudine di para-Rune "naturali" tutt'intorno a noi in concomitanza con l'attivazione della para-Runa tracciata, e questo conferma la mia ipotesi: l'uomo in questo sistema è mero tramite e oggetto di Forze che hanno origine al di fuori di lui.
Ce n'è abbastanza per far venire un mal di testa coi controfiocchi a buona parte degli studiosi di Magia del Granducato. Voglio proprio discuterne con Luran, questo è il genere di astrusità in cui ama sguazzare, e credo che saprà darmi qualche delucidazione. Non possiamo comprendere gli scopi ultimi di questi individui se prima non abbiamo un'idea più precisa delle Forze a cui fanno riferimento.

26 Aprile 517
Domenica 28 Maggio 2006
Fedeltà
Julie è nelle mani del nemico. Nel Meistwode l'aveva scampata, ma adesso abbiamo a che fare con un ragno astuto e paziente che tesse la sua trama nel buio, per poi avventarsi senza alcuna pietà sull'ignara preda che vi incappi. Bart si illude se spera che questa gente ci metterà in condizioni di tentare un recupero in extremis del prigioniero Q. Hanno organizzato tutto con meticolosa precisione, sembra che ci conoscano bene, e sicuramente sanno che proveremo a fregarli. Anzi, non mi stupirei se nel cimitero di Rigel ci fossero già delle fosse pronte ad accogliere le nostre carcasse di traditori.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che mesi fa ho pronunciato un giuramento. Un giuramento sacro.
Ho giurato di fronte agli Dei, ho giurato in nome del mio avo e di mia madre, morti a Caen per mano dell'Ordine Nero. Ho giurato in nome del mio padre putativo, affinchè in me riverberasse la luce del suo sacrificio.
Penso a cosa farebbe lui, in questa situazione. Penso a cosa direbbe Abel.
Mi dispiace, Julie. Non posso consentire che questo scambio avvenga. Verremo a prenderti alla vecchia maniera, e che gli Dei ti proteggano.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che mesi fa ho pronunciato un giuramento. Un giuramento sacro.
Ho giurato di fronte agli Dei, ho giurato in nome del mio avo e di mia madre, morti a Caen per mano dell'Ordine Nero. Ho giurato in nome del mio padre putativo, affinchè in me riverberasse la luce del suo sacrificio.
Penso a cosa farebbe lui, in questa situazione. Penso a cosa direbbe Abel.
Mi dispiace, Julie. Non posso consentire che questo scambio avvenga. Verremo a prenderti alla vecchia maniera, e che gli Dei ti proteggano.

Aprile 517
Mercoledì 3 Maggio 2006
Proprio non ci riesco a mantenere la copertura. Se non ci fossero anche i ragazzi di Caen probabilmente non avrei avuto difficoltà a farmi passare subito per François Marinì, ma con loro in giro mi è impossibile non ricorrere al vecchio nome. Maledetti impostori del Sacro Bracere! Grazie agli Dei Quixote sembra una persona fidata, con la testa sulle spalle e uno spiccato senso di responsabilità. Su Bartholomeus ho qualche perplessità... lo liquiderei come un novizio ingenuo e un po' sprovveduto ma ho l'impressione che, un po' come la nostra Solice, possa vantare qualche appoggio politico importante. Solo che Solice è fatta di ben altra pasta, e ormai è dei nostri a tutti gli effetti; Barth invece potrebbe essere un pupazzo in mano a chissà chi. Mah, mi sarò lasciato impressionare dall'indovinello di Quarth...ma diamine, vorrei davvero poter dare un'occhiata alle sue lettere di presentazione!
Come avevo previsto la scomparsa di Abel ha influito negativamente sulla nostra focalizzazione. Sono passati pochi giorni e già mille pensieri ci distraggono. Certo, il nostro cammino è funestato da segni inquietanti, e questo Padre Flaubert non ha fatto altro che peggiorare la situazione, alludendo a fantomatiche missioni divine. In ogni caso devo ammettere che il sogno di Quixote è quanto mai bizzarro; la chiave di cui è entrato in possesso induce a riconoscere che sono all'opera dei prodigi. Sarebbe poi da sciocchi non dare importanza al macabro rituale della lupa squartata, all'incendio dell'edicola di Pyros, senza dimenticare i nostri misteriosi inseguitori. Ah, se Abel fosse qui! Barth, poveretto, cerca di dimostrarsi all'altezza della situazione, ma qui serve un Paladino vero!
In ogni caso non dobbiamo perdere di vista il motivo per cui siamo in viaggio, e la Dea m'è testimone, non permetterò che si ripetano gli errori del nostro primo viaggio ad Est.
Come avevo previsto la scomparsa di Abel ha influito negativamente sulla nostra focalizzazione. Sono passati pochi giorni e già mille pensieri ci distraggono. Certo, il nostro cammino è funestato da segni inquietanti, e questo Padre Flaubert non ha fatto altro che peggiorare la situazione, alludendo a fantomatiche missioni divine. In ogni caso devo ammettere che il sogno di Quixote è quanto mai bizzarro; la chiave di cui è entrato in possesso induce a riconoscere che sono all'opera dei prodigi. Sarebbe poi da sciocchi non dare importanza al macabro rituale della lupa squartata, all'incendio dell'edicola di Pyros, senza dimenticare i nostri misteriosi inseguitori. Ah, se Abel fosse qui! Barth, poveretto, cerca di dimostrarsi all'altezza della situazione, ma qui serve un Paladino vero!
In ogni caso non dobbiamo perdere di vista il motivo per cui siamo in viaggio, e la Dea m'è testimone, non permetterò che si ripetano gli errori del nostro primo viaggio ad Est.

Aprile 517
Mercoledì 3 Maggio 2006
Messer Luran,
Nonostante il poco tempo che i miei viaggi mi consentono di dedicare allo studio della Vostra scienza, devo ammettere che sto cominciando ad apprezzarne l'eleganza delle proposizioni. Chi vi si accosti dopo aver conosciuto approcci differenti deve mettere da parte la vecchie disposizioni dell'intelletto e astenersi dall' applicare le familiari categorie di pensiero ai nuovi oggetti di studio (o dovrei piuttosto dire ai medesimi oggetti, resi nuovi dalla radicale differenza di prospettiva): senza uno sforzo in tal senso anche la conoscenza più elementare si rivela un traguardo impossibile da raggiungere.
Fino al nostro prossimo incontro avrò cura di dedicarmi con il necessario zelo a quanto Voi mi avete proposto, sebbene debba rilevarne la sostanziale sterilità sul piano pratico. Come ben sapete questi sono tempi in cui la ricerca per puro amor di scienza è, ahimè, un lusso quasi immorale. Il Secolo ci chiama ad un impegno sul campo, e questo impegno è da sempre la mia vocazione secondo la volontà di chi per primo mi istruì.
Confido pertanto nella Vostra saggezza, che senza dubbio dimostrerete selezionando argomenti di studio che io possa mettere a maggior profitto; e in tal caso potrò assisterVi con rinnovato entusiasmo nelle ricerche che tanto Vi premono.
In Fede,
François Marinì
Nonostante il poco tempo che i miei viaggi mi consentono di dedicare allo studio della Vostra scienza, devo ammettere che sto cominciando ad apprezzarne l'eleganza delle proposizioni. Chi vi si accosti dopo aver conosciuto approcci differenti deve mettere da parte la vecchie disposizioni dell'intelletto e astenersi dall' applicare le familiari categorie di pensiero ai nuovi oggetti di studio (o dovrei piuttosto dire ai medesimi oggetti, resi nuovi dalla radicale differenza di prospettiva): senza uno sforzo in tal senso anche la conoscenza più elementare si rivela un traguardo impossibile da raggiungere.
Fino al nostro prossimo incontro avrò cura di dedicarmi con il necessario zelo a quanto Voi mi avete proposto, sebbene debba rilevarne la sostanziale sterilità sul piano pratico. Come ben sapete questi sono tempi in cui la ricerca per puro amor di scienza è, ahimè, un lusso quasi immorale. Il Secolo ci chiama ad un impegno sul campo, e questo impegno è da sempre la mia vocazione secondo la volontà di chi per primo mi istruì.
Confido pertanto nella Vostra saggezza, che senza dubbio dimostrerete selezionando argomenti di studio che io possa mettere a maggior profitto; e in tal caso potrò assisterVi con rinnovato entusiasmo nelle ricerche che tanto Vi premono.
In Fede,
François Marinì

Marzo 517
Martedì 25 Aprile 2006
Minacce dal Meistwode
Mi sento in colpa. Ho trascorso quasi tre mesi a fare la bella vita mentre i miei compagni affrontavano pericoli tremendi. Dannazione! L'Ordine Nero è come quel mostro leggendario a cui spuntano due teste in luogo dell'ultima mozzata... i nostri ranghi invece si assottigliano, perdita dopo perdita. Basta un'occhiata al volto preoccupato di Padre Quart per capire che le cose si stanno mettendo assai male. Solice mi ha raccontato
dei numerosi prodigi a cui ha potuto assistere durante la spedizione nel Bosco delle Nebbie. Una cittadella di Nani sull'orlo di un abisso senza fondo, assediata da adoratori di Yog-Shoggoth legati all'Ordine Nero... che razza di diavoleria è mai questa? Davvero spiriti folli e creature mostruose di ogni sorta infestano la foresta? E se è così, che siano il frutto delle diaboliche evocazioni vagheggiate nel Logaeth? Il nemico è davvero in grado di usare queste forze immonde contro di noi?
Mi conforta apprendere che gli alleati della Rosa nel Ducato di Surok, Paladini dell'Ordine di Kayah e studiosi di Magia, già da tempo stanno affrontando come possono questi mali. Al ritorno da Krandamer chiederò a Quart di mettermi in contatto con loro, e lo stesso Luran potrebbe essere coinvolto attivamente in questo senso... se è vero che parte dei fenomeni occulti riguarda spettri misteriosi il suo parere risulterà prezioso.
dei numerosi prodigi a cui ha potuto assistere durante la spedizione nel Bosco delle Nebbie. Una cittadella di Nani sull'orlo di un abisso senza fondo, assediata da adoratori di Yog-Shoggoth legati all'Ordine Nero... che razza di diavoleria è mai questa? Davvero spiriti folli e creature mostruose di ogni sorta infestano la foresta? E se è così, che siano il frutto delle diaboliche evocazioni vagheggiate nel Logaeth? Il nemico è davvero in grado di usare queste forze immonde contro di noi?
Mi conforta apprendere che gli alleati della Rosa nel Ducato di Surok, Paladini dell'Ordine di Kayah e studiosi di Magia, già da tempo stanno affrontando come possono questi mali. Al ritorno da Krandamer chiederò a Quart di mettermi in contatto con loro, e lo stesso Luran potrebbe essere coinvolto attivamente in questo senso... se è vero che parte dei fenomeni occulti riguarda spettri misteriosi il suo parere risulterà prezioso.

Febbraio 517
Lunedì 24 Aprile 2006
Avventure nella Città dei Cento Torrenti
L'altra notte mi sono piacevolmente intrattenuto al "Palo della Cuccagna", una bettola che ho conosciuto anni fa, durante il mio primo soggiorno ad Amer. E' rimasta esattamente come l'ho lasciata l'ultima volta: tre cantine malamente illuminate, con la segatura sul pavimento e le pareti di pietra a nudo su cui si possono ammirare variopinte costellazioni di muffa; tre dozzine di tavoli affollano le prime due sale, e c'è una fila di vecchie botti a fare da bancone nell'ultima.
A mandare avanti la baracca è tale Alphonse LaPierre, un omaccione con la testa bozzuta come una mela cotogna; deve essere un luogo assai inospitale, perchè vi sopravvivono giusto una manciata di peli ispidi, abbarbicati disperatamente a quelle protuberanze come certi arbusti di montagna. Ha altre qualità, il buon Alphonse: una meretrice che conosco giura che quanto a virilità l'oste può ben dirsi proprietario del "Palo della Cuccagna", e che sa amministrarlo con profitto suo e soddisfazione della clientela.
Il Palo (la bisca, intendo) è un ritrovo tradizionale di goliardi. Frotte di studenti squattrinati vengono qui a svuotare i già magri borselli per la gioia dei ruffiani e dei biscazzieri. I primi se ne rimangano seduti insieme alla loro mercanzia: quando qualche sbarbatello vince una mano al "Tarocchino" ecco che invariabilmente la Madame Verdiana di turno lo raggiunge, e allora giù di lusinghe, moine, ammiccamenti, finchè lo sprovveduto non può fare a meno di togliersi lo sfizio. Felice destino, rispetto a quello che tocca a chi cade preda dei secondi. I "Lupi di Gargutz" non abbordano le loro vittime al Palo, le portano qui per sbranarle in tutta comodità.
La caccia inizia in posti apparentemente meno equivoci, taverne e locande frequentate da piccoli mercanti di fuori e soprattutto dai loro figli scapestrati. Gli osti sono al corrente della situazione e non si fanno scrupoli a guardare dall'altra parte: il silenzio, si sa, è d'oro.
Questi tipi dall'aria affabile e con la battuta sempre pronta girano da soli, al più si fanno assistere da una dama prezzolata per meglio ingraziarsi "l'agnellino". Se lo fanno amico e tra un bicchiere e l'altro gli propongono una vera notte di baldoria amerita in cui, se la fortuna arride, corone e sottane non mancheranno.
E così il danaroso imbecille finisce a giocare a "Tarocchino" ad uno dei cinque tavoli che LaPierre affitta ai "Lupi", e in un paio d'ore diventa un imbecille senza il becco di un quattrino. Meglio che la prenda sportivamente, come a suo tempo ho fatto io, perchè i "Lupi" quello che non guadagnano con le carte sono inclini a prenderselo col coltello.
Eh sì, son capitato qui al Palo da "agnellino", e nonostante la batosta l'ambiente m'è piaciuto al punto da farmici tornare ogni volta che i miei studi o gli affari di Dillon mi riconducevano nella Città dei Cento Torrenti. Oramai per i biscazzieri sono un "Corvo", uno che lavora in proprio. Si gioca tra di noi, o al massimo con qualche "agnellino" che dopo essersi fatto spolpare a dovere dai "Lupi" cerca di rifarsi ad un tavolo più abbordabile finendo per rimetterci i pochi spicci che gli restano.
E insomma, l'altra notte ho giocato al Palo fino a tardi, spassandomela alla vecchia maniera. Ho messo da parte una dozzina di Corone d'Argento,
quanto basta per accedere alle grazie di Corinna, una bellezza bruna dall'aria schiva che m'ha sempre intrigato e che malgrado gli anni e gli strapazzi s'è conservata intatta. Se ne stava lì al bancone con quel suo broncio annoiato che mi manda ai matti... per gli Dei! me la sarei proprio goduta.
Il ruffiano (un vile di cui non rammento il nome che, d'altro canto, non ha più molta importanza) era lì accanto, intento a darsi arie da gentiluomo assieme a due balordi suoi pari.
Mi sono accostato a lei e le ho offerto una coppa di vino per non dover arrivare brutalmente al nocciolo, per così dire, della transazione... e apriti cielo! quel miserabile si deve essere risentito, senza neanche un fiato mi ha afferrato per la giubba scaraventandomi sul pavimento. Maledetto, strappare così una giubba decentissima! Che dire poi della mia figura, imbrattato dalla testa ai piedi di quella poltiglia immonda di segatura, vino e vomito rappreso!
Non ho fatto in tempo a rialzarmi che già s'era formato un capannello di curiosi, e ai motti osceni dei goliardi s'eran sostituite grida di scherno e incitazione. Il bastardo se ne stava ritto in piedi, a gambe larghe e con le mani sui fianchi, tutto compiaciuto. "Impara a portare rispetto, porcaro!" ha sibilato, godendosi l'approvazione della calca.
Prima che potessi porre mano alla daga Alphonse s'è fatto largo tra ruffiani e protette ed è piombato in mezzo a noi. Brandiva una mazza nodosa (piuttosto simile al suo capoccione, ma non ho osato farglielo notare) e senza perdere tempo ci ha intimato di sistemare la questione fuori. E così abbiamo fatto.
Quattro "Lupi", snudati i lunghi coltelli, ci hanno accompagnato all'esterno. Mentre salivo le scalette che portano alla strada mi rimbombavano in testa le risa stridule delle puttane, quelle gioviali dei goliardi, i ragli rancorosi degli altri ruffiani. Chissà, forse persino gli "agnellini" si sono dimenticati per un attimo delle loro sventure vedendo il modo in cui ero conciato. In verità non mi bruciava la pubblica derisione quanto l'idea che i miei commerci (ci avevo fatto la bocca, ormai)con Corinna sfumassero così. Mi sono voltato per lanciarle un'ultima occhiata malinconica, e ho colto sul suo viso sempre altero un sorrisetto impertinente, pieno di scherno. A quel punto che non ci ho visto più. "Con te ce la vediamo dopo che ho spanzato il tuo amichetto, stanne certa!" ho pensato, disponendomi ad un duello che altrimenti avrei evitato più che volentieri.
I "Lupi" ci hanno accompagnato al Vicolo di San Trifone, un budello che si apre tra l'omonima chiesa ormai in disuso e il muro di cinta del relativo campo santo. Non c'è mai anima viva in giro, e tantomeno finestre da cui qualcuno possa impicciarsi di ciò che avviene giù in strada; di giorno i bottegai lo usano come latrina, di notte ci bazzicano i malfattori, che vengono lì a spartirsi il bottino delle loro ruberie. Non c'è in Amer posto più discreto per, chi abbia di quei conti che si possono regolare solo con l'acciaio.
I duelli non sono mai un bell'affare, lo so bene dai tempi di Achenar. Ammetto che in questo frangente il supporto di Loic non mi sarebbe affatto dispiaciuto, al diavolo l'onore, combattere in mezzo al piscio secco per aver accostato una puttana senza il permesso del suo ruffiano non aveva proprio niente a che vedere con l'onore. Ma tant'era... e non avrei neppure potuto far ricorso alla Magia, mi sarei ritrovato con un palmo d'acciaio in corpo prima di poter dire "Bes!". Bisognava battersi.
I "Lupi" ci hanno lasciati soli senza dire una parola, e in verità non ci siamo persi in convenevoli neanche noi. Il ruffiano mi si è subito avventato addosso. Era svelto di gambe e maneggiava il suo punteruolo con una certa destrezza, ritraendosi come un gatto al balenare dalla mia daga per poi rifarsi avanti più velenoso di prima; questo dannato vicolo poi era troppo stretto per consentirmi di girargli intorno, sicchè poteva tenermi a bada con facilità in virtù della superiore lunghezza del suo ferro (non sono abbastanza stimato al Palo da potermi presentare con la spada, mentre il ruffiano lì era di casa.)
Insomma, me la sono vista proprio brutta. Sette scambi infruttuosi, e il mio avversario continuava a giocare al gatto e al topo. La cosa sarebbe andata per le lunghe, e non certo a mio favore. Fortunatamente quest'anno di avventure assieme ai ragazzi di Caen è assai giovato alla mia scherma, e sono riuscito a deviare (non senza difficoltà) gli affondi del suo stocco con la daga. Di questo passo non avrei mai accorciato le distanze, e presto o tardi l'infame mi avrebbe infilzato. E così ho giocato d'azzardo.
Ho evitato di un soffio che mi aprisse un terzo occhio sullo zigomo schivando il punteruolo all'ultimo secondo, e contemporaneamente mi sono allungato per avere le sue trippe a portata di affondo. E per gli Dei, se le ho trovate! Il ruffiano ha lasciato cadere lo stocco, s'è portato le mani all'inguine e ha bestemmiato Dytros non senza una certa solennità. Non gli ho dato il tempo di fare altro: pochi istanti dopo l'ho abbandonato lì, con il sangue che fluiva copioso dal basso ventre (e dalla gola convenientemente squarciata).
Eccomi di nuovo al Palo, ancor meno presentabile di come ne ero uscito. Sembrava che avessi fatto il bagno nel sangue del ruffiano, e la povera giubba era un disastro, ma nessuno ha voluto farci troppo caso: quello che succede fuori dal Palo resta fuori dal Palo, la filosofia di Alphonse è questa e, diversamente da quella di Luran, non ammette discussioni.
L'infelice Corinna era ancora al bancone in balia dei due compari del defunto protettore. Non oso pensare a quali inauditi vaniloqui l'abbiano sottoposta, fatto sta che quando mi ha visto il suo bel viso bruno s'è illuminato in un sorriso che, una volta tanto, ho trovato sincero. Mi è stato facile strapparla all'indegna compagnia; se la sono fatta sotto, i due balordi, a vedermi rosso del sangue del loro amico.
L'indomani ho lasciato la casa di Corinna con indosso un vestito del ruffiano, piuttosto dozzinale in verità. Ma pazienza, almeno quello non ho dovuto pagarlo.
A mandare avanti la baracca è tale Alphonse LaPierre, un omaccione con la testa bozzuta come una mela cotogna; deve essere un luogo assai inospitale, perchè vi sopravvivono giusto una manciata di peli ispidi, abbarbicati disperatamente a quelle protuberanze come certi arbusti di montagna. Ha altre qualità, il buon Alphonse: una meretrice che conosco giura che quanto a virilità l'oste può ben dirsi proprietario del "Palo della Cuccagna", e che sa amministrarlo con profitto suo e soddisfazione della clientela.
Il Palo (la bisca, intendo) è un ritrovo tradizionale di goliardi. Frotte di studenti squattrinati vengono qui a svuotare i già magri borselli per la gioia dei ruffiani e dei biscazzieri. I primi se ne rimangano seduti insieme alla loro mercanzia: quando qualche sbarbatello vince una mano al "Tarocchino" ecco che invariabilmente la Madame Verdiana di turno lo raggiunge, e allora giù di lusinghe, moine, ammiccamenti, finchè lo sprovveduto non può fare a meno di togliersi lo sfizio. Felice destino, rispetto a quello che tocca a chi cade preda dei secondi. I "Lupi di Gargutz" non abbordano le loro vittime al Palo, le portano qui per sbranarle in tutta comodità.
La caccia inizia in posti apparentemente meno equivoci, taverne e locande frequentate da piccoli mercanti di fuori e soprattutto dai loro figli scapestrati. Gli osti sono al corrente della situazione e non si fanno scrupoli a guardare dall'altra parte: il silenzio, si sa, è d'oro.
Questi tipi dall'aria affabile e con la battuta sempre pronta girano da soli, al più si fanno assistere da una dama prezzolata per meglio ingraziarsi "l'agnellino". Se lo fanno amico e tra un bicchiere e l'altro gli propongono una vera notte di baldoria amerita in cui, se la fortuna arride, corone e sottane non mancheranno.
E così il danaroso imbecille finisce a giocare a "Tarocchino" ad uno dei cinque tavoli che LaPierre affitta ai "Lupi", e in un paio d'ore diventa un imbecille senza il becco di un quattrino. Meglio che la prenda sportivamente, come a suo tempo ho fatto io, perchè i "Lupi" quello che non guadagnano con le carte sono inclini a prenderselo col coltello.
Eh sì, son capitato qui al Palo da "agnellino", e nonostante la batosta l'ambiente m'è piaciuto al punto da farmici tornare ogni volta che i miei studi o gli affari di Dillon mi riconducevano nella Città dei Cento Torrenti. Oramai per i biscazzieri sono un "Corvo", uno che lavora in proprio. Si gioca tra di noi, o al massimo con qualche "agnellino" che dopo essersi fatto spolpare a dovere dai "Lupi" cerca di rifarsi ad un tavolo più abbordabile finendo per rimetterci i pochi spicci che gli restano.
E insomma, l'altra notte ho giocato al Palo fino a tardi, spassandomela alla vecchia maniera. Ho messo da parte una dozzina di Corone d'Argento,
quanto basta per accedere alle grazie di Corinna, una bellezza bruna dall'aria schiva che m'ha sempre intrigato e che malgrado gli anni e gli strapazzi s'è conservata intatta. Se ne stava lì al bancone con quel suo broncio annoiato che mi manda ai matti... per gli Dei! me la sarei proprio goduta.
Il ruffiano (un vile di cui non rammento il nome che, d'altro canto, non ha più molta importanza) era lì accanto, intento a darsi arie da gentiluomo assieme a due balordi suoi pari.
Mi sono accostato a lei e le ho offerto una coppa di vino per non dover arrivare brutalmente al nocciolo, per così dire, della transazione... e apriti cielo! quel miserabile si deve essere risentito, senza neanche un fiato mi ha afferrato per la giubba scaraventandomi sul pavimento. Maledetto, strappare così una giubba decentissima! Che dire poi della mia figura, imbrattato dalla testa ai piedi di quella poltiglia immonda di segatura, vino e vomito rappreso!
Non ho fatto in tempo a rialzarmi che già s'era formato un capannello di curiosi, e ai motti osceni dei goliardi s'eran sostituite grida di scherno e incitazione. Il bastardo se ne stava ritto in piedi, a gambe larghe e con le mani sui fianchi, tutto compiaciuto. "Impara a portare rispetto, porcaro!" ha sibilato, godendosi l'approvazione della calca.
Prima che potessi porre mano alla daga Alphonse s'è fatto largo tra ruffiani e protette ed è piombato in mezzo a noi. Brandiva una mazza nodosa (piuttosto simile al suo capoccione, ma non ho osato farglielo notare) e senza perdere tempo ci ha intimato di sistemare la questione fuori. E così abbiamo fatto.
Quattro "Lupi", snudati i lunghi coltelli, ci hanno accompagnato all'esterno. Mentre salivo le scalette che portano alla strada mi rimbombavano in testa le risa stridule delle puttane, quelle gioviali dei goliardi, i ragli rancorosi degli altri ruffiani. Chissà, forse persino gli "agnellini" si sono dimenticati per un attimo delle loro sventure vedendo il modo in cui ero conciato. In verità non mi bruciava la pubblica derisione quanto l'idea che i miei commerci (ci avevo fatto la bocca, ormai)con Corinna sfumassero così. Mi sono voltato per lanciarle un'ultima occhiata malinconica, e ho colto sul suo viso sempre altero un sorrisetto impertinente, pieno di scherno. A quel punto che non ci ho visto più. "Con te ce la vediamo dopo che ho spanzato il tuo amichetto, stanne certa!" ho pensato, disponendomi ad un duello che altrimenti avrei evitato più che volentieri.
I "Lupi" ci hanno accompagnato al Vicolo di San Trifone, un budello che si apre tra l'omonima chiesa ormai in disuso e il muro di cinta del relativo campo santo. Non c'è mai anima viva in giro, e tantomeno finestre da cui qualcuno possa impicciarsi di ciò che avviene giù in strada; di giorno i bottegai lo usano come latrina, di notte ci bazzicano i malfattori, che vengono lì a spartirsi il bottino delle loro ruberie. Non c'è in Amer posto più discreto per, chi abbia di quei conti che si possono regolare solo con l'acciaio.
I duelli non sono mai un bell'affare, lo so bene dai tempi di Achenar. Ammetto che in questo frangente il supporto di Loic non mi sarebbe affatto dispiaciuto, al diavolo l'onore, combattere in mezzo al piscio secco per aver accostato una puttana senza il permesso del suo ruffiano non aveva proprio niente a che vedere con l'onore. Ma tant'era... e non avrei neppure potuto far ricorso alla Magia, mi sarei ritrovato con un palmo d'acciaio in corpo prima di poter dire "Bes!". Bisognava battersi.
I "Lupi" ci hanno lasciati soli senza dire una parola, e in verità non ci siamo persi in convenevoli neanche noi. Il ruffiano mi si è subito avventato addosso. Era svelto di gambe e maneggiava il suo punteruolo con una certa destrezza, ritraendosi come un gatto al balenare dalla mia daga per poi rifarsi avanti più velenoso di prima; questo dannato vicolo poi era troppo stretto per consentirmi di girargli intorno, sicchè poteva tenermi a bada con facilità in virtù della superiore lunghezza del suo ferro (non sono abbastanza stimato al Palo da potermi presentare con la spada, mentre il ruffiano lì era di casa.)
Insomma, me la sono vista proprio brutta. Sette scambi infruttuosi, e il mio avversario continuava a giocare al gatto e al topo. La cosa sarebbe andata per le lunghe, e non certo a mio favore. Fortunatamente quest'anno di avventure assieme ai ragazzi di Caen è assai giovato alla mia scherma, e sono riuscito a deviare (non senza difficoltà) gli affondi del suo stocco con la daga. Di questo passo non avrei mai accorciato le distanze, e presto o tardi l'infame mi avrebbe infilzato. E così ho giocato d'azzardo.
Ho evitato di un soffio che mi aprisse un terzo occhio sullo zigomo schivando il punteruolo all'ultimo secondo, e contemporaneamente mi sono allungato per avere le sue trippe a portata di affondo. E per gli Dei, se le ho trovate! Il ruffiano ha lasciato cadere lo stocco, s'è portato le mani all'inguine e ha bestemmiato Dytros non senza una certa solennità. Non gli ho dato il tempo di fare altro: pochi istanti dopo l'ho abbandonato lì, con il sangue che fluiva copioso dal basso ventre (e dalla gola convenientemente squarciata).
Eccomi di nuovo al Palo, ancor meno presentabile di come ne ero uscito. Sembrava che avessi fatto il bagno nel sangue del ruffiano, e la povera giubba era un disastro, ma nessuno ha voluto farci troppo caso: quello che succede fuori dal Palo resta fuori dal Palo, la filosofia di Alphonse è questa e, diversamente da quella di Luran, non ammette discussioni.
L'infelice Corinna era ancora al bancone in balia dei due compari del defunto protettore. Non oso pensare a quali inauditi vaniloqui l'abbiano sottoposta, fatto sta che quando mi ha visto il suo bel viso bruno s'è illuminato in un sorriso che, una volta tanto, ho trovato sincero. Mi è stato facile strapparla all'indegna compagnia; se la sono fatta sotto, i due balordi, a vedermi rosso del sangue del loro amico.
L'indomani ho lasciato la casa di Corinna con indosso un vestito del ruffiano, piuttosto dozzinale in verità. Ma pazienza, almeno quello non ho dovuto pagarlo.

Gennaio 517
Domenica 23 Aprile 2006
Gli studi presso Luran
Finalmente un po' di tranquillità, dopo tanto girovagare! La tenuta di Luran si trova a poche miglia da Amer , una collocazione ideale: possiamo lavorare con la massima discrezione e al tempo stesso goderci gli svaghi della capitale. O piuttosto, posso godermi...questo Negromante è letteralmente ossessionato dalle sue ricerche e non è incline a concedersi distrazioni.
Per certi aspetti mi ricorda Lord Dillon, e sul suo volto di uomo di mezza età riconosco gli stessi segni, senza dubbio tracciati da anni di dolorose preoccupazioni, che solcavano la fronte del mio defunto padre putatitvo.
Sospetto che il vecchio Graham non approverebbe l'orientamento dei miei nuovi studi. Avrebbe di certo preferito un ritorno alla ricerca ortodossa, un approfondimento delle dottrine della Magia Naturale a cui per talento e inclinazione mi sono sempre sottratto, e che lui non volle impormi. Ed eccomi qui, a trascorrere le fredde notti invernali discettando di Universali, quelle leggi di Principio e Termine a cui ogni mondo è soggiogato e che i Negromanti possono impugnare come certi azzeccagarbugli fanno con gli editti ducali.
C'è da perdere la ragione... ho enorme difficoltà a cogliere il senso dei ragionamenti che Luran mi propone, così irti di inconcepibili sottigliezze, di costruzioni che mi appaiono irrimediabilmente contraddittorie, e che lui snocciola con sinistra disinvoltura. Credo che mi ritenga un imbecille.
Ah, ma è consolante vedere quanto è goffo e ingenuo, il Negromante, quando tenta di figurarsi le Porte dell'Oltremondo, e come si affanna! Non riesce a cogliere la fondamentale verità dell'Evocazione, ovvero che non v'è corpo in questo mondo che non sia una Porta pronta a dischiudere le meraviglie del Ciò-che-qui-non-è. Eppure è evidente, ero poco più che un infante quando l'ho capito, ascoltando i sussurri della fiamma crepitante nella casupola di Caen e intravedendo l'oceano di Possibilità che si agitava inquieto oltre la sua danza incessante. Luran invece sembra sordo e cieco, perduto com'è nella prigione dei suoi sillogismi.
Per certi aspetti mi ricorda Lord Dillon, e sul suo volto di uomo di mezza età riconosco gli stessi segni, senza dubbio tracciati da anni di dolorose preoccupazioni, che solcavano la fronte del mio defunto padre putatitvo.
Sospetto che il vecchio Graham non approverebbe l'orientamento dei miei nuovi studi. Avrebbe di certo preferito un ritorno alla ricerca ortodossa, un approfondimento delle dottrine della Magia Naturale a cui per talento e inclinazione mi sono sempre sottratto, e che lui non volle impormi. Ed eccomi qui, a trascorrere le fredde notti invernali discettando di Universali, quelle leggi di Principio e Termine a cui ogni mondo è soggiogato e che i Negromanti possono impugnare come certi azzeccagarbugli fanno con gli editti ducali.
C'è da perdere la ragione... ho enorme difficoltà a cogliere il senso dei ragionamenti che Luran mi propone, così irti di inconcepibili sottigliezze, di costruzioni che mi appaiono irrimediabilmente contraddittorie, e che lui snocciola con sinistra disinvoltura. Credo che mi ritenga un imbecille.
Ah, ma è consolante vedere quanto è goffo e ingenuo, il Negromante, quando tenta di figurarsi le Porte dell'Oltremondo, e come si affanna! Non riesce a cogliere la fondamentale verità dell'Evocazione, ovvero che non v'è corpo in questo mondo che non sia una Porta pronta a dischiudere le meraviglie del Ciò-che-qui-non-è. Eppure è evidente, ero poco più che un infante quando l'ho capito, ascoltando i sussurri della fiamma crepitante nella casupola di Caen e intravedendo l'oceano di Possibilità che si agitava inquieto oltre la sua danza incessante. Luran invece sembra sordo e cieco, perduto com'è nella prigione dei suoi sillogismi.
