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« La musica di Marin è quella di un liuto scordato, ma quella di Nailah è il rumore che fa quando lo si getta dall'ultimo piano di una torre. »
- Sir Marcus, Paladino di Pyros -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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11 Agosto 517
Giovedì 25 Ottobre 2007

Fiducia

Mentre lavo via dalle mie mani il sangue del nostro avversario ferito non posso fare a meno di interrogarmi sulle motivazioni che hanno portato a questa sconcertante e imprevista conclusione. E' vero, conosco Loic meno di Guelfo e degli altri, ma so per certo che non è un violento o un sanguinario: non conosco i motivi che lo abbiano spinto a colpire quest'uomo così duramente e a quanto pare lui stesso sembra restio a volerne parlare, preferendo lasciar pensare a tutti che si sia trattato di un gesto irrazionale, dettato dalla volontà rabbiosa di voler punire un prigioniero fuggiasco; ma non posso accettare una spiegazione simile, che tanto poco si sposa con l'immagine che ho di lui.

L'efferatezza di quella scena, il lago di sangue in cui quel mercenario di origini nordiche giaceva ha avuto l'effetto di togliermi il fiato: cercando di respirare aria, la prima cosa che ho fatto è stata raggiungere con la mano la benda nera che copriva il mio volto, togliendomi la maschera che le circostanze mi avevano costretta ad indossare, tornando ad essere me stessa. Credo di essere stata l'unica, oltre a Nicolas, ad aver sofferto così tanto per aver dovuto indossare quella striscia di stoffa color notte, ma questo non significa che io e lui siamo stati gli unici a compiere un sacrificio: Loic ed Eric, insieme a molti altri, hanno da mesi accettato di seppellire il rancore e la rabbia nei confronti dei nemici colpevoli di aver massacrato i loro cari, anteponendo agli immediati propositi di vendetta la giustizia a lungo termine della Rosa Bianca e, per esteso, della Chiesa.

E' una scelta coraggiosa, il cui valore talvolta è difficile da comprendere per chi, come me, ha ricevuto una formazione consacrata alla ricerca e allo studio dei valori della Fede. Eric e Loic hanno fatto del loro meglio per soffocare il loro rancore per Pedro Larsac, e prima di lui per Rochefort, per il Monaco e i suoi seguaci, per Ethan Mayer e tutti gli avversari che abbiamo affrontato a Laon: nemici che per loro meritavano e meritano di morire, diretti o indiretti colpevoli di azioni efferate contro Abel e contro altri loro compagni, parenti o amici; ma soprattutto responsabili, con le loro azioni, della prigionia e della tortura di Erwin, uno dei migliori esempi della bontà e dell'impegno della Chiesa. I fratelli Navar hanno deciso di prendere il difficile impegno di lottare non soltanto per la Luce, ma anche e soprattutto seguendo le regole della Luce.

Ma come per tutte le cose difficili, il rischio di commettere errori è altissimo: la vista di Pedro Larsac deve aver provocato qualcosa di terribile in Eric e Loic... e di certo trovarsi nel mezzo di un agguato con l'arma in pugno e il volto bendato non è la condizione migliore per resistere al senso di frustrazione e al riflusso di sentimenti negativi che il dover risparmiare un criminale necessariamente comporta. A modo loro, entrambi hanno tentato di resistere a tale impulso: ho visto Eric volgere il martello per colpire con il manico, assicurandosi che un colpo vibrato dal rancore non potesse comunque essere mortale; quanto a Loic, è possibile che abbia fatto in modo di spostare la sua rabbia sul mercenario, colpevole di aver vanificato con il suo tentativo di fuga tutti i suoi tentativi di sopprimere i sentimenti forti.

Se il compito di Padre Quart è quello di guidarci e mostrarci la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è possibile che il mio sia quello di comprendere le motivazioni dietro agli inevitabili errori che un simile cammino comporta, nella speranza che questo ci consenta di commetterne sempre meno; il successo della liberazione di Erwin e i nostri traguardi futuri dipenderanno non soltanto dalla forza della Fede ma anche e soprattutto dalla capacità di ritrovarla sempre, qualsiasi cosa accada, nell'animo dei compagni in difficoltà.

Fiducia
scritto da Solice Kenson , 17:00 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 agosto 517
Domenica 14 Ottobre 2007

Pensieri

Una volta mio padre mi disse che sir Arthur Lambert veniva chiamato "l'uomo che rende possibile l'impossibile": la frase si riferisce alla capacità innata che aveva per ridare fiducia ai suoi uomini, spronandoli a compiere azioni che sembrano insormontabili. Non ho avuto modo di conoscere il padre di Rosalie nell'esercizio del suo ruolo, ma gli Dei hanno deciso di farmi incontrare un comandante dalle capacità non meno eccezionali: Lorenzo Quart.
E' sorprendente come padre Lorenzo riesca a dare sempre l'impressione di avere tutto sotto controllo anche in situazioni a prima vista disperate e senza via d'uscita: è riuscito nell'impresa di parlare con Erwin partendo da una condizione di svantaggio assoluto, ottenendo in tal modo informazioni cruciali e oltrepassando la rigida sorveglianza allestita da Lord Wilhelm. Sebbene non ci abbia riferito nei dettagli cosa sia successo in quella torre, posso immaginare il sangue freddo e i nervi d'acciaio necessari per non far trapelare alcuna emozione neppure alla vista di un amico fraterno ferito e torturato fin quasi a morte.

(... Ultimamente mi capita di pensare molto a alla conversazione avuta con sir Steven. Non posso negarlo, la sua scelta mi ha spiazzata: non credevo che un cavaliere come lui sarebbe stato disposto a correre un rischio tanto grande, mettendo in pericolo i suoi privilegi e la sua stessa famiglia, per un ideale spiegato per enigmi e frasi incompiute. L'altruismo da lui mostrato nei nostri confronti non ha prezzo, ma se lo avesse sarebbe molto difficile da ripagare; sono felice che padre Quart lo abbia messo al corrente dele notizie raccolte)

Eppure padre Lorenzo non è una persona fredda: lo dimostra il modo che ha di parlare con me e con Nicolas, l'interesse e la partecipazione con cui affronta le discussioni con noi e con i suoi altri compagni: ma sopra ogni altra cosa lo dimostra il sentimento con cui affronta i pericoli e le avversità, il dolore che si legge nei suoi occhi quando le circostanze lo costringono a fare una scelta tanto sofferta quando vitale per la causa in cui crede e a cui è devoto.

(Ogni tanto ripenso anche a Marc deRavin, il fratello minore di sir Steven: cosa farà lui adesso? Temo che verrà inetrrogato dagli uomini di Wilhelm o di uno dei suoi luogotenenti sul campo, come probabilmente quel Vincent Weber di cui ci ha parlato il prigioniero. Spero che sir Steven ci abbia pensato, altrimenti bisognerà avvertirlo al più presto)

Credo che a questo punto Loic mi direbbe che non lo conosco poi così bene, a Lorenzo Quart. E avrebbe ragione: nonostante il mio servizio presso la Torre del Tramonto sia cominciato quasi un anno fa, questa è la mia prima missione con lui; e non ho intenzione di deluderlo, né lui né le persone che ho giurato di proteggere. Il suo esempio, come un forte vento a favore, mi ha spinto ad alzare la voce contro quei tre cavalieri poco fa, a mantenere la calma di fronte al pericolo, ad aspettare il momento giusto per contrattaccare senza farmi prendere dal panico. Questa volta, forse per la prima volta, ho completato un combattimento senza chiudere gli occhi...

... ma in compenso ho pensato bene di chiudere le orecchie.

Paura? Emozione? Non so dirlo con certezza: quello che so per certo è che d'un tratto mi sono trovata nel posto sbagliato, in mezzo alla strada, a rischiare di ostacolarli. Forse il mio cuore batteva talmente forte per l'emozione da coprire il rumore degli zoccoli? Non posso crederlo: eppure, ero lì; né padre Quart né sir Steven mi hanno detto nulla riguardo l'accaduto ma questo rende merito a loro, non certo a me.

(certo che a volte il destino è davvero dispettoso...)

Una cosa è certa, finché padre Quart deciderà di restare con noi non potrò più permettermi simili errori. E quanto alle mie idee o convinzioni in merito alle nostre possibili azioni future, devo sforzarmi di pensare meno alle regole di Foucault e più alla strada indicata dal mio maestro: in fondo nessuno conosce la situazione attuale meglio di padre Quart, e se c'è una persona in grado di rendere possibile l'impossibile quello è lui.
scritto da Solice , 05:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 agosto 517
Venerdì 28 Settembre 2007

Non ti facevo...

Nomi. Luoghi. Altri nomi: i nostri nomi. E poi ancora appunti, annotazioni, idee cancellate perché impraticabili o non abbastanza buone, non abbastanza rapide: e niente altro. Fino a poco fa ero in grado di vedere fili invisibili che collegavano queste parole intrecciarsi tra loro e formare diversi possibili piani d'azione... ma da quando sono tornata a sedermi è come se non ci fossero più. Forse dovrei seguire il consiglio di Padre Lorenzo e andare a riposare: sento che c'è un particolare che mi sfugge, ma è altrettanto chiaro che non riuscirò a trovarlo comunque, questa sera. Sono troppo stanca... o troppo distratta.

Non ti facevo così...

Quella frase continua a tornarmi in mente con una frequenza impressionante. Come mai? In fondo è stato un semplice errore, un fraintendimento del tutto normale in una conversazione di quel tipo: Padre Quart è un uomo d'azione oltre che di intelletto, ed è abituato a parlare con persone come lui: una simile reazione avrebbe anzi dovuto lusingarmi, è forse la prima volta in cui non ha visto in me una bambina quanto piuttosto un combattente alla stregua di Eric, Loic, Quixote o Guelfo... e se davvero è così, forse non mi considera più un'apprendista che ha bisogno di un compagno più esperto di lei a prendere decisioni difficili e importanti.

Non ti facevo così spregiudicata.

Si sbaglia: vorrei che leggesse dentro di me, per capire che l'esperienza di Laon mi ha mostrato cosa significa dover prendere decisioni che non sono in grado di prendere, che non posso prendere: non ancora, non più. Vorrei che leggesse quanto ho bisogno di una figura come Abel che abbia la capacità e il giudizio di compiere scelte che potrebbero costare vite; che sappia dire di no a una bambina bisognosa di aiuto per concentrarsi su un disegno più grande; che possa perdersi per poi ritrovarsi, sprofondare nell'abisso e nel baratro della rinuncia al suo credo per salvare chi sta annegando, per poi avere la forza di tirare su entrambi. Persone che ammiro e rispetto perché capaci di trovare i valori in cui credono anche privandosi di questa veste che indosso, e per questo più meritevoli di me di indossarla... Mentre io so soltanto lavarla, quando la vedo impregnata di sangue che non voglio versare.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto.

Non era un insulto né un rimprovero: era un complimento, in tutto e per tutto simile a quelli che mi fa Loic quando mi vede combattere. A volte vogliamo vedere una cosa con una forza tale che finiamo per convincere noi stessi che sia davvero così: Loic vede una guerriera, Guelfo vede una guida, Padre Lorenzo... forse vede se stesso, o un Paladino della sua stessa statura. Si sbaglia, si sbagliano tutti.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto sorridendo.

Forse non sono io quello che serve in questo momento a Padre Quart. Il suo sorriso era una speranza che mi sono affrettata a uccidere: la speranza che gli eventi recenti avessero avuto l'effetto di rendermi qualcosa di diverso dall'Adepta Paladina che si presentò tremante e imbarazzata al suo cospetto meno di un anno fa. Non vi mentirò, Padre Quart: quell'Adepta Paladina trema ancora, ora come allora.

Ora so anche perché non vedo più nulla su questo foglio, oltre ai nostri nomi e a quelli dei luoghi e delle persone con cui avremo a che fare a partire da domani: non vedo più il piano perché ora so che non esiste alcun piano che io abbia speranza di portare a termine con successo, magari proprio perché non sono abbastanza spregiudicata.

Ma questo non significa che rinuncerò a combattere: tenterò comunque, anche se non vedo per me alcuna possibilità. Ho prestato un giuramento e intendo mantenerlo ad ogni costo, anche se so di non essere la persona adatta. In fondo, mi resta ancora la fede: alla sua luce affiderò i miei passi, sperando e pregando per il meglio. Ma non posso chiedere a Guelfo o ad altri di accompagnarmi in questo fallimento annunciato, del quale peraltro non conosco i pericoli: è giusto che sappiano che ciò che temono sia un rischio è in realtà più simile una certezza.

Non ti facevo così spregiudicata
scritto da Solice , 07:46 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 Agosto 517
Domenica 23 Settembre 2007

Teatro dei Nomadi

Questa sera la mia preghiera è stata solitaria.

Ciascuno di noi ha trovato nell'arco della giornata i tempi e i modi per rendere grazie agli Dei: alcuni hanno scelto di recitare le loro preghiere insieme alla città, nel corso di una o di entrambe le funzioni celebrate da Padre Gabriel in memoria dei defunti; altri, impossibilitati a muoversi, si sono inginocchiati alla base del letto insieme a Ludmilla; altri ancora, raccolti nei loro pensieri, hanno scelto di pregare rivolgendo il loro animo agli Dei e cercando da soli una risposta alle loro domande.

L'arrivo del Paladino Nicolas Long e le notizie da lui comunicate circa Padre Lorenzo Quart ci hanno spinti ad andare a letto presto, rimandando a domani i saluti e gli ultimi preparativi. Nessuno ha sentito il bisogno di celebrare il vespro perché tutti, a loro modo, sentivano di averlo già onorato. E avevano ragione: l'ultima giornata che abbiamo passato a Laon si è svolta come un'unica, lunga preghiera. Canti di raccoglimento, come il lungo funerale mattutino che ha riunito una città intera intorno a chi ha dato la vita per difendere valori di verità e giustizia; canti di pentimento, come la breve funzione celebrata in memoria dei prigionieri defunti che troveranno nel giudizio di Pyros il perdono per le loro azioni o la dannazione eterna; canti di misericordia, come le parole con cui Benton ha ricordato a sé stesso ancora una volta le sue esperienze passate e la sua volontà di affidarsi alla luce degli Dei; canti di speranza, come il sorriso di Nickel alla vista di Codino, come l'arrivo di Nicolas Long e l'imminente incontro con Padre Lorenzo Quart.

"Pregare non significa chiedere": questa frase è l'estrema sintesi dell'insegnamento che ho ricevuto durante il mio primo anno a Foucault: dietro queste parole si nasconde un concetto apparentemente semplice, al punto che lo si insegna in tenera età. Ma non c'è niente di semplice quando la paura ti attanaglia lo stomaco, impedendoti di pensare: perché a quel punto, quando le ginocchia tremanti si piegano fino a toccare il suolo e le mani si stringono a farsi coraggio l'un l'altra mentre la fronte si china a raggiungerle, è difficile astenersi dal chiedere quello che ci serve. Coraggio, Forza d'Animo, Risolutezza, e ancora Speranza, Misericordia, Cessazione del Dolore. Che sia per noi, per i nostri cari o per una città intera, in quel momento dimentichiamo la nostra umiltà e chiediamo a gran voce un segno, un messaggio, un aiuto: a tale scopo vincoliamo il nostro voto, a tale richiesta consacriamo la nostra preghiera. "Pregare significa chiedere", questo fu l'insegnamento del secondo anno. Una frase decisamente più complessa, solo apparentemente antitetica rispetto alla precedente: chiedere a se stessi, impostare la propria vita secondo i valori e i dogmi mostrati dagli Dei. Soltanto questo può liberarci delle nostre paure e aiutarci nella lotta contro i nostri nemici.

Al termine della mia preghiera ho spento la lanterna, per poi coricarmi insieme alle mie compagne di stanza. Credo di aver resistito per qualche minuto prima di riaccenderla, illuminando nuovamente le sagome delle mie amiche addormentate: quei minuti passati nel buio più completo mi sono sembrati un'eternità. E' buffo vedere come Nickel riesca a dormire senza problemi: il suo cuore è ancora ferito e scosso, eppure in lei non alberga alcuna paura.

Domani all'alba lasceremo questa città: i quattro giorni che ci lasceremo alle spalle hanno cambiato per sempre la vita di molte persone. Abbiamo portato giustizia ma anche la consapevolezza che il male è subdolo e recidivo, e che le sue spire arrivano a corrompere persino le famiglie più importanti del feudo. Molti degli eventi occorsi in questi quattro giorni resteranno per sempre impressi nella mia memoria: i due colpi inferti prima a Nickel e poi al Monaco, sferrando i quali ho avuto per la prima volta paura della spada che porto; le due ferite ricevute da Jarel, l'una dovuta ai suoi incantesimi, l'altra alle parole volte a giustificarne lo studio; e infine lo sguardo velenoso della figlia del Barone, che mi ricorderà sempre quanto possano rivelarsi intoccabili alcuni dei nostri nemici.

Osservo le ombre danzare sulle pareti, frutto della mia mano che passa davanti alla lanterna: il Teatro dei Nomadi, così lo chiamava Yera. Provo a fare qualcuna delle facce e degli animali che mi faceva sempre prima che mi addormentassi: alcune mi riescono, altre no.

Non vedo l'ora di incontrare nuovamente Lorenzo Quart e di metterlo al corrente dei risultati del nostro lavoro: lui saprà fugare le mie paure e e aiutarci a continuare così, seguendo il cammino tracciato dagli Dei: un solo giorno e potremo parlare con lui.

E' con questo pensiero che spengo la luce, abbandonandomi finalmente all'abbraccio di Kayah.

Ombre Cinesi
scritto da Solice , 08:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
4 agosto 517
Sabato 1 Settembre 2007

Duello perso

Un personaggio più inquietante del previsto, capace di metterti a disagio con poche frasi e uno sguardo in grado di scavare a fondo. Nei suoi occhi c'è una rabbia felina, viva e profonda verso tutto quello che sono e rappresento. Gli occhi del nemico, secondi forse solo a quelli di Uther del Miestwode ma non per questo meno spaventosi, meno raggelanti: armi non meno letali dei suoi stessi incantesimi.

"Il fedele di Kayah cede il passo". Le parole di Padre Francesco da Achenar risuonavano nella mia mente mentre le toglievo la sottile fascia di stoffa che le impediva di parlare: ciò che cercavo era una conversazione, non uno scontro verbale. Lei no: un istante dopo mi trovavo già costretta a difendermi, vittima del suo sguardo e dalle sue parole che colpivano veloci e spietate come lame di un coltello affilato, prima in Delos, poi in Greyhaven: parole di odio e disprezzo, forgiate con una voce di acciaio non meno tagliente della lama di falsa luce in precedenza scagliata contro il mio braccio. Il piano era questo, in fondo: cedi il passo; fatti colpire; falla sfogare; fatti giudicare; fatti insultare; fatti calpestare. Pensavo che sarebbe stato più facile: rispondere alle domande anziché farle, farsi deridere, farsi sbeffeggiare... Domande senza senso, la mente che si offusca di fronte allo sguardo accusatorio... Era ancora lei la prigioniera? Non ci ha pensato due volte a prenderselo il passo, per poi colpire a morte l'avversaria rea di averglielo ceduto.

Poi è intervenuto Guelfo: "se non ti dispiace, vorrei chiederti ancora un'ultima cosa". Sono stati gli istanti immediatamente successivi a farmi comprendere il profondo significato delle parole di padre Francesco da Achenar. La recente vittoria l'aveva resa superba e carica d'orgoglio, convincendola di poter colpire una seconda volta una seconda persona, questa volta in modo ancora più difficile, efficace e perverso: non ha resistito alla tentazione di instillare il seme del dubbio nel suo avversario, nel trasformare il disprezzo in sdegno, la rabbia in persuasione, l'odio in seduzione. Guelfo l'ha lasciata fare, accettando di vedere le sue carte come un giocatore esperto, obbligandola a rischiare, a rilanciare con i suoi ideali, le sue conoscenze. Informazioni preziose, che ci consentiranno di riferire particolari di fondamentale importanza all'inquisizione e agli studiosi che la Chiesa deciderà di impiegare per la risoluzione di questo mistero esoterico.

Vittoria, dunque: abbiamo ceduto il passo, ottenendo le informazioni che volevamo. Perché allora mi sento come se avessi perso il mio primo, vero duello? Perché non riesco a pensare ad altro che al suo sguardo di soddisfazione, compiacimento e vittoria nel vedermi muta, impotente e terrorizzata mentre Guelfo le consegnava il foglio dei Labirinti di padre Erwin?

Jarel Delosan - Immagine 1
scritto da Solice , 05:23 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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