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Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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3 luglio 518
Sabato 13 Febbraio 2010

La Cima del Tramonto


Il vento delle Allston soffia forte, questa notte: lo sento sulle guance e sulla fronte, freddo come il cielo privo di luna che mi sovrasta, immemore dell'arrivo dell'estate.

"Non tutti sono così fortunati da poterlo ascoltare", disse una volta Ryan. "E' necessario nascere in una casa molto alta, o sulla cima di una picco..."

"...O sapersi arrampicare su un albero sufficientemente antico", aveva aggiunto Rosalie. I nostri sguardi, spinti dalle sue parole, si posarono sui massicci tronchi della foresta di Veremar, ambiziosamente protesi verso cieli lontani. "O magari... semplicemente... avere le ali". Anche quella volta era un giorno d'estate, ma sulla balconata dove stavamo faceva ancora freddo.

Osservo dall'alto le campagne di Chalard, illuminata dalle poche luci ancora accese a quest'ora di notte. Le conto mentre scompaiono una ad una, vinte dal sonno. Il vento delle Allston sorvola le loro teste, portando con sè l'aria dei grandi ghiacciai. Quante, tra quelle luci, sono consapevoli della sua esistenza? Quante hanno avuto modo di sentire la sua aria fredda sul viso?

E' per questo che mi hai scelta: è per questo che sono qui.

Accorgermi della sua presenza; osservare la direzione del suo soffio; ascoltare il suo sibilo; resistere al suo freddo; descrivere la sua forza.

Questi sono i compiti che mi hai affidato, da svolgere con il tuo aiuto. Non è forse così?

Se è così... Se è ancora così... ti scongiuro, aiutami a farlo.

Aiutami, perché non sono in grado di accorgermi della sua presenza: come posso farlo, se il suo soffio riesce a insinuarsi persino tra le case che io stessa ho costruito? Come posso illudermi di esserne capace, se non riesco a vederlo neppure tra le persone che ho tenuto io stessa per mano nel vano tentativo le portarle, una ad una, lontano da lui?

Aiutami, perché non sono in grado di osservare la direzione del suo soffio: le mie scelte hanno contribuito a spingere i miei compagni lontano dal loro nemico e adesso egli è tornato a macchiarsi le mani di sangue innocente. Ma come possono i miei occhi anticipare le sue mosse, se persino con le gambe ferite egli corre più veloce di noi?

Aiutami, perché non sono in grado di ascoltare il suo sibilo: come posso dare credito ai discorsi dei miei nemici, se essi sono così crudeli e spietati? Come posso attribuire dignità alle loro idee, quando ogni parola ha l'aspetto di una grossolana bestemmia o della più sfrontata delle menzogne? Come posso farlo, se il mio compito è al tempo stesso quello di difendere la verità?

Aiutami, perché non sono in grado di resistere al suo freddo: come posso sopportare la violenza di questo scontro, il prezzo delle scelte da compiere a seguito di ogni battaglia, il peso delle morti che siamo costretti ad amministrare? La consapevolezza di essere nel giusto non è sufficiente a giustificare molte delle azioni di cui sono stata autrice e testimone, nè potrà esserlo in futuro.

Aiutami, perché non sono in grado di descrivere la sua forza: come possono le mie parole contenere alcuna verità se il loro significato viene continuamente frainteso? Come posso anche solo pensare di aver compreso chi abbiamo di fronte, se ogni mio tentativo viene accolto da sguardi sorpresi e sbalorditi? Perché, se davvero il mio posto è con i miei compagni, non riesco a trovare le giuste parole per comunicare con loro?

Bernadette è morta, uccisa dalla mia disattenzione: come Nickel, come chissà quanti altri. Guelfo ha ragione: la responsabilità di quanto accaduto non ricade su nessuno di loro: ricade su di me. Sono stata io a non aver protetto la sorella di Padre Quart, ad aver chiesto aiuto al suo sposo senza curarmi di avvertire entrambi... Fa parte dei miei compiti, dei motivi della mia presenza. Dove sei quando mi capitano queste cose? Perché, in quei momenti difficili, non riesco a sentire il tuo calore? Un anno fa, in cima alla Torre delle Termiti, non ho esitato a gettarmi verso l'ignoto perché sapevo che tu mi avresti salvata. Da quel giorno continuo a farlo, sempre confidando nel tuo arrivo. Anche adesso, mentre ti parlo, sono in cima a una torre: se mi gettassi di sotto, adesso, verresti ancora a salvarmi? E' così che mi sento, ora: sono giorni che precipito, aspettando il tuo abbraccio. Mi manchi, mi manchi da morire. Ti prego, torna ad aiutarmi... torna da me. Tra non molto potrebbe accadere qualcosa di... qualcosa che mi costringerà a separarmi da te. Per favore, non essere tu ad abbandonarmi: non lasciarmi sola.

Non me la sento di tornare di sotto: Diana capirà. Resterò qui ad aspettarti, in cima alla torre. Con il tuo aiuto mi abituerò a questo vento freddo, accorgendomi della sua presenza; con il tuo aiuto chiuderò gli occhi, osservando con il pensiero la direzione del suo soffio; con il tuo aiuto mi addormenterò, ascoltando il suo sibilo; e lo farò avvolta nel tuo mantello, così da resistere al suo freddo; e infine, nei miei sogni, cercherò le parole adatte a descrivere la sua forza. Dormirò qui fino all'arrivo dei tuoi primi raggi, fino a quando non sentirò il tuo calore, fino a quando non ti vedrò nuovamente di fronte a me.



Alba sul Monastero

scritto da Solice Kenson , 04:39 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
28 giugno 518
Martedì 2 Febbraio 2010

La via del ritorno

Rosalie si sposa: a separarla dal lieto evento c'è soltanto una manciata di mesi, al termine di un fidanzamento di cui ero a conoscenza grazie a una lettera risalente ormai a molto tempo fa.

"Avrei voluto dirtelo di persona, ma..."

Non ha avuto bisogno di completare la frase: non è facile parlarmi, incontrarmi, nè per lei nè per i miei fratelli. Per questo, quando mi ha chiesto se sarei venuta e se le avrei fatto da damigella, ho letto nei suoi occhi la paura che non avrei accettato. Non preoccuparti, Rosalie: non mancherò al tuo matrimonio per niente al mondo, sarò la tua damigella.

L'inaspettato incontro con i miei familiari, il matrimonio di Saskia, il fidanzamento di Rosalie: eventi che rapiscono i miei pensieri e che li portano a Beid, alla mia casa... a mio padre. Devo prepararmi ad essere forte, a saper accettare il mio destino, qualunque esso sia. Lo stesso destino che ha fatto incrociare la nostra strada con quella di Arlyn: così simile a me, così diversa... e poi, ancora, così simile. Il suo cuore l'ha portata in quel rifugio nascosto, il mio tra le mura di un monastero. Entrambe ricordiamo la strada di casa dove entrambe, alla fine, faremo ritorno. Ho guardato negli occhi quella ragazza, senza trovare traccia dell'infausta influenza dei Klein. Cosa farai, Arlyn, quando scoprirai la verità sulla tua matrigna? Forse non abbiamo il diritto di dirtelo... quel che è certo è che, purtroppo, ne abbiamo il dovere.

Vi prego, Dèi, consentitemi ancora di aiutare i miei compagni: aiutate le nostre menti a comprendere la sciarada che nasconde la verità e mostrateci la strada che conduce a Dorian, vanificando i rapimenti e i ricatti dei nostri nemici. Teneteci al riparo dalle profferte dei falsi alleati, e aiutateci a compiere la vostra Volontà.

scritto da Solice Kenson , 02:42 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
14 giugno 518
Lunedì 14 Dicembre 2009

Gli Angeli della Morte

Rivolgo a te le mie preghiere, Santa Chiara, affinché tu possa salvare la vita di Elias: proteggilo come hai saputo fare con me nel momento del bisogno, e donagli la forza per guarire e per poter combattere ancora nel tuo nome, a difesa dei deboli e degli oppressi. Perdonaci per il sangue che abbiamo versato, e dona ai nostri cuori la capacità di distinguere il bene dal male e di perdonare i nemici che rinnegano la tenebra.

...

Ricordo ancora la prima volta in cui sentii parlare degli Angeli Neri. A distanza di molti anni la loro descrizione popola ancora la mia mente come un'immagine dipinta dalle parole di mio padre il Marchese. Ricordo che faceva freddo, quel giorno: l'autunno avrebbe di lì a poco lasciato il posto all'inverno, e nostro fratello Patrick era in procinto di partire per il Monastero di Foucault.

Il Marchese parlava, senza guardarci negli occhi: il suo sguardo era rivolto fuori dalla finestra, in direzione di Chalard. Per prima cosa parlò del loro mantello, così nero da poter assorbire la luce del sole; descrisse dettagliatamente l'imponente armatura, soffermandosi in particolare sull'elmo, che copriva il loro sguardo celando al loro avversario ogni traccia della loro espressione; ma soprattutto ci parlò dell'Angelo della Morte: questo è il nome che diede alla nera effigie impressa sui loro scudi. "La sua forma è la stessa che adorna gli scudi e gli stendardi dei Paladini di Dytros: ma il suo colore è diverso, così come l'espressione del suo volto..."
"L'Angelo della Giustizia", esclamò Patrick. Io e Ryan ci guardammo, poi volgemmo all'unisono lo sguardo verso nostro padre.
Il Marchese non reagì, incurante dell'interruzione. Riprese invece, lentamente, a parlare: "no, figlio mio: il volto dell'Angelo della Giustizia, azzurro come il cielo che circonda il sole di Pyros, è quello che tu stesso porterai al termine del tuo addestramento. Quello che accompagna in battaglia quei cavalieri, invece", concluse poi, volgendo lo sguardo a Nord, "è l'Angelo Nero, l'Angelo della Morte".

Fu soltanto molti anni dopo, a Foucault, che riuscii a comprendere il significato delle parole pronunciate quel giorno da mio padre: nel cammino che seguiamo e che ci porta a confrontarci con il male, la giustizia di Dytros è spesso inevitabilmente portatrice di morte: di fronte a noi c'è un'ombra nera, che parte dai nostri nemici per poi stagliarsi sopra ai loro soldati, alle loro guardie, ai loro uomini. Il mio scopo, il nostro scopo è quello di dissiparla, liberando chi si ritrova prigioniero nella sua oscurità con la luce o, sempre più spesso, con la spada, trovandosi la luce di fronte a un nero manto impenetrabile: portiamo la Giustizia, portiamo la Morte.

... E mi vergogno di me stessa, perché non posso accettarlo.
scritto da Solice , 04:38 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
20 maggio 518
Mercoledì 21 Ottobre 2009

il Mostro

E' notte. Mi trovo nella torre della Chiesa del Sole Nero, salendo uno ad uno gli scalini che portano all'ultimo piano. Avverto sotto alle piante dei piedi il freddo umido del sangue, che ricopre le scale come un tappeto leggero: è il sangue di una delle sue vittime, e proviene dal punto verso cui sono diretta.
D'un tratto, non so come, mi ritrovo in cima alla torre: la mano sinistra è stretta attorno alla sottile balaustra di ferro che circonda il terrazzo del campanile, separandomi dal vuoto; la destra, tremante dal freddo, si avvinghia al manico della spada. Sento l'aria della notte sul viso, gelida. Ho paura ad alzare gli occhi perché so già cosa c'è sopra di me: lo faccio lo stesso sperando di sbagliarmi, ma non è mai così. E' lì, enorme e nero: a volte si libra nell'aria, più spesso si nasconde tra le tegole del tetto: quasi sempre ha l'aspetto di un gigantesco ragno, con zampe lunghe che arrivano a pochi centimetri da me.

E' in quel momento che Kayah giunge a soccorrermi, interrompendo il mio incubo e ridandomi il respiro. Apro gli occhi, cerco la lanterna, mi alzo in piedi. Rammento le parole di Padre Gabriel: certi sogni, come le ferite, hanno bisogno di tempo per scomparire. Benedico il posto in cui mi trovo, sia esso una tenda, accampamento, rovina o locanda devastata: qualsiasi cosa sembra meravigliosa rispetto alla cima di quella torre. Ringrazio gli Dei per la fortuna che ho avuto. Poi, mentre verso l'acqua per lavarmi via la notte e la paura di dosso, ripenso a chi non ha avuto quella stessa sorte, quella stessa fortuna. Nickel, Padre Grimaud, Matt Lain, e tutti quelli del cui amore il mostro ha privato questo mondo.

Oggi quelle persone hanno avuto giustizia: il mostro è stato ucciso, non avrà modo di fare altre vittime. E il merito di questo risultato è dei miei compagni, ai quali mi sento legata da un debito di riconoscenza sempre più grande: di Guelfo, che ha teso una trappola dalla quale il mostro non è riuscito a uscire; di Eric, che è riuscito a resistere alle sue malìe fino a potergli sferrare il colpo mortale; di Loic, che lo ha affrontato a viso aperto e senza alcuna paura, fornendo a Eric l'arma necessaria per ucciderlo; di Elias e Desiree, che hanno catturato la sua pericolosa complice; di Youri, che ci ha protetti dal suo veleno rischiando di morire.

Loic mi ha chiesto se possiamo essere contenti di questo risultato: è una domanda a cui è spesso difficile rispondere, poiché il dolore e il rancore spingono tutti noi a provare nei confronti di queste persone un senso di vendetta capace di offuscare persino la giustizia di Dytros. Eppure, mai come in questo caso essa risulta chiara e visibile, corroborata dalle prove certe che ci hanno rivelato il mostro nascosto dalle fattezze di quest'uomo, dai delitti commessi a Laon e a Chalard ai suoi attacchi omicidi di queste ultime ore. Mai come in questo caso possiamo dunque essere fieri di quanto abbiamo fatto, poiché oggi abbiamo portato a quel mostro la giustizia di Dytros, impedendogli per sempre di comprometterla ancora. Per Nickel, per Padre Grimaud, per Matt Lain e per tutte le altre vittime che non conosciamo.
scritto da Solice , 02:57 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
19 maggio 518
Domenica 18 Ottobre 2009

A Lynn

Cara Lynn,

Nel luogo dove sono nata si dice che la luce riflessa dal diamante sia in grado di indicare la retta via: una stella in grado di ricordarci la preziosità di quello che siamo, un faro in grado di illuminare e tracciare il destino di chi osserva la direzione dei suoi raggi con la necessaria umiltà. Questi, Lynn, sono i raggi che state dimenticando di osservare, rapita come siete dallo splendore della pietra che li sprigiona e dal significato terreno di cui la vanità umana l'ha futilmente rivestita.

E' davvero questo, Lynn, il sentiero che avete intenzione di seguire? Non vi rendete conto che la strada che state percorrendo a passo sempre più veloce vi allontana non soltanto dalle vostre origini ma anche e soprattutto dalla nobiltà più grande e importante di tutte, quella data dalla bontà e dalla generosità del vostro animo? Grande è la tristezza che provo nel leggere le vostre parole: quando dite di non capire il significato della mia lettera so che mentite a voi stessa, perché il dolore provato da vostro padre, ancor più della scia di sangue e di morte che si sta consumando intorno a voi e di cui prima o poi perderete il controllo, non può essere celato ai vostri occhi neppure dall'abbaglio di un diamante splendente. No, Lynn, voi avete compreso benissimo il significato delle mie parole: so di aver commesso un terribile errore, ma credo fortemente che voi possediate la forza per impedire che questo vi tolga definitivamente tutto quanto di vero, bello e sincero avete ancora dentro di voi. Potete ancora farcela, Lynn: è vero, forse non avete bisogno del mio aiuto, ma se lo vorrete sarò comunque pronta ad ascoltarvi.

La scelta, così come la responsabilità delle vostre azioni e le conseguenze che esse porteranno, spetta unicamente a voi. E non temete, quella collana resterà vostra indipendentemente dalla decisione che prenderete: spendere la vita circondandovi di false e effimere luci prive di calore, o correre ad abbracciare nuovamente chi non ha mai smesso neanche per un istante di volervi bene.
scritto da Solice , 02:35 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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