Siamo a Surok.
Siamo dentro Surok per poche leghe, il confine è vicino, eppure quanto è netta la sensazione di trovarsi in un altro mondo, improvvisamente lontanissimi da casa.
Ieri sera dormivamo fuori Dupont, con gli attori del carrozzone che ci rallegravano con le loro rappresentazioni, e stamattina è cambiato tutto: i sorrisi sono svaniti dai volti dei nostri compagni della carovana, sostituiti da sguardi tesi, occhiate attente all'orizzonte.
E presto, sotto la pioggia battente, siamo stati attaccati dai banditi.
Una carneficina. Un massacro mai visto, almeno sessanta morti, in più i feriti... la terra intorno ai nostri carri è diventata rossa, con la pioggia che non riusciva a lavare tutto quel sangue.
I miei compagni hanno combattuto coraggiosamente, insieme alle guardie della carovana, mentre io ho cercato riparo coi civili, e quando ho visto che alcuni dei briganti riuscivano a penetrare nel cerchio dei carri ho persino sbattuto lo sportello di un carro in faccia a uno di loro e sono corsa a raccogliere un'arma. Un'arma finta, me ne sono subito resa conto... ma in fondo, in mano a me, finta o vera è quasi uguale...
Non avevo mai brandito un'arma in vita mia. Non con la vaga idea di "poterla usare". Certo, molte volte ho preso in mano le armi dei miei cugini e dei miei amici, il martello pesantissimo di Eric, l'enorme ascia di Loic, la mazza di Lucius, la spada più maneggevole di Solice... ma sempre per curiosità, per prova. Mai in una situazione critica.
Oggi invece, quando ho afferrato quella spada, l'ho fatto pensando che avrei venduto cara la pelle. La mia e quella di tutti quei poveracci, donne e bambini, vecchietti... lo so, sono patetica. A stento so badare a me stessa. Eppure... mentre vedevo i banditi che si avvicinavano, e ancora i miei provvidenziali cugini, con Solice, non arrivavano, ho pensato: l'ho visto fare tante di quelle volte.... qualcosa avrò pur imparato?
Se mi sentisse Loic, a pensare queste cose...
...
Una volta che lo scontro si è concluso, i prigionieri sono stati tutti uccisi tranne pochi, che hanno parlato con Solice. Gente disperata, sbandati.
Briganti, d'accordo. Disertori. Assassini. Ma anche morti di fame.
La fame, ecco, è qualcosa che avevo dimenticato. E che in queste campagne disastrate aleggia come uno spettro. Non c'è giustificazione per quel che i briganti hanno fatto oggi. Non ci sono scuse. Ma... ma la fame e la disperazione spingono verso il male anche persone che non sarebbero così cattive.
Sono confusa, stanca, ho quasi paura di chiudere gli occhi perchè temo di rivedere tutto quel sangue, di risentire nella mia mente le grida di dolore.
Non pensavo che sarebbe stato così, il nostro arrivo nel Ducato di Surok. Ero pronta a soffrire un po' di nostalgia... ma non immaginavo di trovarmi in un luogo tanto desolato... tanto triste.
