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« Sei fottuto Fynn... però caschi in piedi perchè c'è il prete che ti sta per salvare l'anima. E' il momento di confessare i tuoi peccati. »
- Vodan Thorn -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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10 agosto 517
Domenica 14 Ottobre 2007

Pensieri

Una volta mio padre mi disse che sir Arthur Lambert veniva chiamato "l'uomo che rende possibile l'impossibile": la frase si riferisce alla capacità innata che aveva per ridare fiducia ai suoi uomini, spronandoli a compiere azioni che sembrano insormontabili. Non ho avuto modo di conoscere il padre di Rosalie nell'esercizio del suo ruolo, ma gli Dei hanno deciso di farmi incontrare un comandante dalle capacità non meno eccezionali: Lorenzo Quart.
E' sorprendente come padre Lorenzo riesca a dare sempre l'impressione di avere tutto sotto controllo anche in situazioni a prima vista disperate e senza via d'uscita: è riuscito nell'impresa di parlare con Erwin partendo da una condizione di svantaggio assoluto, ottenendo in tal modo informazioni cruciali e oltrepassando la rigida sorveglianza allestita da Lord Wilhelm. Sebbene non ci abbia riferito nei dettagli cosa sia successo in quella torre, posso immaginare il sangue freddo e i nervi d'acciaio necessari per non far trapelare alcuna emozione neppure alla vista di un amico fraterno ferito e torturato fin quasi a morte.

(... Ultimamente mi capita di pensare molto a alla conversazione avuta con sir Steven. Non posso negarlo, la sua scelta mi ha spiazzata: non credevo che un cavaliere come lui sarebbe stato disposto a correre un rischio tanto grande, mettendo in pericolo i suoi privilegi e la sua stessa famiglia, per un ideale spiegato per enigmi e frasi incompiute. L'altruismo da lui mostrato nei nostri confronti non ha prezzo, ma se lo avesse sarebbe molto difficile da ripagare; sono felice che padre Quart lo abbia messo al corrente dele notizie raccolte)

Eppure padre Lorenzo non è una persona fredda: lo dimostra il modo che ha di parlare con me e con Nicolas, l'interesse e la partecipazione con cui affronta le discussioni con noi e con i suoi altri compagni: ma sopra ogni altra cosa lo dimostra il sentimento con cui affronta i pericoli e le avversità, il dolore che si legge nei suoi occhi quando le circostanze lo costringono a fare una scelta tanto sofferta quando vitale per la causa in cui crede e a cui è devoto.

(Ogni tanto ripenso anche a Marc deRavin, il fratello minore di sir Steven: cosa farà lui adesso? Temo che verrà inetrrogato dagli uomini di Wilhelm o di uno dei suoi luogotenenti sul campo, come probabilmente quel Vincent Weber di cui ci ha parlato il prigioniero. Spero che sir Steven ci abbia pensato, altrimenti bisognerà avvertirlo al più presto)

Credo che a questo punto Loic mi direbbe che non lo conosco poi così bene, a Lorenzo Quart. E avrebbe ragione: nonostante il mio servizio presso la Torre del Tramonto sia cominciato quasi un anno fa, questa è la mia prima missione con lui; e non ho intenzione di deluderlo, né lui né le persone che ho giurato di proteggere. Il suo esempio, come un forte vento a favore, mi ha spinto ad alzare la voce contro quei tre cavalieri poco fa, a mantenere la calma di fronte al pericolo, ad aspettare il momento giusto per contrattaccare senza farmi prendere dal panico. Questa volta, forse per la prima volta, ho completato un combattimento senza chiudere gli occhi...

... ma in compenso ho pensato bene di chiudere le orecchie.

Paura? Emozione? Non so dirlo con certezza: quello che so per certo è che d'un tratto mi sono trovata nel posto sbagliato, in mezzo alla strada, a rischiare di ostacolarli. Forse il mio cuore batteva talmente forte per l'emozione da coprire il rumore degli zoccoli? Non posso crederlo: eppure, ero lì; né padre Quart né sir Steven mi hanno detto nulla riguardo l'accaduto ma questo rende merito a loro, non certo a me.

(certo che a volte il destino è davvero dispettoso...)

Una cosa è certa, finché padre Quart deciderà di restare con noi non potrò più permettermi simili errori. E quanto alle mie idee o convinzioni in merito alle nostre possibili azioni future, devo sforzarmi di pensare meno alle regole di Foucault e più alla strada indicata dal mio maestro: in fondo nessuno conosce la situazione attuale meglio di padre Quart, e se c'è una persona in grado di rendere possibile l'impossibile quello è lui.
scritto da Solice , 05:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 agosto 517
Venerdì 28 Settembre 2007

Non ti facevo...

Nomi. Luoghi. Altri nomi: i nostri nomi. E poi ancora appunti, annotazioni, idee cancellate perché impraticabili o non abbastanza buone, non abbastanza rapide: e niente altro. Fino a poco fa ero in grado di vedere fili invisibili che collegavano queste parole intrecciarsi tra loro e formare diversi possibili piani d'azione... ma da quando sono tornata a sedermi è come se non ci fossero più. Forse dovrei seguire il consiglio di Padre Lorenzo e andare a riposare: sento che c'è un particolare che mi sfugge, ma è altrettanto chiaro che non riuscirò a trovarlo comunque, questa sera. Sono troppo stanca... o troppo distratta.

Non ti facevo così...

Quella frase continua a tornarmi in mente con una frequenza impressionante. Come mai? In fondo è stato un semplice errore, un fraintendimento del tutto normale in una conversazione di quel tipo: Padre Quart è un uomo d'azione oltre che di intelletto, ed è abituato a parlare con persone come lui: una simile reazione avrebbe anzi dovuto lusingarmi, è forse la prima volta in cui non ha visto in me una bambina quanto piuttosto un combattente alla stregua di Eric, Loic, Quixote o Guelfo... e se davvero è così, forse non mi considera più un'apprendista che ha bisogno di un compagno più esperto di lei a prendere decisioni difficili e importanti.

Non ti facevo così spregiudicata.

Si sbaglia: vorrei che leggesse dentro di me, per capire che l'esperienza di Laon mi ha mostrato cosa significa dover prendere decisioni che non sono in grado di prendere, che non posso prendere: non ancora, non più. Vorrei che leggesse quanto ho bisogno di una figura come Abel che abbia la capacità e il giudizio di compiere scelte che potrebbero costare vite; che sappia dire di no a una bambina bisognosa di aiuto per concentrarsi su un disegno più grande; che possa perdersi per poi ritrovarsi, sprofondare nell'abisso e nel baratro della rinuncia al suo credo per salvare chi sta annegando, per poi avere la forza di tirare su entrambi. Persone che ammiro e rispetto perché capaci di trovare i valori in cui credono anche privandosi di questa veste che indosso, e per questo più meritevoli di me di indossarla... Mentre io so soltanto lavarla, quando la vedo impregnata di sangue che non voglio versare.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto.

Non era un insulto né un rimprovero: era un complimento, in tutto e per tutto simile a quelli che mi fa Loic quando mi vede combattere. A volte vogliamo vedere una cosa con una forza tale che finiamo per convincere noi stessi che sia davvero così: Loic vede una guerriera, Guelfo vede una guida, Padre Lorenzo... forse vede se stesso, o un Paladino della sua stessa statura. Si sbaglia, si sbagliano tutti.

Non ti facevo così spregiudicata, mi ha detto sorridendo.

Forse non sono io quello che serve in questo momento a Padre Quart. Il suo sorriso era una speranza che mi sono affrettata a uccidere: la speranza che gli eventi recenti avessero avuto l'effetto di rendermi qualcosa di diverso dall'Adepta Paladina che si presentò tremante e imbarazzata al suo cospetto meno di un anno fa. Non vi mentirò, Padre Quart: quell'Adepta Paladina trema ancora, ora come allora.

Ora so anche perché non vedo più nulla su questo foglio, oltre ai nostri nomi e a quelli dei luoghi e delle persone con cui avremo a che fare a partire da domani: non vedo più il piano perché ora so che non esiste alcun piano che io abbia speranza di portare a termine con successo, magari proprio perché non sono abbastanza spregiudicata.

Ma questo non significa che rinuncerò a combattere: tenterò comunque, anche se non vedo per me alcuna possibilità. Ho prestato un giuramento e intendo mantenerlo ad ogni costo, anche se so di non essere la persona adatta. In fondo, mi resta ancora la fede: alla sua luce affiderò i miei passi, sperando e pregando per il meglio. Ma non posso chiedere a Guelfo o ad altri di accompagnarmi in questo fallimento annunciato, del quale peraltro non conosco i pericoli: è giusto che sappiano che ciò che temono sia un rischio è in realtà più simile una certezza.

Non ti facevo così spregiudicata
scritto da Solice , 07:46 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 Agosto 517
Domenica 23 Settembre 2007

Teatro dei Nomadi

Questa sera la mia preghiera è stata solitaria.

Ciascuno di noi ha trovato nell'arco della giornata i tempi e i modi per rendere grazie agli Dei: alcuni hanno scelto di recitare le loro preghiere insieme alla città, nel corso di una o di entrambe le funzioni celebrate da Padre Gabriel in memoria dei defunti; altri, impossibilitati a muoversi, si sono inginocchiati alla base del letto insieme a Ludmilla; altri ancora, raccolti nei loro pensieri, hanno scelto di pregare rivolgendo il loro animo agli Dei e cercando da soli una risposta alle loro domande.

L'arrivo del Paladino Nicolas Long e le notizie da lui comunicate circa Padre Lorenzo Quart ci hanno spinti ad andare a letto presto, rimandando a domani i saluti e gli ultimi preparativi. Nessuno ha sentito il bisogno di celebrare il vespro perché tutti, a loro modo, sentivano di averlo già onorato. E avevano ragione: l'ultima giornata che abbiamo passato a Laon si è svolta come un'unica, lunga preghiera. Canti di raccoglimento, come il lungo funerale mattutino che ha riunito una città intera intorno a chi ha dato la vita per difendere valori di verità e giustizia; canti di pentimento, come la breve funzione celebrata in memoria dei prigionieri defunti che troveranno nel giudizio di Pyros il perdono per le loro azioni o la dannazione eterna; canti di misericordia, come le parole con cui Benton ha ricordato a sé stesso ancora una volta le sue esperienze passate e la sua volontà di affidarsi alla luce degli Dei; canti di speranza, come il sorriso di Nickel alla vista di Codino, come l'arrivo di Nicolas Long e l'imminente incontro con Padre Lorenzo Quart.

"Pregare non significa chiedere": questa frase è l'estrema sintesi dell'insegnamento che ho ricevuto durante il mio primo anno a Foucault: dietro queste parole si nasconde un concetto apparentemente semplice, al punto che lo si insegna in tenera età. Ma non c'è niente di semplice quando la paura ti attanaglia lo stomaco, impedendoti di pensare: perché a quel punto, quando le ginocchia tremanti si piegano fino a toccare il suolo e le mani si stringono a farsi coraggio l'un l'altra mentre la fronte si china a raggiungerle, è difficile astenersi dal chiedere quello che ci serve. Coraggio, Forza d'Animo, Risolutezza, e ancora Speranza, Misericordia, Cessazione del Dolore. Che sia per noi, per i nostri cari o per una città intera, in quel momento dimentichiamo la nostra umiltà e chiediamo a gran voce un segno, un messaggio, un aiuto: a tale scopo vincoliamo il nostro voto, a tale richiesta consacriamo la nostra preghiera. "Pregare significa chiedere", questo fu l'insegnamento del secondo anno. Una frase decisamente più complessa, solo apparentemente antitetica rispetto alla precedente: chiedere a se stessi, impostare la propria vita secondo i valori e i dogmi mostrati dagli Dei. Soltanto questo può liberarci delle nostre paure e aiutarci nella lotta contro i nostri nemici.

Al termine della mia preghiera ho spento la lanterna, per poi coricarmi insieme alle mie compagne di stanza. Credo di aver resistito per qualche minuto prima di riaccenderla, illuminando nuovamente le sagome delle mie amiche addormentate: quei minuti passati nel buio più completo mi sono sembrati un'eternità. E' buffo vedere come Nickel riesca a dormire senza problemi: il suo cuore è ancora ferito e scosso, eppure in lei non alberga alcuna paura.

Domani all'alba lasceremo questa città: i quattro giorni che ci lasceremo alle spalle hanno cambiato per sempre la vita di molte persone. Abbiamo portato giustizia ma anche la consapevolezza che il male è subdolo e recidivo, e che le sue spire arrivano a corrompere persino le famiglie più importanti del feudo. Molti degli eventi occorsi in questi quattro giorni resteranno per sempre impressi nella mia memoria: i due colpi inferti prima a Nickel e poi al Monaco, sferrando i quali ho avuto per la prima volta paura della spada che porto; le due ferite ricevute da Jarel, l'una dovuta ai suoi incantesimi, l'altra alle parole volte a giustificarne lo studio; e infine lo sguardo velenoso della figlia del Barone, che mi ricorderà sempre quanto possano rivelarsi intoccabili alcuni dei nostri nemici.

Osservo le ombre danzare sulle pareti, frutto della mia mano che passa davanti alla lanterna: il Teatro dei Nomadi, così lo chiamava Yera. Provo a fare qualcuna delle facce e degli animali che mi faceva sempre prima che mi addormentassi: alcune mi riescono, altre no.

Non vedo l'ora di incontrare nuovamente Lorenzo Quart e di metterlo al corrente dei risultati del nostro lavoro: lui saprà fugare le mie paure e e aiutarci a continuare così, seguendo il cammino tracciato dagli Dei: un solo giorno e potremo parlare con lui.

E' con questo pensiero che spengo la luce, abbandonandomi finalmente all'abbraccio di Kayah.

Ombre Cinesi
scritto da Solice , 08:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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