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12 giugno 519
Mercoledì 7 Dicembre 2011
Quando tutto finisce.
La fine è arrivata. Ha il volto tumefatto e putrido di Lord Albert, l'ultimo sguardo di Vypern, il sapore amaro di una vendetta tardiva.
Ho ritrovato i compagni a Noyes, di ritorno da Rigel, ed ho subito provato un forte senso di estraneità. C'è qualcosa di inedito, di complicato, tra di noi. Una sorta di pudore e di disagio, la consapevolezza che molte delle nostre strade si stanno per dividere, nonostante tutto quello che siamo stati, nonostante tutto quel che abbiamo condiviso in questi anni.
Resteremo amici, ma sarà tutto diverso. Non saremo più un "gruppo", uniti da uno scopo comune. Non ritroveremo mai più quell'assurda intimità, nè sperimenteremo insieme la paura, il dolore, la rabbia e la soddisfazione.
Quando ci ritroveremo tutti insieme, un giorno, sapremo parlare soltanto al passato.
Ha senso dircelo apertamente? Condividere ancora, per un'ultima volta, il senso di malinconia di questi giorni?
Non lo so.
Mi aggrappo al passato ansiosamente, ogni istante, ogni sguardo e ogni battuta che ci scambiano, in questi ultimi giorni nella foresteria di Noyes, mi addolora perchè ne percepisco la fugacità. Questa è l'ultima volta che sento Guelfo e Loic che bisticciano, è l'ultima volta che scorgo Solice arrossire per una battuta triviale dei miei cugini, è l'ultima volta per ogni dettaglio, per ogni sensazione.
Non vedo l'ora che tutto finisca, e questo lungo addio lasci il posto al "dopo".
Il dopo, ovvero ciò che sarà la nostra vita una volta che ce lo saremo detto, che l'avremo capito, accettato: non siamo più una cosa sola. Forse non lo siamo mai stati, ma per tre anni ci siamo illusi di esserlo.
Tre anni... tre anni sono pochi se li paragoni ad una vita intera, eppure sono durati un'eternità, ci hanno trasformati. Ma la cosa più incredibile è che adesso che si sono conclusi.... sembrano essere svaniti nel tempo di un sogno.
Fa un po' di tristezza, devo dire.
Lo so che l'energia tornerà presto, che arriveranno nuove emozioni e nuova condivisione. Diversa, inedita.
E poi ho prospettive belle e tanto desiderate davanti. C'è Lucius, e prima ancora il viaggio a Garak, e poi, e poi, e poi....
Ma intanto adesso è il momento dell'addio. Lento e sfumato, dai contorni poco precisi. E finchè questo addio non si sarà consumato non posso pensare ad altro, non so riversare altrove la mia passione.
Strano, eh? Forse la cosa più semplice è aspettare, scalare la montagna non tutta insieme, che sembra così ardua, ma un pezzettino alla volta, un appiglio alla volta, un chiodo alla volta. Forse questo addio che ora mi sembra così struggente sfumerà in fretta fino a trasformarsi soltanto in un dolce ricordo. E le nuove prospettive si apriranno davanti in tutto il loro splendore.
Sorridi, Julie.
Anche se in certi momenti ti senti triste, se ti assale la malinconia per ciò che è perduto, per l'atmosfera magica che non tornerà mai più. Sorridi e guarda avanti, poco a poco tutto troverà la sua strada.
Non era forse "Speranza" il mio soprannome? Mi è sempre piaciuto, e ora devo rendergli onore.
Ho ritrovato i compagni a Noyes, di ritorno da Rigel, ed ho subito provato un forte senso di estraneità. C'è qualcosa di inedito, di complicato, tra di noi. Una sorta di pudore e di disagio, la consapevolezza che molte delle nostre strade si stanno per dividere, nonostante tutto quello che siamo stati, nonostante tutto quel che abbiamo condiviso in questi anni.
Resteremo amici, ma sarà tutto diverso. Non saremo più un "gruppo", uniti da uno scopo comune. Non ritroveremo mai più quell'assurda intimità, nè sperimenteremo insieme la paura, il dolore, la rabbia e la soddisfazione.
Quando ci ritroveremo tutti insieme, un giorno, sapremo parlare soltanto al passato.
Ha senso dircelo apertamente? Condividere ancora, per un'ultima volta, il senso di malinconia di questi giorni?
Non lo so.
Mi aggrappo al passato ansiosamente, ogni istante, ogni sguardo e ogni battuta che ci scambiano, in questi ultimi giorni nella foresteria di Noyes, mi addolora perchè ne percepisco la fugacità. Questa è l'ultima volta che sento Guelfo e Loic che bisticciano, è l'ultima volta che scorgo Solice arrossire per una battuta triviale dei miei cugini, è l'ultima volta per ogni dettaglio, per ogni sensazione.
Non vedo l'ora che tutto finisca, e questo lungo addio lasci il posto al "dopo".
Il dopo, ovvero ciò che sarà la nostra vita una volta che ce lo saremo detto, che l'avremo capito, accettato: non siamo più una cosa sola. Forse non lo siamo mai stati, ma per tre anni ci siamo illusi di esserlo.
Tre anni... tre anni sono pochi se li paragoni ad una vita intera, eppure sono durati un'eternità, ci hanno trasformati. Ma la cosa più incredibile è che adesso che si sono conclusi.... sembrano essere svaniti nel tempo di un sogno.
Fa un po' di tristezza, devo dire.
Lo so che l'energia tornerà presto, che arriveranno nuove emozioni e nuova condivisione. Diversa, inedita.
E poi ho prospettive belle e tanto desiderate davanti. C'è Lucius, e prima ancora il viaggio a Garak, e poi, e poi, e poi....
Ma intanto adesso è il momento dell'addio. Lento e sfumato, dai contorni poco precisi. E finchè questo addio non si sarà consumato non posso pensare ad altro, non so riversare altrove la mia passione.
Strano, eh? Forse la cosa più semplice è aspettare, scalare la montagna non tutta insieme, che sembra così ardua, ma un pezzettino alla volta, un appiglio alla volta, un chiodo alla volta. Forse questo addio che ora mi sembra così struggente sfumerà in fretta fino a trasformarsi soltanto in un dolce ricordo. E le nuove prospettive si apriranno davanti in tutto il loro splendore.
Sorridi, Julie.
Anche se in certi momenti ti senti triste, se ti assale la malinconia per ciò che è perduto, per l'atmosfera magica che non tornerà mai più. Sorridi e guarda avanti, poco a poco tutto troverà la sua strada.
Non era forse "Speranza" il mio soprannome? Mi è sempre piaciuto, e ora devo rendergli onore.
1 gennaio 519
Martedì 3 Maggio 2011
La via stretta
Un giorno di pioggia, una tacca.
Un altro giorno di pioggia. Un'altra tacca.
Vorrei avere la saggezza di cento anni, come una pietra grigia che separa da sempre e per sempre le acque di un torrente.
Vorrei lungimiranza, sapienza, distacco.
Ma le gocce di pioggia che mi scivolano addosso sono nuove ogni volta, ed io vago come un uccellino alla ricerca della direzione giusta.
Piove e dico che non voglio mentire, che è la verità la strada giusta da percorrere.
Piove ancora e scelgo l'inganno. A fin di bene... scelgo di mentire.
"Spregiudicata".
Era un complimento, Woz? O forse stupore davanti alla mia incoerenza?
"Sono una persona di parola, io", mi ha detto Justin con disprezzo. "Non accetterò cibo da parte vostra, già mi avete ingannato una volta".
Eppure, caro Justin, se sei uscito da quella capanna senza che nessuno ti torcesse un capello, devi ringraziare me. Me e le mie bugie.
"Non sei credibile, è ridicolo!".
Non abbiamo ottenuto i loro cavalli, e ugualmente li abbiamo legati al caldo e al sicuro nella cascina, e non fuori esposti a lupi o peggio. Erano guardie oneste, o forse no. Chissà.
"Non sei brava a ricattare, si capisce che non sei pronta a mettere in pratica ciò che minacci".
... Già. Non sono pronta.
Ma sono spregiudicata. Spregiudicata o "troppo buona"?
E' un inverno così freddo e piovoso che non basta nemmeno la migliore coperta del mondo per scaldarmi. Il fuoco di Pyros arde nel cuore delle mie persone più care, ed io continuo a inventare frottole. Piove, una tacca. Una bugia, una tacca.
Dobbiamo percorrere la via larga o la via stretta?
A volte la via stretta è davvero... troppo stretta. E noi dobbiamo passare correndo, non abbiamo il tempo di grattare via lo sporco dalle pareti.
"Quindi sei una che non si fa gli affari suoi".
Certo, anche. Justin mi ha inquadrata ben bene.
Spregiudicata, non di parola, poco credibile... e che non si fa gli affari suoi.
Justin mi ricorda tanto Sir Juste. Due nomi che evocano la giustizia, due ragazzi che si appellano ad un onore formale, alla dignità data dal sangue, e che difendono contro ogni buon senso le proprie convinzioni nefaste. Cervelli lavati da Maestri cattivi.
Vorrei avere il distacco di cento anni per rispondere a persone del genere. Ma troppe gocce di pioggia mi dovranno scivolare sulla testa prima che io diventi così saggia, e che le ali dell'uccellino finalmente trovino un ramo quieto. Il tempo forse vola, ma io volo più veloce.
Un altro giorno di pioggia. Un'altra tacca.
Vorrei avere la saggezza di cento anni, come una pietra grigia che separa da sempre e per sempre le acque di un torrente.
Vorrei lungimiranza, sapienza, distacco.
Ma le gocce di pioggia che mi scivolano addosso sono nuove ogni volta, ed io vago come un uccellino alla ricerca della direzione giusta.
Piove e dico che non voglio mentire, che è la verità la strada giusta da percorrere.
Piove ancora e scelgo l'inganno. A fin di bene... scelgo di mentire.
"Spregiudicata".
Era un complimento, Woz? O forse stupore davanti alla mia incoerenza?
"Sono una persona di parola, io", mi ha detto Justin con disprezzo. "Non accetterò cibo da parte vostra, già mi avete ingannato una volta".
Eppure, caro Justin, se sei uscito da quella capanna senza che nessuno ti torcesse un capello, devi ringraziare me. Me e le mie bugie.
"Non sei credibile, è ridicolo!".
Non abbiamo ottenuto i loro cavalli, e ugualmente li abbiamo legati al caldo e al sicuro nella cascina, e non fuori esposti a lupi o peggio. Erano guardie oneste, o forse no. Chissà.
"Non sei brava a ricattare, si capisce che non sei pronta a mettere in pratica ciò che minacci".
... Già. Non sono pronta.
Ma sono spregiudicata. Spregiudicata o "troppo buona"?
E' un inverno così freddo e piovoso che non basta nemmeno la migliore coperta del mondo per scaldarmi. Il fuoco di Pyros arde nel cuore delle mie persone più care, ed io continuo a inventare frottole. Piove, una tacca. Una bugia, una tacca.
Dobbiamo percorrere la via larga o la via stretta?
A volte la via stretta è davvero... troppo stretta. E noi dobbiamo passare correndo, non abbiamo il tempo di grattare via lo sporco dalle pareti.
"Quindi sei una che non si fa gli affari suoi".
Certo, anche. Justin mi ha inquadrata ben bene.
Spregiudicata, non di parola, poco credibile... e che non si fa gli affari suoi.
Justin mi ricorda tanto Sir Juste. Due nomi che evocano la giustizia, due ragazzi che si appellano ad un onore formale, alla dignità data dal sangue, e che difendono contro ogni buon senso le proprie convinzioni nefaste. Cervelli lavati da Maestri cattivi.
Vorrei avere il distacco di cento anni per rispondere a persone del genere. Ma troppe gocce di pioggia mi dovranno scivolare sulla testa prima che io diventi così saggia, e che le ali dell'uccellino finalmente trovino un ramo quieto. Il tempo forse vola, ma io volo più veloce.
30 dicembre 518
Venerdì 15 Aprile 2011
davanti a una porta chiusa
ting.... ting...
Mi tremano le mani, accidenti. E c'è troppa poca luce... devo calmarmi perchè di questo passo ci metterò un'ora. Ma questo posto mi fa una paura terribile, fatico a concentrarmi...
Guelfo fino a ora ha avuto ragione, non abbiamo trovato "risvegliati" nel sotterraneo. E' tutto calmo e deserto, malsano e putrescente, ma non sembrano esserci minacce immediate. E poi... almeno qui non fa così freddo.
Non so cosa troveremo dietro questa porta, probabilmente niente di collegato alle nostre ricerche: a giudicare dalle ragnatele che la ricoprono, nessuno fa scattare questa serratura da molto tempo. Ma mi hanno chiesto di far cadere la chiave, per permettere a Woz di aprirla magicamente senza danneggiarla, e intendo mettercela tutta. Sarebbe un peccato danneggiarla, in effetti.
ting... ops...
E' una bella serratura, eh.
La porta in generale è ben fatta, anche i cardini, i rinforzi... ma soprattutto la serratura è un piccolo capolavoro. Non sono molti gli artigiani capaci di realizzare buone serrature, ci vuole precisione, molta pazienza ed esperienza. Infatti sono rare quelle fatte bene, e parecchio costose.
Quando ero a Loran avevo fatto amicizia con la figlia di un mastro ferraio che apparteneva al del Clan del Vulcano, che spesso scappava da casa per venire ad assistere ai nostri spettacoli. E' stata lei, Charlene, a spiegarmi i primi rudimenti riguardo le serrature, a farmi apprezzare i lavori ben fatti e a spiegarmi il funzionamento dei cilindri e dei tamburi.
Poi, col passare del tempo, ho approfondito un po' la questione insieme a tipi meno raccomandabili di lei, ma mi è rimasto un atteggiamento diverso rispetto a quello di un generico scassinatore, riguardo le serrature.
t-t-t-ting
Non sono soltanto aggeggi da scassare, ma meccanismi raffinati da rispettare e studiare. Una serratura dice molte cose. Ad esempio questa qui, che serviva a impedire l'accesso dal Monastero al sotterraneo in cui ci troviamo, lascia pensare che qui sotto venisse custodito qualcosa di importante. Probabilmente si tratta delle celle che abbiamo visto prima: potrebbe essere verosimile come serratura di una prigione, tutto sommato. Una prigione "vera", intendo.
clic clic... ting
C'è una cosa che non abbiamo guardato, ora che ci penso.
Non so se mi va di tornarci, in realtà non molto, anche se adesso inizio finalmente a calmarmi. Quel che non abbiamo controllato sono le catene del prigioniero.
Il povero ragazzo, diventato chissà che cosa... come si è liberato? Era incatenato al muro, e liberarsi da catene di metallo non è semplice. La cosa più semplice è che qualcuno abbia aperto i lucchetti. La più spettacolare è che lui sia riuscito in qualche modo a... spaccarli.
Non so, forse potrebbe essere interessante capirlo.
t-ting
Chiederò agli altri che ne pensano. Sono molto carichi, tutti quanti, specialmente Guelfo.
In realtà Guelfo mi preoccupa un po': da quando è quasi morto, a Delos, sembra animato da un fatalismo estremo. Non è solo coraggio. Eric, Loic, Woz... loro sono "coraggiosi". Riconoscono i rischi e decidono di affrontarli. Guelfo invece adesso è fatalista, incosciente, gioca con la morte e col pericolo a cuor leggero. O almeno, questa è l'impressione che mi dà. Non so se si consideri immortale, animato dal convincimento che essere sopravvissuto a cose così spaventose in passato lo protegga dalle cose spaventose del presente, o se ormai non glie ne importi più proprio niente della sua pelle. Certo è che anche stasera ha visto la morte in faccia... ed è ugualmente il più carico e spavaldo di tutti noi.
clic...
Quanto a me, io sono... un po' meno coraggiosa dei miei compagni, lo ammetto. E' come se tutte le cose brutte che abbiamo visto e combattuto in questi ultimi due anni abbiano colmato una "misura". Prima ero più confidente, mentre ora mi sento assediata dall'orrore, e il fatto di essercela cavata tante volte in passato mi fa solo temere che la nostra incredibile fortuna si possa a un certo punto esaurire. Ma dobbiamo andare avanti, è davvero troppo importante quello che stiamo facendo.
...
Mi fermo un attimo, riposo la mano.
Tutto tace nel sotterraneo, anche i miei compagni sono silenziosi. Stanchi, approfittano del momento di quiete per riprendere fiato. Possiamo non essere sempre d'accordo sul metodo, sulle scelte da percorrere, ma siamo tutti concordi sul senso di quel che dobbiamo fare. I nostri nemici sono veramente dei mostri. E non mi riferisco ai "risvegliati", come li chiamano Woz e Guelfo. Mi riferisco alle persone che ci stanno dietro. Amon, Vypern, il "Tre"... li dobbiamo proprio fermare, a tutti i costi.
E gli Dei ci aiuteranno, di questo sono sicura. Forza, al lavoro!
t-t-t-ttting!
Quando Guelfo ha letto il diario di quel disgraziato, c'è una cosa che mi ha molto colpita. La descrizione degli inquietanti "sorrisi" del prigioniero. Che mi hanno ricordato... un altro volto, un'altra vittima. Prigioniera per sempre della sua follia.
Ogni volta che sopraggiunge la stanchezza, il freddo, la paura... devo richiamare alla mente quel viso smunto e graffiato, i suoi occhi, l'odore triste di quella prigione di Nekkar.
Fermiamo questi maledetti bastardi e torniamocene a casa.
CLIC
Un passo alla volta, un piccolo gesto alla volta. E adesso far scivolare a terra questa chiave è ciò che posso fare per aiutare i miei più forti compagni a sconfiggere il nemico.
Adesso questa serratura mi asseconderà. L'ho studiata, l'ho capita. Tra poco, tra molto poco, un piccolo suono metallico mi risponderà, e avrò fatto la mia piccola parte.
ting.
Mi tremano le mani, accidenti. E c'è troppa poca luce... devo calmarmi perchè di questo passo ci metterò un'ora. Ma questo posto mi fa una paura terribile, fatico a concentrarmi...
Guelfo fino a ora ha avuto ragione, non abbiamo trovato "risvegliati" nel sotterraneo. E' tutto calmo e deserto, malsano e putrescente, ma non sembrano esserci minacce immediate. E poi... almeno qui non fa così freddo.
Non so cosa troveremo dietro questa porta, probabilmente niente di collegato alle nostre ricerche: a giudicare dalle ragnatele che la ricoprono, nessuno fa scattare questa serratura da molto tempo. Ma mi hanno chiesto di far cadere la chiave, per permettere a Woz di aprirla magicamente senza danneggiarla, e intendo mettercela tutta. Sarebbe un peccato danneggiarla, in effetti.
ting... ops...
E' una bella serratura, eh.
La porta in generale è ben fatta, anche i cardini, i rinforzi... ma soprattutto la serratura è un piccolo capolavoro. Non sono molti gli artigiani capaci di realizzare buone serrature, ci vuole precisione, molta pazienza ed esperienza. Infatti sono rare quelle fatte bene, e parecchio costose.
Quando ero a Loran avevo fatto amicizia con la figlia di un mastro ferraio che apparteneva al del Clan del Vulcano, che spesso scappava da casa per venire ad assistere ai nostri spettacoli. E' stata lei, Charlene, a spiegarmi i primi rudimenti riguardo le serrature, a farmi apprezzare i lavori ben fatti e a spiegarmi il funzionamento dei cilindri e dei tamburi.
Poi, col passare del tempo, ho approfondito un po' la questione insieme a tipi meno raccomandabili di lei, ma mi è rimasto un atteggiamento diverso rispetto a quello di un generico scassinatore, riguardo le serrature.
t-t-t-ting
Non sono soltanto aggeggi da scassare, ma meccanismi raffinati da rispettare e studiare. Una serratura dice molte cose. Ad esempio questa qui, che serviva a impedire l'accesso dal Monastero al sotterraneo in cui ci troviamo, lascia pensare che qui sotto venisse custodito qualcosa di importante. Probabilmente si tratta delle celle che abbiamo visto prima: potrebbe essere verosimile come serratura di una prigione, tutto sommato. Una prigione "vera", intendo.
clic clic... ting
C'è una cosa che non abbiamo guardato, ora che ci penso.
Non so se mi va di tornarci, in realtà non molto, anche se adesso inizio finalmente a calmarmi. Quel che non abbiamo controllato sono le catene del prigioniero.
Il povero ragazzo, diventato chissà che cosa... come si è liberato? Era incatenato al muro, e liberarsi da catene di metallo non è semplice. La cosa più semplice è che qualcuno abbia aperto i lucchetti. La più spettacolare è che lui sia riuscito in qualche modo a... spaccarli.
Non so, forse potrebbe essere interessante capirlo.
t-ting
Chiederò agli altri che ne pensano. Sono molto carichi, tutti quanti, specialmente Guelfo.
In realtà Guelfo mi preoccupa un po': da quando è quasi morto, a Delos, sembra animato da un fatalismo estremo. Non è solo coraggio. Eric, Loic, Woz... loro sono "coraggiosi". Riconoscono i rischi e decidono di affrontarli. Guelfo invece adesso è fatalista, incosciente, gioca con la morte e col pericolo a cuor leggero. O almeno, questa è l'impressione che mi dà. Non so se si consideri immortale, animato dal convincimento che essere sopravvissuto a cose così spaventose in passato lo protegga dalle cose spaventose del presente, o se ormai non glie ne importi più proprio niente della sua pelle. Certo è che anche stasera ha visto la morte in faccia... ed è ugualmente il più carico e spavaldo di tutti noi.
clic...
Quanto a me, io sono... un po' meno coraggiosa dei miei compagni, lo ammetto. E' come se tutte le cose brutte che abbiamo visto e combattuto in questi ultimi due anni abbiano colmato una "misura". Prima ero più confidente, mentre ora mi sento assediata dall'orrore, e il fatto di essercela cavata tante volte in passato mi fa solo temere che la nostra incredibile fortuna si possa a un certo punto esaurire. Ma dobbiamo andare avanti, è davvero troppo importante quello che stiamo facendo.
...
Mi fermo un attimo, riposo la mano.
Tutto tace nel sotterraneo, anche i miei compagni sono silenziosi. Stanchi, approfittano del momento di quiete per riprendere fiato. Possiamo non essere sempre d'accordo sul metodo, sulle scelte da percorrere, ma siamo tutti concordi sul senso di quel che dobbiamo fare. I nostri nemici sono veramente dei mostri. E non mi riferisco ai "risvegliati", come li chiamano Woz e Guelfo. Mi riferisco alle persone che ci stanno dietro. Amon, Vypern, il "Tre"... li dobbiamo proprio fermare, a tutti i costi.
E gli Dei ci aiuteranno, di questo sono sicura. Forza, al lavoro!
t-t-t-ttting!
Quando Guelfo ha letto il diario di quel disgraziato, c'è una cosa che mi ha molto colpita. La descrizione degli inquietanti "sorrisi" del prigioniero. Che mi hanno ricordato... un altro volto, un'altra vittima. Prigioniera per sempre della sua follia.
Ogni volta che sopraggiunge la stanchezza, il freddo, la paura... devo richiamare alla mente quel viso smunto e graffiato, i suoi occhi, l'odore triste di quella prigione di Nekkar.
Fermiamo questi maledetti bastardi e torniamocene a casa.
CLIC
Un passo alla volta, un piccolo gesto alla volta. E adesso far scivolare a terra questa chiave è ciò che posso fare per aiutare i miei più forti compagni a sconfiggere il nemico.
Adesso questa serratura mi asseconderà. L'ho studiata, l'ho capita. Tra poco, tra molto poco, un piccolo suono metallico mi risponderà, e avrò fatto la mia piccola parte.
ting.
30 novembre 518
Lunedì 14 Febbraio 2011
Il ritorno a casa.
Anticamente a Delos venivano composti dei poemi nei quali si raccontava il ritorno a casa degli eroi dopo una guerra, o dopo una rischiosa missione lontano dalla patria. Li chiamavano "Nostoi", i ritorni.
A pensarci bene il primo ad avermene fatto sentire qualche frammento musicato è stato proprio Spyros, quando ancora i sospetti sul suo conto erano lievi, ed ero tanto curiosa di conoscere canzoni e ballate deliote. In seguito, durante la convalescenza, ho avuto l'occasione di approfondire un pochino, e di alimentare il mio interesse.
"Ritornare a casa": non poteva esserci argomento più bello e struggente per me, in quel momento. E quei versi antichi, così eleganti e musicali nella lingua deliota che finalmente inizio a capire, hanno accompagnato passo passo il mio riorno verso nord, il mio piccolo, personale "Nostos".
La Julie che ha ripercorso la strada da Kastoria verso il Kieblach fin qui a Beid è una persona un po' diversa da quella che era alla fine dell'estate, quando ci imbarcammo in questa impresa.
Prima avevo paura che la missione fosse troppo difficile per noi, che fosse assurda la responsabilità che ci era stata assegnata. Seguivamo un'incomprensibile scia di sangue e di sacrilegi, in una corsa contro il tempo della quale conoscevamo troppo poco. Tutto quel che riuscivamo a scoprire erano nuove avversità, nuove montagne da scalare, pochissimi spiragli di luce.
Adesso è tutto finito: Marc Sand è morto e la minaccia scongiurata, persino Arlyn è in salvo. Un successo clamoroso, a conti fatti. Ma credo che ci porteremo dietro qualche cicatrice per un po' di tempo.
Il nostro "Ritorno" è partito da Kastoria.
Entrati trionfalmente con la Santa Reliquia di Aghios Agapithos, siamo usciti dalla città alla chetichella, in fretta, dopo un congedo veloce con l'Heresioptis.
Kastoria è una bella città: mi ci sono subito trovata bene. Era come se le sue strade, le sue piazze, rispondessero ad una logica che riuscivo a capire.
Non sono stati giorni semplici qui in città, abbiamo subito un agguato che ha portato alla morte di una povera madre di famiglia caduta nel tentativo di sfuggire all'incendio della sua casa, assistito a ingiustizie e rapimenti e verificato coi nostri occhi le collusioni tra la magistratura locale e la malavita.
Però Kastoria è una città che mi piace, che mi è piaciuta da subito, e che un po' rimpiangerò: la grande Chiesa Metropolita, il Monastero di Santo Pantaleimon, la chiesa dei Santi Protettori della Fede, finalmente libera dalle sue oscure presenze...
Quando però ci siamo allontanati dalla città, ormai fuori dalle mura lungo la Via Poldoriana, mi sono voltata ed è stata la Torre dell'Heresioptis ad attirare il mio sguardo.
La Torre dell'Heresioptis, nostra dimora per tanti giorni, svettava contro il cielo azzurro. Non è mai stato un luogo davvero accogliente, un riparo sereno. Dagli spifferi gelidi delle prime notti fino al sospetto che si faceva largo nei nostri cuori, non c'è mai stato autentico riposo tra le sue mura. E ora che finalmente abbandoniamo la sua protezione, ci rimane il rimpianto di non poter fare nulla per ottenere la verità: sono rimasti molti sospetti terribili, trame più grandi di noi su cui siamo riusciti a malapena a gettare uno sguardo.
Risalendo verso Nord, ci siamo lasciati per sempre alle spalle i villaggi di Ipsos e di Arta, e le campagne a Est di Kastoria.
Chissà se le ragazze fuggite dalle loro famiglie torneranno a casa, ora che si è scoperto dove si nascondono. L'Heresioptis farà il suo dovere? Manderà gente a intervenire, o tutto resterà così com'è?
Di certo nella locanda "L'Unica" non ci sarà più musica, ma silenzio.
Se penso al primo incontro con Spyros, e a tutto ciò che abbiamo saputo in seguito, mi viene molta tristezza. Avevano ragione gli altri e torto io, senza dubbio. Ho persino discusso con Solice, per colpa di quella sorsata dalla sua borraccia...
Di Spyros purtroppo non mi resterà il ricordo del bravo musicista, della sua voce e delle sue canzoni. Il ricordo che mi resterà di lui è quello di quando lo abbiamo incontrato presso il Tibur, ridicolo e peccaminoso, imbarazzato per essere stato scoperto insieme ai suoi patetici e blasfemi compagni.
C'è un altro ricordo in realtà, legato alla locanda L'Unica, che preferirei non sovrapporre a tutte le brutte cose successe in seguito, e conservare nella sua malinconica contraddittorietà: la prima festa da ballo.
Al Grillo Matto, tantissimo tempo fa, l'espressione di Bernard fu la stessa di quella di Ghiorghios. Niente parole e mille differenze, ma il ricordo, unito alla consapevolezza di una morte terribile di lì a pochi giorni, continua ad addolorarmi.
La tristezza si mischia al senso di colpa, e questa cicatrice mi rimarrà addosso quanto quelle provocate da quel ragno invisibile e dalle frecce avvelenate di Gil Palantir.
La via Poldoriana ci ha guidati verso Nord, verso Ananion e il luogo in cui ci scontrammo con Ingrmmir, e Guelfo ha rischiato così tremendamente di morire. Guelfo non ha detto niente, ma i suoi occhi parlavano per lui: non sono l'unica ad essere cambiata, durante questo viaggio.
Verso casa, e verso il Nord, il nostro Ritorno ha faticosamente raggiunto le Allston, una via dolorosa attraverso gli inutili delitti e sacrilegi compiuti da Micol Semeyr nel suo tentativo di attirare l'orrore su questa terra. Poldorion, le cappelle, i vecchi preti un po' rimbambiti che continuavano a confondermi con lei.
"Siate il più misericordiosi possibile con lei, quando la prenderete, perchè lei non è una persona malvagia come lascerebbero pensare le sue azioni".
Le ultime parole di Roland mi tornano in mente di continuo. Non è una persona malvagia. Non è una persona malvagia, eppure ha evocato quell'orribile creatura demoniaca. Non è una persona malvagia, eppure mi ha quasi uccisa, scagliandomi addosso un ragno invisibile assetato del mio sangue. Non è una persona malvagia: qualcuno lo dica per favore ai familiari delle ragazze che ha rapito e assassinato. Micol non è una persona malvagia.
Dovrei scrollare le spalle e prendere le parole di Roland come il delirio di un innamorato pronto a morire. Come mai non è così? Come mai pensare a lei mi mette addosso solamente tristezza, e non odio?
Micol Semeyr, la Julie cattiva, il mio riflesso oscuro nello specchio. La prima volta che l'ho vista è accaduto in sogno, e lei aveva il mio stesso viso. Quando ci siamo trovate faccia a faccia realmente il suo viso era diverso, ma lo sguardo l'ho riconosciuto.
Rammarico, ecco cosa c'era nei suoi occhi. Un profondo e disperato rammarico.
Passo dopo passo, siamo finalmente arrivati a varcare le Montagne ed abbiamo toccato la terra di Amer. E' stato persino strano sentire di nuovo le persone nelle locande e nei villaggi che parlavano nella mia lingua, dopo così tanto tempo.
E' stato come risvegliarsi da un sogno, e ritrovarsi in un mondo in cui le regole della natura funzionano normalmente. Non puoi più volare, il cielo è tornato azzurro e le due finestre di una stessa casa affacciano sullo stesso paesaggio.
Mi sembra passato un secolo, e nello stesso ho quasi l'impressione di non essere mai partita da qui.
I volti si fanno diafani e misteriosi. Quante persone non rivedrò più.
Torniamo vittoriosi e segnati, stanchi e delusi.
Un pezzetto del nostro animo lo abbiamo sotterrato per sempre in una terra imbevuta di sangue, di cui ci rimangono solo dolci poesie, che sembrano ancora più struggenti perchè cantate in una lingua tanto, tanto antica.
Addio Delos, addio montagne innevate. Addio.
La buona vecchia gongolando ascese
Nelle stanze superne, alla padrona
Per nunziar, ch’era il marito in casa.
A pensarci bene il primo ad avermene fatto sentire qualche frammento musicato è stato proprio Spyros, quando ancora i sospetti sul suo conto erano lievi, ed ero tanto curiosa di conoscere canzoni e ballate deliote. In seguito, durante la convalescenza, ho avuto l'occasione di approfondire un pochino, e di alimentare il mio interesse.
"Ritornare a casa": non poteva esserci argomento più bello e struggente per me, in quel momento. E quei versi antichi, così eleganti e musicali nella lingua deliota che finalmente inizio a capire, hanno accompagnato passo passo il mio riorno verso nord, il mio piccolo, personale "Nostos".
La Julie che ha ripercorso la strada da Kastoria verso il Kieblach fin qui a Beid è una persona un po' diversa da quella che era alla fine dell'estate, quando ci imbarcammo in questa impresa.
Prima avevo paura che la missione fosse troppo difficile per noi, che fosse assurda la responsabilità che ci era stata assegnata. Seguivamo un'incomprensibile scia di sangue e di sacrilegi, in una corsa contro il tempo della quale conoscevamo troppo poco. Tutto quel che riuscivamo a scoprire erano nuove avversità, nuove montagne da scalare, pochissimi spiragli di luce.
Adesso è tutto finito: Marc Sand è morto e la minaccia scongiurata, persino Arlyn è in salvo. Un successo clamoroso, a conti fatti. Ma credo che ci porteremo dietro qualche cicatrice per un po' di tempo.
Il nostro "Ritorno" è partito da Kastoria.
Entrati trionfalmente con la Santa Reliquia di Aghios Agapithos, siamo usciti dalla città alla chetichella, in fretta, dopo un congedo veloce con l'Heresioptis.
Kastoria è una bella città: mi ci sono subito trovata bene. Era come se le sue strade, le sue piazze, rispondessero ad una logica che riuscivo a capire.
Non sono stati giorni semplici qui in città, abbiamo subito un agguato che ha portato alla morte di una povera madre di famiglia caduta nel tentativo di sfuggire all'incendio della sua casa, assistito a ingiustizie e rapimenti e verificato coi nostri occhi le collusioni tra la magistratura locale e la malavita.
Però Kastoria è una città che mi piace, che mi è piaciuta da subito, e che un po' rimpiangerò: la grande Chiesa Metropolita, il Monastero di Santo Pantaleimon, la chiesa dei Santi Protettori della Fede, finalmente libera dalle sue oscure presenze...
Quando però ci siamo allontanati dalla città, ormai fuori dalle mura lungo la Via Poldoriana, mi sono voltata ed è stata la Torre dell'Heresioptis ad attirare il mio sguardo.
La Torre dell'Heresioptis, nostra dimora per tanti giorni, svettava contro il cielo azzurro. Non è mai stato un luogo davvero accogliente, un riparo sereno. Dagli spifferi gelidi delle prime notti fino al sospetto che si faceva largo nei nostri cuori, non c'è mai stato autentico riposo tra le sue mura. E ora che finalmente abbandoniamo la sua protezione, ci rimane il rimpianto di non poter fare nulla per ottenere la verità: sono rimasti molti sospetti terribili, trame più grandi di noi su cui siamo riusciti a malapena a gettare uno sguardo.
Risalendo verso Nord, ci siamo lasciati per sempre alle spalle i villaggi di Ipsos e di Arta, e le campagne a Est di Kastoria.
Chissà se le ragazze fuggite dalle loro famiglie torneranno a casa, ora che si è scoperto dove si nascondono. L'Heresioptis farà il suo dovere? Manderà gente a intervenire, o tutto resterà così com'è?
Di certo nella locanda "L'Unica" non ci sarà più musica, ma silenzio.
Se penso al primo incontro con Spyros, e a tutto ciò che abbiamo saputo in seguito, mi viene molta tristezza. Avevano ragione gli altri e torto io, senza dubbio. Ho persino discusso con Solice, per colpa di quella sorsata dalla sua borraccia...
Di Spyros purtroppo non mi resterà il ricordo del bravo musicista, della sua voce e delle sue canzoni. Il ricordo che mi resterà di lui è quello di quando lo abbiamo incontrato presso il Tibur, ridicolo e peccaminoso, imbarazzato per essere stato scoperto insieme ai suoi patetici e blasfemi compagni.
C'è un altro ricordo in realtà, legato alla locanda L'Unica, che preferirei non sovrapporre a tutte le brutte cose successe in seguito, e conservare nella sua malinconica contraddittorietà: la prima festa da ballo.
Al Grillo Matto, tantissimo tempo fa, l'espressione di Bernard fu la stessa di quella di Ghiorghios. Niente parole e mille differenze, ma il ricordo, unito alla consapevolezza di una morte terribile di lì a pochi giorni, continua ad addolorarmi.
La tristezza si mischia al senso di colpa, e questa cicatrice mi rimarrà addosso quanto quelle provocate da quel ragno invisibile e dalle frecce avvelenate di Gil Palantir.
La via Poldoriana ci ha guidati verso Nord, verso Ananion e il luogo in cui ci scontrammo con Ingrmmir, e Guelfo ha rischiato così tremendamente di morire. Guelfo non ha detto niente, ma i suoi occhi parlavano per lui: non sono l'unica ad essere cambiata, durante questo viaggio.
Verso casa, e verso il Nord, il nostro Ritorno ha faticosamente raggiunto le Allston, una via dolorosa attraverso gli inutili delitti e sacrilegi compiuti da Micol Semeyr nel suo tentativo di attirare l'orrore su questa terra. Poldorion, le cappelle, i vecchi preti un po' rimbambiti che continuavano a confondermi con lei.
"Siate il più misericordiosi possibile con lei, quando la prenderete, perchè lei non è una persona malvagia come lascerebbero pensare le sue azioni".
Le ultime parole di Roland mi tornano in mente di continuo. Non è una persona malvagia. Non è una persona malvagia, eppure ha evocato quell'orribile creatura demoniaca. Non è una persona malvagia, eppure mi ha quasi uccisa, scagliandomi addosso un ragno invisibile assetato del mio sangue. Non è una persona malvagia: qualcuno lo dica per favore ai familiari delle ragazze che ha rapito e assassinato. Micol non è una persona malvagia.
Dovrei scrollare le spalle e prendere le parole di Roland come il delirio di un innamorato pronto a morire. Come mai non è così? Come mai pensare a lei mi mette addosso solamente tristezza, e non odio?
Micol Semeyr, la Julie cattiva, il mio riflesso oscuro nello specchio. La prima volta che l'ho vista è accaduto in sogno, e lei aveva il mio stesso viso. Quando ci siamo trovate faccia a faccia realmente il suo viso era diverso, ma lo sguardo l'ho riconosciuto.
Rammarico, ecco cosa c'era nei suoi occhi. Un profondo e disperato rammarico.
Passo dopo passo, siamo finalmente arrivati a varcare le Montagne ed abbiamo toccato la terra di Amer. E' stato persino strano sentire di nuovo le persone nelle locande e nei villaggi che parlavano nella mia lingua, dopo così tanto tempo.
E' stato come risvegliarsi da un sogno, e ritrovarsi in un mondo in cui le regole della natura funzionano normalmente. Non puoi più volare, il cielo è tornato azzurro e le due finestre di una stessa casa affacciano sullo stesso paesaggio.
Mi sembra passato un secolo, e nello stesso ho quasi l'impressione di non essere mai partita da qui.
I volti si fanno diafani e misteriosi. Quante persone non rivedrò più.
Torniamo vittoriosi e segnati, stanchi e delusi.
Un pezzetto del nostro animo lo abbiamo sotterrato per sempre in una terra imbevuta di sangue, di cui ci rimangono solo dolci poesie, che sembrano ancora più struggenti perchè cantate in una lingua tanto, tanto antica.
Addio Delos, addio montagne innevate. Addio.
La buona vecchia gongolando ascese
Nelle stanze superne, alla padrona
Per nunziar, ch’era il marito in casa.
8 novembre 518
Domenica 30 Gennaio 2011
... con calma, quando torneremo a casa...
Ho sognato che stavo a Krandamer, al grande Palio, insieme a Lucius e a tutti i miei amici e compagni. Nell'allegria generale mi avvicino a un gruppo di cantori, e poi un altro gruppo, e altri ancora... e cantano tutti la stessa canzone. Questa canzone qui.
Non possiamo prenderlo, non possiamo ferirlo... ma possiamo fargli un bel dispetto, questo sì. Quando finalmente saremo tornati a casa.
Qui comincia l'avventura
di un messer senza paura
svelto abile e brutale
l'assassino imperiale.
Gil Palantir è il suo nome
ma chissà perchè e percome
se qualcuno lo conosce
si ritrova nelle angosce.
E' un bell'elfo tutto biondo
ma alle volte lo confondo
con un'elfa seducente
dal sorriso ambivalente.
Guai se ridi se lo vedi
perchè casca sempre in piedi
spara frecce col veleno
e scompare in un baleno.
Tibur è il più antico fiume
ma il peggiore malcostume
sguazza nella sua sorgente:
l'Heresioptis non fa niente.
Alte cariche imperiali
stanno in questi baccanali
con alcuni Dei pagani
e tanti tanti ciarlatani.
Gil Palantir l'assassino
li protegge per benino,
e il suo gioco preferito
è sparare a chi è sfinito.
Ecco Gil il gran cattivo
il migliore e più elusivo
elfo dell'Imperatore
che tra loro è intenditore.
Se Gil cade dalle scale
non si fa di certo male
perchè il ciuffo suo fluente
attutisce enormemente.
Quando Gil va al mercato
lascia tutto avvelenato
ammazzasette otto e nove
e giammai lui si commuove.
Perchè Gil non ha pietà,
non conosce la bontà
ha paura solamente
che si sappia che è un fetente.
Così dico chiaro e tondo
qua e là nel vasto mondo:
Gil Palantir, l'elfo biondo
ora certo è furibondo.
...ora sono troppo stanca, torno a dormire.
Non possiamo prenderlo, non possiamo ferirlo... ma possiamo fargli un bel dispetto, questo sì. Quando finalmente saremo tornati a casa.
Qui comincia l'avventura
di un messer senza paura
svelto abile e brutale
l'assassino imperiale.
Gil Palantir è il suo nome
ma chissà perchè e percome
se qualcuno lo conosce
si ritrova nelle angosce.
E' un bell'elfo tutto biondo
ma alle volte lo confondo
con un'elfa seducente
dal sorriso ambivalente.
Guai se ridi se lo vedi
perchè casca sempre in piedi
spara frecce col veleno
e scompare in un baleno.
Tibur è il più antico fiume
ma il peggiore malcostume
sguazza nella sua sorgente:
l'Heresioptis non fa niente.
Alte cariche imperiali
stanno in questi baccanali
con alcuni Dei pagani
e tanti tanti ciarlatani.
Gil Palantir l'assassino
li protegge per benino,
e il suo gioco preferito
è sparare a chi è sfinito.
Ecco Gil il gran cattivo
il migliore e più elusivo
elfo dell'Imperatore
che tra loro è intenditore.
Se Gil cade dalle scale
non si fa di certo male
perchè il ciuffo suo fluente
attutisce enormemente.
Quando Gil va al mercato
lascia tutto avvelenato
ammazzasette otto e nove
e giammai lui si commuove.
Perchè Gil non ha pietà,
non conosce la bontà
ha paura solamente
che si sappia che è un fetente.
Così dico chiaro e tondo
qua e là nel vasto mondo:
Gil Palantir, l'elfo biondo
ora certo è furibondo.
...ora sono troppo stanca, torno a dormire.
30 settembre 518
Mercoledì 13 Ottobre 2010
Notte silenziosa...
Locanda L'Unica, villaggio di Ipsos, notte del 30 settembre 518
La sera è quieta, il cielo limpido e pieno di stelle. La festa è finita, e dopo tanta musica resta solo il silenzio, la pace.
Ci accampiamo stancamente fuori dalla locanda, organizziamo i consueti turni di guardia, e attendiamo così, insieme, il mattino.
Anima mia
Non voglio il Paradiso stanotte
Ma giuro, per Shai-Hulud
Che ci andrai ugualmente
Ubbidendo al mio amore
Erano anni che non cantavo la "canzone del deserto", non ero neppure sicura di ricordare esattamente tutte le parole. Ciò nonostante mentre ero lì sul palco mi è tornata in mente, limpida come quando la cantavo con May a Krandamer.
E mentre ricordavo ogni nota, ogni parola di quella vecchia ballata, ho per qualche momento dimenticato tutto il resto: perchè siamo qui, cosa stiamo cercando... cosa sta accadendo stanotte.
Sì, perchè in questa notte così bella, sotto questo stesso cielo stellato, a poca distanza da Ipsos, Micol Semeyr e i suoi uomini stanno probabilmente compiendo qualcosa di tremendo e blasfemo. Noi lo sappiamo, sappiamo dove si nascondono e che è questa la notte, questo il momento perfetto per il loro rituale... ma non possiamo far nulla per fermarli.
Nulla.
Ascolto il silenzio e non riesco a dormire. Cerco inutilmente di estendere i miei sensi verso le montagne, di cogliere ogni minimo rumore trasportato dal vento, ansiosa di sapere, di capire cosa sta succedendo.
Ma tutto tace.
Parlami dei tuoi occhi
e ti parlerò del tuo cuore.
Micol Semeyr. Leggevi, studiavi quei volumi complicati, prendevi appunti e sottolineavi... e intanto per calmare il tuo cuore tormentato dal rimorso scarabocchiavi casette, fiorellini e ghirigori sulle pagine.
Perchè non ti fermi? Perchè quell'incertezza non trattiene la tua mano? Non uccidere, stanotte. Non uccidere nessuno. E non richiamare dagli Inferi altre creature mostruose. In fondo al tuo cuore non sei convinta nemmeno tu che sia la cosa giusta da fare. Ti prego, trova il coraggio di fermarti!
Parlami dei tuoi piedi
e ti parlerò delle tue mani.
E tu, Heresioptis, perchè alimenti l'ambiguità che ti circonda? Soltanto del potere ti interessa? Oppure credi davvero nell'incarico che ti è stato assegnato, di dare la caccia agli eretici? Eccoli, sono qui.
Sir Bruno da lontano, da Chalard, chissà se starà pensando a noi. Esagerava? Esagerava quando diceva che il nostro operato questa volta avrebbe alterato la storia, e che sulle nostre spalle ricade la responsabilità di salvare questo mondo?
Noi camminiamo, ci impegnamo, facciamo del nostro meglio.
Sarà abbastanza?
Parlami del tuo sonno
e ti parlerò del tuo risveglio.
La notte si fa sempre più silenziosa. I sogni inqueitanti, gli spettri e quell'uomo muflone non sono più tornati. Ogni sera prego, prima di addormentarmi, che Pyros mi protegga da simili visioni.
Il Santo Metropolita è riuscito a consacrare nuovamente la Chiesa dei Santi Difensori della Fede, forse adesso quelle ombre spaventose non torneranno più. Possiamo dormire sereni...?
Parlami dei tuoi desideri
e ti parlerò della tua sete.
No, non ne parlo. Non voglio nemmeno pronunciare quel nome, rievocare il suo volto pallido che ho lasciato a Laon, le nostre mani intrecciate, gli occhi profondi, complici e alleati. Voglio tenerlo fuori dalla mia mente, ho troppa paura che i nostri nemici sappiano attingere ai miei pensieri per ferirmi, per spaventarmi.
Non voglio pensare a lui, ho paura che così facendo lo metterei in pericolo... no, non voglio pensarci: voglio solo tornare presto a casa. E riabbracciarlo.
La sera è quieta, il cielo limpido e pieno di stelle. La festa è finita, e dopo tanta musica resta solo il silenzio, la pace.
Ci accampiamo stancamente fuori dalla locanda, organizziamo i consueti turni di guardia, e attendiamo così, insieme, il mattino.
Anima mia
Non voglio il Paradiso stanotte
Ma giuro, per Shai-Hulud
Che ci andrai ugualmente
Ubbidendo al mio amore
Erano anni che non cantavo la "canzone del deserto", non ero neppure sicura di ricordare esattamente tutte le parole. Ciò nonostante mentre ero lì sul palco mi è tornata in mente, limpida come quando la cantavo con May a Krandamer.
E mentre ricordavo ogni nota, ogni parola di quella vecchia ballata, ho per qualche momento dimenticato tutto il resto: perchè siamo qui, cosa stiamo cercando... cosa sta accadendo stanotte.
Sì, perchè in questa notte così bella, sotto questo stesso cielo stellato, a poca distanza da Ipsos, Micol Semeyr e i suoi uomini stanno probabilmente compiendo qualcosa di tremendo e blasfemo. Noi lo sappiamo, sappiamo dove si nascondono e che è questa la notte, questo il momento perfetto per il loro rituale... ma non possiamo far nulla per fermarli.
Nulla.
Ascolto il silenzio e non riesco a dormire. Cerco inutilmente di estendere i miei sensi verso le montagne, di cogliere ogni minimo rumore trasportato dal vento, ansiosa di sapere, di capire cosa sta succedendo.
Ma tutto tace.
Parlami dei tuoi occhi
e ti parlerò del tuo cuore.
Micol Semeyr. Leggevi, studiavi quei volumi complicati, prendevi appunti e sottolineavi... e intanto per calmare il tuo cuore tormentato dal rimorso scarabocchiavi casette, fiorellini e ghirigori sulle pagine.
Perchè non ti fermi? Perchè quell'incertezza non trattiene la tua mano? Non uccidere, stanotte. Non uccidere nessuno. E non richiamare dagli Inferi altre creature mostruose. In fondo al tuo cuore non sei convinta nemmeno tu che sia la cosa giusta da fare. Ti prego, trova il coraggio di fermarti!
Parlami dei tuoi piedi
e ti parlerò delle tue mani.
E tu, Heresioptis, perchè alimenti l'ambiguità che ti circonda? Soltanto del potere ti interessa? Oppure credi davvero nell'incarico che ti è stato assegnato, di dare la caccia agli eretici? Eccoli, sono qui.
Sir Bruno da lontano, da Chalard, chissà se starà pensando a noi. Esagerava? Esagerava quando diceva che il nostro operato questa volta avrebbe alterato la storia, e che sulle nostre spalle ricade la responsabilità di salvare questo mondo?
Noi camminiamo, ci impegnamo, facciamo del nostro meglio.
Sarà abbastanza?
Parlami del tuo sonno
e ti parlerò del tuo risveglio.
La notte si fa sempre più silenziosa. I sogni inqueitanti, gli spettri e quell'uomo muflone non sono più tornati. Ogni sera prego, prima di addormentarmi, che Pyros mi protegga da simili visioni.
Il Santo Metropolita è riuscito a consacrare nuovamente la Chiesa dei Santi Difensori della Fede, forse adesso quelle ombre spaventose non torneranno più. Possiamo dormire sereni...?
Parlami dei tuoi desideri
e ti parlerò della tua sete.
No, non ne parlo. Non voglio nemmeno pronunciare quel nome, rievocare il suo volto pallido che ho lasciato a Laon, le nostre mani intrecciate, gli occhi profondi, complici e alleati. Voglio tenerlo fuori dalla mia mente, ho troppa paura che i nostri nemici sappiano attingere ai miei pensieri per ferirmi, per spaventarmi.
Non voglio pensare a lui, ho paura che così facendo lo metterei in pericolo... no, non voglio pensarci: voglio solo tornare presto a casa. E riabbracciarlo.
28 settembre 518
Martedì 5 Ottobre 2010
Abbattimento e resistenza.
Hanno anche perso tempo ad acchiappare una cavalletta.
E' questa la cosa che mi fa più impressione.
Non soltanto sono riusciti a tenerci a bada, impedendoci di raggiungere le catacombe.
Non soltanto hanno attaccato contemporaneamente la foresteria di Santo Pantaleimon, rapito Arlyn e ferito gravemente Eugene.
No: hanno anche trovato il tempo di prepararci il pacchettino, la rosa bianca stropicciata, la cavalletta.
E' così fondamentale per loro demoralizzarci?
Sono i fatti a demoralizzarci, le ferite sanguinanti, gli insuccessi. Le occasioni perdute.
Eppure a loro non basta, vogliono spingere il coltello nella piaga, indugiare e ribadire la loro supremazia. Vogliono essere sicuri che abbasseremo la testa e non troveremo più la forza e il coraggio di rialzarla.
Perchè? La spiegazione più semplice è che vogliano togliersi la soddisfazione di umiliarci. Ma io non credo che sia tutto qui, non credo che questo basti a giustificare l'impazzimento di cercare una rosa bianca e una cavalletta, per giunta trovandosi in una città straniera, da ricercati.
Secondo me loro hanno ancora paura di noi. Hanno paura della nostra determinazione, del nostro coraggio, della nostra Fede. E' per questo che si impegnano tanto nel tentare di demoralizzarci.
Ed è per questo che non ci dobbiamo abbattere.
Perchè questa loro ostentazione di forza è in realtà indizio di debolezza. Perchè loro sanno, forse meglio ancora di noi, che se noi non perdiamo la speranza siamo ancora in grado di sconfiggerli.
Amici, teniamo duro, resistiamo.
E' questa la cosa che mi fa più impressione.
Non soltanto sono riusciti a tenerci a bada, impedendoci di raggiungere le catacombe.
Non soltanto hanno attaccato contemporaneamente la foresteria di Santo Pantaleimon, rapito Arlyn e ferito gravemente Eugene.
No: hanno anche trovato il tempo di prepararci il pacchettino, la rosa bianca stropicciata, la cavalletta.
E' così fondamentale per loro demoralizzarci?
Sono i fatti a demoralizzarci, le ferite sanguinanti, gli insuccessi. Le occasioni perdute.
Eppure a loro non basta, vogliono spingere il coltello nella piaga, indugiare e ribadire la loro supremazia. Vogliono essere sicuri che abbasseremo la testa e non troveremo più la forza e il coraggio di rialzarla.
Perchè? La spiegazione più semplice è che vogliano togliersi la soddisfazione di umiliarci. Ma io non credo che sia tutto qui, non credo che questo basti a giustificare l'impazzimento di cercare una rosa bianca e una cavalletta, per giunta trovandosi in una città straniera, da ricercati.
Secondo me loro hanno ancora paura di noi. Hanno paura della nostra determinazione, del nostro coraggio, della nostra Fede. E' per questo che si impegnano tanto nel tentare di demoralizzarci.
Ed è per questo che non ci dobbiamo abbattere.
Perchè questa loro ostentazione di forza è in realtà indizio di debolezza. Perchè loro sanno, forse meglio ancora di noi, che se noi non perdiamo la speranza siamo ancora in grado di sconfiggerli.
Amici, teniamo duro, resistiamo.
27 settembre 518
Sabato 25 Settembre 2010
Il cavallo morto
Riflessione tardiva mentre il primo dardo di balestra inizia a pioverci addosso.
Da quanto tempo appariva morto il cavallo sbranato dai cani? Ed era di colore bruno come quelli dei cavalieri di Micol Semeyr?
Mi tornano nella mente le parole frettolose del Logarco con cui mi dava ragione: "evidentemente quei cavalieri avevano provato a portare i cavalli".
Chi ci dice che invece quello non sia il più recente cavallo dell'eventuale messaggero che ha messo sul chi vive i nostri nemici? Magari inviato dallo stesso Logarco?
Aimè, non è questo il momento di farsi simili domande, speriamo bene!
Da quanto tempo appariva morto il cavallo sbranato dai cani? Ed era di colore bruno come quelli dei cavalieri di Micol Semeyr?
Mi tornano nella mente le parole frettolose del Logarco con cui mi dava ragione: "evidentemente quei cavalieri avevano provato a portare i cavalli".
Chi ci dice che invece quello non sia il più recente cavallo dell'eventuale messaggero che ha messo sul chi vive i nostri nemici? Magari inviato dallo stesso Logarco?
Aimè, non è questo il momento di farsi simili domande, speriamo bene!
23 settembre 518
Venerdì 24 Settembre 2010
Probabilmente non sono io la persona giusta per fare questi discorsi.
Non sono mai vissuta in una vera "famiglia", salvo nella prima infanzia, mai ferma in uno stesso luogo per più di qualche mese.
Mi si dirà che mi sento messa in mezzo, che ho bisogno di difendere me stessa, ed è per questo che sento il bisogno di fare queste riflessioni. E in fondo è persino possibile che in parte sia vero.
Dal villaggio di Arta, e dai villaggi vicini, sono sparite delle ragazze. Corrotte da qualche imbroglione che le ha incantate con bei discorsi e promesse, portate via, trascinate prima nel peccato e poi, almeno in un caso, ad una atroce e prematura morte.
La gravità di quel che è accaduto è indubbia, la colpa del corruttore, o dei corruttori, anche.
Quello che però sento di dover dire, per quanto forse sia come parlare al vento, o a me stessa, è che forse anche gli uomini di qui, la gente di questi paesini, dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Se inizi a considerare qualsiasi cosa, al di là della triste e silenziosa vita nei campi, come "peccato", diventa difficile mantenere il senso della prospettiva, delle proporzioni. Perdi completamente di credibilità. Se ascoltare la musica, cantare, divertirsi, è "peccato", è qualcosa di cui vergognarsi, allora tutto diventa peccato. E se tutto diventa peccato... come distinguere realmente il bene dal male?
...
E poi c'è la domanda, la domanda *vera*. La domanda che mi sta perseguitando.
Sarei fuggita anche io da Arta?
Me lo sono chiesta molte volte, in questi giorni. Mi sarei lasciata abbindolare dalle belle parole di qualche vagabondo che promette emozione, oppure avrei rifiutato ogni tentazione e sarei rimasta china sul telaio, silenziosa e rassegnata?
Le ho rispettate io, le regole, quando ho avuto la possibilità di scegliere?
Non tutte, onestamente. Non tutte.
Ho raccolto con le mie mani le ghirlande di fiori appassiti, gli abiti stracciati che abbiamo ritrovato in quelle grotte. E mentre sfioravo gli oggetti appartenuti a chi, per errore o impulsività, ha scelto di fuggire, ho sentito violentemente la mia vicinanza a quelle ragazze.
"Avresti potuto essere tu", sussurravano quei petali, quei lembi di stoffa umida. "Non saresti stata diversa da noi... da tutte noi..."
Come fantasmi, ombre, ricordi di esperienze che non ho avuto ma che ugualmente bussano alla porta della mia fantasia, dei miei sogni... così quelle voci mi incantano.
E' peccato anche questo fantasticare?
Se lo è, che gli Dei mi perdonino. E che abbiano pietà di tutte le ragazze che, come me, non hanno saputo chinare la testa e dire di no.
Non sono mai vissuta in una vera "famiglia", salvo nella prima infanzia, mai ferma in uno stesso luogo per più di qualche mese.
Mi si dirà che mi sento messa in mezzo, che ho bisogno di difendere me stessa, ed è per questo che sento il bisogno di fare queste riflessioni. E in fondo è persino possibile che in parte sia vero.
Dal villaggio di Arta, e dai villaggi vicini, sono sparite delle ragazze. Corrotte da qualche imbroglione che le ha incantate con bei discorsi e promesse, portate via, trascinate prima nel peccato e poi, almeno in un caso, ad una atroce e prematura morte.
La gravità di quel che è accaduto è indubbia, la colpa del corruttore, o dei corruttori, anche.
Quello che però sento di dover dire, per quanto forse sia come parlare al vento, o a me stessa, è che forse anche gli uomini di qui, la gente di questi paesini, dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Se inizi a considerare qualsiasi cosa, al di là della triste e silenziosa vita nei campi, come "peccato", diventa difficile mantenere il senso della prospettiva, delle proporzioni. Perdi completamente di credibilità. Se ascoltare la musica, cantare, divertirsi, è "peccato", è qualcosa di cui vergognarsi, allora tutto diventa peccato. E se tutto diventa peccato... come distinguere realmente il bene dal male?
...
E poi c'è la domanda, la domanda *vera*. La domanda che mi sta perseguitando.
Sarei fuggita anche io da Arta?
Me lo sono chiesta molte volte, in questi giorni. Mi sarei lasciata abbindolare dalle belle parole di qualche vagabondo che promette emozione, oppure avrei rifiutato ogni tentazione e sarei rimasta china sul telaio, silenziosa e rassegnata?
Le ho rispettate io, le regole, quando ho avuto la possibilità di scegliere?
Non tutte, onestamente. Non tutte.
Ho raccolto con le mie mani le ghirlande di fiori appassiti, gli abiti stracciati che abbiamo ritrovato in quelle grotte. E mentre sfioravo gli oggetti appartenuti a chi, per errore o impulsività, ha scelto di fuggire, ho sentito violentemente la mia vicinanza a quelle ragazze.
"Avresti potuto essere tu", sussurravano quei petali, quei lembi di stoffa umida. "Non saresti stata diversa da noi... da tutte noi..."
Come fantasmi, ombre, ricordi di esperienze che non ho avuto ma che ugualmente bussano alla porta della mia fantasia, dei miei sogni... così quelle voci mi incantano.
E' peccato anche questo fantasticare?
Se lo è, che gli Dei mi perdonino. E che abbiano pietà di tutte le ragazze che, come me, non hanno saputo chinare la testa e dire di no.
21 settembre 518
Giovedì 16 Settembre 2010
Nemici e amici.
Dunque, cerchiamo di fare un po' d'ordine, iniziando dai nostri nemici.
Ci sta Micol Semeyr, che a quanto sembra ha le idee poco chiare e va per tentativi. Dovrebbe avere in qualche modo il sostegno di Marc Sand, ma di lui nessuna notizia: s'è perso per strada? Di certo Micol si lascia dietro una vistosa scia di profanazioni, vandalismi e di morti.
Abbiamo ragione di credere che Micol abbia il sostegno della malavita locale, nella figura del "Tarraconese" e della sua banda.
Ci stanno i Klein, con il povero Serji trascinato qua con qualche raggiro e lo scopo di utilizzare quel ragazzo in qualche modo strano.
Sembra che i Klein abbiano, o debbano ricercare, l'appoggio di un eresiarca locale, che da anni si nasconde dalle parti di Kastoria.
Ci stanno i "mostri": Ingrmir, l'Uomo-Muflone e la presenza inquietante nella Chiesa dei Santi Protettori della Fede, che è probabile, a detta del Metropolita, che siano stati tirati in ballo dai tentativi imbranati di evocazione da parte di Micol Semeyr, e che adesso hanno deciso di mettersi in proprio.
I tre gruppi di nostri nemici tra di loro non si amano, questo è certo. I Klein e l'Ordine Nero sono in guerra, sia pure in modo un po' confuso, e i "mostri" non sono amici di nessuno. Per lo meno questa è una buona notizia, anche se è difficile attualmente capire come l'inimicizia dei nostri avversari possa in qualche modo aiutarci a fermarli... tutti quanti.
Passando ora a vedere chi siano i nostri amici, la situazione non è comunque troppo incoraggiante.
Abbiamo il Reverendissimo Metropolita, e su lui sono pronta a mettere entrambe le mani sul fuoco. Un uomo santo, e giusto, e di grande cuore.
Lui ci ha consigliato di operare il più possibile "in proprio", e di indagare nelle campagne. Ci ha anche promesso che proverà ad occuparsi personalmente della faccenda "mostri", grazie al sostegno delle preghiere della sua Diocesi.
Abbiamo l'Heresioptis, che è una figura invece piuttosto ambigua. Probabilmente gli interessa di più il suo prestigio politico che non la reale caccia agli eretici, ed i suoi metodi sono criticati dallo stesso Metropolita. A noi l'Heresioptis ci "serve" perchè è il braccio armato di cui teoricamente disponiamo, tant'è che ci ha messo a scorta tre angeli custodi. Ma c'è il dubbio se siano lì per proteggerci... o anche per sorvegliarci.
E non so perchè ma penso che l'elfo biondo assassino imperiale sia ospite proprio del nostro Heresioptis.
Abbiamo il Tassiarco, simpatico ubriacone gaudente. Lui ha uomini e mezzi, anche se probabilmente non troppo cervello. Probabilmente è una persona fidata, non vede l'ora di far bella figura davanti all'Heresioptis, e se non fosse per suo cugino già ci avrebbe messo a disposizione qualunque cosa.
Abbiamo Atanassios Corais, altro personaggio ambiguo, nemico dell'Heresioptis. Bisognerebbe capire veramente chi è e perchè tutti ce l'hanno con lui. E soprattutto capire che cosa sa, perchè è probabile che abbia informazioni segrete che potrebbero aiutarci a fare un po' di luce su come funzionano le cose qui.
Abbiamo Arlyn Farrell ed Eugene, che sanno ancor meno di noi che pesci prendere.
E' divertente vedere che proprio come i nostri avversari, anche i nostri potenziali alleati tra di loro non si possono sopportare.
La morale della favola è che qui a Delos... nessuno sopporta nessuno.
Facciamo come dice il Metropolita, l'unico completamente fidato, andiamo nelle campagne a indagare...
Ci sta Micol Semeyr, che a quanto sembra ha le idee poco chiare e va per tentativi. Dovrebbe avere in qualche modo il sostegno di Marc Sand, ma di lui nessuna notizia: s'è perso per strada? Di certo Micol si lascia dietro una vistosa scia di profanazioni, vandalismi e di morti.
Abbiamo ragione di credere che Micol abbia il sostegno della malavita locale, nella figura del "Tarraconese" e della sua banda.
Ci stanno i Klein, con il povero Serji trascinato qua con qualche raggiro e lo scopo di utilizzare quel ragazzo in qualche modo strano.
Sembra che i Klein abbiano, o debbano ricercare, l'appoggio di un eresiarca locale, che da anni si nasconde dalle parti di Kastoria.
Ci stanno i "mostri": Ingrmir, l'Uomo-Muflone e la presenza inquietante nella Chiesa dei Santi Protettori della Fede, che è probabile, a detta del Metropolita, che siano stati tirati in ballo dai tentativi imbranati di evocazione da parte di Micol Semeyr, e che adesso hanno deciso di mettersi in proprio.
I tre gruppi di nostri nemici tra di loro non si amano, questo è certo. I Klein e l'Ordine Nero sono in guerra, sia pure in modo un po' confuso, e i "mostri" non sono amici di nessuno. Per lo meno questa è una buona notizia, anche se è difficile attualmente capire come l'inimicizia dei nostri avversari possa in qualche modo aiutarci a fermarli... tutti quanti.
Passando ora a vedere chi siano i nostri amici, la situazione non è comunque troppo incoraggiante.
Abbiamo il Reverendissimo Metropolita, e su lui sono pronta a mettere entrambe le mani sul fuoco. Un uomo santo, e giusto, e di grande cuore.
Lui ci ha consigliato di operare il più possibile "in proprio", e di indagare nelle campagne. Ci ha anche promesso che proverà ad occuparsi personalmente della faccenda "mostri", grazie al sostegno delle preghiere della sua Diocesi.
Abbiamo l'Heresioptis, che è una figura invece piuttosto ambigua. Probabilmente gli interessa di più il suo prestigio politico che non la reale caccia agli eretici, ed i suoi metodi sono criticati dallo stesso Metropolita. A noi l'Heresioptis ci "serve" perchè è il braccio armato di cui teoricamente disponiamo, tant'è che ci ha messo a scorta tre angeli custodi. Ma c'è il dubbio se siano lì per proteggerci... o anche per sorvegliarci.
E non so perchè ma penso che l'elfo biondo assassino imperiale sia ospite proprio del nostro Heresioptis.
Abbiamo il Tassiarco, simpatico ubriacone gaudente. Lui ha uomini e mezzi, anche se probabilmente non troppo cervello. Probabilmente è una persona fidata, non vede l'ora di far bella figura davanti all'Heresioptis, e se non fosse per suo cugino già ci avrebbe messo a disposizione qualunque cosa.
Abbiamo Atanassios Corais, altro personaggio ambiguo, nemico dell'Heresioptis. Bisognerebbe capire veramente chi è e perchè tutti ce l'hanno con lui. E soprattutto capire che cosa sa, perchè è probabile che abbia informazioni segrete che potrebbero aiutarci a fare un po' di luce su come funzionano le cose qui.
Abbiamo Arlyn Farrell ed Eugene, che sanno ancor meno di noi che pesci prendere.
E' divertente vedere che proprio come i nostri avversari, anche i nostri potenziali alleati tra di loro non si possono sopportare.
La morale della favola è che qui a Delos... nessuno sopporta nessuno.
Facciamo come dice il Metropolita, l'unico completamente fidato, andiamo nelle campagne a indagare...
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