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Lucius Mahen
 
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21 gennaio 517
Martedì 5 Agosto 2014

Il bicchiere mezzo pieno



Avanziamo di notte, come un branco di lupi in cerca di preda. Quella che molti comandanti considerano una scelta suicida è per Ramsey il modo più efficace per sopravvivere in questi boschi infestati.

Nessuno conosce i Risvegliati come il Tenente. Chi pensa che tutto ciò che sappiamo su di loro si debba alle ricerche e alle teorie del vecchio stregone della Rocca si sbaglia di grosso. La quasi totalità delle nostre scoperte si regge sulle prove portate, sugli esemplari catturati e sui ragionamenti compiuti dal Tenente e dai suoi uomini. Per questo siamo qui adesso: di nuovo a Cantor, a lambire il fianco dell'occhio del ciclone.

"Ci siamo, gente. Quella è la collina dove faremo festa stanotte. Ali, controlla a ore tre: Vasq, coprila. Roy, Manu: portate i due nuovi a dare un'occhiata dall'altro lato. Gli altri con me, vediamo se è pulito e poi mettiamo a letto queste ragazzine".

Risate. Il morale è alto. Va tenuto alto, quando i Risvegliati colpiscono duro. Più picchiano duro e più lo devi alzare, proprio come la guardia. Se qualcuno pensa che ci arrenderemo non ha capito nulla. Abbiamo dato il sangue per questa terra, non saranno certo queste creature abominevoli a farci alzare i tacchi.

Avanzo nella boscaglia, con Vasq che mi segue senza emettere un fiato. Per quanto io possa andare veloce, lui lo è di più. Specie nel sottobosco. Quando c'è lui a guardarmi le spalle so che non ho bisogno di fermarmi e controllare: sono coperta, sempre. E' questa la forza del terzo plotone.

"Che ti pare?" gli chiedo, raggiunto uno spiazzo che reputo soddisfacente.

"Può andare. Non si vede il fiume, però".

Ci fermiamo qualche secondo a osservare la macchia nera sotto di noi. Un tempo questo bosco era un concerto notturno di grilli e cicale. Ora non più. I Kreepar mangiano di tutto, dalle formiche ai Risvegliati. Lo stregone della Rocca li ha definiti "super predatori". Quando Ramsey lo ha sentito si è fatto una risata: ad Angvard se li mangiano, ha aggiunto subito dopo. Allo stregone è toccato starsene zitto.

"Per me è pulito", dico dopo un pò. Vasq annuisce. Entrambi sappiamo dove guardare, cosa notare. Le punte degli alberi, i contorni spezzati delle ombre dei cespugli. "Il fiume, Ali", aggiunge poi.

Saliamo ancora. Ogni roccia che oltrepassiamo ci avvicina di più alla falce di luna calante. Mi tornano in testa i racconti di mia nonna: Ilmatar, la dea Kayah, i Primi Eroi. Sorrido al pensiero di cosa potrebbe dire se fosse ancora viva: in questo mondo di morte e abbandono siamo noi, i soldati, la cosa più simile agli Eroi.

Un colpo sordo rompe il silenzio della notte. Poi un altro. Poi un altro ancora. Passi? No, troppo poderosi. Guardo Vasq. Non piace neanche a lui. "Diamo un'occhio al fiume", mi ripete, "e poi dagli altri. Di corsa".

Raggiungiamo un'altra spianata. La linea sinuosa del Traunne si disegna inconfondibile innanzi a noi. Il ghiaccio e la neve riflettono la luce della luna da mille diverse angolazioni. L'effetto è tale che il fiume, benché ghiacciato, sembra muoversi lo stesso in una danza brillante. Intervallata da piccoli sassolini neri.

"Che ti pare?" Gli chiedo di nuovo. Stavolta la mia voce esce molto diversa.

"Non va bene, Ali. Non va bene per niente".

D'un tratto si volta verso gli alberi sopra di noi, flebilmente rischiarati dalla luna. Qualunque cosa sia, l'abbiamo sentita entrambi. L'anno scorso, di questi tempi, avremmo esclamato "chi sei?" o qualcosa del genere. Ma tante cose sono cambiate, da allora. Vasq incocca la freccia, inclina la testa, mira appena un istante, poi scocca. Un grido rauco e strozzato lacera l'aria.

"Andiamo", mi dice. Annuisco, precipitandomi verso il basso.

"L'hai colpito?" gli chiedo, mentre scendiamo.

"No", mi risponde. L'ha colpito, ma non in testa. "E' veloce", aggiunge poi.

Lo siamo anche noi. Continuiamo a correre, per quanto consentito dalla notte.

"E' uno di quelli..?", chiedo.

"Credo di si".

Scendiamo ancora: la montagna di notte è micidiale, non possiamo sbagliare nulla.

"Ce l'abbiamo?" chiedo appena vedo un punto che può andare.

"Ce l'abbiamo".

Rallentiamo fino a fermarci, poi scompariamo. Sguaino Ametista, poi nascondo la lama come mi ha insegnato il Tenente. I colpi sordi continuano incessanti. Un corno risuona nell'aria, in lontananza. Dev'essere quello del Sergente Rock. Non promette niente di buono. Deve farlo, ma in questo modo ne attirerà parecchi.

Ma non tutti.

Li sento avanzare, nella notte. Sono in due. Seguono il nostro odore, già pregustano il sapore del sangue. Cacciatori. Ecco perché Vasq ne ha mancato uno. Cosa ci fanno in questa zona? In due, poi...

Aspettiamo, poi aspettiamo ancora. Non possiamo sbagliare nulla, ora come non mai. "Aspetta immobile, in silenzio, finché non vedi il bianco dei loro occhi"... Non ancora. Non ancora.

Adesso.

Scattiamo all'unisono. Loro sono veloci, noi non siamo da meno. Sono venuti in cerca di prede, vediamo cosa sanno fare contro due cacciatori. Mentre affondo la punta di Ametista nelle carni del mio, ripenso alle parole dello stregone della Rocca: adesso vedremo chi è il ''super predatore'' di questa collina.

Anche Vasq va a segno. La faccenda si mette bene per noi. Con questi il primo sangue è fondamentale. Gestire il vantaggio, non concedere nulla, non commettere errori. Lo scontro è tutto dalla nostra. Quello di Vasq dura tre fendenti, il mio non supera il quarto. E neanche un maledetto graffio.

"Da Ramsey, adesso".

Mentre torniamo, il rumore è diventato frastuono. La collina è diventata viva sotto i nostri piedi. Risvegliati tra la boscaglia, sui rami degli alberi. Da dove arrivano? Dal cimitero? Queste dannate tombe vomitano morti da mesi. I nostri compagni stanno dando battaglia: il terzo combatte, il dodicesimo sta finendo di piantare a terra le torce. Nessuno sa farlo meglio di noi. Si marcia con Kayah, si combatte con Pyros, si vince con Dytros. Questa è la lezione che impartiremo anche stanotte.

Corro dal Tenente, mentre la spada torna nella mia mano. "Cacciatori sulla collina", esclamo a voce alta. "Meno due. Forse ce ne sono altri".

"Che vengano pure", mi risponde Ramsey mentre la testa di un Risvegliato crolla in frantumi ai suoi piedi. "Stanotte ne abbiamo per tutti". Morale alto, guardia in alto.

"Guarda in alto".

Mi volto verso Vasq. Lo sguardo cade sulle fronde degli alberi sulla collina. I colpi continuano, come dei magli poderosi. La terra trema.

"Vedo che l'avete controllata un gran bene, questa collina!" ci dice Garruk.

Stavolta, però, nessuno ride.

"Puliamo questo casino uno stronzo alla volta", tuona Ramsey. "A quello penseremo dopo".

Il Tenente ci chiede di fare quello che sappiamo fare meglio, e noi lo accontentiamo. I Risvegliati cadono ai nostri piedi, calpestati da altri Risvegliati che cadono ai nostri piedi. Calpestati da altri Risvegliati.

"Qui ce ne sono due con lo scudo!".

"Aaaarghhh!"

"Bear è stato ferito! Bear è stato ferito! Bear è stat..."

"Abbiamo capito! Guarda che non guarisce se lo ripeti!"

Il terzo e il dodicesimo plotone erano l'orgoglio della Rocca di Tramontana dai tempi della Guerra delle Lande. Hanno mantenuto il nome, la numerazione, il prestigio, e anche se gran parte del loro organico è cambiato, morto o non più in servizio attivo restano reparti di cui andare fieri. Alcuni, come Garruk e Ramsey, sono dentro fin da allora. Altri, come me e Vasq, sono arrivati dopo. E poi ci sono i nuovi, quelli che ci vengono assegnati quando qualcuno di noi crepa o si becca una brutta ferita: Garruk li chiama "i novellini". In ogni caso, siamo come una famiglia. Il Tenente ci ha scelti uno ad uno. Se siamo qui è perché lo meritiamo. Dobbiamo essere all'altezza del compito.

Anche quando il compito è impossibile.

Nonostante i nostri sforzi, ce ne sono ancora due o tre in piedi quando arriva quello grosso.

"Si batte la fiacca, eh?" tuona Ramsey, mentre si volta verso il limitare del bosco da cui proviene il casino. Morale alto, guardia in alto.

Guarda in alto.

Un albero scompare, come inghiottito dall'oscurità della foresta. Un altro lo segue di lì a poco, a meno di dieci metri da Ramsey. La foresta si spalanca dinanzi a noi, vomitando Risvegliati di ogni forma e dimensione. E su tutti, come un oscuro idolo pagano portato in processione dai suoi sacerdoti, sorge l'Abnorme più grande che io abbia mai visto.

In quel momento capisco che nessuno di noi ne uscirà vivo.

Abnormis Colossus - Immagine

Il Tenente è un uomo imponente, massiccio. Non ci sono molti soldati, ad Uryen, che possano vantare una corporatura come la sua. Eppure, quando la mole del gigante emerge dall'oscurità, sento una fitta al cuore: improvvisamente, tutto sembra ingiusto e profondamente sleale.

Scuoto la testa. Aidrich Ramsey è l'uomo che rende possibile l'impossibile. Ha sconfitto la Bestia dei Mirtilli, innumerevoli Nordri, moltissimi Risvegliati. E nessuno di noi dubita di lui, del suo coraggio o delle sue capacità. Se c'è un uomo che può trovare il modo di spezzare in due quel gigante, è lui.

E noi con lui.

"Cosa state aspettando? Alle lance! Alle corde! Alle travi!"

Ci muoviamo all'unisono, mettendo in pratica le strategie studiate e provate in mesi di duro addestramento. Il terzo e il dodicesimo, ancora una volta insieme. E se dev'essere l'ultima, che ne valga la pena. Uno difende, l'altro manovra. Il braccio e la mente. Siamo qui per questo, perché lo meritiamo, perché possiamo. Perché dobbiamo. E non importa se sembra impossibile, perché nostro è il compito di rendere possibile l'impossibile.

Ramsey evita il primo colpo, poi il secondo.

Il terzo lo assorbe lo scudo.

Il quarto si schianta su Roben, lasciandolo sul posto.

Il quinto colpisce ancora lo scudo del Tenente, strappandolo via.

Qualcuno di noi, dentro di sé, comincia a a pregare. Nessuno vuole pensarci, nessuno. Le urla di Garruk tengono tutti inchiodati al loro compito. Ciascuno di noi ha un lavoro da fare. Non possiamo permetterci di essere lenti o di commettere alcun errore.

Il sesto si abbatte su Jensen, colpendolo duramente alla gamba. Il settimo corregge il tiro. Penso a sua moglie, ai due figli piccoli. Alla figlia grande. Dannate bestie assassine.

L'ottavo è per il Tenente, ma trova soltanto l'aria. Tutti trattengono il fiato.

La foresta ruggisce di nuovo, vomitandocene addosso altri. "Giusto in tempo, cominciavo ad annoiarmi"! Urla Garruk roteando la sua ascia. Ramsey è troppo impegnato, tocca a lui. Morale alto, guardia in alto.

Guarda in alto.

Nessuno ha voglia di vederlo, eppure gli occhi di tutti si trovano lì, come se potessero in qualche modo alleviare l'impatto di quel colpo sovrumano. Un pezzo dell'armatura del Tenente rotola a terra insieme alla spada. Osservo la neve e maledico in silenzio il suo colore, se soltanto fosse nera potrei illudermi di più su cosa è accaduto. Del corpo nessuna traccia: lanciato via come un fuscello, inghiottito dagli alberi che brulicano di Risvegliati.

"Non statevene lì impalati! Abbiamo un lavoro da portare a termine!" Garruk ha ragione. Puliamo questa feccia uno stronzo alla volta. A quello penseremo dopo.

La danza continua. Facciamo tutto come ci ha insegnato il Tenente. Le lance, le corde, le torce, i nodi, le travi, gli uncini. Non possiamo sbagliare nulla. Non possiamo sprecare il tempo che quei nove colpi ci hanno regalato. Roben, Jensen, Ramsey. Teneteci la bara aperta, stiamo arrivando. Ma non prima che ci strappino la spada dal pugno, non finché potremo disporre di un rantolo di vita.

Non sbagliamo nulla. Siamo stati addestrati per questo. Spalla contro spalla, fino alla fine. Non meno di cinque di loro per ognuno di noi. Non un passo indietro, neppure di fronte all'apocalisse. Ve la faremo sudare, maledetti. Nessuno di noi ne uscirà vivo, ma non lo farete neanche voi.

Perdo la cognizione del tempo, scagliando ogni fendente come se fosse l'ultimo. Ametista danza nell'aria, rossa come un rubino, rischiando a ogni colpo di sfuggirmi di mano. Sento il braccio pesante, artigliate da tutte le parti, sempre più vicine al viso. Ancora uno, penso. Ancora uno, per il Tenente. Ancora uno e poi, se così dev'essere, così sia.

"Troncooo!"

L'urlo del dodicesimo squarcia le tenebre come un raggio di sole. Trattengo il fiato. Mi volto. Ed ecco che, di fronte ai miei occhi, si compie il miracolo. Il gigante, coperto di lance e di corde, barcolla su se stesso, collassa su un fianco.

E poi cade.

E' certo che nessuno di noi ha mai sentito un suono più bello.

Fino a quando Garruk non gli spacca la testa con la sua ascia.

Per un istante, tutto è silenzio.

Poi, all'unisono, iniziamo a urlare a squarciagola.

Il bosco si riempie delle nostre grida. Siamo circondati, il bosco intorno a noi è pieno di Risvegliati. Siamo stanchi, stremati, sfiniti. Tanto è il sangue di morte che abbiamo addosso, che molti di noi si ammaleranno in ogni caso. Ma siamo ancora vivi. Siamo vivi e il gigante Risvegliato è morto. Abbiamo vinto.

Garruk scoppia in una fragorosa risata, coperto dalla testa ai piedi da un liquido marrone. "Ma... può mai dirsi sangue, questo? A me sembra piuttosto merda! Guardatemi! Guardatemi, cazzo! Sono coperto di merda!"

Rido anch'io, con le lacrime agli occhi. Ridono, ridiamo tutti. Questo è il gruppo di Ramsey, il mio gruppo, il mio plotone: una famiglia, fino alla fine.

"Si, ma.. occhio che quella merda corrode. Lavatela via, prima che ti fotta l'armatura!"

Le urla e le risate cessano in un istante.

Il silenzio cala nella vallata, mentre lo sguardo di tutti si volge verso il limitare del bosco. Ramsey si trascina debolmente, tenendosi un braccio per tamponare uno squarcio che gli attraversa da parte a parte il torace.

Nessuno sa cosa dire. Nessuno osa sperare alcunché.

Garruk è il primo a parlare, scendendo con attenzione dalla carcassa della creatura. "Ben alzato, Tenente! Mentre voi battevate la fiacca i ragazzi qui hanno risolto il problema...".

Stavolta però nessuno ride. Vasq e Joden del dodicesimo corrono a sorreggerlo. Io non ce la faccio ad andare, quella ferita non la voglio vedere. Non da vicino. Ne ho già viste troppe.

Raggiungo un Risvegliato che si trascina debolmente a terra. Mentre lo elimino, li sento parlare.

"Non è grave come sembra: pensavate forse di esservi liberati di me?"

"Aspetta a parlare, Ram: vediamo come butta, prima. Lo sai anche tu come funziona...".

Lo sappiamo tutti.

Il lancio di una moneta, il tiro di un dado. Pari e dispari. E questo nella migliore delle ipotesi, se la ferita non si infetta, se non incontreremo altri abnormi, se riusciremo a tornare alla Rocca di Tramontana. Che ne sarà del terzo plotone, senza il suo Tenente?

Inutile pensarci ora: Ramsey cammina ancora, parla, dà ordini: gli uomini sono con lui, appesi alla speranza garantita dalle nostre stesse scoperte.

"Tenente... avete paura?" Chiede una recluta che proprio non riesce a tenerselo dentro. L'unica sopravvissuta, credo.

"Peter, vero?"

"Si, signore!"

"Peter, in queste situazioni... devi imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno".

"..."

"Altrimenti non andrai lontano".

"Si, signore!"

Morale alto, guardia in alto. Guardo in alto e Improvvisamente lo vedo, il nostro bicchiere mezzo pieno che brilla nell'oscurità. Qualcosa dentro di me ringrazia Peter e la sua domanda stupida. Ce la faremo, anche questa volta. Torneremo a casa, anche questa volta.

Poi lo sguardo si abbassa, notando qualcosa di strano sull'Altopiano del Tuono. Una luce vivida e brillante, come una torcia che brilla nel buio.

Ali Shark - Immagine 2

Sento Vasq che si avvicina: mi mette una mano sulla spalla. "Dobbiamo andare".

"E' Angvard quella, vero?" Conosco già la risposta, ma le parole mi escono lo stesso.

"Forse non è ciò che sembra. Ci penseremo".

Vasq ha ragione. Anche il Bulvark è dotato di trappole di fuoco. Ma farebbero questo effetto, viste da lontano?

Scuoto la testa. Ci penseremo. Adesso dobbiamo cercare di uscire vivi da questo posto.

Ali Shark - Immagine 1
scritto da Ali Shark , 12:52 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
21 gennaio 517
Domenica 27 Luglio 2014

Intoccabile



Brucia, bastardo! Brucia!

Annie Volvert e la Bestia del Ponte - Immagine

Sento il calore delle fiamme sul viso, osservo le lingue di fuoco che ricoprono il corpo dell'immondo essere che mi sovrasta. Brucia come merita ogni singolo Risvegliato, brucia come la Bestia che ti ha preceduto e come la sua progenie assassina. Brucia, soffri e poi muori. Continua pure a ignorarmi, se ti aggrada: resterò qui, in piedi davanti a te, a guardarti mentre ardi, a sorridere mentre crepi.

La bestia reagisce, come se leggesse nei miei pensieri. E' veloce, ma io di più. Non distrarti, Annie. Questo mostro è dannatamente veloce, quest'ultimo colpo ti ha quasi preso. Devi dare a Kailah un altro pò di tempo, devi...

Dannazione. DannaaaaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!

Volo.

Soltanto per pochi istanti, sufficienti a provare qualcosa di spaventoso, emozionante e innaturale. E' questo che prova una rondine? O un'aquila? O un prigioniero gettato giù dalle mura?

Atterro.

Nnggh!

Sbatto la schiena, le braccia, le gambe, la testa. Stupida, stupida. Perché ti sei fatta colpire? Rotolo tra i rami secchi, milioni di chiodi mi si conficcano in ogni dove. Milioni di graffi. I vestiti si riempiono di foglie, di rami, di neve. Se sopravviverò sarà grazie a quest'ultima: la sento ovunque, soffice e ovattata. Rotolo ancora, finisco impigliata tra i rami. Durerà poco, sento che non mi reggono. Non ho le forze per cadere come si deve. Mi aspettano due, forse tre metri di caduta. Un altro volo senza ali. Stupida, stupida.

Cado nel vuoto. Il corpo non risponde. Batto con la schiena. Il dolore è intenso, come se mi avessero spezzata in due. Annaspo, boccheggio, non riesco a respirare. I polmoni, chiamati al loro dovere, non rispondono. Non pervenuti. Per quanto ne so, al loro posto potrebbero esserci un mucchio di foglie e dei rami appuntiti.

Fruscii nel bosco, intorno a me. Sento una presenza che si avvicina rapidamente. Odore di morte, di putrefazione. Un Risvegliato che ha fiutato l'ennesima preda. Osservo il suo volto sopra il mio, sento i suoi artigli appena sotto il diaframma, pronti ad affondare nel tenero innesto dell'armatura. La sua bocca insanguinata si schiude lentamente. Osservo il sangue rappreso tra i denti marci e taglienti, i densi filamenti della sua bava infetta. Se una singola goccia di quella roba colasse sulle mie labbra, adesso, il mio destino si compirebbe nel giro di poche ore. Non penso affatto di essere immune. I denti si fanno più vicini, l'artiglio comincia lentamente a scavare. E' successo altre volte, ma la paura è sempre la stessa. Immensa, totale, assoluta. Troppa persino per piangere. Forse, per lui, non sono intoccabile. Di colpo sento mancare il controllo sulla vescica. Il bisogno di piangere aumenta insieme alla vergogna e all'umiliazione.

Poi mi riconosce, serra i denti e si ritrae. Lo sento mentre si allontana, il fetore si dilegua, l'aria pulita torna a riempire i miei polmoni. Singhiozzo, piango e rido allo stesso tempo: sono intoccabile.

"Si."

No. Questa voce.

Provo a sollevare la testa, senza riuscirci. Sento che è qui intorno, vicino a me. Ho paura. Ho tanta paura. Chiudo gli occhi. Capisco che è sopra di me.

"Annie".

"Vai via! Vai via!" Vorrei urlare, ma non ho fiato. I miei polmoni sono vuoti, spenti. Non riesco a respirare. Mi rannicchio come un verme. Cos'altro vuoi da me mostro, uccidimi e basta, facciamola finita.

"Annie".

D'un tratto, si volta verso qualcosa. Un rumore tra gli alberi.

"Sono in due!" sento gridare. E' una voce che conosco. La figura china su di me si alza lentamente, voltandosi verso i nuovi arrivati.

No. No. No. Non venite qui. Andate via. Andate via.

"Potete aiutarmi?"

No. Non credete a quello che dice. Non avvicinatevi. E' tutto inutile. Non mi esce un fiato, come quegli incubi in cui ti scopri muta. Vorrei che lo fosse, magari lo fosse: la mia realtà è oltre ogni incubo, ormai.

Osservo impotente, mentre uno di loro - Richard, credo che si chiami - si avvicina. La guarda con circospezione, ma non può sapere. Non può neppure immaginare. Sento che dice qualcosa. Provo ad alzarmi. Devo avvertirli, prima che...

"Non è un corpo. E' una ragazza. Ed è viva".

Mi puntello sulle braccia, cerco di tirarmi su. Forza, Annie. Puoi ancora...

"Vedete? E' ancora viva..."

"Fà silenzio", mormoro. Ma il suono che esce dalle mie labbra è quasi impercettibile.

Osservo impotente, mentre un Risvegliato viene attirato all'interno della radura. Richard e gli altri pensano che abbia intenzioni ostili nei confronti di quella che ai loro occhi è soltanto una ragazza indifesa. Come potrebbero pensare altrimenti? Come posso avvertirli prima che sia tardi? Per quanto mi sforzi, non riesco a urlare. Mi agito, ma l'oscurità mi rende quasi invisibile. Per quanto ne sanno potrei essere un Risvegliato anch'io.

Richard avanza davanti ai miei occhi brandendo la spada. Assisto impotente mentre il Risvegliato lo colpisce, gettandosi a peso morto contro di lui. Osservo Malcolm e Pax mentre tentano di aiutarlo. E in tutto questo osservo la vera bestia, il male in persona, mentre osserva impassibile la scena. Lo sguardo fisso, freddo, distaccato. Tutto, meno che umano. Potrebbe attaccarli, ucciderli in qualsiasi momento. Ma non lo fa, non ancora. Aspetta che abbiano la meglio sul Risvegliato, che si avvicinino di loro iniziativa. Quando lo fanno, provo ad avvertirli. "No", mormoro, "non venite qui. Andate via. Mettetevi in salvo, finché potete...".

Pax sembra riconoscermi. "Annie, che è successo? Che ci fai qui? Il campo...?" Si avvicina a me, mentre Malcolm si ferma a parlare con il mostro. Scuoto la testa.

"Andate!", esclamo con tutte le mie forze non appena Pax è davanti a me. "Andate via. Scappate, presto!"

Ma è tutto inutile. Pax non capisce, non può capire. Neanche quando il capriccio amorale del mostro decide che è giunto il momento di fare a pezzi Malcolm davanti ai nostri occhi.

"Stai scherzando? Non ti lascio qui". Poi si alza in piedi, affrontando a testa alta il suo destino.

E' inutile... Non posso salvarlo in alcun modo. Lo sento pronunciare quella che sarà la sua ultima frase. Chiudo gli occhi, ma non serve a molto. Sento il mostro mentre lo fa a pezzi. Sento il mostro mentre si muove. Sento il mostro mentre si accinge a pascersi delle sue prede.Entrambi possiamo sentire gli echi della battaglia in lontananza, entrambi sappiamo che non verrà nessuno. Ha tutto il tempo del mondo. Gli altri non troveranno neppure le ossa. Mi tappo le orecchie, cieca e sorda come negli incubi peggiori. E ancora la mia realtà me li fa rimpiangere, quando inizio a sentire l'odore della sua bava disgustosa, poi quello della carne bruciata. La carne dei miei compagni. Sento il mio corpo che tossisce furiosamente, invaso da conati da cui esce soltanto aria.

La testa mi scoppia, l'odore nauseabondo scava nella mia memoria facendo riaffiorare ricordi che vorrei dimenticare. Holov, la prigione, la casa di Mirai. Quella notte maledetta. Il terrore, l'umiliazione e il dolore atroce. Prego gli Dei di farmi morire qui, distesa sulla neve, a pochi chilometri da dove sono nata, da umana e non da Risvegliata. Singhiozzo, piango e rido al tempo stesso, perché non so pregare. Perché non voglio pregare. Perché non riesco a persuadermi che un dio benefico e onnipotente abbia potuto creare tutto questo o farlo accadere, scegliendo volutamente di non intervenire. Andate a fanculo maledetti, fulminatemi adesso e facciamola finita.

Poi, finalmente, perdo i sensi.

Annie Volvert sul Traunne -  Immagine
scritto da Annie Volvert , 02:03 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
21 gennaio 517
Mercoledì 16 Luglio 2014

Il fianco destro del fronte



La notte è buia, la luce della luna insufficiente. Se non fosse per la torcia di Malcolm non riusciremmo a vedere granché. Tremo al pensiero che questi Risvegliati, così come li chiamano tutti, riescano a vederci molto meglio di noi. Ma il Sergente Rock ci ha dato una missione, e spetta a noi portarla a termine.

Luna Calante - Immagine

Malcolm dice che un Risvegliato non è poi più pericoloso di un Nordro: entrambi non parlano la tua lingua e vogliono farti a pezzi. Anzi, c'è chi dice che i Nordri siano peggio perché sono più veloci. Per me non è così. Non c'è niente di più spaventoso che avere a che fare con un Risvegliato, sentire la sua puzza disgustosa, i suoi lamenti osceni. E mentre ti trovi a guardare gli occhi spenti di quella carcassa disumana non puoi fare a meno di pensare che un giorno era un povero cristo, magari un soldato come noi. Che compito ingrato che ci è toccato. Giusto qualche giorno fa, alla Rocca, Malcolm diceva che a quelli che sono venuti prima di noi, che hanno combattuto la guerra delle lande e tutte le altre guerre, è senz'altro andata meglio. Finché non è arrivato un soldato che gli ha ricordato che la maggior parte di loro si sono Risvegliati. Lo scudo di alcuni di loro lascia pochi dubbi in proposito: soldati contro soldati, e chi non è già morto rischia di diventarlo presto.

Abnormis Armiger - Immagine

"Fate piano", esclama Richard. "Credo di aver visto qualcosa".

Un bravo soldato, Richard. Per il momento è solo un soldato scelto, ma si capisce che ha ottime possibilità di carriera. Soltanto poche ore fa, al campo, è stato eccezionale ed è riuscito ad avere la meglio su due di loro. Al tempo stesso non è uno che si vanta dei suoi risultati, e questo mi piace molto.

Malcolm ed io lo seguiamo, mentre avanza lentamente nella boscaglia. Eccone uno, proprio davanti a noi. Richard ci fa un segno eloquente con la mano: sappiamo che erano in tre, occhi aperti, non facciamoci fregare.

Il Risvegliato non ci mette molto a fiutare la nostra presenza: a quanto pare è uno di quelli armati fino ai denti che ancora ricordano come usare la spada. Per nostra fortuna, il tempo non è stato clemente con la sua: dubito che quell'ammasso di ruggine riuscirà a perforare una delle nostre armature.

Richard rompe gli indugi: "Per il burgravio di Uryen!" tuona, mentre si avventa sull'abnorme. "Per la Rocca di Tramontana!" gli faccio eco, avvicinandomi da un'altra direzione, seguito da Malcolm. Lo affrontiamo in tre contro uno: ed è una fortuna, perché questo Risvegliato scalcia come un mulo. Grande è la soddisfazione quando uno dei miei fendenti lo coglie di sorpresa, incuneandosi sotto la gorgiera dell'elmo e frantumandogli il cranio.

"Bel colpo, Pax!" esclama Richard. "Il tuo primo abnorme, se non erro". Il primo o forse il secondo, penso: dipende se quei brocchi con l'armatura contavano come tali. Ma in fin dei conti cambia poco. Un Risvegliato è un Risvegliato: che sia abnorme oppure no, quello che dobbiamo fare con lui non cambia di una virgola.

D'un tratto la soddisfazione è portata via dal suono secco di un albero che si schianta. Venti, forse trenta metri alle nostre spalle, dove abbiamo lasciato Rock e gli altri. Sentiamo la voce del Sergente, gli ordini che impartisce ai soldati che sono rimasti con lui. Li ho conosciuti da poco, ma ricordo già bene i loro nomi. Bohemond, Jude, Annie, Kailah. Quest'ultima l'ho anche votata qualche settimana fa. Spero che non muoia, mi sta simpatica: a quanto ne so non è neppure della zona, ma è venuta lo stesso a combattere con noi.

"Non preoccupatevi del Sergente Rock, lui sa cavarsela: vediamo di fare lo stesso. Ne mancano ancora due. Annuisco a Richard e mi affianco a lui: prima li troviamo, prima possiamo tornare dagli altri.

"Attenti!" esclama Malcolm. "Sopra di noi!"

L'avvertimento si rivela provvidenziale. Richard rotola via d'istinto, evitando per un soffio l'impatto di una sagoma scura che cade letteralmente giù dal cielo. "Eccone un altro!", urla Malcolm roteando la spada e preparandosi a colpire.

Quello che accade dopo mi fa accapponare la pelle: il Risvegliato solleva una mano, bloccando a mezz'aria la spada di Malcolm grazie a un grappolo di artigli che non avevo mai visto prima. Subito dopo, con l'altra mano, affonda all'indirizzo del ventre attraverso l'unico punto non coperto dallo scudo. Malcolm balza all'indietro, l'armatura sembra riuscire a fare il resto. Non lo ha preso. "Fate attenzione", ci dice tossendo, "lo stronzo ha buoni riflessi".

Abnormis Interfector - Immagine

Faccio un sospiro di sollievo, mentre mi accingo a sfruttare il momento. La mia spada non riesce a raggiungerlo, lo scudo mi salva da un'artigliata al viso. Questa bestia è un osso duro. Toglierlo di mezzo da solo non sarà facile, ma devo guadagnare tempo per far rialzare i miei compagni. Finto al corpo, lo sorprendo alla gamba: salta all'indietro. Faccio per inseguirlo, ma Richard mi ferma: "Non avere fretta, Pax. Facciamolo insieme, come prima". Giusto. Senza fretta. Insieme. Io e Richard ci affianchiamo, aspettandolo con lo scudo alzato, mentre Malcolm si prepara a prenderlo di sorpresa da un lato. Non siamo soli, in questa foresta di Risvegliati. A pochi metri, dietro di noi, sentiamo gli ordini di Rock e le grida dei nostri compagni che stanno combattendo la battaglia della loro vita. Noi non saremo da meno.

D'un tratto, la creatura spicca un balzo poderoso all'indirizzo di Richard. Sento il rumore dello scudo che si schianta, simile a quello di un'esplosione. Guardo Richard, aspettandomi il peggio: grande è la mia sorpresa quando lo vedo sorridere.

"Bel tentativo... ma ti è andata male!" Richard abbandona la spada, afferrando lo scudo con entrambe le mani: il Risvegliato tenta invano di divincolarsi, i suoi artigli restano saldamente conficcati nell'umbone ormai distrutto. "Fatelo a pezzi!"

Io e Malcolm non ce lo facciamo dire due volte: la testa del Risvegliato si schianta sotto alle nostre spade come un melone maturo.

"E sono due!", esclama Richard. "Ne manca..."

D'un tratto qualcosa colpisce con uno schianto gli alberi appena sopra di noi. "Eccolo!" grida Malcolm, indicando un gruppo di rami.

"Attenti, potrebbero essercene degli altri. Questo sembra arrivato adesso".

Ci avviciniamo con circospezione. Il nuovo arrivato si muove appena, come se il forte impatto lo avesse stordito in qualche modo. Poi, dopo qualche secondo, perde l'equilibrio e cade a terra, scomparendo dietro un gruppo di cespugli.

"Forse ci ha detto bene", esclama Malcolm. "Magari ha sbattuto la testa sul tronco dove è atterrato".

"Adesso lo scopriremo. Ma teniamo gli occhi aperti,sono certo che ne manca ancora uno diverso dal nuovo arrivato".

Avanziamo nella boscaglia in direzione dei cespugli. Io sono il primo a scorgere qualcosa. Una sagoma, china su un'altra sagoma.

"Sono in due!" esclamo. Malcolm avvicina la torcia. Con nostra grande sorpresa, sembrano tutto fuorché Risvegliati.

"Potete aiutarmi?" chiede la sagoma in piedi. La voce è indubbiamente femminile. Man mano che la luce di Malcolm la illumina, ci rendiamo conto che si tratta di una donna avvolta in una specie di mantella.

Donna nella foresta di notte - Immagine (Blog)

Io e Malcolm guardiamo Richard, che sembra perplesso quanto noi. "Milady, il bosco è molto pericoloso. Allontanatevi subito da quel corpo".

La donna scuote la testa. "Non è un corpo", dice poi. "E' una ragazza, ed è viva".

D'un tratto, la sagoma a terra ha un sussulto. La guardiamo mentre prova a sollevarsi, puntellandosi sulle braccia.

"Vedete? E' ancora viva..."

Richard avanza di qualche passo, tenendo la spada puntata. "Mi hai sentito? Chiunque tu sia, allontanati subito da lì. Sei stata morsa?"

La donna scuote la testa. Ma non accenna a venire nella nostra direzione.

Malcolm si avvicina a Richard. "Mi sa che è impazzita, o paralizzata dalla paura. Che facciamo?"

Richard fa per rispondere, ma non fa in tempo: una terza sagoma, alle spalle della ragazza, si palesa nell'oscurità. Richard scatta in avanti, levando la spada in direzione della minaccia. "Scansati!" urla alla ragazza, gettandola a terra con una spinta. Appena in tempo. Il Risvegliato dietro di lei ghermisce l'aria con uno dei suoi artigli, poi sferra un'altro colpo, stavolta in direzione di Richard. Che alza prontamente il braccio sinistro.

Ma senza più avere alcuno scudo.

Gli artigli della creatura squarciano l'armatura: Richard urla di dolore. Io e Malcolm balziamo in avanti per aiutarlo, ma non prima che il Risvegliato possa sferrare un'altro attacco. Stavolta con la mano dominante.

Richard cade all'indietro, sovrastato dal peso e dalla forza della creatura. Io e Malcolm facciamo del nostro meglio per scrollarglielo di dosso, colpendolo entrambi alla schiena. "Mollalo, stronzo!" urla Malcolm. Ma è tutto inutile. Resta lì, come una mosca intrappolata nel miele, mentre continuiamo a colpirlo con tutta la nostra forza. E ognuno dei nostri colpi è intervallato dal suono freddo degli artigli sull'armatura e dalle urla di Richard.

Sono soltanto pochi istanti, ma sembrano un'eternità. E quando finalmente Malcolm riesce a colpire con un fendente pieno quella testa piccola e sfuggente, staccandola dal collo e mandandola in mezzo ai cespugli, sappiamo entrambi che per Richard non c'è purtroppo più nulla da fare.

"C... ch...chhh..."

"Non parlare. Risparmia le forze".

"G.. ghhh... gghg..."

"Tieni duro. Adesso ti riportiamo al campo".

Malcolm ha ragione: dobbiamo tornare. Se c'è anche solo una piccola possibilità che non sia infetto, dobbiamo coglierla. Mi volto per in direzione della ragazza, e mi accorgo che è in piedi, davanti a noi. A quanto pare lo spettacolo non le ha fatto né caldo né freddo. Malcolm ha ragione, dev'essere in stato confusionale.

"Quest'uomo ha dato la vita per te", le dico. "Fai in modo che.."

"Mi. Ha. Toccato".

".. Come, scusa?"

"Mi. Ha. Toccato. E. Mi. Ha. Gettato. In. Terra".

Poveretta, neanche si rende conto. Scemo io a cercare di dialogarci. Osservo l'altra sagoma, che continua ad avvicinarsi. Soltanto adesso noto che ha la mia stessa armatura. Un soldato di Uryen, una... ragazza. Aspetta... Annie?

"No... Andate... in salvo..."

Corro verso di lei. "Annie, che è successo? Che ci fai qui? Il campo...?"

Mi guarda con gli occhi sgranati e il viso solcato dalle lacrime.

"Andate... Andate via! Scappate, presto!"

Sembra sconvolta. Vorrebbe urlare a squarciagola ma la sua voce è flebile, poco più forte di un rantolo. Deve aver battuto la schiena cadendo.

"Malcolm, vieni qui, presto: è una dei nostr..."

Di colpo l'aria intorno a me si riempie di un suono simile a quello di una coperta che si strappa.

"Malcolm?"

Sollevo lo sguardo, incredulo. Vedo Malcolm che si porta le mani sull'elmo slacciato, mentre una linea rossa si disegna lungo il suo collo. Poi, con un rumore sordo, la testa, il corpo e l'avambraccio cadono a terra insieme. In piedi, di fronte a lui...

No, non... non è possibile.

"Nooooo! Nooooo!" Annie continua a urlare, di fianco a me. "Scappa! scappa!".

"Stai scherzando? Non ti lascio qui".

Scuote la testa, disperata. Fa di tutto per protestare. Fatica sprecata, ho preso la mia decisione. Non lascerò indietro nessuno. Se devo morire, almeno non morirò da vigliacco.

Raccolgo la spada e la punto verso quella... cosa... che ha ucciso Malcolm e che si accinge a voltarsi verso di me. Osservo quelle appendici mortali, lunghe e sottili, che ha al posto delle braccia. Nere e lucide come la pece. Sembrano le zampe... no, le chele di un insetto.

"Fatti sotto", esclamo. "Potrebbe anche non andare come pensi".

Ed è l'ultima cosa che dico.

Vaalafor - Immagine
scritto da Pax Hadel , 04:17 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
22 novembre 516
Martedì 15 Aprile 2014

Di nuovo sulla breccia

Avrei voluto essere in prima linea, come è mio solito.
Ma con Stefen moribondo non era un lusso che potevo permettermi.
Almeno non fino a quando non fosse stato assolutamente necessario.
Sono l'unico a essere stato prima su di una barca, l'unico a poterla pilotare al buio in queste acque.
Se crepo io, crepano tutti.

Comunque, sembra essere fatta.
Sulla riuscita della missione ci avrei scommesso.
Non avrei scommesso sul portare la pelle a casa, invece.
Meglio così.

Adesso però mi tocca pagare un giro alle Case della Gioia.
Per fortuna non a tutti.
Stefen lo vedo sulla buona strada per ricevere un'onorificenza alla memoria, che del resto è l'unico tipo di onorificenza a cui potrà mai aspirare uno come lui.
Il mezzo prete penso proprio che passerà, e credo anche la ragazza.
Quindi me la caverò con poco.

scritto da Kain Werber , 11:23 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
10 novembre 516
Sabato 22 Marzo 2014

Incidenti di percorso

Ricominciamo, mi dice.

Come sei entrato?

Glielo ripeto per l'ennesima volta: attiro poco l'attenzione, i suoi uomini non sono gli stessi di una volta. E' una mezza verità, in fondo. Questo villaggio la guerra l'ha vista poco, ma gli elementi migliori ci sono comunque andati a rimettere le penne. Che poi è il motivo per il quale adesso comanda lui.

Zodd mi ride in faccia, poi annuisce a uno dei suoi scagnozzi. Chiudo gli occhi mentre l'ennesimo sganassone mi colpisce al volto.

Vuoi perdere qualche dente? Guarda che lo so che sei un Mago. O pensi che sia stronzo?

Certo che lo penso. Sarebbe capace di buttarmi giù dalla montagna pur di tenere il punto. Il problema è che lo farebbe anche se gli raccontassi come sono entrato davvero, quindi dovrò fare in modo di essere convincente e sperare in bene.

Gli ripeto per la terza volta come non è andata. Se non mi credi, aggiungo, fai quello che devi. Conosco le tue regole e le ho rispettate: niente trucchi, niente cazzate, niente merda nella tua città.

Non è la mia città, mi corregge. E' della Signora. Annuisco. E tu, continua, non saresti degno neanche di leccare la terra che tocca, figuriamoci di sgattaiolare di nascosto vicino a dove vive.

Annuisco. Forse questa è la volta buona: o l'ha bevuta o non ha più l'ansia di saperlo. In entrambi i casi a me sta bene.

Eppure sei entrato, continua, e non hai visto l'ora di andare a ficcare il naso dove erano già stati quegli altri furfanti dei tuoi amici. Ma Zodd ti ha inculato, di la verità.

Annuisco. Gliene devo dare atto, è uno stronzo astuto. La tagliola da cinghiali nascosta nel buio non me l'aspettavo. Primitivo ma efficace, proprio come lui. Lo osservo gongolare, mentre mi guarda la gamba.

Hai avuto culo, mi dice. Un paio di centimetri più in alto e avrebbe spaccato l'osso, tranciandotela di netto. E a quel punto... Sarei potuto scappare, penso: ma non sarei comunque andato lontano.

Gli ripeto che non avevo alcuna intenzione di fregarlo, che tra noi c'è sempre stato un buon rapporto.

Quale rapporto? Mi chiede. Tu pensi che io sia stupido e tenti di fregarmi, ma io con i figli di puttana come te ci sono cresciuto: siete il mio pane quotidiano.

Sospiro. Gli chiedo cosa vuole fare, lui sorride e mi dice che me lo farà sapere a breve. Dopo che ti sarai rimesso, andrai a fare un lavoretto per mio conto. Faccio cenno di sì con la testa, rassegnato.

Molto bene. Toglietegli quella roba dal piede.

I denti di metallo si schiudono, provocando un fiotto di sangue nerastro assieme a un dolore atroce. Fatico per non svenire, mi accascio sulla sedia con un rantolo. Zodd mi dà una pacca sulla spalla.

Aah, il mio buon Thomas. Com'è che ti chiami davvero, poi?

Dust, mormoro. Damon Dust.

Non mi dire! E pensare che ci conosciamo da mesi e non me l'avevi ancora detto. Sospiro.

Adesso ti lascio riposare, mi dice. Appena ti rimetti vieni a cercarmi che parliamo di affari. Ah, e non ti venga in mente di disturbare la Signora. Intesi?

Annuisco.

O di andare a spassartela al Castello di Seta. Intesi?

Annuisco.

... E serve che ti dica che succede se torni in quella casa?

Scuoto la testa.

Ben detto! Ti saluto.

Aspetta, gli dico un attimo prima che oltrepassi la porta. Si volta con un sorriso di finta compassione che puzza di presa per il culo lontano un miglio. Se non altro è di buon umore, è il momento giusto per chiedergli qualcosa.

Che c'è?

Gli dico dell'acqua e di quanto possa essere importante. Una piccola concessione che a lui non costa niente e che potrebbe determinare la riconoscenza di Uryen. Un ottimo affare per tutti.

Pensavo di venderla... ma è pur vero che di mercato ce n'è assai poco. Se farai le cose come si deve, potrei persino pensarci.

La porta si chiude, i due scemi che mi siedono accanto si mettono a giocare a carte. Guardo le loro facce, si capisce benissimo quando hanno il punto e quando invece non hanno un cazzo.

Vuoi giocare? Mi dice il più fesso dei due a un certo punto. Perché no? Rispondo. Due o tre piatti dovrebbero bastare per convincerli a ridarmi la lanterna.

Ho già capito che sarà un inverno di merda.

Tagliola - Immagine
scritto da Dust , 03:24 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
12 settembre 516
Venerdì 25 Ottobre 2013

Stanotte



E così, dopo tutto, sembra che questa Guerra me la perderò.

Kailah mi sta dicendo di tenere duro, mentre fruga nel suo zaino alla ricerca di qualcosa... Probabilmente uno degli intrugli di Luger che sarò il primo a sperimentare e che non servirà a nulla. Dal giorno in cui questa maledetta storia è cominciata devo ancora vedere un poveraccio che sia sopravvissuto al morso di un infetto. Quante possibilità ho di essere il primo? Dicono che la speranza sia l'ultima a morire, ma è meglio non farsi troppe illusioni: mi resta ciò che rimane del giorno e, forse, una notte.

Stanotte.

Brian ha la testa bassa, scuote la testa. Non hai niente da rimproverarti, soldato, nè avevi modo di evitarlo. Forse, con quei tuoi fendenti disperati, hai evitato che la stessa cosa capitasse a Engelhaft o a Kailah. Una volta, quando combattevamo un'altra guerra, mi dicesti di aver perso la fede. Negli uomini, negli Dei... Forse è davvero così, o magari è soltanto sepolta sotto litri di sidro di quart'ordine o tra le vesti sgargianti di Kalina la Rovina insieme a quella di molti di noi.

Anche Mikhal, vedo, non ha una bella cera: sa che è a lui che spetterà il compito di avere pietà di me. Non preoccupatevi tenente, non ho intenzione di tornare a tormentarvi con gli occhi e la bocca cucita come quei mostriciattoli che vedevano a Holov. Però devo confessarvi che due mesi fa, se mi avessero detto che sarebbe toccato a voi, avrei rosicato. Non avete fatto una grande impressione, all'inizio. Ma la spada la sapete maneggiare, e questo merita rispetto. Sarà una cosa veloce, senza rancore.

Kailah, Bohemond, Engelhaft e Sven: è un peccato, proprio ora che avevamo rotto il ghiaccio, che stavamo cominciando a legare. Hanno imparato in fretta, e questi pochi mesi d'inferno li hanno resi soldati esperti e capaci. Saremmo diventati un bel plotone, e sarei stato fiero di diventare il loro Caporale, prima o poi. Kailah dietro, con l'arco e gli incantesimi; io e Sven in prima linea, a spaccare teste, con Bohemond e Brian al nostro fianco a guardarci le spalle e a tenere i lati. Ed Engelhaft al centro, a coprirci con la balestra e a curare le nostre ferite: ma guai a chi avesse pensato di avere vita facile incrociando l'arma con il suo bastone. Che squadra, ragazzi, che sarebbe stata.

E' buffo, ma per quanto mi sforzi di pensare ai vivi non riesco a togliermi dalla mente due facce che adesso non ci sono più, e che mi hanno preceduto più o meno allo stesso modo.

La prima è quella di Deben Bonne. Il Reietto, il Fifone, il Mangiaerba... non c'era giorno che non gli trovassimo un nuovo soprannome. Lento, metodico, compassato con la spada, prudente fino al punto di sembrare pavido. Tutto, tranne il Caporale che ti aspetti di trovare quando sei chiamato a combattere una Guerra. Eppure, grazie alla sua prudenza, molti degli uomini che componevano il suo plotone di allora sono ancora in piedi. Ancora per poco, nel mio caso. Stanotte. Non so come sarà, dopo, ma se mi sarà possibile proverò a cercarlo per scusarmi delle volte in cui ho parlato male di lui alle sue spalle.

Deben Bonne - Immagine

La seconda... Annie. Ricordo quando arrivasti alla Rocca, i capelli raccolti, lo sguardo arrabbiato, un mantello di stoffa per ripararti dalla neve che ancora cadeva. "Comodo così, a Guerra finita..." ti disse lo stronzo che si trovò a darti il benvenuto. Niente di più falso: non furono mai comode le cose per te, ad Uryen. Non parlavi molto con gli altri soldati. Quante volte mi avrai rivolto la parola, in sette mesi? Meno di sette, probabilmente. Eppure io ero lì quando scoppiò la rissa con gli ausiliari che ti vide protagonista; ed ero lì quando alzasti la voce contro il Sergente Maggiore Varchmann e rimediasti una settimana agli arresti e un sacco di botte; ricordi cosa ti dissi, in quell'occasione? "Quell'occhio nero ti dona... sembra che te lo sei fatto apposta". Che frase ridicola, avrei voluto morire subito dopo averla pronunciata. Un'altra mi avrebbe senz'altro preso in giro, ma tu ti limitasti a non rispondere. Quella bravata ti costò due mesi sulle Falesie, in compagnia di avanzi di galera del calibro di Klaus Berger e Aaron Stevens. E ti tenne lontana da Mar quando successe il casino che portò alla morte dei tuoi genitori. Anche loro vittime di questa peste maledetta.

Annie Volvert - Immagine

Quando Mikhail ti scelse per la missione a Holov pensai che avrei dovuto tenerti d'occhio, ma in fondo fui anche contento: e quella freccia perfetta che scagliasti contro quel cinghiale mi convinse che eri pronta, che ce l'avresti fatta. E invece guarda come è finita, Annie. Dove sarai, ora? Forse morta, o forse costretta a vagare senza meta per questa Landa desolata, con gli occhi spenti e cerchiati di nero. "Sembra che te lo sei fatto apposta". A me, tutto sommato, andrà un pò meglio: me ne vado con gli amici, magari dopo una bella mangiata.

Stanotte.

Barton Vann - Immagine 1

Riconoscimenti:
Tonight, Tonight, Smashing Pumpkins, 1995, Virgin Records (Lyrics) (Youtube)
scritto da Barton "Boar" Vann , 14:56 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
28 agosto 516
Giovedì 10 Ottobre 2013

In viaggio verso Uryen

Il mio bell'amerita e i suoi amici hanno un modo di fare strano.
Insofferenti ad ogni mia richiesta, impazienti di partire e di raggiungere la loro Uryen, sembrano infastiditi da me e dal mio paggio, dal lento incedere della della nostra carrozzella, dalle frequenti e necessarie soste che impongo loro.

Non sono uno stupido e sono consapevole di quanto la mia posizione sia delicata. La mia Baronia è in difficoltà, i miei possedimenti comprendono poche anime e qualche casa mezza diroccata, un paio di villaggi spopolati e tanti Nordri alle porte.
Non a caso ho deciso di allontanarmi prudentemente per qualche tempo, svernare in una zona più tranquilla e tornare in primavera quando le acque si saranno calmate: Millsdorf ha già tanti problemi, non può rischiare di trovarsi anche orfana della sua guida.
Non ho altri parenti in vita che potrebbero sostituirmi nel ruolo di Barone, devo tutelare la mia sicurezza per il bene del mio popolo.

Dicono che ad Amer ci sia sempre il sole, che le città siano ricche e variopinte, la gente spensierata. Dicono anche che i costumi siano ben più liberi che qui da noi, meno pregiudizi, meno vecchie regole polverose da rispettare.

Eppure nell'atteggiamento del mio Amerita non noto nessuna concessione alle rilassatezze della vita.
E' anzi severo, duro, chiuso in sè stesso. Si concede qualche bonario scherzo con Kelly, che canzona saltuariamente per le sue fisime e i suoi capricci, parla molto col Prete, ma per il resto è pensieroso.
Mi ricorda un po' certi Paladini che di tanto in tanto si facevano vedere ai Padri della Compassione, sempre concentrati, attenti, quasi circondati da un'aura di intoccabilità. Probabilmente questo modo di fare distaccato è parte integrante del suo innegabile fascino.
Oltre all'accento esotico, naturalmente.

E insomma addio, Millsdorf.
Per qualche mese, almeno, fino alla prossima primavera.
Lascio quelle case mezze scorticate senza troppi rimpianti, anche se un po' mi si stringe il cuore quando penso alla povera Corinne, senza più le sue belle gambe.
Avevo quasi deciso che, dovendo proprio mettere la testa a posto, potesse essere lei a raddrizzarmi un po'... ed ecco che l'hanno colpita tante disgrazie, tante sfortune.

Ma non bisogna abbattersi.
Ho sentito parlar bene del Porto di Uryen. Dopotutto prima o poi dovrò pensare a generare qualche erede, non posso rischiare che la mia dinastia si estingua con me.

Ho delle responsabilità verso il mio feudo a cui non intendo mancare!
scritto da Lord Adalbert Cossack , 10:01 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
23 agosto 516
Lunedì 23 Settembre 2013

Che prete!

Qui da noi di preti non se ne sono mai visti, me li immaginavo diversi!

Le rare volte che sono andato a Millsdorf ad assistere alle funzioni di Padre Elija, mi sono fatto l'idea che i preti fossero capaci solo a dispensare consigli, predicozzi, tutto all'insegna di una certa scontata bonarietà.

Invece stanotte, dopo che ci è crollato il mondo addosso, siamo stati attaccati dai morti viventi, molti tra noi contagiati, incendi e uccisioni, ho visto un prete di tutta un'altra pasta.

"Pentiti, scellerato!" lo sentivo gridare dalla finestra, mentre nel vicolo, a bastonate, faceva sputare l'anima malnata a quell'infame mercenario.

"Pentiti! Mi fai innervosire! Ti ordino di pentirti!"

E giù mazzate in testa, in pancia, a spezzargli le braccia e le gambe e tramutare il suo corpo in una poltiglia indistinta.

"Mi pento, bastardo, basta! Ho detto che mi pento!!"

Inesorabile, Padre Engelhaft ha continuato a massacrarlo, fino a ucciderlo in modo lento e osceno.

Intorno a me, accalcati alla finestra della casa del Borgomastro in cui ci siamo rifugiati, molti sono rimasti scossi, spaventati dalla durezza del prete.

Io no. Io sono ammirato.
Altro che buone parole, altro che consigli scontati e sempliciotti.
Questo è un prete veramente serio, che davanti ai nemici della fede non si fa scrupolo ad adoperare ogni brutalità, a massacrare di botte, a sporcarsi di sangue.

Quel mercenario è complice del disastro che ha quasi annientato il mio villaggio, oggi. E' complice del Doktor Viala, colpevole di tutto questo orrore. E' complice di Spiegelberg, che ha raggirato la mia povera Larissa, sfruttando la sua inquietudine per condurla su una strada di perdizione.
E' complice di Moser, che ha strappato due bambini alla madre per trasformarli in piccoli mostri risvegliati.
E' colpevole di ogni nefandezza.

Bravo, Padre Engelhaft, che non ha esitato un istante a colpire, e colpire duro.

Voglio parlargli, voglio offrirgli il mio aiuto.
Voglio contribuire anche io a combattere la sua battaglia.
scritto da Mathias , 12:28 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 agosto 516
Mercoledì 17 Luglio 2013

Trascino i materassi nella sala comune della locanda, uno vicino all'altro. Sono molto pesanti e mentre fatico per spostarli sento la ferita sul braccio - solo un graffio - che brucia e pizzica.
Non è niente, lo so. Non sono certo io a dovermi lamentare. Non in mezzo a tutto questo dolore.

Padre Engelhaft ci ha fatto sistemare la stanza sul retro a mo' di infermeria per i feriti più gravi, Tristifer, Mach, la povera Emyllis e da poco anche mio padre. Ha chiesto delle corde, li ha legati ai letti. Non ci fa avvicinare, ma da qui, dalla sala comune, nonostante il chiacchiericcio, i lamenti e le grida intermittenti di Cristine dal piano di sopra, sentiamo lostesso il loro strazio. Urlano, piangono, tossiscono. Le pareti di legno sono sottili, si sente tutto.
Leggo la paura negli occhi dei miei compaesani, il terrore. Alcuni camminano nervosamente avanti e indietro, incapaci di stare fermi. Hanno ancora qualcuno lì fuori forse, chissà se vivo o morto.

E poi c'è lui, Mathias, che si dà da fare per alleviare la sofferenza degli altri. Cerca di non pensare a Larissa, di non pensare a niente: si capisce dalla rapidità dei suoi gesti, dal modo febbrile che ha di occupare ogni istante in attività utili, senza fermarsi mai.
Ma adesso, dopo tanta fatica, non c'è più molto da fare, l'accampamento è bene o male sistemato, i morenti gemono, gli altri si guardano intorno spaventati.
Il Borgomastro ha chiesto di fare piano, di non gridare, perchè sembra che le grida attirino quei mostri. Chi può quindi tace. Chi non può tacere, perchè il dolore o la disperazione sono troppo forti da sostenere, soffoca i lamenti e piange.

Mathias chiede ancora una volta al Borgomastro cos'altro ci sia da fare.
"Sali di sopra, mettiti di vedetta"
Il mio amico fornaio annuisce e si dirige alle scale.
Lo seguo.
Il piano di sopra è affollato come quello sottostante. La stanza più grande ospita i bambini, una decina in tutto, a cui cerchiamo di risparmiare lo spettacolo di tanta sofferenza.
In quella adiacente c'è Cristine, nei dolori del travaglio. E poi arcieri, vedette.
Mathias si affaccia alla finestra dello stanzino che dà sul retro e scruta le case ormai deserte, alla ricerca di movimenti sospetti.

"Come stai?" mi chiede accorgendosi che entro dietro di lui.
"Sto bene, grazie"
"Sei stata ferita..."
"E' solo un graffio. Già non mi fa più male", mento.
Mathias annuisce e guarda di nuovo fuori dalla finestra.
"Dove pensi che sia, adesso?" mi domanda all'improvviso.
"Larissa?"
Annuisce. Non lo so dove sia mia sorella. Scuoto il capo.
"Spero che stia bene"
Mathias resta qualche istante zitto, poi scuote il capo. "Siamo condannati, Jana, lo sai, vero? L'hai capito anche tu?"
Osserva il mio viso, non aspetta che io risponda. "Ovunque sia, tua sorella non può stare bene. Non starà mai bene, perchè non esiste speranza per nessuno di noi. Tantomeno per lei. Solo... vorrei rivederla ancora una volta. E insieme ho paura che succeda. Ho paura di cosa vedrò nei suoi occhi."
"Non capisco..."
"Sì invece, sì che capisci. Nessuno la conosce meglio di te. Nessuno le vuol bene... più di te, Jana. Nemmeno io".
"Mathias..."
"E' stata lei a portarli qui, quei mostri. Non so in che modo, non riesco a capire che cosa possa averla spinta a tradirci in una maniera tanto assurda, ma sono sicuro che sia stata opera sua. Opera... anche sua. Sai, " mi guarda in viso, "io non ho paura di morire. Non lo dico per vantarmi di qualcosa, sarebbe una cosa molto stupida di cui vantarsi. Lo dico perchè è vero, perchè non c'è più niente, nè qui nè altrove, per cui valga la pena vivere. Le senti le grida di Cristine? Sta per nascere il bambino".
Annuisco, accenno un timido sorriso ma sento che gli occhi mi si riempiono di lacrime. So già cosa sta per dirmi Mathias, anche se non vorrei sentirglielo dire. Non mi sbaglio. Lui rivolge lo sguardo alla strada e continua a parlare.
"Sento una voce nella testa, Jana, che mi dice "va, ammazzalo subito, prima ancora che nasca, risparmiagli tutto questo". Pensi che io sia un mostro, ad avere questi pensieri? Forse sto diventando pazzo"
"Non penso che tu sia pazzo... è solo che..."
"Jana, io lo so che cosa provi per me"
Avvampo, faccio un passo indietro, il fiato mi muore in gola.

"Mi credi tanto stupido, tanto cieco da non riconoscere i tuoi sentimenti?" si concede un sorriso amaro e continua. "E io, come una bestia senza cuore, continuo a sopportare le angherie di quella stronza di tua sorella, sì. A non riuscire a pensare ad altri che a lei. Lo so, è assurdo... un ridicolo gioco a rimpiattino senza senso. Un gioco dove perdiamo tutti, sempre e per sempre."
Le lacrime adesso mi inondano il viso, mi premo una mano sulla bocca per non singhiozzare. Lui invece sembra calmarsi via via che parla.
"Con te qualunque cosa io faccia è sbagliata. Non posso fare niente di giusto, non posso illuderti, non posso mentirti, non posso amarti. Perdonami Jana. Per fortuna non durerà ancora per molto."
Si volta a guardarmi per un lungo momento, poi torna a fissare la strada.

Vorrei dire qualcosa, sento che c'è qualcosa che potrei dire in questo momento, che potrei rispondere. Ma non trovo niente.
Le parole di speranza mi sfuggono tra le dita, lasciando solo buio e silenzio.

Esco dalla stanza lasciandolo solo.
Qualcosa di nuovo, di ulteriore, mi stringe il cuore, rendendo faticoso ogni singolo battito. Una mano fredda mi stringe il cuore.
Non devo pensarci.
Torno di sotto, posso ancora rendermi utile.

La gente nella sala della locanda è confusa, spaventata. Alcuni, Marille e Tobias soprattutto, iniziano a sentirsi male. Sono stati feriti solo superficialmente, penso che sia suggestione la loro: eppure sudano, tremano, sono febbricitanti.
"Volete dell'acqua?"
"Grazie tesoro" risponde lei con gli occhi lucidi, "ti ringrazio...
Anche Josh, la guardia, ha lo sguardo appannato. Si sostiene con la spalla al muro.
"Josh", mi avvicino, "forse dovresti sederti, togliere l'armatura..."
Lui mi sorride. "Non posso mollare, Jana. Dobbiamo dare l'esempio..."
"Ma tu stai male!"
Scuote il capo. "Sono in servizio, non posso permettermi di stare male"
"Posso fare qualcosa per te?" insisto.
"Stringi più forte il nodo della benda che ho sul braccio, da solo non ci riesco".
Mentre stringo la fasciatura, Josh non manda che un gemito strozzato. Mi intendo poco di medicina, ma credo di saper riconoscere il dolore. Josh ringrazia, sudato, e si mette di nuovo in piedi, vicino alla porta sbarrata della locanda.

Continuo a correre di qua e di là, alla ricerca di chi ha più bisogno di aiuto. Si sparge la voce che Emyllis sia morta, cerco di far coraggio alle persone più spaventate. Poi il Borgomastro e Padre Engelhaft la portano fuori, avvolta in un sudario, davanti agli occhi atterriti di tutti quanti.

Non voglio che Mathias abbia ragione. Che sia tutto perduto. Voglio che qualcuno mi dia parole di speranza, che sappia infondere in me il coraggio che io non sono stata in grado di dare a lui e a tutti gli altri.
Il Borgomastro, lui ci prova. I suoi discorsi sono energici, nel suo sguardo non vi è ombra di cedimento. Eppure riesco a vedere oltre le sue parole, come se avessi un terzo occhio, capace di scendere un gradino più in basso, nel sotterraneo dei suoi pensieri nascosti.
E' la disperazione che avanza.
Il coraggio che mostra il Borgomastro nasce dal senso del dovere, dal ruolo a cui lui è giustamente fedele. Ma in fondo al suo cuore anche lui è sperduto, come tutti noi.

Eppure io lo so che la scintilla di speranza che cerco esiste.
Non so dove si nasconda, se nel mio braccio indolenzito che ancora non ha iniziato ad infettarsi, o nelle grida di Cristine che sta mettendo al mondo un bambino che non conoscerà mai suo padre.
Non so se la speranza si celi negli sguardi navigati e paurosamente consapevoli dei soldati venuti da Uryen, o nelle armi che impugnano per difenderci da questa invasione.

So soltanto che c'è, che esiste. Noi dobbiamo resistere, sopravvivere, aspettare. E tutto questo incubo un giorno sarà soltanto il passato.

scritto da Jana Weiser , 19:13 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
21 agosto 516
Martedì 18 Giugno 2013

Dannata per l'eternità

"Dammi la fiala, Heather".

Percepisco la sua disapprovazione, mi scruta con biasimo misto a sconforto.
"Sei sicura?"
"Non posso morire adesso, dammi la fiala".
Heather deglutisce. I suoi lineamenti, induriti dalle botte che ha ricevuto, si incrinano, vorrebbe piangere. "Devo... chiamare Mutze", mi dice dopo una pausa. "Ce l'ha lei la... fiala".
"Chiamala, allora. Non perdere tempo". Tossisco, il fiato mi si spezza in gola. "Chiamala, sbrigati".
Heather si alza con riluttanza dalla sedia, zoppica leggermente, sembra immensamente vecchia.

Alla porta si ferma e scuote il capo.
"No, no, Rachel, non te lo posso permettere... non puoi cedere a questa debolezza. La vita è degli Dei, sono loro a darcela, loro a decidere quando..."
"Basta chiacchiere!" la interrompo con uno sforzo che mi costa altra tosse, mentre l'aria che riesce a penetrare nei miei polmoni si assottiglia ancora. "Ti prego, chiama Mutze..."
"Hai vissuto nel peccato, non puoi morire nel peccato. Fallo per i tuoi figli..."

Ho bisogno di prendere fiato, ansimo, vorrei finire di spaccarle la faccia, finire il lavoro che qualcun altro ha iniziato al mio posto. Heather, sbrigati dannazione. Sbrigati con quella fiala.

Eccoci qua, la santa e la peccatrice, una di fronte all'altra.
Tutte e due col viso devastato dai pugni e dai colpi di un uomo violento. Chi è stato a conciarti così, Heather? Uno dei Masnadieri? Qualcuno del villaggio? Oppure... oppure il compianto Padre Pike, tra un sermone e l'altro?

La peccatrice sono io, lei è la santa. Ed è lei a volermi adesso condannare a morte, con la scusa di salvarmi l'anima.

"Fallo per amore dei tuoi figli, Rachel. Resisti a questa tentazione e riuscirai ad essere assolta per tutte le volte che hai peccato. Morirai nella pace degli Dei, la Santa Kayah sarà sulla soglia del paradiso ad accoglierti... ed è lì che ritroverai i tuoi bambini", aggiunge addolcendo il tono di voce.
"Sappiamo entrambe che sono morti... non li privare di una madre adesso... adesso che più hanno bisogno di te"

Devo respirare, devo restare calma.
Rosie e Mark non sono morti, è qui, su questo mondo schifoso, che hanno bisogno di una madre. Anche se è soltanto una prostituta che si è venduta l'anima per l'ultima volta. E' qui che hanno bisogno di me. Non posso abbandonarli.
Heather scruta il mio dilemma, si riempie il cuore di retorica, sogna per qualche istante di avermi salvata.

"Heather... te lo ordino. Dammi quella dannata fiala".

"Rachel, ti prego..."

"Lasciami libera di dannare la mia anima", insisto. Un colpo di tosse mi fa schizzare di sangue il lenzuolo bianco. "Sbrigati".

Heather sospira, apre la porta, scompare sul pianerottolo.
Aspetto.

...

Sento passi che salgono, la febbre credo che stia salendo, ho i brividi.
La porta si spalanca, Mutze entra con gli occhi pieni di lacrime ed una fiala in mano.
Mi abbraccia.

"Povera cara... sta tranquilla, andrà tutto bene" mi mormora senza crederci, con dolcezza materna. "Adesso prendi questo cucchiaio, e poi dell'acqua..."

Con le mani che mi tremano porto alle labbra un cucchiaio colmo di questa torbida pozione. Mutze continua ad accarezzarmi i capelli sudati, mi aiuta, mi porge subito dopo un bicchiere d'acqua per lavare via dalla mia bocca l'aspro sapore della pozione.
Brucia come il fuoco nella mia gola, nello stomaco, il calore si diffonde nel mio corpo ardente.

"Sta tranquilla, Rachel, andrà tutto bene... riabbraccerai presto i tuoi piccoli..." Mutze resta al mio capezzale a lungo, mi tiene la mano, mi cambia una pezza fredda dalla fronte.

Il tempo passa... la tosse...

... forse...

sembra placarsi.

Ed io sono dannata per l'eternità.

scritto da Rachel , 15:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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