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Rosalie Lambert
 
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25 aprile 516
Giovedì 23 Agosto 2012

La giovinezza fantastica.

Ebbene sì, sono un uomo fortunato.

Da quando ho lasciato Vintemberg le cose non hanno fatto altro che girare per il verso giusto.
Ho una bella locanda, tutta mia, e nonostante la maretta degli ultimi anni alla fine me la sono cavata, bisogna ammetterlo, con un certo stile.

Ho lasciato Surok poco prima dei casini più grossi, affidando la gestione della "Pollastra Infarinata" al mio vecchio e ormai insopportabile socio Gebediah. Non so se ridere o sentirmi in colpa al ricordo di lui che mi saluta dalla soglia dicendomi "Te ne pentirai, Armando!", con la sua solita aria saccente.
Ma tant'è che mi è giunta voce che i Nordri hanno poche settimane dopo depredato la Pollastra, ne hanno svuotato la cantina, dato fuoco al pergolato e fatto chissà cosa di spiacevole a Gebediah e al personale che non aveva accettato la mia proposta di trasferirsi a Nord.

Al Nord, a Leduras.
Una piccola ma promettente cittadina fortificata, meno ambiziosa forse come sede, ma più protetta dalle scorrerie dei predoni marittimi.
Ed ecco la mia buona stella.

Arriviamo in città, iniziamo ad organizzarci, rileviamo una vecchia taverna ribattezzandola "La Locanda del Lupo", gli affari poco a poco ingranano. Ed ecco che a febbraio arriva la notizia più gradita e inaspettata. Leduras d'ora in avanti si chiamerà Leisburg... e sarà la capitale del Ducato di Feith.

Avevo abbandonato una capitale, sebbene con qualche vago rimpianto, ed ecco che mi ritrovo comunque in un'altra capitale, più giovane, centrale, stimolante.

Sono proprio un uomo fortunato, inutile negarlo.

Certo, a volte penso a tutte le strade a cui ho rinunciato, ai sentieri del destino che ho preferito non percorrere.
Ricordo i miei antichi e bizzarri padroni di Vintemberg, amici di quel Vecchio Frack che ormai sarà passato certamente a miglior vita. Ricordo le loro armi, le loro armature, la loro pelliccia di leone di montagna (eh, quella ce l'ho qui a Leisburg, una delle poche cose che mi sono portato dietro da Surok). Quei matti mi piacevano, in fondo. Mi piaceva la loro vita avventurosa, mi piacevano i loro racconti esagerati, i viaggi, gli incredibili tesori.

E' per questo che sto coltivando un piccolo sogno, in cantina. Non è per me, è per i miei figli, per Mark, Conrad e la piccola Alice.
L'armatura che, poco alla volta, mi sto comprando. Le armi, la bellissima balestra intarsiata, lo spadone a due mani. Lo scudo spaccato, che porta i segni di tante battaglie.

Ogni tanto, la sera, quando mi siedo nella stanza dei bambini per farli addormentare, gli racconto la mia giovinezza fantastica.
Prima di diventare un oste, qui a Leisburg, ho vissuto con la fantasia anni e anni di avventure, che per loro, per i miei figli, saranno realtà. Il padre che ricorderanno, il nonno che descriveranno a loro volta ai figli che gli Dei vorranno loro donare, sarà un uomo avventuroso, impavido, che ha girato tutto il mondo. Armando l'avventuriero, che ha visitato Benson, sconfitto adoratori delle Tenebre, penetrato gli oscuri segreti del Meistwode, raggiunto Delos e le terre del Mezzogiorno.

Quando li accompagno in cantina, dischiudo la porta che custodisce i miei tesori, vedo i loro occhi innocenti illuminarsi. Quella è l'armatura del babbo, il suo scudo, la spada terribile che ha versato il sangue di tanti nemici.

Sono solo menzogne?
In fondo che importanza ha? Il ricordo di avvenimenti lontani, il sogno e la fantasticheria, con il passare di tanti anni, tendono a sovrapporsi. E forse, chi può dirlo, è quella la verità.
scritto da Armando , 17:18 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 dicembre 519
Venerdì 30 Dicembre 2011

la Rinascita.

Lunga notte. Notte buia, tra le cui ombre si nascondono i ricordi più preziosi e irripetibili.
Non c'è neve ad Annecy. Nessun diamante grezzo scende dal cielo per me, quest'anno.
Eppure bisogna indossare la maschera. Bisogna indossarla sempre, ma adesso un po' più a fondo. Questa seconda pelle di porcellana si aggrappa a quella vera, di carne, e vi si conficca con le sue radici invisibili.
A volte mi stupisco di non sentire in bocca il sapore del sangue.

Ho tutto quello che un uomo potrebbe desiderare, e molto di più. Ma quando le notti si fanno interminabili e l'inverno copre col suo silenzio tanto le case e i castelli dei vivi, tanto i prati sotto cui riposano i morti, mi ritrovo sottoposto alle stesse dure leggi di ogni creatura mortale.

Una maschera che ci nasconda a noi stessi, ecco cosa vorrei. Una maschera che mi inganni, che mi regali l'illusione che certe emozioni non siano relegate soltanto al passato.
Un labirinto innevato con al centro una fontana.

Non si può catturare il volo delle farfalle.



scritto da Lord Terence De La Fois , 14:40 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
5 giugno 519
Martedì 22 Novembre 2011

tra amiche

"Questo proprio non me l'aspettavo da te". Arden mi guarda offesa. "Ti ho visto che lo baciavi, e poi tutti quei discorsi sul matrimonio... che significano? Veramente hai intenzione di andartene?"
La osservo. La rabbia sembra risvegliare in lei un'energia che generalmente non le appartiene. Piccola Arden.
Gesticola, cammina avanti e indietro per la stanza. Le faccio segno di abbassare il tono della voce.
"E invece parlo forte quanto mi pare!" è la sua prevedibile risposta. "E non mi frega niente se di là c'è la Paladina che riposa, mi hanno stancato! Tutti quanti. La Paladina, i cavalieri musoni, quegli energumeni che ti piacciono tanto..."
Brava Arden, tira fuori la grinta.
Sorrido.
"Ho capito che si metteva male appena ho visto il tipo con gli occhi differenti. Chiudere la locanda per riservarla a quella gente? Siamo mica matti?" Arden continua con la sua inaspettata filippica senza badare a me. "Ma ti pare possibile? E poi... questi altri. Che prima spaccano la porta e poi..." sospira.
"Questi sono i buoni, Arden. Sono quelli che hanno vinto, che hanno..."
"Sono degli assassini anche loro! Veramente vuoi sposarti con un uomo che ha le mani tanto sporche di sangue? Non ci posso credere..."
"Veramente... veramente..." prendo tempo facendole eco. "Questi sono gente speciale, che viaggia, che vive una vita fuori dalla mediocrità. Hanno prospettive, loro. Che senso ha invecchiare qui in locanda? Adesso che sei giovane e carina il massimo della soddisfazione è qualche complimento di un ubriacone. Il massimo della soddisfazione è se ti danno una mancia per un sorriso o per un po' di zucchero in più sul dolce. Ma poi? Siamo qui forse per invecchiare e perdere anche quel poco di potere che abbiamo adesso?"
Arden scuote il capo, mi guarda e sospira. "E mi lasceresti qui da sola, insomma? Ti proteggo io, ci penso io a te... e alla prima buona occasione te ne vai e mi abbandoni?"
"Ma no! No che non ti abbandono! Ma devi farti furba, restare coi piedi per terra. Cosa pensavi, che potesse durare per sempre? Bisogna guardarsi intorno. Devi fare come me, Arden"
"E sposarmi con il primo venuto? Solo perchè è grande, grosso, ricco e...."
"Loic non è il primo venuto. E' un tipo... davvero particolare"
Arden sbuffa. "Non potrei mai farmi sfiorare da uno così".
"E' un uomo. Arden, prima o poi dovrai accettare la realtà, troverai un uomo anche tu e lo sposerai. Avrai dei figli e poi..."
"No!" adesso la mia amica sembra sul punto di piangere. "No, non voglio, non mi voglio sposare con nessuno! Non voglio figli, non voglio.... mi... mi fa schifo!"
Povera Arden, la guardo negli occhi, le prendo la mano. "Calmati, su. Ne abbiamo già... parlato tante volte... quello che ti è successo non ha niente a che vedere.... con...."
"E tu che ne sai! L'hai provato, forse?" Ride istericamente mentre le lacrime le solcano il viso. "Nessun uomo mi toccherà mai più. Te lo garantisco, nè ora nè mai"
Cerco di calmarla. Arden si fa un piantarello sulla mia spalla, aspetto che prenda fiato.
"Ascoltami, Arden... se... se vuoi... c'è un'altra possibilità."
Alza gli occhi a guardarmi, riconosco la sua fiducia incondizionata, l'affetto che mi porta. Sento il peso della responsabilità che ho nei suoi confronti. Non posso lasciarla.
"Cosa... che..."
"Fidati di me. Quando sarò sposata con Loic... ti porterò a casa nostra. Starai con noi, glie lo dirò, non posso lasciarti".
"Non vorrai dirgli..."
"No, che sei matta?" sorrido, anche Arden ride. "No, certo. Ma lo convincerò a farti venire da noi, e staremo sempre insieme. Credimi, è la cosa migliore"
"..."
"..."
"... promesso?"
"Promesso. Tieni duro Arden, aiutami in questa cosa. E poi... manterrò la mia promessa e ti porterò via con me".
"Oh, Mysia! Sei... sei..."
"Schhh... non dire niente adesso".
scritto da Mysia , 09:54 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
30 maggio 519
Martedì 8 Novembre 2011

Ali oscure

Le porte di Forrarossa si aprono davanti a noi. Avanziamo nella Corte del castello increduli.
Piume nere ovunque, macchie di sangue sul selciato, pochi servitori dall'aria spaventata che spostano corpi senza vita per farne un unico mucchio e liberare il passaggio.
Quanti saranno i morti? Almeno una trentina. Trenta morti e forse di più.

Le parole del ragazzo che ci ha convocati stamattina erano vaghe, ma gli occhi apparivano eloquenti: il suo terrore era palpabile.
Mi trovavo con Steven a casa di Sir Bastian, per l'abituale turno di guardia che abbiamo stabilito dopo l'ultimo attentato che l'anziano Cavaliere ha subito qualche settimana fa, quando abbiamo sentito bussare alla porta. E' stata Dundee ad aprire, e a far entrare il poveretto, trafelato e bianco come un lenzuolo fresco di bucato.
"Hanno attaccato Forrarossa", ci ha detto dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua. "Lady Solice Foucault mi ha inviato da voi a chiedere soccorsi".
... Lady Solice.
Udendo il suo nome ho istintivamente rivolto lo sguardo al volto del mio amico. Steven ha aggrottato la fronte.
"Lei sta bene?" ha chiesto.
Il ragazzo ha annuito. "Credo... credo di sì, la Paladina sta bene... mi ha detto di correre da voi, l'attacco è stato respinto ma il castello adesso è del tutto privo di difese."
Dundee guarda il ragazzo. "Ma il Barone? Come sta, è in salvo?"
"Non posso dirvi altro, vi prego solo di seguirmi appena possibile.... sarà la Paladina a spiegarvi ogni cosa".
Non poteva dare una risposta più eloquente di così.
Steven si è alzato. "Andiamo", ha detto. Subito Dundee è scattata in piedi. "Vado ad avvertire mio padre". "Fa' in fretta".

Mentre aspettavamo che Dundee uscisse dalla stanza di Sir Bastian, Steven ed io abbiamo scambiato qualche parola.
"Cosa ci fa Lady Solice a Forrarossa?" mi sono detto, dubbioso.
"Non lo so". Steven si è irrigidito subito. "Sarà lì con i suoi compagni, avranno avuto notizia dell'attacco imminente e sono corsi a difendere il castello".
"Eppure non capisco..." ho insistito, "se davvero, come ha detto quel ragazzo, l'attacco è stato respinto... perchè quella faccia? E poi perchè non chiamarci subito? Prima dell'attacco, intendo, e non dopo"
Steven ha esitato prima di rispondere, studiandomi cupamente. "Forse non ha fatto in tempo", ha detto poi, "forse non è stato possibile".

Dundee è tornata proprio allora, ha sceso le scale in fretta per raggiungerci nell'atrio.
"Andiamo!" ha detto mentre finiva di agganciarsi il fodero della spada alla cintura.
Che ragazza, Dundee. Povero chi se la sposerà. Ammesso che ci sia qualcuno tanto pazzo da chiedere la sua mano al vecchio Sir Bastian...

Ci siamo messi in marcia, Dundee mi si è affiancata subito.
"Chi è questa gente di cui ha parlato il servitore? La Paladina che ha citato... la conoscete?"
Ho annuito. "Lei e i suoi compagni sono dei nostri, persone fidate. Steven e io già in passato abbiamo svolto degli incarichi con loro, sempre per proteggere Lord Anthony. Ci sono le loro azioni dietro la messa al bando di Lord Albert".
"Che tipi sono?"
"Lei è... una Paladina di Pyros". Scorgo con la coda dell'occhio Steven, accanto a me, che sprona il cavallo e si distanzia di qualche metro, velocizzando il passo. "Poi ci sono due guerrieri formidabili, Eric e Loic, che sono fratelli, e in combattimento valgono per quattro. Insieme a loro siamo riusciti a sconfiggere i Maestri del Vento..."
"Caspita... e sono cavalieri?"
"No, non che io sappia. Ma non è nei titoli che si racchiude la bravura di un soldato. E poi so che ci sono almeno altre due o tre persone, anche se non li ho mai conosciuti..."
Dundee, curiosa, mi ha chiesto di raccontarle dello scontro coi Maestri del Vento, ma sono riuscito a farlo solo frammentariamente. Steven teneva un passo talmente svelto che era difficile stargli dietro, e quasi impossibile parlare, nel frattempo.

Ed eccoci a Forrarossa.
Le porte si aprono davanti a noi.
Ci viene incontro proprio Lady Solice.
La ricordavo a Beid, incantevole con l'abito scarlatto che indossava nell'occasione del matrimonio di suo fratello Lord Ryan. Ma la giovane che avanza stancamente tra le tracce del recente combattimento è irriconoscibile. Pallida, spettinata, con i grandi occhi cerchiati dalla mancanza di riposo. Indossa la fratina di Pyros, sporca, stropicciata, eppure carica di un'autorevolezza toccante.
Accanto a me, Steven è il primo a smontare da cavallo.
Percepisco la sua tensione, la curiosità di Dundee, gli sguardi troppo carichi per poterli sostenere.
"Lady Solice...", dice Steven, e la guarda. Non aggiunge altro, lei sembra trattenere a fatica le lacrime.

La situazione è peggio delle nostre peggiori previsioni. Lord Benedict è morto, Lord Anthony è morto, suo figlio Benedict è morto... la sorella di Kyle è morta, sono morti tutti. Anche Lord Albert è morto, e questa è un po' l'unica buona notizia della giornata.
E adesso?
I compagni di Solice, che poco a poco ci vengono a conoscere e salutare, appaiono anche loro stanchi e amareggiati. Nessuno sa dire cosa ci riservi il futuro.

Padre Maxim Keitel è la vera incognita di questo momento. Rivendicherà i suoi diritti dinastici, rinuncerà ai voti assunti di fronte a Kayah e si farà proclamare Barone di Anthien? Oppure farà un passo indietro, rimettendo nelle mani del Conte la decisione sul futuro di questo sfortunato feudo?
Può Padre Maxim essere complice di questo massacro, o rischia di diventarne soltanto un inconsapevole beneficiario? E magari una marionetta in mani più consapevoli e maligne?
Ho prestato giuramento nelle mani del Barone.
Ma potrei forse essere fedele a chi sospetto possa avere avuto una qualche responsabilità in tanto scempio? Guardo Steven, e leggo nel suo sguardo i miei stessi dilemmi.
Dundee, indomita come sempre, sembra avere le idee più chiare: mai con Maxim, mai con qualcuno anche soltanto vagamente sfiorato dall'ombra di un sospetto. Lei non ha le nostre stesse responsabilità... ma forse nella sua innocente irruenza si rivela la strada giusta da percorrere.

C'è tanto lavoro da fare, poco tempo per pensare.
Steven già si rimbocca le maniche, manda Dundee a Victoire a prelevare la moglie dell'unico prigioniero in grado di parlare, organizza le povere vedette al castello tra i superstiti e fa un elenco di persone fidate in grado di darci una mano. Dobbiamo darci da fare, e in fretta.

E soprattutto... urge vendetta.
Il prigioniero ci dirà dove andare, con le buone o con le cattive. Dove trovare il responsabile di questo massacro. Questo Daeron Vypern di cui tutti sussurrano il nome con timore e rabbia.
Lo troveremo e glie la faremo pagare per tutto questo sangue versato. Lo faremo per tutte le persone che sono morte questa notte, lo faremo per il nostro amico e compagno Kyle, per Solice e i suoi compagni che tanto hanno lottato e pagato, lo faremo per Anthien.

Gli Dei ci aiuteranno in questa impresa.
scritto da Leon Perineau , 15:59 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 maggio 519
Sabato 5 Novembre 2011

tanto dolore per nulla

Che fallimento.
Non sono riuscito ad ammazzarlo e, se non fosse stato per mio "fratello" Guelfo e i suoi amici, ci sarei finito io morto stecchito in pasto ai corvi.
Inutile, non ce l'ho proprio la stoffa dell'eroe, sono buono solo a cacciarmi nei guai... e a coinvolgere poveracci che non c'entrano niente e non hanno neanche un po' della mia fortuna. Il mio gesto impulsivo è costato la vita al cugino di Martine e al mio vecchio amico Trevor, e invece Vypern è riuscito a fuggire, per quanto mal ridotto.

Le cose sono andate così.
Ieri sera, quando siamo stati divisi da Guelfo e gli altri, delle guardie ci hanno accompagnato ad un alloggio molto spartano a ridosso delle mura, al piano inferiore della loro camerata. Benchè formalmente non fossimo agli arresti, l'ambiente in cui ci hanno rinchiusi era piuttosto simile ad una cella, senza finestre e con una porta rinforzata, di metallo. Ci hanno augurato buona notte, non senza un po' di ironia, e non ci è rimasto altro da fare che metterci a riposare.
Non so dire che ora fosse quando Trevor mi ha svegliato. "Sta succedendo qualcosa, Dorian!"
In effetti sopra di noi c'era movimento, agitazione tra le guardie, rumore di gente che si armava in fretta.
"Siamo sotto attacco?"
"Non capisco.... temo ci sia già qualcuno dentro"
Nel frattempo anche Bron si era svegliato. Il cugino di Martine era un animo semplice, ma grande e grosso e coraggioso.
Mentre stiamo ancora decidendo sul dafarsi, ecco che si sente un tonfo, poi un altro, qualche grido. L'aria sembra farsi innaturalmente fredda e anche la luce della nostra torcia si affievolisce senza una ragione apparente.
Trevor e Bron non erano al corrente del mio pur lilmitato talento come mago, e finchè è stato possibile ho cercato di tenerli all'oscuro di questo dettaglio. Ho tuttavia allertato i miei sensi alla ricerca di qualche presenza ostile di natura magica. Ma niente, solo un innaturale silenzio.
"Dobbiamo uscire da qui", ho detto.
Trevor si è persino messo a ridere. "Sopravvaluti le mie capacità, amico... senza gli strumenti giusti una serratura così non posso aprirla nemmeno io"
Ho scosso il capo e mi sono avvicinato a mani nude alla serratura. Ho pronunciato le rune e ho chiuso gli occhi mentre il calore fluiva da me ed arroventava il metallo.
"Ma che diavolo stai..." ha mormorato Bron. Mi sono voltato verso di lui e, quasi scusandomi, gli ho chiesto se poteva dare un calcio alla porta. Incredulo, il brav'uomo ha ubbidito e la porta si è aperta senza difficoltà.
Scale da salire, tanto silenzio. Troppo silenzio, a dirla tutta.
Siamo arrivati al piano del dormitorio delle guardie. Da una finestra spalancata entrava un vento gelido e la nera sagoma di una cornacchia sul davanzale ha iniziato a gracchiare appena ci ha visti. A terra per poco non siamo inciampati nel corpo di due guardie.
"Aspettate qui", ho detto a Trevor e Bron, e mi sono avvicinato alla finestra, che dava sulla corte del Castello.
Il corvo è svolazzato via e seguendolo con lo sguardo ne ho visti molti altri: centinaia, migliaia di corvacci neri che volavano in cerchio su tutta Forrarossa. Pur senza essere mai stato tanto ferrato negli studi teologici, un simile stormo di uccellacci del malaugurio ha fatto suonare tutti i miei campanelli d'allarme, soprattutto sapendo chi, a breve, avrebbe sferrato un attacco al Castello: Daeron Vypern.
Prudenza, Dorian, mi sono detto. Ricordati di chi stiamo parlando, ricorda cosa ha fatto a te, cosa ha fatto a Martine...
In quel momento ho visto un gruppo di armati vestiti di nero che si muoveva attraverso la corte. Hanno affondato la spada in alcuni corpi stesi a terra, forse svenuti. Di certo dopo erano morti.
Poi si sono divisi, alcuni sono andati verso la vecchia Corte, altri verso l'edificio della guardia, proprio dove eravamo noi.
"Prendete delle armi", ho detto ai miei compagni. Ma era buio, un buio eccessivo. A malincuore ho pronunciato alcune rune ed un fascio di luce magica si è sprigionata dalle mie mani. Grazie ad essa abbiamo raccattato qualche arma e ci siamo appostati.
"Li dobbiamo ingaggiare?" ha chiesto Bron.
"Cerchiamo di non farci trovare, ma se dovessero vederci... mettiamocela tutta per farli secchi".
I quattro cavalieri neri non ci hanno trovato, per fortuna. Li abbiamo visti sfilare vicino a noi, ma sono andati oltre.
"Che facciamo adesso?" ha detto Trevor una volta allontanatisi i quattro. "Proviamo a uscire dal Castello?"
"Cerchiamo di capire cosa stanno facendo", ho risposto, io stesso indeciso sul dafarsi. Mi chiedevo dove fossero stati portati Guelfo e gli altri, e cosa stesse combinando Daeron Vypern.
Le risposte ai miei dubbi dovevano arrivare nel giro di pochi istanti.
Ho visto le porte del palazzo del Barone aprirsi, ed uscirne Daeron in persona, affiancato da una donna e un altro paio di uomini in nero.
Un brivido mi ha attravesato la schiena, e il primo istinto è stato quello di ritrarmi. Ma gli occhi imploranti di Martine mi sono balenati davanti, e non ci ho visto più dalla collera. Maledetto Vypern...

Come un segno del destino, proprio allora dalla vecchia corte si è levata una colossale fiammata di natura sovrannaturale, e nel bagliore di quel fuoco ho riconosciuto immediatamente l'opera di mio fratello Guelfo. Mai l'ho sentito tanto vicino a me come in quell'istante. Nostro padre sarebbe stato orgoglioso di noi.
Mi sono frugato nelle tasche, mentre dicevo ai miei compagni di seguirmi, e sono corso verso la porta.
Bes-Ak-Vas! ho gridato appena l'ho sentito a tiro, e tre boomerang di luce si sono scagliati su Vypern, che ha gridato di dolore.
Subito i suoi uomini sono corsi verso di noi, è stato tutto molto concitato. Abbiamo provato ad allontanarci per non restare intrappolati nel Corpo di Guardia, e siamo finiti circondati nella Corte, coi corvi che ci svolazzavano gracchiando sulla testa e decisamente troppi avversari intorno.
Trevor è caduto per primo, anche per Bron non c'è stata speranza. Io non sono uno spadaccino particolarmente capace, tutt'altro, ma evidentemente ho avuto fortuna, e gli anni spesi a far disperare i maestri d'armi e a sentirmi dire che ero negato sono serviti a qualcosa. Mi hanno ferito ripetutamente, ma sono rimasto in piedi, pur vedendomela bruttissima.
Guelfo e i suoi amici sono corsi in mio aiuto, tanto da permettermi un ultimo tentativo disperato di scagliare le mie lame di luce contro Vypern. L'ho preso in pieno, ma non è bastato. Quel maledetto adoratore delle Tenebre se l'è cavata, è riuscito a fuggire. Malridotto, zoppicante, i suoi complici l'hanno aiutato a raggiungere i portoni di Forrarossa. E così Daeron Vypern è svanito nella notte.
Tutto qui, il resto sembra una brutta storia di paura, di quelle che le vecchiette raccontano nelle notti di temporale.
Mentre Guelfo e i suoi amici tentavano di raggiungere i fuggiaschi, Clark, uno dei suoi che non conoscevo mi ha trascinato in un edificio ben chiuso e riparato e si è dato da fare, nonostante avesse un braccio al collo, a rattoppare le mie ferite. Mentre fuori, nel buio, era tutto un fruscio spaventoso di ali di corvi, di sinistri gracidii. Il banchetto di quegli orrendi uccellacci è durato fino all'alba, tra corpi smembrati e moribondi lasciati sul campo in balìa dei loro becchi affilati.
"Fammi portare al riparo i corpi di Bron e Trevor..." ho chiesto a Clark. Lui ha scosso il capo. "Non puoi più far nulla per loro. Se esci da queste mura adesso sei morto".
E così abbiamo aspettato in silenzio i primi raggi del sole e il ritorno di Guelfo e dei suoi.
scritto da Dorian Dillon , 14:48 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
30 gennaio 519
Venerdì 1 Luglio 2011

Notte senza luna

Stasera la locanda è davvero piena. Il vento freddo che spazzola le strade di Chalard ha spinto tutti dentro, viandanti e cittadini. I primi a entrare, più fortunati, hanno trovato posto vicino al caminetto: il resto spinge contro il bancone, battendo con impazienza il suo boccale vuoto in attesa che qualche anima pia si decida a riempirlo di sidro caldo.

"Versa, versa!" Il coro di avventori infreddoliti inneggia alla botte che si erge a fatica oltre la soglia del bancone, sorretta dalle mie braccia e da quelle di Flan. "Sei pronta?" Mi chiede lui, preparandosi a correre: il frastuono è tale che lo sento a malapena. "Sempre!", gli urlo di rimando: al suo segnale iniziamo a correre, inseguiti dal copioso tracimare del sidro bollente e da una fila indistinta di boccali assetati.

Un lavoro come un altro. A dirla tutta, forse preferivo la pasticceria: ma è stato un autunno impegnativo, e Mastro Peron doveva fare qualcosa. "O te o Greta", mi ha detto. "Io penso che tu sia più brava, ma..."

"Tenete Greta, per carità. Sarà mamma prima dell'estate..."

"E la retta di Jacob?"

"Non preoccupatevi per me, davvero: so già dove andare".

E' quasi un mese che lavoro qui. Jules è stato gentile a convincere zia Brigida. "Guarda che non è una passeggiata lavorare qui, per una secca secca come te!" Aveva ragione da vendere: ci sono volute settimane per abituarmi al mal di schiena. Ne è valsa la pena, però: Jacob si è ambientato, a Noyes, e ha una nuova amica. Sta crescendo in fretta! Tra poco vorrà essere lui a badare a me. Quanto a Guelfo... chissà se sta bene. Speravo che tornasse per la Rinascita, mi sarebbe piaciuto poterla festeggiare insieme a lui. Non per altro, ma...

...

"Al diavolo! Chi vuoi prendere in giro, Nailah? La verità è che ti piace, ti piace un sacco. Vedi di dirglielo, una buona volta! Che può succedere di brutto? Almeno, se va male, ti metti il cuore in pace".

Ah, Greta, come le fai facili tu queste faccende. Vorrei che mi prestassi la tua faccia tosta, il giorno che tornerà...

"Ancora, ancora!" urlano gli avventori nell'istante in cui la botte spilla l'ultima sua goccia. "Ce la fai da sola?", mi chiede zia Brigida mentre spingo il fusto vuoto in direzione del retrobottega. Le annuisco con un sorriso: "il trucco è farla rotolare!".

La maniglia della porta è fredda come il ghiaccio: mi aspetta un bell'abbraccio di aria gelata. Un bel respiro, poi apro la porta. Niente luna oggi, neppure una minuscola falce. La botte vuota rotola oltre l'uscio, andando a far compagnia alle altre. Faccio per rientrare, quando l'occhio mi cade su uno strano sacco. No, non è un sacco: sembra più un mantello. Qualcuno deve averlo smarrito...

A un tratto qualcosa di vetro, o forse di coccio, si frantuma sulla mia testa. La prima cosa a cui penso è il vaso di petunie di Brigida, impunemente ostentato sul balcone a dispetto della loro morte avvenuta mesi addietro. Che sfortuna, penso toccandomi la testa. Sento caldo sotto alle dita, tra i capelli.

"I soldi".

La paura per quella voce improvvisa mi fa trasalire."C.. cosa?" La voce mi esce da sola, senza alcun controllo. Il cuore batte forte.

"I soldi. Dammi i soldi".

"N... non ho niente, lo giuro".

"Voltati".

Mi volto: il bandito si trova di fronte a me, ha in mano qualcosa che sembra un coltello... no, non è un coltello. Sembra piuttosto qualcosa di simile a un grosso spillone, sottilissimo e acuminato. Oh Dei...

"Guardami".

Alzo gli occhi, ma il buio e la paura non mi fanno vedere nulla. Sforzati, Nailah... Potresti doverlo riconoscere.

"Guardami, ho detto!"

Inutile. Non riesco a metterlo a fuoco. E' buio, la testa mi fa male, ho troppa paura. Sento le lacrime agli occhi, ci vedo doppio, la testa mi fa male. "Per favore... ti prego..."

Scuote la testa. "Non voglio farti del male: voglio solo i soldi. Dammi i soldi.".

Annuisco. Mi viene da piangere. Forse sono ferita, forse sono già grave. Mi tremano le gambe.

"I soldi, maledizione!" Osservo mentre mi punta lo spillone addosso, sul ventre.

"Ti prego... N... non ho soldi, con me... D.. dentro... dentro ci sono dei soldi... ti prego..."

"Dimmi il tuo nome".

"C... cos...."

"Il tuo nome, cazzo!"

"Ti prego, per favore..." le parole mi escono da sole: lo supplico, in lacrime, in preda al terrore.

"Avanti... Dimmi come ti chiami senza pisciarti addosso e prometto che ti lascio andare".

Per un istante la luce proveniente dalla locanda illumina il suo sguardo. Maledetto bugiardo, il mio nome lo sai già. Voltarmi di scatto, correre all'interno, aprire la bocca per gridare aiuto. Questo è ciò che devo fare, ciò che provo a fare. Ma il mio piano si arena dopo la prima mossa: il dolore alla testa mi blocca sull'uscio prima ancora delle sue mani. Una sulla bocca, l'altra sulla spalla. Qualcosa mi punge sotto la scapola: un dolore acuto e intenso, come il pungiglione di un insetto. E' così, dunque: sta accadendo davvero. Mi tocca morire qui, in questo cortile interno, a un metro e mezzo da una folla infinita di persone. Non è giusto. Non...

"Prima tu... poi Jacob".

No. Questo no. Per favore, per l'amore degli Dei, no. Ti prego, no. Provo a dirlo, provo a urlarlo... Ma non ci riesco. Mi manca il fiato. Non riesco a respirare, non riesco a prendere aria. Respiro, ma non succede niente. Respiro ancora, sento dell'acqua dentro al naso, dentro alla gola. Acqua calda. Dolore inaudito. Jacob, Guelfo, Greta... Marin, Vaenar, Mara... Madama Rossane... Jules.... Flan... Brigida... Mastro... Peron...

Spillone - Immagine
scritto da Nailah , 04:12 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
13 febbraio 519
Lunedì 20 Giugno 2011

Il giorno in cui avrei potuto salvarti

toc... toc... toc...
"Un altro chiodo... grazie"
"Non avresti potuto fare niente". Le parole consolatorie di Frate Erwin continuano a risuonarmi nella mente, scandite dal battere del martello. "Non avresti potuto fare niente"
toc... toc... toc...
In verità non è così.
C'è stato un giorno in cui avrei potuto salvarti.
Il giorno in cui ho fatto la mia scelta... ed ho preferito Luceen.

Adesso, col ricordo fresco di Carmen con le mani bloccate negli anelli di una catena e tradotta via dall'Inquisizione, ripenso a quel giorno, a quel momento. E mi chiedo fino a che punto è colpa mia.
Era il mio dovere fermarla, era in mio potere farlo.
"Non sposarti con Rostand, non commettere una simile follia, non comprometterti con il Barone e con la sua famiglia"
"E tu abbandona Luceen al suo destino, Andrè, lavati le mani di quei pezzenti".

Carmen... sorella mia, cosa hai fatto?

Inchiodo le assi di legno del pavimento della locanda, in ginocchio a terra accanto ai "pezzenti" di cui parlavi, ed ogni chiodo che fisso mi interrogo sul valore delle cose, su quanto le nostre scelte possano essere fatali. Alternative del diavolo, in cui è impossibile scegliere per il bene, senza conseguenze nefaste per molti innocenti.
Se avessi immaginato gli esiti di quella scelta, se avessi immaginato di Ludmilla, di Carmen, del sangue che sarebbe stato versato per questa follia... avrei abbandonato Luceen? Avrei scelto di tenere Carmen stretta a me nella torre, sotto controllo, al sicuro, e lasciare questa gente al proprio destino?

Guardo gli occhi riconoscenti di queste persone, il loro sguardo fiducioso, e mi viene di dire no. Ma poi penso alla Cattedrale distrutta e a tutta la rovina che ha colpito questa Baronia e mi viene la pelle d'oca.
Avrei potuto impedire tutto quanto, se soltanto fossi stato capace di tenere a bada mia sorella.
toc... toc... toc...
Sogno di una casa che non può esistere, di una pace che non ci sarà mai. Sono soltanto un uomo, eppure ho compiuto le mie scelte, e con le mie scelte ho influenzato la storia.
Carmen è perduta. Ludmilla amaramente vendicata. Mio nipote in Monastero, soltanto un bambino e già "un problema".
Cosa mi resta?
Mi restano "questi pezzenti". Mi resta il sogno di un villaggio che cresce e diventa un "Campo di Luce". E' questo che Luceen significa: "Campo di Luce". Ed è così la voglio immaginare, così che voglio che sia. Sogno che esista davvero una via d'uscita da tutta questa oscurità, e che oltre il buio e la notte si spalanchi un prato immenso baciato dal sole.

Carmen, mia sorella amata, potrai un giorno perdonarmi? Ti ho abbandonata nella ragnatela oscura delle ambizioni, ho lasciato che tu scivolassi nella rovina e nel peccato. Non ho saputo fermarti, troppo spaventato dal tuo sguardo e dai tuoi desideri.

Ti ho sempre amata, ma non ti ho mai capita. E ormai è troppo tardi.

toc... toc... toc...
Diamoci da fare. Mi resta soltanto un sogno... e voglio che diventi realtà.

scritto da Sir Andrè Navon , 11:49 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 gennaio 519
Sabato 21 Maggio 2011

Il Grande Giorno

Finalmente cedi il passo, notte interminabile: sale a spezzarti un sole freddo e luminoso, che illumina la neve e il ghiaccio che hai lasciato. Raggiungo la finestra, lo sguardo vola oltre le siepi: oh Dei, che scenario mozzafiato. Nessun giardiniere osi spalare, a nessun inserviente salti in mente di liberare gli alberi da quel manto candido che li veste a festa. Tra poche ore, quando uscirò da palazzo con il mio abito nero, tutto deve essere esattamente così.

Ryan si è sposato all'aperto, nel cortile del castello di Valamer: voleva che tutti i soldati potessero assistere all'evento. Io mi sposerò nella cattedrale di Dytros, così da far partecipare tutta la città.

Comincio lentamente a prepararmi: il tempo, ora che si è fatto giorno, scorre improvvisamente più veloce. Yera bussa tre o quattro volte, impaziente di comunicarmi tutto ciò che succede a Palazzo: a quanto pare, sir Gerdy Tolmen se la caverà. Il poveretto è caduto durante il torneo, dando una botta così forte che tutti pensavano che si fosse spezzato la schiena. Il miglioramento delle sue condizioni di salute, a quanto dicono tutti, è un ottimo auspicio per il mio matrimonio. Meno male! La nevicata della notte ha in qualche modo compromesso le scorte di pane fresco... Che seccatura! Ma in cucina contano di risolvere entro l'ora di pranzo. Stamattina si è perso Rickert, il figlio di una delle cameriere che prestano servizio a Valamer... Salterà fuori quando avrà fame! La cosa importante, oggi, è non perdere la calma.

Il sole, letteralmente, vola da una parte all'altra del cielo: quando finisco trucco e acconciatura è quasi ora di andare. Dopo aver messo il vestito, chiamo Yera e Arlyn per aiutarmi con la composizione floreale.

"Allora, Yera... li hai trovati?"

La mia infaticabile ancella non mi delude, mostrandomi trionfante la cesta piena.

"Cosa sono?" Chiede Arlyn, incuriosita.

"Elleboro nero", le spiega Yera, con aria soddisfatta. "Altrimenti detto la Rosa della Rinascita. Ne esistono molte varietà: bianco, livido... Fioriscono d'inverno, sulle colline a sud di Beid. Rosalie mi ha chiesto di trovargliene il più possibile, ed eccoli qui".

Spendiamo l'ora successiva a fissare i fiori al vestito. Quando finalmente decido di guardarmi allo specchio, l'effetto è spettacolare.

"Accidenti..." esclama Arlyn, restando a bocca aperta.

"E' la cosa più fantastica che io abbia mai visto, parola mia", le fa eco Yera.

Annuisco soddisfatta: ora so di essere davvero pronta.

Quando scendo nel grande salone del palazzo, il Marchese è già lì ad aspettarmi. Dietro di lui c'è Ryan, con la spada al fianco e l'armatura dell'esercito di Beid, e Solice, con la cappa e la fratina che conosco fin troppo bene. L'altro mio fratello, Karl, è già in chiesa insieme al suo nuovo amichetto del cuore, il fratellastro di Lord Strahd.

"Siete davvero incantevole, Milady", mi dice mio fratello facendomi un inchino. Il Marchese annuisce, prendendomi per mano. Solo tu non dici nulla, Solice.

"Che ne pensi, piccoletta? Ti fa ancora così tanta paura questo vestito?"

Scuoti la testa. "Sei bellissima, e il vestito è meraviglioso. Non ho mai visto niente del genere..."

"Quindi ho la tua benedizione?"

Adesso mi annuisci: non la pensavi così tre giorni fa, quando hai visto in anteprima ciò che avevo in mente di indossare. "Non puoi farlo", mi hai detto: "non è adatto". Abbiamo discusso a lungo a riguardo, ma alla fine sono stata io a spuntarla: io vestita di nero, tu da paladina. Luce e ombra, certezza e dubbio, realtà e fantasia, ordine e caos. I due aspetti di me stessa che camminano insieme, fuori dal palazzo e poi giù per la via di alberi innevati che conduce alla grande Cattedrale di Dytros.

Sposarsi all'interno di una chiesa è cosa quantomai insolita: solitamente i matrimoni avvengono all'aperto, sotto il cielo d'estate o di primavera. Sir Thomas è già dentro che mi aspetta, vicino all'altare. Cos'è questo brivido che sento, freddo oppure... emozione? Sento la musica, mentre saliamo le scale. Il Marchese mi prende per mano, aiutandomi a salire: mio fratello da un lato, mia sorella dall'altro. Percorriamo la navata centrale: oh Dei, quanta gente. Non è facile camminare lentamente, quando ti sembra di volare. Sir Thomas si alza, si volta verso di me: è bellissimo, in armatura da cavaliere. Mi viene a prendere. La paura mi assale: guardo indietro, verso il Marchese, Ryan e Solice: oh Dei, è la fine...

No... è l'inizio.

Il discorso del vescovo, i due giuramenti, la preghiera congiunta e l'abbraccio, il volo degli uccelli, l'applauso. E poi ancora abbracci, congratulazioni, risate, squilli di trombe e petali profumati. La città intera che ci saluta e ci festeggia. In carrozza quasi non parliamo, da quanto siamo imbarazzati. Un attimo dopo siamo a Valamer a salutare i soldati, poi ancora in carrozza, verso il palazzo. Il pranzo all'aperto, con i piedi che affondano nella neve. I calici augurali levati al cielo, mentre il sole già comincia a calare verso l'orizzonte. E poi la festa da ballo, l'ultima, destinata a protrarsi fino a notte fonda.

E' in quel momento che il tempo si ferma. Il Marchese si alza in piedi, conquistando in un attimo l'attenzione di tutti. Un attimo dopo chiama presso di sé il Duca di Krandamer, che lo raggiunge.
Ci siamo, piccoletta. Ti osservo mentre trattieni il fiato, aspettando che facciano il tuo nome. Sei emozionata, malgrado tutto...

"... venite pure, figlia mia".

Ti stringi dentro la cappa da paladina, poi annuisci educatamente e vai verso di loro. Il discorso del Marchese continua, lento e retorico come a voler rimandare l'inevitabile.

"... a simbolo e suggello dell'amicizia tra il Ducato di Krandamer e la Marca di Beid..."

Lord Strahd Voranov ti guarda. Tu tieni la testa bassa, rispettosamente... ma hai le guance rosse, e un sorriso un pò ebete stampato sul viso: posso vederli da qui. Lui ti piace, ne sono certa: e molto, anche! Mi piace credere che ci hai pensato per tutta la notte, senza chiudere occhio. Beh, sai che ti dico? Te lo sei meritato. Hai la mia benedizione, piccoletta: tanti auguri e figli maschi.

"... e con la speranza che, in un giorno lieto come quello di oggi, questa promessa possa un giorno tradursi in matrimonio..."

Yera compare al mio fianco, emozionatissima: anche lei l'aveva capito subito, proprio come me.

"... il fidanzamento di mia figlia, Solice..."

Ci siamo: Yera mi artiglia il braccio, mentre il nostro sguardo rimbalza furiosamente da Solice a Lord Strahd, dal Marchese a Ryan, da Karl al fratellastro di Strahd, il piccolo...

"... con Lord Haydn Voranov, Principe di Dusken".

...

...

...

Uno scroscio di applausi riempie la sala. Io e Yera restiamo così, paralizzate, immobili come due statue di sale, lo sguardo spento, fisso su Solice, la bocca ancora aperta dallo stupore.

Il piccolo Haydn Voranov, sentendo il suo nome, lascia la mano di Karl e si avvicina a Solice, salutandola con un profondo e sentito inchino. Poi rompe gli indugi e l'abbraccia, suscitando un misto di applausi e risate tra gli astanti.

Oh Dei, quel ragazzino avrà dodici anni a dir tanto! E' talmente imbarazzante che vorrei sprofondare. Poveretta... "il principe di Dusken".... Oh, misericordia. Anche Strahd ridacchia, forse divertito dalla scena. Non posso crederci, non è vero...

La piccoletta, dal canto suo, fa del suo meglio: ricambia l'abbraccio, un pò titubante, inginocchiandosi quanto basta: gli sorride, un pò incredula... Oh Dei, neppure lei sa che cosa deve fare! Una giovane mamma inesperta alle prese con il suo figlioletto. Una mamma commossa, a giudicare dalle lacrime che le solcano il viso. Poveretta, stavolta ti hanno davvero giocato un brutto tiro. E il più maledetto di tutti è Lord Strahd che se la ride, che ride di te: scommetto che persino tu, adesso, vorresti sguainare la tua spada e trafiggerlo al cuore. Pensavi di diventare Duchessa, e invece ti ritrovi tra le braccia il "principe di Dusken".

... Ma che diavolo è Dusken, poi?

Giuro che questa davvero non me l'aspettavo.


scritto da Rosalie Lambert , 05:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
5 gennaio 519
Domenica 15 Maggio 2011

La firma del trattato

Uno scroscio di applausi saluta Sir Al Fennec di Amer mentre riceve dalle mie mani il premio destinato al vincitore del Torneo. Nel suo breve discorso, il Cavaliere dedica la sua vittoria al Duca di Amer e alla famiglia Desyenne, rappresentata da Lord Konon e da Lord Ural. "E' un onore essere premiato da una giovane così bella", mi dice mentre lo accompagno sugli spalti. Sorrido, cercando rilassare la mia tensione: ci siamo, penso tra me e me. Domani è il grande giorno. Il tempo che fino a stamattina sembrava essersi fermato ha preso a correre all'impazzata: il batticuore aumenta ad ogni istante che passa.

Il palco è ora occupato dai soldati del Marchese che scortano i dignitari di Beid: li precedono Lord Elias Kenson e Lord Thedor Korzeniowski, prossimi alla firma del trattato che sancirà una lunga e duratura pace tra la Baronia di Keib e la Marca di Beid. Il momento è solenne. I membri delle delegazioni Deliote si alzano in piedi, manifestando i loro omaggi nei confronti di questo importante risultato. Riconosco il profilo del Senatore Thomàs Raoùl, circondato dai suoi delegati. Alla sua sinistra distinguo chiaramente il Tassiarca Basilios Fokas e, dietro di lui, il Protosebasto Isaàch Anghelos: a una certa distanza, seminascosto all'interno degli spalti riservati agli ospiti di Krandamer, si leva l'esile figura del Metropolita Eunapios, giunto insieme alla delegazione del Duca nel tardo pomeriggio della giornata di ieri. Stando a quello che mi è stato detto, quell'uomo gode di una considerazione persino superiore di quella del Vescovo che celebrerà le mie nozze.

Il documento che sta per essere firmato non è che la riconferma del trattato a valenza decennale stipulato nel marzo del 508: anche allora, il trattato veniva firmato alla vigilia di un importante matrimonio. Lord Thedor Korzeniowski prendeva in moglie Lisa Hrant della Piana del Vento. All'epoca Lady Lisa aveva diciannove anni... la stessa età di Solice adesso.

Fin dal giorno in cui ho saputo della morte di Lisa mi aveva sfiorato il pensiero che il Marchese avrebbe dato a Solice il compito di rinnovare la promessa di pace con la baronia di Keib. Il mio sospetto si era tramutato in certezza alcuni giorni fa, quando Lord Kenson comunicò che avrebbe reso noto il fidanzamento di Solice nel giorno successivo al rinnovo del trattato con Keib: il giorno del mio matrimonio. L'austero e minaccioso Lord Thedor, un ufficiale dell'esercito spregiudicato al punto da tradire i suoi signori per trarre vantaggio e titoli nobiliari dalla loro sconfitta ad opera di Beid, sarebbe quindi diventato mio cognato. Ma l'onta che questo avrebbe significato per me sarebbe stata niente a confronto della maledizione demoniaca che avrebbe colpito mia sorella per il resto della sua vita. Povera Solice, infelicissima sposa di Thedor Korzeniowski, il sanguinario, il macellaio, il lascivo, il traditore, e soprattutto - a quanto si racconta - l'uxoricida. Un matrimonio scellerato, reso purtroppo necessario dall'unione dei Korzeniowski con i De La Fois e dal conseguente mutamento dell'equilibrio di forze della regione.

... E invece mi sbagliavo.

Solice non andrà in sposa a Lord Thedor: il Marchese di Beid non ha intenzione di consegnare sua figlia nelle mani di quell'essere ignobile. Mesi e mesi di trattative segrete, accordi nell'ombra e scambi epistolari sono riusciti a produrre una sorprendente quanto imprevedibile alternativa, tale da convincere il Barone di Keib a rinnovare il trattato senza che gli venga offerto alcun sacrificio. Domani la nostra Marca stringerà un'alleanza con una forza ancor più grande di quella di Annecy, temuta e rispettata non soltanto ad Amer e nel Granducato, ma persino nelle lontane terre di Delos...

Lord Strahd Voranov, Duca di Krandamer.

Non ho ancora le prove, ma non mi servono: mi basta vedere come guarda Solice, l'interesse e la soddisfazione che brillano nei suoi occhi. E dire che all'inizio non volevo credere ai miei, di occhi: come è possibile? come è potuto succedere? Sembrava certo che Lord Strahd fosse già imparolato, per non dire impegnato, con Lady Megan Bjorgsson, figlia del Granduca Harald... Da quello che sapevo, già nell'ultimo Palio di Krandamer il fidanzamento veniva dato per imminente. Il Marchese dev'essere riuscito a compiere un vero miracolo... o forse qualcosa è semplicemente andato storto al giovane e ambizioso Strahd? Che le sue fortune con la famiglia del Granduca si siano improvvisamente esaurite?

... Sia come sia, domani il Duca di Krandamer sarà ufficialmente il mio futuro cognato. Confesso che sono un pò invidiosa: è vero, il mio sarà un matrimonio d'amore, mentre quello di Solice sarà soprattutto un modo per legare il nostro sangue a quello dei Voranov. Ma ciò non toglie che... Solice metterà al mondo l'erede del Duca di Krandamer. Fa impressione, a pensarci bene: è un traguardo vertiginosamente alto, persino per lei. Il suo matrimonio verrà cantato e musicato dai bardi, e la notizia si spargerà in tutto il Continente...

... E poi, diciamolo senza mezzi termini: Lord Strahd forse non è bello come Thomas, ma ha uno sguardo al quale poche donne sono in grado di resistere: nei suoi occhi c'è tutta la forza, il potere, l'autorità della sua stirpe di Duchi. Anche se fosse stronzo e spietato come dicono, di certo non si può negare che sia un partito eccezionale. Congratulazioni, piccoletta! Domani sarai importante come una principessa. E dire che non te n'eri manco accorta... te l'ho dovuto dire io, poco fa.

"Non puoi dire sul serio..."

"Credimi, piccoletta... è lui. Ma non hai visto come ti guardava?"

"Non... non mi è sembrato..."

"Solice, devi darti una svegliata! Quello è venuto apposta... Perché pensi che il Marchese abbia voluto che fossi proprio tu a riceverlo? Lady Amy lo conosceva già, a differenza tua... Ma lui ha insistito: voleva che ci andassi tu. Sono già d'accordo, Solice: è deciso."

"Io.. non lo so, mi sembra così strano...".

"Dimmi cosa ti ha detto. Avrete parlato, no? Raccontami tutto".

"Ho accompagnato lui e la sua scorta a Valamer, insieme a sir Malaki e sir Thomas: ho mostrato loro le stanze che abbiamo riservato... con lui c'era anche Hayden, suo fratello minore, che ha più o meno la stessa età di Karl. A un certo punto Karl, che era venuto con noi, ci ha chiesto se poteva portarlo a visitare il castello..."

"... E Lord Strahd ha acconsentito".

"Si..."

"... E così siete rimasti da soli".

"Si".

"E avete parlato un pò? Cosa vi siete detti?"

"Mi ha detto... che aveva sentito parlare molto di me. E che era contento di scoprire che le voci dicevano il vero, e che ero educata e gentile come gli era stato raccontato."

"Ti ha detto questo? E cos'altro doveva fare per fartelo capire, Solice? Baciarti lì sul posto?"

"Sono frasi di circostanza, Rosalie: non significano niente..."

"... ma falla finita. Quello è l'uomo che sposerai, Solice... Non hai la minima idea di quanto sei fortunata. Te ne rendi conto? Il Duca di Krandamer, dannazione! Sarai Duchessa... che effetto ti fa?"

"Non lo so... è strano."

"E' spettacolare, non strano! E dimmi un'altra cosa... Ti piace?"

"D.. diventare Duchessa, dici?"

"No, scema: Strahd. Che effetto ti fa?"

"Non lo so, Rosalie: non lo so che effetto mi fa".

"Dimmelo".

"Ti ho detto che non lo so."

"Oh, insomma: ti piacciono gli uomini, no?"

"Si..."

"E Strahd, com'è? Ti piace?"

"..."

Ti piace: eccome, se ti piace. Povera piccoletta: al Duca di Krandamer, già conquistatore di Benson, sono bastati pochi minuti per fare breccia nelle tue difese. Mai come stavolta la tua cappa da Paladina ha i giorni contati. Chissà se adesso anche per te il tempo sta scorrendo così all'impazzata... Anche tu non riesci a pensare ad altro? Ce la farai ad addormentarti, stanotte, o la passerai sveglia ed emozionata come accadrà a me?

Oh Dei, che giorni fantastici e carichi di sorprese che mi avete donato: se tutte le notti fossero così, nessuno vorrebbe mai vedere il sorgere del sole.

Eclissi di Sole
scritto da Rosalie Lambert , 05:26 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
31 dicembre 518
Domenica 1 Maggio 2011

La Notte delle Streghe (prima parte)

Auguri, congratulazioni, di nuovo auguri: e poi ancora doni, inviti e complimenti, lodi, ringraziamenti e regali. Il gran ballo del giorno del fato è soltanto il primo appuntamento di questi giorni di festa, ma la maggior parte degli invitati sono già qui: altri ancora ne arriveranno, nel corso dei giorni successivi. Mai, da quando vivo qui, il palazzo di Beid aveva ospitato un evento tanto sfarzoso.

Esco dal grande salone con la musica che mi segue, il bicchiere in mano riempito forse un pò troppe volte. Lo alzo, finalmente sola, oltre la balaustra che separa il balcone dal giardino sottostante. Buio, silenzio. La notte che segue il giorno del Fato è la più lunga dell'anno: la notte delle Streghe, come la chiamano i popolani superstiziosi. La leggenda vuole che nell'antichità il sole restasse nascosto per un intero quarto di luna, tornando a splendere soltanto nel settimo giorno di gennaio. Una settimana di tenebra che la tradizione ci esorta a vivere nella preghiera, rintanati nel silenzio delle nostre dimore.

Non questa volta.

"Alla vostra salute, madre mia". O dovrei forse dire "madri"? Quella che non ho mai avuto, quella che non mi ha mai amato e quella che mi ha dato in pasto ai cani. A voi dedico la lunga notte dei miei festeggiamenti. Rido, inclino la testa, bevo e getto il bicchiere di sotto, mandandolo a infrangersi sul selciato in un'esplosione secca di gocce argentate.

"Fate attenzione a non perdere l'equilibrio: potreste farvi male".

A parlarmi è un'ombra sottile ferma al centro del terrazzo: devo avere davvero esagerato col vino per non averla notata prima.

"Vi ringrazio per la vostra premura: sarei così sgarbata a chiedervi di tornare dentro? ho voglia di stare un pò da sola".

"Potete provarci".

"L'ho appena fatto".

"Penso che resterò qui: sono arrivato prima di voi, in fondo".

Riconosco la voce di sir Walder Mormont, il cavaliere di Nekkar che mi è stato presentato oggi: l'oscurità in cui è avvolto nasconde i suoi capelli lunghi e il pallore innaturale del volto. "Il Cavaliere Macabro", l'ha subito soprannominato Ryan. Ripenso con un sorriso all'espressione sul volto di mio padre, Lord Elias Kenson, quando se lo è visto di fronte al posto dell'atteso e inaspettatamente dimissionario Barone di Nekkar. Trasandato, irriverente e poco formale, proprio il genere di cavalieri che detesta. Non mi stupisco di trovarlo qui, infastidito da una musica che non conosce e da balli a cui non vuole nè può prendere parte. Fai un pò come ti pare, penso: tanto il terrazzo è grande.

"Sono certo che era bellissima".

"Chi?"

"Colei a cui avete brindato: vostra madre".

Ah-ah... Argomento sbagliato, sir Walder: e dire che mi stavi quasi simpatico. Mi volto verso la sala, da cui scaturisce uno scroscio di applausi: a non più di dieci metri da me, circondato da un folto gruppo di invitati, Lord Konon Desyenne giace in ginocchio davanti a Lady Juliette Keitel nel tentativo di farsi concedere un ballo. "E che sia una Tresca, stavolta" tuona il cugino del Duca di Amer, agitando un indice in direzione del palco dei musicisti, "ché non si faccia mistero delle mie intenzioni!". La battuta strappa alla sala una risata, alla quale partecipo volentieri.

"Già ve ne andate?"

"Mi è venuta voglia di tornare dentro: ma voi restate pure, se lo desiderate".

"Credevo che il silenzio della notte vi piacesse".

"Lo credevo anch'io. A presto, sir Mormont". Faccio due passi, poi la sua mano mi afferra il polso.

"Aspettate".

Ritraggo il braccio con uno scatto. Adesso state esagerando, sir Cavaliere Macabro.

"Prima di tornare lì dentro, ditemi perché avete scelto questa settimana".

"Non c'è un motivo particolare", rispondo seccamente. "E' capitato così".

"Conoscete la leggenda, vero?"

Scuoto la testa. "Conosco le storie e le superstizioni legate a questi giorni, questo è tutto. Mi piaceva l'idea di scherzarci un pò sopra".

"Voi eravate una paladina, giusto? O una veste bianca...".

"Non c'entra con questo".

"... E poi avete capito che non era ciò che volevate".

"Vi ho detto che non c'entra. Ho scelto questi giorni per gioco, non per polemica nei riguardi di ciò che ero".

"Non vi credo. Io penso che l'abbiate fatto perché volevate fare qualcosa di irriverente, di dissacrante..."

"Pensate quello che vi pare: io torno dentro".

"Ditemi se ho ragione, prima."

"E anche se fosse? Vi crea problemi?"

"Oh no... mi piace, mi piace molto". E così dicendo il cavaliere macabro mi prende ancora il braccio, stavolta all'altezza del polso, chinandosi a baciarmi la mano. Nuovamente mi ritraggo, stavolta a titolo definitivo: ho perso fin troppo tempo con questo spostato, è tempo di tornare dai miei ospiti.

Il mio ritorno nel salone ruba a Lord Konon e a Lady Juliette le fiaccole della ribalta: in pochi istanti mi trovo circondata dalla delegazione di Delos, capitanata dall'eccellentissimo Panipersebasto Thomàs Raoùl. Il Senatore, che parla un Greyhavenese non particolarmente fluido ma comunque comprensibile, si dichiara entusiasta del ricevimento e della selezione raffinata dei vini e delle pietanze, nonché di quella degli invitati: le difficoltà linguistiche non ci impediscono di conversare piacevolmente e di danzare. Al termine del ballo il Panipersebasto insiste per introdurmi personalmente alle altre personalità Deliote presenti: faccio così la conoscenza di Isaàch Anghelos, Protosebasto e Tassiarco di Ausonìa, tanto giovane nell'aspetto quanto austero e riservato nei modi. Dopo di lui è la volta del Tassiarco di Kastorìa, Basilios Fòkas: anch'egli, rivolgendomi un caloroso sorriso, mi invita a ballare.

A differenza dei suoi conterranei, che incarnano il modello formale dell'ufficiale dell'Impero, Basilios Fòkas ha piuttosto l'aspetto di un giovane mondano: entrambi ci accorgiamo ben presto di non essere completamente sobri e, nonostante il suo Greyhavenese un pò stentato, ci troviamo ben presto a ridere e a scherzare come due amici. Capisco che mi conosce, che ha già sentito parlare di me: sa che il mio promesso sposo è un cavaliere di mio padre, e ha persino l'audacia di dirmi quanto fosse rimasto deluso nell'aver appreso tale notizia: "avreste dovuto dare anche a Delos l'occasione di conquistarvi", conclude fissandomi negli occhi. "Siete un bugiardo, nondimeno questo è il più bel complimento della serata", gli rispondo raggiante. Subito dopo mi confida di aver avuto notizie dell'esistenza di un'altra figlia del Marchese ancora da maritare. Capisco che è il momento di parlargli di Solice: la piccoletta ha i giorni contati, mio padre è stato chiaro... e mi ha anche chiesto di dare una mano al destino. Dopo aver confermato le voci sulla sua esistenza, spiego al Tassiarca come stanno le cose: come è fatta, cosa pensa, come prenderla, cosa dirle.

"Voglio incontrarla", mi dice quando ho finito di incuriosirlo a morte. "Dove si trova?"

Io stessa impiego del tempo a trovarla nel grande salone, lontana com'è dal cuore della festa, impegnata in una interminabile conversazione con gli invitati più noiosi e meno interessanti dell'intero ballo... la delegazione dei nanetti di Nair-Al-Zaurak. Sospiro, scuotendo la testa: in bocca al lupo, Basilios Fòkas, penso mentre gliela indico: ne avrai bisogno.

Grande è la mia sorpesa quando la riconosce.

"Ma... è la paladina", dice sorpreso, fissandola.

"Si, ma... non vi preoccupate: è una sistemazione temporanea", mi viene da rispondere d'istinto. "Ma voi... la conoscete già?"

Il Tassiarco non mi risponde: si avvicina in silenzio al gruppetto, un passo dopo l'altro: Solice alza la testa, anche lei lo riconosce... sembra imbarazzata. I nanetti si disperdono, lasciandoli soli. Sogno o son desta? Tra quei due è senz'altro successo qualcosa, di certo nel corso del viaggio della piccoletta a Delos: ma cosa? E il Marchese ne è a conoscenza? Accidenti... Devo sapere! In un primo momento mi viene l'idea di avvicinarmi furtivamente per poter sentire quello che si dicono... impossibile, senza farsi notare. No, devo limitarmi a guardare la scena da lontano: indagherò più tardi, a notte inoltrata. Obbligherò Solice e Yera a restare alzate: insieme festeggeremo la notte delle Streghe, raccontandoci storie di paura... e rivelandoci segreti. E poi vedremo come utilizzarli al meglio, questi segreti.

Immersa come sono in questi pensieri non noto la figura scura che mi si avvicina da dietro, scivolando in silenzio tra gli invitati come un fantasma tra le lapidi.

"Mi piace molto".

Rieccolo: il Cavaliere Macabro. "Cosa?", rispondo senza voltarmi.

"Quello che fate... e come lo fate".

"Mi fa piacere che la festa vi piaccia".

"Oh, si..."

D'un tratto la musica si interrompe, per riprendere un attimo dopo con un ritmo più lento e solenne.

"Posso ardire di chiedervi di concedermi questo ballo?"

Scuoto la testa. "Non ne sareste in grado, cavaliere. Questa non è una danza adatta a chi non sa ballare".

"Mettetemi alla prova: a Nekkar c'è ancora chi conosce la basse danse".

"Conoscerla vi fa onore... ma sono stanca, e ho da fare".

"Di cosa avete paura? Vostra sorella se la caverà benissimo anche senza di voi... E poi devo ancora darvi il mio regalo. Non siate scortese...".

Mi allontano con passo deciso, tuffandomi in una conversazione in corso tra Ryan, Thomas e un cavaliere di Achenar che non mi è stato ancora presentato: la presenza del mio promesso sposo dovrebbe scoraggiare ogni ulteriore invito da parte del Cavaliere Macabro. "Che bel vestito!" mi dice quella che sembra essere la dama di compagnia del cavaliere. "Vi ringrazio molto. Che bella collana!" le rispondo, indicando il monile tempestato di diamanti sfoggiato senza troppa grazia sopra a una generosa scollatura. Mi viene presentata come Lynn, Lynn di Achenar. E brava Lynn, penso tra me e me: devi aver giocato bene le tue carte di popolana per essere riuscita a ottenere un simile regalo.

Io, d'altro canto, credo di averne appena perso uno...

Notte delle Streghe - Immagine


scritto da Rosalie Lambert , 17:50 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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