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Adalbert Cossack
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
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21 ottobre 517
Giovedì 12 Aprile 2018

Promesse



La sua assistente personale.

La frase da cui Myrna mi ha messa in guardia: l'offerta a cui ho promesso di dire no ad ogni costo, insieme al corredo di vantaggi volti a impreziosirla. Un lavoro presso la Curia; un salario mensile; la possibilità di stringere rapporti con le personalità più importanti di Trost.

E' la tua occasione per dimostrare a tutti quanto vali, Irina.

No, non a tutti: soltanto a lui. Un ricatto subito da molte persone in difficoltà negli ultimi mesi: uomini e donne, giovani e anziane, meglio ancora se sposate o fidanzate: il Camerlengo ama farsi beffe delle convenzioni anche all'interno delle sue camere segrete. Tra i molti assistenti che hanno visto aprirsi le porte della Curia vi sono persino alcune vesti bianche, che egli ritiene di aver "salvato" da quell'aberrazione mentale chiamata fede.

Padre Mansell mi ha più volte spiegato come quell'uomo fosse la mia nemesi. Allo stesso modo in cui tu riesci a tirare fuori il buono dall'animo umano, lui riesce a soffocarlo. Tu sei la salvezza, lui è l'oblio: Tu hai un grande cuore e un animo gentile, mentre lui è un contenitore vuoto. Ma non devi preoccuparti: fino a quando tu resterai fedele a te stessa le persone come lui non potranno toccarti, né avranno mai alcun reale potere su di te.

Per Padre Mansell il Camerlengo era un male necessario, una delle innumerevoli prove che la città era chiamata a superare se voleva sopravvivere a questo periodo spaventoso. Diceva sempre che i veri avversari di questa guerra erano gli uomini, non i dèmoni o gli Dèi; che in guerra il coraggio e la pazienza erano infinitamente più importanti della forza e delle armi; che le battaglie più importanti erano e sarebbero state quelle volte a preservare la nostra essenza e la nostra integrità.

In quel periodo Myrna cominciò a lavorare al Nosocomio: oltre ad allontanare i sospetti dalla nostra casa, quell'occupazione le consentiva di prestare un'opera di bene. In quei mesi ebbe modo di conoscere la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze a cui poi fu offerta l'opportunità di lavorare presso la Curia. Nessuno veniva costretto, se non dalle circostanze in cui versava. Quando Hans Vale scoprì che era fidanzata, toccò anche a lei: la sua assistente personale. Rifiutare le profferte di un anziano non è cosa da poco, specialmente quando la città in cui vivi è un'isola circondata da un oceano di Risvegliati: ma lei lo fece, scegliendo di far proprie le parole di Padre Mansell... Aggrappandosi alla speranza che, qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbe avuto modo di preservare la propria integrità.

Con grande sollievo di Myrna, il Camerlengo accettò di buon grado il rifiuto: anzi, la sua stima per lei crebbe ancora di più. Padre Mansell non era affatto sorpreso: ci spiegò che quell'uomo mirava a indurre il cambiamento, non a imporlo con la forza. Chiunque fosse dotato di forti princìpi non aveva nulla da temere... a patto di non sbarrargli la strada.

Poi arrivarono la povertà e la fame. La nostra bottega non era più sufficiente a garantirci un sostentamento adeguato. Padre Mansell si trovò costretto ad accettare incarichi particolarmente duri e a compiere scelte difficili, che spinsero alcuni dei suoi alleati a voltargli le spalle. Myrna fu costretta ad abbandonare il Nosocomio per trovare altri lavori: il Camerlengo la teneva in grande considerazione, ma la sua generosità era riservata a chi sceglieva di accettare le condizioni. La sera in cui prese la decisione mi confidò di averlo fatto anche per allontanare da sé quella continua e costante tentazione.

I venti gelidi della guerra degli uomini continuavano a soffiare senza sosta, dentro e fuori le mura di Trost.

La nostra salvezza arrivò dai soldati di Ghaan: uomini e donne che, in numero sempre maggiore, sfidavano i pericoli della Landa di Clough alla ricerca di erbe, nozioni e ricette dimenticate. Io e mia sorella cercammo di fare del nostro meglio per fornire qualche risposta: in poco tempo, la nostra casa si riempì.

In quel periodo ho imparato a conoscere gli Innalzati: anime in pena straziate da una infezione che non li uccide, pascendosi nel contempo della loro umanità. Esistenze condannate ad estinguersi prematuramente come una candela accesa da entrambi i lati ma che proprio per questo brilla di una luce intensa, abbagliante e meravigliosa. Una fiaccola che ero in grado di vedere soltanto io e che proprio per questo non potevo, non potevo lasciar spirare. A poco a poco, avvicinandomi a quella luce, ho capito quanto il mondo intorno a noi fosse in procinto di cambiare per sempre. Myrna ha compreso presto l'importanza di quello che stava accadendo ed ha acconsentito a mandarmi presso la Quarantena... a patto che le facessi un'unica, grande promessa.

"Quando ti chiederà di diventare la sua assistente personale, tu dovrai dirmelo subito... e, quale che sia la nostra situazione, rifiuterai".

Ho fatto quella promessa perché ero certa di poter mantenere l'impegno: quell'uomo non aveva alcun potere su di me. Sono stata paziente, sono stata coraggiosa. Ho lavorato con lui e ho fatto in modo che vedesse quello che vedevo io. Parlavamo due lingue molto diverse, ma proprio per questo aveva bisogno di me per comprendere appieno quello che stava accadendo.

Poi, un giorno, Padre Mansell è stato arrestato. Ci aveva detto che stava raccogliendo notizie importanti, informazioni che avrebbero potuto cambiare il corso della guerra degli uomini: ci aveva avvertito che avrebbero tentato di fermarlo e di non perdere la speranza se gli fosse accaduto qualcosa.

Oggi, dopo tante settimane, si presenta una incredibile opportunità di agire. Gli Dèi hanno messo nelle mie mani la possibilità di influenzare l'esito di questa guerra degli uomini, aiutando queste persone a liberare Padre Mansell... o almeno a recuperare le informazioni che aveva raccolto. Sono forti e motivati, ma non possono farcela da soli. Devo farlo, anche se a Myrna non piacerà. E' l'unico modo per favorire questa impresa senza essere costrette ad abbandonare la nostra casa, la trincea che ci siamo scavate in questi lunghi mesi di attesa, incubi, sogni, speranze e delusioni. Ayza non avrebbe dubbi: non li avrò neppure io. La stessa determinazione traspare da Annie, come una sfavillante vampata di luce. Anche lei ha già deciso: dobbiamo andare. Qualunque cosa accada la affronteremo insieme, con il coraggio e la pazienza di cui siamo dotate. Perdonami, sorella mia, se tra poche ore romperò la promessa che ti ho fatto... Questa volta sarò io a proteggerti.

Ayza ripeteva sempre che i legami più forti si stringono sul campo di battaglia: amici, alleati, a volte persino nemici. Io non so chi vincerà questa guerra degli uomini, ma forse possiamo ancora fermarla prima che sia troppo tardi.

Ireena Volkov - Immagine
scritto da Ireena Volkov , 03:36 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
3 ottobre 517
Sabato 25 Novembre 2017

Tardi



Cento metri non sono molti: posso farcela. Sono l'unica che può arrivare sul posto senza rischiare di tirarci addosso un'orda di risvegliati affamati. La vita di quelle persone dipende da noi. Non ci interessa chi sono o quale bandiera portano, se abitano questo Continente da generazioni o se sono sbarcati ieri: le loro urla sono l'unica cosa che abbiamo bisogno di sentire. Per questo siamo corsi qui: controvento, in direzione opposta a quella della nostra missione. Avanzo veloce tra arbusti radicati nel fango e cespugli galleggianti, alberi dai rami adunchi e zolle di torba. Poche ore fa non sapevo neanche dell'esistenza di questo pantano, eppure mi sento come se fossi a casa: riconosco le tracce dei Kreepar, capisco se una tana è piena, vuota o abbandonata. Penso che con un altro pò di pratica potrei persino viverci, in questo posto. Forse dovrò viverci, un giorno, quando perderò il controllo e mi trasformerò in qualcosa di simile a quello che i miei compagni chiamano lo Strillone. Ma i suoni che faceva quella creatura non erano strilli: erano singulti di dolore.

Logan non ha detto nulla per fermarci: non ha aperto bocca fino a quando non ci ha visti prendere una decisione, quindi ci ha portati più vicino possibile. Cento metri. Una scelta che potrebbe compromettere l'intera missione. Perché lo ha fatto? Io un'idea ce l'ho: ha capito che, dopo quello che è successo a Mag, abbiamo bisogno di salvare qualcuno. E' questo che fanno i soldati, dopo tutto. Salvano vite umane. Avanti, avanti: non sento più combattere, non sento più urlare. Forse hanno trovato un riparo. Forse...

--------------------------------------------------------

"Li senti ancora?"

"Si, stanno combattendo".

"Brutto segno, lo sai".

Certo che lo so: alle mandrie non sopravvive quasi nessuno. Finché non ne vedi una non te ne rendi conto, specie se hai fatto l'abitudine a vivere in mezzo ai Risvegliati. "Sono solo una ventina di brocchi", dissi la prima volta che ne vidi una, quando non sapevo ancora niente. I compagni che erano con me pagarono cara la mia ingenuità: li ho visti morire uno ad uno, impossibilitati a reggere l'urto di quella specie di marea umana che si abbattè contro i loro scudi. Furono travolti in un attimo, senza neppure riuscire a menare il primo fendente. E io in mezzo a loro, spettatore invisibile di quella tragedia, mentre tentavo inutilmente di impedire a quei denti e a quelle unghie di farsi strada tra le loro armature.

"Dove sta l'Innalzato?"

"Cento metri davanti a noi: si sta avvicinando alla mandria".

"Li vuole salvare?"

"Penso di si, adesso sta correndo..."

"Bene, andiamo ad aiutarlo: magari con lui riusciamo a sbaragliarla".

Osservo le tracce che ci precedono. "Non è da solo: saranno almeno in sei".

"Meglio ancora: hai paura?"

Scuoto la testa. Sono curioso, però: non è uno dei nostri, ma ha un'impronta interessante. Se riesce a schermare addirittura cinque compagni vuol dire che ha raggiunto un livello di controllo simile al mio. Voglio conoscerlo. Poi a un tratto vedo qualcosa, attraverso la nebbia, e mi fermo.

"Che c'è? Ci siamo?"

Scuoto la testa. "Ci sono i suoi compagni. Lì, su quella collinetta".

"Quanti?"

"Almeno quattro"

"Se ci vedono, non ci faranno passare: non ci conoscono, penseranno che vogliamo attaccare o catturare il loro innalzato...".

Annuisco. "Giriamogli attorno".

Darkham mi guarda: "...Non rischiamo di arrivare tardi, cosi?"

Sospiro. "Dai rumori che sento, temo che sia già tardi..."

--------------------------------------------------------

Sono arrivata tardi. Lo capisco quando metto piede sull'ennesima collinetta che mi separa dal combattimento e sento le mie orecchie riempirsi di quegli abominevoli suoni meccanici di masticazione. Lo sento nei rantoli soffocati di chi prova invano a gridare aiuto, mentre mi arrampico mani e piedi su quell'ultimo scivolo di terra e fango. Lo vedo con i miei occhi non appena riesco a buttare lo sguardo oltre la sommità, assistendo impotente a uno spettacolo ancora peggiore di quello che segnò la morte di Mag.

Uno di loro è a terra, le carni trafitte dalle unghie e dalle ganasce di non meno di quattro risvegliati. Un altro è prossimo a esalare l'ultimo respiro, mentre due infetti sono intenti a litigarsi le sue interiora. Un terzo giace riverso al suolo a una decina di metri di distanza con la faccia affondata nel fango e due cadaveri ambulanti che, dopo avergli strappato l'armatura, lo stanno divorando dalla schiena: forse è scivolato, o magari ha provato a fermarli per dare modo ai compagni di mettersi in salvo. Un quarto, o quello che resta di lui, sta rapidamente sparendo nelle fauci del gruppo più grosso. Ma i miei occhi non guardano nessuno di loro: sono inchiodati allo sguardo vitreo di una ragazzina che non può avere più di quindici anni e che vomita sangue dalla bocca mentre un singolo, orribile risvegliato banchetta oscenamente con il suo sterno.

Sono arrivata tardi. "Maledetti!" urlo mentre brandisco la spada e mi getto contro quell'abominio della Tenebra. Un singolo colpo mi è sufficiente per mandargli la testa in frantumi. Nessuno degli altri fa caso a me: continuano a mangiare, incuranti della mia lama che li stermina uno dopo l'altro. Questa orda morirà qui, adesso. Poi però guardo la nebbia, e sento di non essere sola. Non capisco bene... La nebbia mi disturba, per non parlare della scena che si è appena consumata davanti ai miei occhi. Altri risvegliati, forse... magari un'altra orda in arrivo. Meglio tornare ad avvertire i miei compagni, devono mettersi in salvo.

"Aa... aaa..."

Oh, Dei: è ancora viva. Mi avvicino osservando quel corpicino martoriato, quella veste di lana bianca che s'interrompe in una poltiglia di sangue rossa, sopra la quale una cascata di capelli biondi incornicia un viso che mi ricorda quello di Astea Trent. Chissà come ti chiami, penso mentre mi avvicino.

"Aaa... uu.. ooo"

Perdonami. Non ce l'ho fatta a salvarti. I suoi occhi puntano nel vuoto, senza riuscire a vedermi. Non riesco a vedere l'iride... Forse è cieca? O magari è semplicemente una conseguenza del martirio che ha subito. Prego che Ilmatar possa accoglierla al suo fianco, poi sollevo la spada e faccio quello che mi hanno insegnato.

Dovrei perquisirla, lei o i suoi accompagnatori: purtroppo non c'è tempo: l'unica cosa che riesco a raccogliere è un rotolo portadocumenti nei pressi di uno dei cadaveri. Sono arrivata tardi.

--------------------------------------------------------

"Siamo arrivati tardi, eh?".

Annuisco. "Non ce l'hanno fatta: stanno esalando l'ultimo respiro".

"Lui è lì con loro?"

"Si. Credo che li stia uccidendo uno a uno: è agitato, è...".

"Cosa?"

"E'... una donna, credo".

Dharkan mi guarda: "una donna?"

"Si, lo sento dall'impronta che ha".

"Una donna che ne tiene sei?"

"A quanto pare..."

"Sposatela! E insieme risanerete questo posto..."

Ridacchio. "Pensavo di aver già sposato te..."

"Non sono mica geloso".

"... Sta piangendo".

"Davvero?"

"Poveretta... è chiaro che avrebbe voluto salvarli".

"Altruista, disciplinata e sensibile. E' perfetta per te...".

"La pianti? Guarda che ti faccio sbranare..."

"A proposito... Ma secondo te perché ha lasciato gli altri dietro? Come te lo spieghi?"

"E' comprensibile. Neppure io mi butterei mai dentro una mandria con sei, è troppo rischioso".

"Capisco. Lei sa che siamo qui?".

"Non so... non penso: è sconvolta, ha dieci risvegliati davanti e ci sta un'altra orda dietro di noi... Neanche io capirei niente, penso".

"E' carina, almeno?"

"Non ne ho idea... Mica la vedo, da qui."

"Speriamo!"

"Speriamo..."


Khzar e Dharkan - Immagine

scritto da Annie , 04:17 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
25 agosto 517
Martedì 8 Agosto 2017

Magnifiche sorti e progressive

"E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce".



Avevo in programma di andare a letto presto, così da svegliarmi nel cuore della notte perfettamente riposato. Invece, come sempre in questi casi, l'emozione non mi ha fatto chiudere occhio: ho passato le ultime quattro ore contando pecore, ammassando al di qua della staccionata un gregge pressoché infinito nella fatidica attesa di questo momento. Raggiungo in silenzio il grosso finestrone che dà luce al dormitorio. Prima della guerra c'erano sicuramente delle vetrate a tener chiuso questo portone sull'abisso: i due pannelli di legno che ci sono adesso arrivano sì e no alla vita di chi si sporge, ma se non altro consentono di godersi al meglio il panorama.

A Uryen l'ultima torcia si è spenta da un pezzo: la manciata di teste dure che si è rifiutata di scappare verso lidi migliori dorme insieme al pugno di temerari che ha addirittura scelto di venire o tornare a vivere qui. Poveri idioti, chissà cosa vi tiene incollati a questo posto: le puttane del porto? Il costo ormai ridicolo dei terreni? Le suggestive metafore del Burgravio, che promette da mesi la prossima rifioritura di questi aridi luoghi? Non ha importanza: quale che sia il vostro sogno, la maggior parte di voi non vivrà abbastanza per vederlo trasformarsi in realtà. La Morte che Cammina, i Kreepar e chissà cos'altro impediranno alle vostre speranze di germinare in questo freddo deserto dimenticato. Al posto vostro non ci penserei due volte a levare le tende, se solo potessi: peccato che sia a Greyhaven che a Surok vi sia un cappio che aspetta con ansia di gettarmi le braccia al collo. Che sia un bene oppure no, al momento non ho niente da perdere a restare tra queste montagne del cazzo: del resto, se proprio mi tocca morire, il morso di un Risvegliato o lo stomaco di un Kreepar non mi sembrano sorti peggiori del trattamento che i Magistri asserviti al Sacro Collegio riservano ai maghi indisciplinati. A tal proposito, chissà cosa si prova una volta che l'infezione raggiunge il cervello: con un pò di fortuna potrei persino diventare un abnormis... A quel punto si che mi piacerebbe fare ritorno a casa.

Se la città tace, qui alla Rocca è l'esatto contrario: gli spalti e il cortile interno sembrano illuminati a giorno. I rumori che sento mi fanno ben pensare che tanto i soldati di Greyhaven quanto i miei commilitoni non hanno ancora finito di gozzovigliare: la festa di Pyros? La morte di King? La più bella del Reame? Quali magnifiche sorti! Le feste mi mettono sempre allegria, tanto più quando sono inutili e fuori luogo: a Pyros non può fregar di meno di questo posto, King s'è portato appresso mezzo esercito e la più bella del Reame è una creatura del Khal-Valàn dotata di tre corpi, due facce e una testa di cazzo... Quella di Ali Shark, la stronzetta che mi pestò assieme ai suoi amici perché avevo a suo dire "infastidito" Annie. Chissà dove la stanno curando, mi piacerebbe vedere come se la passa: spero che il corpo sia ancora buono, così quando andrò a darle quel che si merita mi basterà metterle un cuscino in faccia.

Pensare ad Annie mi riporta al presente. La cosa positiva di questi bagordi è che, se dovessero beccarmi, mi basterà fare la parte del soldato semplice che sperava di racimolare un pò di avanzi di vino e cibo decente dalle tavole imbandite riservate a "scelti", caporali, sergenti e ufficiali: del resto lo sanno tutti che chi si arruola da queste parti lo fa per non morire di fame. Poi ovviamente c'è chi viene promosso e chi no, come sempre: a me non sono bastati quindici mesi di servizio tra Uryen, Alma Mater e Angvard, contrariamente a quanto accaduto a preti, paladini, e maghette dal pompino facile. Lo stesso vale per Annie, malgrado la famiglia massacrata, la prigionia a Ghaan e la trasformazione: qualsiasi stratega con un briciolo di cervello non esiterebbe a valorizzarla e gratificarla al massimo, invece qui non hanno saputo fare di meglio che mortificarla ed emarginarla rischiando di farla impazzire. Chi dobbiamo ringraziare per tutte queste scelte? Barun, Luger e il Prevosto, tre vecchi rincoglioniti che sembrano non veder l'ora di seppellire la terza generazione di poveracci pronti a morire al posto loro. Stavolta però si trovano a dover fare i conti con un senso dell'umorismo che non sono in grado di comprendere: all'inferno ghiacciato non c'è più posto, i poveracci rimbalzano fuori dalle tombe in compagnia degli insetti ingrassati dai loro predecessori. Qualche soluzione a portata di mano la avrebbero pure, ma sono troppo lenti e timorosi per portarla a compimento.

Per questo, stanotte, ho deciso di forzare un pò la mano. Farò del mio meglio per trasformare le magnifiche sorti finora ottenute in questa guerra in un progresso significativo per il nostro esercito. Perché è una guerra degli uomini, questa, come ripete meccanicamente quella mummia imbalsamata del prevosto. Uomini, certo, purché dotati del Potere necessario per fare quello che va fatto, e della voglia di sporcarsi le mani.

E non solo quelle.

Les-Ex-Ysh!

Pronuncio le rune prima di scendere le scale, più o meno nel punto dove invoco solitamente il mio occhio astrale. Stanotte Luger è dal Burgravio quindi non dovrebbe accorgersi di alcunché, o quantomeno di percepire differenze sostanziali con il mio cavallo di battaglia: nella peggiore delle ipotesi penserà che mi è venuta voglia di farmi una sega spiando qualcuna e rimanderà la punizione a domani, quando sarà troppo tardi. Scendo le scale a passo svelto, oltrepassando agevolmente i soldati di guardia e tenendo il sacchetto di reagenti rasente al muro. E' una vera fortuna che nessuno qui alla Rocca conosca esattamente quello che sono in grado di fare, altrimenti sarebbe stato facile impedirmi di agire in questo modo. Raggiungo con facilità la porta delle segrete, ai lati della quale si trovano gli unici veri ostacoli tra me e il mio obiettivo: due soldati scelti con altrettante picche che non hanno alcuna intenzione di festeggiare.

Non mi resta che lanciare il secondo incantesimo della nottata, nella speranza che la sorte mi assista in questa fase cruciale del piano.

Bes-Kor-Rem!

Con questo ho sempre avuto qualche problema: faccio del mio meglio per indirizzarlo verso entrambi i soldati e augurandomi che almeno uno di loro ne subisca gli effetti. I miei sforzi vengono apparentemente ricompensati, di lì a poco il più giovane dei due si volta di scatto verso la porta:

"Che cos'era?"

"Cosa?"

"Quel rumore... non lo hai sentito?"

"Non mi pare, no..."

"Rieccolo! Hei, c'è qualcuno, lì dietro?"

"...Per me veniva da fuori..."


Con mio grande scorno, il siparietto provocato dalla mia allucinazione auditiva si risolve rapidamente in un nulla di fatto. Lo sapevo, cazzo! Al primo colpo non mi crede mai nessuno: non mi resta che provare ancora.

Bes-Kor-Rem!

Mentre soffio il composto di muschio e incenso in direzione delle mie vittime sento che il Potere Magico mi sta abbandonando: a breve dovrò fare affidamento sulla mia forza di volontà. Osservo la nuvoletta grigia dirigersi verso il volto delle guardie, consapevole che potrei non avere una terza possibilità.

"Hei, ma che cazz..."

"Eccolo! L'hai sentito?"

"Si, ora si..."

"Ti sentiamo, coglione! Chi sei?"


Osservo speranzoso la scena: i due si scambiano qualche occhiata, poi mormorano qualcosa. Avanti, ragazzi... Non fate cazzate: ricordate che ci sono anche dei Risvegliati lì sotto. Quello che fanno di lì a poco è una autentica gioia per gli occhi: la porta spalancata e le aste puntate, avendo cura di mantenere la giusta distanza...

"Chiunque tu sia, non muoverti e fatti vedere!"

... Non muoverti e fatti vedere? Ma che razza di ordine è? Al diavolo, non avrò mai un'occasione migliore di questa: mi getto di scatto verso la cima di quelle scale che sprofondano nell'ombra, chinandomi quel tanto che basta per passare sotto alla punta delle picche... Il mio corpo è pervaso da acute fitte di dolore mentre colpisce la roccia e gli stipiti, tuttavia i rumori escono attutiti, mimetizzandosi naturalmente sotto alle loro parole e ai cigolii dell'anta che finisce di aprirsi.

"Fanculo... non c'è nessuno!"

"Quasi ci speravo, che fosse uno di quelli... almeno ci toglievamo il pensiero!"

"Già... chiudi, va..."


Prima di tirare il fiato attendo di sentire lo sferragliare delle chiavi, quindi il tonfo sordo della spranga di ferro che si chiude. Neanche a farlo apposta, l'aura di invisibilità che mi circonda svanisce in un istante, lasciandomi nudo come un verme, disteso sulle scale luride e puzzolenti che conducono alle segrete della Rocca di Tramontana.



Sono dentro. Adesso non mi resta che trovare la ricompensa che mi spetta per tutto questo disturbo. Per prima cosa, però, è meglio fare un pò di luce.

Ak!

Mentre mi alzo e raggiungo la porta della cella che mi separa dal laboratorio di Luger ripenso con soddisfazione alle ultime parole che mi è toccato digerire:

"Apprezzo la tua disponibilità, ma non ho modo di acconsentire. E' risaputo che i soggetti di genere maschile non rispondono quasi mai bene a questo tipo di esperimenti. Lo stesso dicasi per quelli dotati di Yoki, per i quali il pericolo aumenta a dismisura... Il che ti rende doppiamente inadatto".

Doppiamente inadatto... Vecchio bastardo. Ti atteggi a luminare in questa scienza solo perché hai avuto la fortuna di inciampare nel cranio di una creatura sconfitta da gente ben più coraggiosa e capace di te. Pensi che io non sappia a chi vorresti offrire questa opportunità e che non abbia capito le reali motivazioni che ti spingono a farlo? Giovani donne mutilate o rese invalide dalla guerra che hai provato ad irretire con l'illusione di una cura e che si sentiranno per sempre in debito con te... Sei soltanto un lurido satiro bugiardo: doppiamente bugiardo, anzi. La sola esistenza dell'Angelo Nero è sufficiente a smascherare la prima delle tue menzogne; quanto allo Yoki, i testi che ho letto prima di venire a svernare in questo buco sono di ben altro avviso. Sia come sia, mi auguro che a breve avremo modo di scoprire chi ha ragione. Raggiungo la porta, un'occhiata alla maniglia mi è sufficiente per capire cosa devo fare: contrariamente alle allucinazioni, è una delle mie specialità.

Bes-Ins-Ter-Xot!

Il sangue alla testa mi conferma che sono in riserva, ma la porta si apre. Scommetto che questo non te l'aspettavi, eh sapientone? La stanza è invasa dall'odore di merda e di Risvegliato. Mi guardo intorno deluso: mi aspettavo sigilli, glifi, permanenze protettive... Niente del genere. Meglio così. E' il momento di mettersi a caccia del tesoro.

Gor-Ak-Dir!

Aaah... era un pò che non andavo sotto in questo modo. Orecchie ovattate, vista annebbiata... La testa mi scoppia: la luce adesso comincia persino a darmi noia: quando la spengo temporaneamente, stringendola nel palmo della mano, vengo avvolto da un buio impressionante. In compenso, un numero incredibile di sagome inizia rapidamente a disegnarsi intorno a me. Incredibile, cazzo... A momenti è tutta viva, questa stanza. Credevo che sarebbe stato facile, invece è come cercare un ago in un pagliaio. Nessuna traccia del Risvegliato, del resto so che lo tiene chiuso a chiave nella stanza interna... Meglio così. Passo alcuni istanti a guardarmi intorno, scartando mentalmente le sagome più ovvie, quindi brancolo a tentoni verso quelle che mi sembrano più simili a...

... a cosa, esattamente? Cosa sto cercando? Che forma ha?

E soprattutto, sono davvero certo che sia qualcosa di vivo?

Non è il momento per i dubbi, William: ricorda cosa sei venuto a fare, ricorda per chi lo fai. Pensa alla faccia che farà Annie quando scoprirà che non è più la sola. Pensa a tutto quello che potr....

Aaargh!

...Cazzo! Una fitta lancinante al ginocchio mi trascina bruscamente a terra: la tempia picchia duramente sulla pietra, mentre il ripiano che devo aver urtato mi rovescia addosso gran parte del suo contenuto: boccette, bicchieri e altra roba di vetro. Se soltanto non fossi così ridicolmente nudo... Spero che almeno non sia lo scaffale dei veleni. Attendo con pazienza che il senso di stordimento passi, quindi provo a rialzarmi: niente da fare. Il corpo, in più punti dolorante e trafitto da decine di schegge di legno e vetro, non accenna a muoversi. Chissà se sono paralizzato da qualche sostanza che mi è entrata nel sangue, per la botta che ho preso o per la volontà che mi sta abbandonando sempre di più.

Dannazione: questa stanza mi odia. Comincio a capire perché non ci sono cassaforti, glifi o altre precauzioni: è talmente stracolma di stronzate vive che non riuscirò mai a...

A un tratto scorgo un bagliore strano appena sotto la mia guancia e il cuore mi rimbalza direttamente in gola. Non posso crederci... Mi puntello sulla fronte, quindi sui palmi, sollevando a fatica la testa per osservare la lastra di pietra che credo di aver appena... rotto? Con la tempia. No, non è rotta... si è solo spostata, lasciando intravedere un intenso bagliore di vita sotto di lei. A quanto pare è una sorta di nascondiglio. Sollevarla mi costa qualche unghia, ma...

Non credo ai miei occhi, eppure non ho alcun dubbio: quello che cerco è qui, di fronte a me. Lo spettacolo, attraverso lo sguardo privilegiato di questo incantesimo, è indescrivibile: è come specchiarsi in un gigantesco, infinito cielo stellato.

Ho pensato innumerevoli volte a cosa avrei fatto qualora fossi riuscito ad arrivare fin qui: cosa aspettarmi, cosa sperare... come agire. E' buffo, perché in questo momento nel mio cervello non v'è traccia di quelle elucubrazioni. Non ricordo un solo frammento del mio piano, eppure so perfettamente come deve andare. Giro la lastra di pietra tra le mani: prima in avanti, quindi lateralmente, così da fare in modo che il massiccio angolo inferiore punti dritto al centro dell'ampolla nascosta all'interno di quel buco... quindi mollo la presa, dando l'occasione al destino di compiere il suo corso. L'aura di luce magica nascosta nel palmo della mia mano torna a sprigionarsi quando mollo la presa, per poi estinguersi di scatto non appena il cristallo va in frantumi.

Sento gli schizzi e i frammenti piovermi sul viso, sulla bocca, dentro gli occhi: un istante dopo sono faccia a terra, avvinto da una forza spaventosa che mi schiaccia contro il pavimento. Il mio corpo inizia lentamente a bruciare, come se qualcuno mi stesse iniettando della lava... o forse è ghiaccio? Non riesco a distinguere. Il dolore è pazzesco, indescrivibile, eppure non mi riesce di urlare né di muovermi. Un ultimo pensiero razionale attraversa la mia mente: e se avessi... Cerco invano di trattenerlo, ma neppure questo mi è concesso. Non posso far altro che giacere su questo talamo di pietra, immobile e impotente, mentre ogni singola goccia del mio sangue viene violentata da questa tempesta di fiamme gelate.

Annie, è così che lo hai vissuto anche tu? E' questo il prezzo da pagare per poterti raggiungere? Per poterti capire? Per poter eguagliare la tua condizione? Per poter ambire a un potere di ordine superiore? Se così fosse, vorrei poterti dire che lo sto pagando volentieri, ma in realtà non è così. Maledizione... non pensavo che fosse possibile provare un dolore simile. Forse... forse la verità è che non sono abbastanza forte per diventare anch'io essere superiore... un eletto... un Angelo Nero. Forse sono io il bugiardo... ho mentito a tutti, persino a me stesso... O magari, ora che sento la morte così vicina, scoprirò che non esiste alcun bugiardo, soltanto un oceano scintillante di menzogne che ci attira e ci sospinge verso le più atroci sventure.



... Qualsiasi cosa... Purché abbia fine...

... Voglio morire...

... Aiuto... Qualcuno mi aiuti...

... Vi prego....

William Deed - Immagine
scritto da William Deed , 04:10 | permalink | markup wiki | commenti (10)
 
10 settembre 517
Martedì 9 Maggio 2017

Sibh Céile, Muid Cèile!



Ancora nebbia bianca. Ultima volta che vista, noi lasciata stare: Judoc avvertito che male e noi dato retta. Ora noi vede e non lascia stare, anzi cammina vicino, molto vicino: silenzio e punta di piedi, come bambini che giocano a non incazzare lupo. Problema è che lupo prima o poi incazza. Quando? Judoc sembra pensare presto: suoi occhi cercano intorno, sue mani stringono già talismani di fuoco. Mia gamba spera lui sbaglia: purtroppo capita poco. Mio braccio spera lui ragione: sconfitta con Ymir brucia ancora e riempie mio cuore di brame di scontri gloriosi.

Anche mio sguardo rapito dal bianco e da cosa nasconde. Frammenti di ombre perdute vagano dentro con passo di uomini ciechi: fame li spinge verso cibo... verso noi. Conosciamo questo malanno, affligge anche altrove. Galàr na Duiseàcht. Queste terre sembrano molto funestate, ormai molto difficile estirpare. Dobbiamo capire anche noi prima che troppo tardi anche per nostre terre. Nessuna cura sembra funzionare... Solo taglio testa: la mia specialità. Falcate strette in pugno, preparo me stesso a battaglia che viene. Miei uomini pochi ma buoni: pirati, mercanti e mercenari. Non è prima volta che vendiamo nostra pelle e non sarà ultima. Niente paura di morire, niente voglia di tornare a casa con mani vuote.

Anche pattuglia soldati granduca sembrano validi e preparati: guerrieri, cerusici, erboristi. Loro dice che non è soldati ma io non crede. Non importa: obiettivo comune ci rende alleati. Judoc dice che femmina bionda ha giorni contati: sangue di demone, destino spacciato. Lui non si fida, teme tradimento. Io vedo rabbia negli occhi e passione nel cuore: entrambi vorremmo vedere meglio. Auguro morte gloriosa in battaglia, così nessuno saprà. Donna castana è maga e guerriera come Judoc: magia molto utile contro Dùiseacht. Bella e elegante, chissà se anche brava... presto vedere meglio anche lei. Cerusico con bastone disprezza Judoc: importante sopportare, nostro viaggio non è missione di conquista. Ricambieremo disprezzo dopo ultimo Duiseàcht. Cerusico con spada appuntita vuole parlare, ma non è ancora momento: prima Skogen, poi parlare.

Morrigan, rimanda tua visita a dopo rivincita Ymir. Voglio vedere terre e città oltre Skogen, dice che lì sanno come per non essere morsi. Voglio vedere la Mantide.

E' tempo diradare questa nebbia. Stringete armi in pugno, guerrieri di Ilsanora! Affianchiamo i soldati granduca e riempiamo loro orecchie con scairt di battaglia Mobogiòn: Sibh Céile, Muid Cèile!

Aiden Marnach - Immagine
scritto da Aiden Marnach , 01:58 | permalink | markup wiki | commenti (5)
 
26 agosto 517
Giovedì 26 Gennaio 2017

Ritorno a Casa



Così finisce, dunque. Tredici giorni per ricostruire cosa è successo, attribuire le responsabilità, stabilire le pene ed emettere la sentenza, per poi lasciare il campo al boia. Il risultato di tutto questo oscilla senza vita di fronte a me. E' notte, ad Angvard. Il coprifuoco proibisce a tutti di vedere questo spettacolo, con la sola eccezione di quanti ricoprono un ruolo attivo nei reparti militari della città.

Il capitano Alman è stato tra gli ultimi ad andarsene. Mi ha consigliato di venire via con lui, risparmiandomi la vista ulteriore di questa ennesima, incomprensibile sconfitta. Vorrei poterlo fare: vorrei poter muovere queste gambe, che giacciono impietrite come e più del braccio di legno che le unghie della mano destra tormentano invano da ore. La verità è che non posso muovermi. Non posso far altro che restare qui a guardare questa amara rappresentazione della giustizia di Dytros, una sagoma indistinta di una persona che credevo di conoscere e che adesso non esiste più.

Cosa ti hanno fatto, esattamente? Quale oscuro potere è stato capace di spingerti fino al punto di cospirare contro i tuoi compagni? Hai scelto di non dirlo, neppure sotto tortura. Il capitano Alman è convinto che tu fossi una spia sin dall'inizio. Questo significa che ci hai sempre presi in giro? Che i soldati che hai affrontato e ucciso insieme a noi erano tuoi alleati? No, io non lo credo. Non posso credere che i momenti che abbiamo condiviso per mesi fossero artefatti. Questa ipotesi non ha alcun senso: la verità, quale che sia, sprofonderà insieme a te negli abissi della fossa riservata ai traditori.

Durante il processo i magistrati hanno ricostruito almeno tre momenti distinti in cui ti saresti recato a Ghaan. Mi chiedo se in quei viaggi tu abbia davvero incontrato Nico o se si sia trattato soltanto dell'ennesimo imbroglio crudele volto a sovvertire la mia lucidità. Se così fosse, le spie sin dall'inizio sarebbero addirittura due. Impossibile. Non tu, men che meno lui. C'è qualcosa che non abbiamo capito, che ancora non sappiamo: qualcosa di terribile e disumano che ha il potere di sopprimere il nostro arbitrio lasciandoci in vita, come e più della Morte che Cammina. E' questo che ti è successo, Daryl? E' questo quello che è successo a Nico? Se così fosse, la morte che hai trovato oggi non ha alcun significato: chissà da quanto tempo non eri più dentro quel corpo. Chissà quando sei morto davvero: a Ghaan, probabilmente, magari insieme ad altri che ora camminano in mezzo a noi.

Chissà quando siete morti. Chissà chi è stato a uccidervi e come ha fatto.

Ebbene, se è davvero così, sappiate che io lo scoprirò. Anche io, come voi, sono stata a Ghaan e fatta a pezzi: ma gli Dei mi hanno concesso di restare in vita e, nonostante tutto, certa di essere ancora me stessa. Per questo vi lascerò battere nel mio cuore: vi chiedo di darmi la vostra fiducia e la vostra forza, di assistermi nel compimento di questa ricerca: prometto a quel che un tempo eravate che non mi fermerò, fino al giorno in cui troverò la luce o fino a quando questa non cadrà per sempre dai miei occhi. Possa l'ombra di ciò che eravate accompagnarmi in questa missione, possa il vostro ricordo agitare il sangue che ancora scorre nelle mie vene.

Da domani non sarò più un soldato di Angvard. La mia scelta non ha destato alcuno stupore: al di là dell'esito del processo la mia presenza è diventata fonte di imbarazzo per l'esercito, per Lord David e per Lady Yara. Ho pensato che fosse meglio farmi da parte, uscire di scena per qualche tempo. Svolgerò le mie ricerche da sola, senza gravare ulteriormente sulle spalle di questa città. Alcuni giorni fa ho chiesto di parlare con il Tenente Vonner dell'esercito di Uryen. Ho saputo che sono alla ricerca di un volontario per uno strano esperimento che stanno preparando insieme a uno Stregone che lavora con loro, collegato in qualche modo agli esiti della loro ultima impresa. Si tratta di una ricerca molto rischiosa, il cui successo potrebbe cambiare le sorti della guerra. Ho pensato che andare a Uryen potesse essere una buona soluzione: sono più avanti di noi nell'osservazione e nell'analisi di questi fenomeni, oltre ad essere soldati coraggiosi e validi alleati.

Poi Lady Yara è venuta a trovarmi. Mi ha abbracciata forte, tenendomi stretta e lasciandomi sfogare, quindi mi ha chiesto di restare ad Angvard con lei: non più come soldato, ma come sua compagna d'armi. La sua richiesta è stata come una stretta al cuore. Come posso accettare nelle condizioni in cui mi trovo ora? Non c'è alcuna possibilità che io sia meritevole di cotanta fiducia. Non sono che l'ombra di ciò che ero, di ciò che lei ricorda: un riflesso diafano e menomato costretto a stordirsi per chiudere gli occhi, che non è neppure in grado di ricambiare il suo abbraccio.

Yara Raleigh - Immagine 3

Eppure, so che devo farlo. Se Yara ha deciso di credere in me in un momento come questo non posso deluderla, non di nuovo. Non so come potrò credere ancora in me stessa e nelle mie capacità, ma se lei sente di poter ancora riporre in me la sua fiducia significa che devo costringermi a farlo, perché non vi è alcuna possibilità che il suo giudizio possa essere in errore. Accetterò dunque il suo invito, consapevole di tutti i miei limiti oggi come allora, impegnandomi a fondo per rendermi degna di poter varcare nuovamente la soglia del tempio da cui mi sono allontanata molti anni fa. Il tenente Vonner sarà sollevato, non era a suo agio al pensiero di aver dato a un soldato appartenente a un altro esercito l'idea di sottoporsi a una procedura potenzialmente mortale. Resterò ad Angvard, orientando le mie ricerche a partire da qui. Non sarà facile, eppure so che è la cosa giusta da fare. L'unica cosa da fare. Il solo modo che realmente mi resta per far sì che la morte delle vostre coscienze non sia stata vana, per rendere rendere giustizia al vostro ricordo fino a quando la luce non cadrà per sempre dai miei occhi.

Possa l'ombra di ciò che eravate accompagnarmi in questa missione, possa il vostro ricordo agitare il sangue che ancora scorre nelle mie vene.

Preghiera - Immagine
scritto da Crystal Kanban , 04:36 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
12 agosto 517
Martedì 16 Agosto 2016

Un giorno prima dell'Apocalisse



Da questo lato del Traunne non mi riesce proprio di dormire. Non appena chiudo gli occhi rivivo l'ansia e l'orrore di quella notte trascorsa nella cripta, un ricordo da incubo di cui probabilmente non mi libererò mai.

Accadde l'anno scorso, all'inizio di maggio, subito dopo la missione al cimitero di Cantor. Il plotone che mi accompagnava fu intercettato da un gruppo di soldati, che poi si rivelarono essere degli alleati: in quel momento non potevamo saperlo, però.

Ricorda, Alyster: questa è una guerra degli uomini. E' da loro che dovrai guardarti più di ogni altra cosa.

Le parole di padre Valon non mi lasciavano scelta: non potevo rischiare che le prove raccolte nella cripta ci venissero sottratte da una pattuglia di soldati di Acab o di Ghaan, così presi la decisione di sparire. Ricordo il rumore dei miei passi sull'erba, il buio assoluto di quella notte priva di luna. Correvo nell'oscurità, avvolto dalle tenebre, il coltello e la pergamena staccati dal muro di quella cripta maledetta stretti nelle mani. Quel luogo era pieno di Risvegliati: ne avevamo incontrati diversi, al cimitero. Si erano palesati all'inizio del rituale, per poi inseguirci fuori.

All'epoca non ne sapevamo ancora molto: non io, almeno. Non avevo idea del ruolo delle creature note come Res Informia che trovammo in quella cripta, né di come poter definire quell'abietto simulacro di resurrezione della carne: una maledizione oppure una malattia? Ricordo però che di due cose ero assolutamente certo: che la notte fosse il loro elemento, e che di lì a poco mi avrebbero raggiunto. Mi sembrava di sentirli, mentre correvo: lenti ma inesorabili, pronti ad attendere il momento in cui sarei crollato a terra, esausto e incapace di muovere un altro muscolo.

La guerra degli uomini. Non sono in grado di comprenderla oggi, quella frase, figuriamoci allora. Quando caddi tra le foglie, consapevole di essere circondato, ricordo di aver dubitato di quelle parole. Come poteva Padre Valon affermare una cosa del genere, se la terra che dovevamo riconquistare brulicava di creature immonde? Che senso poteva avere incrociare le armi tra stendardi diversi, fino a quando fossero esistiti quegli esseri rabbiosi? In quel momento mi sentivo spacciato, eppure non volevo che quelli fossero i miei ultimi pensieri. Con la forza della disperazione riuscii a rialzarmi, rimettermi in piedi e ricominciare a correre.

Percorsi cento, forse duecento passi prima che il terreno venisse nuovamente a mancarmi sotto i piedi: stavolta però non era una radice, ma una vera e propria buca nel terreno. Ricordo la sensazione di terrore assoluto durante la caduta, l'attesa interminabile dell'impatto, la paura di rompermi le gambe, lo spettro di una morte lenta nelle profondità del suolo. Il dolore forte e improvviso in conseguenza della caduta, quindi la sensazione di annegare in una pozza di fango dall'odore nauseabondo. Ricordo, più di ogni altra cosa, la tentazione fortissima di restare con la testa sotto, nella disperata ricerca di un destino migliore di quello che mi sarebbe toccato di lì a poco: assistere impotente al risveglio dei mucchi di ossa secolari che con tutta probabilità mi circondavano, per poi diventare il primo pasto della loro nuova non-vita.

Buca nel terreno - Immagine

Ancora una volta fu la forza della disperazione ad avere la meglio sulle mie paure. Il buio pesto che mi aveva inghiottito era circondato da pareti di pietra che, al tatto, sembravano di chiara fattura umana. La cripta c'era, i cadaveri no. O forse si, ma il morbo non era ancora giunto ad infettarli. Rimasi lì per molte ore, nella speranza che il fango che mi ricopriva riuscisse in qualche modo a nascondere il mio odore. Potevo sentire i loro rantoli, sopra di me: instancabili predatori alla ricerca di una preda fuggita chissà dove.

Se ne andarono soltanto dopo molte ore, poco prima dell'alba. Non so come, trovai le forze per emergere da quella tomba e trascinarmi fino al molo. Fu lì che, dopo una attesa interminabile, venni soccorso da Jebediah e dalla sua barca a remi. Ero salvo. La missione era salva. Pyros aveva protetto la mia prima notte al di là del fiume.

"Alyster, il tenente vuole vederti".

La voce di Robyn mi riporta al presente. Sono di nuovo qui, a non molta distanza dal luogo di quell'incubo e in procinto di scendere in un'altra tomba. Mancano poche ore all'inizio dell'ultima fase dell'operazione. La mia giovane attendente mi guarda, i suoi occhi azzurri risplendono alla luce della lanterna. Preferirei che non dormisse così vicina alla mia tenda: un atteggiamento più formale aiuterebbe a tenere le distanze, semplificando un pò le cose. Ma le cose non sono mai semplici, da queste parti. Nel ringraziarla, le suggerisco di dormire un pò: queste ultime ore saranno le peggiori. La saluto ed esco dalla tenda, dove mi attende il soldato scelto che è venuto a condurmi verso la tenda di Ramsey. La tempesta sembra essersi chetata, lasciando dietro di sé un'aria irrespirabile e carica di umidità.

Robyn Macht - Immagine 2

Non fidarti di lei, Alyster. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere una spia di Ghaan o di qualche pezzo grosso di Greyhaven interessato a capire bene cosa sta succedendo qui. Falla sentire a casa, ma ricorda a te stesso che è un ospite. Lascia che si avvicini a te, ma non avanzare di un passo verso di lei: studia ogni sua mossa, guarda dentro il suo fuoco e fai tesoro di quello che vedi.

Le parole di Padre Valon tradiscono l'esperienza del soldato veterano, uno che di guerre degli uomini ne ha combattute parecchie. Se questa ragazza è davvero una volpe, ha scelto il pollaio sbagliato. Io non devo far altro che mettere in pratica le istruzioni del prevosto e dar seguito alle sue strategie, fino a quando le indagini che sta facendo fare sul suo conto non porteranno qualche certezza. Spero che si sbagli, lo confesso: in questo momento non abbiamo certo bisogno di altri nemici o traditori. No, non è solo questo. Robyn è la prima veste bianca che mi è stata assegnata, una delle poche ad aver risposto al grido di dolore di queste terre martoriate: è una ragazza intelligente ed una buona osservatrice... è troppo sperare che possa essere davvero dalla nostra parte?

Ramsey è in piedi di fronte al tavolo, affiancato dal soldato a comando del plotone 12. Di fronte a loro c'è una grande mappa della collina ricoperta da chicchi di grano disposti in maniera regolare. Una grande X marca uno dei punti d'accesso aperti negli ultimi giorni.

Ramsey la indica, poi mi guarda. "Ci caleremo da qui. Obiezioni?"

Nessuna: è perfetta. Se la struttura del cimitero è la stessa di Cantor, è una delle entrate più vicine al nostro obiettivo tra quelle a disposizione. Osservo le altre, cercando di capire quale sarà quella che utilizzeremo per uscire. Ramsey segue il mio sguardo, poi sposta il dito al centro della collina. "Noi non usciremo: stando a quello che dice Joden, quando avremo finito sarà più sicuro restare dentro". Joden annuisce, con l'aria di chi non ha dubbi. Sapere che "dentro" ci sarà anche lui mi tranquillizza: al tempo stesso, l'idea di restare nuovamente intrappolato all'interno di una cripta sotterranea mi fa gelare il sangue nelle vene.

"La pioggia non ci aiuterà, vero?" E' una domanda stupida, ma ho bisogno di cambiare discorso. Ramsey scuote la testa: "Se piove siamo disarmati, quindi non se ne fa nulla". Poi mi guarda. "Ora non metterti a pregare che ricominci, però", aggiunge con un mezzo sorriso. Annuisco, ricambiando il sorriso. E' così evidente la mia paura? Per uno come Ramsey immagino di si. Non preoccupatevi, tenente: non ho intenzione di rinunciare a questo obiettivo, né potrei immaginare un giorno migliore di domani.

Altri soldati ci raggiungono di lì a poco, per discutere dei vari aspetti di quella parte del piano che ci compete: la maggior parte sono di Uryen, qualcuno fa parte dello squadrone di Greyhaven. Il caporale Jaeger mi batte la sua poderosa mano sulla schiena: "come sono andati i lavori, reverendo? E' pronta a cantare, questa campana?"

E' pronta, si. Montarla a quel modo non è stato facile, ma avevamo il migliore carpentiere del Corno del Tramonto a darci una mano. Parlare con Garruk mi dà forza, mi aiuta a sentirmi parte del gruppo... ma soprattuto rende meno insopportabile l'attesa: lui lo capisce e mi fa altre domande, fino al momento in cui veniamo tutti congedati. Uscendo dalla tenda, mi allunga una fiasca: "vuoi un sorso? E' roba buona, vino degli elfi: ne ho due botti piene nascoste al porto, non fare complimenti". Declino garbatamente l'offerta, spiegandogli in due parole la Regola di Kayah. "Cazzo, che inculat... voglio dire, che fregatura: v'ha tirato un pacco mica da niente, questa Kayah". Alzo le spalle.

"Ma quindi, manco con..." e indica in direzione della mia tenda. Scuoto la testa: macché. Anzi, con lei vale doppio, gli dico. Mi guarda con aria delusa, poi mi butta quasi a terra con un'altra pacca sulla spalla. "Bella lì, reverendo: dai, che tra poco li facciamo neri". Poi si allontana, trangugiando quel che resta nella fiasca.

Torno alla mia tenda, immerso nei pensieri. Quando sento le prime gocce di pioggia vengo invaso a tradimento da una sensazione di sollievo che mi fa vergognare profondamente. Robyn è lì ad aspettarmi, con la veste bianca imperlata delle prime gocce.

"Non dovevi aspettare qui", le dico con espressione seria.

"Tanto non sarei riuscita a prendere sonno". I suoi occhi brillano alla luce della lanterna, indecifrabili. Fa per aggiungere qualcos'altro, ma si ferma subito.

Per un attimo scende il silenzio, mentre la pioggia continua a farsi beffe di noi.

"Vai a dormire, Robyn: è un ordine". Lei abbassa il capo e si congeda. Con lei vale doppio, ripeto a me stesso mentre mi passa di fianco.

Queste ultime ore saranno le peggiori.

Robert Forge - Immagine 2
scritto da Alyster Frear , 01:52 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
11 agosto 517
Venerdì 12 Agosto 2016

Due giorni prima dell'Apocalisse



Il vento si sta alzando, portando con sé il rumore indistinto di un tuono lontano. Se continua così, tra non molto sentirò le prime gocce. Mio padre lo aveva detto che oggi avrebbe piovuto, quando ancora c'era un sole che spaccava le pietre: su queste cose non sbaglia mai.

I giorni pari mi viene da chiedermi perché l'ho fatto. Al porto di Lagos le cose stavano filando alla grande: nessuno sospettava nulla, neppure Marino. Ancora poche settimane e avrebbero fatto il colpo, dopodiché me ne sarei andata con la cassa e tanti saluti. Non sarebbe neanche stato un vero crimine, in fondo: rubare ai ladri che rubano ai ladri che hanno rubato ai ladri. Una catena talmente lunga da far dimenticare a tutti di chi fossero, quei soldi. Avevo anche deciso cosa farci, con quel gruzzolo: metà a mia sorella, il resto per un lasciapassare e un posto su una carovana diretta ad Amer. Dicono che sia pieno di nani, da quelle parti... tanto meglio. Mi stanno simpatici, quei covoni di barba: mi fanno sentire alta.

Invece, come sempre, ho lasciato tutto a metà. Chissà se lo hanno fatto lo stesso, il colpo: ne dubito, ma non si sa mai. La roba che avevo rimediato non si trova facilmente, con la morìa di erbaioli che c'è stata... di certo non possono comprarla alla bottega di Meera. Conoscendo Marino e i suoi compari, sarà andato tutto a puttane: letteralmente.

I giorni pari ci ripenso e a tratti mi sembra persino che fosse un buon piano. O forse no, non lo era, ma sempre meglio che aspettare la morte a Lagos, a Uryen... o qui, ai piedi di questa collina al di là del Traunne. Mi chiedo perché ho scelto di restare, come i tanti che mi circondano e che ogni giorno si fanno il mazzo intorno a me, insieme a me. Padre Valon e Padre Alyster dicono che lo stiamo facendo per una causa più grande di noi tutti, ma in fondo lo so che è una cazzata: il vento della fede non soffia granché, da queste parti... E' a malapena sufficiente per alimentare le due fiammelle di Pyros che mi stanno venendo incontro: premurose come sono, vorranno di certo chiedermi se ho bisogno di qualcosa.

"Lady Astor, avete bisogno di qualcosa?"

Lady Astor suona proprio bene, non penso che mi stancherò mai di sentirlo. Scuoto la testa, mentre continuo a preparare il cataplasma. "No May, ti ringrazio". Annuiscono entrambe, poi restano in piedi ad osservarmi. Sono due tipe molto diverse, ma hanno entrambe un gran bel viso: chissà se le scelgono fighe apposta, per far venire voglia di entrare in chiesa.

No, non c'è nessuna grande causa a spingerci a restare. Se siamo ancora qui, se lottiamo per restare ancora qui, è perché queste lande, queste colline, queste montagne coperte di nebbia sono la nostra casa. Il che è buffo, perché siamo in pochi ad essere nati qui: la maggior parte dei soldati di Uryen viene da sud o da est, per non parlare di quelli di Dossler o di Greyhaven. Veniamo da mondi diversi, ciascuno con le sue regole, credenze e tradizioni: e anche se bene o male parliamo la stessa lingua, a volte facciamo fatica a capirci. Eppure, l'assurdità di quello che sta accadendo è talmente distante da ciascuna delle nostre realtà da renderci tutti vicini, fratelli, alleati: no, più che semplici alleati... compagni d'armi, disposti a tutto pur di difendere quello che è nostro.

Finisco il lavoro, poi passo al prossimo. Mio padre mi ha detto di farne parecchi, a quanto pare si aspetta diverse decine di gambe rotte, storte e lussazioni. Le paladine mi guardano prepararne un altro paio, poi tornano a lavorare ai loro preparati. Anche loro, a quanto pare, sono più brave con il mortaio e il pestello che con la spada. Soprattutto June, quella più silenziosa, mi sembra avere un certo talento con gli unguenti, gli infusi e le erbe in generale.

June Vogel - Immagine 2

E' probabile che entrambe abbiano visto e toccato più piante di me: a Greyhaven gliele portano col carro, qui ce le dobbiamo andare a cercare una foglia per volta sotto chili di neve o sopra quintali di letame. Chissà come se la caveranno quando toccherà usare tutto questo ben di dio sulla pelle dei malcapitati che ne avranno bisogno: suppongo che quello sia un paio di maniche che non capita di indossare spesso nella Contea capitale. Eppure sono qui, pronte a dare il loro contributo. Il loro mantello risplende dei colori di Pyros, il dio del coraggio e del sole: se la pioggia dà fastidio a me, figuriamoci a loro.

Il maestro paladino che le accompagna mi sembra un tipo in gamba: non le perde mai di vista, di certo ha il compito di proteggerle. Parla poco, ma riesce comunque a dare una sensazione rassicurante. Chissà se si conoscevano da prima o si sono incontrati per la prima volta da queste parti.

Chissà quanti funerali dovranno celebrare.

Sollevo gli occhi in direzione della collina: mi chiedo quanti di quei soldati moriranno. Sono lì da prima che arrivassimo e lavorano senza sosta. Cosa staranno facendo? Da questa distanza non si vede molto, solo qualche bandiera di Uryen e Greyhaven che sventola al soffiare del vento del Nord.

Nessuno sa bene quale sia il piano, ogni unità conosce solo lo stretto necessario per fare la sua parte. La nostra, guidata da mio padre, si occuperà di assistere i feriti, avere pietà dei morti e recuperare i dispersi: la prima attività mi è congeniale, le altre due molto meno. Ma i dubbi che mi attanagliano sono altri: se a un terzo delle nostre forze è stato dato il compito di svolgere queste mansioni, cosa attende gli altri due? Non lo so. Ho un cattivo presentimento. I giorni pari, quei giorni a volte vorrei davvero essere altrove. Ma oggi è un giorno dispari, ed è qui che voglio stare: insieme ai miei compagni d'armi, per una casa più grande di noi tutti. La nostra casa.

I nembi grigi si addensano all'orizzonte, implacabili. Mio padre l'aveva detto, che stanotte avrebbe piovuto.

Vedrai che funzionerà, Astor. Deve funzionare.

Speriamo che vada tutto bene.


Astor Wake - Immagine 3
scritto da Astor Wake , 03:33 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
14 luglio 517
Mercoledì 27 Aprile 2016

La Tomba della Regina

1. Disobbedienza



Gli artigli della creatura aggrappata al mio scudo stritolano il legno, il suo alito di morte è sempre più vicino. Spinge... Dei, come spinge forte. Reggo l'impatto, ma i miei stivali scivolano all'indietro, sul muschio. Non sono abbastanza pesante per respingerlo, non per molto.
"Tieni duro!" è Callum, sta arrivando. Stringo i denti, mentre il suono del mio scudo che si spacca riempie la galleria. O forse sono io che sto gridando?
Callum mi spinge di lato, frapponendo il suo scudo tra me e la creatura. Non abbastanza in fretta. Sento un artiglio sulla pelle, l'armatura che si sfilaccia, il dolore.
La paura.
Callum sostiene la botta, libera un varco sul fianco. Non pensare, Ardee: colpisci.
Miro alla testa, è un attimo. Il cranio del Risvegliato si spacca come un melone marcio, inondandoci della sua merda. Chiudo occhi e bocca, sputo a terra, Callum riprende fiato.
"Questa è stata brutta..." commenta, poi si gira, vede il sangue sul mio braccio. "Ti ha colpita?"
"E' solo un graffio", rispondo quasi in automatico.
Lui mi guarda, i suoi occhi severi si posano nei miei per un attimo, poi annuisce.
"Tutto questo si poteva evitare", ecco cosa sta dicendo il suo sguardo. "Tutto questo si poteva evitare, se soltanto tu avessi deciso di rispettare gli ordini".
Ma ho fatto una promessa.

"Non puoi portartela dietro"
Guardo il bambino, esito. "Non puoi trascinarla davanti ai suoi genitori ridotti... a mostri".
Helga siede a testa bassa vicino alla finestra, un raggio di sole illumina la sua pelle magra, i capelli intrecciati, le mani raccolte in grembo.
Ash mi incalza.
"Sai benissimo anche tu che ne morirebbe. E se anche miracolosamente tu riuscissi a trascinarla fuori dalla tomba ancora viva... resterebbe morta dentro. Per sempre". Incontro i suoi occhi lucidi, serissimi. "Diventerebbe... come me".
Silenzio. Ash non accetta una risposta vaga, pretende che gli dia la mia parola.
Ho ricevuto degli ordini precisi al riguardo. Dobbiamo portare la ragazza nel sotterraneo, sfruttare la sua conoscenza del posto per orientarci ed evitare le trappole, i corridoi senza uscita, per trovare la strada verso la stanza del tesoro. Helga deve venire con noi.
"Promettimelo, Ardee".


"Muoviamoci!"
Lex punta la sua luce in avanti, non c'è un momento da perdere. Per adesso il corridoio è sgombro, l'ultimo Risvegliato giace ai nostri piedi in una pozzanghera scivolosa di sangue nero.
Questi Risvegliati sono diversi dagli altri che abbiamo eliminato fuori. Sono rapidi, astuti. Sembra che seguano una loro strategia, sfruttano gli anfratti e i nascondigli di questo Cairn come avessero una mente unica a guidarli. Per non parlare degli artigli, simili a lame, che spuntano da quelle che un tempo dovevano essere mani umane.
Slaccio i brandelli dello scudo, li faccio cadere a terra.
"Lascia andare avanti me", dice Callum. Non è una domanda: annuisco e lo lascio passare.
Il braccio ferito pulsa debolmente, preferisco non pensarci.

La Tomba della Regina è diversa da come me l'aspettassi. Immaginavo una serie di gallerie scavate in una collina: ma questo Cairn è un edificio interamente costruito dall'uomo, arroccato sul fianco della montagna come un tumore. La terra e le pietre che lo ricoprono sono state aggiunte in seguito, per tentare di nasconderlo allo sguardo.
Abbiamo tutti memorizzato i disegni di Helga, ma descrivono di un mondo che non esiste più. Scale, passaggi, corridoi... è tutto cambiato. La roccia stessa, i corridoi si sono trasformati in budelli disordinati e traditori, un labirinto di gallerie.
Helga veniva ogni anno qui sotto a pregare sulle tombe degli antenati, in una tradizionale processione guidata dal sacerdote della Signoria, Padre Octave: l'abbiamo incontrato alcune rampe di scale più in alto, ancora riconoscibile coi paramenti sacri ridotti a brandelli, lo sguardo spento e parte della mandibola spezzata. Gli abbiamo dato la pace che meritava.

"Non puoi trascinarla davanti ai suoi genitori ridotti... a mostri"
Mi consola pensare che neanche Helga si sarebbe saputa orientare, qui sotto. Ed è anche difficie dire chi fossero, in vita, gli altri numerosi Risvegliati che abbiamo abbattuto fin ora. Bastano pochi mesi passati a brancolare nel fango e tra i rovi per nascondere la differenza tra le vesti di un nobile e gli stracci di un contadino. Non parliamo della buona educazione, poi. Volatilizzata.

Soltanto l'oro è rimasto intatto. L'oro e le gemme.
"Accidenti..." mormora Lex, mentre il chiarore sprigionato dalla sua mano fa brillare uno smisurato tesoro.
"Ci siamo", aggiunge Alfred. "Ce l'abbiamo fatta!"
Avanziamo di qualche passo con cautela, guardandoci intorno: silenzio, nessuna traccia di altri mostri. Eppure, in tutte le favole che si rispettino, appollaiato sul tesoro dovrebbe starci il Wyrm.
La stanza è piccola e apparentemente senza nascondigli. Lo scrigno è spalancato, invitante. Non riesco ad immaginare una sola ragione per cui lasciare aperto uno scrigno pieno d'oro e di brillanti, se non per farlo risplendere alla luce magica di Lex. Oppure è una trappola.
Beh, lo scopriremo tra poco...

... perchè adesso devo disobbedire ancora.

2. Ricchezza

Wyrm - immagine

"Siamo in cinque", sorride Pete, "non sai mamma come cucina bene".
"Ma le sorelle? Sono ancora nubili?" chiede Alfred col boccale di birra in mano.
"Morella, la minore, sì. Marie si è sposata l'anno scorso. Tra pochi mesi diventeremo zii", aggiunge Jansen.
"E poi c'è Arthur, l'uomo di casa" dice Pete. "Ha dodici anni... e non vede l'ora di partire soldato anche lui".
"E' carina questa Morella?" insiste Alfred.
"Non pensarci nemmeno" ride Pete, "è una ragazza seria!"
"Anche io sono un ragazzo serio!"


Guardo Alfred. Chissà se sta pensando anche lui a quel dialogo. Soltanto un mese fa, al Barile di Amontyl, a Ghaan. Pete e Jensen al nostro tavolo, gli zaini già pronti per partire.
Avrei voluto farlo in segreto, non rendere complici i miei compagni, ma la ferita che ho ricevuto mi obbliga a pensare all'eventualità di non sopravvivere alla notte.

Affondo la mano nello scrigno, raccolgo una manciata indistinta di monete e gioielli e la infilo nel sacchetto di stoffa che ho portato per questo scopo. I miei compagni mi guardano perplessi mentre lo ficco nello zaino.
"Questi li portiamo alla famiglia di Jensen e Pete".
"Ma quando arriveremo a Ghaan saremo perquisiti..." azzarda Alfred.
"Non ci faremo beccare, Alfred. Lo farò io. Ma se le cose dovessero mettersi male... conto su di voi".
Si passano un'occhiata veloce, Callum è il primo ad annuire. "Tranquilla Ardee, glie li porterai tu stessa."
"Sono più tranquilla se mi assicuri che in ogni caso avranno quel che gli spetta."
"D'accordo, sarà fatto."

Molto bene, questione risolta. Pensiamo ai diamanti.
"Lex, sai riconoscere le pietre che ti servono?"
Il Mago annuisce ed inizia a frugare nel baule. "Callum, Alfred, mettetevi di vedetta. Io cerco gli incartamenti"
Accanto al baule del tesoro ci sono un paio di piccoli volumi dalla copertina elaborata, li scorro rapidamente: non mi intendo di araldica ma a occhio dovrebbero essere quel che serve. Li infilo nello zaino. Accanto si trova una scatoletta di legno intarsiato che contiene sigilli, stemmi, roba così.

Sta andando troppo liscia. "Tutto bene lì fuori?" domando.
"Tutto tranq..."

Lo sapevo.
L'impatto del Risvegliato sullo scudo di Callum è talmente violento da farlo arretrare fino all'imboccatura della stanza. Dietro se ne scorgono almeno altri due.

"Molla quei brillanti, Lex, vieni ad aiutarci!" grida Alfred, mentre schiva per un soffio l'artigliata della creatura. E' di quelli cattivi, come l'altro di poco fa.
Non c'è spazio per me all'imboccatura della stanza, la soglia è troppo stretta. Lascio cadere lo zaino e afferro l'arco.

"Ecco la cazzata, Ardee". La voce del Sergente Headstrong mi torna in mente con precisione millimetrica. "Mai, e dico MAI tirare con l'arco quando hai un compagno che ti copre la traiettoria."
Certo, come no.
Tendo la corda, mentre Callum è costretto a chiudersi in difesa e a reggere lo scudo con tutte le forze per non farselo strappare di mano, chiudo l'occhio sinistro e miro.
"Tieni aperti entrambi gli occhi mentre miri, Ardee."
Certo Sergente, come no.
Tendo, scocco. Trattengo il fiato.
L'ho beccato, il bastardo. Uno di meno.
Ma non basta, ce n'è già un altro al suo posto.
"Lex!" grido. Lui fa una cosa che non gli avevo mai visto fare: corre avanti, alle spalle di Callum, stringendo in pugno qualcosa.
"Presto..." ansima Callum, mentre il suo scudo si finisce di spaccare e l'artiglio del Risvegliato gli lambisce la faccia.
Alfred scivola a terra, di lato, con un'altra creatura che gli afferra la gamba. Grida.
Lex allunga la mano sulla spalla di Callum, qualcosa gli scintilla tra le dita.

"Fer-Syr-Cryo!"

Un bagliore bluastro si sprigiona dal suo pugno, una ventata gelida. Callum grida, Alfred grida, anche io sto gridando, con il mio inutile arco stretto ancora in mano.
Il chiarore si dissolve in un attimo, anche la luce magica di Lex è svanita, l'oscurità adesso è totale.
"Credo... che sia morto" sussurra Alfred, con il pianto nella voce.
"Credo... di sì" respira Callum.
Nel silenzio che segue sento Lex che mormora debolmente una runa che ho imparato a conoscere, "Ak", e di nuovo si scorge un po' di chiarore.

Lex ha un diamante tra le dita: trema, sembra sotto shock. La pelle della mano ha un colore innaturalmente livido.
"Ce l'ho fatta...". La sua voce è inespressiva.
Qualunque cosa abbia fatto, dobbiamo approfittarne per filarcela in fretta, prima che arrivino altri di quei mostri.
"Alfred, Callum, siete stati feriti?" chiedo.
"L'armatura ha retto" dice Alfred. "Tutto a posto", gli fa eco Callum.
Grazie, Dei. Non voglio dover portare altre brutte notizie.
"Forza, allora: fuori".
"Aspetta, finiamo di prendere quel che c'è..."

Scale, infinite scale costellate di corridoi bui e angoli ciechi. Le percorriamo di buon passo risalendo il bubbone sulla collina.
Quando arriviamo in cima neanche ce ne accorgiamo, perchè intanto il cielo è diventato scuro. E' uno dei cani di Wolfie che mi viene incontro a farmi capire che siamo fuori.
Possiamo rivedere le stelle.
"Tutto bene lì sotto? Avete trovato quel che cercavate?" domanda Kara.
Annuisco.
"Siete stati feriti?" interviene Wolfie.
Annuisco ancora. Lo vedo che si rabbuia.
"Soltanto un graffio, un'artigliata. Forse la passiamo liscia".
"Allontaniamoci da qui intanto, risaliamo al campo".
I Resistenti ci hanno accompagnato fin qui, coperto le spalle e ripulito l'esterno del Cairn, ed hanno anche preparato un comodo accampamento in collina, in una zona riparata. Che cosa si può chiedere di più.

3. Attesa



Sangue, sangue e ancora sangue. Quanto sangue contiene un corpo umano? Quanto sangue può perdere, prima di morire?
Ricordo il Porto di Feith sotto attacco, il fumo e le fiamme degli incendi, le sagome in controluce dei Nordri e delle loro armi smisurate.
Si arriva ad un punto il cui il dolore è talmente forte che oltrepassa la soglia della sensibilità, trascinandoci dall'altra parte, al di là della sofferenza e della paura.
Ricordo il sangue che usciva a fiotti dal mio ventre lacerato, il calore che mi abbandonava, la vita che scivolava via. Non solo la mia.

Poi ci sono tagli minuscoli, sottili e già rimarginati. Non fanno male, solo un lieve pizzicore, e non lasceranno cicatrici sulla pelle. Come questo graffio che ho sul braccio.

"Prova a dormire" mi ha suggerito Callum, "se ci sono problemi ti chiamiamo noi".
Ed eccomi stesa nel sacco a pelo a contemplare le stelle. La luna è piena stanotte, il cielo limpido.
Lontano da qui, al Ponte, si sta celebrando la Fiera di Mezzanotte. C'è musica, gente, carovane dei mercanti. Schiavisti, adoratori di locuste, prigionieri incatenati. Tutta gente che, per quanto ci abbiamo provato, non siamo riusciti a fermare.
A Madreselva, al sicuro, Helga riposa, o forse anche lei non riesce a dormire e pensa alla nostra spedizione tra le rovine della sua famiglia. Pensa ai genitori dagli occhi spenti, al vecchio prete dalla mandibola distrutta, alla puzza di cadavere che aleggia nei luoghi della sua infanzia felice.
Più a Nord, oltre le colline, il piccolo Ash e i suoi amici stanno risalendo le strade dell'Altopiano. In questo momento saranno accampati vicino al fuoco, impegnati nei consueti turni di guardia.
Un bel gruppo affiatato, senza capi e senza subalterni. Senza ordini. Gente libera di combattere per i propri ideali, di girare il mondo e di ragionare con la propria testa. Persone molto diverse tra loro, eppure legate da qualcosa di indefinito, profondo: uomini di chiesa, studiosi e soldati, uniti in una battaglia comune. Sin dall'inizio ho sentito che c'era qualcosa che avvicinava il mio gruppo al loro, una qualche somiglianza di intenti, la stessa attitudine verso questa valle e i suoi abitanti.
Mi sarebbe piaciuto continuare insieme a loro, e non soltanto per le ragioni più scontate. Ma purtroppo, come sempre accade, è arrivato il momento di dirsi addio. Il dovere ci ha spinti su questa collina, alla ricerca del tesoro di Helga Roche... e anche per loro erano finite le buone scuse per restare.
Addio, quindi. E che la strada sia loro benevola.
Addio anche ad un fuoco che sono appena riuscita ad intravedere, ma che per pochi giorni mi ha infiammata con un inaspettato calore. Addio e grazie, tutto sommato. Addio e...

"C'erano già i Risvegliati. Forse erano naufraghi, forse fuggiaschi... l'ho visti coi miei occhi, su quell'isola maledetta".
La cosa più importante, l'ultima che mi ha voluto dire: i Risvegliati su quell'isola remota, il ricordo del suo naufragio. Mi domando perchè.

E' impossibile sconfiggere il senso di incompiutezza, lo so bene. Non sarebbe bastata una notte intera, in fondo è stato meglio così. Ma la sua urgenza di parlarmi di quei mostri barcollanti sull'isola dimenticata continua a ronzarmi nella testa. Perchè, perchè è così importante?
Cosa cambia se li hanno presi da quell'isola o da qualche altra fogna infernale, se poi comunque ce li hanno tirati addosso oltre le mura di Feith? Cosa cambia? Eppure sento che qualcosa cambia, qualcosa che ancora mi sfugge.

Buio e luce, cicatrici, tempo di andare. Questo siamo noi, questa è la nostra storia. Fili che si intrecciano per poco tempo. Siamo noi stessi i nostri giudici, i più inflessibili, i più spietati.
Se l'infezione dovesse portarmi via stanotte, almeno mi sarà risparmiato il peso di dire alla madre di Pete e Jensen che a causa delle mie decisioni sono morti i suoi due figli. Ma la febbre non sale, mi sento bene e la ferita non mostra alcunchè di preoccupante.

Restano le cicatrici interiori, più difficili da curare. Non sono sicura di essere adatta al comando, ma questo è il mio dovere: c'è una guerra, sono un soldato. Ciò che so fare è' esattamente ciò che devo fare.
Il futuro è l'ultima delle mie preoccupazioni, per adesso. Questa è una notte di passaggio, di incertezza e di ricordi. Le ore scorrono lente, le stelle ruotano piano sulla mia testa, le stesse stelle e lo stesso cielo. Ma a ciascuno dicono qualcosa di diverso. Per me stanotte hanno un significato particolare, perchè quando a Est vedrò nascere il chiarore, quando l'aurora dalle dita di rosa traccerà il suo segno nell'oscurità, saprò di essere sopravvissuta ad un'altra prova, e che forse è il momento di smettere di fuggire.
Cosa questo significhi ancora non lo so, come non conosco il senso di quei Risvegliati su un'isola lontana. Forse è soltanto un rovesciamento di prospettiva, forse ha a che fare con il mio rapporto con le autorità e con la voce della mia coscienza.
Ma è ancora notte fonda, Ardee. Tante cose possono ancora succedere.

scritto da Caporale Scelto Ardee Drachen , 00:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 luglio 517
Venerdì 25 Marzo 2016

Questa valle ha bisogno di eroi

Guardo Messer Colin sorridere, attraversato da un'improvvisa speranza. Si volta verso di me, "aspettami qui", dice, e poi corre fuori dalla stanza, giù per le scale.
Resto al capezzale di mia moglie, le accarezzo la mano inerme, con gli occhi incapaci di abbandonare la sua pupilla spaccata, quasi che da questo pur minimo contatto visivo dipenda la sua salvezza. Ma non passano che pochi minuti, ed ecco che Messer Colin è di nuovo nella stanza, insieme a due bizzarri figuri.

William & Hamlet - Immagine

Non si può dire che siano dei ragazzi: ciuffi di capelli grigi spuntano dai copricapi variopinti, tra strane piume e coccarde. Hanno con loro degli strumenti musicali, mi rivolgono un cenno di cortese saluto e aspettano che Messer Colin dica loro cosa fare.
Lui mi si rivolge: "Stephan, sapresti dirci qualche canzone che conosce tua moglie?"
"Eh?"
"Sì, una canzone che cantavate a casa, qualche... motivetto che le è familiare..."
"Non saprei, qualche... filastrocca, qualche stornello semplice..." esito, "io non me ne intendo di queste cose..."
I due stravaganti musici si guardano, tra loro corre un cenno d'intesa, ed ecco che iniziano a suonare.
......
... ed avviene un miracolo.



Il ritmo della canzone si insinua sotto la pelle della mia sfortunata sposa, che inizia a muoversi impercettibilmente, poi via via con più convinzione.
E poi, improvvisamente, Klara inizia a cantare.

La voce di Klara, vivace e allegra, emerge dal petto smagrito, prima debolmente, poi sempre più spavalda. Ricorda ogni parola, ogni sfumatura, ogni nota della canzone, segue il tempo alla perfezione, con un sorriso rinnovato negli occhi.
I due musici sembrano sorpresi, Messer Colin fa loro cenno di continuare.
La musica sfugge dalla finestra aperta, riempie il cortile di Madreselva. Mi affaccio, guardo in basso, e scorgo tanti occhi sorpresi, rivolti verso di noi. Alcuni battono le mani, le vedette sulle mura annuiscono col capo, tutto il Castello si risveglia ad una lontana allegria.
La musica raggiunge le stalle dove Wolfie sta accudendo i cavalli, accarezza le spalle indaffarate di Fra' Padnor nella cappella diroccata, i soldati e i civili l'assecondano, i bambini nel cortile ridono e si rincorrono.

Cosa accadrà domani? Klara tornerà mai sè stessa, oppure questa è l'ultima volta che riascolto la sua voce?
Sembra così normale adesso, così allegra e sfacciata, con tutta la sua beffarda ironia ancora intatta. Sembra aver dimenticato le violenze subite, la schiavitù, il dolore. Sembra tornata la ragazzetta scanzonata di cui mi sono così perdutamente innamorato, io goffo figlio di nessuno, che non sarò mai degno di lei.

Messer Colin incrocia il mio sguardo, mi incoraggia. E' contento che questo suo strano esperimento abbia funzionato, come pure funzionò quando per risvegliare la mia Klara dalla catalessi chiese ad un mago di sottoporla ad un incantesimo di rianimazione.
Che uomo eccezionale, ce la sta davvero mettendo tutta per salvarla.

Questa Valle ha forse finalmente trovato i suoi eroi.
Messer Colin, medico instancabile, insieme a Messer Engelhaft, che con le sue preghiere ci ha assistito nella lunga agonia silenziosa.
E Messer Bohemond, che ha speso il suo denaro per acquistarci, con l'unico obiettivo di restituirci gratuitamente la libertà....
La Resistenza tutta, Jorg Winter e gli altri che hanno rischiato la vita per tirarci fuori da Aràk, che combattono gli schiavisti e gli approfittatori del Torto con ogni mezzo.

Io sono solo un veterinario, un debole, non ho nemmeno saputo difendere la mia famiglia. Ma in questi uomini e donne coraggiosi vedo un esempio da emulare, per quanto mi è possibile.
Non sono un eroe e non lo sarò mai, ma se il denaro di Messer Bohemond mi ha restituito la dignità di uomo, sarà mio impegno rendere onore a tanta generosità: la mia vita di persona libera appartiene a questa battaglia, a questo progetto di speranza.

Klara, lo so, se potesse parlare mi darebbe ragione. Riderebbe di me, come ha sempre fatto, mi prenderebbe in giro chiamandomi "fuocherello di candela", ma in cuor suo capirebbe la mia buona volontà e sarebbe pronta ad affiancarmi e a guidarmi col suo piglio spavaldo in questa nuova vita.

Klara, ti prego... svegliati. Questa valle ha bisogno di eroi.

Questa valle... ha bisogno di noi.





scritto da Stephan Jorde , 17:32 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
21 giugno 517
Lunedì 2 Novembre 2015

Impegno e gentilezza



Sapevo che sarebbe accaduto.
Colin è un soldato dell'esercito di Uryen, è stato ad Angvard per un breve incarico e adesso lo hanno assegnato altrove.
Lo sapevo, l'ho sempre saputo. Ma quando ieri è passato a salutarmi ho sentito una stretta allo stomaco.
Indossava la divisa, l'armatura, una strana spada sottile al fianco, aveva i suoi compagni ad aspettarlo fuori. Mi ha salutata in fretta, senza tante cerimonie, con la sua consueta gentilezza un po' timida.

Benchè lo conosca da pochi giorni, mi sono abituata a lui, al suo riserbo, alle sue domande un po' bizzarre. Colin è paziente, metodico, simpaticamente sbadato, è diventato subito parte della mia vita.

Ehi... non dovrei fare questi discorsi, non dovrei sorridere come una sciocca quando penso a lui!

Adesso la casa sembra vuota, il laboratorio che da poco aveva ricominciato a vivere è tornato silenzioso. Spetta a me restituirgli la vita, mettendo in pratica tutto quel che Colin mi ha insegnato.
Mi mancherà, mi mancherà tantissimo. Ma il modo migliore che ho per non disperdere il ricordo dei giorni che abbiamo trascorso insieme è impegnarmi nello studio alchemico. Devo migliorare, imparare. Per lui, per i miei genitori... per me stessa.

Colin ha fatto il nome di Norman il Mago, di Aghvan, ha elencato vari nomi di persone che gli interessavano. E' dovuto partire, ma cercherò di raccogliere le informazioni che cercava così che, se mai un giorno dovesse tornare a trovarmi, saprò cosa dirgli e non farò soltanto la figura dell'imbranata.

Posso farcela.
Mi hanno assegnato una scorta: a turno un soldato si annoia seduto su una sedia nella mia bottega. Faccio del mio meglio per essere gentile, offro tisane e qualche dolcetto, ma ogni volta che scendo in bottega e scorgo una sagoma in penombra ho un sussulto, qualcosa nel mio cuore per un istante mi illude che Colin sia tornato.

Lucy, non essere sciocca... è partito stamattina, chissà quando tornerà, chissà se tornerà ad Angvard. Non pensare a lui, pensa a fare del tuo meglio, impara, studia, metticela tutta!

Ciao, Colin, arrivederci.

Lucy Grass - immagine 2

scritto da Lucy Grass , 17:09 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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