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- Colin Tarr -
 
Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 84   commenti totali: 91
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11 marzo 516
Venerdì 27 Aprile 2012

Non ho mai visto una marea.

E' difficile descrivere in modo credibile l'apparizione che abbiamo avuto poco fa lungo il fiume Traunne.
Se fosse qualcun altro a raccontarmelo, lo prenderei per un visionario, una persona che si fa suggestionare con troppa facilità. Ma poichè sono stata proprio io a vederlo, mi vengono in mente molti dubbi e timori.
Ho evitato di dire al Sergente Rock e ai compagni che ho avuto l'impressione che le figure barcollanti oltre il fiume fossero dei cadaveri, più che degli appestati, per timore di essere presa per scema: in fondo dal punto di vista della pericolosità dovremmo essere sugli stessi livelli, si tratta comunque di creature estremamente pericolose, da tenere a distanza.
Le implicazioni però sarebbero molto diverse. Morti che camminano? Persone possedute in qualche modo dagli stessi insetti che hanno reso malsicuro il Bosco dei Mirtilli? Oppure gente contagiata da qualche morbo di cui ancora ignoriamo l'esistenza?

Certo è che questo primo sguardo al di là del Traunne mette i brividi, al punto che riesco a comprendere l'azzardato sconfinamento di quei disgraziati che abbiamo fermato poco fa: fuggivano da qualcosa di così orribile che probabilmente anche la morte per mano di soldati dell'esercito di Uryen gli è apparsa meno spaventosa.

A questo punto bisognerebbe forse riconsiderare un po' di cose, e sono fiduciosa che il Capitano Barun, quando tornerà, saprà darci istruzioni precise su come affrontare questo problema.
Nel frattempo è evidente l'importanza che niente e nessuno, e sottolineo "niente", oltrepassi il Traunne. Qualsiasi contagio alberghi a Nord Est, è bene che resti confinato lì e che non trovi modo di espandersi verso queste terre già tanto malridotte.

Tra non molto potremo probabilmente raccogliere le testimonianze dei prigionieri, che saranno interessanti, ci permetteranno forse di capire un po' meglio cosa siano quelle creature.
Tre di loro sono state inghiottite dal fiume, trascinate verso il mare dalla corrente.

"Cosa ne sai tu di maree? Hai mai visto una marea?" Nossignore, signor Tenente di Vascello.
E in tutta onestà sono ben felice di non averne mai viste.

Il mare non mi piace.

Non mi piaceva prima, e mi piace ancora meno adesso che so che ci si stanno decomponendo almeno tre di quelle "cose". Insieme a chissà quanti morti, a tutta la sporcizia, le malattie, le peggiori schifezze.
Hai voglia a dire quanto sono belli i tramonti sul mare, quanto è romantico lo sciambrottio delle onde, quanto profuma l'aria salmastra.
I tramonti si salvano, è vero. Ma quanto al resto... il mare puzza, è minaccioso, e sporco.
I pesci si nutrono di cadaveri, ingrassano mangiando quelle creature gonfie e ributtanti. Gli uccellacci, i gabbiani si abbuffano di pesce. E gracchiano orribilmente.

Domani devo risistemare la scala di questa torre, e in generale, visto quanto tutto qui ha bisogno di manutenzione, dovrò chiedere un po' di attrezzi di lavoro da portare sempre con me. Se avessi immaginato di trovare il posto in condizioni simili avrei già cercato di procurarmeli. Si impara sempre qualcosa, girando da queste parti. La prima cosa è, io credo, di non dare proprio niente, ma niente di niente, per scontato.

Sono agitata stanotte, non c'è dubbio, e fare una lista mentale delle cose a cui provvedere di solito ha l'effetto di calmarmi. Proviamoci, dunque:

* buona guardia al confine, finchè staremo qui di vedetta
* riparazione della scala
* recupero di attrezzi utili (martello, chiodi, paletti, sega, smeriglio, corda, punteruolo)
* studio delle eventuali tracce lungo il fiume, con la luce del giorno

Bene, stanno portando qui i prigionieri. Sentiamo un po' che cosa avranno da raccontarci...

scritto da Kailah , 22:54 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 marzo 516
Martedì 17 Aprile 2012

l'immenso cimitero

Cerco di non mostrarmi turbata, mentre attraversiamo la foresta di cadaveri senza nome alle porte dei moli di Uryen. Occhi cavi, corpi maceri e putrescenti, lingue gonfie. La morte sporca, maleodorante, sordida. Corpi umidi, pelle che si sfilaccia poco a poco.
Anche Padre Engelhaft è scosso, mormora una preghiera tra le labbra. Forse lui riesce a sentire i lamenti di tante anime sofferenti, le loro grida silenziose dall'Oltretomba.
Io vedo soltanto corpi straziati, macabra rappresentazione di cosa tutti diventeremo, quando ogni anelito di vita lascerà la nostra carne. Prego che, quando sarà il mio turno, il pudore della terra e di un misericordioso sudario possa proteggere il decadimento del mio corpo dallo sguardo dei viventi.

Anche un luogo abitato può avere lo stesso sapore dolciastro e decadente della putrefazione. E' questo il caso del Porto di Uryen, che agonizza nella corruzione e in un degrado senza speranza.
Due reclute come noi, forse troppo coscienziose, forse snervate e irrascibili, hanno percorso il sentiero tra i morti e non faranno più ritorno, colpevoli soltanto di aver provato a fare il proprio dovere. L'ingenuità qui si paga salato, salato come il sangue.

Abbiamo seguito le loro tracce, ricostruendo il loro ultimo viaggio. La rissa nella locanda, il pestaggio al molo, i calci, il bagno nel vino rancido. E poi la ritirata umiliante sul sentiero impervio, fino all'ultimo riparo ingannevole tra gli scogli.
Infine la morte. Sbattuti sulle rocce dalle onde del mare, senza via di scampo. I minuscoli schizzi di sangue che hanno preso vita magicamente sulla roccia raccontano di una fine violentissima.
Non sono stati gli uomini ad ucciderli, è stato il mare. Di loro abbiamo il nome, ma i corpi sono scomparsi tra le onde, e nessuno li ritroverà mai.

Sono tante le storie che parlano delle insidie del mare. Ma quei due poveretti chissà da dove venivano, chissà se avevano idea del rischio che stavano correndo. E forse, in fondo, non avevano alternative. Il mare è stato crudele, ma più pietoso degli uomini, perchè ha nascosto i loro cadaveri, dando loro una sepoltura.
Padre Engelhaft ha recitato una preghiera sul loro eterno riposo, e spero che le loro anime adesso abbiano pace.

Mentre li cercavamo, nella speranza di trovare qualche indizio che ci aiutasse a trovarli, ho per ben due volte chiesto alla Polvere di aiutarmi. E per due volte la magia mi ha guidata fino a minuscole tracce di sangue, che hanno contribuito a raccontarci la triste storia dei due soldati scomparsi.
Padre Engelhaft mi ha fatto degli strani complimenti, quando gli ho indicato i segni sugli scogli. "Siete molto brava, Madamigella Kailah, a trovare le tracce di sangue".
La parola "sangue", sulle sue labbra, mi ha messo i brividi. C'era qualcosa di intimamente minaccioso nel suo tono, di sbagliato. E' vero però. Le tracce di sangue possono dire tante cose, raccontare storie, dare speranza, e toglierla.
Possono restituirti la vita, spazzando via le tremende paure e gli incubi dopo una violenza subita, e possono invece importi la rassegnazione, quando raccontano di una vita spezzata tra i flutti e le rocce.

Guardo il mare calmo e scuro, mentre il sole scende sull'orizzonte, e immagino i tantissimi corpi senza vita che nasconde. E' quieto adesso, non sembra minaccioso, eppure le sue profondità sono animate da una potenza cieca e inarrestabile. Non riesco a smettere di immaginare quella notte, la violenza, le grida e le ossa che si spezzano. Pace e morte, quiete e incontrollabile forza.
Il mare è un immenso cimitero.


scritto da Kailah , 12:36 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 marzo 516
Martedì 3 Aprile 2012

fede e scienza

Non capisco proprio una cosa, che mi fa sentire a disagio e mi urta anche un po'.
Siamo stati da Luger fino a poco fa, nella sua cella, e lui si è preso cura di Cynthia con una competenza ed una dedizione encomiabile.
Nonostante l'ora tarda si è messo a nostra disposizione per rispondere alle domande che avevamo da porgli. Sicuramente non ci ha detto proprio tutto tutto, ma sarebbe stato anche assurdo pretenderlo, viste le circostanze. Ci ha detto già tante di quelle cose che fatico ad assimilarle, ed ho bisogno di rifletterci un po' su.
Insomma Luger è stato disponibile, se Cynthia si salverà sarà molto per merito suo, e in più ci ha chiarito moltissimi dubbi su cui ci arrovellavamo da giorni.

Quindi beh... "grazie", per lo meno, no?

E invece ho avuto l'impressione, che spero sia sbagliata, che dopo aver spremuto quel che si poteva dal vecchio studioso in galera, Bohemond e soprattutto Padre Engelhaft gli abbiano voltato le spalle, ostentando indifferenza e persino disprezzo per i suoi metodi.
Magari mi sbaglio, a volte le impressioni che ho a pelle non corrispondono alla verità, tant'è che domani, alla prima occasione, chiederò chiarimenti ai miei due compagni.

Se però non mi sbagliassi, e l'atteggiamento di Padre Engelhaft e di Bohemond fosse dovuto non alla semplice stanchezza di una lunga giornata (il che sarebbe scusabile), bensì ad un ideologico sdegno davanti ai metodi di Luger, beh, sarebbe una cosa abbastanza grave.

Io credo che fede e scienza non possano che essere alleate, e che se gli Dei ci hanno donato un cervello e delle capacità, sia nostro dovere impiegarli al meglio, cercando per quanto possibile di cavarcela con le nostre forze.
La preghiera giusta secondo me non è "Reyks, guarisci Cynthia", bensì "Reyks, infondi in chi si prende cura di lei abbastanza capacità da riuscire a salvarla". Non è giusto disprezzare chi usa le proprie conoscenze alchemiche e scientifiche a fin di bene, e dedica la propria esistenza allo studio di piaghe come quella che infesta il Bosco dei Mirtilli, anche se lo fa da una prospettiva laica.
Se Cynthia si salverà, per come la vedo io, sarà perchè Luger l'ha salvata, estraendo le larve dalle sue ferite, cauterizzando e disinfettando. Certamente le preghiere non faranno male... ma altrettanto certamente da sole non bastano. Tant'è che lo stesso Padre Engelhaft il tentativo di risolvere le cose chirurgicamente l'aveva fatto, prima di risolversi a far portare la paziente qui da Luger.

So bene che mi muovo su un terreno minato, e che rischio di urtare la sensibilità di Padre Engelhaft a fargli questi discorsi, tant'è che domani dovrò dosare bene le parole. Anche Bohemond mi sembra molto in sintonia col Sacerdote, oltretutto, il che gli fa certamente onore, ma richiede ancor più cautela, visto che a quanto ho capito dovrò chiedere proprio a lui di ottenere per me l'autorizzazione a visitare di nuovo Luger.

Cosa che voglio assolutamente fare.

Voglio andare da Luger per sentire come sta Cynthia, ma anche per potergli domandare i consigli di lettura a cui mi aveva accennato all'inizio della nostra conversazione.
E poi c'è un'altra ragione, che mi attira e mi spaventa insieme. Erano anni che non avvertivo in una persona la "traccia" di qualcosa di misterioso, di quel Potere che aveva mio nonno e che io stessa custodisco con qualche titubanza. Mi chiedo se lui sia in grado di avvertire in me ciò che io sento in lui, o se le mie scarse capacità gli nascondano questo segreto.
Mi chiedo anche se lui sarebbe capace di interpretare il libro che custodisco: probabilmente sì, anche se certo non posso parlargliene, non in queste condizioni.

Comunque sia, procedendo con ordine, la prima cosa è chiedere a Padre Engelhaft una spiegazione sul suo strano e insolitamente scostante atteggiamento nei riguardi di Luger. La seconda cosa è ottenere il permesso a far nuovamente visita allo studioso. La terza... ancora non la so. Forse è riguardarmi, cercare di guarire in fretta, visto che ci sarà così tanto da fare!

scritto da Kailah , 12:24 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 marzo 516
Sabato 31 Marzo 2012

Il Professore

Avevamo un precettore, a Burglitz, che si faceva chiamare "il Professore".
Era un uomo piuttosto avanti con gli anni, originario di una cittadina non distante da Greyhaven, aveva girato il mondo in lungo e in largo, fino a quando aveva deciso di stabilirsi ad Ammerung. Veniva a casa nostra una volta alla settimana, per dare lezioni a tutti i ragazzi della famiglia.
Arrivava la mattina presto col suo calesse, veniva fatto accomodare e un domestico gli portava sempre qualcosa di caldo da bere, se era inverno, o di fresco durante l'estate.
Noi lo aspettavamo con ansia, curiosità e un po' di timore.
Il Professore era un uomo mite, in fondo, ma ci metteva in suggezione con la sua parlata forbita, il dialetto vagamente esotico, e con il suo piglio aristocratico. Indossava infatti una mantella consumata dagli anni e la sua casacca era stata rivoltata una volta di troppo, ma emanava grande autorevolezza.
Noi, figli e figliastri abituati ad avere un paio di scarpe nuove ad ogni inverno, servitori per casa e più roba da mangiare nel piatto di quanta ce ne entrasse nello stomaco, guardavamo quell'uomo che viveva modestamente del proprio lavoro con rispetto. Sprattutto Enrik ed io pendevamo letteralmente dalle sue labbra.
Mio cugino era sempre il primo a scendere le scale, quando sentivamo il calesse che si avvicinava per la strada. Io lo seguivo di corsa.
Il Professore ci salutava con apparente freddezza, ci invitava a sedere, e subito lo iniziavamo a sommergere di domande. Ricordo che spesso la nostra ingenuità gli faceva scappare un sorriso, ma sempre, sempre trovava il modo di risponderci. Perchè si susseguono le stagioni? Da dove vengono i Nani? Cosa c'è oltre il mare? E sotto le montagne?
In realtà il Professore mi intimidiva da morire: ogni volta che mi si rivolgeva direttamente sentivo il cuore accelerare e mi mancavano le parole per rispondergli. Eppure mi sforzavo di chiedere, di rovesciargli addosso le mie curiosità di bambina. Enrik mi faceva coraggio, a volte era lui a porre, al mio posto, le domande che insieme ci eravamo fatti nei giorni precedenti. Io gli ero grata che mi risparmiasse lo sforzo di prendere personalmente la parola, anche se un po' invidiavo la sua sicurezza, e mi rattristavo.
Il Professore sapeva un sacco di cose, e le sapeva raccontare benissimo. Non imbastiva discorsi fumosi, ma al contrario era evidente il suo impegno nel rivolgersi a dei bambini in modo che questi potessero comprenderlo.

Sono passati tanti anni dalla sua morte, povero Professore, chissà perchè mi è tornato in mente adesso.


scritto da Kailah , 23:29 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
5 marzo 516
Lunedì 26 Marzo 2012

Il Bosco fuori dal Tempo

Del racconto di Cynthia mi ha colpito la descrizione del laghetto sacro alla popolazione primitiva che viveva nel Bosco dei Mirtilli fino a qualche mese fa.
La metamorfosi di quelle acque, un tempo limpide e adesso torbide e infestate dagli insetti, sembra una metafora del tempo che passa, e calpesta tutto ciò che di antico e incontaminato continuava a nascondersi lontano dagli occhi della civiltà.

Il Corno del Tramonto è uno strano posto. L'antichità, qui, è relativamente recente, i Kahnast sono stati sconfitti solo un paio di secoli orsono. E' tutto così poco popolato, le vie di comunicazione sono quelle che sono, la terra è ostile all'uomo. Esistono ancora dei luoghi nascosti dove il tempo sembra essersi fermato.

E' per questa ragione che sono un po' indecisa.

Da un lato tendo a ritenere che questa "Bestia dei Mirtilli" (qualsiasi cosa sia) non costituisca un problema così urgente per le popolazioni circostanti. Sono convinta infatti che non possa uscire dal suo rifugio, dal bosco che l'ha generata e protetta fino ad ora. E' forte finchè resta nella sua isola di antichità, non può uscire alla luce del sole. Quindi basta non entrare nel Bosco dei Mirtilli, e nessuno corre pericolo.

Tuttavia io vorrei che fosse un'altra la "Storia" ad avanzare nelle terre prigioniere del passato. Non dovrebbe essere un mostro, una creatura delle ombre, a sterminare le popolazioni selvagge e antiche. Dovremmo essere noi, forti della luce della ragione e della benedizione degli Dei, a entrare in quel bosco e portare la civiltà.

Il mio sogno è di vedere un giorno il Corno del Tramonto davvero civilizzato. Mi piace immaginare fattorie, strade, città.

Ora come ora la contaminazione più grave e urgente è costituita dai nemici Nordri, barbari sanguinari portatori di una cultura incivile e selvaggia. Sono loro il nemico numero uno.
Tuttavia questa creatura della tenebra, velenosa come uno sciame di insetti che ti contaminano dall'interno e mettono radici nel caldo della nostra pelle, va sconfitta. Bisogna liberare il Bosco dei Mirtilli dal suo mostro, bonificarlo. Anche a costo di abbattere uno per uno ogni singolo albero, spazzare via il suo nascondiglio e le ombre che gli danno rifugio.


scritto da Kailah , 13:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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