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« Che cazzo ci fate, ancora svegli? Non è ora di dormire per delle verginelle come voi? »
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Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 83   commenti totali: 91
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10 marzo 516
Martedì 17 Aprile 2012

l'immenso cimitero

Cerco di non mostrarmi turbata, mentre attraversiamo la foresta di cadaveri senza nome alle porte dei moli di Uryen. Occhi cavi, corpi maceri e putrescenti, lingue gonfie. La morte sporca, maleodorante, sordida. Corpi umidi, pelle che si sfilaccia poco a poco.
Anche Padre Engelhaft è scosso, mormora una preghiera tra le labbra. Forse lui riesce a sentire i lamenti di tante anime sofferenti, le loro grida silenziose dall'Oltretomba.
Io vedo soltanto corpi straziati, macabra rappresentazione di cosa tutti diventeremo, quando ogni anelito di vita lascerà la nostra carne. Prego che, quando sarà il mio turno, il pudore della terra e di un misericordioso sudario possa proteggere il decadimento del mio corpo dallo sguardo dei viventi.

Anche un luogo abitato può avere lo stesso sapore dolciastro e decadente della putrefazione. E' questo il caso del Porto di Uryen, che agonizza nella corruzione e in un degrado senza speranza.
Due reclute come noi, forse troppo coscienziose, forse snervate e irrascibili, hanno percorso il sentiero tra i morti e non faranno più ritorno, colpevoli soltanto di aver provato a fare il proprio dovere. L'ingenuità qui si paga salato, salato come il sangue.

Abbiamo seguito le loro tracce, ricostruendo il loro ultimo viaggio. La rissa nella locanda, il pestaggio al molo, i calci, il bagno nel vino rancido. E poi la ritirata umiliante sul sentiero impervio, fino all'ultimo riparo ingannevole tra gli scogli.
Infine la morte. Sbattuti sulle rocce dalle onde del mare, senza via di scampo. I minuscoli schizzi di sangue che hanno preso vita magicamente sulla roccia raccontano di una fine violentissima.
Non sono stati gli uomini ad ucciderli, è stato il mare. Di loro abbiamo il nome, ma i corpi sono scomparsi tra le onde, e nessuno li ritroverà mai.

Sono tante le storie che parlano delle insidie del mare. Ma quei due poveretti chissà da dove venivano, chissà se avevano idea del rischio che stavano correndo. E forse, in fondo, non avevano alternative. Il mare è stato crudele, ma più pietoso degli uomini, perchè ha nascosto i loro cadaveri, dando loro una sepoltura.
Padre Engelhaft ha recitato una preghiera sul loro eterno riposo, e spero che le loro anime adesso abbiano pace.

Mentre li cercavamo, nella speranza di trovare qualche indizio che ci aiutasse a trovarli, ho per ben due volte chiesto alla Polvere di aiutarmi. E per due volte la magia mi ha guidata fino a minuscole tracce di sangue, che hanno contribuito a raccontarci la triste storia dei due soldati scomparsi.
Padre Engelhaft mi ha fatto degli strani complimenti, quando gli ho indicato i segni sugli scogli. "Siete molto brava, Madamigella Kailah, a trovare le tracce di sangue".
La parola "sangue", sulle sue labbra, mi ha messo i brividi. C'era qualcosa di intimamente minaccioso nel suo tono, di sbagliato. E' vero però. Le tracce di sangue possono dire tante cose, raccontare storie, dare speranza, e toglierla.
Possono restituirti la vita, spazzando via le tremende paure e gli incubi dopo una violenza subita, e possono invece importi la rassegnazione, quando raccontano di una vita spezzata tra i flutti e le rocce.

Guardo il mare calmo e scuro, mentre il sole scende sull'orizzonte, e immagino i tantissimi corpi senza vita che nasconde. E' quieto adesso, non sembra minaccioso, eppure le sue profondità sono animate da una potenza cieca e inarrestabile. Non riesco a smettere di immaginare quella notte, la violenza, le grida e le ossa che si spezzano. Pace e morte, quiete e incontrollabile forza.
Il mare è un immenso cimitero.


scritto da Kailah , 12:36 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 marzo 516
Martedì 3 Aprile 2012

fede e scienza

Non capisco proprio una cosa, che mi fa sentire a disagio e mi urta anche un po'.
Siamo stati da Luger fino a poco fa, nella sua cella, e lui si è preso cura di Cynthia con una competenza ed una dedizione encomiabile.
Nonostante l'ora tarda si è messo a nostra disposizione per rispondere alle domande che avevamo da porgli. Sicuramente non ci ha detto proprio tutto tutto, ma sarebbe stato anche assurdo pretenderlo, viste le circostanze. Ci ha detto già tante di quelle cose che fatico ad assimilarle, ed ho bisogno di rifletterci un po' su.
Insomma Luger è stato disponibile, se Cynthia si salverà sarà molto per merito suo, e in più ci ha chiarito moltissimi dubbi su cui ci arrovellavamo da giorni.

Quindi beh... "grazie", per lo meno, no?

E invece ho avuto l'impressione, che spero sia sbagliata, che dopo aver spremuto quel che si poteva dal vecchio studioso in galera, Bohemond e soprattutto Padre Engelhaft gli abbiano voltato le spalle, ostentando indifferenza e persino disprezzo per i suoi metodi.
Magari mi sbaglio, a volte le impressioni che ho a pelle non corrispondono alla verità, tant'è che domani, alla prima occasione, chiederò chiarimenti ai miei due compagni.

Se però non mi sbagliassi, e l'atteggiamento di Padre Engelhaft e di Bohemond fosse dovuto non alla semplice stanchezza di una lunga giornata (il che sarebbe scusabile), bensì ad un ideologico sdegno davanti ai metodi di Luger, beh, sarebbe una cosa abbastanza grave.

Io credo che fede e scienza non possano che essere alleate, e che se gli Dei ci hanno donato un cervello e delle capacità, sia nostro dovere impiegarli al meglio, cercando per quanto possibile di cavarcela con le nostre forze.
La preghiera giusta secondo me non è "Reyks, guarisci Cynthia", bensì "Reyks, infondi in chi si prende cura di lei abbastanza capacità da riuscire a salvarla". Non è giusto disprezzare chi usa le proprie conoscenze alchemiche e scientifiche a fin di bene, e dedica la propria esistenza allo studio di piaghe come quella che infesta il Bosco dei Mirtilli, anche se lo fa da una prospettiva laica.
Se Cynthia si salverà, per come la vedo io, sarà perchè Luger l'ha salvata, estraendo le larve dalle sue ferite, cauterizzando e disinfettando. Certamente le preghiere non faranno male... ma altrettanto certamente da sole non bastano. Tant'è che lo stesso Padre Engelhaft il tentativo di risolvere le cose chirurgicamente l'aveva fatto, prima di risolversi a far portare la paziente qui da Luger.

So bene che mi muovo su un terreno minato, e che rischio di urtare la sensibilità di Padre Engelhaft a fargli questi discorsi, tant'è che domani dovrò dosare bene le parole. Anche Bohemond mi sembra molto in sintonia col Sacerdote, oltretutto, il che gli fa certamente onore, ma richiede ancor più cautela, visto che a quanto ho capito dovrò chiedere proprio a lui di ottenere per me l'autorizzazione a visitare di nuovo Luger.

Cosa che voglio assolutamente fare.

Voglio andare da Luger per sentire come sta Cynthia, ma anche per potergli domandare i consigli di lettura a cui mi aveva accennato all'inizio della nostra conversazione.
E poi c'è un'altra ragione, che mi attira e mi spaventa insieme. Erano anni che non avvertivo in una persona la "traccia" di qualcosa di misterioso, di quel Potere che aveva mio nonno e che io stessa custodisco con qualche titubanza. Mi chiedo se lui sia in grado di avvertire in me ciò che io sento in lui, o se le mie scarse capacità gli nascondano questo segreto.
Mi chiedo anche se lui sarebbe capace di interpretare il libro che custodisco: probabilmente sì, anche se certo non posso parlargliene, non in queste condizioni.

Comunque sia, procedendo con ordine, la prima cosa è chiedere a Padre Engelhaft una spiegazione sul suo strano e insolitamente scostante atteggiamento nei riguardi di Luger. La seconda cosa è ottenere il permesso a far nuovamente visita allo studioso. La terza... ancora non la so. Forse è riguardarmi, cercare di guarire in fretta, visto che ci sarà così tanto da fare!

scritto da Kailah , 12:24 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 marzo 516
Sabato 31 Marzo 2012

Il Professore

Avevamo un precettore, a Burglitz, che si faceva chiamare "il Professore".
Era un uomo piuttosto avanti con gli anni, originario di una cittadina non distante da Greyhaven, aveva girato il mondo in lungo e in largo, fino a quando aveva deciso di stabilirsi ad Ammerung. Veniva a casa nostra una volta alla settimana, per dare lezioni a tutti i ragazzi della famiglia.
Arrivava la mattina presto col suo calesse, veniva fatto accomodare e un domestico gli portava sempre qualcosa di caldo da bere, se era inverno, o di fresco durante l'estate.
Noi lo aspettavamo con ansia, curiosità e un po' di timore.
Il Professore era un uomo mite, in fondo, ma ci metteva in suggezione con la sua parlata forbita, il dialetto vagamente esotico, e con il suo piglio aristocratico. Indossava infatti una mantella consumata dagli anni e la sua casacca era stata rivoltata una volta di troppo, ma emanava grande autorevolezza.
Noi, figli e figliastri abituati ad avere un paio di scarpe nuove ad ogni inverno, servitori per casa e più roba da mangiare nel piatto di quanta ce ne entrasse nello stomaco, guardavamo quell'uomo che viveva modestamente del proprio lavoro con rispetto. Sprattutto Enrik ed io pendevamo letteralmente dalle sue labbra.
Mio cugino era sempre il primo a scendere le scale, quando sentivamo il calesse che si avvicinava per la strada. Io lo seguivo di corsa.
Il Professore ci salutava con apparente freddezza, ci invitava a sedere, e subito lo iniziavamo a sommergere di domande. Ricordo che spesso la nostra ingenuità gli faceva scappare un sorriso, ma sempre, sempre trovava il modo di risponderci. Perchè si susseguono le stagioni? Da dove vengono i Nani? Cosa c'è oltre il mare? E sotto le montagne?
In realtà il Professore mi intimidiva da morire: ogni volta che mi si rivolgeva direttamente sentivo il cuore accelerare e mi mancavano le parole per rispondergli. Eppure mi sforzavo di chiedere, di rovesciargli addosso le mie curiosità di bambina. Enrik mi faceva coraggio, a volte era lui a porre, al mio posto, le domande che insieme ci eravamo fatti nei giorni precedenti. Io gli ero grata che mi risparmiasse lo sforzo di prendere personalmente la parola, anche se un po' invidiavo la sua sicurezza, e mi rattristavo.
Il Professore sapeva un sacco di cose, e le sapeva raccontare benissimo. Non imbastiva discorsi fumosi, ma al contrario era evidente il suo impegno nel rivolgersi a dei bambini in modo che questi potessero comprenderlo.

Sono passati tanti anni dalla sua morte, povero Professore, chissà perchè mi è tornato in mente adesso.


scritto da Kailah , 23:29 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
5 marzo 516
Lunedì 26 Marzo 2012

Il Bosco fuori dal Tempo

Del racconto di Cynthia mi ha colpito la descrizione del laghetto sacro alla popolazione primitiva che viveva nel Bosco dei Mirtilli fino a qualche mese fa.
La metamorfosi di quelle acque, un tempo limpide e adesso torbide e infestate dagli insetti, sembra una metafora del tempo che passa, e calpesta tutto ciò che di antico e incontaminato continuava a nascondersi lontano dagli occhi della civiltà.

Il Corno del Tramonto è uno strano posto. L'antichità, qui, è relativamente recente, i Kahnast sono stati sconfitti solo un paio di secoli orsono. E' tutto così poco popolato, le vie di comunicazione sono quelle che sono, la terra è ostile all'uomo. Esistono ancora dei luoghi nascosti dove il tempo sembra essersi fermato.

E' per questa ragione che sono un po' indecisa.

Da un lato tendo a ritenere che questa "Bestia dei Mirtilli" (qualsiasi cosa sia) non costituisca un problema così urgente per le popolazioni circostanti. Sono convinta infatti che non possa uscire dal suo rifugio, dal bosco che l'ha generata e protetta fino ad ora. E' forte finchè resta nella sua isola di antichità, non può uscire alla luce del sole. Quindi basta non entrare nel Bosco dei Mirtilli, e nessuno corre pericolo.

Tuttavia io vorrei che fosse un'altra la "Storia" ad avanzare nelle terre prigioniere del passato. Non dovrebbe essere un mostro, una creatura delle ombre, a sterminare le popolazioni selvagge e antiche. Dovremmo essere noi, forti della luce della ragione e della benedizione degli Dei, a entrare in quel bosco e portare la civiltà.

Il mio sogno è di vedere un giorno il Corno del Tramonto davvero civilizzato. Mi piace immaginare fattorie, strade, città.

Ora come ora la contaminazione più grave e urgente è costituita dai nemici Nordri, barbari sanguinari portatori di una cultura incivile e selvaggia. Sono loro il nemico numero uno.
Tuttavia questa creatura della tenebra, velenosa come uno sciame di insetti che ti contaminano dall'interno e mettono radici nel caldo della nostra pelle, va sconfitta. Bisogna liberare il Bosco dei Mirtilli dal suo mostro, bonificarlo. Anche a costo di abbattere uno per uno ogni singolo albero, spazzare via il suo nascondiglio e le ombre che gli danno rifugio.


scritto da Kailah , 13:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
28 febbraio 516
Giovedì 1 Marzo 2012

battaglia alla Chela...

Da piccola non ascoltavo volentieri le storie di guerra che raccontava lo zio Karol. Le trovavo noiose, ripetitive, farcite di una retorica piuttosto insipida.
I miei fratelli si appassionavano e inscenavano le più gloriose battaglie nei loro giochi, mentre io stavo lì, un po' annoiata, solo perchè fuori pioveva e non c'era niente di più interessante da fare.
Se lo Zio Karol mi vedesse ora, stesa mezza morta su un pagliericcio di fortuna accanto alle macchine da assedio, chissà cosa penserebbe. Se sapesse come ci sono finita, mi chiedo se sarebbe fiero di me o se piuttosto si vergognerebbe dei tanti discorsi esaltati e astratti con cui per anni e anni ha rimpinzato la fantasia di figli e nipoti.
Da un lato, certo, è immensamente stupido rischiare di morire per un vessillo del tutto estraneo. Dall'altro però un po' lo capisco, lo zio Karol. Esiste qualcosa di glorioso, di esaltante, nel comportarsi in maniera così avventata. Fingere che quel vessillo sia il "nostro" vessillo, decidere di volerci credere, di sentirsi, per un attimo, rappresentati da un pezzo di stoffa.
La bandiera non conta niente, fino a quando non rischi di morire per recuperarla. In quel momento, di colpo, diventa importantissima. Ed è per questo che ho consumato le mie ultime energie per darle vita, magicamente. L'ultima scintilla incantata del mio vessillo di guerra.

In verità c'è dell'altro, e non sarei onesta se fingessi di non dargli peso.
La bandiera di Uryen è il vessillo del Margravio. Forse, se sapesse, mio padre si renderebbe conto di quanto sia stata profonda l'ingiustizia che mi ha imposto quando mi ha obbligata a compiacere il suo ospite.
Il nuovo ordine del Corno del Tramonto non passa solo per i letti sfatti dei figli viziosi di qualche Burgravio. Il nuovo ordine del Corno del Tramonto passa per i campi di battaglia, per le brughiere sferzate dal vento e dalla neve, per i combattimenti e le ribellioni da sedare.
Sbaglia mio padre quando ritiene che io possa essere utile al nuovo ordine soltanto come strumento per arruffianarsi i potenti. Io voglio che questa terra trovi la sua strada, sono disposta a rischiare molto affinchè questo accada, ma non sono più disposta a mettere sul piatto della bilancia la mia dignità.

Certo... adesso ho paura, il dolore alla tempia è micidiale e solo gli Dei sanno quanto ci vorrà prima che io mi riprenda. Eppure se ripenso a come mi sentivo dopo aver ubbidito a mio padre, se ricordo l'umiliazione e la ripugnanza e l'assurda situazione a cui mi costrinse, sto persino meglio adesso.
Sono tutta rotta, ma nel cuore mi sento salda. E tra le due cicatrici, quella alla tempia si rimarginerà per prima, più a fondo, e non dovrò vergognarmi davanti a nessuno, quando mi chiederanno come me la sono fatta.




scritto da Kailah , 00:11 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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