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Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 84   commenti totali: 91
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24 agosto 516
Lunedì 7 Ottobre 2013

Codice 47

"Problemi di che genere?"
"Speriamo bene... parlavano di un.. codice 47"
"Cioè?"
"Risvegliati"

Strano come in certi momenti i miei pensieri seguano una logica tutta loro, autonoma e priva di ogni umanità.
Mentre Boar, con gli occhi sbarrati e la paura in volto, mi parlava del "codice 47", il mio primo pensiero è stato chiedermi a cosa possano corrispondere gli altri 46 "codici".
Almeno altri 46, se i Risvegliati sono il numero 47.
Quanto può essere sventurata questa terra, se i Risvegliati arrivano al quarantasettesimo posto?

Holov è perduta.
Annie, molto probabilmente, è morta. Come sono morti il piccolo Petah e sua sorella Tora, in un piccolo sbuffo di Magia che si disperde nel nulla, insieme ai sogni e alle visioni. Il capo del villaggio, Braun, anche lui è morto.
Mirai... chissà.
Non bisogna saltare a facili conclusioni, è bene resistere alla tentazione di riportare tutto alle nostre poche esperienze dirette. A Holov c'erano tante persone, quasi tutta gente con cui non abbiamo mai scambiato una parola: è possibile che qualcuno tra loro abbia tradito, per qualche motivo estraneo alle nostre indagini.
Qualcuno ha manomesso i cancelli, permettendo l'ingresso a sorpresa dei Risvegliati. Qualcuno: non abbiamo prove che si sia trattato di Mirai. Eppure.

La Magia è un dono pericoloso, mi mette un po' di ansia pensare che io stessa, anni fa, abbia avuto le stesse visioni di Petah, di Mirai e chissà di chi altri. I ricordi sono vaghi perchè fortunatamente non è più successo da quando ero bambina, ma non è bello ripensarci.

La Magia è come una porta socchiusa ai confini dell'anima, da cui a volte si sente filtrare un vento strano.
Un vento che viene dal mare, in questo caso, carico di pericoli. Il vento che abbiamo sentito durante il viaggio, il vento di cui mi ha parlato Braun.

E' bastato un momento di debolezza, forse, a permettere che le difese di Mirai cedessero e che la sua porta nascosta venisse aperta da qualcosa di maligno. Il Signore di Gahan adopera forze davvero terribili nella sua guerra, schiavo dei suoi stessi mostruosi alleati. In agguato, pronto a sfruttare ogni spiraglio.

Quanto vorrei poter parlare oggi con Franziska, chiederle di mio nonno e di quel che sapeva su quelle creature. Ma ai bambini non si dice mai tutta la verità, purtroppo. E le poche cose che mi disse allora sono adesso di ben poco aiuto. Yshtav... Vihamel... di tante menzogne che ha detto Mirai, ho l'impressione che questa sia una briciola di verità. I loro nomi mi sembrano ragionevoli, quasi familiari, anche se non li ho mai uditi prima d'ora.

Ma basta suggestionarsi, la situazione fa già abbastanza paura.

Alma Mater, la fortezza di Uryen al di qua del Traunne, è orgogliosa e forte, sfida il nemico con la sua stessa presenza. Si respira aria di guerra, di guerra vera, di scontro all'ultimo sangue.

Ho fatto una domanda a Mikhail. Gli ho chiesto se avremmo fatto la differenza, a Holov, qualora non fossimo dovuti venire via. Lui mi ha dato una risposta che sulle prime ho trovato irritante, ma che poi ho capito.
Può fare la differenza il fatto che siamo ancora vivi.
Possiamo fare la differenza in questa guerra, possiamo cambiare qualcosa, essere utili, difendere la nostra civiltà davanti all'avanzare del caos.
Inutile perdersi in rimpianti, piangere, abbattersi. Per rispetto dei nostri compagni caduti, per rispetto di Annie, di tutte le brave persone di Holov e di tantissimi altri innocenti, dobbiamo restare concentrati su quel che c'è da fare.

Codice 47. E' soltanto un numero. Ma forse non è così disumano il fatto che mi distragga dai pensieri tristi, dalla paura e dal dispiacere. Forse l'approccio giusto è proprio questo, a qualsiasi costo.

Spero solo di avere abbastanza coraggio.

Kailah disegno 02 (blog)
scritto da Kailah , 22:15 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
13 marzo 500
Venerdì 13 Settembre 2013

l'Amico del nonno

Stasera l'ho visto di nuovo.

Era da poco finita la funzione: Okton, Marystelle ed io precedevamo di alcuni passi Zio Karol in direzione di casa. Mia sorella aveva decretato che valevano soltanto i sassi chiari, e nostro fratello ci guardava divertito vedendoci saltellare al ritmo degli ultimi rintocchi delle campane. Zio Karol parla poco e, al contrario di papà, non alza mai la voce. Quando siamo con lui possiamo giocare quanto vogliamo.

Al termine di ogni salto il tuo piede deve trovarsi interamente dentro al sasso: se tocchi la terra o un altro sasso, devi contare. Quando le campane si fermano, chi ha contato di più paga pegno. Pagare pegno non piace a nessuno: per questo, dal momento in cui salti a quando atterri, lo sguardo è quasi sempre rivolto verso il terreno.

Non ricordo quando ho alzato lo sguardo o perché, fatto sta che lui era lì. Nascosto dietro il fienile dei Kohler, intento ad osservarci. No, intento ad osservare... me.


...


"Kailah! Kailah, mi senti?"

Ricordo la voce di Marystelle, un velo che mi si abbassa sugli occhi. Quando li riapro lui , quella cosa, non c'è più: mi volto verso mia sorella, che mi osserva spazientita.

"Marystelle! L'hai... l'hai visto?"

"Certo che l'ho visto!", risponde puntando il dito in direzione del mio piede. "Devi contare!"


...


E' quasi notte quando busso alla porta di Franziska. Il villaggio è pieno di luci che si aprono sopra pozzi di ombra nera dove potrebbe nascondersi lui. Dire che non avevo appetito è stato facile, trovare il coraggio di uscire dalla casa e dal giardino molto meno. Ma tanto anche la casa e il giardino sono pieni di pozzi di ombra nera...

"Chi... Kailah? Tesoro mio, che fai in strada a quest'ora?"

Franziska non ha paura di niente. Apre la porta senza chiedere chi è, come mio zio. Non c'è niente da temere in questo villaggio, mi ha detto una volta: spero tanto che sia come dice lei. Le faccio cenno che voglio entrare.

"Ma lo sanno che sei qui?"

Scuoto la testa, le dico che farò in fretta. Mi fa entrare, poi mi precede verso la sala da pranzo. Questa è l'ultima casa dove mio nonno ha vissuto, dove è stato a lungo nascosto. Il pavimento scricchiola, le pareti odorano di legno stagionato. I vecchi mobili del corridoio sembrano quasi assorbire i pozzi d'ombra che sgorgano dalla lanterna di Franziska e mi fanno sentire più sicura.

Mi fa sedere, mi chiede di raccontarle tutto: così faccio. Le parlo di quello che ho visto stasera, e anche di tutte le altre volte. Le racconto di come nessun altro bambino riesca a vederlo... neppure i miei fratelli.

"Ho capito", annuisce. "Quindi lo hai visto anche tu".

Non capisco. "Anche io? Vuoi dire che...".

Annuisce di nuovo. "Aspetta un momento" dice poi. La osservo mentre raggiunge un foglio di pergamena e una penna d'oca. Poi torna a sedersi, inumidisce la punta e comincia a tracciare alcune linee. Quando mi mostra il risultato mi sento quasi svenire.





Yshtav - Immagine



Dimmi, Kailah... è questo il volto che hai visto?

Annuisco, in preda al terrore. Con mia grande sorpresa, la vedo sorridere.

Non devi preoccuparti, allora...", esclama con aria sollevata. "non è niente di brutto. Al contrario, è una sorta di... spirito protettore, diciamo così". Fa una pausa, osservando il mio volto ancora incredulo, poi continua.

"Tuo nonno... beh, mi disse che sarebbe potuto succedere, prima o poi."

"Mio nonno? Vuoi dire che... Anche mio nonno riusciva a vederlo?"

Franziska mi sorride. "...Eccome se ci riusciva. E' una cosa legata a un episodio che gli è capitato alcuni anni prima di...". Fa una pausa, poi riprende. "E diceva di esserne anche lui terrorizzato, altroché... finché non ha scoperto che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Lui lo chiamava... l'Amico, addirittura."

Mentre l'ascolto, mi faccio coraggio: non è la mia immaginazione, dunque! Anche il nonno riusciva a vederlo. Ne ero certa. Le chiedo di parlarmi ancora del nonno e del suo misterioso Amico, ma Franziska mi ricorda che è tardissimo e che devo tornare a casa. Si offre anche di riaccompagnarmi, visto che è buio.

"Prima di andare, però, lascia che ti mostri una cosa".

Intinge nuovamente la penna d'oca, volta il foglio e riprende a disegnare: stavolta la sua espressione si fa seria. "Come ti ho detto, questo Amico non è pericoloso, ma... tuo nonno mi ha parlato anche di un'altra cosa, diversa, e dalla quale è necessario guardarsi con molta attenzione."





Vihamel - Immagine


Sento il sangue gelarsi nelle vene.

"...Q....Questo è cattivo?" riesco appena a mormorare.

"Si, lo è. Ma non preoccuparti: non ti capiterà mai di vederlo! Non finché resterai una brava bambina. Adesso, però, è ora di tornare a casa: risparmiamo a tuo padre una preoccupazione."

Annuisco, restando in silenzio. Prendo la mano di Fransizka, che mi conduce verso la porta. Stavolta nè il corridoio nè i suoi mobili antichi riescono a tranquillizzarmi. Spero che non si accorga che sto tremando. Spero che non si accorga che... Non ho mai visto l'Amico del nonno, mai. Neppure una volta. Sarò una brava bambina. Sarò una brava bambina. Lo giuro.

scritto da Kailah Morstan , 18:00 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
24 luglio 516
Giovedì 11 Aprile 2013

Scuola di tiro

Il Sergente Ivàn mi ha richiamata alla Torre Nove con l'incarico di formare una piccola squadra di arcieri.
Ho preso parecchio sul serio questa cosa, al punto che domani si terrà ufficialmente la prima gara di tiro della Torre Nove. Ho costretto i soldati ad esercitarsi ogni giorno: alcuni sono piuttosto portati, specialmente il Beccamorto, che ha una mira naturale impressionante.
Ottima cosa, tutti contenti... tranne me, devo ammettere. Infatti i miei "allievi" hanno preteso che il premio in palio per il vincitore del torneo fosse... un mio bacio!
Il Sergete Ivàn si è messo a ridere quando sono andata a dirglielo, imbarazzata fino alla cima dei capelli.
"Non prendertela, Kailah", mi ha detto, "è uno scherzo innocente! Qui alla Torre Nove siamo un po' a corto di principesse..."
Ho provato a insistere che non era il caso, che mi sentivo a disagio, che non ha senso... ma il Sergente non mi ha presa molto sul serio, forse si diverte pure lui a vedermi diventare rossa, o forse non ha niente di meglio da offrire come premio per il vincitore. Alla fine ho dovuto lasciar perdere e acconsentire a questa assurdità, un bacetto sulla guancia cosa sarà mai?
Eppure sto qui a rigirarmi nella mia branda, unica ragazza in questa maleodorante camerata di soldati, e penso a domani con terrore. Il più bravo con l'arco, tra i miei allievi, è certamente il Beccamorto. E io dovrei... baciare quel... quel....
Mamma mia, non ci posso pensare!
E tutti rideranno, strepiteranno, batteranno le mani... accidenti che Stryker è partito per la missione alle Falesie degli Orchi, almeno avesse vinto lui la gara... ma cosa vado a pensare!! Kailah, vergogna!
Povera me... che situazione imbarazzante... se ci fosse Padre Engelhaft, lui magari con le sue tediose prediche avrebbe fatto desistere i miei commilitoni da questa ridicola idea. Mi rendo conto che si tratta davvero di una sciocchezza, razionalmente lo capisco che è solo un gioco, un modo per sdrammatizzare un po' il fatto che siamo in guerra, che la situazione è brutta, che ogni giorno si rischia di morire per un motivo o per l'altro. Però ciò non mi impedisce di farmi rimanere sveglia a rigirarmi nella branda, logorata dall'imbarazzo! Proprio a me doveva capitare....

scritto da Kailah , 21:20 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
28 maggio 516
Giovedì 17 Gennaio 2013

Bagno di fango... e di realismo

L'esercizio è fondamentale. Il fatto di dover sempre sperimentare tutto al momento del bisogno, e di non avere tempo per allenarmi in condizioni di tranquillità, è un problema che in qualche modo dovrò risolvere. Altrimenti è davvero difficile ottenere risultati apprezzabili.
D'altronde dove la trovo una cavia disposta a farsi venire dei crampi per darmi occasione di fare esercizio?
Qui a Lagos vige la schiavitù.
Se soltanto fossi appena un tantino più spregiudicata... però magari qualcuno disposto a farsi venire un crampo in cambio di pochi spiccioli lo trovo. Certo, nemmeno io ormai navigo nell'oro, ma qui la miseria è tale che probabilmente un tentativo o due posso permettermelo senza andare rovinata.
Non ci sono conseguenze negative, un crampo fa malissimo lì per lì, poi passa. Però non mi va di farlo a tradimento a gente inconsapevole, non mi sembra giusto.

Nella torbiera ho fatto un volo nel fango che me lo ricorderò. Se non ci fosse stato Brian a rialzarmi starei ancora lì a far compagnia alle ranocchie e alle libellule... colpa di quegli stupidi moscerini che mi sono finiti in bocca.
Fa sempre un po' ridere quando la gente cade, fa ridere pure se ti fai male.

Mi chiedo cosa succederà nelle prossime settimane. A parte il capo e quell'altro, è probabile che i quattro briganti superstiti finiranno per essere reclutati a forza nell'esercito di Uryen. E' imbarazzante. Ce li troveremo insieme alla Rocca di Tramontana, diventeranno nostri alleati, magari finiremo anche per farci amicizia. Oggi carcerieri e domani compagni d'arme. Fa strano, ma bisogna abituarcisi: è un po' quel che è successo con Greg, ed anche coi soldati della Chela, sir Madsen e compagnia bella.

Mentre combattere contro "mostri" è qualcosa che mette tutti d'accordo, la velocità con cui gli ex nemici diventano commilitoni mette un po' di dubbi addosso.
Ogni volta che si incocca l'arco, che si incrocia la spada con qualcuno, bisognerebbe dirsi "niente di personale". Perchè spesso è così: non c'è niente di personale. Ognuno sta nello schieramento che gli è capitato, ognuno cerca di portare la pelle a casa.

Pericoloso relativismo.

Una cosa per volta, meglio non confondersi con simili considerazioni. Andiamo a fare la spesa, c'è un po' di gente da comprare.


Kailah fangosa (blog)
scritto da Kailah , 10:38 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 maggio 516
Martedì 8 Gennaio 2013

incubo

"Non oltrepassare il segno che ho tracciato sul pavimento".
Con l'eco delle parole di Luger ancora nelle orecchie varco la soglia della cella di Cynthia.
Lei è lì, al buio, incatenata al muro come sempre. Non si volta a guardarmi, ma dall'impercettibile mutamento nel suo respiro mi rendo conto che sa di me e non sta dormendo come vorrebbe far credere.
Aspetto in silenzio qualche minuto, contemplandola.
E' spettinata, sporca, magra. A terra, nell'angolo, scorgo resti disgustosi di un miserabile pasto, l'odore della cella mi afferra allo stomaco e devo concentrarmi per soffocare un conato di vomito. Respiro cautamente, cercando di non permettere all'aria pestilenziale che aleggia qui dentro di contaminarmi.
Mentre i miei occhi si abituano all'oscurità, i dettagli della tremenda prigionia mi si palesano uno dopo l'altro. Condannata a una morte ben più triste, lenta. Condannata dal suo coraggio, condannata in un istante.
"Che aspetti?"
La sua voce mi sorprende, non so cosa rispondere.
"Kailah", ripete piantando gli occhi nerissimi nei miei. "Kailah, che cosa sei venuta a fare qui?"
"Io..." non sono mai stata brava con queste cose, cerco le parole e vedo intorno a me soltanto il vuoto, il buio. "Devi scusarmi se ti disturbo, ma vorrei... vorrei..."
"Vorresti?". C'è una nota sarcastica nella sua voce, sembra insieme irritata e divertita dal mio imbarazzo. "Vorresti farmi qualche domanda? Qualche... altra domanda?"
Scuoto il capo.
"No. Vorrei..." faccio un respiro. "Vorrei liberarti".
Mi guarda.
Un brivido mi percorre la schiena, lei si alza in piedi e sorride.
"Lo apprezzerei molto", risponde con la voce che non è quella di una ragazza prigioniera da mesi, anche se esce dalla sua gola stanca e sfinita dal pianto. E' una voce sicura, la voce del suo misterioso ospite.
Annuisco.
Avanzo di un passo, con la punta del piede sfioro il glifo a terra, che sembra scintillare debolmente.
"Protendi le mani, Kailah", dice.
Le raccomandazioni di Luger mi tornano in mente come sospinte da un'onda del mare, che subito la risacca trascina via. Rimane il silenzio dentro di me.
Avanzo di un altro passo, violando il sigillo di protezione che il vecchio stregone aveva apposto in questa cella. Cynthia mi guarda con occhi che hanno ben poco di umano, pozzi neri di mistero e di conoscenza.
"Benvenuta".
Mi rivolge i palmi delle mani, quasi ad offrire un dono invisibile. O a chiederne. Rispondo con lo stesso gesto. Cynthia mi afferra i polsi con una presa salda e fresca, traendomi a sè.
"Sei ancora molto debole" sussurra, mentre sento il potere che inizia a fluire attraverso di me. Lei se ne nutre, diventa più calda. Gli occhi le brillano, completamente neri.
"Non importa", aggiunge poi dopo il suo breve esame. Io fatico a reggere il suo sguardo, che pure mi attrae come una luce cattura le farfalle e gli altri insetti. "Non importa, crescerai", insiste. "Sei capiente".
"Va... bene", riesco a rispondere.
"Oh, non è che tu ormai abbia molta scelta, Kailah. Devi solo lasciarti andare".

... fuggi.... allontanati in fretta.....

La voce di Luger torna e svanisce in un istante. La sento appena.
"Devo solo... lasciarmi andare. Ma come, cosa...?" sono incerta, non capisco. La stretta di Cynthia sui miei polsi si fa più forte, quasi dolorosa.
"Lascialo scorrere. Apri ogni porta, ogni cancello. Ogni diga"
Chiudo gli occhi, respiro, provo a controllare il mio potere, ma sfugge, sfila via come un torrente senza controllo. Non ci riesco, non sono capace.
Cynthia avvicina le labbra al mio orecchio e mormora due parole che iniziano dolcemente a scatenare una valanga dentro ogni mio percorso interiore.

Lasciami entrare.

Il torrente, la valanga, il vento impetuoso si fanno spazio dentro la mia mente, in fondo al mio cuore. Il Potere impazzisce, le mani brillano e bruciano, la stretta sui polsi diventa violentissima e poi, improvvisamente, svanisce.

Sento un tonfo, apro gli occhi.
Il corpo senza vita di Cynthia giace ai miei piedi.
Solo dopo qualche attimo mi ricordo di dover respirare, i miei polmoni si ampliano lasciando entrare l'aria fetida della cella, eppure c'è un nuovo odore, un misterioso e invitante profumo.

E' così che ci si sente?
Il glifo manda un ultimo inutile baluginio sotto i miei piedi. Lo calpesto mentre esco dalla cella.

"Cynthia è morta" dico a Luger. La voce mi esce sinistramente inespressiva.
L'anziano stregone mi guarda e inorridisce. "No!" grida, "non tu! Non...."
Alzo la mano destra verso di lui sprigionando una ventata possente, che spinge a terra il vecchio, facendolo rotolare tra alambicchi, vetri e libri rosicchiati dalle tarme.
"Non sei tu! Non sei tu!" grida disperatamente.

"Non sono io... non sono..."

... io.

Mi sveglio di soprassalto. Sudata, ansimante, spaventata.
Di nuovo, l'ho sognata ancora.
Basta... devo alzarmi, prendere una boccata d'aria. Pensare ad altro.
Tra poco sorgerà l'alba.

scritto da Kailah , 13:20 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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