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« Ok mi devi un favore, Dust »
- Colin Tarr -
 
Vodan Thorn
Tempi Cupi
Vodan Thorn
Mai fidarsi di un cuoco magro.
creato il: 08/02/2013   messaggi totali: 24   commenti totali: 28
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28 Febbraio 518
Sabato 20 Settembre 2025

Una cosa divertente che non farò mai più



«E così tu saresti Vodan.»

«Si, signore.»

«Non credo che abbiamo mai avuto occasione di parlare, prima d'ora...»

«No, signore.»

«Eppure sei qui già da due anni... Come ti trovi alla Rocca di Tramontana?»

Gadman Scherer mi riempie di domande stupide. Chi sono, da dove vengo, dove ho fatto la muffa in galera, come sono stato liberato... Tutte cose che sono sicuramente scritte nel foglio che tiene di fronte a sé. Appunti di Barun? Non credo: il vecchio detestava scrivere, figuriamoci se avrebbe perso tempo a prendere nota delle mie disgrazie. Dev'essere roba che gli ha passato qualcuno.

«Qui c'è scritto che hai fatto alcune dichiarazioni piuttosto forti, quando ti hanno interrogato a Lagos... E le accuse che ti ha mosso questa donna... Lady Grimhild Roch... sono ancora più forti.»

«Non sono sicuro di ricordare, signore...»

Cazzata. Ricordo benissimo cosa ho raccontato, anche perché coincide perfettamente con quello che ho vissuto su quella maledetta isola. Quando la fame ti costringe a mangiare carne umana non te lo scordi... anche se appartiene a uno stronzo. Lady Roch non aveva tutti i torti a volermi vedere marcire dietro le sbarre, anche se suo marito era uno dei peggiori ufficiali di bordo che si fossero mai visti - e a Nuova Lagos ne vedevamo a bizzeffe, di incapaci.

«Sono certo che te lo ricordi, invece... Uomini che divorano altri uomini. Non proprio roba per deboli di stomaco...»

«...Direi di no, signore.»

Parla dei Risvegliati... o di me? Probabilmente entrambi. Ma le domande successive sono tutte su di loro: quanti erano, come erano fatti, se indossavano qualcosa di particolare, se per caso avevo visto da dove venivano... Poi mi chiede dell'isola: dove ci siamo schiantati, di che colore era la spiaggia, se c'erano altri atolli nei pressi, se per caso io o qualche mio defunto compagno di viaggio avevamo visto qualche insediamento abitato...

«Mi rincresce non potervi essere di aiuto, signore.» In realtà non mi dispiacerebbe affatto tenergli nascosto qualcosa: peccato che io non abbia davvero visto una mazza. Ma poi, insediamenti abitati nell'arcipelago di An Reilig? Mi sa che non c'è mai stato.

«Tutt'altro, Vodan... è stata una conversazione preziosa.»

Ah beh, se lo dice lui...

«Ho soltanto un'ultima domanda... a cui ti prego di rispondere con la massima sincerità, come se ne andasse della tua vita.»

«Certamente, signore...»

«Ti hanno morso?»

Lo osservo mentre mi scruta, come se cercasse di carpire chissà quale reazione.

Alzo le spalle. «Negativo, signore... Altrimenti non sarei qui, credo.»

Sorride. «Esistono degli immuni, a quanto pare... Molto rari, ma ci sono. Ne abbiamo avuto conferma.»

Annuisco. «Temo però che non sia il mio caso...»

Sorride ancora. «Se quello che mi hai detto è vero, in fondo non potresti saperlo... Corretto?»

Annuisco ancora: in effetti non fa una piega.

La conversazione sembra averlo soddisfatto. Prima di congedarmi mi chiede di restare alla Rocca: gli faccio presente che il mio plotone è prossimo alla partenza e lui mi risponde che no, è meglio se questo giro lo salto. Chiedo quali siano le mie consegne e mi viene risposto che mi saranno comunicate a breve: fino ad allora sarà sufficiente restare a disposizione.

Tom Weiss mi scorta giù; il divario poderoso fra la sua statura mingherlina e i corridoi monumentali della Rocca mi incurva le labbra in un sorriso. La parte ottimista del mio cervello mi fa presente che poteva andare peggio; quella sveglia non è dello stesso avviso e sente puzza di fregatura imminente.

Sul far della sera il cielo si apre a strappi color rame. Ho modo di scambiare due chiacchiere con i miei compagni e mangiare un boccone, poi la Rocca viene sprangata e ci mandano a dormire. La nostra camerata è semivuota. Bohemond sogna Kalina (beato lui) mentre a me, per colpa delle domande di Gadman Scherer, tocca rivivere ancora una volta gli orrori vissuti sull'isola di Cabal. A ciascuno la sua isola proibita, suppongo.

All'alba mi tengo “a disposizione”. Faccio il giro delle mura, osservando la città che si sveglia e i campi oltre il bastione: chissà se da Trent hanno già cominciato a seminare. Immagino Saga e Freya lungo i solchi tracciati dall’erpice, con il sacco di ceci e avena sulle spalle, seguite da uno sciame di marmocchi nanerottoli intenti a scacciare i corvi con i loro sonagli di latta. Poi arriva Tom Weiss, che di certo non svetterebbe in mezzo a quella marmaglia, a informarmi che sir Gadman Scherer ha ancora bisogno di me.

Un'altra sgambata tra scale e corridoi e rieccomi nella sala del Comandante: stavolta però sir Gadman non è solo, con lui c'è un altro tizio con il volto coperto da un ridicolo mascherone di ferro che non promette niente di buono. Dice di chiamarsi Bondred.

Bondred - Immagine 1

Non ha gradi sull'armatura e non sembra dei nostri: non l'ho mai visto, ma avverto un non so che di familiare. I miei compagni mi hanno parlato di un pendaglio da forca con un nome del genere, un Innalzato fuggito da Dioghail che pare abbia spadroneggiato al porto di Uryen qualche anno fa. In ogni caso questo tizio è una rogna assicurata, si capisce lontano un miglio.

«Molto piacere», mento accennando un saluto.

«Siediti», risponde lui, tagliando corto. Il pentolone arrugginito che gli ricopre il volto mastica le sue parole, restituendo suoni ovattati: speriamo che non convochi mai Jebediah, il poveretto non capirebbe un accidenti.

Nei successivi venti minuti Bondred mi sottopone a un altro interrogatorio, in cui mi chiede nuovamente quello che ho visto sull'isola di Cabal. A differenza di Gadman Scherer, però, che teneva gli occhi fissi sul foglio di appunti di fronte a sé, lui parla all'impronta, scrutandomi dall'interno delle cavità oscure che gli nascondono gli occhi come se potesse leggere dentro di me la veridicità di ciò che affermo.

«E così non hai visto nulla e non ti è successo nulla», conclude, grattandosi il guscio di ferro che gli fodera la testa. «Ti sei limitato a divorare le carcasse dei tuoi compagni come un avvoltoio, senza mai uscire da quella nave, senza mai guardarti intorno... La gente moriva e tu te ne stavi tranquillo, rintanato in cambusa a farti uno spuntino...»

«Non ero io il problema su quell'isola», rispondo con tono pacato. «E se fossi uscito da quel relitto per guardarmi intorno probabilmente a quest'ora starei ancora lì, vagando sulla spiaggia in cerca di cibo».

Bondred annuisce con un sorriso. «Probabile», aggiunge poi. «Senti... me la togli una curiosità?»

«Posso provarci...»

«Ma... Erano cotti, almeno? o te li sei mangiati crudi...»

Alzo le spalle. «Mah... forse un po' troppo al dente.»

Sir Gadman Scherer volta la testa verso il muro, visibilmente infastidito. Bondred scoppia in una risata, poi torna serio. «Vedi, Vodan... le cose si sono fatte un po' complicate, e anche se mi sembri un tipo a posto non possiamo correre rischi. Motivo per cui...», conclude, scambiandosi un'occhiata con il comandante, «...motivo per cui credo che uniremo l'utile al dilettevole».

«In che senso?» Chiedo.

«Nel senso che verrai con me.»

«Partirete stasera», aggiunge Gadman Scherer, tornando a guardarmi. «Tom ti aiuterà a prendere le tue cose. Tom?»

Tom Weiss compare sulla soglia, svettando come un filo d'erba tra gli alberi del Miestwode. Gadman Scherer mi congeda, Bondred rivolge la sua attenzione altrove. Qualcosa mi dice che sono in arresto. Chissà perché, chissà che cosa ho fatto. Ma soprattutto chissà chi è questo Bondred e cosa pensa che potrei aver visto. Mi sforzo di riflettere su quanto mi hanno raccontato Sven, Kailah e gli altri: l'unica spiegazione possibile è che questi due imbecilli stiano pensando che la nave su cui mi trovavo abbia naufragato nei pressi di Dioghail. Forse Bondred era lì? Da come parla potrebbe tranquillamente essere originario di Ghaan. Ma anche se fosse? Cosa cambierebbe se lo avessi visto?

Mentre Tom mi conduce fuori dagli ambienti del Comandante mi viene in mente che è un bene che Quorton Kraven abbia disertato e si sia diretto al di là del Traunne: se l'obiettivo è togliere di mezzo chi è stato da quelle parti, avrebbero potuto arrestare anche lui. Sulle scale incontriamo una soldatessa che ho visto parlare con Kailah in un paio di occasioni: potrebbe essere un buon momento per lasciare qualche informazione ai miei compagni. Dico a Tom che è la mia ragazza e che vorrei salutarla come si deve, lui sorprendentemente ci casca e mi consente di scambiarci due parole... mettendosi a origliare, ovviamente. Riesco a farle il nome di Bondred ma per il resto mi trovo costretto a parlare per metafore, spero che lei sia sufficientemente sveglia da ricordare tutto e che i miei compagni riescano a mettere insieme i pochi pezzi che mi sono capitati tra le mani.

In quel momento, quando ancora non sapevo un accidenti e non avevo idea della tempesta di merda che si sarebbe sollevata di lì a poco, parlare con quella ragazza mi era davvero sembrata una buona idea.

Non potevo immaginare che l'avrei condannata a morte.

Vian Yor - Immagine 1



scritto da Vodan Thorn , 00:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
23 gennaio 518
Giovedì 22 Ottobre 2020

Sei mejo te



Come va, vecchio mio?

Mi piacerebbe dirti che qui più o meno stiamo tutti bene, come si fa di solito in questi casi, ma a giudicare dalle urla di dolore che ho sentito negli ultimi venti secondi credo che le cose siano appena peggiorate.

Quanto a me, diciamo che me la cavo: continuo ad avere questo rendimento un pò a singhiozzo, alternando grandi colpi e trovate mediocri. Penso che sia anche un pò colpa tua, visto che la tua daga continua a portarmi una sfiga del cazzo... o magari è solo colpa del fatto che non riesco a maneggiarla come si deve. Del resto se l'avessi saputa usare a quest'ora starei maramaldeggiando in giro per la foresta vestito come un idiota a spadroneggiare insieme agli altri Kraighar, non certo a farmi massacrare di botte da uno di loro.

Già, perché questa bestia che mi si para innanzi con il suo occhio marcio e un puzzo di cadavere da fare invidia ai risvegliati sembra proprio essere uno dei tuoi compari. Anche lui orbo, anche lui vestito come un coglione. Anche lui con la sua sporta di trucchetti del cazzo.

La mia lama non è abbastanza lesta per impedire il suo attacco: una vampa di freddo e tenebre attraversa il mio corpo e riporta la mia memoria a quella maledetta notte di Ostàra in cui mi portasti a vedere il mondo come lo vedi tu. Ma la trovata del tuo epigono non sembra essere all'altezza di quell'orrore, limitandosi a fiaccare il mio braccio e rendendo il primo colpo che riesco a sferrare facile preda del suo claidheamh mòr. Poi sento il tonfo di Sven che rotola in terra alle mie spalle e capisco che no, la barzelletta era buona, sono io a non averla capita: sono solo stato fortunato.

O forse per nulla.

In piedi siamo rimasti io, lui, Colin che sta cercando di salvare la vita di Kailah e uno dei loro rintanato nella boscaglia che tra non molto sarà pronto a colpire. In un modo o nell'altro questa faccenda va chiusa nei prossimi dieci secondi. Io non ho l'elmo, lui ha delle strane fiammelle che gli circondano il collo. Riuscirò ad avere la meglio?, penso mentre sferro il mio secondo attacco. Neanche a parlarne, ovviamente: il mio braccio dà il suo peggio e lui non si fa sfuggire l'occasione per colpirmi la gamba, eludendo ogni mia difesa. Vorrei poter incolpare le botte che ho preso, la stanchezza degli scontri già sostenuti o il torrente di tenebra che mi ha rovesciato addosso, ma la realtà è che non ce l'avrei fatta comunque: quello spadone non ammette alcuna scusa. Non posso far altro che negoziare una tregua, mostrando l'arma che un tempo ti appartenne e che bene o male ho il diritto di brandire. Ancora una volta il tuo nome è oggetto di scherno, ancora una volta vieni descritto come un vile reietto che ha fatto la fine che meritava. Certo che hai lasciato davvero un bel ricordo, eh? Stavolta però non c'è bisogno di dire nulla: lo spaccone che deride le tue imprese è vivo soltanto grazie a una freccia che ha colpito alle spalle il prete che gli stava tenendo testa, il suo giudizio vale meno degli occhi che si ritrova.

Faccio un debole tentativo di spiegare perché ci troviamo lì e il motivo che ci spinge a voler proseguire. Fiato sprecato: "in quella torre per voi c'è solo la morte". A quel punto prende la parola Colin, che cerca nuovamente di far valere le nostre ragioni sottolineando l'urgenza di fermare ciò che sta accadendo prima che sia troppo tardi: arriva persino a raccontargli la triste storia di Muireal, la guerriera Elsenorita che venne per suonare e finì suonata. Niente da fare, il nostro ha già pronta un'altra secchiata di merda da gettare anche su di lei: debole, sprovveduta e dunque meritevole di morire. Ma ha anche dei difetti, verrebbe da aggiungere.

E allora sai che ti dico? Amen: sei mejo te. Fanculo al demone, a Elden Page e a questa foresta del cazzo: il nostro tentativo di salvare il mondo finisce qui. Del resto, considerando quanto andate d'accordo e vi stimate l'un l'altro, non mi stupirei affatto se quel diavolo d'un topo riuscisse a farvi ammazzare tutti a vicenda nel giro di un paio di settimane.
scritto da Vodan Thorn , 06:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 dicembre 517
Sabato 30 Marzo 2019

Vado per uno




"Qual è il tuo nome, soldato?"

"Vodan, signore".

"Bene, Vodan. Parli la loro lingua, vero?"

"Qualcosa".

"E loro non capiscono un cazzo della nostra..."

"Poco e niente".

"Ok, Vodan, ascolta: come puoi vedere, io qui vado per uno... E loro sono due. Ma se farai quello che ti dico, stasera in locanda avremo una storiella di cui vantarci".

"Ricevuto".



Quanti anni sono passati, esattamente? Sei o sette, credo. Ero una recluta nella guarnigione di Nuova Lagos e avevo una voglia matta di ubriacarmi e spaccare teste Elsenorite: il rifiuto di Eòran e Cathàl di portarmi con loro al Lughnasad mi bruciava ancora. "Choigear air Choigrich", straniero tra stranieri: fanculo a loro e alle loro regolette del cazzo. E il bello è che uno ci è crepato e l'altro è diventato un coglione. Ricordo che passavo le giornate a litigare con Branna e le serate a scolarmi gli avanzi del vino con cui mia madre cucinava: riusciva a mettere il vino dappertutto, quella cazzo di ubriacona: persino dentro le mele. Chissà che fine ha fatto. Prima o poi spero che si ripresenti, così magari le restituisco un pò delle botte che mi ha dato.

Il sergente maggiore Greg è l'unica cosa positiva che ricordo di quel periodaccio: una specie di leggenda vivente, protagonista di innumerevoli scontri tra Rastan e Leduras e poi spedito controvoglia su Ilsanora a reprimere le intemperanze delle popolazioni locali.

Fu lui che mi convinse ad entrare nella guarnigione, il giorno che mi presero con le mani nel sacco e mi portarono al suo cospetto. "Ti dice culo che servono uomini: o ti arruoli o ti sbatto dentro, decidi tu". La classica offerta che non si può rifiutare. Eppure fu la cosa giusta, soprattutto quando Eòran e Cathàl decisero di andarsene da soli affanculo e mi tolsero dall'imbarazzo di avere il piede in due scarpe: al sergente maggiore Greg gli elsenoriti stavano parecchio sui coglioni, se avesse saputo che stavo con i Dìolan Loch mi avrebbe fatto a pezzi. O forse lo aveva sempre saputo e non gliene fregava niente, in fondo gli stava sul cazzo pure la Guarnigione.



"Adesso scegline uno, quello che ti sembra il più coglione, e digli qualcosa... prendilo per il culo".

"..."

"Che c'è, Vodan? Sei sordo?"

"No, signore... è che mi sembrano entrambi coglioni".

"Ah-ah! Non farmi ridere, che muoio dissanguato: tiratene addosso uno e cerca di convincerlo che sei più pericoloso di me, altrimenti siamo morti".


Andare a stanarli a casa loro si rivelò un'idea del cazzo fin dall'inizio. L'informatore ci aveva assicurato che erano in quattro, e invece erano in sette: un pò troppi per un sottufficiale e tre reclute male assortite... Persino se il sottufficiale era una bestia come il sergente maggiore Greg. Ricordo ancora i miracoli che gli vidi fare prima con l'arco e poi con la spada: poi il loro capo, un certo Aomach, riuscì a colpirlo all'addome. Le immagini di quel giorno scorrono nitide davanti ai miei occhi, spinte dalle numerose analogie con quanto sta accadendo adesso.

Già, adesso. Ricapitoliamo: ho sguainato la spada e per poco non l'ho data in testa a Balestrone Uno, che per pararla s'è preso due sberle ed è andato fuori gioco. Dopo un paio di giri a vuoto sono riuscito a piantare la spada in testa al mio avversario e mi sono potuto girare sull'altro, facendomi grossomodo perdonare. Il problema è che questo non è il solito cazzone con l'arma a due mani: ha lo scudo e lo sa pure usare. Cerco di prenderlo un pò per il culo, sperando che Balestrone Uno di sgattaiolare via. La manovra in qualche modo riesce, ma questo mi risponde vomitandomi addosso uno Scaith che non ho mai sentito e piantandomi la spada tra le costole come l'ultimo dei figli di quella zoccola di sua madre.



"Ehi, ha funzionato! Cosa gli hai detto?"

"Che suo padre lo ha partorito dal culo..."

"Ci sei andato leggero!"

"... dopo che glielo abbiamo sfondato".

"... Ah."

"Eh".

"Ciòè, proprio che glielo abbiamo... in due. Io e te".

"Si, signore".

"Capisco. Beh, a lui dovrai sfondarglielo da solo, mentre io mi libero di quest'altro idiota. Pensi di farcela?".

"Ci provo".

"Fare o non fare, Vodan: provare è morto inculato".

"... Come il padre di questo qui?".

"Esatto: così impara a fare i figli stronzi".

"Ce la farò".

"Bravo".



Anche allora, proprio come oggi, ero un cazzone che parlava tanto e combinava poco: per poco quello non fu il mio ultimo combattimento. Venti secondi che mi sembrarono ore, fino a quando il sergente maggiore non riuscì ad avere la meglio sul suo e venne ad affiancarmi, reggendosi la pancia con il braccio dello scudo. Sulla carta eravamo due contro uno, ma quello sano non aveva alcuna possibilità di farcela e a quello ferito restavano uno, due colpi al massimo; mentre il nostro avversario stava bene e brandiva uno scudo. Lui aveva tutto il tempo del mondo, noi no.

Il ricordo vivido di ciò che accadde dopo mi è sufficiente per capire cosa devo fare. Osservo Colin che si avvicina, la punta del suo stocco che mi si affianca: il nostro avversario sa come sto messo e ha tutto il tempo del mondo, proprio come quella volta... Solo che stavolta quello forte e che va per uno sono io. Continuo a insultarlo: è importante che colpisca me, o meglio che NON colpisca me, lasciando Colin libero di attaccare. Il primo colpo non riesco a evitarlo, ma l'armatura decide di graziarmi. Colin ricambia il favore: ancora nulla di fatto, ma riesce a togliergli il tempo e a sferrare un secondo fendente. Ci siamo: Colin ha fatto il suo, adesso devo pensarci io. Questo scontro finirà nei prossimi cinque secondi, in un modo o nell'altro: ci serve una specie di miracolo, proprio come andò in quel giorno di settembre quando il sergente maggiore Greg sferrò l'ultimo colpo di spada che gli restava in corpo e...


"Sei stato bravo, Vodan: adesso abbiamo la nostra storiella da raccontare".

"Grazie, signore".

"La finisci di chiamarmi signore? Mica sono tuo nonno: chiamami Greg".

"Va bene, Greg".

"Adesso me lo dici cosa gli hai detto davvero, a quell'elsenorita?"

"Che suo padre..."

"Non prendermi per il culo: gli avrai detto tre parole in tutto...".

"E' una lingua sintetica: poche parole, tanti concetti...".

"Ah-ah! Sei proprio un cazzaro. Adesso tagliamo la corda, prima che ne arrivino altri".

"Ma la ferita? Non mi sembra uno scherzo...".

"Nah, è solo un graffio. E poi lo sai come funziona su Ilsanora, no? Se non torni con una ferita ti prendono per il culo, sembra che non hai combattuto e che hai mandato avanti gli altri: con un taglio del genere, nessuno si permetterà di farlo".

"Una vera fortuna, allora".

"Tu piuttosto, non hai paura di essere preso per il culo? Siamo ancora in tempo per rimediare..."

"Sto bene così, grazie".

"Sicuro? Neanche una freccia nella spalla, magari di striscio?"

"Magari un'altra volta".

"D'accordo. Vorrà dire che farai una figura di merda in locanda, stasera..."

"Sopravviverò".


Anche questa è andata. Mi metto a sedere lungo il corridoio, cercando di non pensare al dolore, mentre Colin si accinge a prestarmi le prime cure. Spada-e-Scudo si dibatte come un pesce sulla riva a meno di un metro, cercando invano di tamponare il fiotto rosso che gli zampilla dal collo. Speriamo che non facciano pulire a noi.

Chissà che fine ha fatto, il sergente maggiore Greg: prima o poi spero che si ripresenti, così magari gli restituisco un pò delle botte che mi ha dato.

Vodan Thorn - Immagine 3
scritto da Vodan , 13:31 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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