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Forum di Myst

 
« Ho guardato Peoh e m'è venuto in mente André Navon. »
- Eric Navar -
 
Vodan Thorn
Tempi Cupi
Vodan Thorn
Mai fidarsi di un cuoco magro.
creato il: 08/02/2013   messaggi totali: 24   commenti totali: 28
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Scritto il 19/09/2025 · 24 di 24 (mostra altri)
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28 Febbraio 518
Sabato 20 Settembre 2025

Una cosa divertente che non farò mai più



«E così tu saresti Vodan.»

«Si, signore.»

«Non credo che abbiamo mai avuto occasione di parlare, prima d'ora...»

«No, signore.»

«Eppure sei qui già da due anni... Come ti trovi alla Rocca di Tramontana?»

Gadman Scherer mi riempie di domande stupide. Chi sono, da dove vengo, dove ho fatto la muffa in galera, come sono stato liberato... Tutte cose che sono sicuramente scritte nel foglio che tiene di fronte a sé. Appunti di Barun? Non credo: il vecchio detestava scrivere, figuriamoci se avrebbe perso tempo a prendere nota delle mie disgrazie. Dev'essere roba che gli ha passato qualcuno.

«Qui c'è scritto che hai fatto alcune dichiarazioni piuttosto forti, quando ti hanno interrogato a Lagos... E le accuse che ti ha mosso questa donna... Lady Grimhild Roch... sono ancora più forti.»

«Non sono sicuro di ricordare, signore...»

Cazzata. Ricordo benissimo cosa ho raccontato, anche perché coincide perfettamente con quello che ho vissuto su quella maledetta isola. Quando la fame ti costringe a mangiare carne umana non te lo scordi... anche se appartiene a uno stronzo. Lady Roch non aveva tutti i torti a volermi vedere marcire dietro le sbarre, anche se suo marito era uno dei peggiori ufficiali di bordo che si fossero mai visti - e a Nuova Lagos ne vedevamo a bizzeffe, di incapaci.

«Sono certo che te lo ricordi, invece... Uomini che divorano altri uomini. Non proprio roba per deboli di stomaco...»

«...Direi di no, signore.»

Parla dei Risvegliati... o di me? Probabilmente entrambi. Ma le domande successive sono tutte su di loro: quanti erano, come erano fatti, se indossavano qualcosa di particolare, se per caso avevo visto da dove venivano... Poi mi chiede dell'isola: dove ci siamo schiantati, di che colore era la spiaggia, se c'erano altri atolli nei pressi, se per caso io o qualche mio defunto compagno di viaggio avevamo visto qualche insediamento abitato...

«Mi rincresce non potervi essere di aiuto, signore.» In realtà non mi dispiacerebbe affatto tenergli nascosto qualcosa: peccato che io non abbia davvero visto una mazza. Ma poi, insediamenti abitati nell'arcipelago di An Reilig? Mi sa che non c'è mai stato.

«Tutt'altro, Vodan... è stata una conversazione preziosa.»

Ah beh, se lo dice lui...

«Ho soltanto un'ultima domanda... a cui ti prego di rispondere con la massima sincerità, come se ne andasse della tua vita.»

«Certamente, signore...»

«Ti hanno morso?»

Lo osservo mentre mi scruta, come se cercasse di carpire chissà quale reazione.

Alzo le spalle. «Negativo, signore... Altrimenti non sarei qui, credo.»

Sorride. «Esistono degli immuni, a quanto pare... Molto rari, ma ci sono. Ne abbiamo avuto conferma.»

Annuisco. «Temo però che non sia il mio caso...»

Sorride ancora. «Se quello che mi hai detto è vero, in fondo non potresti saperlo... Corretto?»

Annuisco ancora: in effetti non fa una piega.

La conversazione sembra averlo soddisfatto. Prima di congedarmi mi chiede di restare alla Rocca: gli faccio presente che il mio plotone è prossimo alla partenza e lui mi risponde che no, è meglio se questo giro lo salto. Chiedo quali siano le mie consegne e mi viene risposto che mi saranno comunicate a breve: fino ad allora sarà sufficiente restare a disposizione.

Tom Weiss mi scorta giù; il divario poderoso fra la sua statura mingherlina e i corridoi monumentali della Rocca mi incurva le labbra in un sorriso. La parte ottimista del mio cervello mi fa presente che poteva andare peggio; quella sveglia non è dello stesso avviso e sente puzza di fregatura imminente.

Sul far della sera il cielo si apre a strappi color rame. Ho modo di scambiare due chiacchiere con i miei compagni e mangiare un boccone, poi la Rocca viene sprangata e ci mandano a dormire. La nostra camerata è semivuota. Bohemond sogna Kalina (beato lui) mentre a me, per colpa delle domande di Gadman Scherer, tocca rivivere ancora una volta gli orrori vissuti sull'isola di Cabal. A ciascuno la sua isola proibita, suppongo.

All'alba mi tengo “a disposizione”. Faccio il giro delle mura, osservando la città che si sveglia e i campi oltre il bastione: chissà se da Trent hanno già cominciato a seminare. Immagino Saga e Freya lungo i solchi tracciati dall’erpice, con il sacco di ceci e avena sulle spalle, seguite da uno sciame di marmocchi nanerottoli intenti a scacciare i corvi con i loro sonagli di latta. Poi arriva Tom Weiss, che di certo non svetterebbe in mezzo a quella marmaglia, a informarmi che sir Gadman Scherer ha ancora bisogno di me.

Un'altra sgambata tra scale e corridoi e rieccomi nella sala del Comandante: stavolta però sir Gadman non è solo, con lui c'è un altro tizio con il volto coperto da un ridicolo mascherone di ferro che non promette niente di buono. Dice di chiamarsi Bondred.

Bondred - Immagine 1

Non ha gradi sull'armatura e non sembra dei nostri: non l'ho mai visto, ma avverto un non so che di familiare. I miei compagni mi hanno parlato di un pendaglio da forca con un nome del genere, un Innalzato fuggito da Dioghail che pare abbia spadroneggiato al porto di Uryen qualche anno fa. In ogni caso questo tizio è una rogna assicurata, si capisce lontano un miglio.

«Molto piacere», mento accennando un saluto.

«Siediti», risponde lui, tagliando corto. Il pentolone arrugginito che gli ricopre il volto mastica le sue parole, restituendo suoni ovattati: speriamo che non convochi mai Jebediah, il poveretto non capirebbe un accidenti.

Nei successivi venti minuti Bondred mi sottopone a un altro interrogatorio, in cui mi chiede nuovamente quello che ho visto sull'isola di Cabal. A differenza di Gadman Scherer, però, che teneva gli occhi fissi sul foglio di appunti di fronte a sé, lui parla all'impronta, scrutandomi dall'interno delle cavità oscure che gli nascondono gli occhi come se potesse leggere dentro di me la veridicità di ciò che affermo.

«E così non hai visto nulla e non ti è successo nulla», conclude, grattandosi il guscio di ferro che gli fodera la testa. «Ti sei limitato a divorare le carcasse dei tuoi compagni come un avvoltoio, senza mai uscire da quella nave, senza mai guardarti intorno... La gente moriva e tu te ne stavi tranquillo, rintanato in cambusa a farti uno spuntino...»

«Non ero io il problema su quell'isola», rispondo con tono pacato. «E se fossi uscito da quel relitto per guardarmi intorno probabilmente a quest'ora starei ancora lì, vagando sulla spiaggia in cerca di cibo».

Bondred annuisce con un sorriso. «Probabile», aggiunge poi. «Senti... me la togli una curiosità?»

«Posso provarci...»

«Ma... Erano cotti, almeno? o te li sei mangiati crudi...»

Alzo le spalle. «Mah... forse un po' troppo al dente.»

Sir Gadman Scherer volta la testa verso il muro, visibilmente infastidito. Bondred scoppia in una risata, poi torna serio. «Vedi, Vodan... le cose si sono fatte un po' complicate, e anche se mi sembri un tipo a posto non possiamo correre rischi. Motivo per cui...», conclude, scambiandosi un'occhiata con il comandante, «...motivo per cui credo che uniremo l'utile al dilettevole».

«In che senso?» Chiedo.

«Nel senso che verrai con me.»

«Partirete stasera», aggiunge Gadman Scherer, tornando a guardarmi. «Tom ti aiuterà a prendere le tue cose. Tom?»

Tom Weiss compare sulla soglia, svettando come un filo d'erba tra gli alberi del Miestwode. Gadman Scherer mi congeda, Bondred rivolge la sua attenzione altrove. Qualcosa mi dice che sono in arresto. Chissà perché, chissà che cosa ho fatto. Ma soprattutto chissà chi è questo Bondred e cosa pensa che potrei aver visto. Mi sforzo di riflettere su quanto mi hanno raccontato Sven, Kailah e gli altri: l'unica spiegazione possibile è che questi due imbecilli stiano pensando che la nave su cui mi trovavo abbia naufragato nei pressi di Dioghail. Forse Bondred era lì? Da come parla potrebbe tranquillamente essere originario di Ghaan. Ma anche se fosse? Cosa cambierebbe se lo avessi visto?

Mentre Tom mi conduce fuori dagli ambienti del Comandante mi viene in mente che è un bene che Quorton Kraven abbia disertato e si sia diretto al di là del Traunne: se l'obiettivo è togliere di mezzo chi è stato da quelle parti, avrebbero potuto arrestare anche lui. Sulle scale incontriamo una soldatessa che ho visto parlare con Kailah in un paio di occasioni: potrebbe essere un buon momento per lasciare qualche informazione ai miei compagni. Dico a Tom che è la mia ragazza e che vorrei salutarla come si deve, lui sorprendentemente ci casca e mi consente di scambiarci due parole... mettendosi a origliare, ovviamente. Riesco a farle il nome di Bondred ma per il resto mi trovo costretto a parlare per metafore, spero che lei sia sufficientemente sveglia da ricordare tutto e che i miei compagni riescano a mettere insieme i pochi pezzi che mi sono capitati tra le mani.

In quel momento, quando ancora non sapevo un accidenti e non avevo idea della tempesta di merda che si sarebbe sollevata di lì a poco, parlare con quella ragazza mi era davvero sembrata una buona idea.

Non potevo immaginare che l'avrei condannata a morte.

Vian Yor - Immagine 1



scritto da Vodan Thorn , 00:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 19/09/2025 · 24 di 24 (mostra altri)
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