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10 Aprile 518
Giovedì 2 Marzo 2023
Ayza
A pochi passi dai resti di un carro sfondato Ayza sta fronteggiando una figure femminile allampanata (deve essere alta almeno quanto lei) e cinta di nero. Pallida come un osso alla luce della luna, la sua misteriosa avversaria brandisce senza apparente sforzo una lunga e pesante spada dalla lama brunita neanche fosse un fuscello. Come l'Angelo Nero, penso con un brivido. Sicuramente è un'Innalzata...forse è la fantomatica Nox, la Dama Bianca di cui proprio lei poche ore fa ci ha parlato. Nessuno tra i passanti che si sono attardati a fare da spettatori a questa tenzone ha davvero idea di che cosa stia guardando.
Ayza le gira intorno mantenendo la distanza, gli occhi fissi nei suoi. Non riesco a dire se sia ferita, ma di certo è sporca di sangue e la sua armatura sembra lacerata in più punti. L'altra la lascia fare e si limita a seguirne i movimenti con la nera punta dello spadone impugnato nella guardia che ad Achenar dicono "della picca" ed a Ammerung "Longorn". Un simile attendismo dovrebbe suggerire che la teme: è pressoché impossibile superare la guardia della picca senza finire impalati, e chi tentasse di attaccare direttamente la lama nemica si troverebbe esposto ad un micidiale contrattacco. Al tempo stesso, però, uno spadaccino che adotti questa guardia sta lasciando l'intera iniziativa dello scontro al suo avversario, e rinuncia a pressarlo in alcun modo.
Ayza continua a muoversi lentamente, poi, come se fiutasse un sentore di debolezza scarta e schizza come un proiettile sulla sua preda evitando lo spadone con una torsione del tutto innaturale del busto, avvicinandosi quel tanto che serve per averla a tiro delle sue lame. Ti dice male, Nox...hai di fronte la Dama Sterminatrice. Quella è una manovra che non lascia scampo, l'ho già vista quando ancora annoveravo Ayza tra i peggiori dei nostri nemici. Era l'ultimo giorno di Samhain, quello in cui Caaron bruciò.
Avevamo saputo di lei da Ireena di Trost che ce ne aveva parlato con aria sognante, quasi ne fosse infatuata: la più forte Innalzata di Ghaan a parere della giovane erborista, e anche di nobile spirito... ci avrebbe certamente aiutati a liberare Padre Mansel dalle grinfie dello Ierofante se solo non fosse stata fuori città. All'epoca aveva appena cominciato ad affacciarsi in noi il sospetto (per merito di Ardee prima e di Dan Bucky poi) che non tutti i Ghaanesi dovessero essere per forza considerati alla stregua del tenente Manuel Raven, ma non eravamo certo inclini a far loro aperture di credito...tanto meno se Innalzati. E così quando riuscimmo con le nostre sole forze a raggiungere Padre Mansel nelle segrete del Nosocomio e a raccogliere le sue ultime cruciali parole, fu bello sapere che non avremmo dovuto attribuire neppure una briciola di merito a quella diavolessa ghaanese, immacolata o meno che fosse.
L'avremmo incrociata giorni dopo nel Borgo ai piedi del Santuario di Caaron: camminava tra i suoi a capo scoperto, la chioma bionda al vento e una maschera da spettro di Samhain disegnata col cerone sul volto. Sotto labbra nere di trucco e carboncino si riusciva ad indovinare il sorriso genuino della bimba che finalmente si unisce ad una festa attesa tutto l'anno. L'apocalisse è su di noi e per questa stronza è Carnevale, pensai con rabbia.
Più tardi in quel giorno fatale riuscii a vederla in azione.
Avevamo appena tolto di mezzo Keynes battendoci come leoni e rischiando di perdere per sempre Annie. Non potevamo certo dirci vincitori: il guerriero perduto di Feith era comunque riuscito a lanciare il suo richiamo ed i morti irrequieti, innumerevoli, avevano risposto. Sulle pietre del Dislivello già si stavano attestando i primi imponenti Armiger dalla corazza ammaccata e incrostata di alghe, avanguardia di decine di altri Risvegliati che il Traunne aveva preso a vomitare sul suolo del Santuario...e delle centinaia, forse migliaia, che si stavano ammassando sull'altra sponda, tutti con il medesimo ghigno da incubo impresso sul volto, prima di lanciarsi tra le acque del fiume per unirsi all'assalto. Dopo esserci aperti una via tra i mostri di cui ormai brulicava l'isola ed aver lasciato Annie alle cure di Madre Magdalene, ci avventurammo su un costone roccioso per tentare di recuperare gli abitanti del Borgo e a trarli in salvo nella Grotta Sacra.
Proprio sotto di noi Ayza e due dei suoi stavano tenendo a bada uno di quegli orrori corazzati. Tutti noi pensavamo che i fini di costoro fossero doppi, che la spedizione di Ghaan in soccorso del Santuario nascondesse mire nefande almeno quanto quelle di chi aveva scatenato sull'isola la furia della Morte-che-Cammina. Ricordo fin troppo bene la sensazione di inferiorità che mi assalì mentre osservavo quanto i suoi movimenti fossero veloci, precisi, aggraziati, efficienti. Danzava attorno all'Armiger con quella sua ridicola maschera dipinta sulla faccia e sembrava farsi beffe di attacchi da cui un comune mortale non sarebbe mai riuscito a difendersi, lasciando che l'inerzia degli stessi colpi portati dal Risvegliato lo sbilanciasse a poco a poco per poi farlo crollare a terra con un singolo assalto fulmineo. Padre Valon ha torto, pensai. Questa NON è una guerra di uomini ma una guerra di demoni, di mostri: la guerra di Mirai, delle Bestie ciclopiche degli antichi cimiteri, di Jormungand, di Navél Vaarden, di Ayza. In un simile spettacolo a noialtri era riservata tutt'al più la parte degli insetti, cosine insignificanti che sciamano terrorizzate tra i piedi dei giganti nella speranza di non farsi schiacciare mentre questi si impadroniscono del mondo.
Mesi dopo la rincontrammo a Beneden con Kzhar e Darkan. Insieme a loro avremmo dato il via al difficile cammino di pace che ci ha portati fin qui: ci raccontarono del progetto, condiviso dallo stesso Dan Bucky, di detronizzare Estov Ghaan, reo di aver assecondato troppo a lungo i commerci demoniaci di Aghvan l'Invitto e di aver messo così a rischio l'esistenza stessa della Baronia. Ci mostrarono la testa di Manuel Raven a riprova della veridicità dei loro propositi di insubordinazione e stringemmo i primi accordi che avrebbero spianato la strada alla riconquista della Sacra. Continuo a pensare che c'è una parte di questa storia che non quadra, che quel giorno non ci fu detto davvero tutto ciò che era accaduto tra le fila dei Custodi del Sangue... quale che fosse questo ultimo segreto, non ha impedito a Lady Yara di portare i suoi fino a Ghaan, e finora tanto mi è bastato.
Infine arrivò il momento in cui la battaglia ci battezzò come compagni, e che momento fu! Dopo aver dato fondo a tutto il coraggio e all'astuzia di cui eravamo capaci riuscimmo ad abbattere insieme il guardiano ancestrale che Mirai aveva posto nella torre di Honder a monito per chi fosse tanto stupido da opporsi al suo crescente dominio. In quel frangente Ayza si batté generosamente e a costo di ferite terribili: cominciai a pensarla come una dei nostri al di là del colore della sua uniforme, una Annie più saggia e più centrata...finalmente capivo cosa ci trovasse Ireena in lei. E' stato un sollievo vederla tre giorni fa tra coloro che sono venuti nella terra-di-nessuno per prenderci in consegna alla nostra liberazione, alle spalle di Annie e a fianco del Sergente Rock.
I ricordi mi hanno imbambolato, ho perso la cognizione del tempo...che diavolo sta succedendo? L'affondo di Ayza che, ne ero sicuro, avrebbe posto fine al duello viene sventato da un movimento di Nox tanto rapido da ingannare gli occhi. Nello sgomento di chi sta assistendo a questo scontro adesso la Dama Bianca è quattro passi indietro, quasi fosse svanita e riapparsa come uno spettro, lo spadone sempre proiettato verso Ayza nella guardia della picca. Gocce di sangue scivolano sulla lama nera e sulla guancia della mia amica fiorisce un taglio che prima non c'era. Nox aggiusta la presa, mantenendo la guardia con la sola destra. Accarezza il filo insanguinato con l'indice della sinistra che da candido diventa vermiglio, sorride senza gioia mentre se lo porta alla bocca. "Attaccala adesso, dannazione!" mormoro, ma Ayza rimane immobile, il torace che si solleva e si abbassa affannosamente. Ha paura. HO paura.
"I rossi frutti tra le ossa di una mano
E nell'altra nere nubi lampi e tuoni"
Mentre l'angoscia che mi ha accompagnato tutto il giorno si rapprende nella tetra cantilena di Samhain, capisco che Nox non la teme affatto...sta solo giocando con lei.
Dobbiamo aiutarla ma non c'è tempo. Come accadde a Brian Sturm sull'orlo del vallone ai piedi di Gretel, è come se un richiamo irresistibile mi avesse invaso la mente. Il Sanatorio. Devo andare. ORA.
"Kaylah, con me, al Sanatorio. E' solo un diversivo!" le dico, recitando battute di un copione che mi viene suggerito parola per parola.
E poi una corsa a perdifiato nell'oscurità a malapena rischiarata dalla magia della mia compagna, di scala in scala, di corridoio in corridio... finché tutto non diventa buio.
10 Aprile 518
Martedì 28 Febbraio 2023
Crystal
Adesso è Crystal che deve fare la sua parte. Sarà inevitabilmente un discorso meno trascinante dei fantasmagorici racconti che hanno appena finito di infiammare questo piccolo pubblico, ma sarà altrettanto fondamentale per fare sì che il seme di pace che stiamo piantando attecchisca: altre orecchie sono in ascolto adesso, e chi dovrà decidere se accogliere la nostra offerta ci giudicherà forti o deboli, giusti o arroganti, sinceri o doppi sulla base delle parole che la mia consorella sta per pronunciare. Mastro Billund è stato estenuante nel metterci in guardia, ma credo abbia ragione: un passo falso qui e tutto sarà perduto.
Ciò che Billund non sa è che la posta in gioco è persino più alta di quanto immagina: la sciarada di cenni ed allusioni di cui certo costui è maestro rappresenta solo uno dei due azzardi a cui stiamo affidando il destino di questa spedizione. Oggi infatti si tesse una tela mistica di cui un uomo come lui, per quanto scaltro e dotto, non può avere contezza, e di cui solo una donna degli Dei come Madre Magdalene avrebbe potuto indicarci le trame. Riusciremo ad attirare lo sguardo benevolo di Dytros su di noi per il tramite di questo popolo che ne disprezza da più di due secoli il nome? Ce la faremo a strappare momentaneamente Yara dalla malìa che la tiene prigioniera per il poco tempo che il Dio vorrà concederci? Sapremo cogliere i frutti di questa benedizione e dissipare la tenebra una volta per tutte?
I pochi passi di Crystal sul palco sono rigidi, le sue prime parole incerte. Come biasimarla? Su di lei è ricaduta una responsabilità immane: in questo momento la sua bocca deve dar voce ad un'amica, ad una guida, ad un popolo, ad un Dio. Mentre racconta a Ghaan le ragioni e i torti di noi che portiamo l'Angelo di Dytros sullo scudo ripenso alla donna spezzata che ho conosciuto ad Horen, ai dubbi e alla vergogna che l'avevano consumata persino più delle pozioni di cui era divenuta schiava. Neppure un anno è passato da quei giorni ma ricordo come se fosse ieri il trasporto fraterno con cui Yara la strinse tra le braccia quando si incontrarono ad Angvard e mi ricordo come subito dopo abbracciò me, gli occhi lucidi per l'emozione, ringraziandomi per averla riportata da lei. Yara ha sempre saputo quanto valevi, Crystal, e sapeva che senza di te non avrebbe mai portato a compimento questa impresa santa e folle. Tu e Brian siete stati le ali spezzate con cui il suo sogno ha potuto spiccare il volo, e adesso che lui non c'è più è toccato a me prenderne il posto.
Ti ascolto mentre parli di chi siamo e del perché siamo qui, degli errori e degli slanci nostri e di chi ci ha preceduti, del futuro che desideriamo costruire insieme al popolo di Ghaan. Della Sacra, che è al tempo stesso il nostro tesoro comune ed il dovere a cui siamo sempre stati chiamati ad adempiere insieme. La gente ascolta tiepida, poi annuisce e sorride. Lo stesso Billund che sulle prime scuoteva impercettibilmente il capo ora annuisce come per incoraggiarti. Se anche lui è convinto, vuol dire proprio che stai andando alla grande.
Eppure...c'è qualcosa che continua a non tornare. Non c'è traccia del nemico e tutto sta procedendo senza intoppi, ma resta nell'aria lo stesso senso minaccia che mi opprimeva il petto stamattina. Scruto tra le facce di soldati e popolani e non riesco a mettere a fuoco nessuno sguardo ostile, nessun cenno equivoco, nessun movimento sospetto. Non è ancora il momento, penso. Ma arriverà presto...e dobbiamo fare quel poco che possiamo per non essere colti alla sprovvista.
Crystal conclude il suo appello e si fa da parte. Le sorrido, ma sono sicuro che la preoccupazione mi si legga in faccia. "E' andata così male?" mi chiede angosciata, chinando il capo. "No Crystal, sei stata davvero fantastica, ma dobbiamo affrettarci. Non è molto sicuro qui...ti scorto io al Sanatorio." I volti soddisfatti intorno a lei un po' la rassicurano, ma devo fare in modo che non ci attardiamo oltre. Camminiamo in silenzio per il breve tratto della Strada dei Ponti che conduce dalla piazza al Sanatorio. Vorrebbe parlarmi ma si trattiene, capisce che troppo sono intento a studiare gli angoli bui, le bocche dei pozzi, le imposte socchiuse delle finestre sulla via che stiamo percorrendo, per discutere di una cosa tanto grande come quella che è appena successa. Poche centinaia di passi che sembrano una distanza interminabile e finalmente siamo a destinazione: la promessa di sicurezza delle imponenti mura del Sanatorio mi aiuta a scacciare il grosso dell'agitazione. Entriamo e trascorriamo un po' di tempo nelle sue stanze a parlare come due ufficiali che commentano l'esito della battaglia appena combattuta e di come riorganizzare le truppe che rimangono per meglio affrontare quella che verrà domani.
"Torno dai miei" le dico infine "si è appena fatto buio e la parte complicata inizia ora."
Sono di nuovo in strada. Dovrei sentirmi sollevato, Crystal è in un luogo protetto e ben guardato adesso, ma la sensazione di pericolo riprende. Perché non dovrebbe? Mi sto pur sempre aggirando per una città nemica, con schiere in armi che la cingono d'assedio e chissà quanti qui tra noi che non vedrebbero l'ora di scaraventarci fuori dalle mura. Ho appena attraversato il ponte che conduce alla piazza e finalmente i miei timori si materializzano. Grida, trambusto, clangore di armi...diamine, sta succedendo alle mie spalle! Non faccio a tempo a voltarmi che altre urla fanno eco alle prime, più distanti, oltre la piazza. Me ne resto un attimo impietrito come un babbeo. Cosa fare? Dove andare? Ci stanno sicuramente tendendo una trappola, e altrettanto sicuramente avranno organizzato dei diversivi per distoglierci dal loro vero obiettivo. Le grida alle mie spalle si fanno più forti, mi sembra di sentire uno schianto come di un portone fracassato, e voci allarmate di uomini e di bambini. Non starci a pensare troppo su, Bohemond, è tutto il giorno che ti arrovelli su come e dove colpiranno...vai dove puoi arrivare prima e al resto ci pensi Dytros.
Corro in direzione del Sanatorio e alla luce della luna mi sembra di scorrere sagome nella penombra, alcune più alte, altre più minute, radunate in crocchio attorno ad una scena ancora nascosta ai miei occhi. Il tintinnio del ferro sul ferro continua a risuonare. Una torma di ragazzini arriva di corsa verso di me. Ridacchiano eccitati e mi superano prima che io possa provare fermarli...sono sempre più confuso. Altre sagome in movimento alla mia sinistra, sembrano armati. Come diamine è possibile, sono passato di qui solo un minuto fa! Porto la mano all'elsa di Annie e mi preparo ad uno scontro, ma dopo pochi passi mi rendo conto che sono due dei nostri. "Bohemond! Sei tu?" E' la voce di Kailah, e mi rincuora sentirla: quando si mette male sappiamo sempre come cavarci d'impaccio, io e lei assieme. Con lei c'è un soldato che non conosco, sembra un novellino. Ce lo faremo bastare. Attraversiamo il capannello di persone e riusciamo a vedere cosa sta guardano questa gente: due donne si stanno affrontando nella penombra argentea del quasi plenilunio. Sulle prime non riesco a capirci granché, le persone intorno a me assistono al duello come se fosse una pantomina, qualcuno addirittura sembra fare il tifo.
Poi realizzo cosa sto guardando, e mi si ghiaccia il sangue nelle vene.
Ciò che Billund non sa è che la posta in gioco è persino più alta di quanto immagina: la sciarada di cenni ed allusioni di cui certo costui è maestro rappresenta solo uno dei due azzardi a cui stiamo affidando il destino di questa spedizione. Oggi infatti si tesse una tela mistica di cui un uomo come lui, per quanto scaltro e dotto, non può avere contezza, e di cui solo una donna degli Dei come Madre Magdalene avrebbe potuto indicarci le trame. Riusciremo ad attirare lo sguardo benevolo di Dytros su di noi per il tramite di questo popolo che ne disprezza da più di due secoli il nome? Ce la faremo a strappare momentaneamente Yara dalla malìa che la tiene prigioniera per il poco tempo che il Dio vorrà concederci? Sapremo cogliere i frutti di questa benedizione e dissipare la tenebra una volta per tutte?
I pochi passi di Crystal sul palco sono rigidi, le sue prime parole incerte. Come biasimarla? Su di lei è ricaduta una responsabilità immane: in questo momento la sua bocca deve dar voce ad un'amica, ad una guida, ad un popolo, ad un Dio. Mentre racconta a Ghaan le ragioni e i torti di noi che portiamo l'Angelo di Dytros sullo scudo ripenso alla donna spezzata che ho conosciuto ad Horen, ai dubbi e alla vergogna che l'avevano consumata persino più delle pozioni di cui era divenuta schiava. Neppure un anno è passato da quei giorni ma ricordo come se fosse ieri il trasporto fraterno con cui Yara la strinse tra le braccia quando si incontrarono ad Angvard e mi ricordo come subito dopo abbracciò me, gli occhi lucidi per l'emozione, ringraziandomi per averla riportata da lei. Yara ha sempre saputo quanto valevi, Crystal, e sapeva che senza di te non avrebbe mai portato a compimento questa impresa santa e folle. Tu e Brian siete stati le ali spezzate con cui il suo sogno ha potuto spiccare il volo, e adesso che lui non c'è più è toccato a me prenderne il posto.
Ti ascolto mentre parli di chi siamo e del perché siamo qui, degli errori e degli slanci nostri e di chi ci ha preceduti, del futuro che desideriamo costruire insieme al popolo di Ghaan. Della Sacra, che è al tempo stesso il nostro tesoro comune ed il dovere a cui siamo sempre stati chiamati ad adempiere insieme. La gente ascolta tiepida, poi annuisce e sorride. Lo stesso Billund che sulle prime scuoteva impercettibilmente il capo ora annuisce come per incoraggiarti. Se anche lui è convinto, vuol dire proprio che stai andando alla grande.
Eppure...c'è qualcosa che continua a non tornare. Non c'è traccia del nemico e tutto sta procedendo senza intoppi, ma resta nell'aria lo stesso senso minaccia che mi opprimeva il petto stamattina. Scruto tra le facce di soldati e popolani e non riesco a mettere a fuoco nessuno sguardo ostile, nessun cenno equivoco, nessun movimento sospetto. Non è ancora il momento, penso. Ma arriverà presto...e dobbiamo fare quel poco che possiamo per non essere colti alla sprovvista.
Crystal conclude il suo appello e si fa da parte. Le sorrido, ma sono sicuro che la preoccupazione mi si legga in faccia. "E' andata così male?" mi chiede angosciata, chinando il capo. "No Crystal, sei stata davvero fantastica, ma dobbiamo affrettarci. Non è molto sicuro qui...ti scorto io al Sanatorio." I volti soddisfatti intorno a lei un po' la rassicurano, ma devo fare in modo che non ci attardiamo oltre. Camminiamo in silenzio per il breve tratto della Strada dei Ponti che conduce dalla piazza al Sanatorio. Vorrebbe parlarmi ma si trattiene, capisce che troppo sono intento a studiare gli angoli bui, le bocche dei pozzi, le imposte socchiuse delle finestre sulla via che stiamo percorrendo, per discutere di una cosa tanto grande come quella che è appena successa. Poche centinaia di passi che sembrano una distanza interminabile e finalmente siamo a destinazione: la promessa di sicurezza delle imponenti mura del Sanatorio mi aiuta a scacciare il grosso dell'agitazione. Entriamo e trascorriamo un po' di tempo nelle sue stanze a parlare come due ufficiali che commentano l'esito della battaglia appena combattuta e di come riorganizzare le truppe che rimangono per meglio affrontare quella che verrà domani.
"Torno dai miei" le dico infine "si è appena fatto buio e la parte complicata inizia ora."
Sono di nuovo in strada. Dovrei sentirmi sollevato, Crystal è in un luogo protetto e ben guardato adesso, ma la sensazione di pericolo riprende. Perché non dovrebbe? Mi sto pur sempre aggirando per una città nemica, con schiere in armi che la cingono d'assedio e chissà quanti qui tra noi che non vedrebbero l'ora di scaraventarci fuori dalle mura. Ho appena attraversato il ponte che conduce alla piazza e finalmente i miei timori si materializzano. Grida, trambusto, clangore di armi...diamine, sta succedendo alle mie spalle! Non faccio a tempo a voltarmi che altre urla fanno eco alle prime, più distanti, oltre la piazza. Me ne resto un attimo impietrito come un babbeo. Cosa fare? Dove andare? Ci stanno sicuramente tendendo una trappola, e altrettanto sicuramente avranno organizzato dei diversivi per distoglierci dal loro vero obiettivo. Le grida alle mie spalle si fanno più forti, mi sembra di sentire uno schianto come di un portone fracassato, e voci allarmate di uomini e di bambini. Non starci a pensare troppo su, Bohemond, è tutto il giorno che ti arrovelli su come e dove colpiranno...vai dove puoi arrivare prima e al resto ci pensi Dytros.
Corro in direzione del Sanatorio e alla luce della luna mi sembra di scorrere sagome nella penombra, alcune più alte, altre più minute, radunate in crocchio attorno ad una scena ancora nascosta ai miei occhi. Il tintinnio del ferro sul ferro continua a risuonare. Una torma di ragazzini arriva di corsa verso di me. Ridacchiano eccitati e mi superano prima che io possa provare fermarli...sono sempre più confuso. Altre sagome in movimento alla mia sinistra, sembrano armati. Come diamine è possibile, sono passato di qui solo un minuto fa! Porto la mano all'elsa di Annie e mi preparo ad uno scontro, ma dopo pochi passi mi rendo conto che sono due dei nostri. "Bohemond! Sei tu?" E' la voce di Kailah, e mi rincuora sentirla: quando si mette male sappiamo sempre come cavarci d'impaccio, io e lei assieme. Con lei c'è un soldato che non conosco, sembra un novellino. Ce lo faremo bastare. Attraversiamo il capannello di persone e riusciamo a vedere cosa sta guardano questa gente: due donne si stanno affrontando nella penombra argentea del quasi plenilunio. Sulle prime non riesco a capirci granché, le persone intorno a me assistono al duello come se fosse una pantomina, qualcuno addirittura sembra fare il tifo.
Poi realizzo cosa sto guardando, e mi si ghiaccia il sangue nelle vene.
10 Aprile 518
Domenica 26 Febbraio 2023
Billund
Finora tutto liscio a dispetto delle mie preoccupazioni. La piccola folla che siamo riusciti a portare in piazza si è rivelata pacifica e ben disposta, molto più di fosse lecito sperare. Gli oratori improvvisati hanno avuto la loro tribuna, hanno detto quello che dovevano per poi venirsene giù dal palco, senza incidenti e senza che le loro parole accendessero entusiasmi pericolosi. Mille cose potevano andare storte e invece niente, solo qualche mugugno isolato, più che comprensibile in una città occupata da un esercito nemico e costretta alle privazioni di un assedio.
E' arrivato quindi il momento di Mastro Billund.
Mi ci è voluto un bel po' di pelo sullo stomaco, non lo nego, per trattare con questo erudito sprezzante, caustico e sfrontatamente senzadio: a sentire i miei compagni ed in particolare Engelhaft non avrei mai dovuto concedere alcun credito ad un trombone del genere né tantomeno alla consorteria che rappresenta. Sarò uno sprovveduto ma tendo a dare il beneficio del dubbio a chi non fa nulla per apparire migliore di com'é: se c'è una cosa che le taverne malfamate di Achenar mi hanno insegnato è che sarà sempre il biscazziere più affabile e gioviale, quello che ti ha pagato da bere e ora ti sta seduto accanto e brinda alle tue mani fortunate (e di tanto in tanto adocchia con discrezione il tuo borsello, ma tu sei troppo ciucco per accorgertene) a piantarti un coltello tra le scapole non appena sarai uscito nel vicolo a pisciare.
Quanto alle Genti di Ghaan, con chi altri negoziare questa pace? Chi altri avrebbe potuto stringere la mano che Yara, con il suo azzardo disperato, è venuta qui a tendere? Non certo gli Eredi dell'Avamposto, che hanno trascinato il loro popolo in questo conflitto infernale stringendo patti indicibili e macchiandosi di ogni genere di nefandezza pur di riprendersi la Sacra, consumati dall'odio e dall'ambizione. Non potrà mai esserci pace con costoro, né perdono.
Se penso alle Genti, invece, mi tornano in mente gli uomini e le donne di Ghaan con cui, pur nemici, siamo venuti a patti. Ardee e il suo plotone, al cui fianco ci siamo battuti per difendere Madreselva dai tagliagole della Lega del Torto; Dan Bucky, che per primo ci ha aperto gli occhi su cosa stava davvero succedendo a Ghaan, sulla natura degli Innalzati e delle forze demoniache che li generano, su quali fossero realmente gli oscuri disegni di Aghvan l'Invitto; Darkhan, Khzar, Ayza, che si sarebbero rivelati cruciali per l'abbattimento di Estov Ghaan e senza i quali non saremmo mai riusciti a recuperare Madre Magdalene e Padre Klaus Fedmann; il caporale Gron e i suoi commilitoni, che di fatto ci hanno consentito di ricongiungerci ai nostri compagni prestando fede alla parola data. Ripenso poi a quella sventurata di Jamie Mourne, alla sconcertante innocenza dei pensieri rimasti intrappolati nel suo diario, a come persino dopo la morte il suo spirito ha combattuto per porre un argine all'orrore provocato dagli esperimenti di Geinsberg, Messer Raemon e Vorkhan...a come in quelle pagine Manuel Raven viene dipinto con una luce assai meno sinistra di quanto avremmo potuto immaginare.
In un modo o nell'altro se oggi siamo qui è anche grazie ad ognuno di loro.
Ma ecco, Billund sta per parlare. Osserva gli astanti con la sua solita supponenza mentre si schiarisce la voce. Prima di iniziare mi dedica un'occhiata e sospira. "Speriamo solo che Crystal sia all'altezza dell'introduzione che le sto per fare." Rimane una testa di cazzo fatta e finita, di quelle che fanno di tutto per andarti di traverso finché non si sentono soddisfatte del rispetto gli mostri... e non lo sono mai, vista l'immensa considerazione che hanno di sé.
In due parole, è Damon Dust.
E come il nostro mascalzone preferito (cui siamo debitori della pelle ormai non so più quante volte), alla prova dei fatti Mastro Billund non delude: ecco che si impadronisce del palco col piglio dell'affabulatore navigato e cattura l'attenzione di tutti, popolani e soldati, ghaanesi e stranieri. La folla ascolta in silenzio la rievocazione appassionata, seppur condita da un'abbondante dose di ironia spaccona, delle gesta degli eroi dei Cinque Lustri di Tenebra e di quelli del tempo che seguì.
Storie di onore, di lealtà e di coraggio, certo, di cavalieri valorosi e di nobili signori che per più di vent'anni difesero e guidarono l'Avamposto attraverso i pericoli di una landa selvaggia nuovamente dominata dalle tribù sanguinarie del Khanast di Feith... ma il racconto di Billund abbraccia soprattutto l'epopea dei poveri diavoli che versarono sangue e sudore sotto gli stendardi dei baroni, dei loro figli e nipoti che finita la guerra contro il Khanast si mischiarono con i nemici superstiti e si fecero un solo popolo.
Piccoli eroi delle più disparate ed umili provenienze che dovettero imparare a riconoscersi reciprocamente, a stringere alleanze e ad onorarle. Con la tenacia dei pionieri costoro riuscirono strappare, generazione dopo generazione, brandelli di pace ad un destino che pareva aver condannato questa terra a secoli di discordia e di violenze. E ci riuscirono di volta in volta con l'ingegno, con la testardaggine, con la generosità o talvolta solo per uno sfacciato colpo di fortuna. Le parole di Billund sono come pennellate, e tutti noi restiamo rapiti dal suo incantesimo, e ci sembra di averli proprio qui davanti ai nostri occhi, questi meticci coriacei e ammaccatti, sudici eppure fieri come granduchi, mentre si vantano nella loro lingua bastarda di imprese roboanti ed incredibili.
Ci sembra di vederli perché in fondo siamo anche noi quegli uomini e quelle donne, non importa se siamo figli di Ghaan, di Angvard, di Uryen o se siamo giunti da lontano in questa frontiera infestata di demoni e di spettri. Come gli eroi plebei di Ghaan siamo partiti da Greyhaven, da Surok, da Gulas, da Amer, persino da Elsenor e da Norsyd. Come loro ci siamo affrontati da nemici, ci siamo conosciuti, ci siamo rispettati ed ora ci siamo radunati nel giorno consacrato a Dytros per chiedere la Sua benedizione sul più sacro dei patti: una pace di giustizia per coloro che sono qui oggi e per coloro che verranno domani.