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« Non mi interessa di uccidervi e sapervi beati nella vostra miserabile autoindulgenza, una volta sconfitti. »
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Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
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10 Aprile 518
Venerdì 3 Marzo 2023

Teegan



La Voce che ha guidato i miei passi fin qui d'improvviso tace; pochi istanti più tardi la luce diafana che sprigiona dal palmo della mano di Kailah ha come un sussulto e si spegne. L'ultima cosa che riusciamo a vedere con chiarezza prima che la tenebra ci ingoi è la sagoma scura che sta avanzando con passo tranquillo verso di noi lungo il corridoio che porta alle stanze di Crystal.

L'uomo, sempre che di uomo si tratti, cammina lentamente accarezzando la parete alla sua destra, e la sua mano guantata vi lascia impressa una lunga stria bruna, del colore che avrebbe il sangue in questo ultimo attimo di penombra innaturale. La parte sinistra del tronco è avvolta dalla falda di un pesante mantello sotto cui si può indovinare un oggetto voluminoso...un qualche genere di arma, suppongo.

Eccoci di fronte all'origine di tutti i cattivi presentimenti di questo lunghissimo giorno, al frutto avvelenato del diversivo di Nox: siamo arrivati tardi.

Un passo ancora e conquista l'intersezione tra il corridoio da cui stiamo arrivando e un altro, più stretto, che lo attraversa perpendicolarmente, poi tutto diventa nero.

Plik...plik...plik...sento il sangue gocciolare dal guanto del nostro avversario. Prima che i miei occhi si abituino all'oscurità ho come l'impressione di continuare ad intravedere l'immagine del figlio di puttana come se mi si fosse impressa nelle retine. Corporatura non troppo imponente, incappucciato, una maschera stilizzata in foggia di teschio a nascondergli il volto (senza alcuna traccia di innocenza, a differenza di quella sul viso di Ayza a cui mi ero trovato a ripensare poco fa).

Non ho davvero idea chi diamine possa essere...Joad Kempf? Il Cacciatore Senza Nome è incerto. Sì...no. Occhi iniettati di sangue brillano debolmente nelle tenebre. Presto sono l'unica cosa che riesco a scorgere: Innalzato. Chi sei? Sguaino Jaegerin. Non me ne frega un cazzo di chi sei. Mi basta sapere COSA sei, ho proprio qui la cura giusta per quelli come te.

Da qualche parte dietro gli angoli del corridoio trasversale filtra la tenue luce di torce lontane, e ci consente di distinguere almeno i contorni dell'Innalzato che ci sbarra la strada.

Infine parla con tono calmo, sicuro, stranamente solenne. "Sapevo che saresti venuto. Sei colui che ha sconfitto l'Uomo Senza Volto. La tua forza ci è nota: è davvero un onore incontrarti."

"Arriva al punto." gli ringhio contro. Mi sto sforzando come posso di non pensare alle ovvie implicazioni dell'orrenda pantomima che questo mostro ha messo in scena, a cosa mi aspetterà una volta che avrò raggiunto l'alloggio di Crystal dopo averlo fatto a pezzi. Perché ti farò a pezzi, lurido verme, non farti illusioni.

"La Paladina di Dytros ha pronunciato un discorso davvero toccante stasera...peccato che il suo braccio non si sia rivelato all'altezza della sua lingua." dice piano, scostando la falda del mantello e mostrando ciò che stringeva nella sinistra: il braccio di legno di Crystal, anch'esso lordo di sangue. Lo lascia cadere a terra con un tonfo. "Sei venuto per uccidermi, immagino."

Mi cade il mondo addosso. Tutto quello per cui abbiamo lavorato, ogni fatica, ogni rischio, ogni sacrificio vanificato dal complotto assassino di questi maledetti. Nox, La Dama Bianca; Sami, l'Orbo; Teemu, il Mordighiaccio; Jarva, il Nordro; Lael, il Re Muto; Vesa, il Bandito. Questi i nomi dei mastini infernali che Chad Wilson ha sguinzagliato affinché questo giorno di pace e giustizia si mutasse in una tregenda blasfema. Il loro vero disegno deve essere sempre stato uno: tappare la bocca alla sola che avrebbe potuto dare voce all'appello di pace di Yara di fronte al popolo in festa stasera e ai rappresentanti delle Genti di Ghaan un domani. Allora perché mai il richiamo di Dytros mi ha fatto giungere fino a qui con tanta urgenza? Perché potessi contemplare il desolante spettacolo del nostro fallimento? Perché potessi vedere coi miei occhi l'autore di questo scempio? Perché ne facessi giustiza?

Ma cos'è la giustizia, penso, se non l'ultima amara consolazione che resta a un difensore che ha mancato al suo dovere?

"Sono venuto a punirti della nefandezza che hai compiuto questa notte." Parole da Paladino.

"Sai, un tempo anch'io ho intrapreso il sentiero dell'Uomo Senza Volto" ribatte. "Il fato ha però tracciato per me un percorso differente...eppure, nel seguirlo, sono stato comunque condotto qui stanotte, di fronte a te. Era destino che ci affrontassimo."

"Ho abbattuto Joad Kempf ai piedi di Gretel ed ho visto il suo successore strisciare sconfitto sul suolo della Sacra. A te non andrà meglio." Parole da Spaccone adesso...maschero come posso il mio sconforto.

L'Innalzato annuisce. "Preferisci affrontarmi da solo o con i tuoi compagni? A me non fa alcuna differenza."

Alle mie spalle ci sono Kailah e il soldato che era con lei, e se non mi inganno dovrebbe averci raggiunti anche Engelhaft. Temo che non saremmo comunque sufficienti, ma che importa? Anche se fossi alla testa dei cento guerrieri più forti di Uryen e Angvard la mia risposta non potrebbe essere che una. "Ce la vediamo io e te." Di nuovo lo Spaccone.

Kailah mi si mette accanto e mi porge qualcosa. "Prendi questo, Bohemond." Un pugnale istoriato dalla lama nera e ricurva... so che cos'è, da dove viene e soprattutto a chi apparteneva. Lascio la presa sullo scudo e lo afferro senza starci troppo a pensare.

"E' un errore, lo sai benissimo" protesta dentro di me il Paladino. "E' l'unica cosa che può ancora dare un senso a questa pagliacciata!" obietta lo Spaccone, impaziente di prendere le redini. "E' un Dono, e come tale noi lo accetteremo. Così fu scritto, così dovrà essere." sentenzia freddamente il Cacciatore.

L'Innalzato non sembra curarsi del gesto di Kailah. "Dove vogliamo condurre il nostro scontro? Qui?" Fa per mettere mano alle spade che porta alla cintura.

Penso. Il corridoio stretto favorisce un combattente agile e senza troppi ingombri. Mi vede ancora con lo scudo imbracciato, con questo assetto sarei in svantaggio e lui lo sa. Quello che non sa è che non sarebbe un problema, che intendo affrontarlo ad armi pari, lama per lama. Il buio è un'altra grana: qui io ci vedo a malapena mentre lui è letteralmente nel suo elemento. No. Non qui...se esiste anche solo una microscopica speranza che Crystal sia ancora viva, è imperativo che Kailah ed Engelhaft possano raggiungerla, e non succederà mai finché questo stronzo ci sbarra il passo. Se solo riuscissi ad attirarlo via, a tenerlo impegnato quel tanto che serve a far entrare i nostri... e poi c'è Ayza, là fuori, anche lei ha bisogno di noi.

"Fuori di qui c'è un altro duello che si sta combattendo alla luce della luna. E' un buon posto: spazi ampi, buona visibilità, potremo entrambi dare il nostro meglio." Duelli al chiaro di luna a due passi dal Sanatorio... proprio come ad Achenar. Chissà cosa ne penserebbe Padre Rostand di quello che mi sto accingendo a fare. "Lo sai." dice gelido il Paladino. "Eppure hai già deciso."

"E' deciso, allora." gli fa inconsapevolmente eco l'Innalzato.

Kailah, ancora al mio fianco, farebbe per avanzare. "Non avrai nulla in contrario se noialtri proseguiamo, quindi."

L'Innalzato scuote il capo. "Mi dispiace. Non posso consentirvi di avanzare oltre." Solleva la spada che impugna nella destra in un gesto che non ammette obiezioni.

Ci prendi per il culo? Il sangue sulla parete, il braccio di legno di Crystal...che cos'è rimasto che non vuoi farci vedere, ancora? Mi stai dicendo che per poter riavere le spoglie della nostra amica dobbiamo prima sottoporci al tuo giudizio, dimostrarti di esserne degni? E' per questo ti sei preso tanto disturbo? Ne ho davvero le palle piene di voialtri Ghaanesi, Nordri, Elsenoriti e soprattutto delle ordalie del cazzo con cui ritenete di poter stabilire pure se uno possa o meno andare a pisciare. Lo Spaccone smania, ma in realtà non ha il coraggio né la forza di aggrapparsi al barlume di speranza che le parole ed il gesto dell'Innalzato potrebbero alimentare.

Le dico all'orecchio che va bene così: dovranno aspettare il momento buono per sgattaiolare dentro. Lei fa un cenno col capo e mi asseconda.

Ci mettiamo un'eternità ad uscire dal Sanatorio. Mi rendo conto di non sapere come ripercorrere il tragitto fatto pochi istanti fa: quei passi non erano i miei, adesso è Kailah a doverci guidare. L'Innalzato chiude la fila per assicurarsi che nessuno provi ad aggirarlo: le circostanze ci impongono di dargli le spalle...follia, sono certo che stia pensando Engelhaft che se lo ritrova proprio dietro, e stavolta non posso dargli torto.

Siamo fuori. Alla nostra sinistra il combattimento tra Ayza e Nox non si è ancora concluso e le due continuano a fronteggiarsi tra gli sguardi attoniti dei presenti. La Dama Sterminatrice continua ad avere l'iniziativa ma è solo un'illusione: anche da qui è chiaro che sia più lenta, più stanca, più incerta di prima, mentre la Dama Bianca appare ancora al picco delle sue capacità... ho paura che anche ad Ayza servirà un miracolo per cavarsela.

Una gatta da pelare alla volta. Mi è stata concessa la scelta del posto e devo approfittarne: mi allontano quel tanto che basta dal Sanatorio da rendere più difficile per l'Innalzato intercettare i miei compagni quando dovranno lanciarsi verso Crystal, in un punto dove la luce lunare non è oscurata dalla mole dell'edificio. "Qui" dico. Il mio avversario si ferma a cinque passi da me e attende in silenzio.



Imbraccio ancora per un istante lo scudo con l'Angelo di Dytros, quello che, per così dire ho, "preso in prestito" a Dan Bucky. E' il giorno sacro al Dio e dovresti essere tu, amico mio, a proteggermi il fianco mentre amministro la Sua giustizia. La fine crudele di Crystal ci ha ricordato però che se tu non sei l'Antico Scudo io non posso dirmi né un Difensore né un Eroe: ora che la missione è irrimediabilmente fallita alla sfida che mi è stata lanciata devo rispondere solo come uomo. Slaccio le fibbie una dopo l'altra, lo deposito con cura sul terreno. Nella mancina ho ancora stretto il pugnale dalla lama nera.

So cosa sei. So da dove vieni. So a chi appartenevi. Kalya Niadh non poteva immaginare che saresti finita nel mio pugno proprio nel giorno sacro al Dio di Brian Sturm, ma sono certo che apprezzerebbe l'ironia della cosa. Forse aveva un nome sulle labbra quando ti ha affidata a Kailah quel giorno, ma lo tenne per sé: a chi importerebbe mai, del resto, del nome di una puttana morta?

Io quel nome non l'ho dimenticato. Si trattava di decidere chi tra le Sirene avremmo dovuto scortare a Skogen affinché svolgesse per l'Esercito di Uryen un compito pericolosissimo e fondamentale per le sorti della guerra. Mi è piaciuto subito il suo piglio. Dritta al sodo, sfacciata, svelta di lingua e di coltello... dei tre voti che avevo a disposizione due andarono a lei, e l'altro a colei che si sarebbe volentieri lanciata in quest'impresa pur di preservare le sue ragazze dall'azzardo a cui Marvin Barun si era messo in testa di esporle. Andò diversamente: i miei compagni la giudicarono troppo intraprendente, la scartarono per il suo stesso bene. Nessuno immaginava che questa decisione che pareva dovesse salvarle la vita avrebbe invece finito per condurla tra gli artigli mostruosi di William Deed.

Era a lei che avresti voluto affidare questa lama, Kalya? Ma non hai fatto in tempo...proprio come me.

E così a questo strumento che doveva essere di protezione non è rimasto che diventare un'arma di cieca vendetta...e poiché non ti sarebbe mai stata concessa l'occasione di portarla a compimento di persona l'hai messa nella nostre mani: una lettera impregnata di veleno, vergata con la rabbia impotente di chi non potrà mai pretendere risarcimento per ciò che ha perduto, che sto per consegnare per tuo conto ad un destinatario scelto dal Fato.

Anche se tutto è andato in malora ci resta quindi ancora una ragione, tutta nostra, per affrontare lo scontro che ci attende. Presenteremo al nostro avversario il conto non solo per ciò che ha osato fare a Crystal, ma anche per tutti gli altri crimini commessi dagli animali come lui. Su di te, sulla mia Layka, su tutte le innocenti di questa terra. Sarà questa la nostra giustizia oggi, Teegan.

L'etichetta dell'Accademia della Spada di Achenar vorrebbe un'ultima formalità prima che la tenzone possa avere inizio. "Voglio sapere il tuo nome prima di ammazzarti." farebbe per dire lo Spaccone. Un duello d'onore è una questione intimamente personale. Conoscere il nome di chi ucciderai o di chi ti darà la morte, misurarne il valore e con esso il proprio...non è forse questo il sugo dell'intera faccenda?

Il Cacciatore però lo zittisce. "Conosciamo già il suo nome. Ha due occhi di sangue e di fiamma. Non è certo un Re e la parola non gli manca. Non è il gelo del Nord che lo ha generato, ma questa terra. E' stato messo alla prova. Rifiutato. Scacciato. Non è che un Bandito che non può più mostrare il proprio volto.

Ora che so chi sei, Vesa, possiamo davvero cominciare. Faccio un passo in avanti, Jaegerin nella destra, Teegan nella sinistra, entrambe assetate del suo sangue nero.

Il Bandito sembra sorpreso della mia scelta d'armi. Se ha capito di che cosa siano capaci queste mie due sorelle d'acciaio giunte da luoghi e da tempi remoti per battersi al mio fianco, non dà a vederlo. Fissa invece lo scudo con l'Angelo deposto dietro di me, abbandonato sotto la luna come un orfano.

"Qual'è il tuo obiettivo, stanotte?" mi chiede. E' ancora mortalmente serio, sembra che la questione sia davvero importante per lui. Non capisco dove vuole arrivare, e non mi importa.

"Punirti per il crimine che hai commesso, te l'ho detto." Per quello, e per migliaia di altri perpetrati da uomini di cui neppure conosci il nome.

"A te la prima mossa, allora."

Non me lo faccio ripetere.

Gli piombo addosso con tutta la furia che ho in corpo. I miei attacchi sono rapidi, insidiosi, incessanti. Vesa è spiazzato, lo costringo ad arretrare e a chiudere la guardia per non restare trafitto da Jaegerin. Bene. Tieni gli occhi su di me, Bandito...finché ce li avrai aperti.

Al margine del mio campo visivo scorgo finalmente Kailah ed Engelhaft che, approfittando della distrazione che ho fornito loro, sgusciano indisturbati nel portale del Sanatorio. E' un errore perdere di vista il mio avversario però, e lo pago: Vesa con l'agilità di un gatto scarta di lato e balza all'indietro, sottaendosi dal mio assalto. Ho perso il mio vantaggio, dannazione.

"Te lo ripeto. Qual'è il tuo obiettivo, stanotte?" L'Innalzato mi apostrofa come un insegnate severo fa ad uno scolaro che non presta attenzione.

"Fare ciò che il Dio mi chiede." rispondo. Sto mentendo a lui o a me stesso? Non è forse il Dio che mi ha richiamato a te giusto in tempo per vederti uscire dalle stanze di Crystal con addosso i segni inequivocabili del delitto appena compiuto?

Vesa appare insoddisfatto. Torna in guardia senza aggiungere altro, ed io con lui. Lo scontro riprende.

Mi faccio nuovamente sotto ma stavolta è pronto a ricevermi. Para senza difficoltà un fendente di Jaegerin e contrattacca velocissimo con la daga, non me la pianta nello stomaco per un soffio. Rispondo subito ma di nuovo il mio colpo viene deviato senza fatica, stavolta dalla sua spada. Direi che siamo di pari forze...e che quindi non si sta impegnando davvero, non come potrebbe uno della sua schiatta. Ho affrontato Mick Stoltz e Keynes delle Schiere, e ho visto coi miei occhi la natura dei loro movimenti mutare mano a mano che si vedevano costretti a far ricorso alle loro capacità demoniache. Non ti sto dando abbastanza filo da torcere, eh Vesa? Stai giocando anche tu con me come Nox con Ayza proprio qui accanto?

Arretra nuovamente di un passo. E' la seconda volta che mi concede quartiere...perché?

"Sei molto forte, Ora so che meritavi i risultati che hai conseguito sul campo. Te lo chiedo ancora una volta... quale è il tuo obiettivo? Cosa vuoi dimostrare, stanotte? Brami vendetta per la tua consorella?"

"Perché ti interessa tanto?" gli rispondo esasperato.

Fisso la maschera da teschio che gli nasconde il volto. C'è qualcosa di malinconico in questo uomo, qualcosa mi ricorda proprio Keynes delle Schiere dell'Antico Duca. "Non vorrebbe essere qui, eppure è qui. Per adempiere al suo Dovere. Perché noi adempiamo al nostro" commenta il Cacciatore. "Vendetta?" chiede lo Spaccone. "Giustizia", lo corregge il Paladino.

"Perché ho sentito un discorso poco fa e voglio vedere se ciò che è stato promesso è vero....voglio vederla questa giustizia che porterai, che porterete. Voglio sentirla sulla pelle, adesso. Me la mostrerai? SEI IN GRADO DI FARLO?" mi chiede stavolta e, forse perché distorta dalla maschera, la sua voce pare al tempo stesso crescere ed incrinarsi. La sua non è soltanto una domanda: è al tempo stesso un comando e un'implorazione.

"E' mia volontà fare ciò che devo...ciò che il Dio mi chiede, a costo della vita." Il Paladino, lo Spaccone e il Cacciatore stavolta rispondono all'unisono. Nessuno dei tre ha la certezza di possedere la forza necessaria per superare questa prova, ma tutti condividono la determinazione di combattere fino alla morte... stanotte non siamo disposti a sopravvivere nella sconfitta.

"E allora FALLO, a costo della vita!" ruggisce.

Sappiamo entrambi che questo assalto sarà l'ultimo. Mi lancio su di lui, lame snundate, giocandomi il tutto per tutto. Jaegerin apre la via puntando alle viscere, ma si tratta di un tranello: Teegan è pronta ad affondargli tra le costole se Vesa proverà ad intercettare la mia spada con l'unica manovra che un corpo umano può compiere...questo è un attacco che non lascia scampo. Vesa il Bandito però non è più un essere umano, e con una torsione impossibile piega il busto sulla sinistra come una marionetta, con un CRAK! di vertebre che si incrinano sotto la pressione mostruosa dei suoi muscoli. Jaegerin è fuori bersaglio ormai...Teegan balena davanti ai suoi occhi prima andare anch'essa a vuoto. Era il mio colpo migliore, maledizione! Se neanche questo basta, sono spacciato.

Ho il tempo di riprendere una posizione di guardia prima che il suo contrattacco si abbatta su di me, e quando incrocio il suo sguardo mi sembra di notare qualcosa di diverso in lui.

Sebbene la maschera gli nasconda completamente il viso, i suoi occhi inumani tradiscono un terrore talmente profondo e primitivo da farmi esitare un momento. Ha capito, finalmente, la natura di Teegan, e sa, come una bestia messa nell'angolo e costretta a combattere per la vita, che non può più permettersi di risparmiare le forze. Il tempo delle prove da superare e degli esami da impartire è finito: uno di noi dovrà morire, ora. Una tempesta di lame si scatena su di me, affondi e fendenti forsennati che tengo a malapena a bada dando fondo alle forze che mi restano...tra un attimo mi farà a brandelli.

Proprio quando mi sto rassegnando a rendere l'anima agli Dei arriva il colpo di fortuna che mi salva la pelle. Un tentativo di contrattacco senza nessuna prospettiva di successo, lanciato solo per guadagnare qualche secondo di tregua prima dell'inevitabile, riesce a trovare una breccia nella guardia del Bandito. Non avrò un'altra possibilità: sposto in avanti tutto il peso del corpo per finirgli addosso, il forte della lama di Jaegerin tra sua gola e la mia, il gomito destro piantato sotto la sua ascella a bloccargli il braccio. Preso in controtempo, Vesa non riesce ad arretrare abbastanza in fretta e soprattutto si ritrova il mio muso ringhiante ad ostruirgli la visuale: in una frazione di secondo gli pianto Teegan nella coscia con un colpo più adatto ad una rissa da postribolo che ad una sfida solenne, e la lama affonda nella carne con straordinaria facilità. La fanciulla di cui porta il nome certo approverebbe l'astuzia di questo diversivo da borseggiatore.

D'istinto faccio come mi insegnò Layka alla Casa del Sole Nascente in un pigro pomeriggio di dodici anni fa, uno degli ultimi che passammo insieme. "Alla coscia, qui. No! Non fare lo scemo adesso, è importante...ti potrebbe salvare la vita un giorno. Ecco, guarda: è proprio qui, dove passa l'arteria. Devi essere veloce come un lampo...e quando la lama è arrivata all'osso, torcila con tutta la forza che hai." "E poi?" "E poi te la devi dare a gambe, che quello strillerà come un'aquila per i pochi minuti che gli restano, le guardie arriveranno in un baleno e non vorrai certo essere lì quando ti trovano."

Giro la lama fin quasi a strapparmi il polso, e quella si frantuma letteralmente nella ferita; in mano mi ritrovo la sola impugnatura. Il Cacciatore non ha dubbi: "Ormai ha adempiuto allo scopo per cui è stata forgiata." La nostra giustizia, Teegan, è finalmente servita.

Vesa, a terra adesso, si abbandona ad un grido terrificante e stridulo che non accenna a placarsi e che lascia immaginare la proporzione indicibile del dolore che sta provando. Mi si accappona la pelle a vederlo contorcersi così sul terreno, in preda alle convulsioni, senza più neppure un briciolo del contegno ieratico che aveva tenuto durante il nostro scontro.

Faccio un passo indietro riponendo ciò che resta di Teegan nella cintura. Agguanto rapidamente lo scudo e lo imbraccio alla meglio senza mai perdere di vista il mio avversario. Precauzione inutile: le urla e gli spasmi del Bandito non accennano a placarsi. Mi assale un sorprendente sentimento di pena per questo disgraziato inerme che sta morendo la peggiore delle morti davanti ai miei occhi.

Bello scherzo ti ha fatto il Destino eh, Vesa? Lo stai pagando a caro prezzo l'onore di avermi incontrato. Ti dovrei impartire la misericordia che si deve ai moribondi al termine di una battaglia: hai sofferto abbastanza in questo mondo, della tua colpa renderai conto agli Dei.

Un urlo rabbioso di donna si confonde con gli strepiti dell'Innalzato. "NON OSARE DARMI LE SPALLE O TE NE PENTIRAI!"

E poi, improvvisamente, mi ricordo. Ayza! Guardo in direzione del loro scontro e vedo Nox, la Dama Bianca, attraversare lo spiazzo del Sanatorio a larghi balzi, attirata dal lamento disperato del compagno. Molto più indietro, la nostra Dama Sterminatrice è ancora in piedi, ma da qui non saprei dire in che condizioni.

"E poi te la devi dare a gambe..." era un buon consiglio il tuo, ma oggi non posso cedere il campo, non con tutto quello che è successo. Mi preparo ad affrontarla. Teegan è andata ormai, ma Jaegerin resta un'arma ugualmente formidabile contro questi avversari: una carta da giocare ce l'ho ancora.
scritto da Bohemond D'Arlac , 23:50 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Giovedì 2 Marzo 2023

Ayza



A pochi passi dai resti di un carro sfondato Ayza sta fronteggiando una figure femminile allampanata (deve essere alta almeno quanto lei) e cinta di nero. Pallida come un osso alla luce della luna, la sua misteriosa avversaria brandisce senza apparente sforzo una lunga e pesante spada dalla lama brunita neanche fosse un fuscello. Come l'Angelo Nero, penso con un brivido. Sicuramente è un'Innalzata...forse è la fantomatica Nox, la Dama Bianca di cui proprio lei poche ore fa ci ha parlato. Nessuno tra i passanti che si sono attardati a fare da spettatori a questa tenzone ha davvero idea di che cosa stia guardando.

Ayza le gira intorno mantenendo la distanza, gli occhi fissi nei suoi. Non riesco a dire se sia ferita, ma di certo è sporca di sangue e la sua armatura sembra lacerata in più punti. L'altra la lascia fare e si limita a seguirne i movimenti con la nera punta dello spadone impugnato nella guardia che ad Achenar dicono "della picca" ed a Ammerung "Longorn". Un simile attendismo dovrebbe suggerire che la teme: è pressoché impossibile superare la guardia della picca senza finire impalati, e chi tentasse di attaccare direttamente la lama nemica si troverebbe esposto ad un micidiale contrattacco. Al tempo stesso, però, uno spadaccino che adotti questa guardia sta lasciando l'intera iniziativa dello scontro al suo avversario, e rinuncia a pressarlo in alcun modo.

Ayza continua a muoversi lentamente, poi, come se fiutasse un sentore di debolezza scarta e schizza come un proiettile sulla sua preda evitando lo spadone con una torsione del tutto innaturale del busto, avvicinandosi quel tanto che serve per averla a tiro delle sue lame. Ti dice male, Nox...hai di fronte la Dama Sterminatrice. Quella è una manovra che non lascia scampo, l'ho già vista quando ancora annoveravo Ayza tra i peggiori dei nostri nemici. Era l'ultimo giorno di Samhain, quello in cui Caaron bruciò.

Avevamo saputo di lei da Ireena di Trost che ce ne aveva parlato con aria sognante, quasi ne fosse infatuata: la più forte Innalzata di Ghaan a parere della giovane erborista, e anche di nobile spirito... ci avrebbe certamente aiutati a liberare Padre Mansel dalle grinfie dello Ierofante se solo non fosse stata fuori città. All'epoca aveva appena cominciato ad affacciarsi in noi il sospetto (per merito di Ardee prima e di Dan Bucky poi) che non tutti i Ghaanesi dovessero essere per forza considerati alla stregua del tenente Manuel Raven, ma non eravamo certo inclini a far loro aperture di credito...tanto meno se Innalzati. E così quando riuscimmo con le nostre sole forze a raggiungere Padre Mansel nelle segrete del Nosocomio e a raccogliere le sue ultime cruciali parole, fu bello sapere che non avremmo dovuto attribuire neppure una briciola di merito a quella diavolessa ghaanese, immacolata o meno che fosse.

L'avremmo incrociata giorni dopo nel Borgo ai piedi del Santuario di Caaron: camminava tra i suoi a capo scoperto, la chioma bionda al vento e una maschera da spettro di Samhain disegnata col cerone sul volto. Sotto labbra nere di trucco e carboncino si riusciva ad indovinare il sorriso genuino della bimba che finalmente si unisce ad una festa attesa tutto l'anno. L'apocalisse è su di noi e per questa stronza è Carnevale, pensai con rabbia.

Più tardi in quel giorno fatale riuscii a vederla in azione.

Avevamo appena tolto di mezzo Keynes battendoci come leoni e rischiando di perdere per sempre Annie. Non potevamo certo dirci vincitori: il guerriero perduto di Feith era comunque riuscito a lanciare il suo richiamo ed i morti irrequieti, innumerevoli, avevano risposto. Sulle pietre del Dislivello già si stavano attestando i primi imponenti Armiger dalla corazza ammaccata e incrostata di alghe, avanguardia di decine di altri Risvegliati che il Traunne aveva preso a vomitare sul suolo del Santuario...e delle centinaia, forse migliaia, che si stavano ammassando sull'altra sponda, tutti con il medesimo ghigno da incubo impresso sul volto, prima di lanciarsi tra le acque del fiume per unirsi all'assalto. Dopo esserci aperti una via tra i mostri di cui ormai brulicava l'isola ed aver lasciato Annie alle cure di Madre Magdalene, ci avventurammo su un costone roccioso per tentare di recuperare gli abitanti del Borgo e a trarli in salvo nella Grotta Sacra.

Proprio sotto di noi Ayza e due dei suoi stavano tenendo a bada uno di quegli orrori corazzati. Tutti noi pensavamo che i fini di costoro fossero doppi, che la spedizione di Ghaan in soccorso del Santuario nascondesse mire nefande almeno quanto quelle di chi aveva scatenato sull'isola la furia della Morte-che-Cammina. Ricordo fin troppo bene la sensazione di inferiorità che mi assalì mentre osservavo quanto i suoi movimenti fossero veloci, precisi, aggraziati, efficienti. Danzava attorno all'Armiger con quella sua ridicola maschera dipinta sulla faccia e sembrava farsi beffe di attacchi da cui un comune mortale non sarebbe mai riuscito a difendersi, lasciando che l'inerzia degli stessi colpi portati dal Risvegliato lo sbilanciasse a poco a poco per poi farlo crollare a terra con un singolo assalto fulmineo. Padre Valon ha torto, pensai. Questa NON è una guerra di uomini ma una guerra di demoni, di mostri: la guerra di Mirai, delle Bestie ciclopiche degli antichi cimiteri, di Jormungand, di Navél Vaarden, di Ayza. In un simile spettacolo a noialtri era riservata tutt'al più la parte degli insetti, cosine insignificanti che sciamano terrorizzate tra i piedi dei giganti nella speranza di non farsi schiacciare mentre questi si impadroniscono del mondo.

Mesi dopo la rincontrammo a Beneden con Kzhar e Darkan. Insieme a loro avremmo dato il via al difficile cammino di pace che ci ha portati fin qui: ci raccontarono del progetto, condiviso dallo stesso Dan Bucky, di detronizzare Estov Ghaan, reo di aver assecondato troppo a lungo i commerci demoniaci di Aghvan l'Invitto e di aver messo così a rischio l'esistenza stessa della Baronia. Ci mostrarono la testa di Manuel Raven a riprova della veridicità dei loro propositi di insubordinazione e stringemmo i primi accordi che avrebbero spianato la strada alla riconquista della Sacra. Continuo a pensare che c'è una parte di questa storia che non quadra, che quel giorno non ci fu detto davvero tutto ciò che era accaduto tra le fila dei Custodi del Sangue... quale che fosse questo ultimo segreto, non ha impedito a Lady Yara di portare i suoi fino a Ghaan, e finora tanto mi è bastato.

Infine arrivò il momento in cui la battaglia ci battezzò come compagni, e che momento fu! Dopo aver dato fondo a tutto il coraggio e all'astuzia di cui eravamo capaci riuscimmo ad abbattere insieme il guardiano ancestrale che Mirai aveva posto nella torre di Honder a monito per chi fosse tanto stupido da opporsi al suo crescente dominio. In quel frangente Ayza si batté generosamente e a costo di ferite terribili: cominciai a pensarla come una dei nostri al di là del colore della sua uniforme, una Annie più saggia e più centrata...finalmente capivo cosa ci trovasse Ireena in lei. E' stato un sollievo vederla tre giorni fa tra coloro che sono venuti nella terra-di-nessuno per prenderci in consegna alla nostra liberazione, alle spalle di Annie e a fianco del Sergente Rock.

I ricordi mi hanno imbambolato, ho perso la cognizione del tempo...che diavolo sta succedendo? L'affondo di Ayza che, ne ero sicuro, avrebbe posto fine al duello viene sventato da un movimento di Nox tanto rapido da ingannare gli occhi. Nello sgomento di chi sta assistendo a questo scontro adesso la Dama Bianca è quattro passi indietro, quasi fosse svanita e riapparsa come uno spettro, lo spadone sempre proiettato verso Ayza nella guardia della picca. Gocce di sangue scivolano sulla lama nera e sulla guancia della mia amica fiorisce un taglio che prima non c'era. Nox aggiusta la presa, mantenendo la guardia con la sola destra. Accarezza il filo insanguinato con l'indice della sinistra che da candido diventa vermiglio, sorride senza gioia mentre se lo porta alla bocca. "Attaccala adesso, dannazione!" mormoro, ma Ayza rimane immobile, il torace che si solleva e si abbassa affannosamente. Ha paura. HO paura.

"I rossi frutti tra le ossa di una mano
E nell'altra nere nubi lampi e tuoni"


Mentre l'angoscia che mi ha accompagnato tutto il giorno si rapprende nella tetra cantilena di Samhain, capisco che Nox non la teme affatto...sta solo giocando con lei.

Dobbiamo aiutarla ma non c'è tempo. Come accadde a Brian Sturm sull'orlo del vallone ai piedi di Gretel, è come se un richiamo irresistibile mi avesse invaso la mente. Il Sanatorio. Devo andare. ORA.

"Kaylah, con me, al Sanatorio. E' solo un diversivo!" le dico, recitando battute di un copione che mi viene suggerito parola per parola.

E poi una corsa a perdifiato nell'oscurità a malapena rischiarata dalla magia della mia compagna, di scala in scala, di corridoio in corridio... finché tutto non diventa buio.
scritto da Bohemond D'Arlac , 18:41 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Martedì 28 Febbraio 2023

Crystal

Adesso è Crystal che deve fare la sua parte. Sarà inevitabilmente un discorso meno trascinante dei fantasmagorici racconti che hanno appena finito di infiammare questo piccolo pubblico, ma sarà altrettanto fondamentale per fare sì che il seme di pace che stiamo piantando attecchisca: altre orecchie sono in ascolto adesso, e chi dovrà decidere se accogliere la nostra offerta ci giudicherà forti o deboli, giusti o arroganti, sinceri o doppi sulla base delle parole che la mia consorella sta per pronunciare. Mastro Billund è stato estenuante nel metterci in guardia, ma credo abbia ragione: un passo falso qui e tutto sarà perduto.

Ciò che Billund non sa è che la posta in gioco è persino più alta di quanto immagina: la sciarada di cenni ed allusioni di cui certo costui è maestro rappresenta solo uno dei due azzardi a cui stiamo affidando il destino di questa spedizione. Oggi infatti si tesse una tela mistica di cui un uomo come lui, per quanto scaltro e dotto, non può avere contezza, e di cui solo una donna degli Dei come Madre Magdalene avrebbe potuto indicarci le trame. Riusciremo ad attirare lo sguardo benevolo di Dytros su di noi per il tramite di questo popolo che ne disprezza da più di due secoli il nome? Ce la faremo a strappare momentaneamente Yara dalla malìa che la tiene prigioniera per il poco tempo che il Dio vorrà concederci? Sapremo cogliere i frutti di questa benedizione e dissipare la tenebra una volta per tutte?



I pochi passi di Crystal sul palco sono rigidi, le sue prime parole incerte. Come biasimarla? Su di lei è ricaduta una responsabilità immane: in questo momento la sua bocca deve dar voce ad un'amica, ad una guida, ad un popolo, ad un Dio. Mentre racconta a Ghaan le ragioni e i torti di noi che portiamo l'Angelo di Dytros sullo scudo ripenso alla donna spezzata che ho conosciuto ad Horen, ai dubbi e alla vergogna che l'avevano consumata persino più delle pozioni di cui era divenuta schiava. Neppure un anno è passato da quei giorni ma ricordo come se fosse ieri il trasporto fraterno con cui Yara la strinse tra le braccia quando si incontrarono ad Angvard e mi ricordo come subito dopo abbracciò me, gli occhi lucidi per l'emozione, ringraziandomi per averla riportata da lei. Yara ha sempre saputo quanto valevi, Crystal, e sapeva che senza di te non avrebbe mai portato a compimento questa impresa santa e folle. Tu e Brian siete stati le ali spezzate con cui il suo sogno ha potuto spiccare il volo, e adesso che lui non c'è più è toccato a me prenderne il posto.

Ti ascolto mentre parli di chi siamo e del perché siamo qui, degli errori e degli slanci nostri e di chi ci ha preceduti, del futuro che desideriamo costruire insieme al popolo di Ghaan. Della Sacra, che è al tempo stesso il nostro tesoro comune ed il dovere a cui siamo sempre stati chiamati ad adempiere insieme. La gente ascolta tiepida, poi annuisce e sorride. Lo stesso Billund che sulle prime scuoteva impercettibilmente il capo ora annuisce come per incoraggiarti. Se anche lui è convinto, vuol dire proprio che stai andando alla grande.



Eppure...c'è qualcosa che continua a non tornare. Non c'è traccia del nemico e tutto sta procedendo senza intoppi, ma resta nell'aria lo stesso senso minaccia che mi opprimeva il petto stamattina. Scruto tra le facce di soldati e popolani e non riesco a mettere a fuoco nessuno sguardo ostile, nessun cenno equivoco, nessun movimento sospetto. Non è ancora il momento, penso. Ma arriverà presto...e dobbiamo fare quel poco che possiamo per non essere colti alla sprovvista.

Crystal conclude il suo appello e si fa da parte. Le sorrido, ma sono sicuro che la preoccupazione mi si legga in faccia. "E' andata così male?" mi chiede angosciata, chinando il capo. "No Crystal, sei stata davvero fantastica, ma dobbiamo affrettarci. Non è molto sicuro qui...ti scorto io al Sanatorio." I volti soddisfatti intorno a lei un po' la rassicurano, ma devo fare in modo che non ci attardiamo oltre. Camminiamo in silenzio per il breve tratto della Strada dei Ponti che conduce dalla piazza al Sanatorio. Vorrebbe parlarmi ma si trattiene, capisce che troppo sono intento a studiare gli angoli bui, le bocche dei pozzi, le imposte socchiuse delle finestre sulla via che stiamo percorrendo, per discutere di una cosa tanto grande come quella che è appena successa. Poche centinaia di passi che sembrano una distanza interminabile e finalmente siamo a destinazione: la promessa di sicurezza delle imponenti mura del Sanatorio mi aiuta a scacciare il grosso dell'agitazione. Entriamo e trascorriamo un po' di tempo nelle sue stanze a parlare come due ufficiali che commentano l'esito della battaglia appena combattuta e di come riorganizzare le truppe che rimangono per meglio affrontare quella che verrà domani.

"Torno dai miei" le dico infine "si è appena fatto buio e la parte complicata inizia ora."

Sono di nuovo in strada. Dovrei sentirmi sollevato, Crystal è in un luogo protetto e ben guardato adesso, ma la sensazione di pericolo riprende. Perché non dovrebbe? Mi sto pur sempre aggirando per una città nemica, con schiere in armi che la cingono d'assedio e chissà quanti qui tra noi che non vedrebbero l'ora di scaraventarci fuori dalle mura. Ho appena attraversato il ponte che conduce alla piazza e finalmente i miei timori si materializzano. Grida, trambusto, clangore di armi...diamine, sta succedendo alle mie spalle! Non faccio a tempo a voltarmi che altre urla fanno eco alle prime, più distanti, oltre la piazza. Me ne resto un attimo impietrito come un babbeo. Cosa fare? Dove andare? Ci stanno sicuramente tendendo una trappola, e altrettanto sicuramente avranno organizzato dei diversivi per distoglierci dal loro vero obiettivo. Le grida alle mie spalle si fanno più forti, mi sembra di sentire uno schianto come di un portone fracassato, e voci allarmate di uomini e di bambini. Non starci a pensare troppo su, Bohemond, è tutto il giorno che ti arrovelli su come e dove colpiranno...vai dove puoi arrivare prima e al resto ci pensi Dytros.

Corro in direzione del Sanatorio e alla luce della luna mi sembra di scorrere sagome nella penombra, alcune più alte, altre più minute, radunate in crocchio attorno ad una scena ancora nascosta ai miei occhi. Il tintinnio del ferro sul ferro continua a risuonare. Una torma di ragazzini arriva di corsa verso di me. Ridacchiano eccitati e mi superano prima che io possa provare fermarli...sono sempre più confuso. Altre sagome in movimento alla mia sinistra, sembrano armati. Come diamine è possibile, sono passato di qui solo un minuto fa! Porto la mano all'elsa di Annie e mi preparo ad uno scontro, ma dopo pochi passi mi rendo conto che sono due dei nostri. "Bohemond! Sei tu?" E' la voce di Kailah, e mi rincuora sentirla: quando si mette male sappiamo sempre come cavarci d'impaccio, io e lei assieme. Con lei c'è un soldato che non conosco, sembra un novellino. Ce lo faremo bastare. Attraversiamo il capannello di persone e riusciamo a vedere cosa sta guardano questa gente: due donne si stanno affrontando nella penombra argentea del quasi plenilunio. Sulle prime non riesco a capirci granché, le persone intorno a me assistono al duello come se fosse una pantomina, qualcuno addirittura sembra fare il tifo.

Poi realizzo cosa sto guardando, e mi si ghiaccia il sangue nelle vene.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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