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« Ho proprio l'impressione che queste creature ce l'abbiano con noi »
- Colin Tarr -
 
La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
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17 marzo 518
Mercoledì 6 Ottobre 2021

La lezione di Hannibal



Ed eccomi qui, schiacciato sul terreno gelato, indebolito, dolorante, stanco come non mi sembra di esserlo mai stato, a tentare come posso di tenere a bada questo merdosissimo nordro risvegliato che mi si agita sopra e che proprio non ne vuole sapere di crepare una seconda volta senza prima avermi staccato la faccia a morsi. Stavolta sono fregato...non ho la forza per respingerlo: per quel che so i suoi denti infetti mi hanno già bucato il pettorale dell'armatura, condannandomi, ma il figlio di puttana non si accontenta, e mi si avventa contro nel suo modo scomposto, incurante della pioggia di fendenti alla testa che Sven gli sta sferrando e che rimbalzano come grandine sull'elmo sempre più ammaccato. Tra i grugniti famelici del mostro mi sembra di distinguere la voce di Kailah che biascica a fatica qualcosa (rune scommetto...ormai ho perso il conto di tutte le volte che questa ragazza ha salvato la pelle, con la magia o con sua mira infallibile), e pochi istanti dopo la bestia si ritrae con violenza, come se l'avesse colpita un macigno. Purtroppo non basta: neppure faccio in tempo a rendermi conto di quello che è appena successo che il risvegliato torna di nuovo su di me con tutta l'ostinazione omicida di cui è capace.

Se non altro l'onda di forza che la mia compagna ha invocato con le ultime energie è riuscita a farmi riprendere fiato...provo a interporre lo scudo tra me e la creatura ma niente, me lo schiaccia addosso mentre con uno scrollone rabbioso si libera dell'elmo che finora lo ha protetto ma che le impedisce di mordermi come vorrebbe. Sei disposto a tutto pur di farmi la pelle, eh? Non mi resta che proteggermi con l'avambraccio pregando Dytros che il cuoio resista ma quando le fauci si serrano ho la dolorosa certezza di essere stato beccato in pieno. Se solo fossi stato un po' più svelto avrei potuto defletterlo, guadagnando ancora un po' di tempo...già, ma tempo per cosa? Ormai è andata, mi tocca crepare prima di aver rimesso piede alla Locanda del Puma, prima di aver saputo cosa ne è stato di Yara, di Barun, di Garruk...prima di aver onorato il mio impegno con lo spirito di Cantor. Sarà contento Dust, che non vede l'ora di mettere le sue zampe su Jaegerin, posso solo sperare che faccia la sua parte e assista chi dei miei compagni la brandirà per fare ciò che io non ho potuto.

Nella testa mi ronzano gli ammonimenti di Sir Hannibal Dolor, Guardiano della Fortezza Bianca di Achenar. "L'umiltà, Bohemond, è la virtù più difficile per chi si vota a servire la Giustizia di Dytros. Sarai sempre tentato di ritenerti al di sopra dei vincoli che la Regola ci impone, ti sentirai una lama luminosa e affilata messa su questa terra per squarciare il buio, ti crederai libero e invincibile nel perseguimento della santa missione che Dytros ci affida, non esiterai a rischiare la tua vita pur di affrontare una sfida degna del tuo fervore. Avrai successo, sulle prime, e questo non farà che renderti ancora più avventato, ancora più orgoglioso, ancora più affamato dei trionfi a cui ti senti destinato...e sarà allora che ti schianterai a terra. Se avrai fortuna perderai la vita prima di renderti conto che la Fede è solo un intralcio alle tue ambizioni. Se avrai MOLTA fortuna sarai il solo a doverne fare le spese, e ti sarà risparmiata la consapevolezza di aver condannato chi contava su di te...e tutto questo perchè sei un borioso COGLIONE convinto di avere tre paia di ali che gli spuntano da sopra al culo."

Aveva ragione da vendere, il vecchio. Da quando hai lasciato Cantor con in mano Jaegerin ti sei sentito in grado di affrontare a viso aperto qualsiasi nemico. Che cazzo ti credevi? Sei riuscito a malapena a sopravvivere allo scontro con Einar Borg, e solo grazie al bluff di Dust. E non parliamo di quello che è successo poco dopo! Sei stato ad un passo dal soccombere all'oscuro potere di quella mostruosità che un tempo si faceva chiamare Vorkhan, che nella tua stupidità pensavi persino di poter liquidare senza l'aiuto dello stregone neanche fosse un brocco qualsiasi...e come ti irritava la loro prudenza! La verità è che se i tuoi compagni fossero stati così imbecilli da darti retta, a quest'ora sarebbero tutti morti. Forse ti ci voleva proprio un bel morso come si deve di questo nordro risvegliato per farti entrare in testa la lezione di Sir Hannibal. Peccato che non vivrai abbastanza da metterla a frutto.

A questo penso mentre fisso istupidito ed esausto il grugno del mostro nell'attimo in cui la spada di Sven riesce finalmente a spaccarlo come una zucca marcia. Mi guardo il bracciale dell'armatura, pare che abbia retto. Il cuore mi batte ancora all'impazzata, lo sento pulsare attraverso il pettorale mentre cerco freneticamente di capire se anche quella difesa ha tenuto...tasto lo squarcio e anche lì, sembrerebbe, buone notizie.

Mentre mi abbandono a terra assaporo la consapevolezza di avercela fatta anche stavolta...ma il ricordo della sfida lanciata ad Einar Borg, ancora ubriaco dell'adrenalina della battaglia, mi torna alla mente ghiacciandomi il sangue nelle vene più di quanto possa fare il Vento del Nord in questo inverno che non accenna a finire. "La prossima volta ce la vediamo io e te, da soli!"

Borioso coglione che non sono altro.
scritto da Bohemond D'Arlac , 20:26 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
9 marzo 518
Mercoledì 7 Luglio 2021

Come se non bastasse



"Soldati di Sarakon, le trame del Fato vi concedono tre possibilità: combattere in branco come lupi, inviare un orso come vostro campione, o rintanarvi nei cunicoli come topi. Fate la vostra scelta e io agirò di conseguenza." La voce di Einar Borg rimbomba nell'oscurità della caverna dove abbiamo deciso di tentare la nostra ultima resistenza. E dire che era un buon piano: sgattaiolare sotto al naso degli Einharjar con il favore delle tenebre, neutralizzare rapidamente le sentinelle, involarsi nel tratto di miniera che ci avrebbe portati alla salvezza facendo crollare il passaggio alle nostre spalle grazie alle stregonerie di Dust. E stava andando tutto come avrebbe dovuto...beh, quasi. Proprio quando sembrava fatta la magia di Dust ha fatto cilecca, e adesso siamo qui, intrappolati in questi cunicoli e braccati da uno squadrone di Nordri veterani.

Quando ho cercato di convincere i miei compagni dell'opportunità di farci strada tra i Risvegliati, ancorché dotati di intelletto, piuttosto che affrontare i guerrieri Nordri di Einar Borg, neppure immaginavo che questi avesse una diavoleria come quella che abbiamo appena visto a sua disposizione. Come se non bastasse. Ho visto coi miei occhi Ymir Braccia D'Orso, capo dell'altro Clan Nordro venuto a combattere in questa guerra per solo gli Dei sanno quali ragioni, fare scempio di Aiden così come aveva fatto con Yara. Ciascuno dei due avrebbe poi riconquistato la gloria perduta affrontando e sconfiggendo la progenie del Sangue degli Antecessori...ma il fatto che quel guerriero di Nordsyd sia riuscito a scaraventarli entrambi in un dirupo neanche fossero dei pupazzi di stracci certo continua a darmi da pensare. "E' una guerra di uomini, non dimenticatelo mai, non credete a chi vi dice il contrario!" ammoniva spesso Padre Valon Treize...e in una guerra di uomini non c'è avversario peggiore di questo.

Avevo avuto a che fare con i guerrieri del Nord durante la mia ferma al Tempio del Valore Inesausto di Ammerung nel 514: il nostro Ordine era stato investito dall'autorità Ducale del compito di porre un argine alle scorribande dei sudditi del neo-proclamato Conte Bjorn meno inclini ad abbandonare i costumi della terra natìa. Si trattava per lo più di presidiare il confine tra le due contee e prevenire eventuali incursioni di razziatori e sbandati, lupi che a differenza del loro signore mal sopportavano la prospettiva di lasciarsi addomesticare dalla legge di Greyhaven, o che più semplicemente si sentivano defraudati delle opportunità di bottino con cui il Principe di Skoffin li aveva allettati. Talvolta però, quando le inevitabili dispute e le insanabili recriminazioni sfociavano nella violenza aperta, ci toccava prendere parte a delle spedizioni nel Corno d'Oro e interporci tra i nuovi arrivati e la popolazione locale, ed era un lavoro infame... i Nordri tolleravano ipocritamente la nostra pretesa autorità, tenendosi però pronti a saltarci alla gola al primo cenno dei loro capi, mentre i poveri disgraziati di Halden ci accoglievano col disprezzo che meritano gli apostati e i traditori, venuti com'eravamo a legittimare l'occupazione di questi barbari senza dio e del loro Conte usurpatore, per di più facendo sfoggio delle sante insegne di Dytros. In un paio di occasioni fummo chiamati ad usare la forza per riportare l'ordine, ed ogni volta il prezzo che dovemmo pagare fu tragicamente caro. Un popolo votato interamente alla guerra, uomini e donne crudeli e sanguinari come gli idoli che venerano, ma capaci di un coraggio e di un valore in battaglia in nulla inferiori a quelli dei nostri migliori cavalieri... giunto qui nel Corno del Tramonto, quello che ho visto non ha fatto che confermare l'impressione che mi feci allora. Ricordo ancora il sogno che mi visitò dopo aver raccolto l'ornamento blasfemo ai piedi delle croci, fuori Uryen. Ricordo la furia che mi scorreva in corpo, la sensazione di essere invincibile ed il desiderio irrefrenabile di dimostrarlo ancora, e ancora. Ricordo di aver messo al collo il dono che sugellava il mio trionfo e di aver dimenticato ogni paura della morte, da quel momento mia amica ed alleata. Ci saremmo incontrati, presto o tardi, ma l'avrei raggiunta percorrendo un sentiero tracciato dai corpi spezzati dei miei nemici sconfitti. Questa, credo, è la fiamma che arde nel cuore dei Nordri, lo spirito indomito che li rende nemici che solo un pazzo affronterebbe a cuor leggero.

E poi c'è il Martello. In vita mia non avevo mai avuto la sfortuna di vedere nulla di simile, un'arma che sembra uscita dalle epopee più sanguinose del Khal-Valàn, quei runi che raccontano delle devastazioni causate da Kurgoth e dagli altri discendenti di Kaalor il Selvaggio, dotati di oscuri poteri ed alla testa di eserciti di creature mostruose. Einar è in grado di brandire quel maglio e farlo avvampare come una folgore per poi scagliarlo con la violenza di un proiettile di catapulta. Come se non bastasse, esaurito il suo percorso di distruzione il Martello può tornargli magicamente in pugno proprio come farebbe un falcone sul guanto del cacciatore, bramoso di spiccare nuovamente il volo.

Ed eccoci qui, a combattere per le nostre vite in queste gallerie avvolte nelle tenebre. Einar è di fronte a me, io e Colin abbiamo fatto quello che potevamo per tenerlo a bada. Sono riuscito a piazzare un paio di fendenti come si deve, ma il bastardo è ancora lì, saldo sulle gambe e perfettamente in grado di sferrare dei colpi micidiali. Pronuncia ancora una parola nella sua lingua incomprensibile, e la testa della sua arma si infiamma nuovamente di lampi azzurrini, l'aria crepita e si riempie dell'odore penetrante che annuncia un temporale. Tra pochi istanti la furia del tuono si abbatterà nuovamente su di noi, lo so, ma non posso che continuare ad attaccare il mio nemico nella sciocca speranza di averne ragione prima dell'inevitabile. Colin arretra, ha capito che non c'è niente che possa fare per impedire che succeda: non esiste difesa in grado di fermare questa vampa, quando il richiamo di Einar la scatena. Come se non bastasse. Con la coda dell'occhio percepisco Malandrino alla mia sinistra, ormai circondato da guerrieri alti il doppio di lui. Persino Dust ha capito che non c'è scampo, credo si sia messo a combattere con una specie di coltello ma dai suoi gemiti direi che sta avendo la peggio. Sul fianco destro Sven ed Engelhaft stanno tenendo a malapena a bada un altro gigante. Sul fondo della caverna Kailah continua a scoccare le sue frecce, ma gli avversari hanno scudi e corazze robuste, e dubito che la scarsa luce delle torce sul pavimento le consenta dei tiri precisi.

Non so davvero come ne usciremo, stavolta.
scritto da Bohemond D'Arlac , 16:44 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 marzo 518
Lunedì 24 Maggio 2021

Jaegerin



Sparrow Cabot, bel tipo. Non sembra la figlia di suo padre. Chi l'avrebbe detto che nella tenda di comando dell'Armata del Corno potessimo trovare qualcuno che non ci facesse venire subito l'orticaria? La sua esibizione con le scolopendre giganti di ieri sarà pure stata una smargiassata da circo di Trost, ma smessi i panni dell'ammazzasette si sta dimostrando una persona pratica, solare, sveglia.

Contro ogni aspettativa ha deciso di aiutarci a rompere le uova nel paniere di Gadman Scherer senza dare troppo peso alle preoccupazioni dello zio, e adesso se ne sta qui in mezzo a noi, curiosa vedere come ce la caveremo. Sorride divertita. Dobbiamo sembrarle proprio buffi, noialtri spaiati del XXIIIesimo di Uryen (quanto le sembreremmo ancora più buffi, se sapesse che il nostro plotone è diventato un altro da un bel pezzo e che a questa riassegnazione non abbiamo dato mai alcun peso). Forestieri venuti qui dai quattro angoli del Granducato, finiti a combattere sotto uno stendardo che non era il nostro, in una guerra che non ci appartiene, per dei territori di cui forse solo un paio di noi conoscevano il nome. E adesso che la guerra è ufficialmente vinta pensiamo bene di sputare sul più che meritato congedo, disertiamo, e varcato il Traunne ci presentiamo al confine di Angvard con la nostra implausibile storia di cadaveri trafugati, di oscuri esperimenti e di contrabbandieri, dichiarandoci candidamente ai soldati che ci hanno fermato.

Teste matte a cui prudono le mani, sprovveduti sempre a caccia di avventure, guastafeste che non rinuncerebbero per niente al mondo all'opportunità di regolare gli ultimi conti rimasti aperti, Duchi o non Duchi, pace o non pace. La verità è che poco importa se ci sentiamo soldati di Yara o di Barun, di entrambi o di nessuno, poco importa se lo facciamo per la Fede o per amor di scienza, per fedeltà al vecchio comando o ai tanti amici conosciuti qui nel Corno, o magari solo per la soddisfazione di sapere com'è che andrà a finire, questo runo apocrifo del Kahl-Valàn un pò fuori tempo di cui volenti o nolenti siamo diventati personaggi. Per una sola di queste ragioni o per tutte quante insieme la guerra del XXIIIesimo continua.

Il miglior modo di iniziare è mostrare a Madame Cabot che saremo pure buffi, ma che con noi c'è poco da scherzare.

Padre Engelhaft, soldato, sacerdote, inquisitore. E' un passo dietro di me, concentrato ad invocare la benedizione di Kayah, la sua volontà e la Grazia della Dea stringono il nostro avversario in una morsa da cui non può divincolarsi: la creatura nella cassa si agita in modo scomposto ma rimane inchiodata dov'è, incapace di rispondere agli attacchi. Ultimamente non andiamo granché d'accordo, Engelhaft e io. Siamo entrambi tra i Primi, ma vediamo la nostra missione in modo assai diverso. Lui crede di essere qui per portare qualcosa che manca, e la sua Fede è dunque granitica e intransigente, fatta della stessa pietra con cui si costruirebbe una Chiesa di frontiera in una terra che non ha conosciuto ancora la Luce, o che l'ha dimenticata. Io sono qui per cercare qualcosa che c'è e che va preservato, e la mia Fede è una fiaccola nella notte sufficiente appena a rischiarare il cammino, una fiamma che si affievolisce o avvampa secondo i capricci del vento. Ad essa mi affido per distinguere nell'oscurità i volti degli innocenti da proteggere e quelli dei nemici da combattere...finendo qualche volta per confondenderli.

Accanto al sacerdote c'è Kailah, arco teso in pugno, pronta a scoccare una freccia micidiale delle sue e se necessario ad impiegare la magia in nostro soccorso. Senza di lei non avrei mai potuto avere la meglio su Mick Stolz, come può testimoniare lo scudo che imbraccio e che fu bottino di quella battaglia. Sono trascorsi diversi giorni ormai da quando abbiamo attraversato Cantor e ancora mi fischiano le orecchie per tutti gli insulti che mi ha urlato contro. Mi è stato raccontato che era talmente fuori di sé dalla preoccupazione da aver spiccato letteralmente il volo, prodigio che non aveva mai tentato prima, per planare poi come un gufo sulle cripte e sulle tombe avvolte nelle tenebre, incurante degli spettri senza pace che popolano l'Antico Cimitero, e tutto questo pur di venirmi a riacciuffare. Se dovesse mettersi male so che anche oggi posso contare su di lei, e devo dire che il pensiero mi rincuora.

Sven, l'imperturbabile gigante di Gulas. Come sempre è in prima linea, e come sempre affronta il nemico con pratica efficienza, uomo o mostro, senza scomporsi. A volte mi chiedo se si renda davvero conto di cosa abbia di fronte, o se gli importi. Probabilmente pensa che in battaglia la morte può presentarsi con mille volti diversi, e che lasciarsi distrarre dal suo aspetto finisce solo per facilitarle il lavoro. Sferra i suoi colpi con calma, bilanciando forza, rapidità, precisione: ha capito che un affondo mal calibrato finiribbe per distruggere l'Informe che si annida sul fondo della cassa ed esporci alla sua contaminazione. Un fendente, e poi un altro, e un altro ancora, approfitta dei diversivi che gli sto creando. E' solo questione di tempo, e infine l'Armigero soccombe al colpo di lama che trancia gli ultimi filamenti di solo gli Dei sanno cosa che gli mantenevano la testa sul collo.

E poi c'è Colin. Il nostro studioso di Greyhave è infallibile nel cogliere i segni di un pericolo imminente, e ci ha subito messo in guardia sulla presenza maligna in agguato nella cassa. Non è pero tipo da avere remore quando c'è da rischiare l'osso del collo, e si sta tenendo pronto ad intervenire...a mani nude, so ho capito cosa ha in mente di fare. Certo che è un bel groviglio di contraddizioni, questo ragazzo: soldato temerario e accademico scrupoloso; assetato di sapere ma impermeabile alle lusinghe di chi vorrebbe comprarlo con la moneta di conoscenze proibite; sprezzante della religione ma appassionato nel difendere ciò che gli indica il suo senso dell'onore; indifferente alle cause ma devotissimo ai suoi amici. Eccolo, entra in azione: la sua prontezza nello strappare via la testa spiccata della creatura per impedirle di riprendere forza è il sigillo della nostra vittoria.

E' così, Comandante Sparrow, che combattono quelli del XXIIIesimo.



Il corpo del paladino rimane finalmente inerte nella cassa, gonfio e distorto al punto da deformare il gambesone e perfino la maglia di ferro che lo cinge. Similmente giace senza vita la bestia Informe che quelle carni aveva ricomposto, pervertendole, affinché il seme di Kraalor potesse germinarvi. Intrappolata nell'elmo, la testa è qui in terra, ai miei piedi. All'interno della calotta si agita nei suoi ultimi spasmi l'abominio che si era pasciuto di questo servitore della Fede profanandone il riposo.

Non ho dimenticato il finire dell'ultima estate e la carneficina causata da quattro creature come questa ad Angvard. Ci siamo spesi fino allo stremo, Brian, Crystal ed io, nel tentativo di arginarne uno soltanto, resistendo oltre la sopportazione ai suoi attacchi spaventosi e venendoci in soccorso l'un l'altro come potevamo, accecati e afflitti dai miasmi mefitici che il mostro aveva portato con sé attraverso il varco della Sacra. Ricordo come inesorabilmente fummo costretti ad arretrare e cedere il passo al nostro avversario: eravamo esausti, feriti, sconfortati per non aver saputo respingere il suo assalto. Crystal però non si diede per vinta e tornò ad affrontarlo, battendosi come una leonessa per impedirgli di compromettere la postazione di tiro dei nostri arcieri... la loro mira e l'arrivo del valoroso Rak-Jimm ci consentirono alla fine di prevalere, mentre all'interno della seconda cerchia il grosso della pattuglia demoniaca continuava a seminare panico e morte.

Rak-Jimm, Lady Yara, il Sergente Rock, Ser Athos Alman...furono loro i veri eroi di quella giornata, assieme a quel buon diavolo di Terenz Lost che a miglia di distanza si stava sacrificando per consentire ai miei compagni di ritirarsi, ma ripensando a come ci battemmo so per certo che Dytros era con noi quel giorno, tre scudi spezzati che traballano sotto i magli del nemico e che però restano miracolosamente, ostinatamente insieme.

Ci stai guardando da lassù, Brian? Kalya mi ha raccontato di te e di come il peso di ciò che accadde a Pforzheim stesse per trascinarti nell'abisso. Abbiamo parlato, nella sconsiderata comunione che ho acconsentito avesse luogo, di come il destino che hai trovato alla Sacra fosse proprio quello da cui lei voleva preservarti. Credo fosse sincera, come sincero resta il suo desiderio di proteggere le sue ragazze dalla cieca violenza dei Varchmann di questo mondo. A costo di stringere allora un patto col demonio stesso da cui intende preservarle...e forse a costo di stringerne uno oggi con un paladino. Non riesco a togliermi dalla testa che in quella donna c'è molto di più e, forse, molto di meglio del cammino oscuro che ha scelto di percorrere. Se fossi qui certamente mi diresti, come Engelhaft e come persino io vado spesso ripetendomi, che mi sono bevuto il cervello. Lo so.

La verità, Brian, è che avrei voluto che il sentiero che ti ho aiutato a ritrovare ti conducesse ad una meta meno crudele. Avrei voluto combattere al tuo fianco ancora una volta, come ad Angvard in quel giorno sanguinoso, come nel vallone di Gretel che ci rese per davvero Difensori dell'Antico Scudo dell'Eroe. Sapere che il tuo sacrificio ti ha conquistato la gloria di un eroe della Fede, qui in terra come in cielo, mi consola, ma non basta a cancellare il dolore per un amico perduto.

E' arrivato il momento di impartire il colpo di grazia a questo mostro. Brandisco un'ultima volta la spada che mi è stata affidata dagli spiriti di Cantor e l'affondo tra le zampe della bestia.

Stringere quest'arma mi dà una sensazione di coraggio simile a quella che provai impiegando contro il guardiano di Mirai lo spiedo di legno duro come pietra che sarebbe più tardi diventato la punta della lancia di Yara, ma è al tempo stesso straniante.

Per tutta la durata dello scontro non ha mai smesso di pulsarmi nel pugno, e certamente si è rivelata più difficile da manovrare di quanto mi aspettassi: ad ogni attacco diretto all'Armigero la lama si è fatta come d'aria per attraversare senza sforzo le protezioni del nemico e morderne le carni, finendo però per prendermi alla sprovvista e sbilanciare i miei colpi. Le fauci di lupo gemelle che decorano la guardia, così simili al fregio della cripta da cui sembra originarsi l'influsso maligno che opprime Cantor, mi ricordano in ogni caso della promessa fatta a quel confratello di un tempo perduto che, vinta l'approvazione dell'ultimo guerriero ad aver avuto il privilegio di impugnarla, attraverso le ere l'ha posta nelle mie mani.

Mi batterò per liberare Cantor e spezzare la maledizione che costringe quegli spiriti infelici ad aggirarsi tra le sue rovine, lo giuro al cospetto del Dio, e solo allora potrò affidare questa spada alla custodia di Lady Yara.

Quel momento però non è ancora giunto, penso, mentre ripulisco la lama con un lembo del mantello. Nel frattempo hai bisogno anche tu di un nome, mia nuova amica, per il tempo che trascorreremo insieme.

Torno col pensiero alla saga di cui mi aveva parlato Athos Alman nei giorni precedenti all'attacco, una raccolta di storie minori del corpus del Khal-Valàn incentrate sulle peripezie del Cacciatore Senza Nome, guerriero vagabondo sprovvisto di lignaggio ma di mente svelta e cuore saldo. In quei racconti il destino metteva sul cammino dell'eroe amici fidati ed avversari temibili, così come doni e strumenti incantati, profezie, fonti magiche di capacità sovrumane: ogni incontro, ogni oggetto, ogni brandello di conoscenza, ogni nuova facoltà si sarebbero rivelati la chiave per il superamento di una sfida futura.

So per certo che c'è qualcosa di vero in quelle antiche favole, così come so che in questa terra di leggende che rivivono può capitare di voltarsi indietro e non poter distinguere le proprie orme da quelle di altri che, in giorni di cui non resta memoria se non nei frammenti di un runo consunto dal tempo, ebbero a camminare sul nostro stesso sentiero. Tanto vale stare al gioco, che ne dici? Ho in mente un nome che ti starebbe a pennello, e credo che non dispiacerebbe neppure a chi prima di me ti ha avuta in pugno.





scritto da Bohemond D'Arlac , 12:56 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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