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Forum di Myst

 
« Se dovessimo prenderci cura di tutti i disgraziati che incontriamo sulla nostra strada non arriveremmo mai a destinazione »
- Kelly Babel -
 
La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 29   commenti totali: 25
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10 Aprile 518
Martedì 21 Febbraio 2023

Horrenda



Il giorno sacro a Dytros è infine giunto. Nella manciata di giorni trascorsi qui a Ghaan abbiamo fatto quel che potevamo per realizzare il disegno mistico di Madre Magdalene: non ci resta che attendere che la celebrazione, per quanto miseramente propiziata, abbia luogo.

Per ingannare un po' il tempo lustro di malavoglia la Pipa Horrenda. Ancora non mi capacito di come si possa intagliare con tanta perizia qualcosa di così egregiamente imbecille. Di solito avere per le mani questo insensato attrezzo mi calma i nervi, strappandomi un sorriso anche nelle situazioni più tese. Non oggi...oggi penso a quanto in parti uguali mirabolante e idiota deve apparire la nostra impresa agli occhi dei nemici, e mi pare di risentire la prosopopea canzonatoria di Mastro Billund su quanto effimeri siano i nostri successi.

La verità è che abbiamo sparso una magra semente su un campo spaccato dall'arsura e brulicante di passeri affamati, e ora siamo in ginocchio ad implorarli di non divorare l'ultima speranza di raccolto che ci resta.

Siamo giunti a Ghaan al termine di un viaggio insidioso e sfiancante per ricongiungerci a quel che resta dei nostri commilitoni di Uryen e di Angvard. Ad attenderci non abbiamo certo trovato un esercito di conquistatori: della forza possente partita da Angvard mesi or sono non restano che poche manciate di sopravvissuti esausti e spauriti...invasori per Ghaan, disertori per le loro terre d'origine, banditi traditori per la legge del Duca.

Che ne è dell'indomito Capitano Marvin Barun dalla scorza di pietra e dalla voce di tuono? Un tronco marcio divorato dalle piaghe, il petto un tempo possente squassato da rantoli sanguinolenti. Che ne è della splendida Dama che a cavallo di un drago dalle scaglie lucenti ha guidato questa spedizione sventurata? Che ne è della sua promessa di vittoria e di giustizia? Sprofondate entrambe in una prigione tenebrosa da cui non sembra poterci essere scampo. Che ne è degli eroi di Uryen e di Angvard, che con un'ultima carica gloriosa attraverso l'Altopiano del Tuono avrebbero dovuto porre fine una volta per tutte ad una guerra fratricida e diabolica? Rintanati come topi in trappola entro mura ostili, inchiodati in una landa mortifera che la Carminia ha trasformato in un paesaggio da incubo, senza più neppure una patria a cui fare ritorno, alla mercé di un nemico astuto, paziente e implacabile che li tiene stretti nella sua morsa come questo grottesco pugno d'avorio intarsiato fa col fornello al suo interno.

E poi c'è questo presentimento sinistro che da stamattina ammorba l'aria come una cappa pestifera rendendomi penoso il respiro. Questa notte accadrà qualcosa di terribile. Non importa quanto sciocco possa apparire loro il nostro tentativo di riportare, anche solo per un momento, il nome di Dytros sulle labbra e nei cuori di genti che da generazioni lo hanno relegato all'oblio, o peggio, ne conservano un ricordo distorto di usurpazione e tradimento... i nemici più mortali della pace che stiamo provando a costruire non resteranno a guardare. Uno di loro, l'Innalzato cui Ayza attribuisce il nome di Sami l'Orbo, già una volta è emerso dalle tenebre per dispensare morte. Mi domando quanti come lui sono rimasti in agguato qui a Ghaan... e quanti si raduneranno stanotte per trasformare questo giorno consacrato al Dio che più disprezzano in un carnevale di sangue e terrore.

D'un tratto non riesco più a sopportare la vista dello sgorbio che tengo tra le dita e alzo lo sguardo. I miei occhi incrociano quelli di Kailah. E' di buon umore, al contrario di me. Del resto lei è così, la prospettiva di festeggiamenti spensierati, di musica, di vino e di risate in compagnia degli amici è sufficiente a scacciare ogni ombra dal suo viso. "Dove stai andando?" le chiedo, pensando dentro di me che dietro ad ogni circostanza in cui ci perdiamo d'occhio può nascondersi un pericolo. Soprattutto oggi. "Salgo un momento da Giada..." mi risponde sgattaiolando via senza darmi occasione di replicare. Poco male, senza di lei che si lamenta posso farmi due boccate in santa pace. Carico il tabacco, aziono l'acciarino, inspiro lasciando che il fumo dolciastro mi invada il palato.

Me ne resto così per chissà quanto, cercando di rallentare i pensieri che si rincorrono.

"Quella roba puzza come la merda secca di cavallo che i Songkhram usano per accendere i fuochi dei loro accampamenti, te l'ho mai detto?" borbotta ad un certo punto Sven, intento ad affilare la lama del suo pugnale.

"Ogni tanto sarebbe bello se sul tuo mantello si sentisse l'odore dell'incenso, invece di quella porcheria da frequentatore di postriboli" gli fa eco Engelhaft mentre solleva il breviario che stava consultando e lo sventola teatralmente per respingere il fetore.

"Va bene, va bene...vado a farmi un giro, ho capito" sbuffo, alzandomi dal tavolo. "Tanto tra poco dovremo muoverci in ogni caso." E così faccio per scendere in strada. Sul pianerottolo mi imbatto in Skald Jotnar che sta per imboccare le scale. Ha stampato sul volto il solito mezzo sorriso insopportabile di quelli della sua gente, lo stesso che immagineresti sul muso di una faina che sta spiando di soppiatto un pollaio incustodito. Mi guarda un momento e si fa serio. "Tutto bene?", gli dico. Fa un passo verso di me e si mette a studiare con occhio esperto la pipa che stringo tra i denti. "Quello zanna di hrosshvalr. Preziosa." "Ti piace? L'intarsio è molto ben fat..." Lui scuote la testa e mi interrompe. "Tu sembra trúður. Buffo. Triste. Io guarda te e no sa se ridere o piangere." Dal piano di sopra arriva l'eco di risate femminili. "Loro ride" aggiunge "...forse te visto." Dannato figlio di puttana, ci mancavi solo tu oggi.

scritto da Bohemond D’Arlac , 00:42 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 Aprile 518
Sabato 29 Ottobre 2022

Ali



Dicono che eri magnifica in sella al wyrm, un'eroina degli antichi Runi tornata a sfrecciare nel cielo azzurro. Dicono che il sole scintillava sulla punta della tua lancia mentre le immense ali della bestia si dispiegavano sotto di te.

Eccomi di nuovo al tuo cospetto, Yara. Da molti giorni sapevo di ciò che ti era accaduto, eppure ho sperato fino all'ultimo che quelle di Vengar fossero solo le farneticazioni di un innalzato ormai sprofondato nella follia...ma il tuo volto è una maschera spenta e smagrita che non lascia più spazio ad alcuna illusione. Poco fa ho detto a Crystal che io e lei siamo gli ultimi Paladini di Angvard ancora in condizione di servire, e dovevi vedere con che faccia stupita ha accolto le mie parole. Sembra passata un'eternità da quando vi ho comunicato il mio desiderio di servire presso di te una volta onorati i giuramenti che mi vincolano all'Esercito di Uryen...e quel momento, almeno nel mio cuore, è finalmente arrivato: il Soldato della Fede Bohemond D'Arlac è qui per farti il suo primo rapporto.

Ti racconto allora del viaggio che abbiamo affrontato per giungere a Ghaan e dei mille ostacoli che abbiamo dovuto superare, delle cose mostruose che ancora infestano la via per Angvard e di quelle che abbiamo abbattuto. Ti riporto la notizia del sacrificio di Stephen Cork e di Rak-Jim: ho affidato la sua ascia ai difensori della Sacra affinché sia custodita con gli onori che merita accanto alla spada di Brian. La Sacra, sì, ti dico di come siamo riusciti a raggiungerla superando l'assedio dei Nordri di Ymir, della situazione disperata che vi abbiamo trovato, di come abbiamo fermato il successore di Joad Kempf prima che il suo piano per aprire una breccia arrivasse a compimento. Rimpiango di non essere stato al fianco di Brian quando avete riconquistato la Sacra, ma sono felice di aver contribuito a mettere al sicuro il frutto della vostra vittoria...quanto ai Nordri che ancora lo minacciano, ti riferisco dell'emissario che è giunto qui con noi per trattare la pace, e che smania per avere udienza da te.

La pace, già...con i predoni Nordri e con le genti di Ghaan. Perché le forze demoniache che approfittano della confusione della guerra per prosperare a danno degli uomini tutti siano infine estirpate. Perché questa terra martoriata possa cominciare a guarire. Saranno necessari compromessi dolorosi, non illudiamoci, e bisognerà trovare il coraggio di guardare con giustizia nella causa nemica e riconoscerne, al di là dei crimini e dei sacrilegi indicibili per essa compiuti, le ragioni...di guardare con la stessa giustizia alla nostra causa e trovarci, oltre alla rettitudine e allo zelo nel perseguimento di una santa missione, il difetto. "Questa è una guerra di uomini, non di Dei" ripeteva Padre Valon Treize ad Uryen, "non dovete mai dimenticarlo!" e Yara, oggi tu sei l'unica che può porvi fine dando un senso al prezzo terribile che abbiamo dovuto pagare. E' agli uomini prima ancora che agli Dei che dobbiamo questa pace. E dunque è imperativo che tu ti desti, mia Signora. Mentre rimani nella morsa di questo maleficio tutto ciò per cui abbiamo combattuto sta per andare in frantumi.

Non c'ero, quando solcavi i cieli a dorso di drago come Ilmatar rediviva. Ma quando sei accorsa in armi per difendere Angvard dai mostruosi servitori di Kraalor, il corpo e lo spirito ancora segnati dall'oltraggio subìto da Ymir, allora io c'ero, e ti ho vista coi miei occhi riprendere il tuo posto nella lotta a dispetto del dubbio e della vergogna. Hai affrontato altre cadute e ti sei rialzata, più forte di prima. Ti rialzerai anche stavolta, e tornerai a volare, Difenditrice dell'Antico Scudo dell'Eroe: i tuoi Paladini sono pronti a farsi ali per te.
scritto da Bohemond D'Arlac , 21:13 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
17 marzo 518
Mercoledì 6 Ottobre 2021

La lezione di Hannibal



Ed eccomi qui, schiacciato sul terreno gelato, indebolito, dolorante, stanco come non mi sembra di esserlo mai stato, a tentare come posso di tenere a bada questo merdosissimo nordro risvegliato che mi si agita sopra e che proprio non ne vuole sapere di crepare una seconda volta senza prima avermi staccato la faccia a morsi. Stavolta sono fregato...non ho la forza per respingerlo: per quel che so i suoi denti infetti mi hanno già bucato il pettorale dell'armatura, condannandomi, ma il figlio di puttana non si accontenta, e mi si avventa contro nel suo modo scomposto, incurante della pioggia di fendenti alla testa che Sven gli sta sferrando e che rimbalzano come grandine sull'elmo sempre più ammaccato. Tra i grugniti famelici del mostro mi sembra di distinguere la voce di Kailah che biascica a fatica qualcosa (rune scommetto...ormai ho perso il conto di tutte le volte che questa ragazza ha salvato la pelle, con la magia o con sua mira infallibile), e pochi istanti dopo la bestia si ritrae con violenza, come se l'avesse colpita un macigno. Purtroppo non basta: neppure faccio in tempo a rendermi conto di quello che è appena successo che il risvegliato torna di nuovo su di me con tutta l'ostinazione omicida di cui è capace.

Se non altro l'onda di forza che la mia compagna ha invocato con le ultime energie è riuscita a farmi riprendere fiato...provo a interporre lo scudo tra me e la creatura ma niente, me lo schiaccia addosso mentre con uno scrollone rabbioso si libera dell'elmo che finora lo ha protetto ma che le impedisce di mordermi come vorrebbe. Sei disposto a tutto pur di farmi la pelle, eh? Non mi resta che proteggermi con l'avambraccio pregando Dytros che il cuoio resista ma quando le fauci si serrano ho la dolorosa certezza di essere stato beccato in pieno. Se solo fossi stato un po' più svelto avrei potuto defletterlo, guadagnando ancora un po' di tempo...già, ma tempo per cosa? Ormai è andata, mi tocca crepare prima di aver rimesso piede alla Locanda del Puma, prima di aver saputo cosa ne è stato di Yara, di Barun, di Garruk...prima di aver onorato il mio impegno con lo spirito di Cantor. Sarà contento Dust, che non vede l'ora di mettere le sue zampe su Jaegerin, posso solo sperare che faccia la sua parte e assista chi dei miei compagni la brandirà per fare ciò che io non ho potuto.

Nella testa mi ronzano gli ammonimenti di Sir Hannibal Dolor, Guardiano della Fortezza Bianca di Achenar. "L'umiltà, Bohemond, è la virtù più difficile per chi si vota a servire la Giustizia di Dytros. Sarai sempre tentato di ritenerti al di sopra dei vincoli che la Regola ci impone, ti sentirai una lama luminosa e affilata messa su questa terra per squarciare il buio, ti crederai libero e invincibile nel perseguimento della santa missione che Dytros ci affida, non esiterai a rischiare la tua vita pur di affrontare una sfida degna del tuo fervore. Avrai successo, sulle prime, e questo non farà che renderti ancora più avventato, ancora più orgoglioso, ancora più affamato dei trionfi a cui ti senti destinato...e sarà allora che ti schianterai a terra. Se avrai fortuna perderai la vita prima di renderti conto che la Fede è solo un intralcio alle tue ambizioni. Se avrai MOLTA fortuna sarai il solo a doverne fare le spese, e ti sarà risparmiata la consapevolezza di aver condannato chi contava su di te...e tutto questo perchè sei un borioso COGLIONE convinto di avere tre paia di ali che gli spuntano da sopra al culo."

Aveva ragione da vendere, il vecchio. Da quando hai lasciato Cantor con in mano Jaegerin ti sei sentito in grado di affrontare a viso aperto qualsiasi nemico. Che cazzo ti credevi? Sei riuscito a malapena a sopravvivere allo scontro con Einar Borg, e solo grazie al bluff di Dust. E non parliamo di quello che è successo poco dopo! Sei stato ad un passo dal soccombere all'oscuro potere di quella mostruosità che un tempo si faceva chiamare Vorkhan, che nella tua stupidità pensavi persino di poter liquidare senza l'aiuto dello stregone neanche fosse un brocco qualsiasi...e come ti irritava la loro prudenza! La verità è che se i tuoi compagni fossero stati così imbecilli da darti retta, a quest'ora sarebbero tutti morti. Forse ti ci voleva proprio un bel morso come si deve di questo nordro risvegliato per farti entrare in testa la lezione di Sir Hannibal. Peccato che non vivrai abbastanza da metterla a frutto.

A questo penso mentre fisso istupidito ed esausto il grugno del mostro nell'attimo in cui la spada di Sven riesce finalmente a spaccarlo come una zucca marcia. Mi guardo il bracciale dell'armatura, pare che abbia retto. Il cuore mi batte ancora all'impazzata, lo sento pulsare attraverso il pettorale mentre cerco freneticamente di capire se anche quella difesa ha tenuto...tasto lo squarcio e anche lì, sembrerebbe, buone notizie.

Mentre mi abbandono a terra assaporo la consapevolezza di avercela fatta anche stavolta...ma il ricordo della sfida lanciata ad Einar Borg, ancora ubriaco dell'adrenalina della battaglia, mi torna alla mente ghiacciandomi il sangue nelle vene più di quanto possa fare il Vento del Nord in questo inverno che non accenna a finire. "La prossima volta ce la vediamo io e te, da soli!"

Borioso coglione che non sono altro.
scritto da Bohemond D'Arlac , 20:26 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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