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« Se tu vai in chiesa e mi stai su una panca e non ti metti sul pulpito mi va bene. Ci sai stare su una panca? »
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Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 84   commenti totali: 91
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16 marzo 517
Venerdì 12 Dicembre 2014

Il coraggio degli altri



"Fuori, presto! Si salvi chi può!"

Panico. Paura. Corpi che si accalcano, fretta, frenesia. Spintoni, grida.

"Sta per crollare! Crolla! Presto!!!"

Una bambina sfugge di mano alla madre, nella calca impazzita che si precipita alle porte, e resta a piangere indietro, confusa, travolta dalla folla.
La madre grida il suo nome, ma la sua voce si perde tra le urla.

"Aiuto, mamma! Mamma..."

...

E' buio, le travi del soffitto brillano di rosso per il fuoco che sta divorando il tetto della chiesa. Le ombre si agitano, confondono le direzioni, gli occhi bruciano per il fumo.

La bambina cade a terra, spinta dalla folla, le ginocchia si graffiano e iniziano a sanguinare. I palmi delle mani strusciano tra le schegge.
Qualcosa scricchiola, in alto. O in basso?

La voce della madre è distante, indistinguibile. Ovunque sono grida e pianti.

La bambina trema, il mondo intorno a lei sembra chiudersi in una stretta mortale. Le ombre si fanno affilate, gambe, piedi che scalciano, spinte e grida. L'aria è densa, soffocante.

Una paura profonda cresce dentro di lei, la solitudine, l'abbandono, l'orrore del buio e della morte.

"Come ti chiami"

...

Un uomo grande, forte, col viso annerito dal fumo, si avvicina e le tende la mano.

"Come ti chiami?"

"Kail... Kailah...."

"Dammi la mano, Kailah, non avere paura".

...

Non aspetta di essere ubbidito. Allunga il braccio e stringe la sua mano enorme su quella sottile della bambina. La sua presa è sicura, la costringe ad alzarsi, si china per guardarla negli occhi.

"Vieni con me, ti porto fuori".

La bambina annuisce. Rinvigorita dal calore della stretta dell'uomo sulla sua mano, sente tornare il coraggio.

Il coraggio si irradia dal contatto con la mano dello sconosciuto, penetra nelle vene e scioglie il ghiaccio del terrore, la paralisi indotta dalla paura.

Uno sguardo deciso, una voce salda, una mano forte.

Il braccio possente del Sergente Rock che spinge sulla palizzata per sostenere il peso dell'orda dei Risvegliati.

La voce sprezzante di Vodan che sfida il Kraighar. "Vediamo quanto sei veloce"

Sven che con la spada fa a pezzi un Risvegliato dopo l'altro, Engelhaft che nel momento della Preghiera emana un'autorevolezza inaspettata, e persino senza armi in mano trasmette la sicurezza di essere un vero testimone della Luce.

L'ingegno di Colin, la folle e spavalda sicurezza di Saul, che persino di fronte al Kraighar riesce a tenergli testa fino alla morte.

Eccolo, il coraggio degli altri.
Il coraggio che scioglie il gelo della paura dal mio cuore, il coraggio che è di esempio e di guida.

Mentre fissavo lo sguardo assassino del Kraighar attraverso la barricata, inebetita, pietrificata, incapace di respirare, sentivo i suoi occhi che si posavano su di me, sul martello che stringevo in pugno, sul mio pallore, sulla mia paura.

"Ma da che ca//o di circo sei uscito".

Oh, se vorrei avere un simile sangue freddo. Le parole di Rock mi sembravano lontanissime, nell'interminabile istante in cui io e il Kraighar ci siamo fissati in silenzio. Dove possa aver trovato la prontezza di spirito di rivolgerglisi così... per me è un vero mistero.

Poi Engelhaft ha invocato la dea Kayah, e qualcosa è cambiato.

Una mano calda e sicura, uno sguardo impavido, una voce amica.

Il coraggio degli altri viene in soccorso quando il nostro sembra vacillare. E' l'arco che si tende più di quanto non pensavi che potesse tendersi, una freccia scoccata oltre un fiume di notte. E' un centro insperato, è un esempio, un modello.

E' qualcosa di simile alla magia, alla scintilla di vita e di calore che risveglia chi è svenuto. Energia che passa da un corpo all'altro.

La notte è sempre più buia, ma insieme troveremo la forza di vincere.
scritto da Kailah , 14:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
11 marzo 517
Mercoledì 5 Novembre 2014

Gli spettri di Armaan



"Una vecchia storia che si racconta per tenere i marmocchi a casa la notte del Giorno senza Nome".


Probabilmente sarebbe meglio raccontare storie meno paurose ai bambini. Gli orrori che esistono sono già sufficienti, senza bisogno di inventarne altri per il gusto di farlo. Diamo caramelle ai bambini, raccontiamo loro di principi e di ranocchi, di fate e di tesori ai piedi degli arcobaleni. Ma niente mostri, per favore. Niente mostri!

I nemici e le ombre si nutrono della nostra paura, la alimentano e se ne fanno scudo: più siamo spaventati e più loro sono forti.
Elmi antichi con corna e pennacchi, pelli di animali, mascheroni spaventosi... a che altro servono se non a apparire più minacciosi e indebolire la risolutezza dei nemici?

Questo poveraccio ha descritto il Kraighar che si è malauguratamente trovato davanti come un guerriero talmente oscuro che la luce stessa sembrava evitarlo. Un individuo fortissimo - e questo temo sia vero - ammantato di tenebra.

Magia? E' questo il suo trucco? Maghi più bravi di me sono in grado di manipolare la luce e le ombre, generando illusioni sorprendenti e spaventose. La tenebra di cui era ammantato il Kraighar forse era frutto di un incantesimo.

Il che sarebbe compatibile anche con quel che è successo alla grata ai piedi della torre.
Non sono riuscita a cogliere nessuna traccia di Potere Magico lì intorno, ma non sono così brava, non ancora. E poi erano passate molte ore, è facile che qualsiasi segno di magia sia nel frattempo svanito.

Non faccio queste riflessioni per sminuire la pericolosità dei Kraighar, tutt'altro: se fosse uno stregone non ci sarebbe proprio da ridere. Però no, non si sopporta questo fatto che si metta l'elmo cornuto e si ammanti di ombre.

"Vivi, e se ne hai cuore, ritrova le forze e vieni ad Uthum ad affrontarmi"

Se hai cuore... e poco cervello.

A quanto ho capito Uthum è un villaggetto sperduto nel profondo del Cariceto. Mi chiedo che razza di posto sia, se è popolato da questi Kraighar e dai loro amici.
Ma sarebbe bello davvero arrivare lì a Uthum e trovare i Kraighar in camicia da notte, prima che abbiano il tempo di mettersi l'elmo cornuto, le zanne di Croc, le pelli di orso addosso. Vederli come esseri umani normali, privi di tutto il contorno spaventoso che si sono costruiti addosso.

Il Tenente Ramsey dice una cosa sacrosanta: per quanto siano grossi, c'è sempre un modo per tirarli giu'.
A noi spetta il difficile compito di scoprire quale sia quel modo, e metterlo in pratica.

Ma voglio vedere il Kraighar in camicia da notte, scalzo e senza reagenti.

Più sei grosso e più fai rumore quando cadi.

Altro che spettri di Armaan, altro che ombre, altro che guerrieri dei tempi dei Kahan. Che poi ok, sei il figlio dei figli dei figli dei selvaggi che popolavano questi posti duecento anni fa. Bravo. Erano grossi, brutti e cattivi, mi sta bene.
Però intanto... i padri dei miei padri gli hanno spaccato i denti ai padri dei padri dei Kahan. E non voglio neanche sapere cosa hanno fatto di brutto alle madri delle loro madri.
Senza bisogno di elmi cornuti e altre stramberie pittoresche. Ma solide spade, robuste armature e un po' di sangue freddo.

Sangue freddo, ecco cosa ci serve. Basta con gli spettri riesumati dalle storie dei bambini.

Sennò poi finisce che ci suggestioniamo e facciamo brutti sogni pure noi, quando invece dormire bene è fondamentale per essere lucidi e pronti il giorno seguente.

Non vedo l'ora di ritrovarmi col mio plotone al completo, spero che oggi riusciremo a raggiungere il Sergente Rock e gli altri.

"L'anno scorso ne ha impiccati due..."

Tse. Baaz è in gamba, ma non vedo l'ora di ritornare dai miei.
scritto da Kailah , 11:30 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
9 marzo 517
Martedì 30 Settembre 2014

Maestri, Mentori e Magistri



Stringo in mano la malleveria di Magnus Bergmaar e ancora mi risuonano nelle orecchie le sue raccomandazioni: "giudizio!"

Giudizio.

Va bene, cercherò di essere pure giudiziosa.
Intanto mi fa male la testa per tutte le sere che sto passando vicino alla candela per studiare. Studiare, leggere, esercitarsi: dura la vita del mago! Studiare un sacco, e poi preoccuparsi di permessi, malleverie, autorizzazioni, inquisizione...

Per fortuna non avevo capito che questo Magnus era uno dell'Inquisizione, altrimenti sarei stata ancora più impacciata, davanti a lui.

Mi ha fatto un sacco di domande su Mastro Luger, anche se alla fine si è accontentato delle mie scarne risposte. Probabilmente è solo merito di Engelhaft, che è amico suo, altrimenti chissà quanti problemi avrebbe creato.

Lui e Mastro Luger sono molto diversi, non c'è dubbio, ma in fondo sono sempre e solo vecchi stregoni esperti che si sentono in dovere di farmi la predica.

Luger mi fa le ramanzine perchè sono poco intraprendente e non sono tornata da lui "volando", dopo aver conosciuto Dust.

Questo Magnus invece mi fa sentire a disagio perchè non ho seguito studi precisi e convenzionali (e intanto non nota il codice nascosto in questi volumi che ha sotto gli occhi da chissà quanto tempo, vabe').

A chi devo dare retta?

Per fortuna c'è Buzz Aldrin, a cui dare retta, e con un po' di fortuna presto ci sarà di nuovo anche il Sergente Rock.
Gente che ragiona in modo semplice e lineare, che dà ordini precisi, che sta al tuo fianco nel momento del bisogno e non si mette a fare discorsi troppo complicati sui massimi sistemi, facendo di tutto per farti sentire inadeguata.

Quando gli stregoni mi chiedono sui miei studi, sulle mie prospettive e i miei interessi da maga, mi mandano sempre in crisi.

Io voglio coltivare questa capacità, senza dubbio, al meglio che posso. Ma mi interessa farlo per ragioni estremamente semplici, immediate: voglio contribuire a tirare giù un Abnormis, voglio illuminare dove metto i piedi se c'è da correre in una notte senza luna, voglio poter essere di aiuto ai miei commilitoni.

Se mi azzardo a fare un piccolo passo avanti, a gettare il cuore appena oltre l'ostacolo, posso dire che mi piacerebbe mettere queste capacità, per quanto modeste, al servizio di chi cerca di contenere le minacce che arrivano da oltre il Traunne: i nemici usano armi non convenzionali e, se possiamo, è bene usarle anche noi.

Ciò detto... tocca avere pazienza con questi vecchi stregoni. Probabilmente c'è anche problema generazionale: forse ai tempi loro non si era "maghi" se non ci si dava abbastanza arie, se non si parlava forbito, se, per dire cose semplici, non si provava a renderle almeno un po' più fumose e complicate.

Adesso che le cose sono dannatamente complicate, invece, bisogna cercare di semplificare, questo penso io.
Alla domanda "chi è il tuo Mentore" mi piacerebbe poter rispondere che è il Capitano Barun. Mi ha autorizzato lui a usare la magia, no?
E io non potrei desiderare autorizzazione migliore.

Capitano Barun - Blog

scritto da Kailah , 14:54 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
1 marzo 517
Lunedì 8 Settembre 2014

... ragazze



"Sei una ragazza, non puoi capire".

Eh. Non posso capire.

Stupida, stupida ragazzetta, che non riesce ad apprezzare la solennità di un duello mortale.

Guai a chi viola le regole del combattimento, per carità. Meglio morire piuttosto!

E chi se ne importa se Sven mi ha protetto le spalle cento volte, se mi ha salvato la pelle in tante occasioni. Chi se ne importa se è un soldato formidabile e prezioso in questo esercito, in questa guerra.

Davanti al duello tutti si fermano, tutti alzano le mani. A chi tocca tocca.

Geniale.

Con la scarsità che c'è di soldati esperti, con tutti quelli che muoiono in guerra....

Non posso dare la colpa a Sven di questo duello: lui ci si è trovato tirato per i piedi, ha acconsentito a combattere per timore che altrimenti gli scagnozzi di Igor tendessero un agguato al nostro Plotone, facendo danni ancora peggiori.
Non se l'è cercata, Sven. Gli è piovuta addosso.

Che c'è di strano quindi se voglio aiutarlo? Anche Colin, il novellino, si è offerto giustamente di dare una mano.

Eppure Bohemond e Vodan mi hanno guardata malissimo quando ho accennato ai miei propositi, neanche avessi bestemmiato in Chiesa.

Vabe'.

Ironia della sorte, è andata come è andata.

La ragazza di Sven è riuscita a orchestrare l'avvelenamento dello sfidante che, dopo aver dato molto filo da torcere al nostro commilitone, alla fine è caracollato a terra steso al tappeto.

La sirena mi ha anche rassicurato, un po' tra le righe, che il veleno di per sè non è mortale, quindi a posto, è andata così, è andata bene.
Non è morto nessuno, la pagliacciata si è conclusa senza danni irreparabili.

Evviva!

Peccato solo che sia meglio non pubblicizzare come si sono svolti i fatti, e lasciare che tutti credano che sia stato il valore marziale, e non il buon senso, a prevalere.

In fondo meglio così, un grazie alle Sirene... e per stavolta è andata liscia.

Resta solo un mistero: cosa gli farà Sven alle donne! Buon per lui, se gli ha salvato la pelle.
scritto da Kailah , 14:06 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
21 gennaio 517
Mercoledì 9 Luglio 2014

Ghiaccio sottile



Una casetta con le finestre rivolte al mare. La neve silenziosa d'inverno, il fresco della sera estiva, il profumo delle onde.
Sogni semplici, onesti.

Quando questa guerra sarà finita...

... quando questa guerra sarà finita il fuoco arderà nel caminetto, la casa sarà calda e l'inverno resterà chiuso fuori. Forse sarà il momento di pensare ad una famiglia, al conforto delle persone care.

Perchè un giorno questa guerra finirà e ricorderemo i giorni di sangue e orrore che stiamo vivendo.
Racconteremo di queste interminabili notti gelide ai nostri nipoti.
Ma loro, cresciuti in un tempo di pace, non riusciranno a credere alle nostre parole.

I sogni sono fatti di ghiaccio sottile.

Lo stesso ghiaccio traditore che ha inghiottito davanti ai miei occhi Vince Reiner.

Non chiudere gli occhi, non ti addormentare.
Non ti addormentare. Non abbandonarti ai sogni.

Non fidarti dei sogni.

Fiume ghiacciato - panoramica
scritto da Kailah , 13:04 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
2 gennaio 517
Venerdì 20 Giugno 2014

Via!



"Kailah"
"Papà"
Silenzio.

Sento la disapprovazione, lo sguardo che studia e giudica. I suoi occhi si posano sulle mie cicatrici, sulla fronte, sul collo ancora coperto dalla crosta di sangue rappreso.
Stringo le mani a pugno, perchè non possa vedere quanto sono diventate dure. Non sono più la sua bella e delicata bambolina.
Sono un soldato adesso, appartengo all'esercito di Uryen, non a lui.

Silenzio.

Silenzio. Poi grida, minacce, ordini. Ordini che non ascolterò. Non più, non i tuoi.
Ti ho ubbidito a sufficienza, papà. Hai abusato del rispetto che ti portavo, ora basta.

Un soldato deve ubbidire ai superiori. Sanno gli Dei se rispetto i miei superiori. Dytros mi è testimone, sono pronta a dare la vita in questa guerra. E non significa essere eroi, significa solo fare la propria parte.
Ma non per te, papà: mai più chinerò il capo davanti alle tue ignobili richieste. Mai più.

Alyster Forge pure è qui a Lagos, che bella rimpatriata.

Ce l'ho con lui, certo, per una ragione proprio "epidermica", direi. Ma senz'altro ce l'ho di più con mio padre. Alla fine Alyster ha fatto quel che gli è stato concesso di fare, nè più nè meno. Mio padre... per servilismo e ambizione, ha avuto il coraggio di svendere sua figlia. Che cosa avrà ottenuto poi in cambio lo sa lui.
Spero poco. Credo poco, tutto sommato.

Sono stata fortunata ad aver potuto parlare con Enrik, sono stata fortunata a non venire riconosciuta da nessun altro. Immagino fin troppo bene come sarebbe andato un incontro con mio padre: a che scopo regalare una scenata a tutto il Palazzo della Guardia? Farsi ridere dietro, rendersi anche ridicoli.
Va che gli ho fatto un altro regalo, a quel leccapiedi di papà: gli ho risparmiato di rendersi patetico davanti a tutta Lagos.


scritto da Kailah , 13:11 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
18 dicembre 516
Martedì 27 Maggio 2014

Che bocca grande che hai...

Mentre l'Ibrido di Gran Bovaro delle Lande mi schiacciava a terra col suo peso, mentre affondava i denti affilati nella pelle del mio collo, non so se fosse più forte il dolore, la repulsione oppure la paura.
Era nauseante il fetore del suo respiro, la sua pelliccia era sporca e calda, sotto la mia schiena sentivo la neve che si scioglieva. Per fortuna è arrivato subito Sven ad aiutarmi, sennò non so come sarebbe andata a finire.
Quanto pesa un bestione del genere? Ben più di un uomo. Tant'è che il Gran Bovaro è riuscito là dove molti Risvegliati fino ad ora hanno fallito: mi ha morsa sul collo.
Credo che con questa ferita mi guarderanno con sospetto per un po', oltre il Traunne...

Ma ricordo la morale di una favola che ci raccontava Franziska, e che parlava proprio di una bambina e di un lupo feroce.
"Bada bene che dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere"

La Fiera di Lagos rischia di attirare molti lupi, anche di quelli che lasciano ferite meno vistose, ma non per questo meno profonde. Bisognerà stare attenti.
Questa è la mia prima Rinascita lontana da casa...

La ferita di Kailah
scritto da Kailah , 15:41 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 novembre 516
Lunedì 31 Marzo 2014

Assonanze

Testa bassa, cuore in gola. E su, e giù, a destra, a sinistra... la barchetta si agita tra le onde: sotto di me scricchiolano le vecchie assi di legno, che è tutto ciò che mi divide adesso dal gelido mare. Se ci penso mi viene da vomitare...

Il Tenente Werber rema e fischietta, camuffato da vecchio pescatore. Accanto a me, ammassati, i compagni. Sento il loro respiro, la tensione. Ci entriamo giusti giusti in questa barchetta, coperti dalle reti, pigiati gli uni agli altri.

Sento il gomito di Padre Engelhaft sulla schiena, il peso del suo braccio. Dall'altro lato non posso fare a meno di rimanere sospinta contro l'ampio ventre di Groombor, mentre il ginocchio di Stefen mi preme contro la gamba.
E per quanto la situazione sia seria, per quanto lo scontro sia imminente, non posso fare a meno di pensare agli inopportuni discorsi di oggi pomeriggio, nella capanna del pescatore.

Vediamo di uscirne vivi e vi offro un giro da Kalina la Divina quando torniamo.

Kalina... Kailah...

Concupite piuttosto le soldatesse!

Almeno tu, Kailah, in nome di Kayah te ne prego, mantieniti al di sopra di queste tentazioni.

Kailah, Kalina, Kayah... assonanze strane, contraddizioni pericolose.

La barchetta scarta lateralmente, mi sento lo stomaco sottosopra. Ed è come se le lettere del mio nome si mischiassero, davanti ai miei occhi, fondendo il nome dl Kayah, la Dea a cui i miei genitori evidentemente mi hanno voluta consacrare, al nome di Kalina la Divina.

Non mi piace il mare. Puzza, è agitato, freddo e spaventoso.
E' l'agitazione di stomaco a farmi fare questi pensieri strani, ne sono certa. L'agitazione di stomaco, unita al disagio di questa vicinanza obbligata, che il cuoio delle nostre armature non riesce a mitigare.

Kalina la Divina è quasi una figura mitica, tutti la conoscono e pochissimi hanno avuto il privilegio di vederla, di incontrarla: Engelhaft, a quanto so, è uno di loro.
Quanto dev'essere incantevole, magnetica ed irresistibile quella donna, se il sacerdote ha sentito il bisogno di mettere in guardia "almeno me" davanti alle sue seduzioni?

Mai nella vita mi è passato per la mente di frequentare un posto simile alle "Case della Gioia".
Probabilmente la volta che ci sono andata più vicina è stata a Skogen, quando grazie proprio alla diplomazia di Engelhaft ho rischiato di finire nel "Castello di Seta".
A lavorare però, non a divertirmi.
E per la verità, mentre eravamo mezzi morti nella Terra di Nessuno, senza cibo nè un riparo, ho anche pensato che in fondo al Castello di Seta sarei stata meglio, e in quel momento avrei fatto volentieri a cambio.
Ma erano pensieri dettati dalla paura, dalla disperazione, dalla febbre e dalla fame.

I pensieri che faccio ora, accucciata in questa barchetta in mezzo alle onde, mentre sento ritornarmi su tutto quel che ho mangiato da settimane a questa parte, sono dettati dalla curiosità.

Hanno un senso i nostri nomi?
Il mio so vagamente che è lo stesso di una zia morta giovane, una sorella di mio padre che non è arrivata a vent'anni. Kailah Morstan, proprio come me. E' un nome legato al culto di Kayah, di origine devozionale.

Kalina... è un nome strano, ricorda istintivamente anch'esso Kayah, ma sembra nascondere qualcosa di ulteriore, di dirompente. E' come se fosse l'opposto di Kayah, l'altra faccia della moneta. L'altro lato della Luna. Una sorta di Kayah oscura, misteriosa.

I miei commilitoni ridacchiano, pensano a questa Kalina come alla migliore prostituta del mondo, il premio di una battaglia ben combattuta, il sollievo di tante fatiche. Io sospetto che ci sia dell'altro.

Si dice che la magia provenga da Kayah, sia un suo Dono. Ma come conciliare la Kayah che invita le brave persone a sposarsi e a mettere su famiglia (e a concupire le soldatesse), con la Kayah che concede ad alcuni, casualmente, arbitrariamente, la Magia?

Sull'isola dove stiamo andando ci attende Sigrid: a quanto dicono, anche lei avrebbe ricevuto il Dono di Kayah, pur essendo pagana. C'è molto che mi sfugge, in tutto questo. Chissà che anche Kalina non possegga un simile dono.

Un movimento inatteso della barca spinge il gomito di Padre Engelhaft tra le mie scapole, la posizione è sempre più scomoda. Quanto manca all'isola del Sibilo?

Chissà cosa ci aspetta. Avremo davanti Sigrid, la "strega". Poi i suoi due fratelli... così simili a Vodan, a detta del pescatore. Con la coda dell'occhio lo vedo, Vodan, accucciato oltre Groombor. E poi il vecchio, e qualche guardia.
Siamo così simili, eppure acerrimi nemici. Abbiamo anche noi la strega, che sono io. Abbiamo Vodan, che può interpretare un principe, abbiamo il vecchio Kain... Andiamo a specchiarci nei nostri nemici, e a sconfiggerli.

Mi fa un po' impressione pensare che dovremo ammazzare Sigrid. Il "dono" di Kayah è per lei una condanna a morte, è a causa di questo dono che non possiamo permetterci di avere pietà di lei, del suo passato, del dolore che ha dovuto subire, di quello che ha scelto di infliggere ad altri.
Se mai dovessi diventare anche io più esperta in quest'arte, finirò anche io per diventare un bersaglio?
Il dono di Kayah è un dono insanguinato.

E poi c'è il dono di Kalina, il dono a cui Padre Engelhaft non vuole che io pensi, un dono a cui in effetti non ho mai pensato, almeno fino ad oggi. Cosa si nasconde dietro il misterioso potere di seduzione di quella donna? Non posso credere che sia tutto lì. Le poche esperienze che ho in questo ambito sono state oltremodo deludenti: l'amore, la sensualità sono sopravvalutati. Si riducono ad un dispendio di energie piuttosto inconcludente.
Ci dev'essere qualcosa di ulteriore, nella "magia" di Kalina. Qualcosa che abbia un senso, che regali un significato ad azioni di per sè vuote, fini a loro stesse.

Chissà... sposto il collo, sento la contrazione dei tendini. Che posizione scomoda. E quest'isoletta sembra non arrivare mai.

Kain inizia a remare più intensamente, aumenta il ritmo.
E poi, finalmente, la sua voce: "siamo arrivati, tenetevi pronti, mi sa che ci hanno già visto".

Si comincia, grazie al cielo.

Assonanze - Blog di Kailah

scritto da Kailah , 13:09 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
16 novembre 516
Lunedì 24 Marzo 2014

I paurosi muoiono mille volte

Mi suonano ancora nelle orecchie le parole di Stefen: "denunciatemi pure, tanto non abbiamo speranza".
Ci conosciamo appena, eppure ha trovato il coraggio di fare affermazioni così gravi, esponendosi al rischio molto concreto che qualcuno di noi lo denunci al Tenente Werber.
Ha proposto di uccidere il Tenente, di attaccare l'isolotto del Sibilo senza di lui e di riferire, una volta tornati a Uryen, che Kain Werber sarebbe morto per mano nordra. E' la cosa più assurda che io abbia sentito da mesi a questa parte, da quando sono entrata nell'Esercito.

E' vero che ci aspetta una missione rischiosa, "spericolata" a dir poco, ed è vero pure che io stessa ho percepito nel Tenente un atteggiamento un po' semplicistico, come se volesse minimizzare i rischi e spingerci a spada tratta contro il nemico, senza definire un piano d'uscita sufficientemente solido.
Ma è vero pure che il Tenente sarà lì a rischiare la vita insieme a noi.
Se il Capitano Barun ci ha assegnati al suo comando, vuol dire che il Tenente Werber gode della sua stima e Barun ritiene che sia in grado di gestire questa missione e di tornare vittorioso.

I Nordri che andiamo a affrontare sono i responsabili della caduta della Torre Due, assassini crudeli e predoni insaziabili. Finchè non riusciremo a ricacciare in mare gli invasori, per queste terre non ci sarà pace. Dobbiamo correre qualche rischio? Lo correremo: siamo soldati, siamo qui per questo.
Io sono convinta che quando il Tenente ci conoscerà abbastanza e inizierà a fidarsi di noi, sarà anche più aperto ad accettare le nostre proposte per rendere meno rischioso il piano... ammesso che lui stesso non abbia già pensato a qualcosa che non ci ha ancora detto. In fondo ha insistito più volte a dirci di non preoccuparci, di stare tranquilli, che ci pensa lui.
Forse, se minimizza così i rischi e glissa sulle modalità di fuga, è perchè tra noi tutti l'unico che conosce un po' meglio è proprio Stefen, che già prima di partire era animato dal pessimismo, partendo prevenuto sugli esiti della missione. Probabilmente ci considera quindi tutti dei vigliacchi: sta a noi convincerlo del contrario.

Da ragazzina, mi colpì molto uno spettacolo che mio zio Karol ci portò a vedere ad Ammerung: la tragica storia del Granduca Goran Zeumann e del tradimento di suo fratello, l'infido Silen. Era l'epoca del Conte Elfo e quell'opera teatrale, che parlava tra le altre cose della nascita dei Protettorati elfici, era rappresentata spesso e con successo, soprattutto nel Corno del Tramonto. Ricordo che era una compagnia di Lagos a metterla in scena, si chiamavano "gli Angeli del Tuono", ed erano molto bravi.

La storia era divisa in due parti.
All'inizio si raccontavano le gesta politiche e militari del Granduca Goran, uomo saldo e coraggioso, che grazie alle sue doti era riuscito a conquistare la fiducia degli Elfi di Lankbow e ottenere il loro aiuto nella lotta contro i Nordri e i Nomadi, popoli delle steppe. Già come sottotraccia si intuiva che la sua consorte, dama di incredibile bellezza (e nell'opera teatrale interpretata da un'attrice incantevole), era al contrario una persona doppia e infida, e che tramava in segreto assieme al giovane amante, il fratello del Granduca, Silen Zeumann.
E' una storia accaduta realmente, anche se penso in parte romanzata. Nella seconda parte della storia il Granduca muore, assassinato forse durante un viaggio, e Silen, con la complicità della meravigliosa vedova, fa uccidere l'unico figlio del Granduca, per prendere il potere.
I due, sul finale, vengono smascherati e condannati a morte, e la dinastia degli Zeumann si estingue con loro.

Era uno spettacolo emozionante e gli attori erano talmente bravi che, persino quando a morire furono finalmente i due malvagi traditori, a molti scappò una lacrima. A me piacque soprattutto il personaggio del Granduca Goran, un uomo orgoglioso e intelligente, di profonda saggezza e grande coraggio.
Quando stava per mettersi in viaggio, il viaggio in cui poi incontrerà la morte, un suo consigliere gli suggerì di aspettare, perchè i pericoli lungo il cammino sarebbero stati molti e sarebbe stato opportuno attendere una scorta più nutrita. Ma il Granduca aveva fretta, sapeva di non poter lasciare per troppo tempo la Capitale incustodita, e decise di partire.

"I paurosi muoiono mille volte prima della loro morte, ma l'uomo di coraggio non assapora la morte che una volta", così rispose il Granduca Goran al consigliere, "la morte è conclusione necessaria: verrà quando vorrà."

Tra la rappresentazione scenica e la vita reale ci sono molte differenze, quel che suona perfetto in un'opera di finzione non è necessariamente giusto nella realtà. Ma io credo che ci sia un'autentica saggezza in questa affermazione. Mi basta guardare gli occhi stralunati di Stefen per capire che la paura, la mancanza di fiducia nei comandanti, il disfattismo... sono minacce più serie persino rispetto alle armi dei nemici.

Nessuno di noi vuole morire, nessuno di noi vuole sottovalutare i pericoli che ci aspettano. Ma Stefen, col suo atteggiamento cospiratorio e maldicente, mina dall'interno la nostra forza, ci indebolisce. Non è questo ciò di cui c'è bisogno in un esercito.
Stefen è partito perdente già dalla Rocca di Tramontana, suggestionato dalle leggende e dai pettegolezzi sul conto del Tenente Werber. Già prima di allontanarci di un metro da Uryen aveva "deciso" che sarebbe finita male. E questo suo convincimento è la cosa peggiore che ci potesse capitare: perchè adesso abbiamo due cose di cui preoccuparci: i Nordri... e lui.

Come reagirà, quando le cose diventeranno pericolose sul serio? Quanto ci possiamo fidare di lui?
scritto da Kailah , 14:27 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 ottobre 516
Lunedì 3 Febbraio 2014

Futuro corrotto e prigioniero



Mi chiedo quante volte Mirai abbia provato ad uccidere il demone immortale che la perseguitava, prima di arrendersi a lui. L'ha presa per sfinimento? Ha fatto leva sul suo dolore, sulla solitudine che si è abbattuta su di lei dopo la morte del marito?
Oppure forse Mirai era già pronta, forse non aspettava semplicemente altro.

Questo è un po' il mio dubbio, ed è un dubbio morale, più che pratico. Nella pratica invece cambia poco: l'esperienza di Cynthia ci insegna che non esiste speranza, non esiste futuro per Mirai.

E' Mirai a non esistere più, in un certo senso. La ragazza antipatica e viziata, permalosa e imprevedibile non esiste più. Al suo posto c'è qualcosa di ulteriore e non più troppo umano.

Dust ha cambiato voce, quando l'ha percepita. Non l'avevo mai sentito così allarmato, "forse è meglio se torniamo indietro". Come in una galleria piena di ragni, come su un torrente tra i sassi insidiosi. Dietrofront, niente panico. Passo svelto e testa bassa.

Mirai. Siamo riusciti ad arrivare fin qui, ce n'è voluta, ma adesso è il momento di andarcene. In fretta, senza correre. Che tanto "se ci vuole pigliare ci piglia".
Rapidi, rapidi...

Alma Mater, aspettaci.
Non riesco a ricordare posto al mondo più accogliente.

Ho anche due tre cose da chiedere ad Annie, ed una da dirle a mia volta che forse la interesserà.

Mirai - in lontananza (blog)
scritto da Kailah , 23:49 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 ottobre 516
Venerdì 24 Gennaio 2014

L'incomprensibile grevità del prete

Mah. Non è che ci sia molto da dire, salvo manifestare una certa perplessità.
Uno si aspetta da un prete di Kayah un po' di compostezza, di elementare decoro.

Siamo tutti tesi, preoccupati, e la permanenza nelle celle di Skogen senza cibo nè acqua certo non ha giovato al nostro autocontrollo. Sono la prima a capirlo, nessuno di noi è al meglio, questo un po' giustifica certe bizzarrie.

Ma nel momento in cui riusciamo con fatica a trovare un accordo con Zodd, sinceramente non mi spiego che bisogno avesse Padre Engelhaft di mettersi a fare pesanti commenti sui "bastoni" ed esprimere dubbi sulla virilità del nostro interlocutore.

Non è la prima volta che noto una certa malizia nel nostro amico prete, ma mai si era spinto a fare simili discorsi in modo tanto aperto e temerario.
Zodd ha raccolto la provocazione, dichiarando che, senza niente di personale, mi avrebbe dimostrato di essere un uomo ancora nel pieno del vigore, in modo che potessi testimoniarne presso Engelhaft.

Molte grazie, proprio.

Fortunatamente era un bluff, e al dunque non mi ha toccata. Ma di questo devo ringraziare solo il fatto che Zodd è meno ignobile di quanto appaia, certo non il tatto o la lungimiranza del buon Engelhaft.

Quando sono tornata mi aspettavo almeno mille scuse da parte sua, immaginavo che avrebbe chiesto se stavo bene, se Zodd mi avesse torto un capello... niente. Pensavo di doverlo tranquillizzare del fatto che non era accaduto niente di spiacevole, e invece lui non mi ha rivolto neanche la parola, se non per mostrarsi piccato, quasi offeso.

Incomprensibile, davvero.
Non è il caso di portare rancore, visto che alla fine tutto si è risolto senza danno, ma certo un po' la curiosità ti viene di capire cosa passi nella testa di un prete di Kayah quando si mette a fare simili discorsi, quando si ingarella con gente tipo Zodd, quando si lascia andare a battute triviali e offensive.

Normalmente sono abituata a dare per scontato che Padre Engelhaft, in quanto sacerdote dell'Ordine di Kayah, sia al di sopra di certe pulsioni umane. Questo lo renderebbe il compagno di viaggio ideale, distaccato e non invadente.

Evidentemente così non è, e ciò a cui ha rinunciato nella pratica gli popola comunque la mente e la fantasia.
Devo tenerlo presente, quando ci sarà da scegliere turni di guardia, divisioni nelle stanze delle locande e in generale quando bisognerà amministrare la faticosa intimità del viaggio insieme.

Zodd non mi ha toccata, ma questa esperienza nelle prigioni di Skogen, la concreta possibilità di finire nel Castello di Seta o tra le sue spiacevoli braccia, mi ha comunque lasciato un po' di amaro in bocca. Sono rischi di cui sono consapevole, e certamente non è che la vita quieta nel castello di mio padre non ne presentasse di analoghi, ma mi è dispiaciuto il fatto che sia stato proprio uno dei miei compagni, e per futili motivi, a mettermi più a repentaglio.

Vabbè, è andata così. Spero che Engelhaft si sia reso conto di avere sbagliato... anche se non lo ammetterà mai.

scritto da Kailah , 15:14 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
2 ottobre 516
Venerdì 3 Gennaio 2014

Lavorare sulla paura



Dobbiamo lavorare sulla paura.
Dove è iniziata, dove si nasconde. Da quale buco oscuro dell'anima sortisce ad artigliarci la mente, impedendoci di ragionare con chiarezza.

In tutte le fiabe c'è una matrigna cattiva. Sorrisi negati, piccole ingiustizie e cattiverie. Ci sono torti che non possono essere riparati, ferite impercettibili che tornano a riaprirsi saltuariamente.

Ma la paura è precedente. Nasce prima di ogni dolore, è qualcosa di simile ad un presentimento. La paura è una porta socchiusa da cui spira un vento freddo, colpi di tosse, l'odore della malattia.

Avevo sei anni quando è morta mia madre.
Se voglio lavorare sulla paura, se voglio capire la paura e imparare a gestirla, è da lì che devo partire.

Nessuno spiega le cose ad una bambina di sei anni, deve capirle da sola. I silenzi nella casa, le espressioni corrucciate, l'atmosfera sospesa: è tutto misterioso e ha bisogno di interpretazione.
Fu Okton a sbattermi la verità in faccia. "La mamma sta morendo, non capisci?" mi gridò in piedi vicino al caminetto acceso. Ricordo i suoi pugni stretti, la voce che si incrina, il silenzio subito dopo. Ricordo il crepitare delle fiamme, il loro sinistro divampare.

Fa più paura ciò che si conosce oppure l'ignoto?

Non lo so. So solo che dopo le parole di mio fratello scappai via, mi intrufolai nella stanza vietata, accanto al letto di morte di mia madre e la costrinsi a svegliarsi.
La "costrinsi", davvero.
Presi una sua mano e ingenuamente provai a scaldarla con la mia energia interiore. L'illusione straziante di vedere i suoi occhi che si aprivano, l'illusione che il mio ineffabile potere la potesse guarire, ancora mi soffoca il cuore.
Per un momento io ci ho creduto. Forse... forse la magia, quell'assurda presenza dentro di me, avrebbe potuto restituirle la vita.

Ma fu solo un barlume, un istante. Lei faticosamente mise a fuoco lo sguardo su di me, mi rivolse un sorriso straziante e sussurrò parole che non ho il coraggio di riscrivere.

Ricordo mio padre che entra nella stanza, mi sorprende al capezzale della malata e mi trascina via brutalmente. Ricordo le mie grida, la mano pallida di mia madre che sfugge dalla mia e ricade sul letto.
Ricordo di essermi dimenata, di avere lottato, ricordo lo stanzino buio in cui fui rinchiusa. I pugni contro la porta, il pianto e una solitudine tutta nuova.
Era per proteggermi dal pericolo di contagio? Non glie l'ho mai più chiesto, non ne ho avuto il coraggio. Non so neanche quale fosse la sua malattia, che cosa sia stato a portarsela via.



La paura lascia tracce indelebili, ed insegna a difendersi dal dolore diventando più freddi.
Lavorare sulla paura non significa diventarne immuni.
Per quanto la paura possa a volte rappresentare un pericolo essa stessa, è comunque un bene che esista, che rimanga, che ci mantenga umani.

Le persone senza paura sono prigioniere di un eterno presente, gaudente e disperato.
Qui ad Angvaard sono tanti che vivono come se avessero già oltrepassato il confine tra la vita e la morte, e fossero in uno spazio senza tempo, ormai successivo alla vita come la conoscevano. Non gli importa più nulla, se non di cogliere qualche fugace momento di sollievo dal continuo dolore.
Non hanno più nulla da perdere, nessuno da perdere. Famiglia, affetti, una casa, delle prospettive per il futuro. Tutto gli è stato strappato, restano solo una manciata di attimi.

Chi invece ha ancora qualcosa, o qualcuno, ci si aggrappa con disperazione. Ed ha paura, tantissima paura, che tutto finisca presto, che tutto finisca male.

Io mi difendo dalla paura cercando di limitare i miei orizzonti a "domani", "dopodomani". A vivere senza futuro, senza passato.
Provo a immaginarmi come una semplice pedina di un meccanismo più grande. Sacrificabile, ma che può essere utile. Uno dei tanti bastoncini di legno che pianti nel terreno soffice della sponda del fiume per giocare ad incanalarne la corrente. E che presto o tardi la corrente porterà via.

L'aridità non mi è estranea. Io sono arida, lo sono sempre stata.
Difficilmente voglio bene a qualcuno, difficilmente mi affeziono davvero.
Qui il mio difetto è un piccolo dono, una piccola difesa dal dolore di veder morire tutti, uno dopo l'altro, in attesa del mio turno.

La morte di Boar mi ha fatto male, e anche quando ho visto Bohemond spegnersi ho faticato a ricacciare indietro le lacrime. Ma sono eccezioni. Convivo con la morte, parlo continuamente con persone che il giorno seguente potrebbero morire, siedo a tavola con loro, ci chiacchiero e ci scherzo. Ma sto bene attenta a non affezionarmi troppo.

L'abitudine alla paura ci può rendere aridi o gaudenti, euforici o esageratamente distaccati.
Chissà, forse Annie è così di poche parole per questo, perchè ha già perduto troppe persone care, perchè ha esaurito tutte le lacrime e non vuole versarne altre, mai più.

Dust ha un incantesimo che "lavora sulle paure".
Ho paure semplici, immediate. La puzza di cadavere, i gemiti dei Risvegliati, i loro fluidi velenosi e contaminanti. Ho paura del buio, del dolore. Della morte.

Ringrazio gli Dei di non avere nessuno da proteggere.
Non qui, non ora.
Mai, forse. Mai.


scritto da Kailah , 15:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
18 settembre 516
Martedì 19 Novembre 2013

Il Circo delle Galassie dell'anno 484



Quando il Circo delle Galassie si fermò ad Ammerung molti bambini scomparvero nel nulla, risucchiati dalla Magia del suo tendone blu notte.
Era il 484, io non ero ancora nata, ma la leggenda del Circo incantato mi ha sempre tenuta con il fiato sospeso.
Franziska me ne parlava la sera, vicino alla finestra aperta, nelle limpide notti d'inverno.

"Guarda le stelle, Kailah. Molte di loro sono le anime di bambini come te, portati via dal Circo delle Galassie"
"Piangevano, mentre andavano via?"
"No, erano felici. A piangere erano quelli che restavano indietro, le madri, i fratelli, le persone care. Ma loro volavano via senza rimpianti, senza dolore".
"Anche Adrian brilla lassù tra loro?"
Franziska annuiva e mi prendeva il braccio puntandolo su una stella scintillante. "Eccolo, è quello".

Il bambino scomparso di Franziska, rapito dal Circo delle Galassie del 484, eccolo lì. Mi guardava dalla volta celeste, io lo guardavo e lo salutavo con la mano.

Stelle - blog

Con gli anni ho scoperto che Franziska parlava di sè, del suo dolore, davanti a quella finestra buia. Guardava le stelle e ricordava la morte del suo ultimo figlio portato via dalla febbre polmonare, la stessa che, in quel lungo inverno, portò via tanti e tanti altri bambini.

Ma il Circo delle Galassie, con il suo tendone blu cosparso di stelle lucenti, era per tutti noi il vero responsabile di quelle scomparse. Tra i carri variopinti, animali esotici e misteriosi maghi e giocolieri, si nascondevano pericoli e tentazioni.
Il profumo delle ciambelle con il miele attirava i bambini come le mosche, la musica dei flauti li incantava.

Circo 01

La poesia e la minaccia, la magia e la morte si nascondono tra i fruscii del tendone.
Una volta mio padre ci portò ad Ammerung ad assistere ad uno spettacolo, i miei fratelli erano felici, elettrizzati, mentre io avevo una paura mortale che qualcuno si accorgesse del mio Potere e mi trattenesse lì per sempre.

"Accorrete a vedere la bambina che accende luci scintillanti con la sola forza del pensiero!"

Ricordo l'odore della segatura, dei carri bagnati dalla pioggia, lo scalpiccio dei cavalli.
Ci sedemmo tra le prime file, non riuscivo a staccare lo sguardo dai grandi fuochi che rischiaravano l'arena ancora deserta.
Ed ecco che lo spettacolo è iniziato.
Il Mangiafuoco, terribile e magnifico, i Pagliacci, le Ballerine Volanti, un infinito carosello di meraviglie e stupore.
I miei fratelli battevano le mani, io mi facevo piccola piccola, tutta occhi, quasi nessun respiro.
Poi, senza farmi vedere, sono scappata fuori.

Circo 02

Ed ecco che il Circo mi è apparso in tutto il suo decadente brulicare di attività nascoste.
Le stoffe che scintillavano nell'arena hanno rivelato le toppe, le macchie, i logorii del tempo. I cavi sottili sorretti da carrucole, invisibili da chi siede nel pubblico, eccoli tesi a cigolare sotto il peso di acrobati senza il dono di saper volare.
La paura della poesia si è trasformata improvvisamente nella paura della finzione. L'inganno elevato a forma artistica.

Circo 03

Anche adesso mi sento come allora.
Dur Dur è un bene o un male per questo villaggio? E quale compromesso bisogna accettare pur di evitare altra rovina? L'inverno sarà lungo e difficile, qui a Mavan.

Il palo scarnificato del grande tendone troneggia sulla Casa del Sergente e sulla locanda del Carro d'Oro.
Non c'è più l'incanto, lo splendore delle luci e dei costumi di scena, resta solo la segatura a terra e l'odore di umido delle vecchie stoffe.
Vecchi rancori, nuovi giochi di potere.

Noi, i giudici, siamo qui per ingannare gli ingannatori, in un gioco delle parti che strappa qualche sorriso e forse un po' di nostalgia. Giudici soldati, armati, pericolosi e pronti a rischiare il tutto per tutto seguendo le indicazioni di un ventriloquo, agli ordini di una voce che esce da un cappotto vuoto, da un mantello posato ad arte su una sedia. L'unica strada da percorrere, l'unica speranza di salvare ciò che rimane: le parole di un ventriloquo ladro e manipolatore.

Il Circo delle Galassie portava via i bambini, nel 484. Qui, nel 516, lo sgangherato circo di Mavan deve proteggere queste quattro case e le poche anime superstiti che le popolano.
Non ci sono più bambini a Mavan, li ha già portati tutti via la guerra.

Circo 04
scritto da Kailah , 14:48 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
16 settembre 516
Domenica 3 Novembre 2013

Il primo fuoco



"Ammazza, che figata!"
Boar davanti al mio primo fuoco, lungo la via di Mar. Ancora mi strappa un sorriso.
Voglio dimenticare l'odore spaventoso della sua carne bruciata, le fiamme che scavano inutilmente, in un tentativo disperato di purificare il sangue ormai contaminato. Voglio dimenticare la rabbia, l'impotenza, le illusioni che si prosciugano con l'avanzare della notte. Boar non vorrebbe suscitarmi questi ricordi, questi pensieri.
Boar resterà per me un compagno fedele, un amico coraggioso, leale. Una persona allegra e positiva: è così che lo voglio ricordare, al mio fianco, sempre pronto ad una battuta scherzosa. Quante volte mi ha aiutata in battaglia! Era il mio possente angelo custode.

Sarebbe contento di sapere che Annie è scampata al massacro di Holov. Aveva simpatia per lei, chissà come sarebbe andata a finire tra loro, se lei non fosse stata catturata e lui non fosse morto... sarebbe stato bello veder nascere qualcosa, in mezzo a tante cose che muoiono. Non sono tanto brava a capire certe cose, eppure Boar è venuto a chiedermi consiglio su come comportarsi con lei. Ci speravo un po' in un lieto fine.

D'altronde la liberazione di Annie ha del miracoloso, al punto che mi è parso di cogliere nel Tenente Mikhal qualcosa di simile al sospetto. Lo posso capire, per quanto sia una considerazione spiacevole. Le modalità con cui è rimasta bloccata a Holov, l'attacco immediatamente dopo la nostra partenza, il mese e passa di prigionia, la liberazione... Che strana situazione, che strane ferite, che strane coincidenze.
Mentre Padre Engelhaft la esaminava, tra imbarazzo e professionalità, anche io la osservavo. Annie Volvert. Taciturna, chiusa, così tremendamente solitaria. Senza più una casa a cui tornare, una famiglia, ha solo l'esercito ormai. Boar forse sarebbe stato capace di avvicinarsi a lei, ma il destino non l'ha permesso. Per un soffio.

Boar se n'è andato e lei è tornata.

Annie non è l'unica ad essere tornata... poche ore fa ho rivisto il "mio" Kreepar. Scintillante di violetto nella notte nera.
Cosa cerca? Riesce a sentirmi? E' attratto in qualche strano modo da me? Oppure è soltanto una incredibile coincidenza? Magia persistente, prodigiosa... dovrò parlarne con Mastro Luger, quando capiterà.

Sì, perchè non voglio perdere fiducia nel "dono di Kayah". I fallimenti sono esperienza, devo riuscire a farne tesoro. Solo attraverso gli errori si può migliorare.
Io ci ho provato, non potevo non farlo. Ho provato ad usare la magia. Ce l'ho messa tutta, ma ho solo... reso spaventosamente dolorose le... ultime ore di Boar, senza risolvere nulla... e nonostante questo lui mi ha... ringraziata. Ringraziata, a me.

"... grazie, non ti devi scusare... mi hai salvato la vita..."
...

Kailah occhi lucidi - immagine (blog)

Guarda in alto, Kailah. Non piangere. Boar non vorrebbe vederti piangere per lui.
Prego gli Dei che adesso sia in un posto migliore di questo, che ci guardi con benevolenza e che ci prepari una bella festa. Presto o tardi tutti lo raggiungeremo. Se va bene... decapitati da un compagno misericordioso.
Ci attende un destino già scritto, dobbiamo solo corrergli incontro senza pensarci, facendo fino in fondo il nostro dovere. Possiamo fare la differenza, ciascuno di noi farà la differenza in questa guerra.

Boar se n'è andato a testa alta. Quando verrà il momento, spero di riuscire ad andarmene così anche io.
scritto da Kailah Morstan , 00:00 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 settembre 516
Domenica 20 Ottobre 2013

E' quasi magia...

Se mai arriverò a sentirmi brontolare lo stomaco davanti a un Kreepar, significa che sto a digiuno da troppi giorni.
Sono creature grottesche, simili a gamberi o a insetti, solo molto più grossi. Commestibili, pare, anche se la loro dieta a base di carogne e carcasse di Risvegliati fa sorgere il sospetto che non siano molto salutari.
Ho avuto un incontro ravvicinato con uno di loro qualche giorno fa, all'alba della nostra spedizione sul crinale di Osterch. Si è avvicinato al mio cavallo e l'ha fatto imbizzarrire, e io sono volata schiena a terra. Un gran capitombolo, e per di più quell'essere mi si è avvicinato al viso, mentre ancora ero senza fiato per la botta, e quasi mi toccava con le sue zampette.
Le rune di Luger mi sono salite alle labbra da sole, quasi d'istinto.
Jek-Ak!
Ed ha funzionato! Il Kreepar si è illuminato di un chiarore violaceo, forse si è spaventato, fatto sta che si è allontanato da me per andare a rintanarsi in qualche buco nel terreno.
Non c'ero mai riuscita, non così bene. Ancora l'effetto dura pochi istanti, appena mi distraggo svanisce, ma sono contenta di vedere che il miglioramento prospettato da Mastro Luger è reale, esiste.

Qualche giorno prima Sven, vedendo che mi esercitavo senza grossi risultati sulla lama del mio pugnale, mi ha chiesto a cosa servisse questo incantesimo.
Certamente non è utile per farti crollare addosso una collina, o per creare dal nulla nubi fetide e urticanti in grado di soffocare i nemici. Ma questa è una scienza che si acquisisce per gradi, richiede pazienza e dedizione, e nessuno può sapere in anticipo quali usi e quali sviluppi una certa disciplina potrà portare in futuro.
Ci vuole molto esercizio.

Una volta tornata ad Alma Mater, appena mi sono potuta alzare dal letto, ho chiesto al Tenente Vonner una cavia su cui esercitarmi, uno dei prigionieri di Ghaan.
E' stata una richiesta troppo cinica?
Me l'hanno portato già sfondato, coi segni evidenti delle torture, un fantoccio insanguinato e tumefatto che solo a vederlo smuoveva lo stomaco. Per un momento ho esitato. In fondo, mi sono detta, è pur sempre una persona.
Ma se in guerra inizi a ragionare così è finita.

Soldato di Ghaan. Il tuo commilitone Mago ci ha fatto franare una collina in testa, ci ha intossicati, e chissà quante colline ha fatto franare, prima di diventare così bravo. Chissà quanta gente ha dovuto intossicare, prima di padroneggiare così bene un simile incantesimo.
Soldato di Ghaan. Io ti faccio soltanto risplendere di una luce innaturale. Sei condannato a morte, stai per morire comunque.
Per un attimo brillerai a causa mia. Ed io, grazie a te, farò un piccolo passo in avanti. Devo sentirmi in colpa?
No, Soldato di Ghaan. Anzi, ti sto dando uno scopo, una ragion d'essere, prima dell'inevitabile fine.

Con me, ad esercitarsi, è venuto anche un certo William, un soldato originario di Greyhaven che sembra sia anche lui capace di fare qualche incantesimo.
Non si può dire che abbia brillato, al contrario ho sentito provenire da lui solamente uno sbuffettino di Potere Magico, senza che si sia visto alcun effetto. Probabilmente si è imbarazzato ad esercitarsi davanti al Tenente Vonner e al Caporale Kar-Man-Dur.
Anche io per la verità ero infastidita da tutto quel pubblico, ma capisco che i nostri superiori vogliano sincerarsi di quel che sappiamo fare: i nemici hanno maghi capaci di tirare giù le colline. Noi sappiamo far luccicare appena qualche bersaglio legato e immobile.
La nostra... è quasi magia, William.
Abbiamo ampi margini di miglioramento, questa è la verità.

Nel frattempo, visto che non bisogna mai combattere magicamente maghi più forti di noi - ovvero praticamente tutti - è necessario esercitarsi molto con le armi tradizionali. Perchè lo stregone di Ghaan, bisogna dirlo, oltre che saper fare quei prodigi picchiava anche tantissimo, e se non avessi avuto Boar al mio fianco me la sarei vista brutta.
Ma è il bello di combattere in un esercito, avere qualcuno su cui contare.
scritto da Kailah , 22:48 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
24 agosto 516
Lunedì 7 Ottobre 2013

Codice 47

"Problemi di che genere?"
"Speriamo bene... parlavano di un.. codice 47"
"Cioè?"
"Risvegliati"

Strano come in certi momenti i miei pensieri seguano una logica tutta loro, autonoma e priva di ogni umanità.
Mentre Boar, con gli occhi sbarrati e la paura in volto, mi parlava del "codice 47", il mio primo pensiero è stato chiedermi a cosa possano corrispondere gli altri 46 "codici".
Almeno altri 46, se i Risvegliati sono il numero 47.
Quanto può essere sventurata questa terra, se i Risvegliati arrivano al quarantasettesimo posto?

Holov è perduta.
Annie, molto probabilmente, è morta. Come sono morti il piccolo Petah e sua sorella Tora, in un piccolo sbuffo di Magia che si disperde nel nulla, insieme ai sogni e alle visioni. Il capo del villaggio, Braun, anche lui è morto.
Mirai... chissà.
Non bisogna saltare a facili conclusioni, è bene resistere alla tentazione di riportare tutto alle nostre poche esperienze dirette. A Holov c'erano tante persone, quasi tutta gente con cui non abbiamo mai scambiato una parola: è possibile che qualcuno tra loro abbia tradito, per qualche motivo estraneo alle nostre indagini.
Qualcuno ha manomesso i cancelli, permettendo l'ingresso a sorpresa dei Risvegliati. Qualcuno: non abbiamo prove che si sia trattato di Mirai. Eppure.

La Magia è un dono pericoloso, mi mette un po' di ansia pensare che io stessa, anni fa, abbia avuto le stesse visioni di Petah, di Mirai e chissà di chi altri. I ricordi sono vaghi perchè fortunatamente non è più successo da quando ero bambina, ma non è bello ripensarci.

La Magia è come una porta socchiusa ai confini dell'anima, da cui a volte si sente filtrare un vento strano.
Un vento che viene dal mare, in questo caso, carico di pericoli. Il vento che abbiamo sentito durante il viaggio, il vento di cui mi ha parlato Braun.

E' bastato un momento di debolezza, forse, a permettere che le difese di Mirai cedessero e che la sua porta nascosta venisse aperta da qualcosa di maligno. Il Signore di Gahan adopera forze davvero terribili nella sua guerra, schiavo dei suoi stessi mostruosi alleati. In agguato, pronto a sfruttare ogni spiraglio.

Quanto vorrei poter parlare oggi con Franziska, chiederle di mio nonno e di quel che sapeva su quelle creature. Ma ai bambini non si dice mai tutta la verità, purtroppo. E le poche cose che mi disse allora sono adesso di ben poco aiuto. Yshtav... Vihamel... di tante menzogne che ha detto Mirai, ho l'impressione che questa sia una briciola di verità. I loro nomi mi sembrano ragionevoli, quasi familiari, anche se non li ho mai uditi prima d'ora.

Ma basta suggestionarsi, la situazione fa già abbastanza paura.

Alma Mater, la fortezza di Uryen al di qua del Traunne, è orgogliosa e forte, sfida il nemico con la sua stessa presenza. Si respira aria di guerra, di guerra vera, di scontro all'ultimo sangue.

Ho fatto una domanda a Mikhail. Gli ho chiesto se avremmo fatto la differenza, a Holov, qualora non fossimo dovuti venire via. Lui mi ha dato una risposta che sulle prime ho trovato irritante, ma che poi ho capito.
Può fare la differenza il fatto che siamo ancora vivi.
Possiamo fare la differenza in questa guerra, possiamo cambiare qualcosa, essere utili, difendere la nostra civiltà davanti all'avanzare del caos.
Inutile perdersi in rimpianti, piangere, abbattersi. Per rispetto dei nostri compagni caduti, per rispetto di Annie, di tutte le brave persone di Holov e di tantissimi altri innocenti, dobbiamo restare concentrati su quel che c'è da fare.

Codice 47. E' soltanto un numero. Ma forse non è così disumano il fatto che mi distragga dai pensieri tristi, dalla paura e dal dispiacere. Forse l'approccio giusto è proprio questo, a qualsiasi costo.

Spero solo di avere abbastanza coraggio.

Kailah disegno 02 (blog)
scritto da Kailah , 22:15 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
13 marzo 500
Venerdì 13 Settembre 2013

l'Amico del nonno

Stasera l'ho visto di nuovo.

Era da poco finita la funzione: Okton, Marystelle ed io precedevamo di alcuni passi Zio Karol in direzione di casa. Mia sorella aveva decretato che valevano soltanto i sassi chiari, e nostro fratello ci guardava divertito vedendoci saltellare al ritmo degli ultimi rintocchi delle campane. Zio Karol parla poco e, al contrario di papà, non alza mai la voce. Quando siamo con lui possiamo giocare quanto vogliamo.

Al termine di ogni salto il tuo piede deve trovarsi interamente dentro al sasso: se tocchi la terra o un altro sasso, devi contare. Quando le campane si fermano, chi ha contato di più paga pegno. Pagare pegno non piace a nessuno: per questo, dal momento in cui salti a quando atterri, lo sguardo è quasi sempre rivolto verso il terreno.

Non ricordo quando ho alzato lo sguardo o perché, fatto sta che lui era lì. Nascosto dietro il fienile dei Kohler, intento ad osservarci. No, intento ad osservare... me.


...


"Kailah! Kailah, mi senti?"

Ricordo la voce di Marystelle, un velo che mi si abbassa sugli occhi. Quando li riapro lui , quella cosa, non c'è più: mi volto verso mia sorella, che mi osserva spazientita.

"Marystelle! L'hai... l'hai visto?"

"Certo che l'ho visto!", risponde puntando il dito in direzione del mio piede. "Devi contare!"


...


E' quasi notte quando busso alla porta di Franziska. Il villaggio è pieno di luci che si aprono sopra pozzi di ombra nera dove potrebbe nascondersi lui. Dire che non avevo appetito è stato facile, trovare il coraggio di uscire dalla casa e dal giardino molto meno. Ma tanto anche la casa e il giardino sono pieni di pozzi di ombra nera...

"Chi... Kailah? Tesoro mio, che fai in strada a quest'ora?"

Franziska non ha paura di niente. Apre la porta senza chiedere chi è, come mio zio. Non c'è niente da temere in questo villaggio, mi ha detto una volta: spero tanto che sia come dice lei. Le faccio cenno che voglio entrare.

"Ma lo sanno che sei qui?"

Scuoto la testa, le dico che farò in fretta. Mi fa entrare, poi mi precede verso la sala da pranzo. Questa è l'ultima casa dove mio nonno ha vissuto, dove è stato a lungo nascosto. Il pavimento scricchiola, le pareti odorano di legno stagionato. I vecchi mobili del corridoio sembrano quasi assorbire i pozzi d'ombra che sgorgano dalla lanterna di Franziska e mi fanno sentire più sicura.

Mi fa sedere, mi chiede di raccontarle tutto: così faccio. Le parlo di quello che ho visto stasera, e anche di tutte le altre volte. Le racconto di come nessun altro bambino riesca a vederlo... neppure i miei fratelli.

"Ho capito", annuisce. "Quindi lo hai visto anche tu".

Non capisco. "Anche io? Vuoi dire che...".

Annuisce di nuovo. "Aspetta un momento" dice poi. La osservo mentre raggiunge un foglio di pergamena e una penna d'oca. Poi torna a sedersi, inumidisce la punta e comincia a tracciare alcune linee. Quando mi mostra il risultato mi sento quasi svenire.





Yshtav - Immagine



Dimmi, Kailah... è questo il volto che hai visto?

Annuisco, in preda al terrore. Con mia grande sorpresa, la vedo sorridere.

Non devi preoccuparti, allora...", esclama con aria sollevata. "non è niente di brutto. Al contrario, è una sorta di... spirito protettore, diciamo così". Fa una pausa, osservando il mio volto ancora incredulo, poi continua.

"Tuo nonno... beh, mi disse che sarebbe potuto succedere, prima o poi."

"Mio nonno? Vuoi dire che... Anche mio nonno riusciva a vederlo?"

Franziska mi sorride. "...Eccome se ci riusciva. E' una cosa legata a un episodio che gli è capitato alcuni anni prima di...". Fa una pausa, poi riprende. "E diceva di esserne anche lui terrorizzato, altroché... finché non ha scoperto che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Lui lo chiamava... l'Amico, addirittura."

Mentre l'ascolto, mi faccio coraggio: non è la mia immaginazione, dunque! Anche il nonno riusciva a vederlo. Ne ero certa. Le chiedo di parlarmi ancora del nonno e del suo misterioso Amico, ma Franziska mi ricorda che è tardissimo e che devo tornare a casa. Si offre anche di riaccompagnarmi, visto che è buio.

"Prima di andare, però, lascia che ti mostri una cosa".

Intinge nuovamente la penna d'oca, volta il foglio e riprende a disegnare: stavolta la sua espressione si fa seria. "Come ti ho detto, questo Amico non è pericoloso, ma... tuo nonno mi ha parlato anche di un'altra cosa, diversa, e dalla quale è necessario guardarsi con molta attenzione."





Vihamel - Immagine


Sento il sangue gelarsi nelle vene.

"...Q....Questo è cattivo?" riesco appena a mormorare.

"Si, lo è. Ma non preoccuparti: non ti capiterà mai di vederlo! Non finché resterai una brava bambina. Adesso, però, è ora di tornare a casa: risparmiamo a tuo padre una preoccupazione."

Annuisco, restando in silenzio. Prendo la mano di Fransizka, che mi conduce verso la porta. Stavolta nè il corridoio nè i suoi mobili antichi riescono a tranquillizzarmi. Spero che non si accorga che sto tremando. Spero che non si accorga che... Non ho mai visto l'Amico del nonno, mai. Neppure una volta. Sarò una brava bambina. Sarò una brava bambina. Lo giuro.

scritto da Kailah Morstan , 18:00 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
24 luglio 516
Giovedì 11 Aprile 2013

Scuola di tiro

Il Sergente Ivàn mi ha richiamata alla Torre Nove con l'incarico di formare una piccola squadra di arcieri.
Ho preso parecchio sul serio questa cosa, al punto che domani si terrà ufficialmente la prima gara di tiro della Torre Nove. Ho costretto i soldati ad esercitarsi ogni giorno: alcuni sono piuttosto portati, specialmente il Beccamorto, che ha una mira naturale impressionante.
Ottima cosa, tutti contenti... tranne me, devo ammettere. Infatti i miei "allievi" hanno preteso che il premio in palio per il vincitore del torneo fosse... un mio bacio!
Il Sergete Ivàn si è messo a ridere quando sono andata a dirglielo, imbarazzata fino alla cima dei capelli.
"Non prendertela, Kailah", mi ha detto, "è uno scherzo innocente! Qui alla Torre Nove siamo un po' a corto di principesse..."
Ho provato a insistere che non era il caso, che mi sentivo a disagio, che non ha senso... ma il Sergente non mi ha presa molto sul serio, forse si diverte pure lui a vedermi diventare rossa, o forse non ha niente di meglio da offrire come premio per il vincitore. Alla fine ho dovuto lasciar perdere e acconsentire a questa assurdità, un bacetto sulla guancia cosa sarà mai?
Eppure sto qui a rigirarmi nella mia branda, unica ragazza in questa maleodorante camerata di soldati, e penso a domani con terrore. Il più bravo con l'arco, tra i miei allievi, è certamente il Beccamorto. E io dovrei... baciare quel... quel....
Mamma mia, non ci posso pensare!
E tutti rideranno, strepiteranno, batteranno le mani... accidenti che Stryker è partito per la missione alle Falesie degli Orchi, almeno avesse vinto lui la gara... ma cosa vado a pensare!! Kailah, vergogna!
Povera me... che situazione imbarazzante... se ci fosse Padre Engelhaft, lui magari con le sue tediose prediche avrebbe fatto desistere i miei commilitoni da questa ridicola idea. Mi rendo conto che si tratta davvero di una sciocchezza, razionalmente lo capisco che è solo un gioco, un modo per sdrammatizzare un po' il fatto che siamo in guerra, che la situazione è brutta, che ogni giorno si rischia di morire per un motivo o per l'altro. Però ciò non mi impedisce di farmi rimanere sveglia a rigirarmi nella branda, logorata dall'imbarazzo! Proprio a me doveva capitare....

scritto da Kailah , 21:20 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
28 maggio 516
Giovedì 17 Gennaio 2013

Bagno di fango... e di realismo

L'esercizio è fondamentale. Il fatto di dover sempre sperimentare tutto al momento del bisogno, e di non avere tempo per allenarmi in condizioni di tranquillità, è un problema che in qualche modo dovrò risolvere. Altrimenti è davvero difficile ottenere risultati apprezzabili.
D'altronde dove la trovo una cavia disposta a farsi venire dei crampi per darmi occasione di fare esercizio?
Qui a Lagos vige la schiavitù.
Se soltanto fossi appena un tantino più spregiudicata... però magari qualcuno disposto a farsi venire un crampo in cambio di pochi spiccioli lo trovo. Certo, nemmeno io ormai navigo nell'oro, ma qui la miseria è tale che probabilmente un tentativo o due posso permettermelo senza andare rovinata.
Non ci sono conseguenze negative, un crampo fa malissimo lì per lì, poi passa. Però non mi va di farlo a tradimento a gente inconsapevole, non mi sembra giusto.

Nella torbiera ho fatto un volo nel fango che me lo ricorderò. Se non ci fosse stato Brian a rialzarmi starei ancora lì a far compagnia alle ranocchie e alle libellule... colpa di quegli stupidi moscerini che mi sono finiti in bocca.
Fa sempre un po' ridere quando la gente cade, fa ridere pure se ti fai male.

Mi chiedo cosa succederà nelle prossime settimane. A parte il capo e quell'altro, è probabile che i quattro briganti superstiti finiranno per essere reclutati a forza nell'esercito di Uryen. E' imbarazzante. Ce li troveremo insieme alla Rocca di Tramontana, diventeranno nostri alleati, magari finiremo anche per farci amicizia. Oggi carcerieri e domani compagni d'arme. Fa strano, ma bisogna abituarcisi: è un po' quel che è successo con Greg, ed anche coi soldati della Chela, sir Madsen e compagnia bella.

Mentre combattere contro "mostri" è qualcosa che mette tutti d'accordo, la velocità con cui gli ex nemici diventano commilitoni mette un po' di dubbi addosso.
Ogni volta che si incocca l'arco, che si incrocia la spada con qualcuno, bisognerebbe dirsi "niente di personale". Perchè spesso è così: non c'è niente di personale. Ognuno sta nello schieramento che gli è capitato, ognuno cerca di portare la pelle a casa.

Pericoloso relativismo.

Una cosa per volta, meglio non confondersi con simili considerazioni. Andiamo a fare la spesa, c'è un po' di gente da comprare.


Kailah fangosa (blog)
scritto da Kailah , 10:38 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 maggio 516
Martedì 8 Gennaio 2013

incubo

"Non oltrepassare il segno che ho tracciato sul pavimento".
Con l'eco delle parole di Luger ancora nelle orecchie varco la soglia della cella di Cynthia.
Lei è lì, al buio, incatenata al muro come sempre. Non si volta a guardarmi, ma dall'impercettibile mutamento nel suo respiro mi rendo conto che sa di me e non sta dormendo come vorrebbe far credere.
Aspetto in silenzio qualche minuto, contemplandola.
E' spettinata, sporca, magra. A terra, nell'angolo, scorgo resti disgustosi di un miserabile pasto, l'odore della cella mi afferra allo stomaco e devo concentrarmi per soffocare un conato di vomito. Respiro cautamente, cercando di non permettere all'aria pestilenziale che aleggia qui dentro di contaminarmi.
Mentre i miei occhi si abituano all'oscurità, i dettagli della tremenda prigionia mi si palesano uno dopo l'altro. Condannata a una morte ben più triste, lenta. Condannata dal suo coraggio, condannata in un istante.
"Che aspetti?"
La sua voce mi sorprende, non so cosa rispondere.
"Kailah", ripete piantando gli occhi nerissimi nei miei. "Kailah, che cosa sei venuta a fare qui?"
"Io..." non sono mai stata brava con queste cose, cerco le parole e vedo intorno a me soltanto il vuoto, il buio. "Devi scusarmi se ti disturbo, ma vorrei... vorrei..."
"Vorresti?". C'è una nota sarcastica nella sua voce, sembra insieme irritata e divertita dal mio imbarazzo. "Vorresti farmi qualche domanda? Qualche... altra domanda?"
Scuoto il capo.
"No. Vorrei..." faccio un respiro. "Vorrei liberarti".
Mi guarda.
Un brivido mi percorre la schiena, lei si alza in piedi e sorride.
"Lo apprezzerei molto", risponde con la voce che non è quella di una ragazza prigioniera da mesi, anche se esce dalla sua gola stanca e sfinita dal pianto. E' una voce sicura, la voce del suo misterioso ospite.
Annuisco.
Avanzo di un passo, con la punta del piede sfioro il glifo a terra, che sembra scintillare debolmente.
"Protendi le mani, Kailah", dice.
Le raccomandazioni di Luger mi tornano in mente come sospinte da un'onda del mare, che subito la risacca trascina via. Rimane il silenzio dentro di me.
Avanzo di un altro passo, violando il sigillo di protezione che il vecchio stregone aveva apposto in questa cella. Cynthia mi guarda con occhi che hanno ben poco di umano, pozzi neri di mistero e di conoscenza.
"Benvenuta".
Mi rivolge i palmi delle mani, quasi ad offrire un dono invisibile. O a chiederne. Rispondo con lo stesso gesto. Cynthia mi afferra i polsi con una presa salda e fresca, traendomi a sè.
"Sei ancora molto debole" sussurra, mentre sento il potere che inizia a fluire attraverso di me. Lei se ne nutre, diventa più calda. Gli occhi le brillano, completamente neri.
"Non importa", aggiunge poi dopo il suo breve esame. Io fatico a reggere il suo sguardo, che pure mi attrae come una luce cattura le farfalle e gli altri insetti. "Non importa, crescerai", insiste. "Sei capiente".
"Va... bene", riesco a rispondere.
"Oh, non è che tu ormai abbia molta scelta, Kailah. Devi solo lasciarti andare".

... fuggi.... allontanati in fretta.....

La voce di Luger torna e svanisce in un istante. La sento appena.
"Devo solo... lasciarmi andare. Ma come, cosa...?" sono incerta, non capisco. La stretta di Cynthia sui miei polsi si fa più forte, quasi dolorosa.
"Lascialo scorrere. Apri ogni porta, ogni cancello. Ogni diga"
Chiudo gli occhi, respiro, provo a controllare il mio potere, ma sfugge, sfila via come un torrente senza controllo. Non ci riesco, non sono capace.
Cynthia avvicina le labbra al mio orecchio e mormora due parole che iniziano dolcemente a scatenare una valanga dentro ogni mio percorso interiore.

Lasciami entrare.

Il torrente, la valanga, il vento impetuoso si fanno spazio dentro la mia mente, in fondo al mio cuore. Il Potere impazzisce, le mani brillano e bruciano, la stretta sui polsi diventa violentissima e poi, improvvisamente, svanisce.

Sento un tonfo, apro gli occhi.
Il corpo senza vita di Cynthia giace ai miei piedi.
Solo dopo qualche attimo mi ricordo di dover respirare, i miei polmoni si ampliano lasciando entrare l'aria fetida della cella, eppure c'è un nuovo odore, un misterioso e invitante profumo.

E' così che ci si sente?
Il glifo manda un ultimo inutile baluginio sotto i miei piedi. Lo calpesto mentre esco dalla cella.

"Cynthia è morta" dico a Luger. La voce mi esce sinistramente inespressiva.
L'anziano stregone mi guarda e inorridisce. "No!" grida, "non tu! Non...."
Alzo la mano destra verso di lui sprigionando una ventata possente, che spinge a terra il vecchio, facendolo rotolare tra alambicchi, vetri e libri rosicchiati dalle tarme.
"Non sei tu! Non sei tu!" grida disperatamente.

"Non sono io... non sono..."

... io.

Mi sveglio di soprassalto. Sudata, ansimante, spaventata.
Di nuovo, l'ho sognata ancora.
Basta... devo alzarmi, prendere una boccata d'aria. Pensare ad altro.
Tra poco sorgerà l'alba.

scritto da Kailah , 13:20 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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