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« E' da tempo che volevo fare un tempio di Shasda... sin da piccola.... »
- Rhea, prostituta del Castello di Seta -
 
Kelly Babel
Kelly Babel
 
creato il: 11/02/2013   messaggi totali: 4   commenti totali: 4
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6 maggio 517
Martedì 18 Agosto 2015

Il canto degli uccellini


Il Ponte di Dossler è ben sorvegliato. Il Sergente Duke mostra un incartamento all'Ufficiale al comando, qui di guardia, che subito ci fa segno di proseguire.
Avanziamo in fila per due, a cavallo, con il carretto a metà dello schieramento.
E' una bella mattina per oltrepassare il Traunne. L'aria è insolitamente tersa e non c'è traccia del vento fastidioso che abbiamo imparato a detestare. Gli uccelli sembrano gli unici animali ancora intatti, in questa natura stravolta da Risvegliati e Kreepar, gli unici a ridestarsi ad una primavera che ricorda solo lontanamente le primavere del passato.
"A che pensi?"
Mi volto di soprassalto, East sorride. "Ti vedo assorta..."
"Guardavo gli uccellini", annuisco. "Sembra che per loro non sia cambiato nulla"
East resta in silenzio, ascolta il cinguettio per qualche istante e annuisce. "Sono tanti, hai ragione"

Il carretto scricchiola improvvisamente, mentre le ruote superano un'imperfezione del ponte. Non è la prima volta che percorriamo questa strada, ormai la conosciamo bene. Dal ponte ad Angvard e viceversa, per scortare gli approvvigionamenti.
Ho insistito molto per essere assegnata oltre il fiume, speravo in un po' d'azione ma tutto sommato questo incarico tranquillo, quasi monotono, mi fa bene. Non posso pretendere troppo da me stessa, sto ancora guarendo.
Siamo un piccolo convoglio, otto soldati in tutto, alcuni dei quali erano già con me nella disastrosa missione lungo il Bulvark di Dossler. Due di quelli nuovi, Emil e sua sorella Sonja, sono poco più che ragazzini e guidano il carretto, come faceva loro nonno prima dell'inverno. Noialtri li scortiamo avanti e indietro.

Superato il punto di vedetta oltre fiume, salutati i soldati di Dossler, ci incamminiamo lentamente verso Angvard, attraverso la campagna incolta. A terra si riconoscono alcune tracce asimmetriche, strane, sghembe: sono quelle che lasciano i Kreepar durante la notte, ci hanno detto. Durante il giorno non se ne vedono, salvo rarissimi avvistamenti, ma pare che di notte questa zona sia malsicura a causa di quelle creature.
La vegetazione spontanea, che nessuno si occupa più di tagliare, con la bella stagione sta diventando sempre più fitta. Ci sono molti pruni, che con un po' di fortuna quest'estate produrranno grandi quantità di more: per chi avrà il coraggio di fermarsi a raccoglierle, ovviamente.
Avanziamo per alcune ore, mentre il mattino si fa sempre più luminoso e caldo. Oltrepassiamo una torretta di legno, scambiamo i consueti segni di riconoscimento e saluto, proseguiamo.

"Mi chiedo perchè non si trovino mai carcasse di Kreepar", dice improvvisamente East.
"Eh?"
"Non ci hai mai fatto caso? Nemmeno una, mai. E dire che ce ne sono tanti, guarda quante impronte, anche lì nel fango... come è possibile che non se ne trovi mai uno morto?"
"A che ti serve un Kreepar morto?" domando.
"Non è che mi serva, è che mi piacerebbe vederne uno per bene, con calma, capire come sono fatti..."
"Ad Angvard c'è chi li cucina, magari quando arriviamo puoi cercare lì"
East annuisce, pensoso. "Però sono creature strane, eh. Mi ha detto uno del Sedicesimo che un amico suo è stato morso... o forse graffiato? graffiato mi sa... da un Kreepar... e che da allora ogni sera gli brucia la fronte e si sente male. Come se avesse la febbre..."
Scuoto il capo. "Un amico di un amico di un amico di uno che conosci... non dirmi che credi a queste voci"
Simon si inserisce nel discorso. "L'ho sentita pure io questa storia, che i Kreepar portano malattie. Ma non se ti graffiano, se li mangi"
Sprono il cavallo, sempre il solito discorso. I Kreepar, le malattie, i Risvegliati, com'era meglio il mondo prima della guerra... che noia.
Il cavallo avanza pigramente, ma almeno è silenzioso: è un ronzino di nome Bartolomew, ho imparato a chiamarlo Bart e so già che finirò ad affezionarmi a lui, nonostante tutto. Lento, male addestrato, ormai vecchio e malconcio. Ma è una povera bestia onesta e fedele, e merita rispetto.

Affianco il Sergente alla testa del piccolo convoglio. E' intento a scrutare la vegetazione, i cespugli di rovi, il rudere di una fattoria abbandonata tra gli alberi. Non sono frequenti i Risvegliati in questa zona, ma mai abbassare la guardia: da due settimane che facciamo la spola, abbiamo abbattuto cinque Raminghi. Anche uno è sufficiente, se ci si distrae troppo.
Il Sergente si accorge della mia presenza e mi fa un cenno. "Non noti qualcosa di strano, in quella macchia di alberi? Non ti voltare di scatto, non far ve..."
...
Non è il rumore della freccia, nè il dolore. La gola mi si secca immediatamente, mentre qualcosa di tiepido inizia a colare sulla mia spalla, lungo il braccio sinistro.
Dietro di me qualcuno manda un grido, sento il nitrito di uno dei cavalli. Non riesco a voltarmi che un'altra raffica di frecce viene scagliata contro di noi, in perfetto unisono. Faccio in tempo a contarne quattro, prima che una raggiunga il povero Bart alla zampa, facendolo incespicare.
Il Sergente indica una macchia di alberi poco più avanti, dove si scorge il movimento degli arcieri nemici.
"All'attacco!"
Il carretto è troppo lento per poter spronare al galoppo, penso mentre ficco i talloni nei fianchi magri del mio cavallo già ferito. Bart fa uno scatto in avanti, goffo, ma non riesce a tenere il passo con il cavallo del Sergente e di East. Gli altri sono dietro di noi. Le frecce continuano a pioverci addosso, la distanza è poca ma siamo rall...
...
Stavolta lo sento subito, il dolore. Una fitta al ventre simile ad un crampo, ma più profonda, più spaventosa. Abbasso gli occhi e vedo una freccia conficcata nella mia armatura, che già si sta tingendo di nero. Nero come le piume della freccia, nero come la notte a Reil...
"Kelly!"
Mi volto di soprassalto, non capisco. Sto cavalcando, ma è tutto storto, gli alberi sono...
...
La terra mi piomba addosso, pesantissima, l'erba mi struscia la faccia, entra in bocca, ho bisogno di tossire. Ho bisogno di respirare.
Dove sta l'aria? Vedo solo terra, erba, fango. La traccia storta di un insetto...
...
Tutti gridano e sbatacchiano le spade e gli scudi per fare più fracasso, anche i cavalli galoppano e cadono e io non riesco a girarmi per vedere, non ho la forza di girarmi, come una tartaruga all'incontrario, stesa sulla pancia, con una freccia nel ventre che affonda sempre di più.
Poi, mentre le stelle si diradano e svaniscono dai miei occhi, riconosco il suono della battaglia e le urla di dolore.
Anche io sto urlando.
...
Respira, Kelly. Respira.
Mi concentro, raccolgo le forze e spingo sulle braccia più che posso, fino a ruotare sul fianco. Non ho il coraggio di guardare la freccia, il dolore è simile ad un groppo alla gola, solo che il cuore mi batte nella pancia.
La terra vibra per il suono di un corno, vicino. Sento ordini secchi, voci sconosciute, vedo i due fratelli che alzano le mani, tremanti, mentre uomini armati senza insegne puntano loro addosso le spade. "Stendetevi a terra" dicono, "e non vi faremo del male".
Prego che ubbidiscano, prego che sia così. Non riesco a vedere gli altri, il Sergente, East...
Passi, stivali, uno è proprio sopra di me. Mi guarda.
Occhi chiari, elmo mezzo rotto, nessun segno di riconoscimento.
"E questa?"
"Lasciala lì, se la mangeranno i Kreepar" risponde un'altra voce, più distante. "Forza, col carico. Abbiamo poco tempo"
L'uomo annuisce, poi sembra notare qualcosa su di me, qualcosa che attira la sua attenzione. Si china, allunga una mano (non mi toccare, non mi toccare, non mi toccare) e afferra l'elsa della daga che porto al fianco, la sfila dal fodero.
"Bella questa, grazie" mi dice con un sorriso. E se la mette alla cintura.
Bella sì, era di mio nonno quella daga. Ma non ho fiato di rispondergli, ho fiato solo per sospirare di sollievo quando lo vedo allontanarsi.
...
Silenzio. Sento il calore scivolare via dalla ferita al ventre, un'emorragia lenta e dolce, che fa venire sonno.
Forse mi sono assopita, ed è per questo che quando Emil mi scuote per il braccio ho un sussulto quasi di paura.
"Kelly, Kelly... mi senti?"
"... sì", riesco a sospirare.
"Hai una freccia... devo medicarti..."
"Gli... altri?"
"Una cosa per volta, ora... lascia che ti slacci l'armatura"
Annuisco, anche se non ho il coraggio di vedere cosa ci sarà sotto.
"Sonja, aiutami", chiama Emil. La sorella lo raggiunge subito, ha le mani tutte sporche di sangue. Il sangue di chi?
"Rilassati, Kelly, adesso ti farò un po' male, ma non devi preoccuparti"
Chiudo gli occhi, stringo i denti, badando bene di non mordermi la lingua per il dolore. Non devo gridare, non devo gridare... "AAAhhhhh!"
"Spingi qui, Emil! Aiutami!"
La voce di Sonja arriva ovattata, sento una pressione violenta sul ventre, è il peso di un corpo, di un ginocchio che spinge, e spinge, e spinge...
... ho voglia di piangere e di non pensare a niente, voglio svenire, voglio solo morire.
...
Riapro gli occhi cullata dal movimento di un carro. Il dolore al ventre adesso è fortissimo, mentre il braccio sinistro giace intorpidito, formicolante. Sento delle voci ovattate che parlano, non distanti.
"Tutti i medicinali, e nient'altro"
"Come se sapessero cosa cercare..."
Il Sergente Duke conferma. "Esatto, come se sapessero cosa stavamo trasportando".
"Vonner non sarà contento di questa notizia" dice l'altro, che non riconosco. "Non sarà contento neanche un po'".
"Arriveremo ad Angvard tra un paio d'ore, già ci aspettano", aggiunge una terza voce, anch'essa sconosciuta. "Dobbiamo fare in fretta, prima che cali il sole".
...
Il sole... le ombre sul carretto sono lunghe, dorate. Riconosco il canto degli uccellini, o forse è soltanto lo scricchiolio delle ruote. Accanto a me scorgo altre sagome silenziose e immobili, ho paura di trovarmi sul carretto celeste che accompagna i morti nell'oltretomba. Ma forse è solo un'impressione, forse non è morto nessuno.
Forse sto sognando e siamo ancora presso il ponte di Dossler, di buon mattino.

scritto da Kelly Babel , 23:21 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
12 ottobre 516
Domenica 9 Marzo 2014

Fratelli



Devon, Luke, Valhance.
Mi avete lasciato una pesante eredità, con la vostra morte.
Sono sola. Anzi, più che sola: sono unica, ultima. L'ultima speranza, l'ultima possibilità.
Famiglia adesso per me significa responsabilità e dovere. Porto il peso di tutte le speranze di nostro padre sulle mie spalle, non posso e non devo deluderlo.
Ce la metto tutta.
A volte riesco persino a dimenticare quanto fosse forte il nostro legame, riesco a non pensare a quanto fosse confortante sapere di avervi, anche se lontani, anche se in guerra.

Un fratello che ti tira fuori dai guai. Che rischia per te, che si sporca le mani, che fa quello che deve fare per salvarti. Che quando c'è ti considera poco, ti prende in giro perchè hai paura dei ragni, perchè parli con il tuo cavallo. Un fratello che ti fa ridere e ti mette paura, che si nasconde dietro l'angolo per divertirsi a vederti strillare. Un fratello che si arrabbia quando qualcuno ti fa del male, un fratello che fa di tutto per sconfiggerti con una spada spuntata... e non ci riesce.

Io non ce l'ho più quei fratelli.
Siete morti tutti, mi avete lasciata indietro. Bello scherzo mi avete fatto. Adesso sì che devo per forza parlare con Rarity: è rimasta solo lei.

Questi ultimi giorni, passati dietro ai problemi familiari di Vodan e delle sue sorelle, mi hanno messo addosso un po' di tristezza. Anche io vorrei avere ancora i miei fratelli. Vorrei poter litigare con voi e offendermi per le vostre risatine. Sfidarvi, lottare, ridere insieme.

Accidenti a tutto quanto.

Vecchio cimitero - Panoramica
scritto da Kelly Babel , 23:07 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
10 agosto 516
Martedì 7 Maggio 2013

Primo sangue

Non c'è acqua in questo rudere, tranne la poca che portiamo nelle borracce. Non posso sprecarla, eppure ho inumidito un lembo del mio mantello e sarà un'ora che struscio e struscio. Virgil, la mia spada, mi sembra ancora sporca.
I miei stivali sono macchiati di sangue, la spada, gli schizzi sono finiti dappertutto.
Mi sento sporca, sporchissima. Non fa caldo, ma nell'elmo i capelli si appiccicano per il sudore, si schiacciano. La cinghia di cuoio mi ha segato un po' la pelle delicata del collo, sento che pizzica.
E' una fortuna che io non abbia uno specchio a disposizione.
Poco fa, inumidendomi le labbra secche, ho avvertito un sapore salato. Sangue? Il sangue di quest'uomo mi è schizzato persino sul viso?
Oh, Dei...

Sono seduta in un angolo del rudere, chiusa dentro con il prigioniero e due cadaveri. Uno con la testa spiccata dal collo, l'altro con una gamba tranciata. Il pavimento è un lago di sangue, scuro e scivoloso, luccicante alla luce fioca della torcia.
L'aria puzza di escrementi: non voglio sapere cosa c'è nei calzoni luridi di questi disgraziati.
E nemmeno una finestra.

Sono sola.
Sola davanti al triste spettacolo della morte e della disfatta. Il prigioniero è imbavagliato ma mi guarda insistentemente, quasi implorante.
Potrei ucciderlo e farla finita, ma non ho mai ucciso una persona.
A dire il vero non ho mai affondato la spada nella carne di una persona.

Mai, fino a stasera.

E' sorprendentemente facile colpire un uomo.
Detta così potrebbe sembrare un'affermazione con implicazioni sentimentali. E' facile colpirlo, ferirlo. Il difficile è abbatterlo.
Non posso negare di essere rimasta impressionata dall'esibizione di forza dei miei compagni.
Io ho colpito con tutto il mio impegno quell'uomo che ora giace cadavere lì per terra, e l'ho appena scalfito. Vodan... beh, in un colpo gli ha tranciato una gamba. Ha spaccato l'osso, reciso i muscoli, la carne...
Guardo le sue braccia con maggiore rispetto, adesso. Quanto è immensamente più forte di me? E Sven? Bohemond che si getta senza armature da solo contro tre uomini armati?

Io sono una donna.
In addestramento questo significa soltanto che sono veloce, che mi muovo bene, che ho più grazia dei miei fratelli. In addestramento non devi ammazzare nessuno, non conta quanto sei veramente forte. Conta quanto sei abile, contano i tuoi riflessi. E in questo io me la cavo piuttosto bene.
Ma... quando davanti hai una persona disperata che ti vuole ammazzare, e il gioco è o te o lui, conta la forza.
I muscoli, il peso, la potenza.

Mi viene da sorridere al pensiero delle battute di Bohemond sul mio peso. Lui è un guerriero impressionante, un uomo possente. Peserà il doppio di me. "Ma tu hai più grasso".
Che sfacciato... per la prima volta stasera si è dimostrato sollecito nei miei confronti, mi ha tranquillizzata, incoraggiandomi ad affrontare questa solitudine, questo capanno buio, insanguinato e fetido. Mi ha detto che sono brava.

Non è vero. Però mi ha fatto piacere sentirglielo dire.

scritto da Kelly , 12:58 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
13 giugno 516
Martedì 12 Febbraio 2013

alla Torre Nove

Ho l'impressione di non essere ben voluta.
E' strano, io cerco di essere cordiale e di mostrarmi gentile con tutta questa gente, ed ho persino acconsentito che un altro soldato oggi cavalcasse Rarity per andare a portare notizie urgenti alla Torre Tre. Non è stata una richiesta da poco, quella del Sergente Ivàn. Eppure cosa ho fatto? Ho detto di sì.
Come ho detto di sì a tutto il resto, a dormire nella camerata insieme a tutti gli altri, senza la minima riservatezza, a ridurre il mio bagaglio per viaggiare più leggera, come ha chiesto il soldato Sven... insomma, sto dicendo sempre di sì, eppure mi sembra che i commilitoni mi guardino con qualcosa di malevolo, un'antipatia celata neanche troppo bene.
Non tutti, intendiamoci.
Il Sergente è gentile, per quanto sia severo, inflessibile. Un soldato duro e navigato, poco disposto a star dietro ai problemi di una donnetta.
Mi piace anche Padre Engelhaft, un uomo maturo che riesce a guardare tutto e tutti con un distacco che un po' gli invidio, grazie alla distanza che gli dà l'età avanzata e la saggezza accumulata negli anni.
Mi piace, seppure in un altro modo, Vodan, un giovanotto di bellezza innegabile, tuttavia piuttosto antipatico. Sta sulle sue, parla poco e mi guarda sempre con occhi critici. Penso che venga da Nuova Lagos, poveraccio, ne avrà viste di ogni sorta... non fa il minimo sforzo tuttavia per cercare di essere gentile con me.
Nel nostro piccolo gruppetto c'è un'altra ragazza, Kailah, che però mi sembra un po' sulle sue, come se cercasse di non farsi notare, di far dimenticare a tutti il fatto di essere una donna. Non mi appoggia mai nelle piccole battaglie per avere cose come un paravento, una tenda... sembra solo mortalmente in imbarazzo. Non so se sia solo timida, o se nasconda qualcosa.
Sven è un tipo tutto d'un pezzo, di poche parole. Si comporta allo stesso modo con tutti, sia con me che con gli altri, quindi alla fine niente da dire, niente da obiettare. Ha l'aria del soldato esperto, tendo a fidarmi di lui.
Bohemond... eh, tocca ammettere che Bohemond è il peggio di tutti. Si capisce proprio che ce l'ha con me. Non capisco cosa gli ho fatto! Appena apro bocca sbuffa, ridacchia, mi prende in giro. E' un tizio che viene dal sud, da Amer addirittura. Forse lì proprio non sono abituati ad avere donne nell'esercito, forse sono più chiusi verso queste cose... ed è questa la ragione di un simile atteggiamento... però non so, non mi convince questa spiegazione, perchè in fondo con Kailah si comporta bene, la rispetta. E allora perchè ce l'ha con me? Che gli ho fatto? Lo vedo bene a far comunella con quell'altro soggetto sgradevole di Samuel, che non fa altro che offendere e trattar male.

E' dura questa vita nell'esercito, devo ingoiare tanti rospi. Ci metterò del tempo a farmi rispettare... ma per l'onore della mia famiglia e nel ricordo dei miei fratelli, devo farmi valere ad ogni costo.

scritto da Kelly Babel , 02:19 | permalink | markup wiki | commenti (1)