Cerca nel Sito

NomeKeywordsDescrizioneSezioniVoci correlate

Forum di Myst

 
« Intanto questo maghetto è dalla parte che ha vinto... »
- Guelfo da Flavigny -
 
Julie la Piattola
Julie Modane
 
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 139   commenti totali: 110
321303 visite dal 31/07/2007 (ultima visita il 20/04/2024, 06:58)
21 giugno 517
Lunedì 28 Maggio 2007

"Esci dalla stanza"

Jen.
Una persona coraggiosa.

Passiamo la notte ad esplorare il santuario sotterraneo, le stanze in rovina in cui molti di noi hanno sognato di trovare la morte.
E' il 21 giugno, la data così attesa, la conclusione di tutto il viaggio. E stanza dopo stanza ci rendiamo conto che gli ambienti visti in sogno hanno conosciuto il passaggio di molti anni, e che altri corpi senza vita giacciono là dove sognavamo di morire noi.
Ormai solo le bestie popolano questi ambienti, ragni, topi, un orso che ha trovato una sala dove scavarsi una tana. Ma non sono loro la minaccia peggiore: ci sono molte trappole, ancora funzionanti.

Per liberare una scala invasa dai detriti servono degli attrezzi, che si trovano in un magazzino a cui è parzialmente franato il soffitto, in testa a un poveraccio che sta morto stecchito a terra.
Io e Jen ci arrampichiamo sui detriti e raggiungiamo la parte di pavimento sgombra, dove iniziamo a raccogliere gli attrezzi.
Ma improvvisamente sento Jen che mi chiama.
"Ho calpestato qualcosa", dice.
Un lastrone di pietra ha fatto "clic", quando ci ha messo il piede sopra. Ora resta abbassato, si alzerà appena lei si sposta. Facendo forse scattare la trappola.
Guardo indietro, al soffitto caduto, e poi guardo in alto, al soffitto che ci cadrà in testa fra poco.

"Esci dalla stanza", mi dice Jen.
Nemmeno trema la sua voce.
Io resto lì, le dico di non muoversi, avverto gli altri. Loic suggerisce di mettere qualcosa di pesante sul lastrone di pietra, in modo che Jen possa allontanarsi senza pericolo.
Trascino due grossi secchi pieni di carbone, Jen li mette ai suoi piedi.
"Ora esci", insiste.
Mi sposto qualche metro verso la porta, là dove il soffitto è già franato. Loic mi viene accanto, anche lui arrampicandosi tra le pietre.
Jen si prepara a saltare verso di noi. Io mormoro in silenzio una preghiera.
Il silenzio è assoluto.

"Clic"
Jen salta. Il soffitto della stanza cade di botto, sollevando un gran polverone, pietre che schizzano come proiettili, in un tonfo assordante.
Riapro gli occhi. Jen non è riuscita ad arrivare in salvo. Sento un brivido, ma subito riconosco la sua voce, un lamento di dolore.
E' viva, penso. Siano ringraziati gli dei.
Le pietre l'hanno colpita ad una gamba e ad un braccio, ma riusciamo a tirarla fuori dalla stanza e Desiree si prende cura di lei.
"Niente di rotto per fortuna".
Jen si siede e riprende fiato. Non dice nulla.
La guardo ammirata.
Jen è proprio una ragazza coraggiosa.

scritto da Julie , 10:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
19 giugno 517
Giovedì 24 Maggio 2007

"io mi sento bene, ma non mi fanno alzare"

Lucius. Steso nel letto, pallido più delle lenzuola, febbricitante. Eppure freme e scalpita, vuole venire con noi, arrivare fino in fondo a questa storia.
Ma i guaritori sono stati chiarissimi: la ferita di Lucius è infetta, lui non si può muovere perchè altrimenti rischia di morire. Rischia di morire comunque, per dirla tutta.
Inghiottisco.
Apro la bocca per parlare, ma Loic mi precede. Loic che è voluto venire con me a trovare Lucius. Loic che parla, parla, incoraggia Lucius prospettandogli grandi imprese future, grandi battaglie e molto di più. Lucius risponde che è questa la battaglia che gli interessa, qui e ora. Ma Loic insiste, bonario, a rincuorarlo a modo suo.
Sento Loic, ma non lo ascolto.
I pensieri mi corrono in tutte le direzioni, neanche io so cosa desidero. So solo che mi sento triste da impazzire per Lucius che deve rimanere indietro, deve fermarsi qui. Lui che più di tutti ha coraggio da vendere e vuole così tanto portare a termine la missione.
Vorrei che venisse con noi, ma so benissimo che non può farlo. Vorrei...
Mi accorgo del silenzio, Loic tace.
Lucius mi guarda.
"Il mantello... vorrei che lo portassi con te", dice.
Avvampo.
Presa alla sprovvista resto imbambolata, poi annuisco. Non so neanche io cosa dico, ringrazio, forse, gli dico qualcosa come " sarà un po' come averti insieme a noi..." scemenze del genere...
Sento la testa che mi gira, Loic si avvicina al letto di Lucius e gli dà una pacca sul braccio, per salutarlo. Io lo seguo.
"Ciao..." gli dico. Non so dire niente di più.
Prendo il fagotto con il mantello, lo stringo al petto.
Usciamo dalla stanza.
Seguo Loic automaticamente, ci ritroviamo con gli altri.
Parole, discorsi. Arrivano Solice e Rosalie... si parla di cosa fare, se partire adesso o domattina per la foresta... Ma le loro voci mi scivolano sopra, non riesco a concentrarmi, sento che qualcosa è rimasto in sospeso.
Non posso aspettare il nostro ritorno.
Mi allontano dalla stanza senza dire nulla, sono tutti troppo intenti a parlare per accorgersene.
Scivolo per i corridoi, fino alla stanza di Lucius.
Neanche busso. Entro, lo abbraccio.
Finalmente parliamo.
scritto da Julie , 15:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
17 giugno 517
Giovedì 24 Maggio 2007

... pluf!

Chi se la scorderà mai l'espressione di Guelfo nel momento in cui il misterioso birillo gli scivola di mano, rimbalza sul pavimento sdrucciolevole della grotta e cade nel pozzo?

Non ce l'ho fatta, sono sbottata a ridere!

E quando, appena ripreso fiato, ho teso a Guelfo l'astuccio autentico, al mio povero amico che già stava per farsi calare nel pozzo, lui mi ha guardata interdetto... non capiva... glie l'ho dovuto spiegare!

Era uno SCHERZO!!

Ancora se ci penso mi vengono le lacrime dal ridere... e che faccia anche gli altri, Quixote, Lucius....

scritto da Julie , 09:46 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
17 giugno 517
Sabato 19 Maggio 2007

il tesoro nel pozzo

Lucius ha mantenuto la sua promessa.
Pallido, dolorante per il colpo d'alabarda ricevuto al petto stamattina, riesce a stento a passare per la strettissima galleria fino alla caverna con il pozzo: zoppicando, appoggiandosi alle pareti di roccia, con la lanterna in mano che barcolla...
Tuttavia, benchè ferito, quando ci troviano davanti al pozzo mi guarda negli occhi e si offre di calarsi al mio posto.
Non sta scherzando.
Si calerebbe sul serio, se dicessi di sì.
Mi fa venire la pelle d'oca, anche se io rispondo sdrammatizzando, dicendogli che semmai mi sarei rifiutata di calarmi nel pozzo schifido con gli insetti...
Il pozzo però fa paura, tocca ammetterlo. Profondo, buio, scivolosissimo e ricoperto di muschio... in una caverna scavata dall'acqua, mezza franata, già pericolosa di suo.
Loic mi stringe una corda alla vita, assicurandosi che i nodi a cui affiderò la mia pelle siano ben saldi.
Giusto il tempo per rivolgere una preghierina a Illmarinen...
E senza pensarci troppo mi calo nel pozzo.

Eric e Loic sono troppo grossi per passare per il cunicolo. Ci sono Guelfo, Quixote e Lucius a tenermi, sono sicura che non molleranno la presa: affido loro la mia vita senza timore.
Inizio a scendere con la lanterna in mano, con l'altra mi tengo alla corda che ho alla vita, visto che il pozzo non ha quasi appigli. E' buio, profondissimo, e sul fondo si intravede dell'acqua. Ma mentre scendo mi costringo a non pensare a come sarà difficile ripescare l'oggetto che stiamo cercando, a come sarà dura risalire, ai nodi e alle corde che si logoreranno, ai miei amici che di sopra sono in ansia per la mia vita...
La fortuna, o forse gli dei, mi aiutano subito.
Scendo di una decina di metri, non di più, e ancora non mi sento così sola e spaventata, quando scorgo qualcosa che sporge dal fianco più sconnesso del pozzo. Qualcosa che mi pare un astuccio.
"Forse l'ho trovato!" dico.
Sento la voce di Guelfo, ansiosa. "Che hai visto?"
"Non lo so, sembra un astuccio, incastrato tra le rocce..."
"E' lui!" esclama il mio amico.
"Provo a prenderlo. Dovrò dondolarmi un po'..."
"Sta attenta!"
Eh, attenta... se stavo attenta non mi ci calavo proprio, nel pozzo.
L'oggetto sta proprio dal lato opposto, devo saltare. Salto.
Sbatto contro la pietra, le braccia mi fanno male, ma non riesco ad afferrarmi. La corda mi riporta indietro.
Inghiotto il dolore, riprendo fiato. Riprovo.
Stavolta il colpo è ancora più forte, non riesco a trattenere un gemito. Ma le mani afferrano qualcosa, poi scivolano... e inesorabile la corda mi risbatte all'indietro.
Non posso mollare.
Sento di sopra gli amici che sono preoccupati, mi dicono di stare attenta, "sei sicura? te la senti?" so che stanno pregando per me, perchè la corda tenga.
E tiene.
Il terzo tentativo. Mi tuffo, le mie mani riescono ad aggrapparsi ai detriti, stringono fino a sanguinare, sostengo il mio peso. Ed ecco che devo scendere un po', per avvicinarmi all'oggetto, che non riesco ancora bene a vedere. Non so nemmeno io come, ma ce la faccio. L'afferro.
"Tiratemi su", dico, "ce l'ho fatta".
Il resto va da se.
Raggiungo il bordo del pozzo, mi isso fuori. Solo ora vedo bene le mie mani, che sanguinano e tremano per l'agitazione.
Vado da Guelfo, gli metto in mano quel che ho trovato, poi mi appoggio a Lucius e mi siedo. Riprendo fiato.
"Ma che è?" sento Guelfo.
"Eh?"
"E' un birillo!"
Mi stringo nelle spalle. Sia quel che sia, non è certo questa la cosa più importante, il mio "tesoro nel pozzo".

scritto da Julie , 22:40 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
16 giugno 517
Lunedì 14 Maggio 2007

Tramonto al castello

E' curioso pensare come un territorio aspro e inospitale come le colline Khadan siano state per tanti anni l'oggetto della contesa tra la Marca di Beid e la Baronia di Keib.
Le stiamo percorrendo a piedi da due giorni, attraverso macchie alberate, cespugli, terreno roccioso e disabitato, e a parte un po' di animaletti, conigli e uccelli, non abbiamo incrociato nessuno.
Ieri in mattinata ho provato a scherzare con Jen, proponendole di intonare uno yodel da far echeggiare tra le colline, ma lei subito mi ha detto assolutamente di no!
In terre di confine la gente ha poca voglia di ridere, temo.
E' una ragazza in gamba, veloce e di poche parole, evidentemente conosce bene il posto.
Comunque ieri notte ci siamo accampati in mezzo alle colline, tra cespuglioni e alberacci e ragni, che pare siano pure velenosi.
Oggi stesso paesaggio, fino a quando il sole ha iniziato a calare. E finalmente ci si staglia davanti la sagoma scura di un castello, in lontananza. Il castello di Adare: o meglio, il castello di Antisse.



Ci avviciniamo, adesso più silenziosi e accorti, non tanto per paura ma per la suggezione che l'ombra del castello ci incute. E' parzialmente in rovina, anche se ospita una guarnigione di soldati di Beid, da cui abbiamo scelto di non farci vedere, se non sarà necessario.
Le acque del lago sono immobili, anzi no, a momenti sono scosse da fremiti che le increspano appena, per poi acquietarsi subito. Camminiamo lungo la riva del lago con il tetro castello alle spalle.

Non servivano le parole di Net, nè i racconti di Solice, a spiegarlo. Questo è un luogo di morte, si percepisce nell'aria, nel silenzio innaturale, nella luce rossastra del lago e del cielo.
Guardo il ponte di pietra che collega il maschio del castello al cortile principale, e penso a quanta gente sarà volata di sotto, a schiantarsi su quelle rocce aguzze, nei tanti combattimenti che Adare ha ospitato.

Adesso ci accampiamo in un riparo presso il lago, e domani ci sarà da calarsi in un pozzo a cercare qualcosa. Un pozzo, un cimitero comune, un buco nero nella roccia...
Lo ammetto, avrei anche un po' di paura. Ma poi vedo i miei compagni, i miei amici, e il cuore si riscalda.
Eric e Loic, Guelfo, Desiree e Quixote... poi c'è Jen, la nostra guida, e anche Bernard e Lucius, che hanno scelto di accompagnarci in questa spedizione anche se il loro incarico sarebbe terminato con il ritorno di Rosalie a casa.
Penso a quel che mi ha detto Lucius l'altro giorno, di ritorno da Valamer. E penso anche a quanto sia difficile essere un Paladino. E' pericoloso affezionarsi troppo a qualcuno che veste i colori di un Dio.
scritto da Julie , 11:35 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
14 giugno 517
Lunedì 7 Maggio 2007

Net

E' una giornata caldissima, il sole ci abbaglia durante il breve viaggio da Beid alla fortezza di Valamer. Non c'è neanche una nuvola nel cielo, è tutto dorato di luce.
Anche per questo le segrete ci sembrano tanto buie, quando scendiamo quei pochi gradini, passiamo portoni e controlli e arriviamo nel sotterraneo. Buio, umido e freddo.
In una cella, seduto composto nonostante le ferite, troviamo Net, il famoso Jack di Quadri.

Non me lo aspettavo così. E' giovane, quieto, trasmette una sicurezza, ed una rassegnazione, che mi colpiscono.
Non gli importa della sua salvezza, ma soltanto del compimento della sua missione, solo a quella pensa.
Le sue prime parole sono per Guelfo, gli domanda dell'indovinello. Poi parlano del Geolabio, del pezzo mancante che è andato smarrito, del covo dei nostri nemici...
Gli chiedo per quale ragione, se veramente è un nobile di Krandamer, non chieda soccorso al suo nome per ottenere salva la vita. La risposta mi fa quasi vergognare di aver posto la domanda.
"Non voglio coinvolgere altri nella mia battaglia. Che onore porterei al mio nome, se mi appellassi ad esso per essere graziato dalla colpa della quale sono ritenuto colpevole?"
Non ha voglia di parlare di sè, taglia corto. Piuttosto spiega quel che sa della situazione tra Beid e Keib, il rischio di mercenari venuti da lontano attraverso un passo, che porterebbero una guerra sanguinosa, mercenari pagati con l'oro ricavato dalla vendita dei terribili tesori degli adoratori di Seth.

Gli domandiamo se abbia incontrato in sogno Desiree, ma lui non sa nulla. Eppure proprio in una di quelle notti in cui la mia amica lo sognava è stato liberato, stordito da alcuni stregoni, portato all'aperto e assalito dalla sacerdotessa del Caos Primitivo. I segni che porta sul corpo sono tremendi, simili a quelli di Sir Thomas.
La sacerdotessa è alta come me, velocissima e spietata, ma preferisce non uccidere le sue vittime, bensì lasciarle in vita molto, ma molto malconce.
Chiedo a Net del posto che ho sognato, la stanza coi drappi... dove ho visto l'Ogham perduto, il luogo in cui sono morta e in cui anche Bart ha visto giacere il mio cadavere. Ma non c'è bisogno di dirgli tutto questo, lui capisce subito di cosa sto parlando e mi risponde che è quel luogo la nostra meta, è lì che andremo.
Alla fine acconsente a tentare di riprodurre su un foglio il pezzo mancante del Geolabio, e lo lasciamo nella sua cella a lavorarci su.

Ma poco prima di uscire è Bernard a parlargli, dopo aver ascoltato in silenzio tutta la conversazione.
E gli racconta di Valerie, della sua triste fine.
Net è sconvolto, lo vedo impallidire nonostante la penombra, e nonostante il suo viso già porti molti segni di sofferenza. Infine riesce appena a mormorare tra i denti: "se è così, non è aprendo la mia cella che potrete mai liberarmi. Forse me lo merito".
Usciamo.

Il sole ci accoglie luminosissimo, è tutto bianco e abbagliante.
Mi sembra incredibile il contrasto tra la cupezza della cella, dove tutta la pietra del castello sembra gravare col suo peso sul cuore di chi c'è rinchiuso, e la giornata, splendida, che ci avvolge ora che siamo fuori.

Penso a Net e mi fa una pena infinita.
Lui e tutte le persone che hanno dato la vita, o la stanno dando adesso, per la causa degli Ogham.
Gli spiriti che animano le carte hanno sofferto una grande ingiustizia, erano onesti studiosi che sono stati massacrati da nobili corrotti.
Ma questo dava loro il diritto di condannare ad una ricerca così estenuante altre persone?
Net, Jack, Q., Samuel... quanto hanno dovuto soffrire e quanto soffriranno ancora, per quegli spiriti antichi che li guidano!

Anche i nostri genitori, gli uomini di Caen, hanno subito un'ingiustizia simile, dieci anni fa.
Ed eccoci qui. Siamo entrati nella Confraternita della Rosa Bianca, per vendicarli, per combattere ingiustizie come quella che abbiamo subito, per difendere i deboli. Deboli come eravamo deboli noi, dieci anni fa.

E quanto anche noi stiamo pagando, per l'ingiustizia che hanno sofferto i nostri genitori.
Abel e Ryan sono morti. Desiree ha dovuto rinunciare alla sua vita, al matrimonio a cui era stata predestinata. Guelfo ha perduto il nome, è un fuggiasco. E del sangue di quanta gente si sono macchiati le mani i miei cugini, Eric e Loic?

E' proprio vero che il male non si esaurisce nel momento in cui viene perpetrato. Continua a vivere nei cuori delle vittime e dei loro cari, porta ad altra violenza, ad altro dolore.

Io non me la sento di spezzare questa catena. Ne faccio parte, è la mia vita. Perchè ricordo mio padre, i miei amici, e i lutti che ho subito sono ancora vicini al mio cuore.
Ma queste carte magiche, come una catena più lunga e più pesante della memoria, continuano a vincolare di generazione in generazione nuove persone alla causa di chi è morto da secoli.
E' una cosa innaturale, sbagliata.

Dicono che il potere delle carte si affievolisce col tempo, e che probabilmente questa è l'ultima occasione che hanno i morti di allora di far valere le loro ragioni. E' un sollievo saperlo.
Perchè anche se dovessimo fallire, non avremo sulla coscienza la consapevolezza che altri innocenti, magari tra vent'anni, saranno ancora legati a questa antica, vecchia, decrepita e insanguinata catena.

scritto da Julie , 10:42 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
11 giugno 517
Mercoledì 2 Maggio 2007

Sir Thomas

Solice è volata di sotto da una finestra.
Molte grazie, Sir Thomas, gentile da parte tua dircelo con tanta premura, dal momento che sai che siamo i suoi amici, stiamo in pensiero per lei, e che le vogliamo bene.
Due giorni a tergiversare, "non ve lo posso dire", "le domande le faccio prima io", e poi finalmente "ha avuto un incidente, è guardata a vista e sta al Palazzo..."
Ora scopriamo che qualcuno l'ha buttata di sotto, che è ferita gravemente, e che Net (Netblablabla Dal Nome Impossibile) è accusato dell'attentato e sarà probabilmente messo a morte (pur essendo, e questo lo sai pure tu, innocente per l'accaduto).
Sei bravo Sir Thomas a guidare le truppe.
Però mi sa solo quello.
scritto da Julie , 11:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)