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30 gennaio 519
Venerdì 1 Luglio 2011

Notte senza luna

Stasera la locanda è davvero piena. Il vento freddo che spazzola le strade di Chalard ha spinto tutti dentro, viandanti e cittadini. I primi a entrare, più fortunati, hanno trovato posto vicino al caminetto: il resto spinge contro il bancone, battendo con impazienza il suo boccale vuoto in attesa che qualche anima pia si decida a riempirlo di sidro caldo.

"Versa, versa!" Il coro di avventori infreddoliti inneggia alla botte che si erge a fatica oltre la soglia del bancone, sorretta dalle mie braccia e da quelle di Flan. "Sei pronta?" Mi chiede lui, preparandosi a correre: il frastuono è tale che lo sento a malapena. "Sempre!", gli urlo di rimando: al suo segnale iniziamo a correre, inseguiti dal copioso tracimare del sidro bollente e da una fila indistinta di boccali assetati.

Un lavoro come un altro. A dirla tutta, forse preferivo la pasticceria: ma è stato un autunno impegnativo, e Mastro Peron doveva fare qualcosa. "O te o Greta", mi ha detto. "Io penso che tu sia più brava, ma..."

"Tenete Greta, per carità. Sarà mamma prima dell'estate..."

"E la retta di Jacob?"

"Non preoccupatevi per me, davvero: so già dove andare".

E' quasi un mese che lavoro qui. Jules è stato gentile a convincere zia Brigida. "Guarda che non è una passeggiata lavorare qui, per una secca secca come te!" Aveva ragione da vendere: ci sono volute settimane per abituarmi al mal di schiena. Ne è valsa la pena, però: Jacob si è ambientato, a Noyes, e ha una nuova amica. Sta crescendo in fretta! Tra poco vorrà essere lui a badare a me. Quanto a Guelfo... chissà se sta bene. Speravo che tornasse per la Rinascita, mi sarebbe piaciuto poterla festeggiare insieme a lui. Non per altro, ma...

...

"Al diavolo! Chi vuoi prendere in giro, Nailah? La verità è che ti piace, ti piace un sacco. Vedi di dirglielo, una buona volta! Che può succedere di brutto? Almeno, se va male, ti metti il cuore in pace".

Ah, Greta, come le fai facili tu queste faccende. Vorrei che mi prestassi la tua faccia tosta, il giorno che tornerà...

"Ancora, ancora!" urlano gli avventori nell'istante in cui la botte spilla l'ultima sua goccia. "Ce la fai da sola?", mi chiede zia Brigida mentre spingo il fusto vuoto in direzione del retrobottega. Le annuisco con un sorriso: "il trucco è farla rotolare!".

La maniglia della porta è fredda come il ghiaccio: mi aspetta un bell'abbraccio di aria gelata. Un bel respiro, poi apro la porta. Niente luna oggi, neppure una minuscola falce. La botte vuota rotola oltre l'uscio, andando a far compagnia alle altre. Faccio per rientrare, quando l'occhio mi cade su uno strano sacco. No, non è un sacco: sembra più un mantello. Qualcuno deve averlo smarrito...

A un tratto qualcosa di vetro, o forse di coccio, si frantuma sulla mia testa. La prima cosa a cui penso è il vaso di petunie di Brigida, impunemente ostentato sul balcone a dispetto della loro morte avvenuta mesi addietro. Che sfortuna, penso toccandomi la testa. Sento caldo sotto alle dita, tra i capelli.

"I soldi".

La paura per quella voce improvvisa mi fa trasalire."C.. cosa?" La voce mi esce da sola, senza alcun controllo. Il cuore batte forte.

"I soldi. Dammi i soldi".

"N... non ho niente, lo giuro".

"Voltati".

Mi volto: il bandito si trova di fronte a me, ha in mano qualcosa che sembra un coltello... no, non è un coltello. Sembra piuttosto qualcosa di simile a un grosso spillone, sottilissimo e acuminato. Oh Dei...

"Guardami".

Alzo gli occhi, ma il buio e la paura non mi fanno vedere nulla. Sforzati, Nailah... Potresti doverlo riconoscere.

"Guardami, ho detto!"

Inutile. Non riesco a metterlo a fuoco. E' buio, la testa mi fa male, ho troppa paura. Sento le lacrime agli occhi, ci vedo doppio, la testa mi fa male. "Per favore... ti prego..."

Scuote la testa. "Non voglio farti del male: voglio solo i soldi. Dammi i soldi.".

Annuisco. Mi viene da piangere. Forse sono ferita, forse sono già grave. Mi tremano le gambe.

"I soldi, maledizione!" Osservo mentre mi punta lo spillone addosso, sul ventre.

"Ti prego... N... non ho soldi, con me... D.. dentro... dentro ci sono dei soldi... ti prego..."

"Dimmi il tuo nome".

"C... cos...."

"Il tuo nome, cazzo!"

"Ti prego, per favore..." le parole mi escono da sole: lo supplico, in lacrime, in preda al terrore.

"Avanti... Dimmi come ti chiami senza pisciarti addosso e prometto che ti lascio andare".

Per un istante la luce proveniente dalla locanda illumina il suo sguardo. Maledetto bugiardo, il mio nome lo sai già. Voltarmi di scatto, correre all'interno, aprire la bocca per gridare aiuto. Questo è ciò che devo fare, ciò che provo a fare. Ma il mio piano si arena dopo la prima mossa: il dolore alla testa mi blocca sull'uscio prima ancora delle sue mani. Una sulla bocca, l'altra sulla spalla. Qualcosa mi punge sotto la scapola: un dolore acuto e intenso, come il pungiglione di un insetto. E' così, dunque: sta accadendo davvero. Mi tocca morire qui, in questo cortile interno, a un metro e mezzo da una folla infinita di persone. Non è giusto. Non...

"Prima tu... poi Jacob".

No. Questo no. Per favore, per l'amore degli Dei, no. Ti prego, no. Provo a dirlo, provo a urlarlo... Ma non ci riesco. Mi manca il fiato. Non riesco a respirare, non riesco a prendere aria. Respiro, ma non succede niente. Respiro ancora, sento dell'acqua dentro al naso, dentro alla gola. Acqua calda. Dolore inaudito. Jacob, Guelfo, Greta... Marin, Vaenar, Mara... Madama Rossane... Jules.... Flan... Brigida... Mastro... Peron...

Spillone - Immagine
scritto da Nailah , 04:12 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
13 febbraio 519
Lunedì 20 Giugno 2011

Il giorno in cui avrei potuto salvarti

toc... toc... toc...
"Un altro chiodo... grazie"
"Non avresti potuto fare niente". Le parole consolatorie di Frate Erwin continuano a risuonarmi nella mente, scandite dal battere del martello. "Non avresti potuto fare niente"
toc... toc... toc...
In verità non è così.
C'è stato un giorno in cui avrei potuto salvarti.
Il giorno in cui ho fatto la mia scelta... ed ho preferito Luceen.

Adesso, col ricordo fresco di Carmen con le mani bloccate negli anelli di una catena e tradotta via dall'Inquisizione, ripenso a quel giorno, a quel momento. E mi chiedo fino a che punto è colpa mia.
Era il mio dovere fermarla, era in mio potere farlo.
"Non sposarti con Rostand, non commettere una simile follia, non comprometterti con il Barone e con la sua famiglia"
"E tu abbandona Luceen al suo destino, Andrè, lavati le mani di quei pezzenti".

Carmen... sorella mia, cosa hai fatto?

Inchiodo le assi di legno del pavimento della locanda, in ginocchio a terra accanto ai "pezzenti" di cui parlavi, ed ogni chiodo che fisso mi interrogo sul valore delle cose, su quanto le nostre scelte possano essere fatali. Alternative del diavolo, in cui è impossibile scegliere per il bene, senza conseguenze nefaste per molti innocenti.
Se avessi immaginato gli esiti di quella scelta, se avessi immaginato di Ludmilla, di Carmen, del sangue che sarebbe stato versato per questa follia... avrei abbandonato Luceen? Avrei scelto di tenere Carmen stretta a me nella torre, sotto controllo, al sicuro, e lasciare questa gente al proprio destino?

Guardo gli occhi riconoscenti di queste persone, il loro sguardo fiducioso, e mi viene di dire no. Ma poi penso alla Cattedrale distrutta e a tutta la rovina che ha colpito questa Baronia e mi viene la pelle d'oca.
Avrei potuto impedire tutto quanto, se soltanto fossi stato capace di tenere a bada mia sorella.
toc... toc... toc...
Sogno di una casa che non può esistere, di una pace che non ci sarà mai. Sono soltanto un uomo, eppure ho compiuto le mie scelte, e con le mie scelte ho influenzato la storia.
Carmen è perduta. Ludmilla amaramente vendicata. Mio nipote in Monastero, soltanto un bambino e già "un problema".
Cosa mi resta?
Mi restano "questi pezzenti". Mi resta il sogno di un villaggio che cresce e diventa un "Campo di Luce". E' questo che Luceen significa: "Campo di Luce". Ed è così la voglio immaginare, così che voglio che sia. Sogno che esista davvero una via d'uscita da tutta questa oscurità, e che oltre il buio e la notte si spalanchi un prato immenso baciato dal sole.

Carmen, mia sorella amata, potrai un giorno perdonarmi? Ti ho abbandonata nella ragnatela oscura delle ambizioni, ho lasciato che tu scivolassi nella rovina e nel peccato. Non ho saputo fermarti, troppo spaventato dal tuo sguardo e dai tuoi desideri.

Ti ho sempre amata, ma non ti ho mai capita. E ormai è troppo tardi.

toc... toc... toc...
Diamoci da fare. Mi resta soltanto un sogno... e voglio che diventi realtà.

scritto da Sir Andrè Navon , 11:49 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 gennaio 519
Sabato 21 Maggio 2011

Il Grande Giorno

Finalmente cedi il passo, notte interminabile: sale a spezzarti un sole freddo e luminoso, che illumina la neve e il ghiaccio che hai lasciato. Raggiungo la finestra, lo sguardo vola oltre le siepi: oh Dei, che scenario mozzafiato. Nessun giardiniere osi spalare, a nessun inserviente salti in mente di liberare gli alberi da quel manto candido che li veste a festa. Tra poche ore, quando uscirò da palazzo con il mio abito nero, tutto deve essere esattamente così.

Ryan si è sposato all'aperto, nel cortile del castello di Valamer: voleva che tutti i soldati potessero assistere all'evento. Io mi sposerò nella cattedrale di Dytros, così da far partecipare tutta la città.

Comincio lentamente a prepararmi: il tempo, ora che si è fatto giorno, scorre improvvisamente più veloce. Yera bussa tre o quattro volte, impaziente di comunicarmi tutto ciò che succede a Palazzo: a quanto pare, sir Gerdy Tolmen se la caverà. Il poveretto è caduto durante il torneo, dando una botta così forte che tutti pensavano che si fosse spezzato la schiena. Il miglioramento delle sue condizioni di salute, a quanto dicono tutti, è un ottimo auspicio per il mio matrimonio. Meno male! La nevicata della notte ha in qualche modo compromesso le scorte di pane fresco... Che seccatura! Ma in cucina contano di risolvere entro l'ora di pranzo. Stamattina si è perso Rickert, il figlio di una delle cameriere che prestano servizio a Valamer... Salterà fuori quando avrà fame! La cosa importante, oggi, è non perdere la calma.

Il sole, letteralmente, vola da una parte all'altra del cielo: quando finisco trucco e acconciatura è quasi ora di andare. Dopo aver messo il vestito, chiamo Yera e Arlyn per aiutarmi con la composizione floreale.

"Allora, Yera... li hai trovati?"

La mia infaticabile ancella non mi delude, mostrandomi trionfante la cesta piena.

"Cosa sono?" Chiede Arlyn, incuriosita.

"Elleboro nero", le spiega Yera, con aria soddisfatta. "Altrimenti detto la Rosa della Rinascita. Ne esistono molte varietà: bianco, livido... Fioriscono d'inverno, sulle colline a sud di Beid. Rosalie mi ha chiesto di trovargliene il più possibile, ed eccoli qui".

Spendiamo l'ora successiva a fissare i fiori al vestito. Quando finalmente decido di guardarmi allo specchio, l'effetto è spettacolare.

"Accidenti..." esclama Arlyn, restando a bocca aperta.

"E' la cosa più fantastica che io abbia mai visto, parola mia", le fa eco Yera.

Annuisco soddisfatta: ora so di essere davvero pronta.

Quando scendo nel grande salone del palazzo, il Marchese è già lì ad aspettarmi. Dietro di lui c'è Ryan, con la spada al fianco e l'armatura dell'esercito di Beid, e Solice, con la cappa e la fratina che conosco fin troppo bene. L'altro mio fratello, Karl, è già in chiesa insieme al suo nuovo amichetto del cuore, il fratellastro di Lord Strahd.

"Siete davvero incantevole, Milady", mi dice mio fratello facendomi un inchino. Il Marchese annuisce, prendendomi per mano. Solo tu non dici nulla, Solice.

"Che ne pensi, piccoletta? Ti fa ancora così tanta paura questo vestito?"

Scuoti la testa. "Sei bellissima, e il vestito è meraviglioso. Non ho mai visto niente del genere..."

"Quindi ho la tua benedizione?"

Adesso mi annuisci: non la pensavi così tre giorni fa, quando hai visto in anteprima ciò che avevo in mente di indossare. "Non puoi farlo", mi hai detto: "non è adatto". Abbiamo discusso a lungo a riguardo, ma alla fine sono stata io a spuntarla: io vestita di nero, tu da paladina. Luce e ombra, certezza e dubbio, realtà e fantasia, ordine e caos. I due aspetti di me stessa che camminano insieme, fuori dal palazzo e poi giù per la via di alberi innevati che conduce alla grande Cattedrale di Dytros.

Sposarsi all'interno di una chiesa è cosa quantomai insolita: solitamente i matrimoni avvengono all'aperto, sotto il cielo d'estate o di primavera. Sir Thomas è già dentro che mi aspetta, vicino all'altare. Cos'è questo brivido che sento, freddo oppure... emozione? Sento la musica, mentre saliamo le scale. Il Marchese mi prende per mano, aiutandomi a salire: mio fratello da un lato, mia sorella dall'altro. Percorriamo la navata centrale: oh Dei, quanta gente. Non è facile camminare lentamente, quando ti sembra di volare. Sir Thomas si alza, si volta verso di me: è bellissimo, in armatura da cavaliere. Mi viene a prendere. La paura mi assale: guardo indietro, verso il Marchese, Ryan e Solice: oh Dei, è la fine...

No... è l'inizio.

Il discorso del vescovo, i due giuramenti, la preghiera congiunta e l'abbraccio, il volo degli uccelli, l'applauso. E poi ancora abbracci, congratulazioni, risate, squilli di trombe e petali profumati. La città intera che ci saluta e ci festeggia. In carrozza quasi non parliamo, da quanto siamo imbarazzati. Un attimo dopo siamo a Valamer a salutare i soldati, poi ancora in carrozza, verso il palazzo. Il pranzo all'aperto, con i piedi che affondano nella neve. I calici augurali levati al cielo, mentre il sole già comincia a calare verso l'orizzonte. E poi la festa da ballo, l'ultima, destinata a protrarsi fino a notte fonda.

E' in quel momento che il tempo si ferma. Il Marchese si alza in piedi, conquistando in un attimo l'attenzione di tutti. Un attimo dopo chiama presso di sé il Duca di Krandamer, che lo raggiunge.
Ci siamo, piccoletta. Ti osservo mentre trattieni il fiato, aspettando che facciano il tuo nome. Sei emozionata, malgrado tutto...

"... venite pure, figlia mia".

Ti stringi dentro la cappa da paladina, poi annuisci educatamente e vai verso di loro. Il discorso del Marchese continua, lento e retorico come a voler rimandare l'inevitabile.

"... a simbolo e suggello dell'amicizia tra il Ducato di Krandamer e la Marca di Beid..."

Lord Strahd Voranov ti guarda. Tu tieni la testa bassa, rispettosamente... ma hai le guance rosse, e un sorriso un pò ebete stampato sul viso: posso vederli da qui. Lui ti piace, ne sono certa: e molto, anche! Mi piace credere che ci hai pensato per tutta la notte, senza chiudere occhio. Beh, sai che ti dico? Te lo sei meritato. Hai la mia benedizione, piccoletta: tanti auguri e figli maschi.

"... e con la speranza che, in un giorno lieto come quello di oggi, questa promessa possa un giorno tradursi in matrimonio..."

Yera compare al mio fianco, emozionatissima: anche lei l'aveva capito subito, proprio come me.

"... il fidanzamento di mia figlia, Solice..."

Ci siamo: Yera mi artiglia il braccio, mentre il nostro sguardo rimbalza furiosamente da Solice a Lord Strahd, dal Marchese a Ryan, da Karl al fratellastro di Strahd, il piccolo...

"... con Lord Haydn Voranov, Principe di Dusken".

...

...

...

Uno scroscio di applausi riempie la sala. Io e Yera restiamo così, paralizzate, immobili come due statue di sale, lo sguardo spento, fisso su Solice, la bocca ancora aperta dallo stupore.

Il piccolo Haydn Voranov, sentendo il suo nome, lascia la mano di Karl e si avvicina a Solice, salutandola con un profondo e sentito inchino. Poi rompe gli indugi e l'abbraccia, suscitando un misto di applausi e risate tra gli astanti.

Oh Dei, quel ragazzino avrà dodici anni a dir tanto! E' talmente imbarazzante che vorrei sprofondare. Poveretta... "il principe di Dusken".... Oh, misericordia. Anche Strahd ridacchia, forse divertito dalla scena. Non posso crederci, non è vero...

La piccoletta, dal canto suo, fa del suo meglio: ricambia l'abbraccio, un pò titubante, inginocchiandosi quanto basta: gli sorride, un pò incredula... Oh Dei, neppure lei sa che cosa deve fare! Una giovane mamma inesperta alle prese con il suo figlioletto. Una mamma commossa, a giudicare dalle lacrime che le solcano il viso. Poveretta, stavolta ti hanno davvero giocato un brutto tiro. E il più maledetto di tutti è Lord Strahd che se la ride, che ride di te: scommetto che persino tu, adesso, vorresti sguainare la tua spada e trafiggerlo al cuore. Pensavi di diventare Duchessa, e invece ti ritrovi tra le braccia il "principe di Dusken".

... Ma che diavolo è Dusken, poi?

Giuro che questa davvero non me l'aspettavo.


scritto da Rosalie Lambert , 05:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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