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« Se tu finire in cattura, tu dice che prima di morire vuole parlare con me »
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creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
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14 giugno 516
Domenica 10 Febbraio 2013

La testimonianza del sopravvissuto

"Sì, Sergente, mi sento un po' meglio. Grazie Sergente".

"Molto bene, allora inizia a raccontarmi come sono andate le cose. E non tralasciare niente"

"Agli ordini Sergente. Dall'inizio?"

"Dall'inizio. Per prima cosa... che ci facevate lungo il gomito delle capre? Chi ha deciso di passare di lì?"

"E' stato... Lakeman, signore. Sin dalla partenza ho capito che c'era qualcosa di strano, era nervoso, si guardava continuamente alle spalle, intorno... come se si aspettasse problemi. Eric glie l'ha pure chiesto, a un certo punto, se c'era qualcosa che non andava, ma Lakeman ha negato. Però era strano, si capiva chiaramente che qualcosa lo preoccupava. Il piano era naturalmente di passare per il solito sentiero della roccia pendente, come sapevate. Tutti pensavamo che saremmo passati di lì"

"Infatti..."

"Siamo arrivati alla biforcazione, dove c'è il boschetto di betulle, ed abbiamo iniziato a scendere lungo il crinale. Tutto normale, apparentemente. D'improvviso Lakeman si è fermato di colpo, ci ha fatto segno di rimanere immobili. Avevamo percorso quanto? Duecento, trecento passi lungo il sentiero, non di più. Si andava abbastanza bene, nonostante il pesante carretto. Lakeman si è chinato, ha scrutato per terra, poi si è messo a controllare alcune rocce al lato del sentiero. Noi ci guardavamo intorno, chiaramente Lakeman era preoccupato di qualcosa, ma non ci diceva niente... eppure era tutto tranquillo, tutto normale"

"Continua"

"Lakeman raccoglie qualcosa, qualcosa di piccolo, se lo infila in tasca e torna verso di noi serissimo. 'Torniamo indietro', ci fa, 'prendiamo un'altra strada'. Non vi dico Sergente quanto è stato complicato girare il carretto con la gabbia. Il sentiero è stretto, il mulo faceva storie, alla fine ci siamo riusciti ma abbiamo perso un sacco di tempo. Io butto lì che se ci sono problemi possiamo tornare indietro alla torre, in un'ora di viaggio saremmo arrivati, ma Lakeman scuote il capo e insiste che dobbiamo andare a Uryen il prima possibile. E così torniamo indietro e prendiamo il gomito delle capre. Lakeman cammina un po' avanti a noi, guardandosi intorno e cercando tracce o segni strani a terra e in giro. Si avanza ancora più lenti, visto che è così stretto e a precipizio, ma tiriamo dritto per un'altra ora o due, piano piano. Finalmente Lakeman sembra rilassarsi, smette di controllare il sentiero avanti a noi, sembra soddisfatto. Poco dopo scoppia il casino".

"Cosa hai visto, di preciso? Cerca di ricordare tutti i dettagli"

"Ci provo, Sergente. Ho visto poco... in quel tratto io stavo accanto al mulo, tenendolo per la briglia in modo da spronarlo ad avanzare. Camminavo veramente vicino al ciglio del sentiero, dall'altro lato c'era Eric. Avanziamo faticosamente, combattendo con quel cocciuto animale, quando mi rendo conto con la coda dell'occhio che c'è del movimento in alto, sul crinale dal versante opposto. E' un attimo, ed un grosso masso ci rotola addosso, seguito da altri due o tre. Non so dire bene come sia andata, io ho fatto un movimento d'istinto per non farmelo finire addosso, mi ha colpito ugualmente e mi ha sbilanciato... facendomi cadere di sotto. Sono riuscito a vedere un paio di sagome, una in alto e una sul sentiero davanti a noi... ma è stato un attimo"

"Solo due?"

"Due sono quelle che ho visto io, ma probabilmente ce n'erano altri. Non saprei dire, ma quei massi erano grossi, pesanti, e sono caduti più o meno contemporaneamente... Ci doveva essere altra gente, credo. Io però ne ho visti due".

"Erano Nordri?"

"No, non so... non penso. Non mi hanno dato l'impressione di essere Nordri. Avevano il volto coperto da qualcosa, forse un fazzolettone, e nell'insieme non mi sembravano Nordri. Li ho visti solo per un attimo, potrei sbagliare".

"E poi? Continua"

"E poi devo aver perso i sensi per qualche istante, mi sono ritrovato in basso tra le rocce, con una gamba che mi faceva un male cane. Da sopra arrivavano suoni di combattimento, grida, chiaramente i miei compagni stavano venendo sopraffatti. E infatti poco dopo sono stati spinti di sotto, uno dopo l'altro. Morti. Goben è finito non così lontano da me, riuscivo a scorgerlo... era chiaramente morto. Tempo qualche minuto, si è sentito un fracasso impossibile e il carretto è volato di sotto... per fortuna non addosso a me! E anche l'asino ha fatto la stessa fine".

"E Lakeman?"

"Lakeman era ancora sopra. Ci hanno perso del tempo, con Lakeman. Mentre gli altri, il carretto senza prigioniero e l'asino sono stati tirati giù praticamente subito, Lakeman è rimasto su a urlare di dolore per un sacco di tempo. Quel povero diavolo... lo stavano torturando. Non so perchè, se per semplice cattiveria, per farlo parlare, che ne so? Insomma è durato tantissimo. Minuti e minuti. Lui urlava, bestemmiava, implorava pietà... una cosa raccapricciante. Alla fine l'hanno tirato di sotto pure a lui, ancora vivo, ancora lucido. L'ho sentito lamentarsi per non so quanto tempo, prima che morisse dissanguato".

"E poi?"

"E poi niente, signore. Sono rimasto lì, un po' perdevo i sensi, un po' riprendevo coscienza. Le ore sono durate un'eternità... e la notte è stata dura. Guardavo il cielo e sentivo in alto i fruscii degli animali attratti dall'odore del sangue... ho pensato proprio che fosse arrivata la mia ora, che sarei morto sbranato da qualche Puma, o dai lupi... una notte interminabile. Ringraziando gli Dei, ero caduto in un punto forse troppo difficile persino per quegli animali, li sentivo intorno, ne percepivo la presenza... credo... ma non sono venuti a divorarmi. Quanto a ieri... ho ricordi molto confusi."

"Certo, per la febbre"

"Sì, penso di sì... la giornata di ieri è volata, devo aver dormito la gran parte del tempo, o comunque... non so, non mi ricordo".

"Hai sentito passare qualcuno sul sentiero, dopo l'agguato?"

"No."

"Grazie Nolan, per ora è tutto. Cerca di rimetterti in forze".

"Grazie signore, certo"

"Lo sapevo che quel Seth Lakeman portava solo guai, lui e il suo carretto portaiella... "
scritto da Nolan Wren, soldato semplice , 22:44 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
25 aprile 516
Giovedì 23 Agosto 2012

La giovinezza fantastica.

Ebbene sì, sono un uomo fortunato.

Da quando ho lasciato Vintemberg le cose non hanno fatto altro che girare per il verso giusto.
Ho una bella locanda, tutta mia, e nonostante la maretta degli ultimi anni alla fine me la sono cavata, bisogna ammetterlo, con un certo stile.

Ho lasciato Surok poco prima dei casini più grossi, affidando la gestione della "Pollastra Infarinata" al mio vecchio e ormai insopportabile socio Gebediah. Non so se ridere o sentirmi in colpa al ricordo di lui che mi saluta dalla soglia dicendomi "Te ne pentirai, Armando!", con la sua solita aria saccente.
Ma tant'è che mi è giunta voce che i Nordri hanno poche settimane dopo depredato la Pollastra, ne hanno svuotato la cantina, dato fuoco al pergolato e fatto chissà cosa di spiacevole a Gebediah e al personale che non aveva accettato la mia proposta di trasferirsi a Nord.

Al Nord, a Leduras.
Una piccola ma promettente cittadina fortificata, meno ambiziosa forse come sede, ma più protetta dalle scorrerie dei predoni marittimi.
Ed ecco la mia buona stella.

Arriviamo in città, iniziamo ad organizzarci, rileviamo una vecchia taverna ribattezzandola "La Locanda del Lupo", gli affari poco a poco ingranano. Ed ecco che a febbraio arriva la notizia più gradita e inaspettata. Leduras d'ora in avanti si chiamerà Leisburg... e sarà la capitale del Ducato di Feith.

Avevo abbandonato una capitale, sebbene con qualche vago rimpianto, ed ecco che mi ritrovo comunque in un'altra capitale, più giovane, centrale, stimolante.

Sono proprio un uomo fortunato, inutile negarlo.

Certo, a volte penso a tutte le strade a cui ho rinunciato, ai sentieri del destino che ho preferito non percorrere.
Ricordo i miei antichi e bizzarri padroni di Vintemberg, amici di quel Vecchio Frack che ormai sarà passato certamente a miglior vita. Ricordo le loro armi, le loro armature, la loro pelliccia di leone di montagna (eh, quella ce l'ho qui a Leisburg, una delle poche cose che mi sono portato dietro da Surok). Quei matti mi piacevano, in fondo. Mi piaceva la loro vita avventurosa, mi piacevano i loro racconti esagerati, i viaggi, gli incredibili tesori.

E' per questo che sto coltivando un piccolo sogno, in cantina. Non è per me, è per i miei figli, per Mark, Conrad e la piccola Alice.
L'armatura che, poco alla volta, mi sto comprando. Le armi, la bellissima balestra intarsiata, lo spadone a due mani. Lo scudo spaccato, che porta i segni di tante battaglie.

Ogni tanto, la sera, quando mi siedo nella stanza dei bambini per farli addormentare, gli racconto la mia giovinezza fantastica.
Prima di diventare un oste, qui a Leisburg, ho vissuto con la fantasia anni e anni di avventure, che per loro, per i miei figli, saranno realtà. Il padre che ricorderanno, il nonno che descriveranno a loro volta ai figli che gli Dei vorranno loro donare, sarà un uomo avventuroso, impavido, che ha girato tutto il mondo. Armando l'avventuriero, che ha visitato Benson, sconfitto adoratori delle Tenebre, penetrato gli oscuri segreti del Meistwode, raggiunto Delos e le terre del Mezzogiorno.

Quando li accompagno in cantina, dischiudo la porta che custodisce i miei tesori, vedo i loro occhi innocenti illuminarsi. Quella è l'armatura del babbo, il suo scudo, la spada terribile che ha versato il sangue di tanti nemici.

Sono solo menzogne?
In fondo che importanza ha? Il ricordo di avvenimenti lontani, il sogno e la fantasticheria, con il passare di tanti anni, tendono a sovrapporsi. E forse, chi può dirlo, è quella la verità.
scritto da Armando , 17:18 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 dicembre 519
Venerdì 30 Dicembre 2011

la Rinascita.

Lunga notte. Notte buia, tra le cui ombre si nascondono i ricordi più preziosi e irripetibili.
Non c'è neve ad Annecy. Nessun diamante grezzo scende dal cielo per me, quest'anno.
Eppure bisogna indossare la maschera. Bisogna indossarla sempre, ma adesso un po' più a fondo. Questa seconda pelle di porcellana si aggrappa a quella vera, di carne, e vi si conficca con le sue radici invisibili.
A volte mi stupisco di non sentire in bocca il sapore del sangue.

Ho tutto quello che un uomo potrebbe desiderare, e molto di più. Ma quando le notti si fanno interminabili e l'inverno copre col suo silenzio tanto le case e i castelli dei vivi, tanto i prati sotto cui riposano i morti, mi ritrovo sottoposto alle stesse dure leggi di ogni creatura mortale.

Una maschera che ci nasconda a noi stessi, ecco cosa vorrei. Una maschera che mi inganni, che mi regali l'illusione che certe emozioni non siano relegate soltanto al passato.
Un labirinto innevato con al centro una fontana.

Non si può catturare il volo delle farfalle.



scritto da Lord Terence De La Fois , 14:40 | permalink | markup wiki | commenti (3)
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