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L'operazione Notte e Nebbia - prima parte

[cronaca]
cronaca
Periodo:
sconosciuto
Periodo RPG:
sconosciuto
Num. sessioni:
sconosciuto
Prima parte della nona avventura della Campagna di Caen, che prende avvio dalla richiesta di Padre Lorenzo Quart di svolgere delle indagini nella città baronale di Laon riguardo l'edificazione di una cappella - sigillo sul luogo in cui (durante gli avvenimenti narrati nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare) si era verificato un terribile evento di natura magica.
Partecipano: Guelfo, Eric, Loic, Desiree, Julie, Solice e Quixote.
Master Annika
indice dei contenuti

La partenza da Rigel

Rigel, 19 luglio 517

Il giorno 19 luglio i nostri partono dalla città di Rigel, dopo aver salutato i loro amici, Paladini e non. La meta è Chalard, il Monastero dei Padri di Noyes.
Il viaggio è tranquillo e poco prima della città di Annecy Eric si ferma un momento nella stazione di posta per consegnare un oggetto al capo. Non coinvolge i suoi compagni.

La tappa ad Annecy

Annecy, 21 luglio 517

Arrivati alle porte di Annecy la sera del 21, si discute sul dafarsi. Alcuni, per evitare rogne, preferirebbero evitare di farsi vedere in città: le minacce del Barcarolo infatti sembravamo molto concrete. Altri, primo tra tutti Loic, suggeriscono invece proprio di entrare ed eventualmente dare una seconda lezione - più efficace - al noto malfattore.
"Una volta tanto che siamo in viaggio senza Paladini..." fa notare Loic.
Alla fine prevale questo parere e si entra in città. Alle porte, Guelfo si accorge che una delle guardie di picchetto è la stessa che avevano incontrato la notte in cui, anche coi Paladini, avevano riportato in città il Barcarolo prigioniero. Lo fa notare agli altri.
"Bisognerebbe capire se il Barcarolo stia ancora in prigione o l'abbiano liberato... ma a chi possiamo chiedere? Le guardie non è detto che siano tutte fidate", riflette Eric.
"Chiediamo a Dorian!" suggerisce Desiree. Loic la guarda male.
"Ottima idea! Dorian!" commenta Guelfo.
Passando davanti al "Grillo Matto" si sente che c'è gente e allegria, e musica. Ma prima bisogna lasciare in qualche locanda i cavalli e il bagaglio.
"Scegliamone una dove non siamo mai stati" dice Loic.
E così sia. Dopo qualche giro si prende un paio di stanze al "Cane Bastonato", non distante.
Desiree chiede una tinozza d'acqua per fare il bagno, e Julie è ben felice di aggregarsi. Loic, temendo di sfigurare, farà il bagno anche lui, e Guelfo non si tira indietro.
Non avendo voglia di aspettare tanto tempo, Eric decide di avviarsi al Grillo Matto.
Mentre percorre i vicoli bui che conducono all'allegra taverna, improvvisamente un uomo tarchiato e butterato gli si para innanzi brandendo un coltello.
Eric riesce a evitare i suoi colpi e a tirar fuori a sua volta un'arma, ma dei passi di corsa alle sue spalle gli fanno intuire di essere circondato. E così è: un altro malvivente, smilzo, raddoppia su di lui.
"All'assassinio!" grida Eric.
I due provano ad accoltellarlo, ma hanno la peggio. Eric riesce ha ferire due volte il tarchiato che ha davanti e a evitare i colpi del suo compare. Quindi tira una zaccagnata potente sul volto del tarchiato, centrandolo in un occhio. C'è uno spruzzo di sangue che lo investe in pieno, il bandito malcapitato cade a terra morto.
Eric si gira sullo smilzo, che apre la bocca, per dire qualcosa. Ma non ne ha il tempo. Eric gli si getta addosso, mettendolo in fuga.
"All'assassinio!" grida lo smilzo mentre si dilegua.
Eric scappa tra i vicoli, diretto alla locanda.
Raggiunge il retro, individua la finestra dei compagni e chiama.
"Tirami giù il mantello!" chiede al fratello quando si affaccia.
"Che ci fai col mantello?"
"Mi sento un po' influenzato..." risponde Eric.
Una volta indossato il mantello a coprire le tracce di sangue, Eric entra in locanda e sale nella stanza dove ci sta Guelfo nella tinozza e Loic che si asciuga.
"E' meglio che mi fate lava' per ultimo", dice.
Si ripulisce dalle tracce di sangue, infila i vestiti in un sacco e racconta l'accaduto. Dopo una breve discussione decide di disfarsi dei vestiti insanguinati, abbandonandoli in un vicolo. Si va quindi tutti insieme al Grillo Matto per parlare con Dorian.
Al Grillo Matto l'atmosfera è allegra, ma non c'è quel clima spensierato di altre volte. Già da una certa distanza si capisce che Dorian ha avuto qualche problema. E' seduto al tavolo, sta sbocconcellando qualcosa, ma ha una gamba steccata e un braccio al collo. E un grosso livido sulla faccia.
Non sembra così felice di vedere Guelfo e i suoi amici.
"Che t'è successo?"
"Non è evidente? Me l'hanno fatta pagare. E non è niente, rispetto a quel che hanno fatto a quel poveraccio della barca, quello che vi ha aiutato... o meglio, a sua moglie"
Guelfo si intristisce, ma subentra Loic.
"Eh, ma mo noi andiamo e li facciamo neri... già so' uno di meno! E siamo in città da due ore..."
Dorian sospira: "lasciate stare, ragazzi, ve lo dico io, evitate"
"No no", insiste Loic, "glie la facciamo vedere noi a quelli! Già ne abbiamo fatto secco uno..."
C'è bisogno di tutta la persuasione di Desiree per invitare Loic al silenzio, o almeno ad un minimo di prudenza. Tra l'altro pare che in taverna sia già venuta una guardia a chiedere a proposito di un certo fatto di sangue...
Trascinato fuori Loic, mentre sta ancora parlando con Nina e dicendole "Ciccia, diffondi in giro, il primo che lo sfiora... (indicando Dorian)...", si torna in locanda e si dorme al Cane Bastonato.

Annecy, 22 luglio 517

Partenza all'alba, in gruppi separati per non destare l'attenzione.
Ma alle porte non ci sono problemi e si può proseguire il viaggio tranquillamente verso Chalard.

L'arrivo a Chalard

Monastero dei Padri di Noyes, 25 luglio 517

E' il 25 luglio, in tarda mattinata, quando finalmente i nostri raggiungono il Monastero dei Padri di Noyes.
La prima tappa è in foresteria, dove le ragazze incontrano Ludmilla, in visita qui dalla Casa di Tutti di Carentan.
Ludmilla è molto felice di trovare qualcuno che conosce, e subito spiega di essere venuta per poter incontrare Padre Lorenzo Quart... che purtroppo è in viaggio.
Si vanno a chiamare gli altri, anche Quixote e Solice che sono rimasti ospiti del Monastero, e una volta tutti insieme si fanno un po' di chiacchiere.
"Sono venuta qui per parlare con Padre Quart... il fatto è che sono in pensiero per Erwin. Lui stava in Baronia, a Laon... e mi mandava regolarmente delle comunicazioni che poi io inviavo tramite la stazione di posta alla stazione di posta qui a Chalard... non al Monastero, ma a un altro nome che però arrivavano a Padre Quart... Poi è successo che l'ultima volta Tim, il ragazzo che mi portava le cose di Erwin, mi ha portato soltanto una pietra, senza messaggio, tranne che andava tenuta al sicuro... e sono passati parecchi giorni e non ho più avuto notizie da Erwin"
Ludmilla sospira, è chiaramente molto agitata e preoccupata.
"Siccome Erwin si fidava più di tutti di Padre Lorenzo Quart, ho pensato di venire qui per parlargli, e chiedergli consiglio su cosa fare di questa pietra... "
Poco dopo Ludmilla si allontana per qualche minuto, va nella sua stanza a prendere la pietra.
Solice si informa allora di cosa stia facendo Frate Erwin a Laon, e le viene spiegato quel che era successo l'anno scorso nelle grotte sotto la città, gli eventi narrati nella cronaca Un fidanzamento che non s'ha da fare.
In particolare Eric si diverte a prendere in giro i compagni.
"Te lo ricordi Navon?" chiede a Desiree.
Guelfo ride, mentre la sorella diventa tutta rossa.
"Qui non c'è un ca//o da ridere!!" si inalbera Loic.
La scenetta prosegue per qualche minuto, quindi Solice mostra la lettera che le ha consegnato Padre Quart.
Allegato 09x01 - Lettera di Padre Quart
Torna poco dopo Ludmilla e si decide a mostrare la pietra che le ha inviato Frate Erwin.
Allegato 09x02: la pietra misteriosa
La tira fuori da un grosso sacco e la poggia sul tavolo: è pesante, di una pietra molto dura, traslucida e un po' madreperlata, probabilmente di origine vulcanica. Su un lato c'è un intarsio profondo fatto con una pietra nerissima e brillante, che raffigura uno strano simbolo. Al centro, leggermente in rilievo, si intravede un cristallo scuro circolare, che sporge di pochi millimetri.
Dal lato opposto di quello intarsiato la pietra è meno levigata, più ruvida, come se fosse stata staccata da qualche parte. In generale è grossa e pesante, e sembra molto antica.
"Che ne facciamo?" chiede Ludmilla.
Non è una decisione facile da prendere. Lasciarla al Monastero? Portarsela appresso a Laon? Inviarla in qualche modo ad Amer a Padre Quart?
"Ragazza, non è tempo di scherzare: è tempo di agire", sentenzia Loic; "chiediamo consiglio a Padre Grimaud", suggerisce poi.
"Speriamo che ci dia udienza..." commenta Solice, che sa quanto sia importante il Rettore della Chiesa della Luna Nuova.
Guelfo e Solice vanno a colloquio con Sir Marc Villeneuve.
Solice chiede il permesso, l'indomani, di partire coi compagni, secondo gli ordini di Padre Quart. Permesso accordato.
Quindi Guelfo racconta a Sir Marc Villeneuve la situazione di Nailah, e del suo fratellino Jacob che potrebbe venire a studiare al Collegio dei Padri di Noyes. Anche in questo caso la risposta è positiva, anche se naturalmente lui si riserva di parlarne direttamente con gli interessati, quando arriveranno da Rigel.
Infine Solice chiede se sia possibile avere udienza con Padre Grimaud.
"Si trova in città, alla Chiesa della Luna Nuova. Potete provare a raggiungerlo lì".

L'incontro con Padre Grimaud

Detto fatto, nel pomeriggio tutti quanti scendono a Chalard e vanno alla Chiesa della Luna Nuova, la più importante della Baronia, di cui Padre Grimaud è Rettore.
La Chiesa della Luna Nuova è aperta, ma non ci sono funzioni in corso.
Solice si rivolge ad una Veste Bianca, chiedendo del Rettore. Poco dopo arriva un giovane sacerdote che conduce lei e i suoi compagni al cospetto di padre Grimaud.
Il vecchio Rettore siede su uno scranno e fa accomodare i nostri. Si fa spiegare da Solice la situazione, e vuole vedere la pietra.
La prende tra le (deboli) mani e la osserva con molta attenzione. Quindi sospira e dice, con il suo consueto filo di voce, che è bene che resti lì, al sicuro.
Si tratta di un'antica raffigurazione di un simbolo oscuro, il "Sole Nero".
Benchè Padre Grimaud sia un uomo molto anziano e importante, e incuta naturalmente una certa soggezione, Loic non si fa scrupoli a fargli molte domande. Gli chiede in particolare se questo simbolo possa avere una valenza diversa a seconda che capiti in mani buone o cattive.
"Certe cose non portano comunque niente di buono, indipendentemente dalle mani in cui si trovano", risponde Padre Grimaud.
Allora Loic fa notare come proprio a Laon ci sia una cattedrale intitolata al Sole Nero. Ma Padre Grimaud gli spiega che non c'è alcun legame, e che quella cattedrale è legata alla memoria di un'importante eclissi di sole.
Dopo qualche altro scambio di battute, Padre Grimaud congeda il gruppo e lo benedice. "Kayah vi assiste e vi guarda".
"Lo abbiamo sperimentato più volte", risponde Loic.

Si parte per Carentan

Monastero dei Padri di Noyes, 26 luglio 517

Al mattino ci si prepara per partire alla volta di Carentan.
Ludmilla vorrebbe portare l'asinello con cui è venuta, ma gli altri insistono che sarebbe troppo lento e che bisogna sbrigarsi. Alla fine lei, persuasa da Solice, acconsente a lasciarlo alle cure del Monastero e sale sul cavallo di Julie.
Il viaggio è tranquillo e a sera si pernotta a Neige.

Neige, 27 luglio 517

Dopo una giornata di viaggio molto tranquilla, sotto un sole cocente e un'afa che non lascia tregua, si raggiunge la città di Nekkar, dove si pernotta.

Nekkar, 28 luglio 517

Al mattino si parte con destinazione Anthien.
Poco fuori città Loic suggerisce di evitare di entrare in città, per paura di essere riconosciuto. Ma alla fine si preferisce pernottare in locanda che non nelle vicinanze delle mura. Si dorme "Da Caleb", un posto tranquillo.

Anthien, 29 luglio 517

Gli occhi di Solice si posano per la prima volta sulla città: la ragazza respira il clima teso e apprende dai compagni le non facili condizioni in cui versa la Baronia. "Su questa città lo sguardo degli Dei non è benevolo, Solice", commenta Loic.
Avvicinandosi al confine con la Baronia di Laon, si nota che il posto di guardia è insolitamente presidiato. Ci sono 4 guardie in armi che controllano i viaggiatori.
Nelle vicinanze Eric tira fuori una strana busta sigillata dalle guardie di Rigel, e dice che l'ha conservata dopo aver sbrigato un piccolo incarico per una di loro. Dice che potrebbe essere forse utile come lasciapassare, ma Solice è proprio molto contraria all'idea di usare una cartuccella disonesta. Senza contare che non si sa cosa ci sia scritto sopra. Eric mette via la carta per un'altra occasione.
Al passo le guardie fanno un po' di domande a Solice, ma appena lei nomina Carentan, come destinazione, le guardie annuiscono e la lasciano passare. E' come se se l'aspettassero.
La cosa sembra un po' strana in effetti.

L'assalto dei "Maestri del Vento"

Laon, 29 luglio 517

Arrivati presso Carentan, si iniziano a notare segni di saccheggio. Un fienile è bruciato e il tetto di paglia di alcune case è andato distrutto.
In cima alla torre della stazione di posta ci stanno alcuni uomini di vedetta, uno dei quali riconosce Ludmilla e scende di corsa per venirle incontro. Si tratta di Cedric Montagne, capo della stazione di posta.
Abbraccia Ludmilla, che sembra sul punto di svenire per lo spavento, e la fa accomodare. Loic lo esorta a mettere il gruppo al corrente dell'accaduto ma il capo, forse ancora scosso dagli eventi, reagisce con una punta di fastidio all'entusiasmo del giovane, interrogandolo sulla sua identità. "siamo quelli che di solito risolvono i problemi", risponde Loic, avendo poi cura di mettere ulteriormente in chiaro il suo ambito di pertinenza: "sono Messer Loic Navar, colui, insieme a costoro altri, mandato dal posto in cui questa è venuta a chiedere aiuto", esclama poi con fierezza indicando Ludmilla.
Il capo non sembra impressionato da tale rivelazione, risponde comunque alle richieste del gruppo: spiega che qualche giorno prima il villaggio è stato visitato da 8 cavalieri, bianchi di abiti e cavalcature, senza stemmi riconoscibili.
"Aprite ai Maestri del Vento", hanno detto, bussando. Poi hanno chiesto di Tim, un giovane amico della Casa di Tutti, e sono andati a casa sua.
Qui il poveretto è stato aggredito, malmenato e infine lasciato mezzo morto. E i cavalieri sono andati alla Casa di Tutti.
Ludmilla piange a dirotto mentre Cedric spiega che i cavalieri hanno attaccato la Casa di Tutti, ucciso diverse persone e messo tutto a soqquadro, come se stessero cercando qualcosa.
"Hanno persino scavato dentro l'orto!" commenta, dispiaciutissimo.
I nostri ascoltano questo terribile racconto e, dopo aver lasciato Ludmilla alle cure dei suoi compaesani, si ritirano in una stanza a discutere sul dafarsi.
Solice infatti ha visto un paio di persone al piano terra della stazione di posta che stanno lì e teme possano essere dei contatti di questi cavalieri, tipo delle spie, e non vuole essere ascoltata.

Chiacchiere in privato

Una volta soli nella stanza da pranzo del Capo della stazione di posta, Guelfo fa una breve paternale a Loic, invitandolo a tenere un profilo più basso. Gli ricorda la raccomandazione di Padre Quart a non farsi troppo notare e Loic acconsente a stare più silenzioso, pur facendo notare che non è stata ancora raggiunta Laon, nei cui pressi il monito di Padre Quart è da ritenersi valido. Solice ricorda a tutti che l'umiltà è una virtù molto importante e propone al gruppo di mettersi al servizio del villaggio fino al termine della giornata, per aiutare gli abitanti a rimettersi in piedi dopo la tragedia.
Alla fine Loic decide di andare a parlare con Cedric, un po' per mostrarsi gentile dopo essere stato un po' troppo rude. Lo trova in una stanza vicina, insieme a Ludmilla che si prende cura di due feriti, Bo e Paul.
Loic si offre, insieme a suo fratello, di rendersi utile alla Casa di Tutti. Effettivamente serve qualcuno che vada a sistemare un po' il tetto, risponde Cedric, che organizza subito una spedizione con attrezzi da lavoro e legname. Con i ragazzi di Caen va anche Robert il Grosso, un ragazzone di paese che fa il boscaiolo, mentre Desiree resta ad aiutare Ludmilla a prendersi cura dei feriti in compagnia di Quixote.

La visita alla Casa di Tutti

Lungo la strada Robert lega molto con Loic, e racconta come sono andati i fatti.
L'assalto c'è stato il 22 luglio, a sera. Prima i Cavalieri sono andati alla stazione di posta, poi a casa del povero Tim. Quindi alla Casa di Tutti.
Lì sono morte 4 persone:
  • Rachel Bell (anziana fantesca di Frate Erwin, ha accolto col mattarello i cavalieri e con un "dovrete passare sul mio cadavere" si è condannata a morte)
  • Padraic Delarney (ospite fisso, ex vagabondo, suonatore di flauto)
  • Barry (vecchio ubriacone sempre lì alla casa di tutti)
  • Robert il Piccolo (giovanotto sui 30 anni che faceva lavoretti utili alla casa di tutti ed era molto molto amico di Ludmilla. Si faceva chiamare "il piccolo" per distinguerlo da "Robert il Grosso", suo coetaneo molto molto più robusto, che al momento dell'attacco non si trovava sul posto.
I feriti sono stati:
  • Bo Carlentan (corriere della stazione di posta che si trovava sul posto a mangiare, visto che vive da solo e gli piace la compagnia. Ferito a un braccio e alla testa. Non gravissimo ma allettato);
  • Noemi (ragazzina di 15 anni che ha provato a disarmare uno dei cavalieri ed è stata spintonata finendo giù dalle scale. Un braccio rotto, niente di troppo grave);
  • Siroc (ragazzo di 16 anni che ha provato a difendere la Casa di Tutti, con una zappa, per proteggere i suoi fratellini minori All e Lily. Ha ricevuto una ferita da taglio al torace e una alla gamba, ma non è in pericolo di vita);
  • Paul Hedges (sui 20 anni, fa la guardia della stazione di posta ma al momento dell'attacco era disarmato. Ha provato a combattere con un attizzatoio, riuscendo a ferire al braccio uno dei cavalieri. Poi è stato ferito gravemente al torace).
Mentre Loic ed Eric si occupano di riparare il tetto, Solice e Guelfo danno un'occhiata in giro. Quest'ultimo è visibilmente attento alla possibile presenza di simboli o marchi ben visibili volti a "indicare" la paternità del lavoro svolto dagli assalitori e il loro desiderio. La perlustrazione non rivela però segni di alcun tipo: a quanto pare, non è stata posta alcuna firma a quell'opera di devastazione.
Una traccia involontaria è rinvenuta da Solice nei pressi del caminetto: un lembo di stoffa bianca è infatti rimasto impigliato nell'attizzatoio con cui Paul Hedges era riuscito a colpire uno dei cavalieri. I ragazzi di Caen esaminano insieme il ritrovamento, facendo varie ipotesi sugli strani ricami a spirale che si intravedono sulla stoffa e che con tutta probabilità ricoprivano gran parte della tunica dei misteriosi aggressori: l'ipotesi più accreditata è che si tratti di un riferimento al vento presente in forme non dissimili su diversi stemmi nobiliari e cittadini e diffuso soprattutto nei territori della costa occidentale. Una cosa è certa, la stoffa è costosa e fa pensare a un gruppo di persone di un certo livello.

Giunti alla sera, Solice dichiara la sua intenzione di voler officiare una preghiera collettiva nella speranza di poter fornire un aiuto spirituale alla comunità: l'assenza di padre Erwin ha lasciato infatti Carentan priva di una guida che possa impedire ai sentimenti di vendetta di trasformare in odio la disperazione dei parenti e degli amici delle vittime. Nel corso della preghiera conosce la sorella minore di uno dei defunti, Lory Blanc, che tenta di consolare.

Verso la città di Laon, 30 luglio 517

La partenza da Carentan avviene l'indomani. Dopo attente consultazioni il gruppo decide di portare Ludmilla con sé: la ragazza potrebbe essere infatti l'unica pista rimasta a disposizione dei misteriosi Maestri del Vento, e la sua presenza a Carentan potrebbe provocare ulteriori attacchi.
Il gruppo tenta di spronare i cavalli per chiudere in fretta la distanza che li separa dalla città baronale ma viene frenato dall'atteggiamento fin troppo cauto di Quixote, che si dimostra particolarmente minuzioso nell'osservare i numerosi anfratti e nascondigli del territorio collinare che la strada attraversa e che prelude alla signoria di Amt.La giornata di viaggio passa senza particolari problemi, e dopo una breve tappa per rifocillarsi presso un chioschetto di lardo il gruppo passa davanti al castello di Amt, per poi lasciarselo alle spalle in direzione delle pianure sovrastate dalla collina su cui sorge la città di Laon.

Città di Laon, sera del 30 luglio 517

Giunti in città ci si dirige subito presso la cattedrale del Sole Nero: Solice ammira per la prima volta l'imponente e maestoso edificio, già noto agli altri compagni, e fa la conoscenza del rettore, padre Gabriel. Quest'ultimo riconosce i membri del gruppo e si dimostra cordiale e collaborativo; illustra al gruppo la situazione dei lavori alla cappella del Sigillo e parla di strani eventi accaduti di recente nei pressi delle grotte: in particolare si riferisce a degli strani vapori o fumi di colore rosso, che qualche settimana prima avevano scatenato un panico e delle superstizioni tali da pregiudicare pesantemente i lavori, commissionati alla famiglia Larsac. Il gruppo gli chiede di Erwin, e il sacerdote risponde che effettivamente ricorda di averlo visto di tanto in tanto durante le funzioni fino a qualche settimana prima, senza però mai riuscire ad avvicinarlo o a parlare con lui.
Dopo la breve conversazione con padre Gabriel il gruppo decide di far pernottare Ludmilla all'interno della chiesa, pensando che la sacralità del luogo possa tenere lontano i Maestri del Vento più di quanto non potrebbero fare le armi. Tuttavia, come precauzione aggiuntiva viene accolto il suggerimento di padre Gabriel di rivolgersi a Benton, una giovane guardia civica devota e volenterosa che sarebbe di certo disposto a passare la notte in chiesa. Il gruppo si reca quindi prima in caserma e poi a casa sua. Benton si dimostra cordiale e collaborativo e accetta la richiesta del gruppo; in pochi minuti si prepara e si accinge a montare la guardia presso la cattedrale.
Assicurata la sicurezza di Ludmilla il gruppo raggiunge infine la locanda la Mestola, il luogo citato nella lettera di padre Quart come punto d'incontro con frate Erwin; non c'è però alcuna traccia del sacerdote nella taverna della locanda. Il gruppo prende due stanze l'una di fronte all'altra e si accinge a riposare, rinviando ulteriori indagini alla giornata successiva.

Indagini a Laon

Città di Laon, 1 Agosto 517

Eric si sveglia prima di tutti e scende in taverna alle prime luci dell'alba nella speranza di incontrare Erwin, senza successo. Quando il resto del gruppo scende si incomincia a discutere sul da farsi; nel corso della conversazione Solice nota che uno degli avventori che popolano la taverna della locanda era presente anche nella stazione di posta di Carentan al momento del loro arrivo al villaggio; è con questa nuova consapevolezza, nonostante sia possibile che si tratti di una semplice coincidenza, che il gruppo pianifica le operazioni da effettuare nel corso della giornata: Loic e Quixote si recheranno alla cava, dove cercheranno di farsi assumere nella speranza di ottenere qualche informazione sul sacerdote o sui suoi movimenti; Eric farà la stessa cosa al cantiere della cappella del Sigillo: Guelfo e Solice lo accompagneranno nell'indagine, per poi proseguire verso gli altri edifici religiosi della città; Desiree resterà insieme a Ludmilla, mentre Julie si occuperà di pedinare lo straniero misterioso per scoprire maggiori informazioni su di lui.

Quixote e Loic

I due ragazzi riescono a farsi assumere, ma la dura giornata di lavoro non regala alcuna informazione su Erwin: nessuno sembra infatti averlo visto, e la presenza di alcuni lavoratori provenienti da Carentan esclude la possibilità che si possa trattare di semplice distrazione. Se Erwin ha compiuto indagini dalle parti della cava, di certo è stato molto discreto.

Guelfo e Solice

La strada che porta al cantiere è tranquilla e assolata. I lavori procedono bene e coinvolgono in tutto circa duecento manovali, la maggior parte dei quali alloggia in un gruppo di case erette a tale scopo a sud del cantiere. Le tre grotte presenti sul fianco della collina sono state coperte con delle robuste assi di legno che ne nascondono l'ingresso, probabilmente murato: la più grande, protagonista dei sorprendenti eventi passati che Guelfo e Eric ben ricordano (vedi un fidanzamento che non s'ha da fare), si trova a ridosso del basamento sul quale sorgerà la cappella, ormai prossimo ad essere completato. Una volta separati da Eric i due ragazzi si imbattono in un gruppetto di vecchi intenti a osservare l'andamento dei lavori. Guelfo rivolge loro alcune domande, apprendendo che il cantiere è tornato pienamente operativo da poco più di un mese grazie all'arrivo di lavoratori provenienti dalle zone limitrofe, dopo che il verificarsi degli strani eventi (gli stessi già descritti da padre Gabriel) aveva allontanato la manovalanza locale. Nel frattempo Solice cerca di controllare l'ingresso della grotta più vicina al basamento sperando di non essere notata, ma gli occhi puntati su di lei da parte dei manovali della zona evidenziano ben presto l'ingenuità del tentativo e la costringono a desistere prima di poter raggiungere la meta.
Lasciato il cantiere alle indagini di Eric, Guelfo e Solice si recano quindi alla seconda e meno importante chiesa di Laon, S.Somme, dedicata a tutte le divinità della Luce. Qui fanno la conoscenza con una sacerdotessa di Harkel, Catherine, che racconta a Solice la storia della reliquia custodita nell'edificio. I due ragazzi passano un pò di tempo in preghiera e poi, prima di andare via, chiedono alla sacerdotessa notizie su un sacerdote di Kayah che corrisponda alla descrizione di Erwin. La sacerdotessa risponde di averlo effettivamente visto: interroga Solice sul suo nome e quindi conferma di conoscerlo, ma di averlo visto l'ultima volta soltanto molte settimane prima.
I due si recano poi alla locanda la Mestola, dove incontrano Julie, Desiree e Ludmilla. Julie racconta l'esito del pedinamento, dicendo che lo sconosciuto ha passato un pò di tempo in camera, forse intento a scrivere qualcosa, per poi recarsi in un grosso edificio poco distante, entrando dal retro e scomparendo alla vista. Guelfo fa ventilare l'ipotesi di introdursi nella sua stanza sfruttando l'assenza: la lettura dei suoi appunti o altri oggetti contenuti potrebbero infatti chiarire una volta per tutte se si tratta di una spia o meno. Solice è però poco incline ad accettare di ricorrere a tale effrazione, considerando che non c'è ancora nulla che possa provare un serio coinvolgimento dello straniero: Guelfo tenta di convincerla, ma la ragazza non cede.
L'ultima tappa della giornata è alla cattedrale del Sole Nero, dove una seconda conversazione con padre Gabriel rivela importanti particolari sul cantiere della cappella: i lavori, commissionati ai Larsac dal Barone di Laon, sono diretti dall'architetto Brian Slagel, che si avvale della consulenza "tecnica" di un professore dell'università di Magia di Amer, l'evocatore Arthur Speer. La rivelazione sconcerta i due ragazzi: Solice ha modo di manifestare ancora una volta la sua profonda soggezione rispetto alla ricerca magica e non nasconde di temere per il peggio. Anche Guelfo è molto preoccupato, visto che il nome di Speer non è incluso nella cerchia di maghi "di provata fiducia" di cui Lord Dillon, il suo padre adottivo, gli aveva spesso parlato. Il ragazzo valuta comunque anche una spiegazione ottimistica: in fondo, la presenza di un esperto in materia può essere facilmente spiegata dalla natura sovrannaturale del fenomeno occorso nelle grotte; Solice resta comunque molto scettica a riguardo. I due ragazzi chiedono a padre Gabriel informazioni sull'alloggio di Brian Slagel ed Arthur Speer, e il sacerdote risponde indicando la residenza dei Larsac: Guelfo e Solice si guardano: è lo stesso edificio in cui Julie ha visto entrare l'individuo misterioso, che sembra quindi sempre più sospetto.

Eric

Il giovane non ha difficoltà a farsi assumere: al contrario sembra che il cantiere non aspetti altro che persone volenterose, in grado di accontentarsi della magra paga offerta (3 corone di bronzo al giorno) senza porsi problemi sulle passate stranezze del luogo. Introdotto al cospetto di una sorta di capomastro grosso e peloso, viene incaricato della preparazione di stampi che verranno utilizzati per forgiare oggetti di piombo dalla forma insolita. Durante la pausa pranzo ha modo di scambiare qualche parola con gli altri manovali, ottenendo informazioni analoghe a quelle di Loic e di Quixote: anche qui non sembra esserci traccia di Erwin.

Riepilogo delle indagini

Desiree e Ludmilla non hanno avuto problemi durante il giorno, ma il misterioso individuo è ancora presente nella taverna quando Loic, Quixote, Eric, Guelfo e Solice tornano dai loro giri. I ragazzi si interrogano sul da farsi, mettono insieme gli indizi e decidono di sfruttare la buona disposizione d'animo di Benton per chiedergli se ha avuto modo di sentire notizie su Erwin; alla giovane guardia la descrizione del sacerdote non dice nulla. I ragazzi tentano allora con l'oste della locanda la Mestola, che Benton descrive come una persona fidata e che sa tenere la bocca chiusa. L'oste dichiara di ricordarsi bene un avventore con quell'aspetto: stando a quanto dice, Erwin ha soggiornato alla Mestola per qualche settimana cambiando due o tre volte stanza, per poi partire in fretta e furia a cavallo, circa un mese prima, senza fornire particolari informazioni. Forti di questa nuova scoperta i ragazzi passano la serata a fare ipotesi sul da farsi e sulle possibili destinazioni di Erwin: la possibilità più convincente sembra il monastero di Halbedel, casa dei due giovani sacerdoti ai quali verrà probabilmente affidata la cura della cappella. Solice avanza anche l'ipotesi che Erwin abbia soltanto simulato la partenza per restare invece all'interno delle mura di Laon. Al termine della conversazione si decide di andare a dormire: Ludmilla resta con il gruppo e viene ospitata nella camera delle ragazze.

Passi nella notte (mind the gap)

E' il turno di guardia di Guelfo, quando la tranquillità della notte viene interrotta da un sinistro rumore di passi. Il giovane pensa ovviamente all'individuo individuato il giorno prima, ma non ha purtroppo modo di verificare i suoi sospetti: accortosi probabilmente della fioca luce della candela che filtra sotto la porta delle camere il misterioso visitatore notturno decide infatti di tornare indietro. Il suono dei passi si dilegua ben presto, risucchiato dal silenzio del corridoio.

Città di Laon, 2 Agosto 517

Di buon mattino i ragazzi si ritrovano seduti intorno al tavolo della colazione: a pochi metri di distanza, il misterioso avventore individuato il giorno prima è intento a consumare con apparente noncuranza un nutriente e non esattamente parco spuntino. E' in quel momento che fa la sua comparsa Benton, che si siede al tavolo con la chiara intenzione di comunicare importanti novità: Solice lo anticipa, preoccupata che orecchie indiscrete possano ascoltare, e lo porta insieme agli altri fuori dalla locanda. A pochi passi dalla Mestola Benton comunica al gruppo che le domande da lui effettuate in caserma hanno portato alla luce alcune notizie: pare che un individuo corrispondente alla descrizione di Erwin abbia commesso un furto ai danni dei Larsac, introducendosi nella loro dimora (la stessa indicata da padre Gabriel e visitata dall'individuo misterioso) e rubando alcune pergamene nonché un oggetto ornamentale destinato alla cappella: Benton non può saperlo, ma si tratta certamente della pietra portata da Ludmilla ai Padri di Noyes. La ricerca delle tracce e gli indizi ritrovati hanno condotto le guardie assegnate al caso verso il villaggio dei manovali posto tra la cava e il cantiere: le indagini si sono comunque fermate poco dopo, probabilmente sotto richiesta degli stessi Larsac.
Forte delle nuove informazioni il gruppo imposta le operazioni della giornata: Loic ed Eric continueranno ancora le indagini iniziate il giorno prima, rispettivamente presso la cava e il cantiere; Quixote rinuncerà all'impegno lavorativo per occuparsi della sicurezza di Julie (assegnata ancora una volta al pedinamento del tipo), Ludmilla e Desiree; queste ultime si occuperanno di osservare l'entrata sul retro della dimora dei Larsac, mentre Guelfo e Solice si dedicheranno a sorvegliare gli altri due ingressi. Vengono anche fatte delle ipotesi sull'effettiva utilità dei misteriosi oggetti di piombo oggetto del lavoro di Eric: l'ipotesi più accreditata è quella di Guelfo che, forte delle sue conoscenze magiche, ipotizza un possibile utilizzo inibitore del piombo magari per schermare o veicolare flussi di potere in modo controllato.

L'arrivo di Andrè Navon (Sebino in da house)

Poco prima di separarsi, il gruppo è testimone dell'arrivo di un gruppo di 6 o 7 cavalieri che vestono armature e stemmi della baronia di Laon: il gruppo si dirige a cavallo verso la piazza principale attirando gli sguardi dei cittadini per poi smontare e far tappa presso una taverna. Solice riconosce dalle insegne la presenza di un Cavaliere di Laon e propone a Guelfo di entrare a loro volta, nella speranza di ottenere qualche informazione senza essere costretti a fare domande: poco dopo i due ragazzi entrano nella locanda, ordinano due bicchieri di latte e si siedono a un tavolo nelle vicinanze dei cavalieri intenti. Bastano però alcuni minuti per comprendere che la sosta non passerà inosservata: il Cavaliere a capo del gruppo si rivela infatti una vecchia conoscenza di Guelfo (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare), e prima che il giovane possa reagire se lo ritrova al tavolo intento a salutarlo affettuosamente e a presentarsi a Solice: "Sono sir André Navon", esclama il giovane: "incantato". La ragazza guarda Guelfo, che provvede a presentarla omettendo ogni riferimento di status. Il Cavaliere dimostra di non aver perso la sua proverbiale parlantina e si intrattiene in una conversazione con Guelfo che mette in luce le rispettive signorie, sorti e sorelle, tre argomenti ai quali la storia recente sembra essersi divertita ad aver dato un comune filo conduttore, tanto roseo per André quanto spiacevole e imbarazzante per il mago: le risate degli uomini al seguito del Cavaliere, pronti a dare man forte al loro capitano, contribuiscono ad allargare ulteriormente la forbice ormai presente tra due destini cosi' simili, eppure cosi' diversi. Solice tenta di spostare la conversazione dall'impari amarcord ad argomenti più attuali, chiedendo delucidazioni a messer Navon sull'obiettivo della sua missione. I ragazzi ricevono la conferma che aspettavano: si tratta di una delle tre squadre incaricate dal Barone di Laon di far luce sull'attacco operato dai Maestri del Vento; a quanto pare però il ritardo della convocazione è stato tale da raffreddare qualsiasi pista, rendendo improbabile un contatto con gli aggressori o una scoperta significativa su quale potesse essere il loro movente. Solice si sente in obbligo di mostrare il frammento di stoffa bianca rinvenuto a Carentan al Cavaliere: quest'ultimo lo osserva e ascolta con interesse le varie teorie ipotizzate dal gruppo sulla natura delle volute a spirale. Pochi minuti dopo i due ragazzi salutano educatamente ed escono dalla locanda. Guelfo saluta con un "arrivederci", ricevendo per tutta risposta la (infausta) notizia sul luogo scelto dal gruppo di Cavalieri per il loro soggiorno: si tratta ovviamente della Mestola, la stessa locanda dove alloggia il gruppo.

Loic

Il giovane prende nuovamente servizio all'interno della cava: nel corso della giornata fa la conoscenza di Bastià, un uomo sulla quarantina dal fisico possente: quest'ultimo dichiara di provenire da Carentan, ma Loic si accorge ben presto che la notizia dell'attacco dei Maestri del Vento non è ancora giunta alle sue orecchie: introduce quindi il delicato argomento, che suscita ben presto l'interesse di altri lavoratori anch'essi originari del luogo. "se ci fossi stato io gliel'avrei resa piu' difficile a quegli infami", commenta amaramente Bastià una volta appresi i dettagli della vicenda. Ben presto si finisce a parlare di Erwin: Loic dichiara che il sacerdote non era presente e coglie l'occasione per sottolineare il suo interesse sulla sua possibile ubicazione. Nel tentativo di superare l'iniziale differenza di Bastià e dei suoi nomina anche Ludmilla e Tim, e fa di tutto per mostrarsi dalla parte dei "buoni": è Bastià stesso a interromperlo: "non è il posto giusto per parlare di questo" mormora, forse persuaso della sua buona fede; la conversazione proseguirà all'imbrunire, nei pressi della taverna "Er Gobbo", una mescita di vino all'aperto costruita ai margini del villaggio dei manovali. Loic accetta l'implicito invito e avverte che si presenterà insieme a suo fratello. A sera, sulla via del ritorno in locanda ha modo di imbattersi nel gruppo di cavalieri capitanato da sir André Navon: l'elmo e l'armatura del nobile non gli impediscono di riconoscere una faccia che non fa mistero di detestare: "tié, Navon di merda!" esclama con un gestaccio pochi istanti dopo essere stato superato dai cavalli in corsa.

Eric

Il ragazzo si presenta puntuale dal capomastro Norbert Peron, che lo rimette al lavoro: ancora una volta si tratta di stampi per piombo. Eric dà un'occhiata migliore ai misteriosi oggetti che contribuisce a costruire, simili a dei sostegni o forse a dei binari. Facendo le domande giuste alle persone giuste riesce a ottenere diverse nuove informazioni senza sbilanciarsi troppo: il piombo utilizzato per fonderli è ti un tipo particolare, purissimo. Inoltre a quanto pare i misteriosi oggetti servono a comporre una sorta di misterioso disegno. La versione finale è raffigurata all'interno di una pergamena in possesso del capomastro: quest'ultimo sembra il solo a conoscere tale forma e custodisce gelosamente la pergamena nelle tasche dei pantaloni, senza mai separarsene. Questa scoperta sembra dar credito all'ipotesi di Guelfo: il misterioso disegno potrebbe infatti essere un simbolo, una runa o qualcosa di simile.
Peraltro secondo Eric questa sorta di "binari" potrebbero essere leggermente inclinati, per favorire lo scorrimento di un eventuale liquido.

Solice e Guelfo

I due ragazzi si dividono le entrate della dimora dei Larsac: Solice si apposta nei pressi dell'entrata principale, dove ha modo di riconoscere due individui che sembrano proprio Brian Slagel e Arthur Speer. Guelfo sceglie l'entrata secondaria e non ha altrettanta fortuna, viene comunque ragguagliato da Solice che gli fornisce una descrizione di entrambi. Solice manifesta l'intenzione di comprare due torte gemelle per festeggiare il compleanno di Eric e Loic, magari insieme a qualche pasticcino: l'entusiasmo della ragazza è però ben presto dissipato da Guelfo, che le confessa le sue preoccupazioni sul possibile incontro/scontro destinato ad avvenire tra Loic e André Navon: la ragazza non comprende la preoccupazione: "da come vi siete parlati, pensavo fosse tuo amico". Il mago scuote la testa: "non lo conosco cosi' bene... c'è chi lo conosce meglio di me" esclama poi, scuotendo la testa. Nei minuti successivi la paladina viene cosi' messa a parte dei trascorsi sentimentali tra il bel Cavaliere e Desiree (vicende descritte nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). I numerosi tentativi di Solice di comprendere la vicenda in modo non compromettente per i suoi protagonisti vengono frustrati dal disincantato realismo del mago, lasciando la ragazza senza parole e sinceramente dispiaciuta. Guelfo vorrebbe parlare a Loic per prevenire qualsiasi dramma, ma è convinto che l'amico potrebbe dare un peso maggiore alle parole della paladina e le chiede di partecipare alla conversazione per il bene dell'operazione in corso.

Julie

Il pedinamento del misterioso individuo porta nuove importanti informazioni, prima tra tutte il suo nome: Ethan, che la ragazza sente di sfuggita durante una conversazione. Anche tragitto differisce da quello della giornata precedente: la prima tappa del losco figuro è all'interno dell'edificio dei Larsac, per poi dirigersi al villaggio dei lavoratori dove entra nella locanda Er Gobbo: lì ha modo di scambiare qualche parola con due individui, uno dei quali privo di un'occhio. Si reca infine in un edificio dall'aspetto losco: la ragazza commette l'errore di spiarlo da una finestra e si accorge nel peggiore dei modi che si tratta nientemeno che di una casa di malaffare. Mentre Julie arrossisce imbarazzata, Guelfo riflette sul fatto che si tratta probabilmente dello stesso luogo dove oltre un anno prima ebbe modo di ricevere le grazie di Cecile pochi giorni prima della sua morte (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Il gruppo ritiene di avere in mano prove a sufficienza per agire ai danni di Ethan, considerato ormai da tutti un poco di buono.

Riepilogo in locanda

Le novità portate da Loic costringono il gruppo a prendere una rapida decisione sul da farsi: la pista più interessante sembra essere decisamente quella dell'appuntamento alla taverna/mescita di vino Er Gobbo: Loic è fiducioso sulla buona fede di Bastiaux, ma grazie al pedinamento di Julie il gruppo sa che la locanda potrebbe non essere cosi' sicura. Si decide cosi' di recarsi sul luogo divisi in due gruppi: i fratelli Navar si recheranno sul posto armati soltanto del fido tirapugni mentre gli altri, armati di tutto punto, si porteranno nello spazio boscoso ai margini della taverna portando con sé anche le armi dei Eric e Loic. Per garantire la sicurezza di Ludmilla ci si rivolge ancora una volta a padre Gabriel, che accetta di ospitarla ancora una volta presso la cattedrale: come ulteriore precauzione Guelfo, Solice e Loic si recano da Benton, che appare persino felice all'idea di poter vegliare nuovamente sul sonno di Ludmilla. Quella stessa notte i due giovani avranno una breve conversazione. Durante il percorso dalla locanda alla casa di Benton Guelfo introduce a Loic l'argomento André Navon.

Loic si stupisce che il giovane mago si preoccupi per lui e non rifletta su una situazione che di fatto lo riguarda in prima persona: "Io all'epoca non fui disonorato, tu si", commenta calmo, guardandolo negli occhi. Guelfo dichiara di non avere alcun rancore nei confronti del giovane cavaliere, e che tutto ciò che desidera è che la presenza di quest'ultimo non provochi in Loic un'irritazione tale da compmettere il buon esito della missione. "All'epoca te le prendevi te le irritazioni mentre succedevano 'ste cose" commenta il compagno, riferendosi ovviamente ai trascorsi erotico/patologici del mago (il rapporto con Cecile e l'infezione contratta di conseguenza, descritti nella cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Solice interviene nella conversazione ricordando che il vero cavaliere non antepone l'orgoglio alle sue responsabilità, e il rispetto delle raccomandazioni di riservatezza di Quart renderà Loic un cavaliere di certo migliore di sir André Navon. "Mi sembra che l'abbiamo già visto chi è più cavaliere" commenta tiepidamente Loic, poco contento che Guelfo abbia messo al corrente la paladina di fatti che potevano tranquillamente restare "in famiglia".

Dal Gobbo

Poco prima del tramonto il gruppo decide di muoversi: Eric e Loic sono i primi a uscire, seguiti a breve distanza dal resto dei compagni: Guelfo si cinge spada e daga alla vita, Quixote porta spada e scudo, Solice indossa la tunica e la cappa che, insieme allo scudo, la identificano come paladina di Pyros; Desiree e Julie, prive di armi, forniranno il supporto strategico. In pochi minuti il gruppo si accorge di essere seguito, ma la strada porta inequivocabilmente a una delle due uscite della città e di certo la loro meta non sembra essere un mistero. Giunti alla porta Solice si trova di fronte allo sguardo sorpreso delle guardie, più propense a vedere in lei una bambina vestita per il carnevale che non una paladina di Pyros: riesce comunque a superare la loro incredulità e chiede il favore di poter rientrare insieme al gruppo dopo la chiusura delle porte.

Kebab e vino annacquato

Eric e Loic fanno il loro ingresso da Er Gobbo, che si mostra come un gruppo di tavoli all'aperto in parte recintati da una sottile staccionata di canne e paglia: ordinano un Kebab e un pò di vino annacquato, e il cameriere è lieto di portarglieli al modico prezzo di un rame. "Un rame per tutto quanto... come minimo ci hanno messo i topi morti" commenta Eric, addentando il panino. Ben presto incontrano Bastiaux e l'amico Tomàs, e con loro scambiano alcune parole riguardanti Erwin. Nel corso della conversazione riescono a superare le diffidenze dei due manovali, che si convincono a dar loro nuove informazioni. Erwin è effettivamente partito da Laon, ma per alcuni giorni è stato protetto e nascosto da loro e da altri manovali proprio nei pressi delle cave: Bastiaux ignora i motivi della brusca partenza del sacerdote, ma sospetta che Erwin l'abbia fatto per proteggerli ed evitargli noie con guardie o peggio con altri loschi individui che erano probabilmente sulle sue tracce. In ogni caso, la maggior parte dei suoi effetti personali sono ancora presenti all'interno di una delle cave: i due fratelli convincono Bastiaux a portarli li' e i manovali danno loro appuntamento in un posto nei pressi del nascondiglio, dove si recheranno nel giro di due ore.

I quattro dell'oca selvaggia

Nel frattempo, il resto del gruppo tenta invano di passare inosservato chiacchierando nei pressi dell'ultima curva del sentiero che porta alla mescita di vino. La loro attenzione è però ben presto catturata da due individui sospetti che, armati di pugnale, si dirigono verso il villaggio con aria poco raccomandabile. Si decide di seguirli, e Julie viene incaricata di coprire gli ultimi metri del pedinamento. La ragazza guida il gruppo fino a una casetta di legno all'interno del villaggio, dove passa alcuni minuti spiando da un buco presente sulla parete: "speriamo che non sia una casa di malaffare questa volta!" commenta Solice, suscitando un'involontaria ilarità. Pochi istanti dopo Julie è costretta a ritirarsi: quattro individui armati fino ai denti escono infatti dall'abitazione, costringendo tutto il gruppo a nascondersi dietro un angolo per non essere individuato.

Julie torna dagli altri, comunicando di aver visto due balestre e altre armi dall'aria pericolosa. Non solo: dentro la casa è rimasta una quinta persona, e si tratta del solito Ethan. E' proprio lui ad uscire pochi istanti dopo dalla casa puntando verso la mescita, e dirigendosi quindi in direzione opposta rispetto ai quattro uomini. Il gruppo è costretto a prendere una decisione in pochi secondi: il grosso del gruppo andrà a chiamare Eric e Loic, mentre Julie si metterà sulle tracce di Ethan nella speranza che prosegua verso quello stesso posto. Solice si offre invece volontaria per seguire i quattro, con l'intenzione di non esporsi troppo e di scappare o allontanarsi se individuata: Guelfo scuote la testa pensando che sia troppo rischioso, ma la ragazza e Quixote sono gli unici a possedere uno scudo da opporre alle balestre e quest'ultimo ha un'armatura troppo pesante per compiere il pedinamento in modo efficiente. Il gruppo quindi, sia pure a malincuore, si divide.

Guelfo, Julie, Desiree, Quixote

A quanto pare Ethan punta dritto alla mescita: nel giro di pochi minuti Julie ha modo di raggiungere Eric e Loic, che nel frattempo hanno salutato Bastiaux e l'amico. Alla vista della cugina i fratelli capiscono che è necessario abbandonare la mescita anzitempo: il gruppo compie poi alcuni movimenti per sfuggire allo sguardo indagatore di Ethan, ricongiungendosi dopo alcuni minuti. Dopo un rapido scambio di informazioni ci si mette quindi sulle tracce di Solice ma nel frattempo il sole è calato, rendendo l'inseguimento lento e difficile; gli occhi di Desiree riescono a individuare prima la cappa e poi l'elmo della paladina, che probabilmente sono stati lasciati in terra per indicare il passaggio e la direzione presa dai quattro uomini, che sembrano diretti nei pressi delle cave. E' soltanto dopo alcuni minuti che si ode un grido femminile, proveniente proprio dalla zona delle cave: il gruppo impiega qualche attimo per stabilire una linea d'azione, risolvendosi poi per la consueta carica frontale.

Solice

La ragazza si trova ben presto costretta dalle circostanze ad abbandonare i suoi propositi di prudenza: qualcosa dentro di lei la rende consapevole del pericolo rappresentato da quegli individui, diretti peraltro in direzione delle cave. La paladina ignora peraltro il fatto che Erwin non si trovi più a Laon, notizia che i fratelli Navar stanno ottenendo in quegli stessi istanti; il timore che il bersaglio di quegli uomini sia il sacerdote è una motivazione sufficientemente forte a spingerla all'inseguimento. Non avendo altri oggetti con sé, utilizza il mantello e l'elmo per indicare le deviazioni prese dal gruppo di manigoldi; l'inseguimento prosegue fino a quando non vengono raggiunti i margini delle cave. E' lì che, ad un tratto, Solice perde di vista uno dei quattro uomini. Pochi istanti dopo si accorge di un sinistro movimento a circa venti metri dalla sua posizione, e istintivamente si protegge il volto e il corpo con lo scudo: un dardo di balestra sibila a pochi centimetri da lei.

E' l'inizio di un lungo e sofferto gioco al gatto e al topo, nel corso del quale la ragazza è costretta ad arretrare per non farsi circondare e sparare addosso. Le sue grida, volte a manifestare la sua identità agli aggressori e al tempo stesso orientare i compagni ancora troppo lontani, si spengono senza risposta nel buio della notte priva di luna. Solice si rende ben presto conto di essere del tutto impreparata alla situazione, non riesce a distinguere altro che ombre minacciose che si muovono silenziosamente intorno a lei: uno dei suoi avversari dalla corporatura insolitamente esile riesce ad aggirarla e le scocca un secondo colpo di balestra diretto al torace, che fortunatamente si conficca sul suo scudo. L'impatto la spedisce comunque al tappeto, illesa ma terrorizzata, consapevole di essere prossima alla fine.

Lo scontro alle Cave

Quando il gruppo arriva nei pressi delle cave, i quattro aggressori decidono di girarsi verso i nuovi arrivati: Guelfo ha infatti utilizzato i suoi arcani poteri per evocare un bastone di fiamma, il cui bagliore rende fin troppo visibile l'arrivo dei rinforzi. E' d'altronde soltanto grazie a quella fonte di luce che il gruppo riesce a muoversi velocemente all'interno di un territorio che tutti, con la sola eccezione di Loic e Quixote, stanno visitando per la prima volta. Uno degli aggressori viene individuato ed è su di lui che il gruppo decide di accanirsi. Guelfo lancia un secondo incantesimo: nel giro di pochi istanti la sua immagine si divide in due, poi in tre, poi ancora in quattro simulacri. Solice prova a mettere in guardia gli amici come può: "state attenti, si sono divisi!".

L'avvertimento non è comunque sufficiente a identificare altri nemici nelle vicinanze: il primo dei balestrieri spara ai danni di Quixote colpendolo alla gamba e quando il secondo viene infine avvistato è già troppo tardi, la sua balestra è carica e pronta a far fuoco: il cecchino ignora Guelfo e i suoi duplicati e mira in direzione dei fratelli Navar: Eric riesce a uscire dalla traiettoria carambolando su uno dei simulacri di Guelfo, che svanisce nel nulla con grande disappunto del mago. Loic tenta invano di raggiungere un riparo mentre il dardo lo raggiunge, colpendolo gravemente al torace e pregiudicandone pesantemente i movimenti. Nel frattempo Quixote localizza un secondo avversario e si dirige verso di lui, raggiunto dopo pochi istanti da Guelfo.
Pochi secondi dopo lo scontro raggiunge il suo apice: Solice fa del suo meglio per muoversi alle spalle degli aggressori riuscendo ad attirare su di se le attenzioni della figura esile, in procinto di ricaricare la balestra ai danni di Quixote. Il malintenzionato, incalzato dalla paladina, è costretto ad abbandonare l'arma e decide di darsi alla fuga. Quixote e Guelfo affrontano il primo dei nemici, che si difende come può per poi venire sopraffatto nel giro di pochi round. Eric si trova faccia a faccia con il guercio armato di spadone a due mani, ben presto raggiunto da un secondo individuo che brandisce una spada. Deciso a non farsi chiudere in una condizione di inferiorità numerica Eric cerca riparo tra le pareti rocciose della cava, chiudendosi in difesa: è a quel punto che, a sorpresa, Loic emerge dall'oscurità alle spalle del secondo assalitore.

Le gravi ferite subite non sembrano sufficienti a impedire i movimenti del più alto dei Navar, che con grande coraggio decide di gettarsi ancora nella mischia: il manigoldo non si fa ingannare dalle ferite del gigante, e decide di non correre rischi abbandonando il fianco di Eric per contrastarne l'avanzata. Pochi istanti dopo Loic gli è addosso, incurante del dardo ancora conficcato nelle sue carni: la sua ascia con un guizzo fulmineo scava un profondo solco nel braccio del nemico, lacerando l'armatura di cuoio. L'aggressore urla di dolore, ma la sua reazione è tanto rapida quanto violenta: la sua lama non si fa ingannare dai movimenti di Loic rallentati dalla ferita al torace e penetra in profondità dentro la sua spalla, passandola da parte a parte. Il dolore provato dal giovane è immenso, le sue ferite troppo gravi per consentirgli di restare cosciente: Loic crolla al suolo sotto gli occhi del fratello, perdendo molto sangue e giungendo a meno di un passo dalla morte. Il tempo prezioso guadagnato dal giovane consente comunque al gruppo di ribaltare le sorti dello scontro: Eric, con il fianco finalmente libero, affronta e ferisce il Guercio: Quixote sopraggiunge per dargli man forte, mandandolo al tappeto. I due si spostano poi sull'ultimo avversario, ed è ancora Eric a sferrare l'ultimo colpo, conficcandogli mortalmente il martello nelle carni: un analogo destino viene riservato al Guercio, ormai agonizzante.

Nel frattempo Solice ha continuato a inseguire il più esile degli avversari: la ragazza ha l'occasione di colpirlo alle spalle ma sceglie di stordirlo colpendolo con il piatto della spada, tentativo che si rivela purtroppo inadeguato alle sue capacità offensive. Intima quindi al fuggitivo di fermarsi, sottomettendosi alla volontà degli Dei: in conseguenza del suo colpevole silenzio cerca quindi di colpirlo con la spada, fallendo a più riprese. Dopo alcuni round di inseguimento viene raggiunta da Guelfo, ed è grazie al suo aiuto che riesce infine a costringere in terra l'avversario. Il mago è deciso a non concedere quartiere ed è pronto a colpirlo... ma grande è la sua sorpresa quando, al posto del tagliagole senza scrupoli che si aspettava, si trova a fissare gli occhi impauriti di una ragazza. Solice non crede ai suoi occhi, e ringrazia con tutto il cuore Pyros per aver impedito al suo braccio di andare a segno: la ragazza è addirittura una bambina, non potrà avere più di 12 o 13 anni.
"Tu non dovresti stare a casa, a quest'ora?" le chiede Guelfo.

Dopo lo scontro

Loic è messo molto male, nonostante Desiree cerchi di rassicurare gli animi: "ne ha viste di peggiori, se la caverà". L'operato della ragazza si rivela all'altezza del difficile compito: dopo un lungo processo di medicazione sul campo le ferite del più alto dei Navar cessano di perdere sangue, dando sollievo e speranza a tutti. Solice tenta un primo approccio con la ragazzina, che dice di chiamarsi Nickel: "cosa ci facevi in mezzo a quella gente?", le chiede la paladina cercando di non spaventarla, impreparata alle spiegazioni che la ragazzina, apparentemente per nulla intimorita ma anzi con aria seccata, non tarda a fornire: racconta di aver partecipato ad altre azioni simili in passato insieme a suo padre, uno del gruppo degli assalitori; dichiara di non avere alcun problema o remora per ciò che ha fatto, redarguisce la paladina per il colpo ricevuto e chiede con insistenza informazioni sul padre. Solice, interdetta, le dice che farà in modo di informarsi in merito: la paladina è ben lieta di interrompere quel qualche minuto quella difficile conversazione e di informarsi sulle sorti dello scontro e dei suoi amici. Julie la sostituisce nel compito di sorvegliare Nickel. La cugina di Loic è scossa e preoccupata: è evidente che, nonostante le rassicurazioni fornite da Desiree, le condizioni di Loic sembrano davvero molto gravi. Nel frattempo, Eric fa un rapido giro dei cadaveri trovando alcune corone d'oro, con tutta probabilità la "taglia" pagata per la testa del gruppo: quasi si rammarica quando ne scopre l'ammontare, pari a poco più di tre monete d'oro. Il giovane raccoglie e carica una delle balestre leggere usate dagli aggressori per poi recarsi dall'unico superstite, con l'intento di interrogarlo: il suo nome è Rey, e a quanto pare è lui il padre della bambina: racconta di essere stato assoldato da Ethan insieme agli altri due per tendere al gruppo un agguato nei pressi delle cave; l'obiettivo era disporsi nei pressi del luogo nel quale si trovava presumibilmente la cava di Erwin per poi aprire le ostilità contro il gruppo al segnale convenuto, il verso di un uccello prodotto probabilmente con un fischietto e dato da Ethan stesso. Il capo della banda di malviventi si chiama Anthony e si tratta dell'uomo che ha ferito gravemente Loic: il vero mandante dell'operazione non sembra essere comunque Ethan quanto piuttosto un certo "sfregiato", particolare che a Eric fa tornare alla mente una vecchia conoscenza: si tratta probabilmente di Rochefort, un farabutto al soldo della famiglia Larsac autore tra l'altro della defenestrazione di Abel Balomir (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare). Resosi conto delle brutte ferite di Rey, Eric cerca con lo sguardo Desiree: la ragazza è però indisponibile, presa com'è dalla lunga e difficile medicazione di suo fratello.

La lunga notte

Nickel vs Solice (The Kids Aren't Alright)

Quando Solice arriva da lui, Rey chiede informazioni su sua figlia: la paladina lo guarda con severità: "ti preoccupi per lei? Perché non lo hai fatto in passato, invece di farla crescere con una balestra in mano?" Ma Rey dà risposte vaghe, sprezzanti:fa spallucce di fronte alle richieste di spiegazioni e lascia intendere di non aver fatto nulla per impedire alla figlia di percorrere il suo stesso sentiero, per farle impugnare e utilizzare armi assassine e per condannarla a una vita di misfatti, lontana dalla Luce e dai suoi ideali. La paladina resta ferita e inorridita da tanta apparente crudeltà: stringendo i denti si appresta comunque a curarlo sfruttando le sue limitate conoscenze mediche, e con l'aiuto di Eric riesce a stabilizzare le sue ferite. Rey non trattiene alcune grida di dolore, sufficienti ad essere udite dalla figlia che riesce a divincolarsi da Julie e arriva fino al padre, chiamandolo a gran voce e cercando di impedire che gli venga fatto del male: per portarla via è necessario l'intervento di Guelfo, che insieme a Julie la porta ad alcuni metri di distanza. Al termine della medicazione Solice si reca nuovamente dalla ragazzina; dopo averla rassicurata sulle sorti di suo padre prova a parlarci ancora una volta, arrivando a mostrarle le mani ancora sporche di sangue nel tentativo disperato di mostrarle la gravità della situazione in cui entrambe si trovano: non c'è niente da fare, Nickel si dimostra sorda a ogni approccio e sembra incapace di comprendere la gravità delle azioni compiute da lei e da suo padre; accusa il gruppo di voler consegnare lei e suo padre alle guardie, ma Solice si dimostra di ben altro avviso: dichiara prima a lei e poi al resto del gruppo la sua intenzione di volerla portare alla cattedrale del Sole Nero, nella speranza di poterla tenere li' per una notte in attesa di avere più tempo a disposizione per parlare con lei e cercare una luce dentro di lei. La ragazza è infatti convinta che le singolari coincidenze che hanno impedito prima a Nickel e poi a lei stessa di farsi del male a vicenda siano frutto dell'intercessione di Pyros, cosa che la rende fortemente intenzionata a cercare ancora un barlume di speranza all'interno della sua anima.

Dalle guardie

Per decidere il da farsi è necessario attendere che Desiree termini la prima parte del suo lavoro. Quando la ragazza si pronuncia le sue parole non lasciano adito a dubbi: Loic non può essere spostato se non con una barella; nessuno è in grado di costruirla, e non c'è tempo per trovarne una se non andando a colpo sicuro. L'unica ipotesi percorribile sembra quindi essere quella di rivolgersi alle guardie: Eric e Solice si recano quindi a Laon portando con sé Nickel. "Mi porti dalle guardie?" chiede la ragazzina, sprezzante. "No", le risponde Solice: la paladina le rivela la sua intenzione di portarla alla cattedrale del Sole Nero e Nickel sbuffa rumorosamente, con parole di scherno nei confronti delle guardie e dei preti. "Sono amici", le dice Solice; "sono amici TUOI, non certo miei", risponde lei; "sono amici di chiunque abbia bisogno di loro: consenti loro di esserti amici, consenti a me di esserti amica". Nickel non appare per nulla convinta e anzi cerca di rallentare la marcia di Eric e Solice, ma le condizioni di Loic non ammettono alcun ritardo di sorta. Solice rammenta a Nickel che Loic non è il solo a necessitare di cure immediate: la ragazzina si rivela scettica sulla possibilità che le guardie cureranno realmente il padre, ma quando viene rassicurata del contrario cessa di creare impedimenti di sorta.
Quando il gruppetto arriva a Laon, trova le porte chiuse: nel giro di alcuni minuti le guardie vengono allertate, e malgrado altri incredibili tentativi di Nickel, volti stavolta a screditare il gruppo e le vesti di Solice ("mi hanno rapita!" "non credete a questi imbroglioni!" "non è una vera paladina!"), si riesce a chiedere e a ottenere la preparazione di una spedizione di soccorso per i due feriti. Mentre Eric si occupa di assistere le guardie Solice si reca alla cattedrale del Sole Nero dove trova Ludmilla e Benton ancora svegli. "Maledetta bugiarda, mi avevi detto che non mi avresti consegnata alle guardie!" sono le dure parole di Nickel quando riconosce il volto di Benton. La paladina fa del suo meglio per rassicurare Nickel che Benton non la tratterà come una guardia, per poi rivolgersi a Benton stesso implorandolo di occuparsi della bambina per la notte in corso: lo supplica di anteporre la sua fede ai suoi doveri di guardia fino all'alba per darle il tempo di svolgere il suo compito e di poter tornare ad occuparsi di Nickel. Si inginocchia quindi di fronte a quest'ultima, mettendole al collo una catenina d'argento con il simbolo di Pyros: "poi la rivorrai indietro?" chiede la bambina. "So che non ti fidi di me, ma io ho fiducia in te" risponde la paladina, scuotendo la testa. "Ti chiedo umilmente di restare qui, di aspettarmi fino a quando non tornerò a prenderti". La ragazzina la guarda incuriosita per poi annuire, forse con aria poco convinta.

L'arrivo dei soccorsi

Le guardie di Laon danno una grande prova di efficienza, e nel giro di cinque minuti la spedizione è pronta a partire: Eric, non vedendo tornare Solice, chiede a una guardia il favore di aspettarla e di scendere con lei: la presenza di Ethan ancora a piede libero rende infatti le strade tutt'altro che sicure. Solice arriva pochi minuti dopo la partenza della spedizione, e la raggiunge poco prima dell'arrivo. Nel giro di qualche minuto il gruppo si riunisce: Loic e Rey vengono messi sulle barelle: Julie e Desiree assisteranno il cugino durante il tragitto, mentre Quixote e Guelfo aiuteranno le guardie a trasportare le barelle. Eric e Solice si recheranno invece alle cave, all'appuntamento con Bastiaux: i due ragazzi salutano il compagno ferito e Solice gli mette al collo la sua seconda catenina di Pyros: a differenza della precedente, questa è d'oro.

Spedizione alle cave

Eric e Solice procedono con la lanterna schermata fino al punto convenuto: due sagome scure sono li' ad aspettarli, mentre una terza figura con una luce compare e scompare dalla sommità delle cave, qualche centinaio di metri piu' a nord. "E' la guardia che fa la ronda all'ingresso delle cave", spiegano Bastiaux e Tomàs poco dopo essersi fatti riconoscere. Il giovane saluta Eric, chiedendo spiegazioni sull'assenza del fratello; Eric spiega che il gruppo è stato attaccato e che Loic è rimasto ferito nello scontro. Bastiaux e Tomàs appaiono molto preoccupati, nonostante il ragazzo tenti di rassicurarli: "non appena avremo preso la roba che c'è nella grotta, per loro non avrà piu' senso starvi addosso per scoprire come si trova", afferma convinto. "Non funziona proprio cosi' da queste parti", rispondono gli spaccapietre, poco convinti. Eric e Solice spiegano a Bastiaux e a Tomàs la faccenda del fischietto: l'obiettivo che si prefiggono i giovani è quello di tentare di catturare Ethan, nella speranza che non abbia saputo dell'eliminazione della sua squadra e che venga a dare il segnale convenuto: Eric sarà li' ad aspettarlo, nascosto nelle ombre con la balestra leggera sottratta agli aggressori e pronto a giocarsi il tutto per tutto pur di mettere le mani sull'ormai odiato farabutto.

Il nascondiglio di Erwin

Quando viene raggiunto il gruppo di grotte tra le quali si trova il nascondiglio di Erwin, Eric si sgancia dal gruppo per nascondersi dietro alcuni massi che sembrano fatti apposta per tendere un'agguato: è probabilmente proprio il posto dove Ethan si aspettava che si disponessero gli uomini della sua squadra: mentre Solice si occuperà dell'ispezione della grotta Eric resterà indietro, assumendo su di sè il compito di stanarlo e catturarlo, possibilmente vivo.
Bastiaux e Tomàs accompagnano la paladina dentro una delle grotte, una strettoia che si snoda per circa 30 metri e che a un certo punto si apre in un largo ambiente: uno zaino e un sacco a pelo sono tutto ciò che Erwin sembra aver lasciato in questo scomodo quanto introvabile nascondiglio. E' proprio all'interno del sacco a pelo che Solice rinviene un sacchetto contenente il simbolo della Rosa Bianca, che riesce a non far scorgere a Bastiaux e a Tomàs: è davvero strano trovarlo li', alla mercé di tutti. Nello zaino viene rinvenuto invece un breviario di Kayah, contenente una serie di documenti e disegni che la ragazza prende, con l'intento di leggerli con calma e in condizioni migliori.

Eric vs Ethan (The Abduction)

Nel frattempo, Eric è inaspettatamente chiamato all'azione: le sue orecchie captano infatti il suono quasi insperato del fischietto, indubbio segnale della presenza di Ethan: il giovane si muove cautamente in quella direzione senza rispondere al richiamo, che viene ribadito una seconda volta dopo una trentina di secondi. Raggiunto un buon punto di osservazione Eric scruta in direzione del rumore, riuscendo a scorgere una sagoma che si muove per nascondersi dietro una roccia: non possono esserci dubbi, si tratta di Ethan. Il giovane prende di mira uno dei due lati della roccia. Dopo pochi istanti la sorte lo premia, facendo sbucare l'obiettivo proprio da li' e regalando un insperato colpo mirato. Tuttavia, la distanza ragguardevole (25 metri) non rende il colpo sufficientemente sicuro: Eric decide di aspettare, pensando a un'idea per ridurre lo spazio che renderebbe incerto un risultato che serve assolutamente assicurarsi. L'illuminazione arriva pochi attimi dopo: il giovane abbandona la sua posizione per correre verso Ethan, che osserva curiosamente l'ombra avvicinarsi verso di lui. "Eccoci, eccoci!" recita a quel punto Eric sottovoce, spacciandosi di fatto per uno della squadra del manigoldo. Quando Ethan si accorge del trucco è troppo tardi, la distanza è ormai ridotta a non più di nove metri: la sua espressione muta da stupore in orrore, e un istante dopo Eric fa partire il dardo: il colpo si pianta nella gamba del malfattore, e un'istante dopo quest'ultimo si dà alla fuga. La ferita alla gamba gli consente di procastinare l'inseguimento per alcuni secondi, ma dopo una cinquantina di metri percorsi la ferita, la notte e il terreno accidentato calano impietosamente su di lui (3-3-3) costringendolo a rovinare dolorosamente in terra. In un istante Eric gli è addosso, disarmandolo e privandolo del fischietto. E' mezzanotte passata quando lui e Solice si incontrano di nuovo, la ragazza con il materiale di Erwin, il giovane con il prigioniero: nonostante la tragedia sfiorata soltanto poche ore prima, la sorte ha onorato il compleanno dei Navar con due ottimi regali.

L'interrogatorio di Ethan

Solice, Eric, Bastiaux e Tomàs portano Ethan in una delle cavi poco distanti, con l'intento di interrogarlo. E' Eric il primo a prendere la parola, mentre Solice consulta le carte trovate nel nascondiglio di Erwin.

Le domande di Eric

Il manigoldo non sembra farsi problemi a parlare, e il dolore alla gamba finisce per accentuare la sua sincerità: nella speranza di non essere consegnato alle guardie rivela a Eric di essere un mercenario proveniente da Anthien al soldo di Alain Rochefort, un pericoloso criminale al servizio dei Larsac: il suo compito principale è recuperare una pietra, la stessa che il gruppo ha ricevuto dalle mani di Ludmilla. Eric chiede maggiori informazioni a riguardo, e Ethan non si fa pregare: rivela che Rochefort, ricercato dalle guardie di Laon per l'omicidio del gioielliere avvenuto un anno prima (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare), ha trovato riparo nella residenza dei Larsac. E' a lui che Ethan va ogni giorno a riferire, introducendosi nell'abitazione grazie a un servo che ha il compito di aprirgli la porta di servizio a un segnale convenuto.

Ethan dichiara anche di non essere l'unico sgherro al soldo di Rochefort: quest'ultimo è solito organizzare il suo "gruppo" in una casa di malaffare di Laon (la stessa in cui Julie aveva precedentemente pedinato Ethan), e ha anche un contatto nella guardia civica della città in grado di informarlo dei movimenti delle guardie.

Le domande di Solice

Solice interviene nella discussione dopo aver letto gli incartamenti di Erwin: "Perché ci avete attaccato?" chiede per prima cosa. Ethan risponde che il loro obiettivo era di spaventarli, nella speranza di convincerli a consegnare le lettere rubate da Erwin delle quali non conoscevano l'esatta ubicazione. La paladina cerca di capire se Ethan era o meno a conoscenza della presenza di Nickel nel gruppo dei malfattori assoldati, ma a quanto pare il mercenario non ci aveva neppure fatto caso: aveva chiesto due balestre, e due balestre aveva visto arrivare, senza curarsi di chiedere altro.

Solice chiede maggiori informazioni sulla funzione della pietra che i Larsac sembrano essere cosi' intenzionati a recuperare, e Ethan risponde che intendono utilizzarla in qualche modo all'interno della cappella: proviene da Anthien, e ad essa si riferiscono come "il maltolto" o "la refurtiva"; a quanto pare non è lei la "pietra di Beid" che viene citata in uno dei documenti appena rinvenuti. Dichiara anche che il gruppo di Rochefort, di cui lui stesso fa parte, non è il solo interessato al recupero della pietra: esiste infatti una fazione formata da cavalieri e nobili di Anthien che sta operando nella medesima direzione: a questo gruppo, che sembra organizzato da sir Eldon Tallad, sono senza dubbio collegati i misteriosi Maestri del Vento.

Solice chiede maggiori informazioni sulla guardia corrotta, e Ethan risponde che non è un pezzo grosso, ma sufficiente per tenere informato Rochefort degli ultimi sviluppi. A quanto pare Ethan non vuole essere consegnato dalle guardie anche per evitare che qualcuno possa chiudergli la bocca per sempre, una volta appreso che è stato catturato e che potrebbe aver rivelato informazioni compromettenti. Questa informazione mette la paladina in allarme: la presenza di quella guardia comprometterà irrimediabilmente la "discrezione" raccomandata da Quart a partire dall'alba. Consapevole del fatto che il gruppo non avrà altre occasioni di mettere a frutto le informazioni fornite da Ethan, Solice decide di farsi descrivere dettagliatamente l'interno della casa dei Larsac, facendo fare al prigioniero uno schizzo delle stanze da lui visitate: emerge cosi' un percorso che parte dall'ingresso secondario per salire poi al primo piano, identificando lo studio di Rochefort, la sua camera e l'ubicazione delle guardie assoldate dopo l'irruzione operata da frate Erwin.

Le ultime domande

Solice e Eric si allontanano: la ragazza rivela nomi e ulteriori informazioni ricavate dalla lettura degli incartamenti di Erwin, e i due decidono di mettere alla prova la sincerità di Ethan chiedendo notizie in merito a quelli sottratti da Erwin, di cui senza dubbio i Larsac erano stati in precedenza in possesso: viene quindi chiesta l'identità di Lord Payne, citato in uno dei documenti e probabile autore di un altro, che si rivela essere una delle personalità piu' importanti di Achenar: pur non essendo propriamente un nobile, è infatti a lui che il Conte delega la maggior parte delle funzioni amministrative. Viene quindi chiesto del Monaco, e ancora una volta Ethan è pronto a vuotare il sacco: si tratta di un misterioso stregone, in passato maestro dello sciagurato Bellamy Collorotto, cercato sia dalle guardie che dai Larsac. In particolare è proprio Edward, il servitore di cui Ethan si serve per entrare nell'abitazione dei Larsac, ad essersi occupato di trovarlo: l'unica cosa che si sa di lui è che vive a sud di Laon.

Come ciliegina sulla torta, Ethan rivela persino un "vizietto" di Rochefort: a quanto pare il criminale è solito rifornirsi di uno strano muschio che ha l'abitudine di fumare e dal quale sembra aver maturato una certa dipendenza. E' Ailine, l'anziana tenutaria della casa di piacere dove Rochefort organizza il suo gruppo di uomini, a rifornirlo: a quanto pare la donna riceve rifornimenti regolari di quella insolita sostanza. Ethan, visibilmente spaventato, chiede lumi sul suo prossimo destino: Solice e Eric, d'altronde, non hanno molta scelta. Consegnarlo alle guardie è per il momento da escludere, considerando la talpa presente nella caserma che potrebbe farlo scappare o interrogarlo a sua volta per scoprire cosa ha rivelato al gruppo; d'altronde, nè Eric nè tantomeno la paladina sono dell'idea di ucciderlo a sangue freddo.

Viene deciso di lasciarlo in custodia di Bastiaux e Tomàs, che si dimostrano disposti a tenerlo nella grotta fino all'indomani: se nessuno del gruppo verrà a riprenderselo, avranno cura di consegnarlo alle guardie prima di recarsi al lavoro. Prima di tornare verso Laon Solice gli si avvicina, prestandogli un primo soccorso alla gamba, visibilmente peggiorata in virtù della brutta caduta: la ragazza è costretta a prendere atto del fatto che la paura di Ethan ha oltrepassato gli argini del raccontabile, disinfettando a suo modo la ferita (5-5-5 di Freddezza durante l'interrogatorio, peraltro per nulla intimidatorio).

Piano d'Azione

Dopo una tappa in caserma a pregare presso il letto di Loic, Eric e Solice recuperano Desiree e con lei si recano nella vicina locanda. Li' si incontrano con Guelfo, Julie e Quixote. Nel giro di pochi minuti ci si informa a vicenda delle novità: il mago studia con vivo interesse gli strani disegni raffiguranti alcuni labirinti e degli appunti che li commentano, senza dubbio pane per i suoi denti: con il suo aiuto Eric formula una serie di ipotesi che ben si sposano con il piombo e con i misteriosi binari che vengono prodotti al cantiere; poco dopo si passa a discutere sul da farsi.

Solice manifesta la ferma intenzione di mettere a frutto le molte informazioni da poco ottenute nell'unico lasso di tempo a disposizione del gruppo: quella notte stessa, prima che l'alba renda evidente la scomparsa di Ethan e la disfatta dei malfattori da lui assoldati. "Dovremmo cercare di entrare in quella casa" è la sua tesi, che incontra però resistenze e perplessità da parte di Guelfo e Eric. Il mago è preoccupato dal pericolo di essere individuati e accusati dai Larsac, magari persino denunciati alle guardie: Guelfo ricorda che la presenza di Loic ancora ferito toglie al gruppo la possibilità di correre il rischio di trovarsi coinvolto in una situazione di illegalità analoga a quella che costrinse Erwin a darsi alla macchia. La paladina si oppone a questa possibilità dichiarando che lei stessa ha intenzione di rivolgersi come prima cosa alle guardie, con l'aiuto di Benton, nel tentativo di avere il loro avallo o di concertare un'operazione comune e che in nessun caso quello che spinge per compiere avrebbe i toni dell'effrazione illegale o non autorizzata. Eric si mostra dubbioso sui rischi che comporterebbe un'azione del genere, dovuti alla presenza delle guardie e di Rochefort: dichiara inoltre la sua intenzione di togliere di mezzo il pericoloso criminale alla prima occasione.

"Il nostro compito non è quello di ucciderlo, ma di trovare le prove per la colpevolezza dei responsabili di tutto quello che sta succedendo", insiste Solice, sottolineando la necessità di prenderlo vivo in quanto probabile detentore di informazioni compromettenti per i molti nobili e cavalieri coinvolti. Dopo una lunga conversazione, l'assenza di alternative realmente valide convince Eric e Guelfo ad aderire al piano: il primo passo è rivolgersi a Benton, nella speranza che possa far leva su un ufficiale in grado di intervenire in prima persona sui Larsac o quantomeno di coprire l'azione del gruppo.

Il capitano delle guardie

Benton si dimostra dapprima scettico, poi via via sempre piu' interessato al piano che i ragazzi di Caen gli sottopongono: si dichiara disposto ad avvisare il suo capitano, Dominic Ratel, che ha ancora il dente avvelenato contro Rochefort e non ha mai nascosto una profonda antipatia nei confronti dei Larsac. Solice lo ringrazia per il tempo passato con Nickel, che dorme in un angolo della stanza, apprendendo con gioia che la bambina non ha tentato di scappare. Benton conduce quindi il gruppo nella dimora del capitano.

Dopo i primi non proprio impeccabili convenevoli dovuti alla sveglia forzata in piena notte, Dominic Ratel accoglie il gruppo nella sua abitazione. Quando il capitano comprende la situazione, i suoi occhi brillano: a quanto pare era da tempo che attendeva un'occasione simile. Dopo essersi assicurato della reale convinzione del gruppo in merito alle parole di Ethan (e dopo aver chiesto la sua ubicazione) il capitano decide di prestare fede a quanto ha sentito: intima a tutti di prepararsi, per poi andare insieme a Benton a organizzare una squadra fidata con l'obiettivo di organizzare una irruzione nella dimora dei Larsac.

L'assalto notturno

E' notte fonda quando il capitano, nel ruolo di comandante delle operazioni sul campo, dispone gli uomini a sua disposizione attorno alla casa dei Larsac: ai ragazzi di Caen e a Benton viene assegnato il compito di sorvegliare le finestre e le uscite secondarie per impedire l'eventuale fuga di Rochefort: è chiaro infatti che il criminale tenterà di scappare, e la sua fuga potrebbe trasformare l'intera operazione in un tragico quanto imbarazzante fallimento.

Guelfo, Solice, Quixote e Julie si dispongono a semicerchio lungo il perimetro insieme alla giovane guardia, restando in attesa: Eric e il Capitano, armati di balestra, chiudono il cerchio sul quarto lato. Prima che le danze abbiano inizio, però, emerge un'ulteriore possibilità di fuga, fino a quel momento colpevolmente trascurata: si tratta del tetto dell'abitazione, più alto degli spioventi delle case limitrofe e pericolosamente vicino a uno di essi. Eric decide di occuparsi del problema, spostando verso l'alto il suo punto di osservazione.

Quando il capitano dà il via, il silenzio e la tensione riempiono la zona. Al bussare ritmato della prima guardia si avvicenda il rumore di una porta che viene socchiusa. Un istante dopo l'aria è squarciata dal suono del calcio che la sfonda, segnando l'inizio dell'irruzione. Nel giro di pochi istanti le guardie raggiungono l'interno dell'edificio, svegliando gli ignari occupanti e compiendo i primi arresti. Solice e Guelfo riescono a sentire i commenti sdegnati e stizziti di Manuel Larsac, che rimprovera aspramente l'operato "inammissibile e ingiustificato" delle guardie. "Voi non sapete con chi avete a che fare", esclama inviperito mentre gli uomini del capitano lo scortano fuori.

La fuga di Rochefort

Nel frattempo, Eric sente un rumore sospetto provenire dal tetto dell'edificio. La sagoma che scorge pochi istanti dopo, in procinto di saltare, non gli lascia dubbi: si tratta di Alain Rochefort che tenta di fuggire alla cattura. Il giovane tenta di attirare l'attenzione del Capitano con un "pssst", ma l'anziano ufficiale non si accorge del richiamo. "Capitano!" urla allora il giovane, che un istante dopo è costretto a sparare contro il criminale che spicca un balzo verso il tetto della casa più vicina: il dardo riesce a lambire il braccio del suo bersaglio, ma la ferita è troppo lieve per creare un impaccio sufficiente a far fallire il salto. Anche il Capitano fa cantare la sua vecchia balestra, ma il colpo non è ispirato e il proiettile sfreccia innocuo alle spalle di Rochefort, che atterra vittorioso sul tetto. "E' li' sopra!" urla Eric, muovendosi a circondare l'abitazione. Nel giro di pochi secondi sopraggiungono Solice, Guelfo, Julie e Benton: per Rochefort è l'inizio di una lunga, disperata fuga.

Solice si arrampica sul tetto di un terzo edificio nel tentativo di vedere meglio i movimenti del criminale, mentre Guelfo cerca di coprire un lato forse troppo ambizioso per una sola persona: passano alcuni minuti, senza che nessuno oda altri salti. Quando la ragazza riesce a guardare sul tetto delle varie case, Rochefort non sembra essere su nessuno di essi. Passa un altro minuto, nel corso del quale Eric ricarica la sua balestra e Solice osserva il tetto che corrisponde all'ultima posizione nota del criminale, individuando quello che le sembra un abbaino. In quel momento Guelfo e Eric sentono un rumore, poi una porta si apre di scatto: un attimo dopo Rochefort si lancia in strada, correndo a perdifiato verso l'unica direzione libera. Julie, Benton, Eric e Guelfo si lanciano all'inseguimento: i primi tre riescono a tenere il passo di Rochefort, che sfreccia a gran velocità lungo le strade deserte di Laon. Eric, ancora memore del numero riuscito con Ethan, tenta un bis: "Ringo, sta venendo proprio verso di te!" urla alle spalle del fuggiasco: il tentativo non riesce a rallentare Rochefort, che si dimostra comunque scaramantico al punto di cambiare leggermente direzione.

Benton si dimostra all'altezza della sua fama di corridore, riuscendo a recuperare terreno nonostante la sua armatura superando persino la pur velocissima Julie: Eric si mantiene in gioco a qualche decina di metri di distanza, mentre Guelfo resta indietro. Solice scende dal tetto sul quale era salita e, tagliata fuori dai giochi, si reca verso la porta ancora aperta: dopo pochi passi viene minacciata con una scopa dall'ignara e impaurita padrona di casa, alla quale spiega l'accaduto (6-6-6 di Persuasione). La donna la guarda: i suoi occhi si posano sulla tunica, e quando riconosce il simbolo di Pyros avvampano sorprendentemente di ira: un istante dopo Solice si ritrova la porta sbattuta in faccia. Interdetta, la paladina decide di affrettarsi a raggiungere i compagni.

Rochefort vs Benton (The Job That Ate My Brain)

Nel frattempo l'inseguimento continua. Malgrado l'armatura, Benton sembra l'unico in grado di recuperare terreno: lui e Rochefort svoltano l'angolo insieme, e subito dopo la guardia è costretta a difendersi dall'attacco del criminale, che sfodera di scatto una daga. La superiorità di Rochefort è evidente già dal primo scambio: i primi due colpi vanno a segno, e prima l'elmo e poi l'armatura salvano la guardia da una fine orribile. Quando Benton riesce a sferrare il primo attacco, il suo avversario schiva per poi prodursi in un affondo: Julie e Eric osservano impotenti la macabra danza della daga, la cui punta scava a fondo dentro l'elmo del giovane aprendo uno squarcio profondo tra il collo e la guancia. Il corpo di Benton vacilla e si piega all'indietro: lo scontro sembra già finito.

A un tratto però accade qualcosa di soprendente (6-6-6 di Resistenza di Benton): la sagoma della guardia si flette sulle ginocchia come un elastico, per poi tornare indietro a grandissima velocità: prima che Rochefort possa rendersi conto di quello che sta succedendo Benton lo colpisce con una violenta testata, affondando poi i denti dentro il suo collo. Il brigante è costretto a terra a seguito del violento assalto (1-1 di Corpo a Corpo); una volta sopra di lui Benton inasprisce ulteriormente la morsa, azzannandolo lungo la giugulare e provocandogli ferite profonde e gravi. Julie è sopraffatta dall'orrore, mentre Eric si avvicina. Il giovane sembra non accorgersi dell'innaturalità della vicenda, e anzi si sforza per fornire a se stesso una spiegazione razionale dell'avvenuto: a quanto pare, Benton ha perso la sua arma e si è trovato costretto ad assalire il suo avversario a quel modo.

"Per come la vedo io sta facendo benissimo il suo lavoro", riflette tra sé e sé Eric. La spiegazione gli consente di mantenere il sangue freddo necessario per separare i due un attimo prima che Benton ponga fine alle sofferenze di Rochefort. Guelfo arriva poco dopo, e subito si appresta a tamponare la brutta ferita di Benton; dopo di lui sopraggiunge trafelato il Capitano, che fa lo stesso con Rochefort: più tardi il gruppo viene raggiunto anche da Solice, che riesce a stabilizzare entrambi. Benton appare molto ferito: se la caverà, ma dovrà fare i conti con una ferita al viso non troppo dissimile dallo sfregio che solca il volto di chi gliel'ha procurata. Anche Rochefort, nonostante abbia perso molto sangue, dovrebbe cavarsela. A dispetto dei timori iniziali l'operazione sembra essersi conclusa positivamente: di certo la cattura di un ricercato come Rochefort getterà parecchio scompiglio a casa dei Larsac. A quanto pare, questa lunga notte ha portato un nuovo regalo.

La perquisizione

Nei minuti seguenti il gruppo è raggiunto da altre guardie: vista la presenza dei feriti gravi viene anche allertato il reparto medico, che arriva nel giro di pochi minuti capitanato da Frank Ballard, che soltanto poche ore prima aveva prestato soccorso a Loic. Guelfo spinge ripetutamente Solice a parlare con il capitano Ratel, nel tentativo di poter avere accesso agli eventuali indizi che verranno probabilmente rinvenuti all'interno dell'abitazione dei Larsac. La ragazza acconsente, ma il capitano delle guardie si mostra dubbioso. "Non impedirò a un paladino di entrare in quella casa", dichiara poi, non senza evidenti perplessità. I motivi della sua preoccupazione sono tutt'altro che infondati: i Larsac sono indubbiamente legati in qualche misterioso modo al Barone di Laon, che in più di un'occasione ha fatto in modo di coprirli o di minimizzare le loro malefatte, quando non di favorire i loro affari. Nonostante la presenza di Rochefort nella loro abitazione, un'irruzione come quella appena avvenuta potrebbe provocare effetti imprevedibili ed è quindi necessario agire con la massima cautela. Un perfetto metro della gravità della situazione è dato dallo spettacolo che aspetta il gruppo quando torna nei pressi della dimora dei Larsac, al di fuori della quale sono presenti i tre ospiti più importanti. Manuel Larsac, ancora in pigiama, è tra tutti il più rumoroso: "voi non sapete con chi avete a che fare", urla inviperito a chiunque gli passi vicino. Brian Slagel e Arthur Speer, il primo a torso nudo e il secondo in camicia da notte, mantengono un atteggiamento più cauto: gli sguardi con cui squadrano il gruppo sono comunque sufficientemente eloquenti.

Solice e il capitano sono gli unici a entrare nella casa. Le dimensioni di quest'ultima rivelano ben presto tutte le difficoltà della perquisizione: sarà di fatto impossibile perlustrare tutti gli innumerevoli nascondigli nel lasso di tempo a disposizione. Come se non bastasse, l'odore di fumo presente nello studio di Manuel Larsac e una rapida occhiata all'interno del vicino caminetto mostrano ben presto che tutte le prove cartacee hanno fatto una brutta fine. Nello studio non c'è molto di interessante, con l'eccezione di alcune ricevute di acquisti fatti ad Anthien e in altri feudi limitrofi: Solice ha cura di scriversi i nomi associati a Anthien, in vista di un possibile futuro viaggio in quella baronia. La camera da letto di Manuel Larsac delude le aspettative: il letto a baldacchino con ricami e tendaggi semi trasparenti consente di farsi un'idea piuttosto chiara dell'individuo, ma né i bauli né i vestiti nell'armadio sembrano contenere qualcosa di interessante. Lo stesso vale per le stanze di Brian Slagel, il cui studio è ingombro di carte e attrezzi da architetto, e per gli spartani alloggi di Arthur Speer. Lo studio del mago presenta alcuni volumi dedicati ricerca magica: uno di essi, in particolare, parla di pentacoli e sigilli di protezione e sembra essere in qualche modo legato alle medesime tematiche che riguardano l'edificazione della cappella. Le scarse conoscenze in materia non consentono purtroppo a Solice di andare oltre: il poco tempo a disposizione non consente di trascrivere il tomo, e le particolari condizioni in cui avviene la perquisizione di certo non giustificano la sua confisca considerando il ruolo e lo status del proprietario, pienamente autorizzato a possedere volumi del genere. La paladina viene attirata da uno strano libro di poesie deliote, tradotto nella lingua del granducato: a quanto pare si tratta di versi d'amore, in parte licenziosi e probabilmente edulcorati dalla traduzione. Tra le pieghe della copertina Solice rinviene una ciocca di capelli ramati insieme a foglie e petali lasciati ad essiccare: a quanto pare, nel cuore di Arthur Speer c'è o c'è stato spazio per qualcosa di diverso dalla ricerca magica.

Lo studio di Alain Rochefort rivela anch'esso particolari interessanti. La rapidità dell'irruzione non ha dato modo al criminale di disfarsi delle diavolerie alchemiche di cui è solito far uso: gli scaffali sono pieni di ampolle e fiale, la maggior parte delle quali viene prontamente sequestrata dallo scrupoloso capitano Ratel. Il capitano decide di ignorare il famigerato muschio di cui Rochefort è consumatore accanito, presente in grandi quantità all'interno di uno scrigno e che emana un odore che dà alla testa. La decisione, senza dubbio giusta e verosimile, suscita la tacita sorpresa di Solice, abituata dalla rigida impostazione di Focault a considerare qualsivoglia tipo di droga come un vizio da evitare e condannare.

Ma la stanza più interessante è senza dubbio quella che contiene il modellino della cappella del Sigillo: si tratta senza dubbio dell'oggetto che padre Erwin ha cercato di raffigurare nei suoi schizzi. Solice e il capitano impiegano alcuni minuti per smontare alcune parti del modellino, e quando alfine riescono ad avere ragione dei suoi incastri restano sorpresi e interdetti di fronte allo spettacolo che si para loro innanzi: alla base del modellino, subito sotto alla pavimentazione del basamento, si trova un pannello contenente una fedelissima rappresentazione di uno degli strani labirinti presenti nelle carte di Erwin (per la precisione si tratta di quello in basso a sinistra). Il labirinto ha una forma concava, è pensato per essere interamente di metallo e per avere un diametro di circa 50 metri: l'ipotesi fatta di Eric e appoggiata da Guelfo, che lo vede come una sorta di incalanatore per sostanze misteriose o flussi sovrannaturali sembra essere quantomai verosimile, ed è corroborata da un'ulteriore, agghiacciante scoperta: osservando la struttura esterna del modellino si può notare come il suo ingresso sia posto in modo tale da essere adiacente con il fianco della montagna, proprio in corrispondenza della famigerata grotta che la cappella ha il compito di sigillare; come se non bastasse, all'interno della cupola è possibile notare una minuziosa rappresentazione della misteriosa pietra portata da Ludmilla a Chalard.

La confisca del modellino (Seize the Day)

L'interesse mostrato verso il modellino è tale da costringere Solice a mettere a parte il capitano delle recenti scoperte del gruppo, che a loro volta alludono al reale motivo per cui il gruppo si trova in città. "Questa è l'unica prova che hanno lasciato", esclama poi al termine delle spiegazioni. "Se la lasciamo qui, riusciranno a nascondere anche questa". Il capitano si dimostra disposto a considerare l'ipotesi di sequestrare il modellino, ma vuole una conferma sul fatto che la prova sia realmente cosi' importante: sottrarre un oggetto del genere rischia di ingigantire ulteriormente l'impatto della perquisizione, e sarà causa di ulteriori attriti. Solice non è in grado di valutare in prima persona la pericolosità del labirinto o le sue reali funzioni ma le numerose prove raccolte, l'operato di Erwin e le testimonianze ascoltate la convincono della necessità di non dare ai Larsac la possibilità di nascondere la faccenda, e di far misurare il tutto da occhi tanto esperti quanto imparziali. Il capitano riceve dunque una risposta affermativa, e dà ordine ai suoi uomini di convocare un falegname. Quando gli occhi di Manuel Larsac mettono a fuoco la guardia con la cassetta degli attrezzi dalla quale spuntano seghe e martelli da carpentiere le urla salgono fino al cielo: ancora una volta Arthur Speer e Brian Slagel mantengono la calma, ma lo sguardo sinistro con cui osservano la situazione non lascia dubbi sul colore del loro umore. Quando l'architetto viene informato delle intenzioni del falegname si oppone duramente: "quel modellino è di mia proprietà, e se qualcuno vorrà metterci le mani sarà soltanto sotto la mia supervisione". La sua protesta viene accolta, ed è proprio grazie al suo intervento che Solice, il capitano e il falegname riescono a smontare i vari pezzi di cui si compone la riproduzione senza danneggiare irrimediabilmente l'opera.
"Che cosa sapete di questo labirinto?" chiede Solice a Slagel, durante il lavoro.
"E' evidente", risponde l'architetto, stizzito: "è un qualcosa che serve a sigillare quell'antro, cosa che peraltro è compito di questa cappella".
Per quanto le sue risposte non sembrino completamente sincere, la paladina inizia a sospettare che forse Brian Slagel non è informato del quadro completo dell'oscura faccenda. "Sia come sia, la luce di Pyros farà emergere tutta la verità". L'architetto non risponde.
Nel giro delle successive due ore il modellino viene smontato, e i singoli pezzi vengono portati all'interno della caserma. Il capitano delle guardie segue i lavori fino a un certo punto, per poi tornare nuovamente verso la caserma per controllare la situazione dei feriti; durante questo breve tragitto Eric gli si affianca, intenzionato a parlargli di un problema che gli sta particolarmente a cuore.

Il "suggerimento" di Eric (Wishing Well)

"Questa sera siamo riusciti a mettere le mani su Rochefort, l'uomo che ha assoldato uomini per uccidere mio fratello, che sta lottando contro la morte e potrebbe persino non farcela; lo stesso criminale che, un anno fa, ha gettato giù da una finestra un paladino di Kayah, un mio amico; lo stesso malfattore che si è macchiato di molti crimini in questa stessa città, e che poche ore fa non si è fatto scrupolo di ferire a morte Benton nel vano tentativo di assicurarsi una facile fuga". Il tono di Eric è calmo, ma non per questo meno sentito; il capitano Ratel ascolta in silenzio.

"In quella circostanza", continua il giovane, "io sono intervenuto: ho separato Benton da Rochefort, avendoli visti entrambi feriti e temendo per l'incolumità del primo; ma potevo benissimo non farlo, e dargli modo di finire il suo lavoro. Non l'ho fatto e Rochefort è ora agli arresti, ma tanto io quanto lei sappiamo che questa sua condizione potrebbe non durare. Sappiamo che ha degli amici, amici importanti che potrebbero tirarlo fuori o evitare che subisca la giusta punizione per tutto ciò che ha fatto, consentirgli di uscire dalla caserma sulle sue gambe, tornando a compiere le sue malefatte: e, correggetemi se sbaglio, credo che questa eventualità ripugni tanto me quanto voi. Tuttavia, è un rischio che possiamo evitare di correre: Rochefort è gravemente ferito, potrebbe non passare la notte. Sappiamo bene che uno del genere non ci dirà nulla, non tradirà i suoi datori di lavoro e non sarà in grado di darci alcuna informazione utile, perché non sarà confessando i suoi misfatti e quelli di chi lo manda che avrà più possibilità di scampare alla forca bensi' continuando a negare e mantenendo il silenzio. Questa è un'eventualità che soltanto ciò che auspico potrebbe scongiurare, e affinché questo miracolo avvenga voglio che sappiate che sono disposto a pregare in prima persona, se necessario anche da solo ".

Il capitano Ratel continua a camminare, osservando il giovane senza dire una parola. Quando Eric finisce di parlare gli si avvicina, battendogli una mano sulla spalla. "Coraggio", esclama, cercando di rassicurarlo; "ora andiamo a vedere come se la sta cavando tuo fratello". Eric resta interdetto, ma si limita ad annuire. L'espressione del capitano appare imperturbabile: per quanto egli sia concorde sulla valutazione fornita dal giovane su Rochefort, non sembra esserci modo di capire quanto quelle parole abbiano fatto effetto.

André Navon si ripropone (Sebino to the rescue)

Sono quasi le 5 quando il gruppo si raduna in caserma di fronte al capezzale di Loic: la notizia che l'amico è in parte fuori pericolo rassicura di molto gli animi e spinge nuovamente all'azione. Solice rammenta che prima che il sole sorga è necessario occuparsi delle sorti di Ethan, il prigioniero lasciato nelle mani di Bastiaux e di Tomàs cinque ore prima: le informazioni ottenute da quell'uomo si sono dimostrate esatte, ad esse si deve il buon esito dell'irruzione in casa dei Larsac: il mercenario si è forse guadagnato il diritto di non finire direttamente in pasto alle guardie, ma di certo l'idea di lasciarlo andare non è nelle corde di nessuno, considerando il fatto che resta comunque l'indubbio mandante dell'aggressione che è quasi costata la vita di Loic. Oltre alla faccenda di Ethan, è necessario anche riflettere sul rischio concreto che Manuel Larsac e suo padre piagnucolino con il barone al punto da costringere quest'ultimo a scendere direttamente in campo, limitando fortemente l'operato del capitano Ratel e/o rifacendosi direttamente sul gruppo, legandone le mani o peggio togliendolo di mezzo.

Solice, con l'appoggio di Guelfo, propone una soluzione che a suo parere potrebbe risolvere entrambi i problemi: l'idea è di coinvolgere André Navon, dandogli la possibilità di parlare con il prigioniero ed eventualmente consegnandolo a lui. In fin dei conti, André Navon è un cavaliere del Barone, formalmente incaricato di risolvere il problema legato all'attacco dei Maestri del Vento: le dichiarazioni di Ethan, che vedono in una fazione nobiliare di Anthien i probabili armatori di quei misteriosi cavalieri, fornirebbero un indiscutibile vantaggio alle indagini del cavaliere, che sarebbe comunque tenuto a fare rapporto al Barone costringendo quest'ultimo a prendere pubblicamente posizione nei confronti di una situazione che diventerebbe a quel punto molto, molto difficile insabbiare. L'idea, sorprendentemente, piace a tutti: nel giro di pochi minuti viene attuata, ed è Guelfo a incaricarsi dell'onere di andare a svegliare il cavaliere. Quando il mago bussa alla porta e questa si apre, André Navon compare in tutto il suo splendore... Come mamma lo ha fatto. "E' agosto, che ti aspettavi?" commenta sbadigliando il cavaliere notando lo stupore di Guelfo: provvede poi a versarsi in testa un catino d'acqua e a mettersi dei vestiti indosso, prima di scendere in locanda dove lo aspettano Solice, Eric, Julie e Desiree e un vassoio di cornetti.

"Incantato!" esclama André Navon alle dame. Guelfo e Eric introducono rapidamente la faccenda: il cavaliere fatica un pò a carburare, ma quando alfine riesce ad avere ragione del sonno si mostra molto interessato; accetta di buon grado di parlare con questo "prigioniero". Durante il tragitto, Guelfo, Eric e Solice gli rivolgono alcune domande sui Larsac e sul Barone. A quanto pare persino André Navon non può soffrire gli ormai famigerati mercanti: l'ipotesi di screditarli lo attira tanto quanto primeggiare sugli altri cavalieri nelle indagini e nella cattura dei Maestri del Vento.
"Non riesco proprio a capire come possa il Barone dare ancora credito a quella famiglia", esclama scuotendo la testa.
"Già", gli fa eco Guelfo. "A quanto pare il fidanzamento della figlia andato in frantumi non gli ha insegnato molto".
"Beh, quella questione comunque è ancora aperta", puntualizza il cavaliere.
Guelfo appare sorpreso da quell'affermazione. "Vorresti dire che ha ancora possibilità con lei?"
"Chi, Larsac? No, certo che no", lo rassicura André, sfoggiando un sorriso eloquente.
Guelfo ridacchia: "vorresti dire che tu..."
"Chi meglio di me?" Esclama il cavaliere, convintissimo. Del resto, con il ricordo di Manuel Larsac in pigiama ancora fresco, un partito come André Navon sembra di certo molto più attraente a tutte le ragazze del gruppo.

Epilogo all'alba

Sono circa le 5:30 quando si raggiungono le cave. Bastiaux e Tomàs sono entrambi svegli: hanno svolto il loro compito in modo impeccabile, e per questo vengono ampiamente ringraziati. Ethan è ancora li', pallido e preoccupato alla vista di nuove persone ansiose di interrogarlo. Il primo a farsi avanti è André Navon, che gli chiede numerose informazioni relative a nobili e cavalieri di Anthien, paese natale di Ethan: il mercenario risponde dettagliatamente a tutte le informazioni, e ben presto il cavaliere si rende conto di avere per le mani una possibile miniera d'oro. A interrogatorio finito riflette sulle varie possibilità a sua disposizione, per poi prendere la decisione definitiva: lo porterà nella sua signoria, dove avrà cura di lasciarlo nelle mani della sorella Carmen e dei suoi uomini fino a quando non sarà il momento migliore per uscire allo scoperto, forte delle informazioni da lui fornite.

Dopo André è la volta di Guelfo, che si accinge a completare l'interrogatorio precedentemente tenuto da Eric e Solice con nuove domande. "Parlami meglio di questo Edward e delle sue ricerche per trovare il Monaco", chiede il mago. Ethan non si fa pregare: dice che non sa se Edward sia riuscito o meno a contattare il Monaco, ma che di certo l'ordine gli è stato dato da Rochefort; quanto al Monaco, si tratta senza dubbio di un individuo poco raccomandabile, invischiato in faccende illegali e pericolose. Guelfo chiede maggiori delucidazioni su Rochefort e su eventuali "colleghi" di Ethan: "senza dubbio non ero l'unico, né probabilmente il più fidato: anzi, sono certo che ci fosse qualcuno anche prima del mio arrivo. E no, non ho mai avuto occasione di vederli: Rochefort non è uno stupido, ci tiene a fare in modo che la mano destra non sappia cosa sta facendo la sinistra". Il mago chiede informazioni sul suo reclutamento: Ethan rivela che è avvenuto ad Anthien, e che li ha messi in contatto un trafficone che compie ad Anthien un lavoro analogo a quello che fa Cox a Laon, di cui fornisce anche il nome. E' proprio su Cox che verte l'ultima parte dell'interrogatorio: "non lo conosco poi cosi' bene, come ti ho detto vengo da Anthien: ho saputo ben presto il suo nome, è una persona brava a trovare gente per fare un certo tipo di lavori, a volte ci siamo serviti di lui come nel caso dell'agguato ordito ai vostri danni... Quella gente non aveva mai lavorato prima per noi, ma so che aveva fatto dei lavori per conto di Cox".

Guelfo si dichiara soddisfatto delle informazioni ottenute, e consegna il prigioniero a André Navon. Il cavaliere ringrazia ancora il gruppo, avvertendo che sarà di ritorno prima di sera. "Ancora incantato", dice rivolgendosi alle dame prima di salire in sella con il suo consueto fare baldanzoso. Al momento di dare di speroni si trova però di fronte a una brutta quanto inaspettata sorpresa: il suo naso si accorge dei poco raccontabili frutti della "paura" manifestata da Ethan soltanto poche ore prima: è con questa "immagine olfattiva" che i ragazzi (e le ragazze) di Caen lo salutano, consapevoli del fatto che lo rivedranno soltanto poche ore dopo il loro risveglio.

Il gruppo torna all'interno delle mura di Laon e si dirige in locanda, dove lo attende un meritato riposo. L'unica che si reca altrove è Solice, intenzionata a mantenere la promessa fatta a Nickel di essere presente al suo risveglio. La paladina si reca quindi nella foresteria della cattedrale del Sole Nero, dando il cambio a Quixote e preparandosi un giaciglio di fianco alla bimba, ancora addormentata. Poco dopo aver chiuso gli occhi, si trova suo malgrado coinvolta in un incubo particolarmente efferato in compagnia di una rappresentazione particolarmente "negativa" dello stesso Benton.

Il Compleanno di Eric e Loic Navar

Laon, 3 agosto 517: Eric e l'asciugamano (Dirty jobs still need to be done)

Il primo a svegliarsi è Eric che, non proprio di buon mattino (è da poco passato mezzogiorno), decide di recarsi in caserma a far visita al fratello ferito. L'affetto che lega i due gemelli non è però il solo motivo che spinge il giovane, consapevole del fatto che Alain Rochefort condivide con tutta probabilità il medesimo tetto; ad ogni buon conto e a conferma di tale interesse, prima di andare, decide di stringersi un robusto e discreto asciugamano alla vita.
"Come sta Loic?" Chiede prima alla guardia all'ingresso e poi, condotto in infermeria, a Ludmilla.
"Hanno passato la notte, dobbiamo essere speranzosi", risponde la ragazza interrompendo la sua preghiera.
Eric la raggiunge, congiungendo a sua volta le mani: il gesto è il medesimo, ma le silenziose giaculatorie che attraversano la mente dei due ragazzi non potrebbero essere più diverse.
Loic appare molto pallido, ma dorme regolarmente. Benton si trova nella stessa stanza, con il viso parzialmente coperto dai bendaggi e in preda a sonni agitati. "Sai per caso come sta il prigioniero?", chiede Eric a Ludmilla al termine della preghiera.
"Sta su, in cella: l'ho visto stanotte, anche lui è messo male".

Eric dà un'occhiata alla caserma e apprende alcune cose, tra cui la notizia che il capitano Ratel è stato convocato dal Barone di Laon. Bastano pochi minuti per raggiungere la porta di Rochefort, sorvegliata da una giovane guardia. "Serve qualcosa?" chiede il giovane. "Sono passato a trovare Benton, e mi chiedevo come stava il bastardo che l'ha ridotto così, tante volte fosse morto". La guardia è ben felice di rivelare le gravi condizioni del criminale, ma avverte Eric che la visita richiede un'autorizzazione da parte di Omar Pacifico. A Eric non resta che chiamare la guardia e convincerla ad accompagnarlo al capezzale di Rochefort.
"E così il capitano è stato convocato dal Barone... Un vero peccato che Rochefort non sia morto, se le cose dovessero andare male rischierebbe persino di cavarsela, non credete?".
Omar è visibilmente contrariato all'idea, ma non dà l'idea di voler cedere alla "tentazione" che il discorso del giovane sembra suggerire: "il capitano sarà presto di ritorno", esclama con convinzione, "e a quel punto si vedrà il da farsi: in ogni caso, dubito che costui tornerà libero tanto facilmente". Eric, suo malgrado, si trova costretto a far buon viso a cattivo gioco: l'asciugamano resta legato alla cintola, almeno per il momento...

Solice e Nickel(Misplaced childhood)

"Sono contenta che tu sia ancora qui". "Io insomma". Questo breve scambio riassume le difficoltà del rapporto tra Solice e Nickel: nel corso di una lunga conversazione la paladina cercherà di conquistare la fiducia della ragazzina e di convincere il padre di lei ad affidarla alle sue cure, nel probabilissimo caso in cui lui venga punito per le sue scellerate azioni.

Ore 13.00: Il risveglio di Loic

Il sonno di Loic è mosso da una visione, a seguito della quale il più alto dei Navar apre gli occhi:il suo sguardo cerca e trova Desiree, la sua compagna, rimasta fedelmente ed instancabilmente al suo fianco. "Non potrei immaginare un risveglio migliore" esclama il giovane. Lei sorride, felice per il suo risveglio, ma ben presto gli rammenta che non è ancora completamente fuori pericolo: ha perso molto sangue per via della ferita al braccio, e deve assolutamente recuperare le energie. "Non conosco modo migliore che fare un lauto pranzo!" risponde energicamente Loic. Nel giro di pochi minuti viene servito un nutriente piatto a base di carne, l'ideale per recuperare le forze. "Se non muoio adesso, non muoio più" dichiara soddisfatto il giovane, divorando tutto ciò che gli viene portato. Una cosa è certa, il sangue perduto non è stato sufficiente a privarlo della sua proverbiale energia.

Ore 14.00: Discussioni in taverna

Nel frattempo, Solice, Guelfo, Julie, Quixote ed Eric fanno il punto della situazione. Guelfo si dimostra soddisfatto dei risultati ottenuti nottetempo, e propone di continuare su quella stessa piega. Eric, con un velo di preoccupazione, porta le novità della caserma: "Il capitano è dal Barone, forse dovremmo prepararci al peggio"; considerando la rapidità dell'intervento del feudatario, i timori del giovane sembrano fondati. La paladina sembra tesa e assente: non partecipa alla discussione, suscitando la curiosità di Guelfo. "C'è qualcosa che non va?" le chiede il giovane, ricevendo soltanto risposte incerte e preoccupate; il mago non può saperlo, ma il solo ricordo della notte scorsa e della dimora dei Larsac suscita in Solice pensieri spaventosi legati al recente incubo.

La conversazione viene bruscamente interrotta quando Julie si accorge di una possibile spia intenta ad ascoltare i discorsi del gruppo dall'esterno della locanda sfruttando una finestra. Il gruppo finge di continuare a parlare, dando alla ragazza il tempo di alzarsi e uscire, mettendosi sulle sue tracce; poco dopo viene raggiunta anche da Guelfo. I due seguono lo spione fino al suo ingresso in un edificio dalle pareti scrostate, un tempo dipinte di turchese e altri colori vivaci, situato in un posto molto vicino alla casa di piacere utilizzata da Rochefort per organizzare il suo manipolo di malfattori. Julie torna alla locanda a prendere Solice ed Eric, e pochi istanti dopo il gruppo si riunisce a ridosso della costruzione. E' a quel punto che la porta si apre, e dal suo interno esce Cox. L'occhio esperto del trafficone non tarda a riconoscere a sua volta chi lo sta osservando: l'uomo cambia bruscamente direzione, e pochi istanti dopo torna all'interno dell'edificio, scomparendo alla vista del gruppo. I ragazzi di Caen si guardano, delusi e amareggiati: "se non altro ora sappiamo che c'è lui dietro a tutto questo", commenta Eric.

Ore 15.00: In caserma

Tanti auguri Loic (many things)

Quando il gruppo decide di tornare in caserma si trova di fronte ad alcune importanti novità: il capitano Ratel è tornato dall'incontro con il barone, e Loic ha aperto gli occhi. La priorità viene ovviamente data all'amico ferito, e nel giro di pochi minuti la stanza del giovane si riempie di sorrisi e sguardi di commozione.
Dopo alcuni minuti tra auguri di buon compleanno e pacche sulla spalla (l'unica disponibile), Loic viene informato di tutti gli ultimi avvenimenti.
"A quanto pare non avete perso tempo" esclama il giovane, sorpreso da tutte quelle novità. Non nasconde la sua approvazione per quanto accaduto, ma si rivela dubbioso sul coinvolgimento di André Navon: "credete che possiamo fidarci di uno come lui?" chiede, giustamente perplesso da una scelta che probabilmente lui non avrebbe compiuto. Si dimostra comunque molto comprensivo nel valutare le circostanze in cui quella decisione è maturata, e riconosce che le alternative non erano poi molte. "Speriamo bene", si limita poi a dire, prendendo per buona la valutazione del gruppo.

Loic espone anche una generale perplessità sul "taglio" delle operazioni compiute quella stessa notte: "era davvero questa la linea d'azione che padre Lorenzo si aspettava da noi?". Loic ricorda le premure di Quart nelle molte missioni passate, e la sua volontà di perseguire il disegno finale senza lasciarsi tentare da guadagni apparentemente facili ma che di fatto spesso impediscono strategie di lungo periodo, più faticose ma maggiormente redditizie. Solice non è nella migliore delle condizioni e appare insicura; il gruppo riesce comunque, con qualche esitazione, a sostenere con forza la sua tesi: "Padre Quart non ci ha chiesto niente del genere, ma non poteva prevedere una situazione simile: tutti i protagonisti di questa storia sembrano essere nemici giurati degli ideali che abbiamo giurato di seguire. Dai Larsac al Monaco, da Arthur Speer a Brian Slagel, dal Barone di Laon al siniscalco di Achenar, da Rochefort a sir Tallard: un esercito di avversari intenti a proteggere i segreti di una cappella piena di ombre e a impedire con la forza lo svolgimento di qualsivoglia indagine discreta". Loic sembra essere sollevato da quelle parole: in fondo il giovane ha sempre sostenuto quella linea d'azione, ed è felice di ricevere un qualcosa di simile a un'approvazione formale.

La discussione verte poi sul da farsi: Guelfo avverte che, nonostante le molte prove di cui il gruppo è riuscito a impadronirsi, nessuna di esse, neppure il labirinto contenuto nel modellino della cappella, è sufficiente a mettere in discussione l'autorità di Arthur Speer e la validità del suo operato, specialmente con l'appoggio del feudatario locale. Solice apprende desolata il verdetto del mago, che spinge Loic a chiedere a gran voce l'intervento di una autorità religiosa in grado di opporsi allo strapotere del Barone: ricorda però che la presenza di Alain Rochefort all'interno di casa Larsac e la misteriosa pietra incastonata all'interno della cupola della cappella sono prove incontrovertibili della colpevolezza del mago e degli appaltatori: viene anche ricordato l'esempio di Erwin e la sua capacità di sfidare da solo, armato soltanto della fede, il potere di uomini apparentemente invincibili. Purtroppo mettersi sulle sue tracce non sembra essere più la scelta migliore: se Erwin avesse voluto essere seguito avrebbe lasciato informazioni nel luogo dove ha lasciato tutto il resto. Appare chiaro che sarà lui a rifarsi vivo, se e quando lo vorrà.

L'assassinio del portiere (junk food)

La conversazione è interrotta bruscamente da un rumore di passi proveniente dal corridoio: si tratta di Frank Ballard, l'ufficiale medico. Le poche frasi che si riescono ad ascoltare lasciano pochi dubbi, qualcosa di grosso è successo al secondo piano, quello riservato ai prigionieri feriti e non. Eric si permette di sperare che la morte sia venuta a chiedere i conti ad Alain Rochefort mentre Solice, preoccupata dal tono allarmato delle guardie, teme piuttosto per la sua fuga, fortunatamente quantomai improbabile a causa delle gravissime condizioni del criminale. Ben presto si scopre che non è Alain Rochefort l'oggetto della faccenda bensì Edward, il portiere di casa Larsac catturato durante la retata della notte scorsa. Desiree è lesta a presentarsi sul luogo del delitto, e la sua diagnosi non lascia alcun dubbio: i muscoli contratti e l'espressione del viso confermano l'ipotesi di avvelenamento. Quando ritorna in camera di Loic dal resto del gruppo è accompagnata dal capitano Ratel: l'espressione di quest'ultimo è adirata e preoccupata allo stesso tempo. "A quanto pare la vostra ipotesi sul fatto che ci fosse una guardia infiltrata all'interno della caserma è fondata" dichiara gravemente il comandante, per poi chiudere la porta alle sue spalle.

La risolutezza di Dominic Ratel (all the captain's men)

Il capitano Ratel parla velocemente, consapevole della necessità di non perdere tempo.
"In questo momento, la caserma si trova in una situazione di stallo. Ho parlato con il Barone, ed è successo quello che mi aspettavo: voglio che sappiate che mi ha fatto due richieste, e che non vi piaceranno. La prima riguarda Alain Rochefort: essendo stato catturato in un palazzo di sua proprietà, è alle guardie di palazzo che secondo il suo giudizio dovrebbe essere affidato. A questa sua richiesta la mia risposta è stata: NO".
Il gruppo ascolta in silenzio, applaudendo mentalmente al coraggio del capitano.
"La seconda", continua Dominic Ratel, "riguarda la riproduzione della cappella che l'irruzione di ieri ha sottratto ai Larsac: il Barone ritiene che quel modellino sia importante per il completamento dei lavori, e mi ha chiesto di restituirlo ai suoi legittimi proprietari. A questa sua seconda richiesta la mia risposta è stata, ancora una volta: NO".
Per la seconda volta il gruppo si trattiene dal manifestare rumorosamente il suo giubilo; Loic rompe però il silenzio con una domanda: "Ma è possibile rispondere per ben due volte NO a due richieste del Barone di Laon?". Il capitano Ratel lo guarda fisso: "Anche in questo caso la risposta è NO" ammette poi, suscitando una serie di cupi mormorii.

"Come sapete" riprende poi, richiamando tutti al silenzio, "in questa caserma è successo qualcosa di inaccettabile: un prigioniero è stato ucciso, probabilmente per impedire che parlasse. Il suo interrogatorio era previsto per oggi pomeriggio". Sentendo quelle parole il gruppo scuote la testa, ma Dominic Ratel non ha concluso il suo discorso: "fortunatamente", prosegue, "avevo già provveduto a interrogarlo stamattina". A seguito di quella insperata rivelazione l'entusiasmo non è più contenibile, e da più parti si levano estatici commenti all'indirizzo del capitano, che senza schernirsi racconta i dettagli della confessione. A quanto pare Edward era riuscito a localizzare il Monaco: le informazioni in merito all'ubicazione di uno dei suoi molti nascondigli a sud di Brie (sobborgo a sud della città di Laon) gli sono state fornite da un certo Moran, noto anche come "il figlio del cartaio": l'uomo gestisce infatti la fabbrica di carta del defunto padre. Stando alle dichiarazioni di Edward è stato lui stesso ad essere contattato da Moran per essere messo in condizione di poter parlare con il Monaco.
"E' assolutamente necessario mettere le mani su questo Moran e poi, con le informazioni che potrà dare, sul Monaco stesso", sentenzia il capitano Ratel con convinzione. Purtroppo, le difficoltà sorte con il Barone non consente alla guardia civica di poter seguire questa pista.

Senza mezzi termini, il capitano chiede al gruppo di dedicarsi a tale compito. Lui potrà fornire un supporto logistico, fornendo due dei suoi uomini più fidati, tra i quali esclude possa nascondersi la talpa. Si tratta del già noto Omar Pacifico e di un nuovo personaggio dal nome rassicurante soltanto per la prima metà: Pio Blood. Il gruppo accetta, dichiarandosi pronto a partire quella sera stessa. Guelfo e Eric fanno poi una serie di domande sulla misteriosa abitazione turchese da cui era stato visto uscire Cox. Il capitano non è sorpreso di sentire questo nome: "ero certo che quel poco di buono c'entrasse in qualche modo, in tutta questa storia". Risponde che l'edificio è un banco di pegni sospettato di fare anche del prestito a usura, gestito e popolato da ceffi poco raccomandabili; non di rado la guardia civica lo ha reso oggetto di perquisizioni e arresti, ma a quanto pare si tratta di un lupo che non perde il vizio quando gli si tosa il pelo.

Detto questo, il capitano si congeda: "devo tornare dai miei uomini ora", dice abbandonando la stanza. Solice lo accompagna lungo il corridoio, chiedendogli di autorizzare la visita di Nickel presso suo padre, il prigioniero noto come Rey. Il capitano accetta di buon grado, ma la sua risposta lascia intendere che una guardia assisterà ad ogni buon conto all'interrogatorio, onde impedire il sorgere di qualsiasi tipo di problema.

Obiettivo Moran (from the irruption to the abduction)

Ore 16.15: I preparativi

Per prima cosa è necessario capire dove si nasconde Moran: il dubbio è tra due edifici, la fabbrica di carta e la sua bottega, la prima fuori dalle mura, la seconda al centro della città. A Julie e Quixote viene assegnato il compito di scoprire quale dei due luoghi sarà teatro dell'operazione, che avverrà con tutta probabilità poco prima o poco dopo l'imbrunire: il piano prevede anche, se possibile, l'utilizzo di un carro coperto, utile per trasportare il prigioniero senza dare nell'occhio. Dopo la discussione Solice passa a prendere Nickel per portarla a visitare suo padre: insieme a lei passa dal fornaio a ritirare le due torte che aveva ordinato il giorno prima, poi il gruppo si riunisce e torna da Loic per festeggiare il suo compleanno.

Ore 16.45: Festa in caserma (the party before the storm)

Loic apprezza le torte e mangia di gusto, imitato peraltro da tutti i compagni. Poco dopo arrivano anche Julie e Quixote, che portano buone notizie: la ragazza è riuscita a identificare con successo Moran all'interno della fabbrica di carta, poco fuori città. Dopo un breve consulto, si decide di partire il prima possibile alla volta della fabbrica: la caserma non possiede carri adatti, quindi è necessario recarsi alla stazione di posta per affittarne uno: Omar Pacifico e il semi/rassicurante Pio Blood raggiungeranno il gruppo subito dopo.Durante la festicciola riapre finalmente gli occhi anche Benton, ancora frastornato e confuso dopo la grave ferita. Subito tutti gli si fanno attorno, Solice osservandolo con una certa preoccupazione, per via del sogno fatto. Desiree gli chiede se si ricordi qualcosa della sera precedente, ed è soltanto a gesti che Benton può far cenno di sì. Ha la faccia fasciata e dolorante. Poi Desiree gli domanda se si ricordi di quando è stato ferito e di cosa è successo dopo. All'ultima domanda, se si ricordi anche dei morsi, Benton chiude gli occhi e non risponde. Sembra molto turbato.

Ore 17.30: Stazione di posta (way to mess with a fake address)

A pochi metri dall'entrata Julie riconosce distintamente la faccia del cliente che, se il gruppo fosse entrato pochi istanti prima, avrebbe trovato in fila davanti a lui. "E' una delle guardie di casa Larsac!" dice sottovoce la ragazza. A quanto sembra, non ha nulla con sé: l'ipotesi più probabile è che abbia spedito qualcosa, forse una missiva per conto di uno degli illustri ospiti della casa diretta a chissà quale losco indirizzo.

La tentazione di impadronirsi di quella pergamena penetra lentamente ma inesorabilmente in tutti i membri del gruppo. Desiree è la prima a rompere il ghiaccio: "Julie ha spedito una lettera soltanto ieri: potrebbe dire di aver sbagliato l'indirizzo o qualcosa del genere, con un pò di fortuna le faranno frugare tra le ultime spedizioni". L'idea appare sensata: Eric ne è intrigato, Guelfo si dimostra dubbioso, Solice tentenna. Julie sente la necessità di ricordare le sue ancora troppo scarse doti di lettrice, che di fatto le impediscono di tentare. Quixote propone una coraggiosa messa in scena, che vedrebbe Julie nei panni di una damigella sprovveduta e in Eric e Desiree i suoi tutori, preoccupati di recuperare una lettera imbarazzante spedita in modo frettoloso. Solice e Guelfo si oppongono all'idea, considerandola troppo rischiosa: il gruppo è fin troppo conosciuto, e i forti contatti con le guardie mostrerebbero prima o poi l'incongruenza di quelle dichiarazioni.

Il gruppo entra nell'edificio senza prendere una decisione unanime, che di fatto mette tutti in condizione di poter agire singolarmente: Guelfo chiede di prendere a nolo un carro, e il capo della stazione conduce fuori tutti quanti. Il gruppo segue, ma Desiree decide di attardarsi. L'occasione è propizia, il rischio inaspettatamente basso: le mani della ragazza raggiungono le prime lettere, gli occhi leggono i molteplici destinatari. Amer, Amer, Rigel... "Questa dev'essere la lettera di Julie". Non c'è nulla diretto verso Achenar all'indirizzo di John Payne, né qualcosa che ricordi uno dei molti nomi usciti fuori negli ultimi movimentati giorni.

Viene scelto un carro da 6, trainato da quattro cavalli. Si passa a prelevare le guardie, ed è Omar Pacifico a salire a cassetta. Pio Blood lo imita, dopo essersi presentato: in quell'occasione ha modo di osservare a lungo le fanciulle del gruppo (forse troppo a lungo), trovandole quasi tutte molto attraenti.

Ore 18.00: Verso la cartiera (Willy Wonka's Factory)

La fabbrica di carta si erge nei pressi di un vecchio mulino ad acqua, sulle rive di un torrente posto a circa 300 metri dalla città bassa. E' un edificio unico, e Moran si trova in una specie di ufficio: Julie ricorda di averlo visto in compagnia di un uomo. Prima di posteggiare il carro a una distanza ragionevole, il gruppo cerca di cogitare un piano d'azione che consenta di mettere le mani sull'obiettivo nel modo più discreto possibile. Solice propone un piano, pensato per far si' che il gruppo non rompa la più importante delle Regole prescritte dal Dio di ciu ha giurato di seguire i dettami nel caso in cui non sia possibile sorprendelo da solo: le due guardie civiche potrebbero fermare Moran e i suoi accompagnatori per un controllo di routine, per poi lasciare andare il primo una volta appresa la sua identità di proprietario o responsabile della fabbrica. Stando a quanto il gruppo sa di Moran, quest'ultimo avrebbe di certo tutto l'interesse a sottrarsi all'interesse della guardia civica, preferendo di gran lunga allontanarsi dal luogo del controllo: l'occasione di liberarsi in fretta delle guardie potrebbe indurlo con tutta probabilità ad allontanarsi da solo, rendendo la sua cattura facile e discreta.

La cattura

Il piano di Solice viene però ucciso sul nascere quando si ode un cavallo al galoppo diretto verso il carro: nel tentativo di vedere senza essere visti Guelfo e Desiree si appiattiscono dentro al carro, mentre Solice e Julie raggiungono un albero poco distante. Quando però entrambe si sporgono a osservare il viandante, un ramo particolarmente "elastico" sfugge dalle mani della paladina e colpisce in faccia Julie (3-3-3 individuare): l'evento impedisce alle ragazze di rendersi conto di quanto succede, e consente di fatto al viaggiatore di rendersi conto della presenza di entrambe. L'individuo viene però osservato attentamente da Guelfo e da Eric: si tratta di un uomo piuttosto giovane, vestito di nero e che monta un cavallo anch'esso nero. Il misterioso viandante rallenta impercettibilmente in prossimità del carro, per poi superarlo dirigendosi verso la cartiera. "Fermatelo!" esclama Guelfo rivolto ad Eric e a Quixote, ma l'ipotesi è chiaramente inattuabile: nel giro di pochi istanti l'uomo scende da cavallo e entra nella cartiera.

"Sarà sicuramente qualcuno venuto ad avvisarlo: ora che ci ha visto non ci resta che fare irruzione", sentenzia Eric. Nel giro di pochi secondi lui e Quixote si lanciano al galoppo, circondando le uscite dell'edificio: Omar Pacifico e Pio Blood portano il carro in un sentiero secondario per non dare nell'occhio, mentre a Guelfo, Solice e Julie spetta il compito di entrare all'interno della cartiera. Giunti all'ingresso e rassicurati dalla non lontana presenza di Quixote e Eric i ragazzi entrano in azione: Julie viene lasciata a sorvegliare il cavallo del viandante, mentre Guelfo e Solice si fanno aprire la porta ed entrano, chiedendo di poter parlare con Moran. Nel giro di pochi istanti vengono portati di fronte a una porta, che però si rivela chiusa a chiave: è chiaro che Moran ha mangiato la foglia, probabilmente avvertito dal nuovo arrivato. "Dobbiamo uscire subito" esclama Solice mentre Guelfo, nonostate il frastuono delle pale del mulino, riesce a sentire un lamento in direzione di Julie. Quando i due sono nuovamente dalla ragazza, la trovano distesa in terra.
"Non riesco a muovermi" si lamenta Julie, cercando invano di muoversi da terra: racconta di essere stata raggiunta da due figuri che, dopo averla fatta cadere pronunciando strane e arcane parole, si sono impossessati del cavallo per fuggire. Fortunatamente, a quanto pare Eric e Quixote si sono accorti della manovra e sono già sulle loro tracce.

L'inseguimento (prima parte)

Uno dei due fuggitivi sembra senz'altro essere il misterioso viandante giunto ad avvisare Moran: è proprio lui a tenere le briglie mentre l'altro, presumibilmente Moran stesso, è seduto dietro armeggiando con qualcosa in mano. Eric e Quixote mantengono le distanze, ma a un certo punto il primo si accorge che Moran lascia cadere in terra qualcosa, un piccolo oggetto scuro delle dimensioni di un nocciolo di pesca. "Potrebbe essere della droga di cui vogliono sbarazzarsi" pensa Eric, lanciandosi in una deduzione indubbiamente originale: il giovane decide comunque di evitare l'oggetto, scartando con il cavallo. Il destino beffardo calamita però su di esso la cavalcatura dell'ignaro Quixote: il ragazzo scopre a sue spese di avere a che fare con una sostanza viscida e melmosa, e la sorpresa impedisce alla sua perizia nel cavalcare di tirarlo fuori dai guai. Il cavallo pattina incapace di arrestare la sua corsa, disarcionando malamente il suo cavaliere che finisce al tappeto: una cosa è certa, per lui la corsa è finita.

Eric mantiene le distanze, tallonando i fuggitivi che decidono di provare a far perdere le loro tracce sfruttando un sentiero che si apre all'interno di un bosco nelle vicinanze: la maggiore conoscenza del territorio consente loro di impedire al giovane di raggiungerli: le dimensioni del sentiero costringono al trotto entrambi i cavalli. Eric medita di abbandonare la sua cavalcatura per ridurre le distanze a piedi, ma decide di restare in sella nel timore che gli argini del loro percorso possano diradarsi; sarà proprio un'azione dei due fuggitivi a costringere di fatto il giovane ad adottare tale risoluzione.

Guelfo, Julie e Solice (Glue Gender)

Nel frattempo, Guelfo e Solice studiano la misteriosa sostanza che tiene Julie prigioniera al terreno: tutti i tentativi di liberarla si rivelano improduttivi: Guelfo osserva che la sostanza presenta interessanti affinità con la ragnatela. Solice cerca di liberare l'amica rimediando del solvente e dell'acqua dagli operai della cartiera, rimasti stoicamente al lavoro: purtroppo sembra tutto inutile. Non sapendo cos'altro fare, la paladina decide di rimediare della segatura e di "recintare" alla bell'e meglio la zona onde impedire ad altri di finire dentro alla sostanza in prossimità della porta (lei stessa rischia pesantemente di finirci dentro). Guelfo invece, resosi conto della disavventura di Quixote e preoccupato per Eric da solo sulle tracce dei due fuggitivi, decide di correre ad avvisare Omar Pacifico e Peoh Blood.

L'inseguimento (seconda parte)

Eric continua a tener testa ai due fuggiaschi quando Moran, preoccupato della possibile imminente cattura, decide di tentare il tutto per tutto: ancora una volta pronuncia delle parole arcane, mentre dalle sue mani scaturisce un forte bagliore: un istante dopo una saetta simile a un boomerang si dirige contro il cavallo di Eric, ferendolo al ventre. Il giovane non si lascia impressionare, e abbandona agilmente la sua cavalcatura per lanciarsi in un inseguimento a piedi. La corsa dura alcuni minuti, nel corso dei quali il giovane ha modo di mettere alla prova la sua leggendaria resistenza: è grazie ad essa che, nonostante l'armatura, riesce a mantenere le distanze fino a quando non arriva a un gomito del sentiero che gli consente, effettuando un abile fuoripista, addirittura di ridurle. I fuggitivi non possono far altro che vederlo sbucare dai cespugli con il martello in mano, pronto a colpire: un attimo dopo il loro cavallo viene letteralmente schiantato da un clamoroso colpo su un fianco. Per i due non c'è scampo: Eric si dirige dapprima verso il viandante, colpendolo con forza alla gamba e rendendolo di fatto incapace di muoversi, poi raggiunge Moran intimandogli la resa. "Arrenditi o t'ammazzo", intima.

Il balestriere misterioso (The Prestige)

Il mago si rassegna, e entrambi gettano le loro armi; Eric sta per prendere in consegna Moran, quando si rende conto di un'ulteriore presenza dietro di lui: si tratta di un uomo mai visto prima con in mano una balestra rivolta nella sua direzione. Il giovane è resto a raggiungere il mago, prendendolo in ostaggio. "Se mi spari, lui muore". Il balestriere si limita a osservarlo, mantenendo la sua posizione e prendendolo di mira. A quanto pare non sembra intenzionato al dialogo. Eric decide di metterlo alla prova, cominciando a tornare sui suoi passi portando Moran con sé: con suo grande stupore, il balestriere non lo segue: "quel viandante doveva essere ben più importante di quanto pensassi", riflette il giovane mentre conduce Moran verso l'inizio del sentiero, in direzione dei compagni.

Omar, Peoh e Desiree

Guelfo raggiunge il carro, avvisa Desiree delle condizioni di Quixote e poi preme affinché Omar e Peoh sleghino tre cavalli per andare a dar man forte a Eric: l'operazione richiede un pò di tempo, e quando i tre alfine raggiungono il sentiero Eric è già di ritorno, trascinando uno sconsolato Moran.
"Ben fatto!" esclama Guelfo, congratulandosi con Eric. Il giovane indica il sentiero dietro di sè: "l'altro sta nel bosco, a qualche minuto di distanza: ma attenti, con lui c'è un balestriere". Omar e Peoh prendono in consegna Moran, mentre Guelfo ed Eric decidono di tornare a prendere il viandante misterioso. Durante il tragitto Eric rivela a Guelfo un'ipotesi audace: "secondo me quel balestriere è un trucco: camminava in modo strano, sembrava innaturale. C'è per caso qualche diavoleria magica che consente di creare un'illusione simile?". Guelfo annuisce, corroborando l'idea del giovane: evidentemente anche il compagno di Moran è un praticante di magia. In effetti, quando i due tornano sul posto del balestriere non vi è alcuna traccia. Sono invece ben evidenti le macchie di sangue che rivelano inequivocabilmente la direzione presa dal viandante, il quale viene di fatto acciuffato nel corso dei minuti successivi: anche lui a malincuore si arrende, abbandonando il bastone che aveva utilizzato per reggersi faticosamente in piedi.

L'interrogatorio

Il gruppo si ritrova all'uscita del bosco. Quixote è messo piuttosto male: ha sbattuto sulla gamba ferita la notte precedente, e non sembra in grado di potersi muovere; Julie è invece finalmente libera: la colla è infatti svanita senza lasciare tracce nel giro di una ventina di minuti, con grande gioia sua e di Solice. Caricati Quixote e i prigionieri sul carro, il gruppo si dirige alla volta del rifugio delle guardie dove avverrà l'interrogatorio: Guelfo si impossessa dei reagenti dei due malcapitati, che vengono prudentemente legati e imbavagliati. Nel corso del tragitto, Solice tenta di convincerli a parlare: le informazioni sul Monaco sono di vitale importanza, e la gravità dei loro misfatti potrà essere senz'altro ridotta in cambio di informazioni rilevanti per la sua cattura.

Quando viene raggiunto il luogo dell'interrogatorio è ormai passato l'imbrunire. Guelfo e le guardie discutono sulle modalità con cui verrà tolto il bavaglio ai prigionieri: Solice interviene sottolineando che Guelfo è la persona più adatta a gestire la faccenda. La dichiarazione insospettisce Omar Pacifico, che senza mezzi termini chiede a Guelfo se è lui stesso un mago. Il giovane annuisce, e le guardie si rivelano molto sorprese: nel corso dei minuti successivi Guelfo viene messo al corrente delle misure cautelative vigenti nella città di Laon.
"La magia è proibita all'interno delle mura", avvisa Omar: "tutti coloro in possesso di quel... dono... devono avvisare chi di dovere, e impegnarsi a non farne uso. Gli eventi dell'anno scorso ci hanno reso tutti molto cauti e sospettosi". Guelfo annuisce, dichiarando la sua ferma volontà di attenersi a tale rigido regolamento. Si accinge poi a togliere il bavaglio a Moran, iniziando di fatto l'interrogatorio.

Dove si trova il monaco?
Moran: "Non sta in un posto fisso, si muove spesso: ha quattro covi, due dei quali sono mobili, simili a tende: è impossibile sapere dove si trovino, perché cambiano sempre posizione. Gli altri due invece li conosco. Il primo è una fattoria a circa tre ore da Laon e due ore da qui, piuttosto isolata: la riconoscerete perché non ha il tetto, tant'è che ci è cresciuto persino un albero dentro; la seconda è una rovina più lontana, a tre o quattro ore da qui".

Quanti sono gli apprendisti di cui dispone?
Moran: "Oltre a me e Matthew, ce ne sono altri: due di loro sono molto vicini, e si trovano quasi sempre insieme a lui. I loro nomi sono Jarel e Midas, hanno circa 30 anni: Jarel è una donna, e tra i due è sicuramente quella più coinvolta nei suoi traffici".

Guelfo provvede poi a togliere il bavaglio a Matthew, che dimostra di essere molto meno propenso a parlare di Moran. Eric partecipa a sua volta all'interrogatorio con alcune domande volte a chiarire il ruolo dei due apprendisti nell'organizzazione del Monaco.

Chi ti ha detto di venire ad avvisare Moran?
Matthew: "Che vuoi che ti dica, con il casino che avete alzato non ci voleva un genio: avete catturato Edward, probabilmente avrebbe parlato: non potevo che venire qui ad avvisare Moran del pericolo, sarebbe senz'altro stato il prossimo e difatti eccovi qui..."

Conoscevate bene questo Edward, dunque...
Moran: "Non direi: io e Matthew gestivamo quel tipo di incontri, tenevamo i contatti tra il Monaco e un pò di persone interessate a parlare con lui. Nel caso di Edward, gli abbiamo consegnato una lettera rivolta all'architetto Brian Slagel. Per quanto ne so, tra il Monaco e i Larsac c'era un bel giro di soldi... ed era il Monaco a pagare: per la precisione, i soldi li prendeva proprio l'architetto Slagel".

Come lo avete conosciuto?
Moran (guardando Matthew): "Ci ha trovati uno dei suoi: tanto lui quanto i suoi allievi di trovare le persone che hanno questo "dono" meritevoli di entrare nelle sue grazie. Ma non costringe nessuno a seguirlo, se diventi suo discepolo è perché lo vuoi: noi non siamo i primi e non saremo gli ultimi, ma al momento in città non c'è nessuno che gli interessi".

Quando lo avete visto l'ultima volta?
Moran: "Saranno stati quindici giorni fa. Abbiamo parlato di studio, come sempre: io non conto granché, sono l'ultima ruota del carro".
Matthew (sprezzante): "Sei mesi".


Parliamo ancora dei contatti in città del Monaco: cosa sapete dirci di un certo Cox?
Moran: "Conosco bene Cox e so che è coinvolto in qualche modo in quegli stessi affari. Non conosco i dettagli, ma so che è implicato pesantemente con i Larsac".

L'ultima a rivolgere la parola con i prigionieri è Solice. La paladina tenta di convincere Matthew ad aprirsi con lei, facendo leva sul fatto che non sembra una persona malvagia e cercando di vincere l'indubbia presa che il Monaco esercita su di lui: inizialmente sembra riuscire, con l'aiuto di Pyros, a vincere le reticenze del giovane. Matthew comincia a parlare delle finalità del Monaco e cerca di scollegarlo dalle scellerate azioni del suo defunto discepolo Bellamy Collorotto (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare): la Paladina insiste sul fatto che un maestro ha nei confronti dei suoi allievi gli stessi doveri di un padre nei confronti dei propri figli. "Ma se questi allievi sono degli scellerati, che colpa ne ha il Maestro?" reagisce Matthew. Solice risponde che è proprio quello il caso in cui la responsabilità è maggiore. Purtroppo però la paladina non riesce ad andare oltre, e i suoi tentativi sono frustrati da un fallimento totale delle sue capacità persuasive di entità tale da lasciarla senza parole (1-1-1 di persuasione).

Accortosi delle impreviste difficoltà di Solice Guelfo le viene in soccorso, riprendendo prontamente in mano l'interrogatorio: Matthew viene interrogato su Cox, sui Larsac e su eventuali altri contatti cittadini del Monaco, ma il prigioniero risponde in modo evasivo e persino sprezzante difendendo a spada tratta il punto del suo maestro: "cosa vuoi che ti dica? Che La persona da cui ho appreso tutto ciò che so ora mi ha ingannato, che i suoi studi sono folli e devoti al male e che sono pronto a rinnegarla implorando perdono? Non cambierebbe nulla, lo sai meglio di me. Niente di ciò che potro' dire cambierà il mio destino, e del resto non mi importa: non ho nessuno, se cosi' deve finire, almeno che finisca presto: se non altro morirò con stile... almeno io" esclama con convinzione, tradendo uno sguardo sdegnato nei riguardi del suo compagno chiacchierone.
Guelfo è visibilmente innervosito da quella risposta: "vedrai quanto è piu' difficile parlare di stile quando ti tirano il collo e ti caghi nei pantaloni dallo spavento: e quando questo succederà io sarò li' a guardarti".
Matthew ribatte senza scomporsi: "vedremo chi farà una figura peggiore, se io al momento di essere impiccato o tu che sarai lì a guardarmi, a godere dell'estrema umiliazione di un condannato."

Solice, abbattuta per i recenti fallimenti, trova la forza di rivolgere qualche domanda a Moran.

Quindi questo Monaco è coinvolto nella faccenda che riguarda Slagel e i Larsac... Sai dirci chi altro vi ha detto di contattare?
Moran: "Sono in molti a richiedere l'operato del Monaco: è principalmente un alchimista, e non sono poche le persone che lo cercano o che sono disposte a affari con lui".

Qualche nome? Qualche committente importante, magari fuori dalle mura di Laon?
Moran: "Non ne ho idea: come vi ho detto noi siamo pesci piccoli, non trattiamo direttamente con i committenti: i Larsac e il loro maggiordomo, lo stesso Slagel sono stati soltanto delle eccezioni. Credetemi, se sapessi di più ve lo direi... Ho famiglia, io".

Hai detto che il Monaco è soprattutto un alchimista: che genere di sostanze prepara?
Moran: "Prepara un pò di tutto: medicinali, veleni... sostanze di vario tipo che producono effetti vari sul corpo e sulla mente. Come dici? Droghe? Si, anche droghe".

Eric si aggiunge a Solice chiedendo maggiori informazioni su queste droghe: Moran rivela di aver effettivamente sentito alcune discussioni tra il Monaco, Jarel e Midas risalenti soprattutto all'anno precedente. A quanto pare, il Monaco era stato incaricato di riprodurre una strana e misteriosa sostanza in grado di alterare le percezioni e di alleviare i rimorsi, effetti molto simili a quelli del miele nero. Purtroppo, con grande disappunto del gruppo, non conosce il nome del committente.

La notte prima dell'agguato

Al termine dell'interrogatorio, il gruppo spende qualche minuto per pianificare le operazioni future: le informazioni raccolte consentono un possibile attacco a uno dei rifugi del Monaco alle prime luci dell'alba, ipotesi che viene ben presto sposata da tutti. Omar e Peoh saranno entrambi della partita: la loro copertura non è più necessaria, l'arresto del Monaco e dei suoi seguaci consente loro di svolgere a pieno titolo le loro mansioni di guardie: Julie e Desiree seguiranno il gruppo con funzione di supporto mentre Omar e Peoh, prima che faccia notte, porteranno furtivamente i prigionieri all'interno delle mura di Laon: con un pò di fortuna nessuno farà caso a loro. Quixote decide di accompagnarli: si fermerà a Laon in compagnia di Loic, visto che le sue condizioni gli impedirebbero comunque di partecipare alla spedizione. Omar e Peoh coglieranno l'occasione per chiedere al capitano Ratel delucidazioni in merito all'atteggiamento da tenere nei confronti del Monaco e dei suoi discepoli: Omar sembra infatti deciso a fare in modo di prenderli ad ogni costo vivi mostrandosi in linea con i principi espressi da Solice, mentre Peoh sposa una linea d'azione più decisa, sostenuta peraltro dallo stesso Guelfo.
Il gruppo consuma quindi un pasto frugale, nel corso del quale ha modo di scambiare qualche parola prima di mettersi a dormire: la giornata seguente sarà con tutta probabilità carica di azione.

Lo scontro con il Monaco

Campagne fuori Laon, 4 agosto 517

Quando Omar e Peoh tornano da Laon, è quest'ultimo ad avere l'espressione più soddisfatta: a quanto pare le parole del capitano Ratel hanno sposato sua linea d'azione. "L'obiettivo più importante è fare in modo che episodi come quello verificatosi l'anno scorso non accadano: cercate di prenderne vivo almeno uno"; questa la sentenza del comandante, che di fatto lascia pochi dubbi sulle cautele da adoperare con buona pace di Omar e Solice. La paladina decide a ogni buon conto di indossare la cappa e la tunica, nella speranza che la vista dei simboli sacri possa avere l'effetto di scoraggiare scontri inutilmente sanguinosi.

Durante i preparativi Guelfo decide di illuminare Omar, Peoh e Eric su alcuni importanti fattori che potrebbero a suo dire rivelarsi fondamentali nell'ottica dello scontro: "è del tutto inutile indossare l'armatura contro simili praticanti di magia", dichiara con convinzione. I tre lo osservano con evidente curiosità, intenti come sono ad aggiustare gli ultimi legacci che assicurano ai loro corpi le corazze di maglia. Guelfo scuote la testa, ma poi a sorpresa indossa lui stesso la sua armatura di cuoio, lasciando interdetta Solice che aveva già cominciato, un pò a malincuore, a slacciarla.

Come da programma, il gruppo si muove alle prime luci dell'alba alla volta del primo dei due rifugi descritti da Moran.

Il primo rifugio (the wrong place, the right time)

La "casa con l'albero" viene raggiunta alle prime luci dell'alba. Si trova a poche decine di metri da un sentiero percorribile a cavallo, e al gruppo basta un'occhiata per rendersi conto che non dev'essere disabitata: un ronzino, legato nei pressi della porta d'ingresso, mastica svogliato l'erba che cresce attorno alle mura.

"Ci siamo!", pensano tutti, accingendosi a muoversi in direzione della casa: la prima che si muove è Julie, che ben presto fa segno a tutti di avvicinarsi. Guelfo, Solice e Omar si muovono verso il lato ovest, mentre Eric si muove verso il lato est; Peoh resta a cavallo, con il compito di occuparsi del lato nord e tagliare eventualmente la fuga a chi dovesse cercare di allontanarsi a dorso di ronzino. L'animale è in ogni caso privo di sella e non molto adatto a una veloce fuga. Guelfo scorge una finestra, che viene ben presto varcata da Omar, mentre il mago raggiunge l'ingresso principale. Solice si arrampica su una parete di roccia per dare uno sguardo all'interno sfruttando l'assenza del tetto: nota un falò e quelli che sembrano due giacigli e due zaini. Dopo alcuni rapidi cenni i tre entrano all'unisono senza fare rumore, seguiti da Eric che li copre con la balestra da fuori, sfruttando le finestre. Giunti nella stanza principale si trovano di fronte all'albero di tiglio cresciuto dentro la casa, al di sotto del quale si trovano... Due giovani abbracciati sotto una coperta. Per quanto il colore e la lunghezza dei capelli corrispondono perfettamente alla descrizione di Jarel e Midas, i discepoli del Monaco, la loro età è ben diversa: i due non potranno avere più di 16-18 anni. Il gruppo perde qualche istante a osservarli, meditando sul da farsi: poi improvvisamente i due si destano, costringendo Guelfo a mettere a ogni buon conto la sua spada alla gola di uno di essi.

Quando i ragazzi aprono gli occhi, la paura si impadronisce all'istante di loro: sembrano tutto fuorché dei pericolosi praticanti di magia. Omar si avvicina, per poi sgranare gli occhi: "e voi cosa ci fate qui?" tuona la guardia, riconoscendo entrambi. A quanto pare si tratta della figlia di un noto mercante di Laon nel bel mezzo di una "fuga d'amore" con il suo innamorato. "Sono soltanto un garzone, suo padre non acconsentirà mai a farci sposare: l'unico modo è metterlo di fronte al fatto compiuto... Conosco un sacerdote di Nekkar che potrà farlo". A quanto pare, il primo dei rifugi del Monaco non è poi così segreto: mentre Omar si occupa di fare una ramanzina "d'ufficio" ai due, rivolgendosi soprattutto al giovane, Solice cerca di consolare e rincuorare la ragazza: la paladina è molto colpita dalla decisione "romantica" dei due giovani, che le sembrano legati da un sentimento sincero.

Il Pentacolo (the Star...)

Il gruppo si rilassa, e comincia a perlustrare le stanze alla ricerca di indizi: Guelfo nota un enorme pentacolo tracciato tutt'intorno al tiglio, i cui rami sono peraltro stati tagliati in modo strano: avvisa gli altri, spiegando che probabilmente il Monaco e i suoi discepoli sono effettivamente stati qui non molto tempo prima, facendo esperimenti che riguardavano in qualche modo simboli di protezione contro presenze sovrannaturali; una cosa è certa, la presenza dei due innamorati spaventati ma incolumi testimonia che non è questo il luogo dove si nasconde.

La lettera (the Dust...)

Omar, con l'aiuto di Solice, spende alcuni minuti per scrivere una lettera alla famiglia della ragazza in cui vengono descritte le intenzioni dei giovani: "avrò cura di consegnarla personalmente a vostro padre" esclama poi con convinzione facendola scomparire nella sua bisaccia. A quanto pare la guardia ha deciso di non opporsi alla fuga d'amore, consentendo di fatto ai due innamorati di continuare per la loro strada.
Solice fa per prendere l'occorrente per scrivere, ma Omar la ferma: "i ragazzi hanno già tutto il necessario". "A dire la verità", aggiungono loro, "non è roba nostra: l'abbiamo trovata qui". Il gruppo si allarma un pò e chiede dove sia stato rinvenuto il tutto: i due giovani indicano un angolo della stanza, ma l'unica cosa che è possibile rinvenire da quelle parti è una strana polvere grigia, una sorta di cenere dall'aspetto piuttosto denso. Guelfo e Desiree la osservano per alcuni minuti, per poi stabilire che non può trattarsi di cenere vegetale: a quanto pare proviene da organi bruciati, probabilmente di animali... o forse di persone.

Dopo aver avvisato Peoh e constatato che la casa non contiene altro di interessante il gruppo decide di muoversi alla volta dell'altro rifugio.

Il secondo rifugio (... and the Spiders from Mars)

Il secondo dei due luoghi indicati da Moran si trova a un paio d'ore di distanza.

"Ha l'aspetto di una cappella edificata al centro di un villaggio ormai in rovina", spiega Omar al gruppo. "Ci sono stato soltanto un paio di volte in passato, ma ricordo bene che la cappella è in pietra e non molto grande, composta da un'unica stanza centrale. Quanto alle case, sono rimasti in piedi soltanto alcuni ruderi di legno marcio". La guardia racconta di come un terremoto verificatosi circa trent'anni prima ebbe l'effetto di far sprofondare il letto del torrente che costituiva la riserva idrica del villaggio: senza di esso, i cittadini decisero di abbandonarlo.

Una volta raggiunto il posto, il gruppo procede in fila indiana verso le mura della cappella: è ancora una volta Julie a fare da avanguardia, rivelando la presenza di una sorta di stalla in una delle abitazioni vicine, con la porta chiusa a chiave: a quanto pare anche questo rifugio ha alcuni ospiti, e l'aria che si respira avverte che stavolta non si tratta di innamorati in fuga. La ragazza avverte che la cappella ha tre ingressi, ciascuno dei quali viene assegnato a due dei sei membri del gruppo che si occuperanno dell'irruzione: Eric e Guelfo si occuperanno della porta sul lato est, Peoh e Desiree della porta ovest, mentre Omar e Solice avranno il compito di irrompere dalla porta principale, situata a sud. Julie resterà invece nei pressi della stalla, con il compito di sorvegliare i cavalli e impedire una possibile via di fuga.

"Hey, un momento!" Esclama Desiree con evidente perplessità, forse dovuta alla scelta tecnica che la vede in compagnia di Peoh Blood: "Le porte laterali sono più solide in quanto meno utilizzate, è risaputo: non sarebbe meglio se io avessi con me una persona veramente forte?". Peoh, visibilmente ferito da una simile obiezione, accetta a malincuore di cambiare posto con Omar; la bionda guardia riesce comunque a trovare una seppur minima consolazione quando Solice gli chiede il favore di issarla su per consentirle di guardare da una finestra: "giusto: diamo un'occhiata", fa eco con convinzione alla paladina.

Solice riesce a distinguere tre figure concentrate nei pressi dell'altare situato a nord, intente a guardarsi attorno con circospezione. Per paura di essere vista a sua volta si ritrae subito dopo: "Sono li' dentro, tutti e tre: dobbiamo entrare ora!" esclama allarmata a Peoh, che non se lo fa ripetere due volte. Un istante dopo la porta sud va in frantumi, seguita poco dopo dalle altre due. Peoh e Omar si lanciano all'attacco mentre Eric punta la sua balestra, pronto a sparare. I tre stregoni sembrano sorpresi ma mantengono la calma, forti delle loro arti magiche. Sono in tre contro sei, non c'è tempo per parlamentare: le loro braccia si levano in aria compiendo strani gesti, mentre le prime rune risuonano all'interno della cappella. E' l' l'inizio di una battaglia all'ultimo sangue, che non potrà che concludersi con la disfatta totale di uno dei due schieramenti.

Il primo round (approach)

Il primo ad agire è Eric: la sua balestra non delude, proiettando un dardo che colpisce Midas all'altezza del volto: il discepolo viene ferito duramente e non riesce a portare a termine il suo incantesimo. Jarel è invece libera di farlo:Fer-Gor-Xot esclama, schiacciando qualcosa nel palmo della sua mano. Omar, Peoh e Solice si gettano in direzione del Monaco, che senza scomporsi prende di mira il primo dei suoi assalitori: Os-Fer-Mur-Zed, pronuncia muovendo le mani all'indirizzo di Omar. Il Monaco e i suoi non sono però i soli a conoscere il linguaggio delle Rune: Fer-Kor recita Guelfo non appena si rende conto che la manovra di Eric gli rende impossibile avanzare: è la formula della sua ormai arcinota ragnatela.

Il secondo round (red dress)

Il primo a fare le spese delle Rune pronunciate il round precedente è Omar: nel giro di un istante il suo corpo si ricopre di una moltitudine di piccole creature di colore rosso simili a dei ragni (morte insanguinata): Solice, inorridita dallo spettacolo e temendo per la vita della guardia, invoca su di lui la protezione di Pyros (santuario 1). Incurante dell'accaduto Omar continua stoicamente la sua corsa, portandosi pericolosamente vicino al Monaco.
I gesti compiuti da Jarel non sembra aver sortito alcun effetto: Eric si incammina nella sua direzione, posando la balestra in terra ed impugnando il suo martello da guerra. Guelfo lo segue, sguainando la spada: il giovane mago ignora la presenza di una minaccia nascosta, che sceglie proprio lui come oggetto delle sue attenzioni. Si tratta di una mostruosa creatura invisibile, partorita dall'omonimo incantesimo di Jarel e decisa a divorarlo: accortosi troppo tardi di quella presenza ostile subisce un primo doloroso morso, che penetra nell'armatura affondando nelle sue carni.
Peoh accorcia le distanze, dirigendosi verso Midas: quest'ultimo non sfugge alla ragnatela di Guelfo, che atterra di scatto intrappolandolo al suolo e avvolgendo in parte lo stesso Monaco; nel frattempo Desiree fa il suo ingresso all'interno della cappella, con l'arco incoccato e pronta a fare fuoco all'indirizzo dell'anziano stregone.

Il terzo round (the shining)

Gli insetti rossi non sembrano aver avuto l'effetto di arrestare Omar, e il Monaco si trova costretto a rivolgere un secondo incantesimo ai danni della guardia: Bes-Ak-Vas, pronuncia lanciando dei piccoli oggetti nella sua direzione, che presto si illuminano per diventare simili a dei dardi luminosi. Omar viene colpito al torace e al braccio; le lame di luce penetrano a fondo, ignorando la sua armatura e scavando nelle sue carni: è costretto a rovinare in terra interrompendo la sua corsa a pochi metri dall'obiettivo in preda al dolore, mentre le creature rosse che ancora lo cospargono si accingono a divorarlo.
Guelfo continua la sua lotta con la creatura invisibile, che si dimostra mortalmente aggressiva e pericolosa: il mago viene raggiunto da un secondo morso che lo indebolisce ulteriormente senza riuscire a contrattaccare con successo.
Eric rincorre Jarel, che si rifugia dietro all'altare: il giovane sente un rumore strano, simile ad un clic, che lascia pensare a un possibile passaggio segreto nascosto alla sua vista. Nel frattempo Peoh prosegue la sua corsa all'indirizzo di Midas: lo stregone è impossibilitato a muoversi, ma riesce comunque a lanciare con successo un incantesimo (Santuario 2: Circolo). A Solice non resta che gettarsi sul Monaco. "Arrenditi!" grida la paladina, brandendo la sua spada.

Il quarto round (the wall)

Desiree inaugura le danze scoccando una freccia all'indirizzo del Monaco: il dardo colpisce il suo bersaglio... ma con grande costernazione di tutti compie una strana e innaturale deviazione a un palmo dal corpo dell'anziano stregone, per poi cadere inerte al suolo. Un analogo destino aspetta Solice ed Eric, che a sorpresa si gira all'indirizzo del Monaco scegliendo di rimandare l'inseguimento di Jarel: la ragazza ne approfitta di sparire dentro il passaggio aperto nei pressi dell'altare. Prima la spada di Solice e poi il suo martello vengono fermati dalla barriera invisibile, che consente al Monaco di pronunciare per la seconda volta le medesime rune: Bes-Ak-Vas, stavolta all'indirizzo di Eric. Le lame di luce lo colpiscono duramente alla testa e al braccio dell'arma, costringendolo a lottare per restare in piedi.
Peoh assesta un duro colpo a Midas, che crolla riverso al suolo. Nel frattempo Guelfo continua la sua battaglia con la creatura invisibile, che assesta un altro colpo all'indirizzo del mago: il giovane non può far altro che notare con orrore il suo stesso sangue dipingere strisce vermiglie all'interno dello stomaco invisibile della creatura, che comincia così ad assumere una certa visibilità: purtroppo, le ferite subite non consentono comunque ai colpi della sua spada di andare a segno.

Il quinto round (even the odds)

La caduta di Midas coincide con la dissoluzione della barriera invisibile: nulla di ciò è noto a Solice, che decide di sferrare un colpo con tutta la sua forza aspettandosi ancora una volta di essere contrastata dallo scudo sovrannaturale presente fino a un istante prima. Con sua grande sorpresa la spada raggiunge il torace del Monaco, penetrando a fondo nelle sue carni: l'anziano stregone emette un grido, per poi rovinare al suolo privo di conoscenza.
Messo fuori combattimento il discepolo, Peoh rivolge le sue attenzioni in direzione di Guelfo. E' sufficiente una spadata della guardia per mettere fine all'esistenza dell'immonda creatura, che muore rivelandosi alla vista degli astanti: si tratta di un aracnide disgustoso grosso oltre mezzo metro: "uno schifo del genere appartiene di certo a un'altro piano dimensionale" commenta Guelfo, ringraziando Peoh.

Un primo bilancio

Solice osserva il Monaco, sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Desiree la scuote: "pensa a Omar, ci penso io qui" le dice, mettendosi poi all'opera: l'anziano stregone è ridotto male, ma la ferita è alla portata delle capacità dell'esperta cerusica. Eric e Guelfo raggiungono la paladina, aiutandola a togliere le ultime creature di dosso a Omar. La guardia è ridotta male: Solice chiede a Desiree di salvarlo, ma alla ragazza basta un'occhiata: "se la caverà, non è in pericolo di vita" asserisce con convinzione dopo aver annusato le sue ferite, per poi tornare a occuparsi del Monaco.
Dietro l'altare Eric scopre la presenza di una grata entro la quale con tutta probabilità è scappata Jarel. Solice chiama a gran voce Julie, che però non risponde: "forse questo passaggio porta all'esterno, e Julie l'ha visto e ha deciso di correrle dietro". Temendo per la sorte dell'amica, Solice accompagna Guelfo, Eric e Peoh sulle tracce dell'ultimo dei tre avversari.

L'ultima raffica di Jarel

La grata conduce a un piccolo sotterraneo che dà su un laboratorio alchemico: da lì uno stretto corridoio prosegue al di sotto del cimitero posto sul retro della cappella. Al centro di esso il gruppo si trova di fronte uno strano fenomeno: un muro di fiamme crepitanti, di chiara origine sovrannaturale, blocca il passaggio. Guelfo spende le sue ultime risorse per attivare il suo potere igneo, che gli consente di ridurre il volume del fuoco quel tanto che basta per consentire a tutti di passare incolumi. Al di là delle fiamme c'è una scala che conduce all'aperto. Solice e Peoh sono i primi a varcarla, seguiti da Guelfo e Eric. una volta fuori è la guardia a notare Jarel nei pressi della stalla: la ragazza porta un cavallo per le briglie e sembra prossima a salire in sella. Peoh la indica per poi lanciarsi nella sua direzione, ma il suo scatto non è all'altezza della situazione: Solice lo supera, puntando a tutta velocità in direzione della maga che tenta di salire in sella. La paladina corre a perdifiato, ma non può evitare a Jarel di pronunciare un'ultima serie di rune rivolte ai suoi danni. Bes-Ak-Vas: una singola lama di luce la raggiunge al braccio sinistro, scavando nelle sue carni. Solice stringe i denti e risponde con la sua spada: il colpo, non molto forte ma potenziato dalla rincorsa, colpisce Jarel al torace: la ragazza cade giù da cavallo, priva di sensi.

Perquisizione

Mentre Peoh Blood si occupa di legare i prigionieri e Desiree si appresta a fornire loro cure mediche, Solice e Guelfo si dedicano alla perlustrazione del luogo con l'obiettivo di recuperare il maggior numero possibile di prove. Julie, nel frattempo, recupera una misteriosa custodia di legno che la maga nota come Jarel aveva cercato di occultare pochi istanti prima di essere catturata. La serratura cede abilmente sotto le abili mani della ragazza, svelando quello che sembra un alambicco molto prezioso. Desiree lo esamina accuratamente: si tratta di apparecchio di distillazione composto da due caldaie collegate a un raccoglitore mediante una serpentina. L'alambicco viene annusato dai membri del gruppo, che riconoscono un odore simile a quello del miele: che si tratti di un attrezzo per la distillazione del miele nero?

Al termine della perlustrazione viene redatto un inventario contenente l'elenco completo degli oggetti rinvenuti nei sotterranei della cappella, accuratamente stipati in un sacco:
  • 4 sacchetti di Zolfo
  • 4 prismi
  • svariati sacchetti di cenere
  • svariati sacchetti di limatura di ferro
  • 4 scaglie di serpente
  • 7 funghi Dente di Morto
  • 4 vasetti di miele misterioso
  • polvere di fosforo
  • giusquiamo nero (potente veleno)
  • belladonna (pianta a cui vengono attribuite diverse qualità officinali)
  • oleandro (pianta di cui vengono ricordati gli effetti venefici)
  • sughero per tappi
  • fiale d'inchiostro
  • carta
  • 2 specchi pregiati, uno dei quali molto utilizzato, annerito e rovinato.
  • ricetta per un veleno a base di oleandro ad effetto "ritardato".
  • Appunti su un incantesimo affine alla scuola dell'Evocazione, ma che non serve ad evocare alcunché: Guelfo sospetta che si tratti di qualcosa che serva per "osservare" mondi o realtà esterne.
  • Appunti su una misteriosa creatura invisibile, forse affine al prodotto dell'incantesimo utilizzato da Jarel per colpire Guelfo.
  • Un barattolo contenente un liquido giallognolo entro cui è immersa una creatura simile a un grosso ragno.
  • Un sacchetto di monete, contenente 15 Corone d'Oro e 27 Corone d'Argento.

Interrogatorio

Guelfo e Solice discutono sull'eventualità di effettuare un interrogatorio preliminare dei prigionieri, nella speranza di recuperare informazioni utili per orientare le prossime mosse del gruppo. "La quantità di prove contro di loro è troppo grande, l'inquisizione vorrà interrogarli a prescindere da quello che ci diranno" afferma la paladina, che suggerisce un approccio differente dal solito: toglierle il bavaglio e lasciarla sfogare nella speranza che sia lei stessa, nel corso di una conversazione libera e priva di forzature o accordi di sorta, a fornire informazioni preziose. l'idea incontra l'approvazione di Guelfo e viene messa in pratica sull'unico prigioniero cosciente, ovvero Jarel. Solice chiede lumi al mago sulla possibile pericolosità della donna ma Guelfo la tranquillizza, rivolgendosi alla stessa Jarel: "alla prima runa che sento ti taglio la gola"; si posiziona quindi sul fianco della donna, pronto a colpire.

Gli occhi bruni della ragazza fissano con disprezzo Solice: la paladina la libera dal suo bavaglio e viene subito investita da una raffica di parole arcane, cariche d'odio e rancore: l'attacco verbale che le viene scagliato addosso prima in Delos e poi in Greyhaven la coglie alla sprovvista, lasciandola senza fiato. Jarel guarda con disprezzo la "ragazzina" e il "maghetto" che la circondano: Guelfo reagisce all'appellativo, ricordandole che "intanto questo maghetto è dalla parte che ha vinto", ma la maga ignora il commento e torna a rivolgersi a Solice, aggredendola con una raffica di domande: "Cosa ci siete venuti a fare qui?" "Cosa vi ha dato il diritto di attaccarci?" La paladina sembra incerta, e la sua insicurezza spinge la maga ad attaccare ancora con altre domande e giudizi impietosi. Solice si trova ben presto in difficoltà: la stessa verità di cui si fa scudo viene messa in discussione e dipinta come un vincolo alla conoscenza e alla ricerca, la sua difesa vista come una necessità umana tanto rassicurante quanto cieca e incompleta. A nulla valgono le risposte della paladina, che agli occhi di Jarel non sembrano che una pallida e incolore difesa di un mondo inferiore e bendato, prigioniero all'interno di schemi rigidi e limitazioni frutto di un'educazione miope e dalle limitate prospettive.

Al termine della sua requisitoria Solice resta in silenzio, visibilmente scossa: è in quel momento che Guelfo decide di intervenire nella discussione con l'obiettivo di sfruttare l'euforia della maga uscita vincitrice dal confronto. "Se non ti dispiace, vorrei farti un'ultima domanda".

"Chiedi pure", risponde Jarel, quasi divertita. La sua risposta sprezzante dà inizio a un lungo e delicato scontro di nervi: Guelfo fa del suo meglio per mostrarsi prima curioso e poi interessato agli studi del Monaco e dei suoi discepoli; la maga tenta a sua volta di far leva sulla sete di conoscenza del suo interlocutore, mostrandosi talvolta reticente, talvolta inaspettatamente collaborativa. Il primo argomento che viene toccato riguarda lo scambio di denaro tra il monaco e i diretti responsabili della costruzione della Cappella del Sigillo: "i soldi che gli abbiamo dato non sono niente al confronto di quelli che faranno", dichiara la maga quasi con soddisfazione. "Del resto, c'è ancora una cosa che noi possiamo fare per loro...". "Sei mai stata in quel posto?" le chiede Guelfo; "c'è stato il mio Maestro. E' un posto molto speciale, molto... prezioso, specialmente per chi ricerca determinate cose e ha determinati interessi...". "Suppongo che si tratti di gente che ha interesse a vedere qualcosa di particolare... E dimmi, è pericoloso entrarci?". "Pericoloso? No, non direi: anche se certo, io non entrerei nel Cerchio al momento sbagliato".

"Parlami del catalizzatore", le chiede poi Guelfo. "So che ne esiste più d'uno...". La prigioniera non smentisce, aggiungendo che dipende dalle modalità di costruzione del cerchio. "Sono sorpreso che tu ci stia dicendo queste cose", commenta il mago. "Era ora che mi faceste qualche domanda", risponde lei. "E poi", aggiunge con un sorriso, "è un modo come un altro per far sì che simili ricerche non muoiano con me: magari un giorno deciderai che la verità che ti hanno raccontato non è sufficiente, e vorrai vedere con i tuoi occhi quello che ho visto io. Queste mie parole potrebbero piantare un seme, un seme che prima o poi potrebbe germogliare..."

E' a quel punto che Guelfo decide di rischiare, porgendole i disegni che ritraggono gli strani labirinti di cui era riuscito a impossessarsi frate Erwin e chiedendole un parere. Solice resta a bocca aperta, ma non può far altro che attenersi a quanto concordato ed è costretta a reprimere la paura e lo stupore e lasciare campo al compagno: al contrario, Jarel si dimostra ben lieta di tale concessione ed esamina con interesse le pergamene: "deve trattarsi senz'altro di uno di questi due", dice indicando i due disposti alla sinistra del foglio; "del resto, vedi forse un cerchio all'interno degli altri due?", dichiara ridacchiando: effettivamente, i cerchi di destra contengono rispettivamente un fiore e una specie di albero stilizzato. Guelfo le fa ulteriori domande, relative questa volta alla maggiore efficacia del cerchio in presenza di un individuo dotato di potere magico e alla maggiore amplificazione dei suoi effetti in relazione all'acustica della cappella. "Dipende da tante cose, non ultimo dal luogo che hai intenzione di guardare" risponde Jarel, cercando di suscitare nel mago un interesse sempre maggiore. "Non che tu ne sia granché degno", aggiunge poi con una risatina di scherno.

Guelfo non raccoglie, ma la maga non si arrende e continua a provocare tanto il suo amor proprio quanto la sua curiosità: "Tu non sei un evocatore", esclama all'improvviso. "Gli evocatori non si accontentano delle storie che gli raccontano, della verità di comodo e suggerita da altri. Hai paura di compromettere la tua realtà che si regge sulla menzogna e sull'ignoranza perché sai che non reggerebbe di fronte alla conoscenza: vuoi preservarla dall'inondazione, poiché sai che questa ricerca finirebbe di spazzarla via".

"Sai", le risponde Guelfo dopo una breve pausa, "in fondo a questa realtà io ci sono affezionato".
"Hai paura", risponde lei scuotendo la testa. "Hai soltanto paura. Paura di aprire gli occhi, paura di sapere: paura di quello che c'è oltre alla tua realtà. Paura dell'infinito".

"E cos'altro c'è? Hai mai visto qualcosa di diverso oltre a quegli esseri immondi che ci avete lanciato addosso?"

"Si. Io... io l'ho visto. L'HO VISTO".
La risposta suscita l'interesse del mago. "Cosa hai visto, dunque?"
Per l'ultima volta, Jarel sorride. "Potrei dirtelo... ma non ho intenzione di farlo". Quelle parole sanciscono la fine della conversazione: Peoh Blood provvede a imbavagliare nuovamente la prigioniera.

Ritorno a Laon

Poco prima di mettersi in marcia, Solice scambia alcune parole con Guelfo. La paladina confida al mago parte delle sue preoccupazioni, ma Guelfo la rassicura: "sono tutte sciocchezze, le ho detto quello che voleva sentirsi dire: l'importante è che abbia parlato". Solice sembra sollevata, e i due decidono di far menzione dell'avvenuta collaborazione della maga di fronte all'inquisitore al momento opportuno.
I prigionieri vengono sistemati sui loro stessi cavalli: Guelfo, Solice, Julie e Peoh si occuperanno di controllarli: poco prima di varcare le porte della città viene deciso di coprire i loro volti, in modo da mantenere segreta la loro cattura agli occhi di un'eventuale spia tra le guardie addette alla porta d'ingresso.

Rapporto al Capitano

Una volta rientrato in caserma il gruppo si ritrova nei pressi dell'infermieria, mentre Peoh si dirige a fare rapporto presso il capitano; Loic e Quixote sono lì ad aspettare, e vengono informati del felice esito della spedizione; "bene bene, altri tre stronzi in meno", commenta Loic soddisfatto. Pochi istanti dopo il capitano in persona, introdotto da Peoh, entra per congratularsi personalmente: "ottimo lavoro". Solice consegna il sacco contenente gli oggetti recuperati e ne descrive sommariamente il contenuto; fa poi richiesta di poter conservare una copia dell'inventario, e chiede il permesso di informare Padre Gabriel del ritrovamento dell'alambicco: "di certo un alchimista come lui è la persona più indicata per venire a capo di questi oggetti e del loro misterioso uso"; il capitano annuisce, acconsentendo alle richieste. Prende quindi in consegna i prigionieri e informa il gruppo di aver già provveduto a inviare un corriere ad Amer: le sorti del Monaco e dei suoi seguaci saranno infatti poste nelle mani del tribunale dell'Inquisizione.

L'avvertimento (Black Cox Warning)

Non appena il capitano Ratel abbandona la stanza, Quixote si affretta a consegnare a Guelfo uno strano messaggio ricevuto il giorno precedente, mentre si trovava in locanda: "l'ha portato un tizio strano, non credo di averlo mai visto prima". Il mago si prende qualche secondo per leggere il biglietto, per poi affermare: "ok ragazzi, è arrivato il momento di togliersi di mezzo." Il suo tono lascia pochi dubbi sulla gravità della situazione, che viene ben presto portata alla luce: si tratta di un messaggio di Cox]] (a lui fa pensare la C. posta come firma), che avverte il gruppo in merito a un "brutto scherzo" che qualcuno cercherà di mettere in pratica quella notte stessa o una delle successive: a quanto pare le recenti azioni hanno spinto personalità di una certa influenza a togliere di mezzo gli scomodi viandanti che a pochi giorni di distanza dal loro arrivo sono riusciti a smuovere acque particolarmente torbide.

Il gruppo si consulta animatamente, cercando di mantenere la calma e di pensare a una possibile soluzione: questi misteriosi "buontemponi" potrebbero infatti essere sia "semplici" tagliagole ben addestrati che uomini del Barone, che sembra ormai decisamente "invischiato" nelle losche faccende dei Larsac. Ad uno ad uno, i ragazzi di Caen esprimono le loro opinioni che vengono messe al vaglio del resto del gruppo.Guelfo propone una serie di strategie volte a far perdere le tracce ai probabili inseguitori, chiunque essi siano: propone l'utilizzo di uno o più carri sui quali radunarsi e partire senza dare nell'occhio, magari in direzione di Chalard. L'idea viene contestata per via dell'eccessiva lentezza di un mezzo di trasporto simile, che di certo verrebbe in ogni caso raggiunto e attaccato. Peraltro, le gravi condizioni di salute in cui versa parte del gruppo impedirebbe tanto una fuga celere quanto un combattimento degno di questo nome.
Eric propone di restare in caserma, senza dubbio il luogo più sicuro contro un pericolo simile: in alternativa suggerisce di chiedere al Capitano Ratel le chiavi di un edificio abbandonato all'interno della città di Laon in cui potersi rifugiare fino all'arrivo dell'inquisizione, con il rischio però di trovarsi indifesi nel caso in cui i nemici mangiassero la foglia. L'idea è sposata anche da Loic e, dopo una breve conversazione, dallo stesso Guelfo.
Solice sostiene l'idea della caserma, escludendo la casa abbandonata per via del fatto che i nemici avrebbero tutto il tempo di battere la Baronia in lungo e in largo, visto che l'arrivo dell'inquisizione non avverrà prima di un paio di settimane. Sottolinea inoltre l'importanza assoluta di farsi un'idea di massima su chi potrebbe arrivare sfruttando nel modo più produttivo possibile le poche conoscenze del gruppo in città: in particolare suggerisce a Guelfo di recarsi in visita ad André Navon per chiedergli notizie su eventuali movimenti di soldati baronali e/o per saggiare il suo eventuale "ruolo" nella vicenda: in fondo il gruppo ha fatto un grande favore al cavaliere, consegnandogli un testimone utile per il completamento delle sue indagini.

Loic non sembra però molto d'accordo all'idea di coinvolgere sir Navon, che vede come tutt'altro che affidabile e men che meno interessato alle sorti del gruppo: "tu non lo conosci a quello, Solice: gli frega soltanto di se stesso, io ce lo vedo a mangiarsi il suo bel cosciotto di maiale mentre il Barone mette una taglia sulla nostra testa e manda i suoi sgherri a tagliarcela". Solice stenta a credere a quelle parole: "come è possibile che un cavaliere possa essere così menefreghista e superficiale? Eppure gli abbiamo consegnato qualcosa di molto prezioso" afferma incredula: l'oggetto della frase è chiaramente Ethan, il prigioniero consegnato a André Navon in precedenza, ma le incontenibili risate di Eric e la conseguente reazione di Loic costringono la paladina a ripensare alla frase appena pronunciata alla luce dei rapporti intercorsi tra il cavaliere e Desiree. In preda all'imbarazzo, Solice si dichiara disposta ad accettare le decisioni di Loic, che però a quel punto si dimostra comprensivo e concorda sul fatto che valga la pena rischiare.

Guelfo si reca dunque presso la locanda La Mestola, dove André Navon è intento a mangiare un ben poco estivo piatto di lasagne con le melanzane in compagnia dei suoi soldati.

"Guelfo, qual buon vento ti porta!", esclama il cavaliere non appena lo vede. "Vieni qui a sederti con noi: vuoi un piatto di lasagne?" Il mago decide di andare subito al punt, e informa Navon dell'inquietante avviso. Le reazioni del cavaliere lasciano pochi dubbi: se si tratta di uomini del barone, di certo André Navon non ne è stato informato. "Deve senz'altro trattarsi di qualche tagliagole di infimo rango: speriamo che si facciano vedere, io e i miei uomini saremo felici di aspettarli stanotte!" esclama ridendo, accarezzando l'elsa della spada. "Sarebbe anche un buon allenamento, visto quello che andiamo a fare domani...". Guelfo non resiste alla tentazione di chiedere informazioni a riguardo, e il cavaliere non si fa pregare. Spiega di aver intenzione di oltrepassare i confini che dividono Laon dalla baronia di Anthien, per dirigersi all'interno dei territori controllati da sir Willem Keitel (zio di lord Albert e fratello dell'attuale Barone): è lì che, stando alle dichiarazioni di Ethan, potrebbero nascondersi i misteriosi maestri del Vento. Il piano di sir André Navon è semplice: sconfinare nottetempo, recarsi sul posto, assalire gli artefici dell'attacco a Carentan e poi tornare rapidamente all'interno dei confini di Laon. Guelfo non può fare a meno di restare sorpreso di fronte a una tanto temeraria disposizione d'intenti: "mi dispiace che siamo feriti, altrimenti vi avremmo accompagnato volentieri" si spinge ad affermare, non prima di aver avvisato il cavaliere dei pericoli che una simile missione comporta. "Non preoccuparti", lo rassicura André Navon: "saremo veloci e spietati, non ci sentiranno neppure arrivare".

Guelfo torna in caserma, riportando le ultime notizie: Eric e Loic si mostrano divertiti di fronte all'eventualità che André Navon possa affrontare i maestri del vento, specialmente se si tratta di uomini al servizio di Lord Albert Keitel: Julie e Solice sono invece molto sorprese, oltre che impressionate dalla temerarietà mostrata dal cavaliere.

Prima di dormire Solice chiede a Guelfo di accompagnarla alla Cattedrale del Sole Nero per parlare con Padre Gabriel e con Nickel. Il sacerdote riceve i due giovani, dimostrandosi subito molto interessato al ritrovamento dell'alambicco e della possibilità di avere l'occasione di studiarne il funzionamento. Dopo aver fatto alcune domande in merito alla sua conformazione e al suo stato di conservazione spiega che strumenti del genere sono molto rari, soprattutto se si tratta di prototipi risalenti a molti anni prima: racconta quindi la storia di un misterioso stregone a cui si deve probabilmente l'origine delle moderne ricerche sul miele nero, che fino a circa 10 anni prima compiva strani esperimenti all'interno di una signoria non lontana da Laon: le sue ricerche deviate coinvolgevano anche alcuni bambini, e nel 508 vennero ufficialmente bandite dalla chiesa. Fu proprio in occasione della sua morte, avvenuta per mano di un non meglio identificato avventuriero, che venne smarrita la sua strumentazione, tra cui doveva probabilmente esserci un alambicco avente caratteristiche simili a quello ritrovato: stando alle informazioni in possesso di Padre Gabriel, fu proprio la scomparsa di quelle apparecchiature a impedire di fatto la continuazione delle ricerche su quella misteriosa sostanza... Per lo meno alla luce del sole.

A conversazione avvenuta, mentre i due giovani escono dalla porta della stanza di Padre Gabriel sentono un misterioso quanto sospetto rumore di passi frettolosi in allontanamento: Solice si lancia lesta per le scale, ma non riesce a mantenersi in equilibrio e cade rovinosamente lungo gli scalini. Al termine della sua caduta viene raggiunta da Nickel, che la osserva con espressione dispiaciuta. La bambina si scusa per aver origliato, ma è al tempo stesso molto decisa di entrare a far parte del gruppo nel tentativo di rendersi utile agli occhi delle guardie civiche sperando che questo possa alleviare le sorti del padre. La conversazione di Guelfo e Solice con Padre Gabriel e con Nickel può essere consultata cliccando qui.

Prima dell'incendio

Laon, 5 agosto 517

La notte passa tranquilla, e consente a tutti di recuperare parte delle energie impiegate negli ultimi giorni. Tutti si svegliano al rumore degli allenamenti proveniente dal cortile con il corpo matido di sudore, dovuto sia al clima torrido che all'ormai eccessivo affollamento della zona della caserma dedicata all'infermeria: le ragazze vanno a rinfrescarsi in locanda, dove ottengono che sia loro preparato un bagno. La placida espressione con cui il giovane oste della Mestola accoglie il gruppo sconfessa la temuta ipotesi che i misteriosi aggressori citati dal messaggio di Cox si fossero fatti vivi nottetempo: a quanto pare, nulla ha turbato il riposo e la conseguente partenza di sir André Navon e dei suoi uomini. Solice ringrazia il garzone con una mancia forse eccessivamente lauta, che rende il giovane particolarmente riconoscente e testimonia allo stesso tempo una scarsa capacità della ragazza nel saper gestire il denaro affidatole dal padre.

L'arruolamento di Nickel

Nel corso della mattinata Guelfo e Solice mettono al corrente il gruppo delle novità riguardanti Nickel, ed entrambi sostengono la necessità di prendere la decisione già accennata alla giovane: "ha origliato una conversazione che si è rivelata molto più scottante del previsto, informazioni che la mettono in pericolo quanto noi: il modo migliore per impedirle di mettersi nei casini è quello di portarla con noi", sostiene Guelfo con convinzione. Solice sottolinea che, anche prima degli eventi dell'ultima notte, la situazione di Nickel era tale da richiedere comunque l'aiuto e la disponibilità del gruppo: "io stessa vi avrei presto chiesto il favore di prenderla con noi in attesa di trovarle un posto in cui stare", dichiara la Paladina: "suo padre è in procinto di essere condannato, e lei non ha nessun posto dove stare".

Fortunatamente tutti sembrano concordi nell'accettare la presenza di Nickel all'interno del gruppo: Eric, Guelfo, Desiree, Solice e Julie si recano quindi alla Cattedrale del Sole Nero con l'intenzione di comunicare alla bambina la decisione del gruppo e darle le prime istruzioni; quando la trovano lei è già "al lavoro", intenta ad osservare il viavai di persone che entrano e escono dall'edificio a seguito delle funzioni giornaliere. La bambina è entusiasta all'idea di essere stata accettata, ma quando apprende che il suo compito sarà quello di aiutare Quixote a guardare le spalle di Padre Gabriel assume un'espressione delusa: è evidente che avrebbe voluto un incarico più d'azione. Guelfo, Desiree e Solice riescono tuttavia a convincerla dell'importanza dell'incarico, tantopiù determinante vista l'impossibilità di Quixote di stare sveglio notte e giorno: Nickel alfine si convince e accetta di buon grado, rivelando anche di aver già notato due individui piuttosto sospetti. Si tratta di un uomo anziano e di un suo compare basso e tarchiato, due "facce note" della criminalità dei territori circostanti Laon: "il primo è senza dubbio un maestro d'armi, ricordo che mio padre gli fece visita per farsi insegnare qualche trucchetto con la spada: quanto al secondo, non credo di averlo mai visto in altre occasioni".

Visibilmente soddisfatto delle informazioni, il gruppo saluta Nickel: "ci rivedremo questa sera, in occasione del rapporto serale!" le dice Desiree prima di allontanarsi. Un attimo prima dei saluti Nickel prende da parte Solice: "se vi aiuto a catturare questa gente le guardie ne terranno conto anche per quanto riguarda mio padre, vero?" chiede speranzosa. La Paladina sceglie di essere franca e le confessa che non saranno le sue azioni ma quelle del padre a poter mutare quella condanna, che rischia comunque di essere inevitabile: le promette comunque che farà richiesta di parlarci ancora una volta, nella speranza che i giorni di prigionia e di lontananza dalla propria figlia abbiano aperto uno spiraglio di luce e di pentimento nei pensieri e nelle convinzioni del brigante. Saluta poi la bambina, pregandola di fare attenzione e di fare il possibile per osservare senza essere osservata. "Vorrà dire che mi coprirò con una mantella", le risponde Nickel. "Certo, con questo caldo..."

Visita ai prigionieri

Il gruppo torna in caserma: Solice manifesta a Peoh Blood l'intenzione di conferire con il capitano Ratel, non appena quest'ultimo potrà riceverli. Guelfo nota la presenza di Padre Gabriel che però, intento a interrogare i prigionieri e ben conscio degli ammonimenti ricevuti la sera precedente, sceglie di limitarsi a saluti stringati e formali.

Il gruppo passa il resto del tempo con i feriti dell'infermeria: Loic, Benton e Omar Pacifico, accuditi dalle amorevoli cure di Ludmilla. Nel corso della giornata Omar riceve la visita di sua moglie e delle sue due figlie, oltre che dello stesso commilitone Peoh Blood che mostra di avere un ottimo rapporto con il collega e con la di lui famiglia.

Quando il capitano Ratel accetta di ricevere il gruppo, è Guelfo il primo ad essere oggetto del suo interesse: "ho bisogno del tuo parere in quanto praticante di arti magiche: devi visionare i prigionieri e assicurarti che abbiamo preso le dovute precauzioni." Il mago accetta di buon grado, ed è l'intero gruppo a prendere parte alla visita alle prigioni.
La prima cella che viene visitata contiene al suo interno Moran e Matthew: i due sono imbavagliati e hanno le braccia cinte da una pesante catena che li tiene ancorati alla parete. Guelfo ha pochi dubbi: di certo in quelle condizioni non hanno alcuna possibilità di nuocere.
Il monaco è legato mani e piedi, bendato e imbavagliato: l'unico punto del suo corpo lasciato libero è il torace, bendato in conseguenza del colpo subito il giorno precedente. "Certo che Peoh gli ha assestato un gran bel colpo", commenta Guelfo: ma quando Solice abbassa gli occhi assumendo un espressione seria, al mago torna alla mente che non è sulle spalle della guardia civica che ricade la responsabilità di quella ferita; fortunatamente, sembra che il potente Stregone se la caverà.
La stanza di Jarel è piantonata da una guardia: la ragazza siede sul suo letto, bendata e imbavagliata, con le mani legate e i piedi liberi.
L'ultima cella è leggermente separata dalle altre: "fate attenzione a questo qui: io ho provato a interrogarlo, ma a me sembra completamente deficiente", commenta il capitano Ratel aprendo la porta e rivelando Midas, legato mani e piedi e imbavagliato. Lo spettacolo che si presenta agli occhi di Guelfo è in effetti quello di un individuo privo di lucidità mentale: i suoi occhi non lasciano trasparire alcunché, e spingono il mago a togliergli la benda. "Chi sei?" "Mi chiamo te", risponde Midas con un sorriso ebete. La risposta è per Guelfo più che sufficiente: "rimettetegli la benda", dichiara alzando le spalle. Desiree cerca invano tracce di commozione cerebrale, mentre Solice ipotizza che possa essere vittima di qualcuna delle sostanze ritrovate sul luogo dello scontro; viene persino ipotizzato che possa trattarsi di un incantesimo riuscito male. Una cosa è certa, allo stato attuale delle cose Midas non può essere considerato nè una minaccia nè un interlocutore degno di questo nome.

Guelfo conclude la sua visita informando il capitano Ratel delle sue conclusioni: "secondo me dovete bloccare anche i loro piedi", afferma con convinzione. "Ho delle palle di ferro che aspettano soltanto di essere utilizzate", esclama di rimando il capitano. Prima di congedarsi, il mago chiede di essere informato sull'esito degli interrogatori condotti da lui e da Padre Gabriel sull'unica prigioniera in grado di parlare, ovvero Jarel: "il sacerdote è riuscito ad ottenere alcune informazioni da quella donna", gli spiega il capitano: "anziché giudicarla ha scelto di mostrarsi curioso, e la cosa ha finito per dare i suoi frutti". Guelfo ascolta con soddisfazione: a quanto pare Padre Gabriel ha deciso di seguire i suoi consigli.

Solice chiede al capitano Ratel il permesso di parlare ancora una volta con il prigioniero Ray, il padre di Nickel, ed eventualmente di consentire alla figlia di poterlo rivedere ancora una volta prima dell'esecuzione. "Non so se sarà possibile, ma soprattutto non so se possa essere una buona idea farla parlare di nuovo con quel pendaglio da forca", commenta il capitano, che finisce comunque per acconsentire a entrambe le richieste.

Quando il capitano Ratel congeda Guelfo, è Eric a chiedere una udienza personale. L'oggetto della conversazione è ancora una volta Rochefort. "Come procede con quel pendaglio da forca?", chiede il giovane, augurando il peggio; la sua speranza viene però subito delusa: "sta migliorando, ma non è ancora in grado di muoversi completamente: in ogni caso, sopravviverà". Eric chiede di poterlo interrogare a quattr'occhi, e il capitano non si fa problemi a concedergli questo favore, ordinando a una guardia di accompagnarlo nella sua cella.
"Salve, come va?", esordisce Eric con tono strafottente, nel tentativo di farlo uscire dai gangheri: Rochefort però, ancora legato, non sembra abboccare. "Sei solo un damerino", risponde tra i denti. "Certo che devo ancora capire come ha fatto quella guardia a ridurti così", incalza il giovane. "Era una bestia, quello... E un pò l'ho invidiato", risponde il criminale. Eric prova a provocarlo, ricordandogli anche le visite alla casa di piacere note al gruppo: "d'altronde ti capisco, non dev'essere facile trovare una donna in altri modi vista la faccia che ti ritrovi". Infine, solo parzialmente appagato, decide di lasciarlo al suo destino.

Desiree riceve nel frattempo una visita da parte di Peoh Blood, che si mostra particolarmente cordiale: "tutto bene?", le chiede, con evidente interesse; "mi sembra che tu ti stia annoiando". La ragazza scuote la testa: "qui non è male", risponde, "anche se non sono sicura di aver visitato bene tutta la caserma". "Beh, è pieno di stanze interessanti, come ad esempio il magazzino delle armi!" esclama Peoh con enfasi, "anche se forse troveresti più interessante il cortile di addestramento". Desiree si lascia convincere ad accettare una sessione di allenamento: "ma ti avverto", dice, "io sono piuttosto incapace con la daga!". Peoh si dimostra in ogni caso un insegnante paziente e modesto, oltre che un galantuomo.

Il rapporto serale di Nickel

Scende la sera, e il gruppo si reca nuovamente alla Cattedrale del Sole Nero per ascoltare il rapporto serale di Nickel. E' lei stessa ad accoglierli aprendo la porta della canonica: "Salve, capi!". La bambina è molto soddisfatta dell'importanza data al suo incarico, e rivela di aver visto una seconda volta i due individui sospetti: a quanto pare, questa volta si dirigevano proprio in direzione del palazzo Larsac. Chiede poi a Solice informazioni riguardo al padre, e la Paladina le conferma che il capitano Ratel ha accettato la sua richiesta; soddisfatta della cosa, Nickel chiede anche a Solice di rimediarle una balestra leggera. "Mi serve per allenarmi", le dice con aria eccitata: "altrimenti finirò per perderci la mano: lo so che ora non mi serve, ma ad ogni buon conto potrebbe tornare utile prima o poi, in fondo sono una buona tiratrice... Anche se i tuoi compagni non lo pensano, visto che sei ancora viva! Ma tu lo sai che ti avevo presa, no?". Solice, preoccupata dall'idea che la bambina possa tornare in possesso di un'arma pericolosa, le indica il fodero vuoto che fino a pochi giorni prima conteneva la sua spada: "ricordi? Qui c'era l'arma che impugnavo il giorno in cui ci affrontammo. Come vedi ora l'ho tolta, e ho deciso che per ora svolgerò il mio compito senza di essa". Nickel guarda negli occhi la Paladina: "Ho capito!", esclama poi: "quando tu riavrai una spada, io riavrò una balestra! Ottimo, allora è deciso! Ci conto!" Solice apre la bocca per replicare, ma la bambina fugge via, soddisfatta dell'accordo appena strappato.

Nuove scoperte sul Miele Nero

Mentre Nickel parla con Solice e con gli altri, Guelfo si reca da Padre Gabriel per ricevere informazioni riguardanti gli interrogatori da lui compiuti nel corso del pomeriggio. Il sacerdote rivela una serie di importanti informazioni riguardo alla misteriosa sostanza nota come Miele Nero: stando a quanto dice Jarel, l'acquirente per cui esso veniva prodotto è un certo Alfred Rosemberg, un individuo appartenente a una famiglia altolocata della baronia di Anthien: gli scambi avvenivano a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro in un posto chiamato Le Parole D'oro, anch'esso ad Anthien. A volte l'acquirente veniva da solo, ma talvolta era accompagnato da un cavaliere, un certo sir Kilian: quest'ultimo deve essere un uomo di provata fiducia, in quanto in un paio di occasioni è venuto da solo a compiere la trattativa. Padre Gabriel descrive l'esistenza di almeno tre diversi tipi di Miele Nero:
  • Miele del Controllo: si tratta di un composto in grado di asservire un individuo al proprio volere, annullandone progressivamente la volontà e trasformandolo in un burattino. E' basato sulle ricerche più antiche e per questo meno evolute, ed è per questo che è la tipologia meno richiesta dagli acquirenti di Anthien anche per via dei forti effetti collaterali, prima tra tutte la crisi di astinenza che genera.
  • Miele della Potenza: è un composto in grado di alterare le reazioni fisiche, la forza e la tempra di chi ne fa uso, riducendone contestualmente la volontà e le capacità di giudizio. Si tratta senza dubbio della tipologia più richiesta, sebbene anch'essa induca una forte dipendenza.
  • Miele del Potere: è un composto in grado di risvegliare il Potere Magico all'interno di una persona, in certi casi in misura permanente. Si tratta della tipologia più costosa e difficile da realizzare, l'unica che soltanto il Monaco è in grado di produrre: la richiesta è consistente, ma di gran lunga inferiore a quella del Miele della Potenza. Caratteristica di questa variante sembra essere l'assenza quasi totale di effetti collaterali. Stando alle parole di Jarel, il composto è inutile per chi già possiede il Potere Magico, e anzi in quei casi può risultare persino dannoso: questo motivo ha spinto lei stessa, come anche il Monaco e gli altri seguaci, a non utilizzarla mai.
Dopo aver salutato Nickel e Padre Gabriel il gruppo si reca nuovamente in caserma, dove lo aspetta il meritato riposo. Ma la notte, contrariamente alle aspettative, passa tutt'altro che tranquilla.

Incendio alla Caserma delle Guardie

E' notte inoltrata, quando il sonno di Guelfo viene turbato da un'improvvisa scossa. Il mago impiega alcuni secondi per capire che non si tratta di un sogno: un incantesimo, probabilmente di grossa portata, è stato rilasciato nelle immediate vicinanze. Consapevole del pericolo dovuto alla presenza del Monaco e dei suoi seguaci nelle prigioni il giovane è lesto a svegliare i compagni: nel giro di pochi istanti un sinistro odore di fumo e legno bruciato pervade le stanze dell'infermeria, a preludio di una minaccia imminente che ben presto si fa fin troppo chiara. La conferma definitiva la si riceve affacciandosi alle finestre che danno sul cortile interno della caserma attraverso le quali si intravede una foschia scura, i suoi contorni disegnati dal chiarore traballante di una luce innaturale.

Guelfo

"Al fuoco, al fuoco!" grida il mago, precipitandosi per primo nel corridoio che conduce verso gli ambienti della sala d'ingresso. A quanto pare le fiamme investono il primo piano della caserma, al di sopra dell'ufficio del capitano Ratel: si tratta senza dubbio delle celle in cui sono ospitati, oltre a Rochefort e al padre di Nickel, il Monaco e i suoi seguaci. Guelfo avanza fino a quando non intravede le fiamme e, nonostante sia ancora debole dopo gli scontri degli ultimi giorni, riesce a far uso del suo innato Potere Igneo: grande è il suo disappunto quando scopre che, questa volta, le fiamme oppongono una resistenza superiore addirittura alle sue capacità di controllo del fuoco. Un simile fenomeno si può spiegare soltanto ipotizzando l'intervento di uno Stregone molto potente: forse lo stesso Monaco, o più probaiblmente qualcuno venuto a recuperare qualcosa di molto prezioso. Il giovane decide di prendere per buona la seconda ipotesi, ed è con questi propositi che si accinge a raggiungere il magazzino entro il quale sono custoditi l'alambicco alchemico e gli altri reperti recuperati nei giorni precedenti. La porta è chiusa a chiave e per il momento non sembra particolarmente esposta alle fiamme sovrastanti. La preziosa refurtiva è ancora al sicuro.
Il mago tira un sospiro di sollievo, ma quando immette nuovamente aria nei polmoni si accorge suo malgrado (doppio 1 di Resistenza) che la situazione ambientale all'interno del sotterraneo della caserma ha ormai oltrepassato i livelli di guardia. Incomincia così una lenta risalita verso l'uscita, lungo le scale ormai invase dal fumo, ed è grazie ai suoi poteri residui che riesce alfine a lasciarsi alle spalle l'ormai compromesso edificio.

Julie, Quixote e Loic

Julie e Quixote, quest'ultimo rallentato da un ginocchio non ancora in condizione, si rendono ben presto conto della necessità di trasportare all'esterno Loic e Benton prima che il fumo renda l'aria del tutto irrespirabile. Fortunatamente, la relativa distanza tra i locali dell'infermeria e la zona invasa dalle fiamme dà a loro e a Ludmilla tempo sufficiente per organizzare il trasporto, e nel giro di pochi minuti i feriti vengono condotti nella piazza antistante l'ingresso principale della caserma: è lì che Julie, Quixote e Loic hanno modo di accorgersi dell'arrivo trafelato di Padre Gabriel e del capitano Ratel e dei loro sforzi per limitare i danni e recuperare il controllo della situazione.

Eric

Le direzioni intraprese dagli altri compagni lasciano a Eric la possibilità di occuparsi personalmente dell'incolumità dei prigionieri. Del resto, l'unico aspetto positivo di una situazione così drammatica potrebbe proprio essere dato dalla possibilità di poter finalmente risolvere un annoso e troppo a lungo procastinato problema: si tratta ovviamente di Rochefort e del suo ostinato attaccamento alla vita, che né i morsi di Benton nè il rancore delle guardie civiche sono finora riusciti a soverchiare; è con la mente rivolta a simili pensieri che il giovane, caricata la balestra, incede lentamente lungo gli scalini che conducono al corridoio delle celle. tuttavia lo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi una volta giunto in cima è tale da fargli capire che non è il solo ospite della caserma ad avere a cuore la salute dei prigionieri: due loschi figuri, le cui sagome corrispondono alla descrizione dei manigoldi individuati da Nickel il giorno precedente, si avvicendano di cella in cella come volpi in un pollaio. La velocità con cui entrano ed escono e le armi che impugnano non lasciano a Eric alcun dubbio sulla mancata incolumità degli ospiti delle celle oggetto della loro visita: si tratta, a quanto sembra, degli alloggi assegnati al Monaco e ai suoi seguaci. Un trattamento ben diverso è invece riservato a Rochefort, che viene liberato dalle sue catene e condotto, ancora barcollante, lungo il corridoio. Il giovane decide di preparare alcuni ostacoli ai quali fa poi prendere fuoco, nella speranza di bloccare l'unica via d'uscita ai tre manigoldi. "Non mi resta che aspettare in silenzio cercando di rovinargli la festa", pensa Eric, appiattendosi lungo la parete.
"Cosa succede qui?", esclama per tutta risposta una voce alle sue spalle, facendo quasi eco ai suoi pensieri. Girandosi di scatto, Eric riconosce la sua interlocutrice: si tratta di Nickel, la ragazzina che soltanto poche ore prima era stato "costretto" ad accettare come compagna di avventure. "Non fare rumore" le dice, continuando ad osservare i malviventi che avanzano nella sua direzione e preparandosi a utilizzare la balestra. Nel giro di pochi istanti Rochefort è a portata, ma Eric sceglie di scagliare il dardo in direzione di uno dei due accompagnatori, che viene colpito al ventre: negli istanti successivi Eric è costretto a estrarre il martello, con il quale ferisce nuovamente lo stesso malfattore, che non riesce a superare la barricata e viene respinto all'interno del corridoio, finendo riverso al suolo.
In quel momento fa la sua comparsa Raymond Bluette, una delle guardie della caserma: Eric, che si aspettava un possibile arrivo della "talpa" con l'intento di facilitare la fuga di Rochefort, si dimostra molto sospettoso e non lo perde mai di vista. Dal canto suo Raymond Bluette si comporta in modo decisamente sospetto: "potete andare se volete, qui ci penso io" continua a ripetere, cercando di persuadere il giovane e Nickel ad abbandonare il piano. Eric tuttavia non si lascia convincere, e dopo pochi istanti Rochefort comincia ad accusare seri problemi respiratori e ben presto si accascia, privo di sensi e prossimo alla morte. "Tenete duro, vi tirerò fuori da lì" urla a quel punto Raymond Bluette, confermando ulteriormente i sospetti di Eric. Pochi istanti dopo alcune travi crollano dal soffitto, bloccando definitivamente l'accesso al corridoio: è ormai evidente che nessuno potrà uscire vivo da quella direzione, a prescindere dai tentativi della guardia. La mala parata spinge l'unico manigoldo rimasto in piedi ad arretrare, ed Eric decide di recarsi all'esterno per bloccargli l'unica possibile via di fuga attraverso una finestra non protetta dalle grate. Nickel, impossessatasi nel frattempo della sua balestra, decide di seguirlo. "Tenete duro! Cercate di resistere!" urla ancora Raymond Bluette, questa volta con una voce che lascia trapelare un'evidente preoccupazione.

Solice e Desiree

Solice e Desiree seguono Guelfo fino alla sala d'ingresso della caserma, dove hanno modo di comprendere l'entità e la provenienza dell'incendio. L'impossibilità del giovane di domare le fiamme spinge la paladina a pensare che possa trattarsi di un attacco condotto almeno in parte dall'esterno; decide quindi di uscire all'esterno, correndo a perdifiato intorno all'edificio in direzione del muro infuocato. Desiree, daga alla mano, decide invece di coprire l'altro lato: la sua corsa finisce però poco dopo essere giunta a destinazione, quando una folata di fumo denso e scuro le entra negli occhi (2-2-2 di Individuare) impedendole di fatto di vedere alcunché. Raggiunto il lato invaso dalle fiamme Solice si guarda intorno alla ricerca di individui sospetti o di finestre o passaggi aperti sul muro della caserma, ma senza successo. Viene però attirata dalle numerose finestre presenti sull'altro lato della strada, dalle quali si affacciano i cittadini intenti a guardare lo spettacolo: tutte sono illuminate... tranne una, situata proprio all'altezza dell'incendio che divampa. La paladina decide di affidarsi al suo intuito e orienta le sue azioni su quell'unica possibilità. Nel corso dei minuti successivi retrocede lentamente lungo la parete della caserma per poi raggiungere quella adiacente: giunge sotto la finestra cercando un appiglio che possa consentirle di arrampicarsi lungo il muro, e non appena lo trova si libera dello scudo e si issa verso l'alto, fino a trovarsi a pochi centimetri da essa.
E' lì che passa i minuti successivi, nel tentativo di ascoltare i rumori provenienti dall'interno della finestra e di decifrare i segnali di pericolo provenienti dal suo sesto senso. Il respiro affannoso che sente le fa balenare alla mente un solo volto, quello dell'unico Stregone ancora a piede libero che potrebbe aver dato luogo a un simile incendio, e quando decide di alzare la testa e guardare verso l'interno i suoi occhi confermano tale ipotesi: quello che vede è il volto di Arthur Speer, che si staglia immobile con le mani aperte innanzi a sé, la mente e il corpo protesi verso le fiamme; dietro di lui, seminascosto dall'ombra, c'è lo sguardo soddisfatto di Manuel Larsac. La Paladina, priva per sua stessa scelta della spada, non può far altro che osservare la scena e registrarne tutti i particolari; la sua esitazione consente a Manuel Larsac di accorgersi di lei e la costringe ad abbandonare la presa, calandosi verso il basso: una volta a terra Solice si copre il volto, recupera lo scudo e scappa verso l'ingresso della caserma. Nel frattempo Desiree, riuscita a schiarirsi nuovamente la vista ed avvicinatasi al luogo in cui aveva visto l'amica, ascolta gli ultimi scampoli della conversazione: "Sei riuscito a vederla?" "Si...è ancora quella maledetta ragazzina!".

L'arrivo di Peoh Blood

Una volta girato l'angolo, Solice si imbatte in Eric e Nickel, entrambi provenienti dalla caserma. "C'è lo Stregone di Amer nascosto dietro quella finestra", esclama Solice mettendoli in guardia. "Va bene", annuisce Eric, "ci faremo attenzione. Ma c'è anche un bastardo che sta provando a farla franca, e dobbiamo prenderlo a ogni costo". Solice annuisce, confidando nella capacità di Eric di saper badare alla sua incolumità e a quella di Nickel, che vede a malincuore con la balestra carica in mano. Purtroppo non c'è tempo da perdere, ed è comunque costretta a proseguire. Dopo pochi metri si imbatte in Padre Gabriel, che sta tentando di opporsi alla furia delle fiamme con le sue preghiere. Dietro di lui avanzano a grandi passi il capitano Ratel e Peoh Blood, diretti verso la caserma.
"Capitano Ratel", esclama Solice non appena lo vede, "ho visto i responsabili di tutto questo: sono Arthur Speer e Manuel Larsac, dobbiamo andare a prenderli!". Il capitano non ha tempo di valutare a mente fredda le parole della Paladina: "và con lei", ordina a Peoh Blood che accetta di buon grado l'incarico, soprattutto quando Desiree li raggiunge: "vengo anch'io", dice la ragazza, che nel frattempo ha recuperato arco e frecce. Solice imbraccia il suo scudo e fa per estrarre la sua spada, ma la sua mano non trova nulla. Ripensa all'accordo stipulato con Nickel, poi ricorda di averla vista solo pochi secondi prima con una balestra in mano e sospira.
"Potresti prestarmi la tua daga?", chiede quindi educatamente a Desiree.

La cattura del maestro di scherma

Eric e Nickel raggiungono un altro lato della caserma, evitando con cura di passare sotto la finestra indicata da Solice. "Lo vedo, eccolo!" esclama la ragazzina, indicando una figura ossuta nell'atto di librarsi a mezzaria, appeso all'unica finestra priva di sbarre. "Non andrà da nessuna parte", sentenzia Eric. "Se vuoi posso colpirlo", esclama Nickel, prendendolo di mira con la balestra: "...non è difficile, posso farcela! Posso prenderlo!". Eric valuta la possibilità: "Perché no?" annuisce poi. "Prova!". La ragazzina non se lo fa ripetere due volte: il dardo sibila nell'aria e colpisce il suo bersaglio, che molla la presa e finisce riverso al suolo. "Preso!" esclama Nickel soddisfatta.
Ma subito Eric e Nickel guardano con preoccupazione le fiamme che lambiscono il muro della caserma: la sopravvivenza dei prigionieri sembra a questo dubbio pesantemente compromessa. "Mio padre", esclama Nickel sconsolata: "dobbiamo salvare mio padre! Ti prego..." Eric cerca ripetutamente di scalare la parete, ma le ferite subite nei giorni passati gli impediscono una simile manovra. "Fai andare me! Io posso farcela! Per favore, Eric, fai andare me!" Il giovane alla fine acconsente, e issa Nickel sulle sue spalle fino a consentirle di arrivare alla finestra e di tirarsi su. Passano minuti di tensione, al termine dei quali si sente nuovamente la voce della ragazzina. "Mi sono fatta male... Non riesco a scendere!" E' soltanto dopo numerosi tentativi che Eric e Guelfo, che nel frattempo è arrivato sotto la finestra per utilizzare il suo potere igneo contro l'incendio, riescono a recuperarla. "L'ho visto, mio padre" singhiozza Nickel, tra le lacrime: "è morto: era tutto bruciato...".
In quel momento le fiamme cominciano finalmente a diradarsi, come se una brezza le smorzasse fino a spegnerle.

La cattura di Arthur Speer e Manuel Larsac

I tentativi di Solice di guidare la spedizione vengono vanificati dalla grinta di Peoh Blood, che animato da un grande spirito d'iniziativa si lancia a perdifiato lungo le scale del casolare all'interno del quale si nascondono Manuel Larsac e Arthur Speer. E' lui a sfondare la porta d'ingresso, che quasi esplode sotto il colpo del suo stivale. "Non preoccuparti, so perfettamente dove si trovano" la tranquillizza la guardia, sicura di sé. Nel giro di pochi istanti, una seconda porta è costretta a schiantarsi sotto l'impeto di Peoh: dietro di essa si trovano i due obiettivi, sorpresi ma al tempo stesso decidi a non farsi catturare tanto facilmente. Desiree è la prima ad agire, scoccando una freccia all'indirizzo di Arthur Speer che però manca il suo bersaglio: lo stregone non perde la calma e risponde pronunciando tre rune ormai ben note: ''Bes-Ak-Vas", a seguito delle quali due lame fatte di luce si conficcano nelle carni della guardia. "E' tutto qui quello che sai fare?", sembra quasi ribattere Peoh, che senza accusare minimamente le ferite risponde con un pesante colpo della sua spada, la quale si conficca duramente nella gamba destra di Arthur Speer: il mago, svenuto, crolla riverso al suolo.
"Consegna il tuo destino nelle mani degli Dei", intima Solice a Manuel Larsac, "o sarò costretta a volgere la mia arma contro di te".
"Stupida, stupida ragazzina!", ribatte furioso il mercante: "tu non sai chi sono io! Voi non sapete contro chi vi siete messi! Voi non sapete..."
Lo scambio di battute ha termine soltanto quando la spada di Peoh Blood, ancora grondante del sangue di Arthur Speer, si rivolge all'indirizzo del mercante. A quel punto Manuel Larsac consegna suo malgrado l'arma e viene condotto fuori dall'edificio, mentre Desiree si occupa di stabilizzare la ferita dello stregone.

Epilogo in piazza e in locanda

Desiree passa gran parte della nottata a medicare Arthur Speer e gli altri feriti a seguito degli scontri notturni. Affronta anche una conversazione con Peoh Blood, che finisce per rivelarsi meno tranquilla del previsto: con sua grande sorpresa la guardia dichiara di provare dei sentimenti per lei e la interroga sui suoi. Desiree cerca di prendere le distanze e oppone un deciso rifiuto, ma non riesce a impedire che la guardia le rubi un fugace bacio: il log della conversazione è disponibile qui.
Solice porta in consegna i prigionieri al capitano Ratel, poi torna a cercare Nickel: quando la trova, apprende la tragica morte del padre e cerca di consolarla come può: il log della conversazione è disponibile qui.
Desiree, Julie e Solice si ritrovano in locanda e scambiano alcune parole sugli avvenimenti degli ultimi giorni (conversazione tutt'ora in corso).

Prima di dormire, Desiree ha modo di scambiare qualche parola anche con Loic. Il suo fidanzato è visibilmente preoccupato dai rischi corsi dalla ragazza, e dopo essersi fatto raccontare l'accaduto non le nasconde la sua apprensione: "Mi raccomando, cerca di non esporti troppo: non sei equipaggiata per correre questo tipo di rischi, e mi piacerebbe che ne corressi il meno possibile. Comunque sono contento che sei andata con Solice: Pyros la protegge, e sono certo che quando sei con lei protegge pure te".Eric si reca dal capitano Ratel per metterlo al corrente del comportamento sospetto tenuto dalla guardia Raymond Bluette nel corso dell'incendio.
"Quello che dici potrebbe anche essere vero" commenta l'ufficiale, riflettendo ad alta voce: "d'altronde, non è certo uno degli elementi che conosco meglio, e non credo neppure che sia tra i più coraggiosi e affidabili dei miei uomini. Tuttavia non mi ha mai dato motivi per sospettare di lui: una cosa è certa, aveva la libertà di accesso per compiere le malefatte che hanno avuto luogo negli ultimi giorni".
Eric annuisce e fa per congedarsi, ma proprio mentre si appresta a uscire viene investito da un ultimo, sagace commento del capitano: "sai una cosa? Se davvero era lui, è molto meglio che sia morto!".

La deposizione al cospetto del Barone

Laon, 6 Agosto 517

Le porte delle stanze si aprono in tarda mattinata: dopo una notte di meritato riposo Loic va a cercare Solice per ringraziarla di aver protetto Desiree e di aver preso le decisioni giuste al momento giusto: "non è me che devi ringraziare" balbetta la Paladina, un po' imbarazzata: "tutti si sono comportati in modo davvero eccezionale". Solice è raggiante nel descrivere le eroiche azioni dei suoi compagni, soffermandosi in particolare sul coraggio mostrato da Desiree durante la cattura del maestro di magia Arthur Speer; parla anche molto bene dell'operato di Peoh Blood , che viene descritto come una guardia capace e senza paura.
La conversazione si interrompe per via del grande vociare proveniente dalla piazza, che finisce per spingere sia i maschi che le femmine del gruppo a sporsi dalla finestra delle loro rispettive stanze: fortunatamente, entrambe danno proprio sul posto giusto.

L'arrivo del Barone

La folla radunata al centro della piazza si apre bruscamente per lasciar posto a una carrozza scortata da otto cavalieri, recanti le insegne del barone di Laon; a scendere dalla carrozza sono lo stesso barone e la figlia Emmanuelle Beart. Guelfo è particolarmente colpito dalla vista della giovane e si lancia in una serie di considerazioni ad alta voce che investono prima lei e poi la sua dama di compagnia, che in passato ebbe modo di conoscere fin troppo bene (vedi cronaca un fidanzamento che non s'ha da fare); i commenti di Guelfo vengono sostenuti con divertita complicità da Loic e durano fino a quando i due non si accorgono degli sguardi sbalorditi del reparto femminile del gruppo, affacciato a meno di due metri di distanza. Guelfo tossisce sonoramente, mentre il barone e sua figlia scompaiono all'interno della caserma delle guardie, dove li aspetta il capitano Ratel. Meno di dieci minuti dopo sopraggiunge un carro con lo stemma della stazione di posta, sul quale vengono ben presto caricati i due prigionieri di lusso: Arthur Speer e Manuel Larsac. Con loro sale anche Peoh Blood: a quanto pare il Barone intende trasferirli nelle prigioni del castello. Ben presto il barone e la figlia tornano a sedersi all'interno della carrozza che riparte assieme al carro per dirigersi alla volta del castello baronale.

Midas e il vecchio Simòn (I'm with stupid)

Il primo impulso del gruppo è quello di parlare con il capitano Ratel per essere edotti sulle novità, ma considerata la mole di lavoro che di certo grava sull'ufficiale si decide di attendere fino all'ora di pranzo.
Desiree e Guelfo decidono di andare a far visita a Midas, l'unico superstite dei seguaci del Monaco: il prigioniero è guardato a vista dal vecchio Simòn, una guardia anziana ma ancora in grado di dire la sua dall'aspetto esperto e navigato. "Volete parlare con il deficiente? Nessun problema!" esclama con aria divertita, pronto a godersi lo spettacolo.
"Te lo ricordi oggi, il tuo nome?" gli chiede Desiree, cercando di capire se le sue condizioni sono migliorate.
"Il mio onomastico? Midas, Midas è il mio nome!" risponde il suo interlocutore con un sorriso che ghiaccia all'istante ogni speranza. "E il tuo nome, bella?"
"Desy", risponde la ragazza scuotendo la testa. "Desy... Desy, Desy! che bel nome!" Ripete contento Midas.
"Si chiama Desiree... Desy solo per gli amici", tuona dalla distanza Loic, appena entrato nella stanza.
Guelfo prova a intavolare una conversazione con Midas nella speranza di poter ricavare qualcosa di utile, ma dopo pochi istanti è costretto a rinunciare: le risposte del mago appaiono sconnesse e prive di logica. "Questo è un povero demente", commenta il vecchio Simòn, che scoppia poi in una fragorosa risata quando gli viene spiegato che Midas potrebbe essere rimasto vittima di un suo stesso incantesimo. Anche Loic tenta di interloquire con il prigioniero, che sembra però sempre più incapace di rispondere: "ma certo che ti ascolto, caro Desy!".
"Io non sono ‘'caro Desy'', io sò caro stronzo che t'ammazza!" esclama per tutta risposta Loic, visibilmente seccato.
"Torneremo presto" sospira Guelfo, per poi uscire dalla stanza seguito dagli altri.

Peoh Blood

Solice spedisce alcune lettere, indirizzate rispettivamente al padre e ai fratelli, all'amica Diana e a Rosalie e Yera.
Poco dopo l'ora di pranzo Peoh Blood bussa alla camera delle ragazze per informare Solice e Desiree che, nel pomeriggio, verrà a chiamarle per scortarle al Castello: il Barone intende registrare la loro deposizione in merito alla cattura di Arthur Speer e Manuel Larsac; molto probabilmente verrà chiamato anche Eric, autore della cattura del malvivente noto come il maestro di spada. La guardia è scura in volto, e le indiscrezioni che rivela al gruppo non sono incoraggianti: "Brian Slagel, l'architetto della cappella, si è dileguato: è probabile che abbia approfittato della confusione di questa notte.
"Quando non si siedono al tavolo di mio fratello, gli architetti tendono a cavarsela", commenta Loic con tono sarcastico.
Impossibilitato a cogliere la citazione Peoh Blood continua il suo discorso, comunicando che è stata trovata molta altra roba bruciata a casa Larsac, probabilmente documenti o altro materiale compromettente. Conclude annunciando che l'indomani mattina verranno officiati i funerali delle guardie decedute e, qualche ora dopo, dei prigionieri morti a causa dell'incendio.
Quando la guardia finisce di parlare, Guelfo prende la parola: "Peoh, non ho ancora avuto occasione di dirtelo, quindi lo faccio ora: sei stato grande, ti sei reso artefice di azioni davvero sorprendenti. Non mi aspettavo di trovare in te una persona tanto coraggiosa, grazie di cuore per quello che hai fatto".
Peoh Blood resta interdetto, mentre Desiree volge lo sguardo in un'altra direzione. "Sono stato soltanto fortunato" si schernisce poi. "Del resto, è anche il mio dovere".
Solice fa eco a Guelfo, ma dopo qualche istante è lo stesso Loic a richiamare l'attenzione su di sé: "grazie anche a nome mio", esclama con sincera gratitudine. "per aver protetto la mia fidanzata: non lo dimenticherò".
Peoh annuisce: "è una ragazza con un coraggio straordinario, è stata lei stessa a proteggermi con il suo arco. Io ho solo fatto del mio meglio".
Quando Peoh si congeda Desiree si dedica a Loic, decisa a fugare con le parole e con i fatti qualsiasi sospetto che il fidanzato potrebbe avere nei confronti dell'ardimentosa guardia.

Al castello (we didn't start the fire)

Eric, Solice e Desiree si preparano a recarsi al castello: la Paladina indossa la cappa e la tunica dell'ordine dei paladini di Pyros, mentre Loic guarda compiaciuto la sua fidanzata prepararsi. "Sei davvero incantevole", le dice sorridendo. L'avvenenza della ragazza è notata anche da Peoh Blood: la guardia riesce a comunicarle il suo apprezzamento con una serie di sguardi fugaci che scivolano indisturbati al di sotto della soglia di attenzione dei presenti.
Il viaggio a cavallo è piuttosto breve: una volta arrivati al castello i tre ragazzi vengono ricevuti dal camerlengo Bauer, che spiega dettagliatamente ai suoi ospiti le modalità dell'udienza per poi condurli al cospetto del barone e della figlia, seduti su due scranni dall'aspetto minaccioso.
Appare subito evidente come Lady Emmanuelle Beart eserciti una grande influenza sulle decisioni dell'anziano padre, che appare stanco e poco propenso alla parola. Solice, Desiree e Eric capiscono ben presto che sarà lei a condurre la conversazione, e gli sguardi carichi di antipatia e disprezzo all'indirizzo delle due ragazze non lasciano certo sperare per il meglio.

Solice

La prima ad essere interrogata è Solice, alla quale viene chiesto di descrivere le circostanze che hanno condotto all'arresto dei due prigionieri. La paladina mantiene un atteggiamento composto e rispettoso, scegliendo tuttavia di rivolgere le sue parole non già a lady Beart bensì al barone. Nel corso della deposizione la baronessina tenta in più occasioni di spingerla nel dubbio o nella contraddizione, giungendo a un passo dal dubitare delle sue parole. "Siete davvero certa che il maestro Arthur Speer non si trovasse lì con l'intento di ‘'spegnere'' le fiamme anziché alimentarle?" "Avete forse sentito pronunciare delle rune?"
La paladina risponde affermativamente, difendendo con convinzione la tesi di colpevolezza: "le esperienze che ho avuto e gli studi che ho fatto a riguardo mi supportano nel credere che il maestro Arthur Speer si trovasse nell'atto di controllare quelle fiamme, troppo rapide e troppo restie a qualsiasi tentativo di estinguerle per non essere opera di un intervento di natura magica; non gli ho sentito pronunciare alcuna runa, poiché l'incantesimo era già posto in essere quando sono arrivata presso di lui. Ho visto nei suoi occhi la concentrazione con cui teneva in vita quel fuoco innaturale, interrompendo la quale le fiamme sono state alfine vinte dalle preghiere dei sacerdoti. Infine, al momento della cattura sia lui che Manuel Larsac hanno rifiutato di riconoscere l'autorità della guardia civica, rifiutando di consegnare le armi: il maestro Arthur Speer ha persino lanciato un ulteriore incantesimo davanti ai nostri occhi ferendo Peoh Blood, la guardia artefice della sua cattura".

Desiree

Infastidita dal resoconto, che l'anziano barone sembra invece accogliere con interesse, lady Beart passa a interrogare Desiree, la quale non si fa attendere e aggiunge altri elementi a sostegno dell'amica.
"Il comportamento di Manuel Larsac e le parole da lui pronunciate al momento della cattura sono un'ulteriore prova della sua colpevolezza: si è limitato a dirci ‘'non sapete contro chi vi siete messi, non sapete con chi avete a che fare'', senza tentare in alcun modo di difendere il suo operato o di spiegare cosa ci facesse lì".
Le parole di Desiree hanno l'effetto di provocare ulteriore tensione: Emmanuelle Beart guarda la ragazza con grande fastidio, mostrando per lei un'antipatia persino superiore a quella fino ad allora riservata alla Paladina di Pyros.

Eric

"Parlatemi di quei due che hanno appiccato il fuoco alla caserma", chiede infine Emmanuelle Beart a Eric, riferendosi al maestro di spada e al suo defunto complice. Senza scomporsi Eric fornisce la sua versione dei fatti con precisione e dovizia di particolari, avendo cura di smentire ben presto l'argomentazione della baronessina: "quei due non avrebbero mai potuto dare alle fiamme la caserma: in primo luogo poiché c'erano delle guardie che glielo avrebbero di certo impedito, e poi perché io li ho visti bene, e nessuna delle azioni da loro effettuate è in linea con un simile intento. Se si trovavano lì era piuttosto per liberare i prigionieri o per ucciderli sul posto, ed è proprio quello che ho cercato di impedirgli di fare".

L'ira di Lady Beart (i love to hate you)

Emmanuelle Beart non sembra particolarmente contenta dalle dichiarazioni fornite dai tre testimoni. Tuttavia, la sua espressione lascia trasparire una relativa sicurezza: la sua influenza sull'anziano padre sembra essere rilevante, e il rischio che possa riuscire a pilotare le sue conclusioni è concreto. Per questo motivo Solice chiede il permesso di riprendere la parola e, una volta ottenuto, si lancia in un'ultima dichiarazione.
"Sono uscita fuori dalla caserma con l'obiettivo di cercare il responsabile di quell'incendio: in quel momento non avevo idea che si trattasse di Arthur Speer, né avevo modo di sapere dove si trovasse. Per questo motivo ho affidato il mio cuore al Dio della Verità, cercando con lo sguardo un luogo dove potesse nascondersi l'artefice di un atto tanto efferato. E' così che ho visto quella finestra: in quella notte illuminata a giorno dalle fiamme ho cercato nell'unico posto in cui non c'era la luce di Pyros, ed è lì che ho trovato Arthur Speer".
Le parole sembrano colpire in profondità il Barone. Solice non può tuttavia fare a meno di provare un brivido lungo la schiena quando si accorge dello sguardo di Lady Emmanuelle Beart puntato su di lei: l'antipatia e il disprezzo hanno lasciato il posto a un odio intenso e tangibile, che la Paladina sente su di sé persino quando, dopo gli inchini e i saluti di rito, i tre compagni abbandonano la sala. Il pericolo, per lei e per i suoi amici, sembra adesso oltremodo reale.

Resoconto

Tornati in locanda si discute il da farsi. Solice non nasconde le sue preoccupazioni per l'immediato futuro.
"In pochi giorni abbiamo rovinato la maggior parte dei loro piani: Manuel Larsac e Arthur Speer sono in custodia, Brian Slagel è fuggito; l'inquisizione è in arrivo, e con tutta probabilità interromperà la costruzione della cappella, forse per sempre; il commercio di Miele Nero è stato interrotto, i suoi principali artefici sono morti e uno di loro verrà interrogato. Non sappiamo cosa resta ancora in piedi, ma ho idea che non resti loro molto da fare... a parte vendicarsi di noi, e al tempo stesso impedirci di testimoniare di fronte ai sacerdoti". La Paladina teme una rappresaglia da parte della baronessina, che con tutta probabilità non si farà sfuggire l'occasione di mettere tutto a tacere gettando discredito sul gruppo o ricorrendo a metodi ancora più drastici.

Guelfo ricorda che la sua particolare situazione mette a rischio tutti: "ora come ora sono l'anello debole di questo gruppo: esercito i miei poteri senza l'autorizzazione della scuola di Magia, e il nome scritto sulle malleverie che porto con me è diverso da quello con cui tutti mi conoscono in questa città". Il mago ricorda anche di essere ricercato (a seguito degli eventi descritti nella cronaca Alla ricerca di Moreville - Parte 1).

Loic propone di rifiutare ogni futuro contatto con gli uomini del Barone: "Ci rifugeremo in un edificio di chiesa: Solice dichiarerà che né lei né il suo gruppo accetteranno di deporre di fronte a chicchessia fino all'arrivo dell'inquisizione". Il giovane conta sul fatto che neppure gli uomini del Barone arriveranno al punto di sfidare l'autorità della Chiesa per catturarli. "E se anche fosse, ci prenderanno a caro prezzo: tutti sapranno che hanno agito contro la Chiesa e attireranno su di sé lo sguardo vigile dell'Inquisizione".

L'entusiasmo di Loic viene però smorzato da Solice, che dichiara di non avere un grado sufficientemente alto per poter sostenere propriamente una linea d'azione così netta e ostile nei confronti del Barone: "finirebbero con lo scavalcarmi: Padre Gabriel o qualche altra autorità religiosa si troverebbe costretta a pronunciarsi con o contro la nostra decisione. Non possiamo rischiare di provocare una frattura tra feudo e chiesa che potrebbe avere conseguenze gravi quanto il problema che stiamo cercando di risolvere". La Paladina si dichiara comunque disposta a sottoporre a Padre Gabriel stesso l'ipotesi.

Il consiglio di Padre Gabriel

E' sera quando Solice si reca da Padre Gabriel.
Il sacerdote conferma alla ragazza tutti i suoi dubbi: "vi sconsiglio di cercare rifugio al Monastero di Halbedel: l'abate è un uomo molto austero, che preferisce tenersi in disparte dalle beghe dei feudatari e si adopera per mantenere buoni rapporti con il barone. Non si farebbero problemi a darvi asilo nella foresteria, ma di certo non impediranno alle guardie del Barone di prendervi in custodia, nel caso si presentino con motivazioni adeguate". Padre Gabriel si mostra pessimista anche rispetto all'ipotesi di rifugiarsi nella Cattedrale del Sole Nero: "io credo alla vostra parola e farei di tutto per non consegnarvi agli uomini del Barone: ma questa chiesa è aperta a tutti, e non sarei in grado di proteggervi qualora volessero prendervi con la forza".
Solice ringrazia per la franchezza Padre Gabriel e si chiude in preghiera. Alla fine della funzione del vespro si reca nuovamente in locanda, informando Loic e gli altri delle novità.
"A quanto pare è necessario levare le tende non appena saremo tutti in grado di muoverci", commenta Guelfo: il mago è particolarmente contento della decisione. Una tappa a Chalard sembra l'ipotesi più sensata: con un po' di fortuna potrebbe consentirgli di risolvere la maggior parte dei suoi problemi con la legge, oltre a fornire preziose novità sull'operato di padre Lorenzo Quart nella città di Amer.

Ultimo giorno a Laon

Laon, 7 Agosto 517

La notte passa tranquilla, e la prima parte della giornata scivola via senza grosse sorprese. Solice e Julie passano la loro giornata in compagnia di Nickel assistendo ai due funerali previsti, quello delle guardie civiche e quello dei prigionieri. Solice consola Nickel e la informa della possibile partenza imminente. "Che ci sto a fare qui?" risponde la piccola, emozionata all'idea di incominciare un viaggio con i suoi nuovi compagni. La paladina le compra l'equipaggiamento adatto e più tardi, insieme a Julie, le regala un piccolo gattino come ricordo della sua città natale. Il log degli eventi è disponibile consultando la voce relativa.

Desiree riceve una visita inaspettata da parte di Peoh Blood: la guardia civica riesce a farsi seguire in un luogo appartato, dove ha modo di consegnare alla ragazza uno splendido ciondolo come regalo d'addio. Desiree è lusingata, ma avvisa il giovane di non farsi illusioni. Il dialogo completo è disponibile consultando la relativa voce.

Poco prima di cena Solice chiede a Guelfo di parlare con Benton, convinta che il mago sia la persona più indicata per svelare il mistero legato ai sogni collegati e alle misteriose esperienze, peraltro solo in parte oniriche, della guardia civica. Il log della conversazione con Benton e della successiva discussione tra i due è disponibile consultando la voce relativa.

Un ospite a cena

Scende la sera, e tutti i personaggi si ritrovano radunati all'interno dell'affollata taverna della locanda con Nickel e Ludmilla. I piatti portati dall'oste non sono però l'unica cosa che arriva nei pressi del tavolo: la porta si apre, annunciando l'arrivo di un forestiero. Si tratta di un ragazzo di circa 23 anni, bruno e piuttosto alto: il suo bell'aspetto è tale da non lasciare indifferente la componente femminile del gruppo. Il giovane si guarda intorno, per poi avvicinarsi: "Solice", esclama poi, indicando con convinzione la paladina. "Sono venuto a cercare te e gli altri che viaggiano con te. Posso sedermi?". Prima di acconsentire alla sua richiesta Solice si alza in piedi e si fa rivelare la sua identità, insieme al motivo della sua visita. Il giovane afferma di chiamarsi Nicolas Long e di essere stato inviato da padre Lorenzo Quart con il preciso compito di parlare con il gruppo. Quando la notizia viene rivelata agli altri, il paladino viene accolto con calore e simpatia. "Padre Quart sta bene?", chiede subito Loic. Nicolas annuisce: "fisicamente parlando, non è mai stato meglio". La curiosità di apprendere le notizie fresche viene comunque soffocata dalla necessità di parlarne in un luogo più appartato. La cena viene consumata in silenzio, trattenendo a fatica ulteriori domande: vengono poi raggiunte le stanze al piano di sopra, dove la conversazione riprende al riparo da orecchie indiscrete.
"Sembra che padre Erwin sia stato arrestato", esordisce Nicolas: la frase è sufficiente a dipingere stupore e costernazione sui volti di tutti. "Padre Lorenzo ed io l'abbiamo scoperto ad Amer, durante un sopralluogo nella dimora del mercante Pedro Larsac. Abbiamo trovato una lettera che parla della sua cattura ad Anthien, sicuramente ad opera dei nostri nemici; le accuse non sono del tutto chiare, ma si parla di comportamenti oltraggiosi nei riguardi della morale e della religione". Nicolas racconta di come, una volta saputa la notizia, lui e padre Lorenzo siano tornati di corsa a Chalard con l'obiettivo di contattare altri uomini agli ordini del capitano della Torre del Tramonto, per poi dirigersi tutti insieme alla volta di Anthien. "Con tutta probabilità siamo arrivati subito dopo il mercante stesso: immediatamente dopo padre Lorenzo mi ha chiesto di recarmi qui, con il compito di trovarvi e condurvi nel nostro rifugio di Anthien: a dire il vero mi aveva detto che con tutta probabilità non vi sareste fatti trovare in giro, ma a quanto pare i suoi timori erano eccessivi...".
I membri del gruppo scuotono la testa, spiegando rapidamente al paladino i motivi reali della loro attuale condizione. "La verità", dice Solice, "è con tutto quello che è successo non c'è più un posto dove sia sensato nascondersi": Nicolas chiede e ottiene un riassunto molto sommario degli eventi occorsi a Laon, e la paladina ne approfitta per informare Nicolas della pericolosità legata al viaggio verso Anthien. Viene comunque deciso di accogliere la richiesta di padre Lorenzo Quart, e che la strada scelta sarà quella più veloce. "Tanto se vogliono crearci problemi lo faranno in ogni caso", commenta Loic. Ci si saluta dandosi l'appuntamento all'indomani: Nickel e Ludmilla, ovviamente, saranno della partita.

Laon, 8 Agosto 517

Dopo una notte di riposo, il gruppo si prepara per partire: Nicolas è intento a preparare dei panini per il viaggio. Solice decide di recarsi a salutare il capitano Ratel e Padre Gabriel, e Guelfo decide di accompagnarla. A entrambi viene fatto il medesimo discorso: "abbiamo ricevuto informazioni importanti, che richiedono la nostra partenza immediata: del resto, stare qui ancora avrebbe messo inutilmente in pericolo altri luoghi", spiega la Paladina, rassicurando sul fatto che il gruppo cercherà in ogni modo di fare ritorno all'arrivo dell'inquisizione. Il capitano chiede con insistenza un recapito a cui scrivere per ogni evenienza: dopo molto meditare gli viene detto di indirizzare le sue missive presso la stazione di posta di Chalard a una guardia di nome Mathieu, vecchia conoscenza del gruppo (vedi cronaca L'assedio di Nur-Had-Dun). Raggiunta la cattedrale del Sole Nero trovano Loic e Desiree, che avevano deciso poco prima di recarsi lì in preghiera prima di partire.

Il viaggio verso Anthien

Svolte anche le ultime faccende, ci si accinge a partire; Solice sistema Codino in una delle sacche del suo cavallo, opportunamente aperta e foderata per l'occasione. "Da dove diavolo viene quel gatto?" domanda Loic: Solice, un pò imbarazzata, comunica al resto del gruppo il nome e l'origine del nuovo amico di Nickel.
"Padre Quart ci attende in una locanda fuori città, a circa un'ora dal confine", rivela Nicolas: "con un pò di fortuna dovremmo raggiungerla prima che faccia notte". Il gruppo varca la porta sud della città di Laon e trova Peoh Blood, picca alla mano, intento a montare la guardia. Il giovane saluta con la mano i membri del gruppo, ma quando i suoi occhi cadono su Desiree non resiste alla tentazione di portarsi, soltanto per un secondo, la mano alla bocca con l'intento di lanciarle un ultimo fugace bacio a distanza. La mossa sfugge a Loic ma viene notata dal fratello, che scoppia in una fragorosa risata. "Che c'è di così divertente? Ti fanno ridere i riccioli biondi?" Lo apostrofa Loic, interrogativo. "No, no", si affretta a rispondere Eric, "è che mi è successa una cosa strana: ho guardato Peoh e m'è venuto in mente André Navon". Loic lo guarda con espressione corrucciata, cercando invano di comprendere la misteriosa frase.
Dopo alcune ore di viaggio, all'altezza della città di Creepy, il gruppo raggiunge un chiosco di lardo e salumi, lo stesso a cui era stato versato un tributo durante il viaggio di andata: "Che coincidenza", esclama Loic, "è proprio ora di pranzo". Un istante dopo i Navar, Guelfo e Quixote sono già scesi da cavallo, felici di onorare quella che è ormai diventata una tradizione: Nicolas, insieme alle ragazze del gruppo, preferisce limitarsi a uno dei panini da lui preparati.

Giunti all'altezza del villaggio di Carentan Ludmilla manifesta il desiderio di fermarsi alla stazione di posta, con l'intento di cambiare il suo cavallo e chiedere nel contempo notizie sui suoi concittadini: "ottima idea" commentano tutti, felici all'idea di fermarsi a riposare. Durante la pausa, che dura poco meno di un'ora, ci si rende conto che Carentan si sta faticosamente risollevando in piedi dopo l'attacco subito; Solice si informa delle sorti di Lory Blanc, la bambina che aveva cercato di consolare a seguito della morte del fratello ad opera dei Maestri del Vento. Il capo della Stazione di Posta si offre di custodire gli stanchi cavalli del gruppo fornendo gratuitamente in cambio dei cavalli freschi: la sua proposta viene accettata, ed è grazie a questo fortunato scambio che il gruppo, rimessosi in marcia, riesce a raggiungere il confine con Anthien prima delle dieci di sera.


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Voci correlate

Personaggi

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Compagni e alleati del gruppo

Nemici

Gente di Carentan

Gente di Laon

Luoghi visitati

Cronache collegate

Creata il 05/09/2008 da Annika (2242 voci inserite). Ultima modifica il 06/09/2008.
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