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Le Cronache di Bihar

L'ascia dei figli dei figli di Krinn si abbatte su MystAntico testo nanico di storia del Dominio, redatto intorno al 100 p.f. dal leggendario Bihar.

Introduzione

a cura di Frerin Ghinst (Frerin il Meticoloso)
Nair Al Zaurak, 478


Le "Cronache", redatte dal leggendario Bihar fra il 124 e il 132 P.F., rappresentano il più importante documento storiografico a noi pervenuto sull'antichità del Dominio e sulla sua Caduta.
Pur essendo andata smarrita l'opera completa, sono riconducibili al monumentale lavoro di Bihar[[ i frammenti contenuti in diversi codici, conservati oggi a [[Nair Al Zaurak nella Segreta del Rappresentante; ad essi sono stati accostati, in questa edizione, alcuni testi di probabile origine Bihariana, tratti da incisioni su pietra o su tesori antichi.
L'importanza delle Cronache, al di là del valore strettamente storiografico, è rappresentata dall'inesauribile attenzione con cui Bihar, superando ogni genere letterario, spazia dalla storia all'economia, dalla biografia moralistica al memoriale di guerra, dalla trattatistica alle digressioni fantastiche.
L'esposizione intreccia quindi le leggende e le saghe della Tradizione con una scrupolosa osservazione delle fonti superstiti: Bihar raccoglie ogni Testimonianza del passato, sia essa scolpita sulla roccia, o forgiata nel metallo, o conservata gelosamente dalla memoria dei Vecchi.
L'intero piano delle Cronache era composto di nove volumi, collegati cronologicamente tra loro, più un'appendice: il Libro Primo narra della Creazione del Mondo e della Venuta dei Nani su Sarakon, il Viaggio di Krinn Padre dei Popoli, ed è purtroppo andato smarrito quasi integralmente; il Libro Secondo tratta le origini del Dominio, la creazione delle prime Aule, il Regno di Dor il Grande e la scoperta del metallo; il Libro Terzo descrive i Domini del Saggio Ordon, la leggendaria Via di Sotto, il Tempio della Rocca e il culmine dello splendore di Nair Ib Rodhes; il Libro Quarto narra di come avvenne il Cataclisma, la Caduta della Cittadella e la Morte di tanti Nani (databile intorno al 1900 A.F.); il Libro Quinto descrive l'arrivo degli Uomini dalla pelle di Ferro, i crudeli Barbari orientali, delle loro devastazioni nelle terre del Sud e la ritirata dei Nani verso settentrione (eventi databili, con una certa approssimazione, intorno al 1800-1700 A.F.); il Libro Quinto narra dei Soprusi dei Turniani, della Rivolta dei Quattro Re e di Kos-Ras il Primo Rappresentante, e la fondazione di Nair Al Zaurak (1200-1100 A.F.); il Libro Sesto descrive delle Guerre con gli Orchi, orrende creature che all'epoca popolavano le Montagne (intorno al 1000-700 A.F.), la Battaglia delle Cento Teste del Passo di Rochblach, le gesta di Borin il Lungimirante, l'Agguato del Vhail e il Sacrificio dei Valenti, fino alla Cacciata degli Orchi al di là del Mustblach; il Libro Settimo narra della vita di Dain-Kos, delle Valli della Scienza e della Torre dei Savi, della Ribellione di Ahmed-Ib-Roh e della Guerra Fratricida (intorno al 500 A.F.); il Libro Ottavo racconta della coltivazione del Nord, dell'espansione del Dominio per le Campagne, del ritorno degli Orchi e della venuta degli Uomini del Khanast di Amilanta (intorno al 300 A.F:); il Libro Nono infine descrive il Declino, le Quattro Guerre con gli Uomini, la Rivalsa di Natuhrdion e il Passaggio di Dagor (37 A.F.).
Al termine delle Cronache, che stranamente si concludono nell'anno della Fondazione, segue un'appendice con gli eventi rilevanti accaduti nel secolo successivo, anche se descritti in modo sintetico e schematico.
Molti critici si sono interrogati sulla scelta di Bihar di terminare le sue Cronache con la Fondazione dell'Impero, una scelta umanocentrica poco comprensibile; l'interpretazione più interessante è quella di Shippey il Gaio, che, nel suo "Esercizio sulle Cronache di Bihar" così scrive: " [...] ed è forse proprio con la Fondazione dell'Impero che si chiude un'Era, l'Era dei Miti e degli Eroi Leggendari, l'Era della Grandezza e dell'Onore, l'Era dei Popoli Longevi e Saggi; [...] inizia un'Epoca nuova, frettolosa, convulsa e irrequieta, l'Epoca dell'Uomo e del suo piccolo torrente nella Grande Storia di Sarakon, della sua ansia contro la veloce morte, della sua breve Memoria".
Si dice comunemente che le "Cronache" siano un libro difficile, bisognoso di una guida e di spiegazioni su come accostarvisi. L'edizione qui presentata delle "Cronache" è correlata di note esplicative.

Le Cronache - Libro Primo (1)


Sono rimasto seduto due notti, e cosi' ho conosciuto la pazienza.
Durante la solitaria veglia mi hanno visitato nella Memoria le Ombre dei Nani Gloriosi vissuti nei Tempi Remoti, comandandomi di tramandare le Cronache delle loro vite, perchè sia Gloria ai figli di Krinn per i Secoli a venire.
Gli Eroi mi hanno mostrato il cuore di fuoco delle Montagne di Bruma, [...]
[...] mutato il volto delle rocce, ribolliva nel segreto la Fiamma della Grande Forgia, dalla quale hanno origine tutte le cose [...]
In principio Krinn vide la Luce della Fiamma, lo splendore che neanche il sole può eguagliare, nè la gemma più preziosa ricordare. E Krinn Padre dei Popoli scelse la strada verso Nord, per trovare nelle Montagne più impervie il (fuoco?) più ardente a cui attingere il suo Potere e dei figli.
Viaggiava nel Continente giovane e ribelle attraverso terre [...] e nel deserto la pioggia di cenere ingrigiva la sua nera barba, e con il suo forte braccio lui [...] avanzata solitaria e orgogliosa, mai [...] disprezzo della tentazione, ostinato coraggio nella sua [...] e la sua cerca non si arrestò che davanti all'Immenso [...] tra le Montagne, dove decise che avrebbe scavato il suo Dominio, fino a raggiungere la grande Fiamma.
Molti segni lo guidarono tra le rocce vive e nere, tra le cave fumanti [...] finchè il suo Piccone calò e il Dominio fu fondato.

Note al Libro Primo


(1) Purtroppo il Libro Primo delle Cronache ci è giunto in forma estremamente frammentaria, e il lungo viaggio di Krinn, che Rubuf-Don, contemporaneo di Bihar, definisce "lungo e appassionante" è andato quasi completamente perduto.

Le Cronache - Libro Secondo


Krinn fece scavare le prime tre Grandi Aule sotto le Montagne, unite da gallerie segrete e impenetrabili. I Pozzi profondi alla ricerca della Fiamma si facevano largo fino al centro della terra, offrendo i tesori profondi e le gemme più splendenti. E il Popolo di Krinn prosperava e creava cose sempre più belle.
Krinn ebbe sette figli, e ciascuno di essi fondò una cittadella nella superficie. Vennero costruite grandi mura, e passaggi sotterranei che collegavano ciascun Nair a tutti gli altri Nair vicini [...]
Quando infine Krinn Padre dei Popoli, dopo 500 anni di illuminata sovranità sui suoi figli, ebbe ultimato il suo lavoro mortale e potè tornare a contemplare per sempre la Grande Forgia, i suoi figli si chiesero chi mai avrebbe potuto guidarli. E nacque una disputa tra essi, perchè tutti credevano di essere il migliore tra i fratelli.
I sette Nair che avevano fondato prosperavano, commerciando tra loro nella pace. E i saggi Figli di Krinn non volevano che una guerra li separasse, per il bene dei loro popoli.
Così decisero di affidare la loro sorte ad una grande sfida, dalla quale sarebbe risultato il Migliore tra essi.
Ognuno avrebbe, con le sue forze, creato un manufatto indistruttibile, utilizzando i doni della Montagna. Il più solido tra essi, il più bello e imperituro, avrebbe indicato il Vincitore.
E per sette anni i sette figli di Krinn, i Sette Padri dei Nani, scavarono nei profondi cuniculi delle Montagne, alla ricerca di un materiale duro ma duttile, forte e nobile.
Gli Dei dai loro Troni osservavano la Disputa e ne parlavano, e decisero di apparire in sogno ai Sette, e aiutarli. Solo Ilmarinen scosse il capo e disse: [...] le mani dei Figli di Krinn sono abbastanza forti e i loro sguardi abbastanza profondi, [...] da soli", e non aiutò.
E mentre Sei tra i Sette accettavano l'aiuto degli Dei, e creavano le perfette Sei Armi dei Padri dei Nani, Dor, il più giovane tra essi, in solitudine scavava nelle rocce, e lì trovò il Metallo, il più duttile e saldo dei materiali. Gli Dei gli offrivano consigli su come lavorarlo, ma lui, fiero, respinse la Tentazione di invocare l'aiuto degli Dei. E quando, da solo, ebbe forgiato il primo Martello, lo consacrò ad Ilmarinen, unico Dio ad aver taciuto.
Trascorsi i sette anni, i sette figli di Krinn si incontrarono, mostrando ognuno il proprio oggetto.
Le sei perfette Armi dei Padri dei Nani furono poggiate, una dietro l'altra, sulla grande pietra tombale sotto cui Krinn riposa. Nessun difetto, nessuna imperfezione su di esse. E i Sei si domandavano chi mai avrebbe potuto scegliere tra di loro. Infine fu Dor a posare il suo Martello sulla lapide. E il Martello era imperfetto, e puro, e indistruttibile.
E subito i Sei compresero, che solo Dor, il loro fratello minore, aveva avuto il coraggio di rigettare l'aiuto divino, e che le sue mani, da sole, avevano forgiato l'Arma Imperfetta.
E così scelsero, senza esitare, il più giovane tra di loro, ma il più saggio: Dor il Grande.
Il suo regno fu lungo e prospero. Regnò per 300 anni sul Popolo di Krinn, mentre le terre intorno si coprivano di verde e di alberi, e gli animali si avventuravano timorosi verso le rocce più alte.
I Figli dei Sette Padri dei Nani impararono l'arte del Metallo, e nelle loro profonde fucine dettero vita ad una [...]
Nel mentre, creature stupide e cattive, gli Orchi, cominciarono ad insinuarsi nei cunicoli abbandonati delle vecchie miniere esaurite, e infiltrandosi nei viscidi pertugi intrapresero a portare la prima morte violenta tra i Nani.
Fu Bukùk il Barbuto il primo Nano a cadere per mano di un Orco.
Ma quando i pianti per la morte del valoroso si furono seccati, il Popolo di Krinn passò all'azione, gli Orchi furono colpiti e massacrati, le Armi Perfette brandite dai Sei, il Martello Imperfetto di Dor utilizzato in battaglia.
E i Sette figli di Krinn combatterono gli orchi, e ne uccisero tanti. Innumerevoli creature delle tenebre giacquero nel loro scuro sangue sulla neve dei Monti, tra grida di terrore e odio, e i cupi canti di guerra dei Nani.
Ma gli Orchi, come le peggiori bestie, si riproducevano in fretta, e presto crescevano, e ancor più in fretta brandivano le loro rozze armi. E così la guerra durava, nè i valorosi Nani riuscivano ad estirpare la Cancrena degli Infami.
Fu Dor il Grande a pronunciare le parole: "quando un arto diventa nero, va amputato".
E da solo, ormai vecchio, baciati i fratelli e il giovane figlio Ordon, prese il Martello Imperfetto e si introdusse nel Cunicolo Principale, alla ricerca del Capo degli Orchi, l'origine dell'infezione, senza cui il suo stupido popolo facilmente si sarebbe disperso.
Uccise centinaia di Orchi lungo la strada, [...] ed ecco infine la sordida sala in cui, nel fetore delle carogne putrefatte degli Orchi, tra le femmine di quella sporca stirpe, dimorava il Capo degli Orchi, l'oltraggioso Wakaahaerst.
Facendosi largo nel sangue, Dor il Grande affrontò il Capo degli Orchi. E lo colpì, ma mentre affondava la sua arma nel petto ingombrante di Wakaahaerst, il Martello Imperfetto si ruppe.
L'Orco morì, e Dor il Grande rimase disarmato.
"E' dunque questo il volere degli Dei?" esclamò allora l'impavido Nano, "E sia: ho scelto di vivere con le mie forze, ed
è con le mie sole forze che andrò incontro alla morte". E sollevò un grido di battaglia, lanciandosi contro il nemico.
Combattendo da Eroe, Dor il Grande cadde, estirpando per lunghi secoli la piaga degli Orchi dalle terre dei Nani.

Le Cronache - Libro Terzo


Ordon, figlio di Dor, quando seppe della morte di suo padre, costruì un Altare come sua Tomba nell'Aula più profonda, e su di esso incastonò i due tronconi del Martello Imperfetto.
I Sei, prima di abbandonare la vita mortale, poggiarono le Sei Armi Perfette ai piedi dell'Unica Imperfetta. E con immensi tesori fu sigillato, nel profondo della Montagna, il riposo eterno di Dor il Grande.
[...]
In un regno di pace, a così amaro prezzo conquistata, il Saggio Ordon portò allo splendore Nair Ib Rodhes, la più grande tra le cittadelle. Le sue sette torri circolari svettavano ai margini della dolce valle in cui sorgeva, introducendo i cunicoli delle gigantesche Aule sotto le Montagne, che sempre più si facevano larghe e superbe.
Il Salone delle Mille Ombre, collegato dalla Scala del Serpente all'Aula delle Lapidi, venne allargato fino a raggiungere l'Ingresso della Via di Sotto, che finalmente raggiunse il compimento.
Durante il regno di Ordon fu dunque ultimata la Via di Sotto, la Galleria Suprema, che sotto le montagne collega la piana a sud e a nord delle Montagne Brumose.
Grazie alla Via di Sotto (2), non temendo più il freddo dell'inverno nè i venti sferzanti dell'aria aperta, nè le rocce traditrici, nè i sentieri friabili, il Dominio potè spandersi a sud e a nord, nelle fiorenti campagne del nord e sulle ricche colline del sud.
I Nani gettarono le loro industriose sementi sulle terre, scavando canali per renderle più fertili, edificarono città ai piedi delle Montagne e lungo il corso dei fiumi, intrapresero scambi commerciali con gli Umani, una razza pacifica, rozza e dalla vita breve, e ampliarono i loro commerci. I Nair prosperavano e i figli di Krinn crescevano in numero e sapienza.
Alla morte di Ordon gli successe il cugino, Van-Kam, che proseguì l'opera del re precedente, innalzando sempre più la gloria del popolo di Krinn.
Van-Kam il Lavoratore compì grandi Opere, abbellì i Nair, e comandò che fosse innalzato, a sei ore da Nair Ib Rodhes verso il cuore delle Montagne, nella nascosta valle di Haa'n, il Tempio della Rocca, per l'orgoglio di Ilmarinen.
Il Tempio della Rocca fu la più colossale costruzione mai edificata da mano mortale.
Dranko il Vecchio, il suo architetto, per ottanta anni seguì la costruzione del monumento, disegnò i fregi, scelse i marmi più pregiati, i metalli più splendenti e le pietre dell'arcobaleno più pure.
E ai piedi del Tempio della Rocca edificò Nair O'hraz-Dun, la Cittadella Sacra, mai abitata da alcuno, destinata ad accogliere i Grandi dopo la morte.
[...]
E le cittadelle sempre più crescevano, e i mercati prosperavano, e per molti anni il Dominio si espanse oltre i confini delle Montagne, e morì Van-Kam, e gli succedette H'Ross-Al-Darr, l'amico degli Umani, che intraprese rapporti commerciali con Uomini nelle grandi terre del Sud, attraverso strade e ponti. E molte conoscenze si diffusero in quei giorni felici.
Fu quella l'epoca delle prime bevute di Trim (3), il liquore fruttato e intenso [...] e addolcisce la vita dei lavoratori con il suo aroma superbo. Due volte fermentato, nei recipienti fumanti viene conservato per quindici anni in cantine protette, dove il clima resta sempre uguale con il mutare delle stagioni. E girato e filtrato [...] sotto sopra. Il suo profumo è divino e confonde tristi pensieri, il colore trasparente e dorato scivola dolcemente nei boccali [...]
H'Ross-Al-Darr morì sereno e lasciò il Dominio al nipote Maahar-Nok, che non era degno di tale incarico, perchè aveva l'animo oscurato dall'avidità e dalla brama di ricchezze.
[...]
Gli scontri culminarono con la Battaglia dei Dardi Neri, nella quale i seguaci di Maahar-Nok furono sconfitti e cacciati via, ad Est, e il Dominio passò sotto il controllo del Coraggioso Gros-Tan, l'Enorme. [...]

Note al Libro Terzo

(2) Sembra che all'epoca dei fatti qui narrati le Allston, le "Montagne Brumose", fossero più irte e impraticabili di oggi, e che quindi il collegamento tra le terre che oggi sono Greyhaven e Delos fosse estremamente difficile.
(3) A giudicare dalle spiegazioni fornite da Bihar, la preparazione del Trim è molto mutata con il passare degli anni, e il vecchio Trim ricorda molto l'attuale Red Bull, bevanda molto forte che viene distillata nelle terre intorno al Mustblach.

Le Cronache - Libro Quarto


E intanto i Nani scavavano e scavavano ancora sempre più in profondità sotto le Montagne, alla ricerca di tesori preziosi, e in segreto (bramando?) di riscoprire la Fiamma della Grande Forgia, conosciuta in vita solo da Krinn, Padre dei Padri dei Nani.
Inarrestabili nella loro missione, ostinati a procedere verso il profondo, ampliarono le Aule sotto le Montagne, scavando un'immensa Aula del Trono, sulla cui sinistra scrosciava una cascata di acqua limpida, e sulla destra brillava un filone d'oro purissimo mai violato, e in mezzo il trono, scolpito nei più trasparenti cristalli della roccia.
E ai lati del Trono le due Armi di Gros-Tan, l'Ascia e lo Scudo, su due pilastri di pietra. E sul trono la Corona, d'oro e di diamanti.
Perchè Gros-Tan era un glorioso, ma amante della gloria più di ogni altra cosa al mondo. E bramava la bellezza e lo splendore del suo Dominio. [...]
Accadde che fu trovato un cunicolo misterioso, non scavato da mano mortale, che scendeva da millenni verso l'abisso più nero. E Gros-Tan in persona volle esplorarlo per primo.
Con la lanterna nella sua sinistra e il piccone nella destra, precedendo gli Esploratori, l'Enorme Re percorse il cunicolo, scendendo via via sempre più nell'emprofondo.
Strani odori si insinuavano da fessure nella roccia scura, e un tepore crescente si diffondeva nelle caverne che si allargavano intorno a Gros-Tan e ai suoi Esploratori.
E mai nessuno prima di lui aveva visitato quegli antri immensi, più grandi persino delle grandi Aule, di roccia nera come la tenebra e lucente come lo specchio.
E l'animo di Gros-Tan si riempì di orgoglio, e gridò: "Ecco il grande Dominio! Ecco il Dono che gli Dei fanno ai Figli di Krinn! Ecco l'Aula Suprema!"
E così dicendo, poggiò il capo su una lastra di roccia liscia e perfetta, e pianse di gioia.
Ma il corridoio proseguiva verso il ventre della terra. E il calore aumentava, e i fumi si facevano più intensi e inebrianti. E il Re incedeva fiero.
Ma ecco, rocce crollate gli si pararono d'innanzi. Detriti, speroni, segni di una frana antichissima. E il passaggio ostruito.
L'enorme Gros-Tan alzò il Piccone per colpire tale ostacolo, ma la sua mano si fermò, esitando.
Oh, se soltanto avesse trattenuto il polso, e non avesse colpito con l'enorme forza del suo braccio quelle rocce!
Oh, se un barlume di premonizione l'avesse attraversato, ed egli avesse ordinato di sigillare quei corridoi e di non tornarvi mai piu', di dimenticare quelle aule meravigliose...
Ma chi può condannare il comportamento del Grande Re?
Chi non avrebbe calato il suo piccone sulla roccia, per farsi largo fino a chissa' che meravigliose caverne?
E così lui fece.
Un colpo, poi un altro. E dalla sottile crepa tra le rocce si sprigionò una grande luce [...]
[...] segno degli Dei, il rombo sordo che cresceva lentamente, mentre frettolosi tornavano nelle Aule senza voltarsi indietro.
Ma poi Gros-Tan arrestò la fuga e rimase, fermo, a contemplare il mare di fuoco che veniva verso di lui. Gli esploratori correvano a perdifiato, nè si voltarono che in tempo per accorgersi che il Re era scomparso, e che da solo fronteggiava i brandelli della Grande Forgia che, ribelli, avanzavano verso di lui.
E l'Enorme Gros-Tan levò il braccio teso verso il fuoco, e gridò: "fermati, fuoco! non avanzare oltre!". Ma [...] e fu inghiottito, scomparendo nella luce.
Il magma si arrestò in quel punto, ribollente e crepitante, e per alcuni giorni la Montagna rimase silenziosa.
Ma il pianto del Re scomparso [...]
[...] e cupo un suono si levò dalle profondità della Montagna, crescendo per tutta la notte. Dalle Cittadelle la gente usciva per le strade, si diceva che si fosse risvegliato un Wyrm dalle viscere della terra, e che fosse stato il suo fiato ardente ad uccidere Gros-Tan.
Il rombo crebbe durante il giorno seguente, c'era il sole alto nel cielo, gli uccelli volavano come impazziti, i cani abbaiavano e non trovavano pace. [...] improvvisamente tutto tacque. E il silenzio era ancor più tremendo del rumore.
Poco dopo il Mondo crollò. Le Montagne furono scosse dal cataclisma, si rivoltarono come carne viva, crollarono le alte vette, si alzarono nuovi picchi, e fumi velenosi, e fiamme inarrestabili devastarono il Dominio. I Nair crollarono, o furono distrutti, o scomparvero semplicemente nel nulla.
Dopo il grande Terremoto, per molti giorni le Montagne non trovarono pace, nè le terre circostanti. [...]
Quando le collere della terra ebbero cessato di perseguitare il Popolo di Krinn, di tanto Dominio era rimasta solo morte e desolazione, rovine e corpi senza vita.

Le Cronache - Libro Quinto


Ricostruire un Dominio dalle sue macerie richiese grande coraggio ai figli di Krinn. Senza più un Re come guida, alcuni Nani, che si erano salvati vivendo nelle campagne a nord, o nelle colline a sud, preferirono abbandonare le Montagne Brumose e sperdersi per il vasto mondo. Altri scelsero di arroccarsi in nuovi villaggi, che non erano se non l'ombra degli antichi Nair. Altri ancora scelsero di ricostituire il Dominio.
Tra questi, quattro primeggiavano: Kos-Ras il Lento, Danko il Focoso, Goh'Rak l'Algido e Trogo il Fedele. Essi, con alcuni compagni, decisero separatamente di fondare una nuova Cittadella. E si separarono per le Montagne. Kos-Ras rimase nei pressi delle vestigia più antiche, trovando un Passo tra le montagne, che battezzò Kieblach. E sulle sue pendici scavò le fondamenta di un nuovo Nair; Danko se ne andò ad Est, per trovare dimora su un nuovo Passo, il Passo del Mustblach; Goh'Rak fondò un Nair vicino al Mare, ad Ovest, e Trogo rimase a scavare i resti di quello che fu il Grande Dominio Crollato.
Mentre il glorioso popolo di Krinn ricostruiva faticosamente le vestigia dell'antico Dominio, gli Umani del Sud, che si facevano chiamare Turniani, iniziarono ad espandersi. Prolifici quasi come Orchi, questi uomini occuparono con la violenza le colline a sud delle Montagne Brumose, ricacciando i Nani Superstiti in poche Cittadelle e in miseri rifugi sotterranei.
[...] molto sangue, infine i Turniani, non potendo valicare le fortificazioni della cittadella di Kos-Ras, chiamato Nair Al Zaurak, il Nair del Baluardo, non diffusero i propri domini anche a Nord.
E i quattro Re cominciarono a lottare, perchè Danko il Focoso voleva [...] la battaglia tra i ruderi di Nair-Il-Kart, antica cittadella Orientale, nella Piana delle Lacrime. Qui Danko riportò una grande vittoria sui Nani di Kos-Ras, che subirono gravi perdite. I soldati di Danko, di loro iniziativa, mutilarono in modo orrendo i cadaveri dei nemici, nella speranza che tale vista incutesse al nemico grande paura. Gli sconfitti, in rotta, si allontanarono. E le milizie di Danko proseguirono indisturbati la marcia per il resto del giorno, fino al Monte Mespila. La notte dormirono in una Cava abbandonata, e l'indomani ripartirono verso Occidente, certi di aver schiacciato gran parte degli avversari, e di aver davanti una facile strada a Nair Al Zaurak.
Viaggiarono per tre giorni senza incontrare neanche un nemico.
Quando fu il mezzogiorno del quarto giorno apparve in lontananza un turbinio di polvere simile a una nube bianca che poi, a distanza di tempo, prese l'aspetto di qualcosa di nero, nella valle, per un grande tratto. Man mano che gli uomini di Danko si avvicinavano, il metallo cominciò a scintillare, e si potevano distinguere armi e schiere. E mentre avanzavano, aspettando il grido di guerra, si resero conto che i loro nemici erano una moltitudine silenziosa, calma e compatta nei ranghi, immobile.
Nel frangente Danko in persona, mentre passava tra i suoi per eccitarli alla battaglia, ordinò di puntare dritto al cuore dell'esercito nemico, perchè una vittoria al centro sarebbe stata per lui il trionfo.
Non più di un tiro di balestra separava i due eserciti, quando dalle truppe di Kos-Ras, a cui si erano unite quelle fresche di Trogo il Fedele, intonarono il Canto della Guerra e cominciarono a muovere incontro ai nemici. E tutti insieme lanciarono il grido in onore dei compagni mutilati nella Piana delle Lacrime, iniziando a correre. Alcuni, si racconta, fecero rimbombare gli scudi, percuotendoli con le lance, per atterrire i nemici.
Allora i soldati di Danko, rivivendo gli orrori da loro stessi inferti alle loro vittime, assaliti dal rimorso e dal terrore, si volsero in fuga. E furono inseguiti con impeto, anche se Kos-Ras gridava di non correre, di avanzare a ranghi compatti.
Danko, quando vide i suoi nemici prevalere e mettere in fuga gli uomini, cercò di ricompattare l'esercito di cui era il capo, e con pochi fedeli tentò l'assalto al contingente in cui si trovava Kos-Ras, con la speranza di farlo a pezzi.
Mentre era con loro, vide il Re e gli uomini del suo seguito; subito non si trattenne più ma disse "ecco il mio uomo", si lanciò contro di lui, colpendolo al petto e trapassandogli la corazza. Ma proprio mentre lo colpiva, qualcuno gli vibrò un colpo di giavellotto sotto l'occhio, con forza. Era Trogo il Fedele, che lo ingaggiò in un feroce corpo a corpo, che coinvolse anche i Nani dei rispettivi seguiti. Danko stesso morì.
Raccontano che Trogo, come vide Danko cadere e vide il corpo di Kos-Ras a terra, si gettò su di lui per curarlo. E lo trascinò via dalla mischia, traendolo in salvo.
[...] curato, Kos-Ras convocò l'assemblea nel Nair da lui fondato, e mentre tutti lo acclamavano Re, lui parlò. E disse: "miei compagni, ascoltatemi. Oggi vi dico che è finita per sempre l'Epoca dei Re. La smania di indossare una Corona ha causato tanto dolore e tanta rovina al nostro popolo. Ma io vi dico che non ci sarà mai più un Re tra i Nani. Perchè adesso insieme decideremo le nostre regole, e insieme ingrandiremo questo Nair, affinchè sia davvero uno Zaurak, un Baluardo. Il nostro Baluardo". Udite le sue parole, i Nani di Nair Al Zaurak acclamarono Kos-Ras loro primo Rappresentante, ma lui volle avere al fianco il fido Trogo, al quale doveva la sua vita.
E prese la Corona tra le mani, la Corona tanto faticosamente difesa, e la gettò nella Forgia. Con l'oro lavorò una campana, con le pietre preziose la decorò e ne guarnì il batacchio. E poi issò la Campana sulla torre più alta del Nair, da dove nessuno l'ha mai spostata. E' il Richiamo del Popolo, la Campana simbolo della libertà dei Figli di Krinn.

Le Cronache - Libro Sesto


[...]
Il Grande Cataclisma colpì anche gli Orchi, che si erano ritirati nelle montagne ad Est, lontano dai Domini dei Nani. E senza più i loro anfratti e rifugi, gli immondi e stolti nemici tornarono ad attaccare le terre del Nuovo Dominio.
Inizialmente furono scaramucce, ma pian piano gli Orchi cominciarono ad aumentare di numero, e ad armarsi, e a salire sulle cime per tendere agguati ai passanti, sui due lati delle strade, o per darsi al saccheggio.
Era Rappresentante a quel tempo Kalech'ton, grande medico e scienziato, ma ben poco abile come stratega. E avendo valutato che la Cittadella era inespugnabile, e così anche Al Muglab la Giovane, con le sue tante torri [..].
Ma era sempre difficile [...]
A quel punto rappresentavano una grave insidia anche le incursioni verso le porte delle fortificazioni. Gli Orchi infatti tendevano agguati e gettavano grosse travi di legno, per cui era rischioso tanto rimanere fermi quanto muoversi. E la notte era sempre fonte di paura.
Ma fu Callan "Mano di Pietra" a prendere di petto l'incudine e il martello. E mentre nella cittadella ci si interrogava su quale via intraprendere, si mise a capo di duecento Nani, con i quali mosse contro la Tana degli Orchi.
Callan e i suoi uomini proseguirono la marcia finchè non si trovarono dinnanzi ad un canalone ampio e di difficile transito, noto come il Passo di Rochblach. Allora si fermarono, non sapendo se lo si potesse transitare. E mentre tutti esitavano, Callan prese la parola e disse: "Sapete bene, compagni, che di mia volontà non vi caccerei mai nei guai. Ora però le cose stanno in questi termini: non possiamo allontanarci senza colpo ferire. Se non saremo noi a puntare contro gli Orchi, saranno loro a seguirci e a piombarci addosso, non appena calerà la sera. Pensateci bene: è meglio muovere all'assalto con gli scudi protesi in avanti oppure gettarceli dietro la schiena e vedere i nemici piombarci alle spalle? Se siete venuti fin qui sapevate che avremmo dovuto combattere. Siamo pochi, è vero. Ma per quanto riguarda me, preferirei trovarmi ad attaccare con la metà di voi, piuttosto che ritirarmi con il doppio." Allora i Nani lo pregarono di porsi alla loro testa, e nessuno ebbe di che obiettare.
Callan si mise in marcia, pronto alla battaglia. E gli Orchi, che di nascosto avevano scrutato il manipolo dei Nani, partirono in corsa all'attacco, gridando orrendi versi.
Colmi di coraggio per le parole di Callan, i duecento Nani ressero l'impatto con gli Orchi, che sebbene in soprannumero e in una posizione vantaggiosa, [...]
Intonando il Canto di Guerra, subito incalzarono, tanto che gli Orchi non ebbero la forza di resistere, spargendosi in disordine per la valle. Ma i Coraggiosi Nani, sebbene pieni di ardore, erano stremati; lo scontro con gli Orchi, tanto possenti e aggressivi, li aveva logorati. E gli Orchi fuggivano ma poi, carichi di bestiale sete di sangue, tornavano sui loro passi e ricominciavano a colpire.
Molti Nani caddero prima di aver raggiunto l'altro versante del Passo di Rochblach. E quando Callan, ricoperto del sangue dei suoi nemici, si voltò indietro, vide che soltanto cento dei suoi compagni erano sopravvissuti. Molte di più erano le carogne degli Orchi, ma magra consolazione. Cento preziosi Nani erano caduti, per oltrepassare il Passo di Rochblach.
[...] il loro sacrificio, avanzarono verso la tana. Il giorno successivo arrivarono alle sordide grotte in cui vivevano molti Orchi. E Callan, gridando i nomi dei compagni morti, incendiò completamente ogni rifugio, e uccise ogni Orco, femmina o cucciolo, trovato sul posto, senza risparmiarne neanche uno. Voleva seminare il panico e ottenere vendetta.
In cento distrussero le tane degli Orchi, e molti ne uccisero.
Ma tornando sui loro passi, nei pressi del vallone, un cupo presentimento di angoscia attanagliò i loro animi. E mentre percorrevano il Passo di Rochblach deserto, ai due lati del sentiero pali con le cento teste dei Nani infilzate, con le cento Barbe strappate, cento sacrilegi sui nobili guerrieri.
E Callan tornò a Nair Al Zaurak con il cuore colmo di amarezza.
Per molti anni gli Orchi non osarono avvicinarsi ai Domini dei Nani, rimanendo nascosti nei loro miserandi buchi. Grande era stata la distruzione portata loro da Callan Mano di Pietra, e il coraggio li aveva abbandonati.
Ma quando, cinquanta anni dopo, fu Borin Rappresentante di Nair Al Zaurak, nuovamente, si videro sulle colline i loro sporchi feticci, e ripresero gli attacchi alle carovane, le uccisioni e le razzie.
Callan era ormai vecchio, e stanco, ma ugualmente volle aiutare Borin con la sua vita. E Borin aveva un'idea [...] gli mancava per compiere una scelta tanto dolorosa.
Ma assieme a Ghon'Ub, Rhess il Biondo, Goran e Luk-Bes, Callan pretese di portare avanti l'idea di Borin. Ancora il rimorso per la fine dei cento compagni lo perseguitava, e bramava la morte e la vendetta più di ogni altra cosa. E i suoi quattro compagni, suoi amici di cinquanta anni prima, vollero seguirlo. E Borin, con il dolore nel cuore, parlò dell'agguato che aveva in mente.
Cinque anni furono necessari per costruire la trappola, scavare le gallerie e studiare il moto delle acque, e anche se gli attacchi degli Orchi aumentavano Borin ordinò a tutti di restare inattivi, limitandosi alla difesa, aspettando. Solo quando tutto fu pronto i Nani si armarono, le porte di tutte le cittadelle furono sbarrate, e la grande spedizione [...]
[...]
I Cinque Valenti celebrarono l'Addio prima di partire, con le armi e i possenti picconi per loro forgiati dal Behon il Fabbro nel miglior metallo, e temprati nel fuoco più ardente, e consacrati a Ilmarinen, e indossavano il colore [...]
Borin aveva riflettuto a lungo, e grande era la sua saggezza. Anche se provava dolore per il sacrificio al quale andavani incontro i Cinque Valenti, e la loro forza solamente e il loro coraggio [...] piuttosto che permetterglielo.
Dopo, il resto dell'esercito si posizionò per altre strade nei pressi del lago Vhail, nascosti in sotterranei e in attesa, e quando fu chiaro che ci sarebbe stata battaglia si posizionarono sull'altura più esposta.
Levarono gli scudi facendo quadrato, aspettando l'attacco. Nel mentre i corni nascosti [...] e durante l'intera giornata non accadde nulla.
I Cinque Valenti raggiunsero in segreto l'imboccatura bloccata, lungo il percorso soltanto due volte incontrarono orchi, ma in piccoli gruppi, e ne ebbero ragione.
Infine si nascosero nella galleria, aspettando [...] segnale dell'inizio, e del loro Sacrificio.
Al tramonto l'esercito, posizionato sull'altura scoperta tra i colli, cominciò a udire il mormorio dei selvaggi Orchi che si avvicinavano, e ben presto colpi di fionda e pietre e qualche freccia cominciarono a piovere dalle colline vicine. Non molto tempo passò, che una moltitudine di Orchi si riversò nei canaloni, per correre in massa verso l'altura, dove i Nani erano circondati, e sprotetti.
Gli Orchi erano eccitati perchè capivano, nel loro [...] sconfitta totale dei Nani, prigionieri. E non fecero caso al ripetuto suono del corno, nè alla calma che i Nani dimostravano, saldi nelle loro posizioni, e immobili.
Al suono del Corno, Callan Mano di Pietra e i suoi quattro Valenti Compagni levarono i loro immensi picconi e, con maestria e sicurezza, abbatterono il sottile muro divisorio in fondo [...] travolti immediatamente dalle acque.
E mentre si arrampicavano verso i Nani, gli Orchi furono spazzati via dall'onda che riempì i canaloni, trasformando l'altura su cui l'Esercito si riparava in un'isola. E nessun Nano cadde per mano di Orco quella sera. Ma molte migliaia di Orchi perirono, travolti dall'acqua del Lago Vhail.
Quando al mattino le acque si furono ritirate, l'Esercito dei Nani tornò alle Cittadelle, rimaste poco protette. Soltanto Borin, assieme ad alcuni che lo proteggevano, si recò alla galleria in cui i Valenti avevano consumato il loro Sacrificio. E dei Cinque non trovò traccia, tanto a valle erano stati trascinati e dispersi, ma un Piccone, rimasto incastrato in una roccia dura del passaggio, era ancora lì. E Borin lo prese e lo condusse a Nair El Jazeer come Ricordo del Sacrificio dei Valenti.
[...] scacciati infine al di là del Mustblach, ridotti di numero e indeboliti.

Le Cronache - Libro Settimo


Pace e prosperità al Dominio Rinnovato, ormai libero dalla minaccia degli Orchi, e padrone delle sue Montagne.
E Consigliere del Rappresentante di Al Muglab fu Dain-Kos, studioso di tutte le scienze, la cui saggezza era nota in ogni Nair. Aveva viaggiato le terre degli Uomini, in giovinezza, tanto che alcuni lo chiamavano il [Fre'Ah'Omm]], l'Amico degli Umani. Ma lui non amava tanto questo nome, perchè degli Uomini aveva conosciuto tanto il bene quanto il male [...]
Dain-Kos anelava alla conoscenza, desiderando per il suo popolo il progresso in tutte le arti. E per questo, con il consenso del Rappresentante, fece edificare tre torri, sulle Valli più floride e tranquille verso il Mare, dove conduceva ricerche per migliorare la Sapienza del suo Popolo. E con lui molti saggi Nani si trasferirono, e insegnavano ai Giovani le loro arti, e insieme raggiungevano [...]
La più importante delle torri, la Torre dei Savi, era sulle pendici del Monte d'Argento, e lì si radunavano soltanto i più sapienti tra i Nani per discutere e studiare le conoscenze più preziose. E molte scoperte furono compiute tra le sue circolari mura.
Accadde che un Umano, Azazel, conosciuto da Dain-Kos in uno dei suoi viaggi, si incuriosì molto per le conoscenze dei Nani e spesso veniva alla Torre dei Savi [...] praticando la magia, un'arte preclusa ai Nani. E i Savi lo ascoltavano interessati, perchè una scienza tanto prodigiosa non poteva che destare in loro curiosità e sospetto.
E le Valli della Scienza erano sempre più popolate da Nani desiderosi di conoscere, e altre Torri furono edificate più ad Est. E Dain-Kos era soddisfatto della sua opera.
Passarono molti anni in questo modo, finchè Dain-Kos, non più Consigliere del Rappresentante, decise di partire per un nuovo viaggio, assieme a suo figlio Kar. Entrambi girovagarono a nord e a sud delle Montagne e conobbero molti luoghi e molti popoli.
Visitando le Montagne, a Est del Mustblach, infine Dain-Kos, assieme a Kar, incontrò nuovamente Azazel l'Umano, lo Stregone. Tra quelle cime, su una valle raggiungibile solo dai più esperti montanari, Azazel aveva edificato la sua torre. E Dain-Kos, in nome della vecchia amicizia che li legava, volle andare a visitarlo, e fu da lui ospitato.
Ma l'oscurità aveva indurito il cuore dell'Uomo, che adesso desiderava soltanto il Potere, e mostrò la sua potenza enorme ai due Nani, per incutere in loro il timore. Dain-Kos scosse il capo, disprezzando le lusinghe vane dell'incantesimo; ma il giovane Kar rimase ammaliato e colmo di stupore.
I due Nani fecero ritorno alle loro terre, e ormai Kar era silenzioso, preoccupando il vecchio padre. [...]
[...] e niente lo lasciava presagire. Era infatti tornato quello di sempre, con i compagni e vivevano insieme alla Torre dei Savi. Ma alla morte di Dain-Kos ritornarono ad Al Muglab. E seppellirono il saggio Dain-Kos vicino alla Torre. Poi, Kar e tre compagni partirono, e rimasero lontani per alcuni anni.
Il seme della Brama era stato gettato in Kar tanti anni prima, ed egli volle tornare alla Torre di Azazel, nell'Est lontano. Parlò da solo a lungo con lo Stregone, che era ormai vecchissimo, e quando uscì dall'impura torre aveva tra le mani un grosso libro.
Non disse nulla ai tre compagni, ma quando ebbero raggiunto la sommità di una montagna vicina sentirono un rombo, e si voltarono indietro, e videro che la Torre crollava, fumante. Kar non disse niente. Teneva soltanto le mani serrate strette sul volume, e lo sguardo basso.
Durante il viaggio di ritorno due dei compagni di Kar perirono, uno ucciso da un Leone di Montagna, l'altro nel sonno.
La nebbia accompagnava il loro cammino, e i gridi funesti di uccelli rapaci turbavano le notti. Allarmato da sinistri presagi, Rub-Tar, il compagno superstite di Kar, fuggì via e tornò a casa, dove raccontò quanto aveva visto.
Dopo due anni, in una notte di tormenta, le porte di Al Muglab si aprirono davanti a Kar, di ritorno dal suo lungo viaggio. Aveva la barba ormai bianca, gli occhi con una sinistra luce rossastra, e il sorriso era scomparso dal suo volto. Tornò nella casa che era stata di suo padre e si chiuse nello studio. Era riservato e freddo con quanti aveva conosciuto. E intorno a lui si sprigionava una cupa tristezza, tanto che i superstiziosi cominciarono ad attribuire alla sua nefasta vicinanza molte piccole sventure.
Rub-Tar aveva raccontato ad altri del libro, ma nessuno lo potè mai vedere, se non di sfuggita: Kar ne era ormai custode geloso. E non v'era Nano che osasse incontrare il suo sguardo arcigno.
Passarono diversi anni, e alcuni intorno a Kar morirono tristemente, e Kar abbandonò Al Muglab, per dirigersi alla Torre dei Savi. Ma da qui venne cacciato, perchè i Savi vedevano in lui un'ombra cupa e una minaccia, e avrebbero voluto liberarlo dal Libro, che era diventato solo un grave fardello sull'anima [...]
Il Nano scelse l'esilio, e solo con il suo tomo abbandonò le Valli della Scienza, per vivere nell'Eremo delle Ombre, l'oscuro luogo di cui tutti anticamente parlavano malvolentieri, e che oggi è perduto.
[...]
e il sangue di entrambi cadeva sulla verde erba della valle, e gli occhi infine [...] La premonizione non fu tenuta di conto dal Saggio Gord-Ib-Roh, che tuttavia ne rimase turbato. E molta tristezza provò nel cuore, quando suo figlio minore, Ahmed-Ib-Roh, che scelse di rifugiarsi a Nair El Jazeer con alcuni compagni. Mentre quindi Rohum-Ib-Roh seguiva suo padre nella Cittadella sul Passo Kieblach, seguendone i saggi consigli e preparandosi a quando anche lui avrebbe partecipato al Consiglio dei Saggi, il giovane Ahmed-Ib-Roh tramava nell'ombra di ristabilire la monarchia tra i Nani. Lui infatti voleva essere Re. E così, sfruttando [...] tutta intera. Non poco era il suo potere sui Figli di Krinn, convincente era la sua parola e grandi i doni e le promesse con cui l'accompagnava. E gli anni passavano e i consensi crescevano. Tanto che venne eletto Rappresentante di Nair El Jazeer, e molti ritenevano che avrebbe potuto portare supremazia al Nair, da sempre sottoposto a Nair Al Zaurak.
Intanto a Nair Al Zaurak Rohum-Ib-Roh cresceva in saggezza e rispetto, gli anni passavano e i fili d'argento iniziavano a solcare la sua nera barba, e anche lui, come suo padre, entrò a far parte del Consiglio dei Saggi. Voci arrivavano che a Nair El Jazeer si stesse armando un esercito, e che a capo vi fosse un Re-Rappresentante. Ma sembravano voci false e prive di fondamento e la Capitale non si preoccupava. Soltanto Rohum-Ib-Roh, che conosceva l'avidità e l'audacia di suo fratello suggeriva di prendere sul serio le stesse voci.
E i mesi passavano e ancora nulla accadeva.
Quando fu sicuro che duemila Nani muovevano da Nair El Jazeer verso Nair Al Zaurak, il Rappresentante, Ho'rd l'Ottuso, riconobbe il grave errore di valut azione commesso e abbandonò l'incarico. Quasi all'unanimità fu prescelto come Rappresentante Rohum-Ib-Roh, e soltanto il Padre, Gord-Ib-Roh, votò contrario, perchè non voleva vedere i suoi figli fronteggiarsi sul campo di battaglia.
La battaglia fu veloce e sanguinolenta. I due eserciti, quello di Nair El Jazeer ben attrezzato e preparato, quello di Nair Al Zaurak più piccolo ma ben guidato, si scontrarono nella Piana delle Sentinelle, a valle del Monte di Aliseo. Un solo scontro, ma [...]
Sulla sinistra molti erano armati di balestra, sul dirupo. E i morti furono moltissimi. I due fratelli capeggiavano i due diversi schieramenti, ed entrambi coraggiosi, entrambi stavano tra i primi, per dare ordini e guidare con animo saldo i soldati.
Infine si trovarono l'uno di fronte agli altri, con le armi in pugno e gli scudi levati. E come nel sogno era apparso al vecchio padre, così i due si fissarono negli occhi in silenzio, lanciarono nello stesso istante il grido dell'attacco, scagliandosi l'uno sull'altro. Entrambi maneggiavano con maestria l'ascia, e sebbene i loro cuori fossero colmi di amarezza, non risparmiarono [...] e insieme gli scudi si spaccarono, con i simboli dei due Nair che li avevano divisi.
Attorno a loro nessuno combatteva, e molti aspettavano, le armi pronte, come se al duello dei due Fratelli fosse affidata totalmente la sort e della battaglia. E intorno ai due aleggiava il silenzio, rotto soltanto dai colpi di ascia.
Fu Rohum-Ib-Roh a colpire per primo, ma al momento di affondare con potenza sul corpo del fratello minore, la sua mano esitò. E Ahmed-Ib-Roh rispose al colpo, forse anche lui esitando, o forse no. Mai s'erano visti due fratelli combattere con tanta intensità e, nello stesso tempo, tanta tristezza. E quando infine entrambi caddero, l'uno per mano dell'altro, e i loro occhi [...] di lontano il loro vecchio padre gridò di dolore.
Ma la battaglia finì in quel momento, davanti ai due fratelli [...] nessuno osò [...] e tutti fecero ritorno ai loro Nair. Così si concluse la ribellione di Nair El Jazeer, nel [...]

Le Cronache - Libro Ottavo


[...] espansione era assai difficile. Al contrario a Nord delle Montagne le terre erano ricche e già fertilizzate dai canali scavati nel passato, che vennero riparati e messi nuovamente tutti in funzione.
Fu l'epoca dei mulini ad acqua, della grande coltivazione delle terre, dell'espansione del Dominio per le campagne e della fondazione di Agos (4), Beid e Keib, i tre Nair di pianura.
Molti Rappresentanti si susseguirono in un periodo pacifico di grande espansione, anche demografica. Dopo secoli in cui la vita era difficile e molti Nani morivano prematuramente, si aprì un periodo di longevità e salute, di nascite e di celebrazioni.
Grandi templi furono edificati per ringraziare gli Dei della loro benevolenza, peraltro ben sfruttata dall'industrioso popolo dei Figli di Krinn.
Meno popolate le montagne, alcuni Orchi cominciarono a trovarsi nuovamente nelle zone più impervie, ma raramente avendo il coraggio di farsi vedere, preferivano vivere nascosti nei loro sordidi anfratti per non incorrere nei Nani, ormai ben temuti. Alcuni agguati furono risposti da rappresaglie molto intense, e gli Orchi finirono per rifugiarsi là dove nessun Nano mai andava. Soltanto le strade tra i monti diventarono un po' più pericolose, non osando gli Orchi attaccare centri abitati, ma solo gruppi sparuti di Nani, di solito in viaggio.
E alcuni tra i villaggi più isolati dei Nani iniziarono a spopolarsi, se non potevano essere collegati ai Nair più importanti attraverso sicure gallerie sotterranee.
Iniziò così il lento declino delle Valli della Scienza, che isolate restavano dai Nair, e sempre più era rischioso raggiungerle.
Ma anche se talvolta qualche carovana [...] tuttavia un grosso problema.
Le pianure, che da sempre avevano ospitato gruppi di Umani indigeni, in piccoli villaggi e anche in qualche città, specialmente lungo i fiumi, iniziarono a popolarsi di molti Uomini, che parlavano una nuova lingua e si sapevano organizzare in società complesse.
Gli Umani fondarono una città, Amilanta, là dove si incontrano i fiumi Dymiras e Lympir, lungo la via verso il mare. Era una città solida e ben fatta, ma molto bassa sulle acque. Le terre ben coltivate e fertili dei Nani facevano ben gola ai pigri Uomini, i quali iniziarono a moltiplicarsi rapidamente, e ad occupare molte terre là dove prima vivevano Nani.
Non ci furono da subito scontri o lotte, perchè i Nani erano ben disposti a insegnare le loro conoscenze agli Uomini, i quali a loro volta erano creature semplici, non ancora dominati dalla smania di dominio o dall'ingordigia.
[...]
molta crescita e sempre più si dovevano espandere, fino a raggiungere il mare e a fondare molte città. Secolo dopo secolo, sempre più erano gli Umani, sempre meno gli spazi rimasti [...]

Note al Libro Ottavo

(4) Oggi Parnac

Le Cronache - Libro Nono


il Libro Nono infine descrive il Declino, le Quattro Guerre con gli Uomini, la Rivalsa di Natuhrdion e il Passaggio di Dagor [...] Re degli Uomini divenne allora Rouellen De Roche, e il suo popolo era già vasto e florido, e troppi Umani desideravano le ricchezze e il controllo del Passo di Kieblach, che loro si ostinavano a chiamare di Madyran.
Mandò il superbo Re dei messi a Nair Al Zaurak, chiedendo di parlare con il Rappresentante. Essi pretendevano di edificare torri sul Passo, nel cuore del Dominio. Non volevano dar garanzie, non accettavano la Sovranità dei Nani sulle Montagne, [...]
guerra fu.
Già abbastanza espansi erano ormai gli Umani quando vennero ad assediare la Fortezza dei Venti (5), e l'assedio durò per sei mesi, finchè i trecento Nani che vi erano asserragliati non sortirono da un passaggio sotterraneo, e [...] duro scontro sui Colli di Bosco, i Nani riportarono una vittoria amara, molti morirono dei due schieramenti. Ma mentre la prole Umana è sempre abbondante, e veloci [...] molto lunga.
La seconda Guerra con gli Uomini si ebbe quindici anni dopo, sul Passo. Molte battaglie si [...] e Gor-Dan che guidava l'Esercito così parlò ai suoi soldati: "Nani, ammetto di aver usato le maniere forti con qualcuno, per la sua indisciplica, in particolare con la gente che pensava solo a salvarsi grazie a voi, che procedevate nei ranghi e combattevate con coraggio, mentre loro non chiedevano altro che rompere le righe per darsi alla fuga, o per far bottino. Ho percosso e costretto a riprendere il cammino e l'azione chi tendeva a cedere e non voleva rialzarsi, ma si consegnava nelle mani del nemico. Quando la tempesta di neve si era fatta più intensa anche io un giorno sono rimasto seduto per parecchio tempo e mi sono accorto poi che faticavo a rialzarmi e a distendere le gambe. Ho capito così che il movimento e la vigorosità d'animo producono un certo calore e scioltezza per le membra, mentre il rimaner seduti e fermi raffredda il sangue. E forse qualcuno che rimaneva indietro per riposarsi, ostacolando così la nostra marcia, le ha buscate da me... ma perchè non le buscasse dai Nemici. [...] e fu una sconfitta più dettata dalla potenza degli elementi che dalla forza del Nemico. Ma gli Uomini non seppero ben approfittare del loro successo e [...]
[...] Terza Guerra, due anni di scontri continui, infine con gli Accordi di Beid, e una divisione del controllo del Passo. Edificata la Torre di Guardia Umana all'imbocco del Passo, [...]
La lunga Pace fu interrotta bruscamente da un proditorio attacco umano, alle Vedette di Goran, che costò la vita a molti Nani, i quali, fidandosi della biforcuta lingua umana si trovavano [...]
Venne eletto Rappresentante il prode Natuhrdion, che era stato Comandante della Guardia del Popolo, e che sapeva guidare gli eserciti. E con la sua guida fu presa d'assedio la stessa Amilanta, che [...] dopo 4 mesi, finchè le bandiere bianche non sventolarono dalle sue torri. La resa portò alla Rivalsa il Dominio dei Nani, che ottennero il rispetto degli Umani e poterono riprendere il controllo del Passo del Kieblach come gli spettava.
Una pace, sia pure tesa, perdurò tra i Figli di Krinn e gli Umani per molti anni.
Ma da Sud un Condottiero Umano, di nome Avilius Dagor, portò i suoi uomini su per il passo MesBlach (6), e salì con un imponente esercito e reclamò le terre a Nord delle Montagne Brumose.
Dagor viaggiò molto con le sue truppe per il Nord, sottomettendolo quasi interamente. Non però i Nobili Figli di Krinn, che mantennero la propria indipendenza e neutralità durante le Guerre tra Dagor e i Popoli Umani della Pianura.
Lo stesso Dagor, tornato in patria, infine fondò l'Impero.
[...]

Note al Libro Nono

(5) Oggi Castello di Varenne.
(6) Oggi Passo di Dagorblach.

Le Cronache - Appendice


Nei primi cinquanta anni dalla fondazione dell'Impero, il maggiore Rappresentante di Nair Al Zaurak fu Rhogol il Tagliente, che fondò il Tempio del Masso sulla vetta del Monte Antos.
Successivamente Rappresentanti furono Gheinn lo Scuro e Tan-Gol l'Attuatore, che mantennero la pace con l'Impero e con le terre sovrastanti, sia pure in un Dominio ormai ridotto alle sole Montagne Brumose.
Creata il 08/12/2008 da Annika (2242 voci inserite). Ultima modifica il 17/06/2011.
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