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Questa pagina introduttiva fornisce una panoramica generale, illustrando le caratteristiche fondamentali comuni a tutte le ambientazioni fantasy più famose e presentando quelle realizzate appositamente per Myst.
Il Contimente di Sarakon è l'ambientazione di riferimento di Myst. Si tratta di un universo di stampo low-fantasy ispirato all'Europa Medioevale, ideato nel 1994 e costantemente sviluppato dai giocatori tramite la Wikipedia presente sul sito.
Il Regno di Leben è un paese immaginario immerso in un Continente che ricorda l'Europa dell'anno 1400. E' stato utilizzato come scenario per la suggestiva Campagna di Leben, imperniata sul fenomeno della Caccia alle Streghe.
Un universo low-fantasy medioevale dalle atmosfere gotiche, un Regno caratterizzato da un cupo oscurantismo religioso. Ideato come palcoscenico per la Campagna di Havel, è stato teatro anche della successiva Campagna di Tepesti.
La Campagna racchiude una serie di Avventure che coinvolge lo stesso gruppo di Personaggi: corrisponde a quello che in letteratura viene chiamato Ciclo di Storie o Saga. Questa pagina descrive le caratteristiche principali di una Campagna di Myst ed elenca quelle realizzate e giocate nel corso degli anni.
Ambientata nelle fredde e inospitali Lande del Corno del Tramonto, nelle propaggini settentrionali del Continente di Sarakon, la Campagna di Uryen narra le avventure di un gruppo di soldati alle prese con operazioni militari, faide intestine, mostruose creature e devastanti epidemie.
Estate dell'anno 506, villaggio di Caen, Continente di Sarakon. Un drappello di Cavalieri al servizio di un Signore spietato compie una sanguinosa rappresaglia nei confronti degli ignari abitanti. Un gruppo di bambini, costretto ad assistere al massacro dei propri familiari, si unisce in un giuramento di vendetta. La Campagna, ambientata dieci anni dopo il tragico evento, descrive l'adempimento di quel proposito.
E' la prima Campagna ambientata nella Linea Temporale attuale del Continente di Sarakon. Vede il suo inizio nei territori del Granducato di Greyhaven e narra le vicende di un gruppo di avventurieri contraddistinti da una forte personalità e da un grande spirito di iniziativa alle prese con minacce demoniache, feudatari crudeli, sette di adoratori delle Tenebre e bande criminali.
Ambientata nella suggestiva cornice dell'ambientazione di Leben, questa Campagna narra le vicende di una bizzarra compagnia di avventurieri alle prese con sinistri e inspiegabili fenomeni di stregoneria. Criminali incalliti, torturatori, massaie armate di mestolo e soldati corrotti si uniscono per sopravvivere all'interno di un claustrofobico scenario da Caccia alle Streghe.
Nota anche come Campagna di Tepesti, descrive una serie di avventure ambientate nelle lontane terre del Voivodato di Tepesti, un territorio isolato e inospitale situato alle propaggini orientali del Regno Santo di Alkmaar. La Campagna, caratterizzata da un'atmosfera gotica e opprimente, ha visto l'introduzione di una serie di regole alternative in sostituzione di quelle ufficiali.
E' la prima Campagna di Myst ambientata nel Regno Santo di Alkmaar.
La storia si svolge nei territori della Marca di Havel, stretti tra la povertà e un soffocante oscurantismo religioso, e descrive le avventure che vedono protagonisti i tre Cavalieri Sieghard, Wolfried e Vincent, le due Novizie Scarlet e Gisela, l'Eremita Anders e il giovane Ben.
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Data: 14 febbraio, ore 06:43 Luogo: Città di Ghaan, contrada delle Cave POV: Ali Shark
Siamo dentro.
Non sento più le dita dei piedi, ho più sangue incrostato sull'armatura e tra i capelli di quanto me ne sia rimasto in corpo, non ricordo l'ultima volta che ho mangiato e la neve che mi disseta da giorni ha lo stesso odore di Pecorino, il mulo di Jebediah. Ci siamo giocati tutto quello che avevamo e anche molto di più, come quei balordi alla Capasanta che si ostinano a chiamare il piatto anche quando non hanno niente, né in mano né in tasca. E non c'è stata volta in cui queste lande maledette non siano venute a vedere, costringendoci a pagare e indebitarci ancora.
Eppure, nonostante tutto, malgrado questo vento gelido che ci soffia in faccia nell'estremo tentativo di spingerci via da qui, siamo riusciti a entrare. I miei piedi, o ciò che di loro è rimasto dentro agli stivali, stanno calpestando il suolo della città di Ghaan. Manca più di mezz'ora all'alba, ma sono certa che gli edifici silenziosi che fanno da cornice alla nostra sortita sono pieni di gente che non sta dormendo: io di certo non riuscirei a chiudere occhio, se sapessi che la mia città sta per essere cinta d'assedio. Spero solo che a nessuno venga la malsana idea di uscire per strada e incrociare il nostro percorso: stanotte vorrei limitarmi a togliere di mezzo guardie, soldati e stregoni figli di puttana.
In tutta onestà, ammetto che avevo in mente di fare un ingresso diverso: magari non il corteo solenne circondato dalla folla festante e ansiosa di essere liberata auspicato da Yara, ma una bella marcia fatta come si deve lungo la strada principale, cantando a squarciagola e sventolando i nostri stendardi in faccia a questi coglioni, non mi sarebbe spiaciuta affatto. E invece eccoci qua, pochi e privi di insegne, a correre tra i vicoli senza vedere un accidenti, con il sangue delle guardie all'ingresso ancora caldo sulla spada: due innalzati ribelli di Ghaan alla guida dei migliori elementi di Uryen e Greyhaven, nonché gli unici talmente idioti da essersi offerti volontari per questo ultimo, ennesimo, folle piano di merda.
Data: 13 febbraio, ore 20:17 Luogo: Piana di Avener, tenda del quartier generale di Uryen POV: Garruk Jagger
«Stanotte, domattina al massimo.»
«Non lo so, Marv... Non vedo molte possibilità.»
Barun sbuffa e incrocia le braccia, scuotendo la testa: la risposta di Logan non sembra andargli a genio. Ma se il comandante dell'Operazione Vurdalach ti dice che una sortita all'interno di una città fortificata non si può fare, vuol dire che non si può fare... A meno che tu non abbia una testa dura come quella di Marvin Barun.
«Se non lo prendiamo nelle prossime ore non lo prendiamo più. I ragazzi di Ghaan ci hanno detto che gli serve un pò di tempo per sbaraccare, poi prenderà il largo con tutta la sua merda: non possiamo permetterlo.»
Logan sospira, poi si volta verso di noi. In altri tempi questa riunione l'avrebbero fatta a porte chiuse ma stavolta è diverso, il comandante vuole guardarci in faccia prima di prendere la decisione: ha bisogno di leggere che la voglia di mettere le mani su quel pezzo di merda di Aghvan è più forte del freddo, della fame, della stanchezza che pervade le nostre membra da settimane. E cazzo, che mi venga uno stramaledetto colpo se non lo è.
Logan studia con attenzione i nostri occhi iniettati di sangue e vendetta, quindi torna a rivolgersi a Barun. «Va bene, Marv: facciamo 'sta stronzata. Ma voglio solo volontari, e scelgo io chi viene.»
Barun annuisce: «D'accordo, ma prendi solo da Greyhaven e da Uryen. Degli altri non mi fido, meglio non correre rischi.»
«Neanche della Brigata del Tramonto? Almeno Acab mi farebbe comodo. O quell'altro coglione, Greg Lorne...»
«No.»
Ben detto, Barun: quelli è già tanto che non li abbiamo ammazzati noi.
Logan fa per replicare, poi sospira: «D'accordo.»
Nei minuti successivi il piano prende forma. A ben vedere si tratta di una mossa quasi obbligata, se vogliamo capitalizzare il risultato dei nostri sforzi: l'esercito di Ghaan è stato sconfitto, sia pure a caro prezzo e malgrado le diavolerie di Aghvan. Il signore di Ghaan è stato ucciso dai suoi "ragazzi", come li chiama Barun... i ragazzi di Ghaan: perché non chiamarli innalzati, poi? Non sarà mica diventato un insulto? Vabbè, fatto sta che quei due stronzi ce ne hanno messo di tempo, prima di palesarsi: io e Ali stavamo quasi cominciando a pensare che fosse l'ennesima inculata: amici amici, amici ar cazzo! E invece alla fine sono arrivati, e in men che non si dica ci hanno persino tolto metà del lavoro. Adesso però sta a noi risolvere l'altra metà: quel fottuto stregone non deve vedere la luce della prossima aurora. I "ragazzi di Ghaan" ci aiuteranno a entrare in città, quindi ci accompagneranno nel posto dove Aghvan tiene le sue scorte di piscio demoniaco: ammazzare lui e dare fuoco alla sua merda, questo è quello che dobbiamo fare.
Ma ci sono almeno due problemi, entrambi belli grossi, che rischiano di metterci i bastoni tra le ruote.
Il primo è ciò che rimane dell'esercito di Ghaan, che in questo momento si è presumibilmente rintanato dentro le mura, preparandosi a subire il nostro assedio. Il piano di Barun e Logan punta tutto sul fatto che, considerando la sconfitta che hanno subito, la morte del Signore di Ghaan e il rischio di trovarsi i soldati e le catapulte davanti alle mura nel giro di poche ore, non avranno il tempo di pensare a difendersi dall'incursione di un manipolo di manigoldi. Ed è una scommessa rischiosa, considerando che se invece ci hanno pensato saremo tutti morti in un batter d'occhio.
Il secondo è il cavaliere che ha salvato il culo ad Aghvan l'Invitto.
«Sir Wilson. Così ho sentito chiamarlo da uno dei suoi.» Logan ci spiega per filo e per segno quello che ha visto: quando i "ragazzi di Ghaan" sono spuntati dal nulla per sferrare il loro attacco, Ayza (la femmina) s'è gettata su Lord Estov Ghaan, mentre Kzar (il maschio) ha puntato Aghvan... Ma è stato anticipato da questo sir Wilson, che è riuscito a tenerlo a bada quel tanto che è servito ai suoi compari per mettere in sicurezza lo stregone.
«Non è un combattente come gli altri», continua Logan: «ha una tecnica e una velocità fuori dal comune. Quando lo incontreremo, se saremo noi ad affrontarlo, lasciatelo a me.»
E sia, comandante: mi accontenterò volentieri di spaccare la testa allo stregone.
Data: 14 febbraio, ore 06:32 Luogo: Città di Ghaan, porta Malabranca POV: Ayza Reich
«Tra poco dovrebbero essere qui: teniamoci pronti.»
Kzar annuisce. «Manca meno di un'ora all'alba», aggiunge osservando il manto di stelle che comincia pian piano a diradarsi. Poi mi guarda: «Come ci si sente ad aver ammazzato un Signore della Guerra?»
Alzo le spalle. «Signori, soldati, preti, contadini... non cambia nulla: è uguale.»
«Uguale nel senso che ti dispiace allo stesso modo?»
«Uguale nel senso che non me ne frega un cazzo.»
In realtà non è vero: immergere la spada nel cuore di quel citrullo, colpevole d'essersi fatto abbindolare da uno stregone al punto di sacrificare un intero popolo, mi ha restituito un'emozione che non provavo da tempo. Mi sono sentita felice. O forse era soltanto soddisfazione, a fronte della consapevolezza che la morte di Manuel è stata provocata dalle insulse velleità di quello stronzo traditore.
Kzar continua a osservarmi, poi torna a guardare le stelle morenti. «Io ho fallito, invece: non è da me.»
«Non hai nulla da rimproverarti: sir Wilson è un osso duro...»
Nessuna risposta.
«Ti ha detto qualcosa, per caso? So che eravate... piuttosto legati.»
Kzar è sempre stato "il preferito" di sir Wilson. Come pure di Manuel, se è per questo. Il migliore della sua generazione, forse - dicono - il migliore dai tempi di Bondred; di sicuro migliore di me. Manuel ci ha spiegato che, come regola generale, i maschi diventano generalmente più forti, ma sono anche molto più instabili e hanno bisogno di cure e attenzioni particolari: le femmine hanno meno potenziale, ma sviluppano sensi migliori, perdono meno il controllo e sopravvivono molto di più. Kzar è un'eccezione, di quelle che capitano una volta ogni cento tentativi: e che forse sarebbe meglio non si verificassero proprio, così da non spingere il fortunato ricercatore a reiterare l'esperimento ancora e ancora.
«Mi ha detto soltanto una cosa.»
«Cosa?»
«Mi ha detto: "che delusione, Kzar".»
«Sfido che lo ha detto: lo stavi per ammazzare...»
Kzar annuisce.
«Non ti sarai mica... trattenuto, vero?»
Kzar scuote la testa.
«A me lo diresti, giusto?»
«Non mi sono trattenuto: è solo che... è molto più forte di quanto pensassi.»
Alzo le spalle. «Ma non è un innalzato. Lo farai fuori la prossima volta.»
«Già.»
«...O preferisci che lo faccia io? A me non è mai stato simp...»
Kzar mi interrompe: «No, me ne occupo io. Tu pensa a togliere di mezzo Aghvan.»
«D'accordo», rispondo alzando le mani: non sia mai che mi intrometta in un duello d'onore tra maschietti.
Uno strascico di stivali proveniente dalla valle, accompagnato da un frastuono metallico e un pungente odore di vestiti lordi di sudore, mi riporta bruscamente alla realtà. «Ci siamo», avviso alzandomi in piedi: «i nostri casinisti sono arrivati».
Kzar si alza a sua volta: «Chi hanno deciso di portare, poi?»
Annuso l'aria: «Logan Treize, Ali Shark, Garruk, e altri tre che non conosc...» E poi, improvvisamente, lo sento.
«Che succede?»
«Non sono sicura. Uno di loro... Ho come l'impressione di... averlo già sentito prima, ma non ricordo chi è».
«Maschio o femmina?».
«Maschio».
Kzar alza le spalle: «Magari sul campo di battaglia... In fondo oggi stavano tutti là».
Scuoto la testa: «No, è una cosa più vecchia». Molto più vecchia. Eppure sono certa di averlo già sentito prima, da qualche parte. Se soltanto la mia memoria funzionasse bene come i miei sensi...
Neve, neve, neve a perdita d'occhio: un manto bianco striato di nero che ogni tanto si increspa per lasciar emergere qualche cespuglio o si innalza a disegnare il profilo di un'altura. L'unica eccezione è data da qualche rovina che, in un paio di occasioni, ci ha generosamente offerto un riparo dal vento.
Sembra incredibile che qualcuno vivesse da queste parti, eppure Logan ci ha detto che questa un tempo era una zona di pascoli e fattorie. Poi è arrivata la Guerra delle Lande, la quale ha lasciato in piedi soltanto una manciata di edifici: la Locanda del Puma e la Rocca di Horen, oltre a qualche torre diroccata non più in grado di assolvere alla sua funzione principale.
Il che ci porta al motivo per cui siamo qui: tenere questa zona sgombra dai Nordri e proteggere i rifornimenti che arrivano da Angvard. Per farlo ci siamo divisi in due gruppi: al mio è toccato il percorso tra la Sacra dei Difensori e la Locanda, mentre la via che prosegue verso la Rocca di Horen è presidiata da quello di Barun. Lo squadrone di Greyhaven si occupa invece di presidiare i dintorni della Locanda del Puma, onde impedire che i guastafeste di Norsyd vengano a privarci del piatto di minestra che ci aspetta quando smontiamo. La Locanda è un punto strategico molto importante, non possiamo permetterci di perderla... Ed è anche l'unico posto dove si riesce a tenere a bada il freddo quel tanto che basta per chiudere occhio qualche ora.
Mi volto a guardare i "miei" uomini. Eh già... con Barun nell'altro squadrone e Logan che sta cercando di stanare Ymir insieme a Yara nei dintorni della Sacra, la patata bollente del comando è toccata a me.
"Avanti, pelandroni! Cerchiamo di non ritrovarci con le tinozze luride anche oggi". Alla Locanda del Puma preparano il bagno scaldando l'acqua all'interno di enormi catini di metallo, ma chi arriva dopo si trova lo sporco di chi è arrivato prima: il che, diciamolo pure, rende tutta l'esperienza un pò meno piacevole.
Un tempo Garruk non avrebbe esitato a farmi eco: Allora, chiappe mosce? Non avete sentito il comandante? Così avrebbe detto, o qualcosa del genere. Invece si limita ad alzare il pugno, dal fondo della fila, per farmi vedere che ha capito e che va tutto bene. Ma sappiamo entrambi che non va bene per niente, e non ci serve parlare - o non parlare, come ci ostiniamo a fare da settimane - per capire la scena che continua a tormentarci.
Forse stasera, davanti a quel piatto di minestra, potrei provare ad affrontare nuovamente la questione. Potrei dirgli che Ram non vorrebbe vederci così ridotti: che se ci avesse permesso di reagire in questo modo quando Dunc ha deciso di tirare le cuoia sul Picco di Ayles, portandosi dietro i soldati di Ghaan che ci seguivano per farci la pelle, saremmo già tutti morti da tempo; Garr risponderebbe che ci sarebbe dovuto essere lui, su quella torre, dandomi l'occasione di ricordargli che infatti ci stava, anzi che c'eravamo tutti; a quel punto andrebbe a precisare che intendeva dire un'altra cosa, ovvero che sarebbe voluto essere lui a crepare in braccio a Custode, e io potrei ribattere le solite ovvietà sul fatto che Ram ha scelto di fare così, di donare la propria vita per noi, e che il modo migliore per onorare il suo sacrificio è restare vivi; e così via, fino a spararsi tutte le frecce della faretra di banalità che si dicono in questi casi, fino a far diventare quella minestra più fredda di questa neve del cazzo.
O forse no: magari è meglio se anche oggi restiamo in silenzio, limitandoci a camminare, mangiare, cacare e dormire finché non riusciremo a trovare un modo per riempire questo vuoto.
"Tutto bene?" Mi chiede Annie, vedendomi pensosa.
Scuoto la testa. "Ogni volta che apro bocca penso al fatto che mi tocca farlo perché lui non c'è più".
Annie si limita ad annuire. "Mi dispiace", aggiunge dopo un pò. E' evidente che non sa che dire: con questi discorsi era una frana già prima di innalzarsi, figuriamoci ora. Ma c'è mai stato qualcuno davvero capace di farli, questi discorsi? Si. Ram era bravo. E lui aveva imparato da Logan, che è ancora più bravo. Chissà perché noi invece non abbiamo imparato un cazzo.
"Ripenso spesso a quel discorso che mi hai fatto, sai?"
La guardo storta: e che diamine, adesso legge anche nel pensiero?
"Quello che mi hai fatto a Uryen, quando mi hai liberata: prima di portarmi qui". Poi alza una mano verso di me, come a imitare non so quale spettacolo teatrale di quart'ordine, ed esclama: "Non siamo morti tutti: tanti soldati sono ancora qui. Io sono ancora qui... e ti assicuro che per me questa guerra è appena cominciata".
E poi si avvicina verso di me, e quella mano me la ritrovo sul cuore. No, non sul cuore... Su un punto preciso del corpetto dell'armatura, dove campeggia il più raro, stupido e ipocrita dei miei trofei. Lo guarda, lo sfiora, lo prende tra le dita.
"Lo odio, questo scudo del cazzo". Le parole mi escono da sole. "Non c'è giorno che non vorrei strapparmelo dal petto".
"Lo so", mi dice. Poi mi abbraccia. Così, davanti a tutti: proprio a dare spettacolo. "Grazie", mi dice. "Grazie per avermi dato f..."
E subito si stacca, senza neanche finire la frase. Già gli abbracci non mi piacciono granché, se poi durano due secondi e mezzo sono davvero una presa per il culo. Poi però mi accorgo che sta annusando l'aria intorno a sé e capisco che non è stato l'imbarazzo a interromperla. In un attimo di Annie non c'è più traccia, la creatura che mi sta di fronte ricorda piuttosto un Gran Bovaro delle Lande a caccia di salsicce. Adesso spetterebbe a me chiederle se va tutto bene, se non fosse fin troppo evidente il contrario.
"Guai in vista, vero?" Annie fa cenno di sì con la testa, quindi indica l'altura sopra di noi. La sua espressione non lascia dubbi: c'è gente sopra di noi. A occhio e croce saranno almeno trecento metri, quindi non rischiamo che ci piovano in testa frecce o asce da lancio, ma è comunque il caso di stare in campana.
"Tenetevi pronti!" urlo a squarciagola: "abbiamo compagnia a ore tre".
Per mia fortuna non serve impartire ordini troppo precisi: siamo tutti soldati veterani, ciascuno di noi sa già che tipo di minaccia sta arrivando e cosa bisogna fare per prepararsi al meglio.
Per mia, anzi per nostra sfortuna, nessuno di noi è minimamente preparato a ciò che sta letteralmente per piombarci addosso.
Un oggetto volante non identificato spunta roteando dal crinale sopra di noi, dirigendosi al centro del nostro gruppo. La velocità e l'inclinazione sono quelle di un rapace in picchiata, ma è subito evidente che si tratta di qualcosa di ben più pericoloso.
"Attento, Jimbo!" grido appena sono in grado di individuare il probabile bersaglio di quell'arnese: ma non riesco neanche a terminare la frase. Jimbo fa giusto in tempo a sollevare lo sguardo verso l'alto prima che il suo elmo venga distrutto dall'oggetto rotante insieme a tutto ciò che contiene. Il rumore è devastante tanto quanto lo spettacolo cruento che ci si para di fronte: il corpo di Jimbo crolla riverso sul suolo coperto di neve in una macchia di sangue e materia cerebrale, mentre l'attrezzo che lo ha ucciso - qualsiasi cosa sia - schizza su per il crinale, veloce come è sceso, fino a quando una mano non si sporge ad afferrarlo. La mano di un Nordro. Che ha appena dato prova di essere vissuto troppo a lungo, per quanto mi riguarda.
Ma prima di prenderci la sua pelle è il caso di conservare la nostra.
"Siamo sotto tiro! Arretriamo lungo il vallone!", urlo mentre alzo lo scudo. In realtà non è vero: a questa distanza non dovremmo essere a tiro di niente, ma quell'arnese rotante mi ha appena dimostrato che non si finisce mai di imparare. Il vallone alle nostre spalle è in buona parte occupato da un lago ghiacciato, cosa che non lo rende certo il campo di battaglia ideale, ma finché non comprendo la gittata di quell'affare non posso fare di meglio. "Garr, hai visto per caso di che si tratta?"
"Negativo: sembrava un'ascia o un martello, ma..." Non serve che finisca la frase: nessun'arma del genere può essere scagliata a quel modo, men che meno tornare su per il crinale. Poi torno a guardare verso l'alto e mi accorgo che il Nordro non vede l'ora di smentirmi: evidentemente ha capito che comando io, o forse gli dà noia che parlo troppo, fatto sta che il secondo lancio è per me.
Abbiamo messo una ventina di metri in più tra noi e loro: sarà abbastanza? A quanto pare, assolutamente no. Faccio appena in tempo a sollevare lo scudo: lo schianto è talmente forte da buttarmi a terra, mentre il frastuono mi riempie le orecchie. Quando riemergo dalla neve non ho più lo scudo e sono coperta di sangue. Troppo sangue per stare bene, penso preoccupata. Poi, con orrore, mi accorgo che non è il mio.
"No. No, no no. No, cazzo! No!"
Mi chino su di lei, cercando di capire quanto è ferita. Anche lei ha frapposto lo scudo, che evidentemente deve aver attutito l'impatto che ha avuto il mio. Per questo io ho ancora un braccio, mentre lei...
"Cosa hai fatto, Annie? Cosa hai fatto... Sono IO che devo salvarti il culo, non tu a me!"
"Tranquilla", mi dice. "Non è grave". La cosa peggiore è che, osservandola, mi viene da tirare un sospiro di sollievo. Le ha solo maciullato il braccio, dopo tutto: nulla che non le sia già successo. Qualche giorno di riposo e sarà come nuova. Quello che più mi fa schifo della trasformazione che ti hanno imposto, Ani, è che mi sto abituando a vederti così, a non inorridire quando invece dovrei. E' una cosa che non sopporto e che mi fa odiare in modo indescrivibile quella stronza di Holov che ti ha ridotta in questo modo, nonché le merde di Ghaan che ti hanno portato da lei. Te lo giuro, Ani, li ammazzerò tutti quei porci, e quando lo farò mi assicurerò che soffrano almeno quanto te.
"Ma prima", mormoro alzando gli occhi verso il crinale, "devo sbarazzarmi di un certo Nordro".
Ovviamente il coglione non è solo: una dozzina di uomini (e donne, se non vedo male) lo sta seguendo giù dall'altura, precipitandosi a rotta di collo verso di noi. Qualcuno dei nostri sta suonando il corno, il che è un'ottima cosa: la Locanda del Puma non è lontana, probabilmente possono sentirci e anche i nostri avversari dovrebbero saperlo. Allo stesso tempo, tanto quell'arma infernale quanto il lago ghiacciato alle nostre spalle non ci consentono un'agevole ritirata in attesa dei rinforzi: dobbiamo prima sfoltirli un pò qui, nella vallata.
"Continuate ad arretrare!", esclamo mentre aiuto Annie a rialzarsi: come sempre non sembra sentire dolore e può ancora muoversi, ma con il braccio messo a quel modo è fuori combattimento. Meglio così, con quello stronzo voglio vedermela io.
"E' un martello", mi dice. "Un martello che gira velocissimo". Annuisco. E ovviamente, come se non bastasse, gli è tornato in mano anche questa volta. Chissà se è uno stregone o un cazzo di saltimbanco: lo scoprirò quando sarà morto.
Prima che i nordri arrivino giù dall'altura il dannato martello viene scagliato ancora una volta: il bersaglio stavolta è Joden, il quale riesce a salvarsi gettandosi tempestivamente dietro una roccia che va in frantumi al posto della sua armatura: meno male. "Cercatevi un riparo!", grido, trascinando nel contempo Annie dietro a un cespuglio: non ci offrirà molta protezione, ma forse potrebbe fargli sbagliare mira.
Adesso che sono scesi nel vallone non resta che attendere che ci vengano sotto: poi, quando i suoi uomini saranno ingaggiati, potrò farmi strada verso di lui e...
... E proprio in quel momento il comandante Nordro si ferma e solleva il martello verso il cielo: un boato fragoroso squarcia l'aria intorno a noi, mentre un fulmine si stacca da una nube e colpisce in pieno quell'arma diabolica. Se fosse una situazione normale sarebbe un bel colpo di fortuna (per noi)... di solito quando un fulmine colpisce un pezzo di ferro le cose non vanno bene a chi lo brandisce: ovviamente, viste le circostanze, nessuno si aspetta che il Nordro crolli al suolo carbonizzato, cosa che - guarda caso - non accade.
Quello che accade invece è che il martello viene rivolto verso di noi, sprigionando l'energia del fulmine sotto forma di scariche elettriche. Bob, Chad e Vindel vengono colpiti: il primo resta paralizzato, gli altri tre cadono a terra in preda alle convulsioni. Maledetto bastardo! Ma questo è l'ultimo trucchetto che ti faccio fare. Con un balzo salto fuori dal cespuglio e...
... E ricevo una spallata poderosa che mi butta nuovamente con la faccia nella neve. Ma come è possibile?, penso mentre cado. Non c'erano ancora nemici vicino a noi...
E poi, con la coda dell'occhio vedo quello stronzo di Garr che corre verso il capo Nordro brandendo la sua ascia del cazzo. "Mi dispiace Ali, ma quello è mio!" Che bastardo: lo ha fatto apposta!
"Se sopravviviamo entrambi ti degrado di nuovo!", gli urlo mentre sguaino Ametista e mi accingo ad affrontare un altro Nordro. "Quindi vedi di non crepare!"
Il mio avversario si rivela molto più ostico del previsto: e meno male che i guerrieri di Jarl Borg dovevano essere quelli scarsi! Quando finalmente riesco a rimandarlo al cospetto dei suoi Dèi mi accorgo che Garruk è in difficoltà: il capo dei Nordri ci sa certamente fare, ma a giudicare dalle imprecazioni del mio compagno credo il problema grosso siano i fulmini e le saette che continuano a uscire da quel martello diabolico. "A volte mi sembra di essere l'unico stronzo su questo Continente a non avere uno di questi marchingegni magici del cazzo!", urla Garruk in preda alla frustrazione: ha ragione da vendere. Com'era quella filastrocca che ripeteva sempre Ram? Uomini cani e gatti stregati, meglio uccisi appena nati!
La cosa positiva è che finché riusciamo a tenere il saltimbanco del Tuono ingaggiato quell'arnese maledetto non rischia di finire nuovamente in faccia ai nostri: faccio del mio meglio per avvicinarmi, ma un altro Nordro mi sbarra la strada. Anche questo non vuole saperne di togliersi di mezzo a stretto giro, costringendomi nuovamente a un lungo giro di scambi.
"Garr, dammi ancora un minuto che ho trovato un pò di fila", urlo nella sua direzione, ansiosa di ricevere una battuta che mi avrebbe tranquillizzata sulle sue condizioni; di sentire il suo solito tono di voce, quello che mi fa capire subito che in fondo sta andando tutto bene, che la stiamo portando a casa come al solito. E invece no.
"Ali, ascoltami: devi portare via i ragazzi. Con questo stronzo mi ci vorrà un pò".
In tanti anni che lo conoscevo, quella voce non l'avevo mai sentita. O forse si, quella volta sulla collina di Holov, quando King stava per farci la pelle e non ci restavano più carte da giocare. Ma ne siamo usciti, alla fine... Quindi ne saremmo usciti anche questa volta. Vero?
"Che cazzo dici", gli rispondo nervosamente. "Fai a pezzi quell'idiota, recupera il martello e togliamoci di qui".
"Ali... Andate via."
"No, Garr, col cazzo. Te lo puoi scordare. Non..."
"Ali".
Eh no. EH NO. Non puoi farmi questo. Non tu, Garr. Neanche gli altri potevano, ma soprattutto non tu. Non potete farmi questo. Non di nuovo. Porca puttana. E' per questo che non volevo il comando: lo sapevo che c'era la fregatura. Ma stavolta non ci casco, eh? Stavolta non mi fregate: non vi lascio andare via di nuovo tutti quanti, ve lo potete scordare.
"Ali".
"Vaffanculo!" Impugno Ametista a due mani e la spacco letteralmente in testa al Nordro che mi sta facendo perdere tempo. La parte superiore della lama salta via, così come il corno di bisonte, yak, bue muschiato o quello che cazzo è che spunta da quell'elmo di merda: quella inferiore si ferma all'altezza dell'occhio, giusto in tempo per essere spinta dentro dalla più grossa martellata di polso che io abbia mai sferrato in tutta la mia vita. Continuo a colpire il pomolo due, tre, quattro volte, finché quel maiale di Norsyd non sanguina più di Annie, quindi prendo la sua arma - una spada! una volta tanto mi ha detto bene - e mi avvento sul suo comandante, affiancando Garruk.
Il Nordro, vedendoci in due, comincia ad arretrare: se pensa che gli farò guadagnare terreno si sbaglia di grosso. Ti rode il culo che ti ho rovinato il duello, eh stronzo? Sai quanto me ne frega! La prossima volta che sfidi qualcuno a singolar tenzone vedi di lasciare il martello sputafulmini a casa.
Ma Garruk mi trattiene, impedendomi di avanzare. I lampi fanno nuovamente la loro comparsa intorno alla testa del martello e d'un tratto mi sento pervasa da scariche elettriche. "Stai lontana più che puoi da quell'arma", mi dice con il filo di voce che ancora gli resta. Capisco che deve averne prese parecchie, di quelle scariche: è un miracolo che si regga ancora in piedi.
Il nostro avversario approfitta di quella pausa per guardarsi intorno: i nostri si stanno battendo valorosamente, ma adesso i Nordri sono di più. Tutta colpa dei danni provocati da quell'attrezzo maledetto. L'unica speranza che ci resta è togliere rapidamente di mezzo il capo.
"Sei pronto, Garr?" esclamo, quindi scatto in avanti senza neanche aspettare la sua risposta. Aspetto le scariche da un momento all'altro, ma non arriva nulla: il Nordro si limita a parare i nostri colpi e ad arretrare. Evidentemente persino lui ha difficoltà a gestire due avversari che lo incalzano: o forse punta solo a tenerci occupati lontano dalla mischia che vede i suoi uomini in netta superiorità numerica. Il tempo passa: riesco ad andare a segno un paio di volte, ma il grosso dei danni è assorbito dall'armatura. Intorno a me sento le urla di Joden, di Manu, di Annie... Stupida Ani, ti avevo detto di restare dietro a quel cazzo di cespuglio! Garruk ha preso troppe scariche, riesce a malapena a tenersi in piedi. Come ne usciamo? Pensa, Ali, pensa finché ti resta ancora un pò di terra ti sotto ai p...
D'un tratto mi rendo conto di dove siamo e la speranza, per quanto flebile, si presenta di fronte ai miei occhi. In condizioni normali sarebbe un lavoro perfetto per Garruk, ma per come sta messo adesso non potrebbe mai farcela: non mi resta che farmi aiutare dal mio amico Nordro, sperando che ci caschi... in tutti i sensi: altrimenti siamo morti.
Se c'è un momento nella mia vita in cui vale la pena pregare è certamente questo: divina Ilmatar, infondi un pò della tua infinita misericordia nella stronzata che sto per fare. Prendo una bella rincorsa, impugno la spada con entrambe le mani e sferro un poderoso fendente all'altezza della testa del mio imponente avversario, che lo schiva senza difficoltà: i miei stivali affondano nella neve, raggiungono il ghiaccio sottostante e mi fanno scivolare in terra proprio di fronte a lui. Osservo il suo martello sollevarsi sopra di me, quindi calare a velocità inaudita verso la mia faccia. Mentre chiamo a raccolta tutte le forze che mi restano per schivare quel colpo mi torna in mente il frastuono dell'elmo di Jimbo, l'immagine della sua testa in frantumi sulla neve... E' quella la fine che sto per fare?
CRACK!
Il martello malefico colpisce con violenza inaudita. Lo spostamento d'aria mi schiaffeggia la guancia, facendomi presente che sono ancora viva. Fino a qui tutto bene, adesso non resta che vedere se io e questo Nordro abbiamo rotto il ghiacc...
CRAAAAAACKK!
Ok, a quanto pare il lago era MOLTO più esteso di quanto non...
CRAAAAAACKK!
Oddio che freddo.
ODDIO CHE FREDDO.
Addio.
[...]
"Zia, mi senti?"
Un freddo boia. Ecco cosa sento.
[...]
Quando riprendo conoscenza sono avvolta in una specie di bozzolo di lana caldissimo: forse sono morta, penso, e il paradiso altro non è che il ventre bollente di una gigantesca pecora; considerando il freddo che ancora sento nelle ossa, forse non potrei desiderare di meglio.
Poi apro gli occhi e metto lentamente a fuoco la faccia di Van china su di me. Dietro di lui mi sembra di sentire lo scoppiettare di un fuoco: la stanza è pervasa da un odore di legno, resina e minestra calda.
"Allora? Hai finito di fingerti morta?"
"Dove... dove sono?"
"Alla Locanda del Puma: nella mia stanza, per la precisione: la tua era un casino...".
"Lo stronzo... lo stronzo col martello..."
"Si, lo so: è Garzone che sta riparando una gabbia. Non farci caso."
"No... dico... il Nordro..."
Ci pensa un pò, poi scuote la testa. "Non abbiamo trovato nessun Nordro con un martello: probabilmente s'è dato insieme ai sopravvissuti, a meno che non sia finito sul fondo del lago".
Già, il lago. Mi guardo intorno: i vestiti sono piegati su una sedia poco distante. Nessuna traccia della mia armatura. Il bozzolo di lana che sentivo altro non è che una coperta pesantissima che mi avvolge completamente. Improvvisamente mi viene un sospetto atroce. "Ma... sono nuda?"
"Ci puoi scommettere! L'alternativa era farti morire congelata. E poi chi l'avrebbe sentito Barun?"
Scuoto la testa. Grosso errore: mi fa un male cane. "Gli altri... come stanno?" Nel pronunciare queste parole mi rendo conto che sto - anzi stiamo - rivivendo quel terribile giorno di agosto in cui è morto King e l'ansia torna prepotentemente ad assalirmi.
"Una cosa alla volta, zia... Anche stavolta sei viva per miracolo".
Oh Dèi, quanto detesto quella sua espressione: l'ultima volta che l'ho vista Roy era disperso, un sacco di compagni erano morti e la mia faccia era andata a fuoco. Sento le forze che iniziano a mancarmi. Non voglio rivivere quel momento... non di nuovo.
"Annie... Garruk..." balbetto. Almeno loro, per favore: almeno loro, Ilmatar. Me lo devi, troia: lo sai che me lo devi.
Van annuisce. Sento la sua mano calda contro la mia guancia. "Stanno bene, Sergente: li hai salvati. Li hai salvati quasi tutti. Ora riposati, però".
Anche volendo, non potrei fare altro: sento che il ventre di pecora torna ad avvolgermi le membra, trascinandomi nuovamente nella soffice coltre del sonno.
"Avanti, troia... fatti un favore e dicci dove stanno".
La sua rabbia mi colpisce in testa e al ventre, con la prima falange aperta per non lasciare segni. Il "metodo militare", così lo chiamava Varchmann quando riteneva che gli avessimo disubbidito: la tecnica ideale per punirci senza rovinare la merce. "Sei così piccola", mi disse una volta: "se perdo il controllo rischia che ti faccio fuori". Poi mi accarezzava i capelli, come per scusarsi: scuotendo la testa, dicendo che non avrebbe mai voluto farlo ma che l'avevo costretto. Che ero la sua bambina.
Fai del tuo peggio, Matt: se ripenso a quelle nocche conficcate sotto al mio diaframma, al terrore che incutevano quelle carezze, i tuoi colpi scoordinati mi sembrano poca cosa. Quanti anni avevo, allora? Diciannove, forse venti. Io e Giada eravamo le bambine, Mira e Zyra le più grandi. E poi arrivò lei. In pochi mesi riuscì a negoziare un accordo impossibile, riscattando gran parte della dignità che sembravamo aver perduto per sempre: nessuno avrebbe più potuto toccarci, se noi non lo avessimo voluto... neanche Varchmann. Fu lei a convincerlo che saremmo potute diventare anche noi dei buoni soldati: così fu. Un plotone scelto, con un sergente capace e un compito preciso: resistere e far resistere, a qualsiasi costo e con ogni mezzo necessario.
Adesso capisci perché non hai speranze, Matt?
"Allora, zoccola? Dove cazzo si nascondono quel verme e la sua puttana?"
"Fà attenzione a non ammazzarla, Matt: se muore è un casino..."
"Sai quanto mi sposta se muore questa stronza? Tre minuti: quelli che ci metto a trascinarla da qui al molo prima di buttarla in pasto ai pesci."
Li osservo sghignazzare e provo pena per l'esercito di Uryen, un tempo fiero protagonista delle lande di Feith e oggi ridotto a queste squallide manifestazioni di virilità strozzata ai margini di un ducato che lo disprezza. Se dobbiamo resistere è anche per il bene di chi verrà dopo questa miseria. Il mio sguardo si alza a incrociare quello di Zyra, che mi osserva con le lacrime agli occhi: i colpi che questo derelitto sferra al mio corpo sono diretti anche a lei. Non diamogli soddisfazione, sorella: lasciamolo sbracciare come un naufrago nel mezzo dell'oceano ignoto.
"Pensi di essere furba, vero? Non lo sei affatto. Il vostro pappone e la vostra divina protettrice vi hanno lasciate indietro per salvarsi il culo... ma tu, stupida troia idiota, sei talmente imbecille da non riuscire neanche a vendicarti!"
Nello sferrare il colpo successivo la sua frustrazione ha la meglio sull'autocontrollo: il pugno mi colpisce alla bocca dello stomaco, facendomi annaspare e lasciandomi in bocca il sapore del sangue. La mente è allenata ma il corpo, ahimé, è rimasto quello che uscì dal Monastero delle Supplici una veste bianca e una vita fa: se non mi invento qualcosa questo povero inetto rischia di ammazzarmi.
"Questo l'hai sentito, eh zoccola? E ancora non è niente..."
Aspetto che la sua mano si sollevi ad annunciare il prossimo manrovescio in testa, quindi alzo il mento di scatto per accogliere quel dorso nodoso sullo zigomo destro. Il risultato va oltre le mie più dolorose aspettative: un centro quasi perfetto, cui fanno letteralmente eco lacrime e sangue. Zyra lancia un urlo, subito seguito da un apprezzamento assai poco felice sulle capacità amatorie dell'autore del capolavoro. Matt neanche la sente, intento com'è a cercare di capacitarsi di quanto appena accaduto.
"Ma che... ma che cazzo fai? Stupida puttana, neanche di startene ferma sei capace..."
Quando vedono il sangue si impressionano sempre. Non certo per noi, sia chiaro, ma perché quell'esito imprevisto rappresenta la prova della loro imperizia. Lo sguardo attonito di Matt è quello del bambino che rompe le uova che gli hanno chiesto di ripulire: si guarda intorno, cercando qualcuno a cui addossare la responsabilità prima che la mamma arrivi ad accorgersene. Chi sarà la mamma di Matt? Non certo il suo compagno, che si limita ad alzare le spalle come un cuginetto dispettoso.
"Eccallà, lo sapevo: hai fatto la cazzata. Milady si era raccomandata di non esagerare..."
Milady, dunque: buono a sapersi.
"E' che questa troia s'è mossa! Non l'hai visto?"
"Ah, no, io non ho visto niente: affari tuoi". Il compare di Matt si alza in piedi, facendo segno che è meglio finirla qui. Meno male: ho un gran bisogno di mettere dell'acqua freddissima sull'occhio.
Mentre i due screanzati corrono giù per le scale a litigarsi la porta Zyra mi guarda, scuotendo la testa: "tu sei matta", mi sussurra un pò a gesti e un pò sottovoce. Le rispondo con una linguaccia: "ben addestrata, semmai!" Aspetta pazientemente che la benda bagnata sia pronta, poi viene a stringermi forte.
"Non voglio più vedere una scena simile: promettimi che non lo rifarai mai... mai!"
"Beata te che ci vedi ancora!", le rispondo schiacciandomi il fagotto bagnato sulla tempia. Ridiamo di gusto, abbracciate strette, mentre le ombre della sera scendono a inghiottire il porto deserto. Un ululato riecheggia in lontananza: a giudicare dal vento, penso che venga da un luogo al di là del fiume. Là fuori, da qualche parte, c'è chi è ancora più solo di noi. Resisti, Giada: presto verremo a prenderti.
"Sai una cosa, Lalla?"
"Cosa?"
"Mi sa che abbiamo finito i soldi..."
"Pure?"
"Già..."
"Non è la prima volta... eppure ce l'abbiamo sempre fatta, no?"
"Si."
"E allora non ci pensare: domani è un'altro giorno...".