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« Il torto ci darà ragione »
- Colin Tarr -
 
Il Processo di Kotaros
Quando una carica frontale non basta
Kotaros
La configurazione tattica eccellente, dal punto di vista strategico, consiste nell’essere privi di configurazione tattica
creato il: 01/12/2013   messaggi totali: 4   commenti totali: 14
30948 visite dal 01/12/2013 (ultima visita il 18/04/2024, 22:26)
19 marzo 517
Sabato 10 Gennaio 2015

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Ah, la guerra! L'apogeo dell'improvvisazione e del dilettantismo, il luogo di romor o da giullare in cui qualsiasi contadino in forza d'agitare un battigrano ardisce a darsi le arie del guerriero. A chi spetta l'arduo compito di porre mente alla bonifica di cotesta palude, spartendo con la dovuta contezza il probo dal licenzioso, il parco dal millantatore, il disgraziato dal beato?

Non certo alla disamina, la quale rifugge per sua natura il ruolo di iudex né potrebbe surrogare in alcun modo il duro e complesso ufficio di ben altri magistrati. A riprova di questo è opportuno rammentare le parole che il grande stratega ebbe a pronunziare al cospetto dell'incomparabile Avilius Dagor: non potest arbiter, inter alios iudicando, alterius ius mutare. Tanto l'interpretazione della suddetta, quanto la poc'anzi menzionata opera di distinzione, lasceremo con piacere nelle capaci mani del diritto militare, limitando il nostro contributo alla dispensa di alcune specifiche riflessioni scaturite dall'osservazione degli ultimi accadimenti.

Spetterà alla storia proferir sentenza su tale nostro modesto contributo, addossandoci l'eventuale merito d'aver tratto in salvo vite, mutato frivoli entusiasti in saggi soldati ovvero inciso sul dipanarsi o meno di qualsivoglia evento futuro.



Baaz Hardin (Sergente Maggiore, Esercito di Feidelm)

Non ha certo bisogno di presentazioni. Al tempo stesso gli andrebbe senz'altro a genio, mi si grazi la metafora, che i dadi della sorte lo tenessero maggiormente in conto. Ma delle sventure del nostro avremo modo di discutere più avanti. Inizieremo bensì rendicontando di come egli abbia svolto compuntamente il pur banale compito di condurre i soldati di Uryen presso il magistrato di Feidelm, senza peraltro privarsi del gusto di dispensare qualche trovata. Degna di menzione la frase pronunciata ai danni del soldato semplice Colin: "Io prima ti faccio costruire la forca e poi ti ci faccio appendere da solo", scotto che egli non esiterebbe a comminare al soldato che mancasse al suo cospetto. Parimenti meritevole di nota è l'opportunismo mostrato nel breve scontro sulle colline sulla via che conduce al cariceto: ci riferiamo indubitamente a quel "cazzo se si arrendono adesso!", con cui il nostro accompagnava un colpo di spada nell'interiora d'un avversario mentre questi meditava il da farsi a seguito dell'anatema pronunziato da Engelhaft.
Maestro nelle rinomate arti dell'analisi dell'ovvio - "ho l'impressione che chiunque sia stato, qualunque cosa abbia fatto, ci sia venuto a cavallo: a venti metri da qui ci sono tracce di cavallo" - e della derisione dell'altrui avversario: "Avrà un mese per meditare sul fatto che è una sega", chiosando il duello tra un Kraighar di Uthun e il comandante del battaglione Talon. Accetteremmo a questo punto l'emendamento di chi volesse opporre che, trattandosi di un soldato, sarebbe impietoso giudicarlo altrove che sul campo di battaglia: se non fosse che è proprio quel contesto a ritorcerglisi maggiormente contro.
Grande è il nostro scoramento nell'osservarlo al Crach-Tor mentre distrugge l'arma d'ordinanza al primo contatto col nemico (2-2-2) per poi sfoderare la seconda e tosto cadere da cavallo (1-1-1). Tornato in piedi privo di avversario, ormai irrimediabilmente sciamato nelle retrovie, cerca facile preda affiancando il soldato Colin, sotto i cui occhi già spettatori del pregresso è lesto a consumare uno scempio ulteriore (5-5-5) impedendo a entrambi di aggredire un singolo avversario in difficoltà.
Di questi eventi apparentemente scollegati la disamina non può che discernerne l'evidente contrappasso, ammirando come la sorte abbia scelto di porre a testimone delle infauste gesta del nostro proprio colui che da questi venne redarguito sulle pratiche di malcostume in ambito marziale. Ben seppe guardarsi da queste grame figure Avilius Dagor quando ebbe a pronunciare una delle sue frasi immortali: Imperare sibi maximum imperium est. Ci auguriamo che il sergente possa farne tesoro. DELETERIO.

Momento topico: « E' stato un piacere comandarvi »: il piacere è tutto tuo.

Baaz Hardin - Immagine



Kurt Baecker (Soldato Scelto, Esercito di Feidelm)

Sovente appellato altresì ''zazzera'' o ''sorriso''. Nell'osservarlo si apprende con sollievo che le cattive acque in cui versa il sergente non hanno ancora avvelenato la sua truppa: il milite al cui cospetto ci troviamo ci sembra completo nell'equipaggiamento e versatile nel ruolo, generoso negli interventi e capace di incidere opportunamente sullo scontro.
Al tempo stesso sussistono talune imperfezioni, probabile retaggio del summenzionato ed imperìto addestratore: qualche mancanza degna di nota nella disposizione tattica lo porta talvolta a effettuare scelte non ottimali. La manifesta predilezione per il combattimento a cavallo lo spinge a cercare la sella anche a costo di demandare la prima linea a compagni feriti o altrimenti meno abbienti, come in occasione dello scontro al Crach-Tor. Equitem equus non facit, così soleva dire Avilius Dagor: difficilmente incontreremo rappresentazioni altrettanto vivide di tale sempiterna verità. CAVALLARO.

Momento topico: quando cambia tre avversari a Crach-Tor nel giro di pochi round, rischiando a lungo di non ucciderne nessuno.

Kurt Baecker - Immagine



Mary Genner (Soldato Scelto, Esercito di Feidelm)

Raramente sono a mio agio quando la disamina mi spinge a esprimermi nei riguardi delle componenti meno marziali dell'esercito. La storia è quantomai avara di nozioni sulle soldatesse al fianco di Avilius Dagor, ed è nostra opinione che non si tratti certo di un caso. Ma non siamo qui per condannare né per operare discriminazione alcuna, nel bene e nel male: oggetto di osservazione della disamina è la sostanza, non certo la forma (o le forme).
Curiosamente, anzi, la prima a violare tale assunto è la nostra soldatessa, fin dalle sue prime battute rivolte a Kailah: ''non sembri un soldato''. ''La sai usare la spada?'' ''Vogliamo parlare di fidanzati?''. Tale è, ahinoi, l'evidente paradosso della donna soldato: tanta è la sua foga di spogliarsi degli abiti femminili per marcare la differenza rispetto alle muliebri interlocutrici che finisce immancabilmente per mettere in mostra tutte le sue forme. Straripanti, invero, nel suo mostrarsi intransigente con la recluta Ian; isteriche, nelle successive conversazioni con Kailah. Sopra le righe, come il colpo di spada con cui incastra la sua arma nel corpo del suo disgraziato avversario nella battaglia al Crach-Tor; grossolane, quando in più d'un occasione si lascia sfuggire i suoi avversari salvo poi rincorrerli con l'ansia di una sposa abbandonata sull'altare; insicure e al tempo stesso puerili, come la compulsiva ricerca di trofei per sé e per gli altri, coltivando forse l'effimera speranza che possano il gingillo o la reliquia garantirle quel rispetto così ambito eppur così distante da quanto le sue azioni riescono a ghermire.
Non resta altro da ricordare se non la sentenza lapidaria con cui il grande stratega che accompagnò Dagor, del quale abbiamo ahimé perduto il nome ma non un briciolo della sapienza, rispondeva a chi chiedeva a gran voce una qualsiasi onorificenza: Arma ornata inutilia, ovvero: se pensi che la tua armatura serve soltanto a reggere medaglie, significa che è giunto il momento di toglierla. Siamo certi che siffatto epilogo farebbe la felicità di molti. SOVRABBONDANTE.

Momento topico: « Facciamo così, tu ora questo cavallo lo ammazzi e poi ammazzi anche te stesso... » (alla recluta Ian). Giusto per essere certi di non sbagliare.

Mary di Feidelm - Immagine



Ian Fegelein (Soldato semplice, Esercito di Feidelm)

Concludiamo la disamina del reparto di compagnia Fangzahn facendo rapida menzione dell'ultimo arrivato, che poi é anche il primo che rischia di andarsene per qualsivoglia ragione: il già citato Ian Fegelein. Il nostro non deve andare a genio agli storiografi, non essendo noto che come degno bersaglio delle angherie di Mary o per la sua tendenza ad ubriacarsi durante le giocate a dadi, nonché per gli atavici problemi con il cavallo.
La sua inconsistenza è tale da tenerlo al riparo dagli onori delle cronache fino al momento della sua uscita di scena. Non ci sentiamo tuttavia di criticarlo in alcun modo, attribuendo la sua evidente imperizia al tutt'altro che encomiabile operato del summenzionato sergente. ATOPICO.

Momento topico: nessuno.



Kain Werber (Tenente, Esercito di Uryen)

Il grado di Tenente evoca inevitabilmente grandi aspettative, non di rado disattese quando dal luccichio delle mostrine si passa alla mera pratica dei fatti. Non pensiamo sia il caso di questo ufficiale, che ha saputo finora tenere fede alle aspettative mostrandosi sempre ragionevole nelle decisioni e risolutivo negli scontri. E' di certo palese la poca dimestichezza con certi argomenti da studiosi: ma la disamina, così come Kain Werber, non si occupa di filosofia né trova interesse nel perseguire altre teorie che quelle connesse all'uso della spada. Della quale il nostro ha indubbiamente grande contezza.
Null'altro ci spetta di fare se non di eccepire su una certa abitudine, propria del nostro, a dotarsi di eccessivo scrupolo nell'amministrazione dello scontro nel momento in cui questo si approssima alla sua vittoriosa conclusione. Si prendano ad esempio gli scontri con i risvegliati, dapprima nei dintorni di Muddan quindi in quel di Lamaynn, dove il tenente mostra un certo imbarazzo nel porre fine alla contesa, sottraendo così la propria lama alle azioni susseguenti. Imputiamo tale scrupolosità, opinabilmente eccessiva, alla ferma volontà di non lasciare quartiere ad avversari pericolosi anche quando vinti, menomati o altrimenti brancolanti.
Giunti a questo punto avrà certo di che stupirsi colui che pensasse di trovare in cotesta analisi una lettura critica nei riguardi della tendenza, certamente riscontrabile nel nostro, a mantenere vuoto il bicchiere. Rispondo a tale stupore con una massima dello stratega: meglio del buon vino dentro una brocca che un cattivo soldato dentro una corazza. Vi passi per la testa di diventare soldati decenti invece di perdere tempo a pensare a cosa scorre nel sangue degli altri. ALLAPPANTE.

Momento topico: « Cacciato dalle nenie del nostro beneamato inquisitore, che comunque ringraziamo. ». Non tutti i mali vengono per nuocere.

Kain Werber - Immagine 1



Stern Rock (Sergente, Esercito di Uryen)

Secondo in comando tra i soldati di Uryen di stanza in quel di Amedran: sulle sue spalle gravano i meriti e le responsabilità delle prestazioni dei soldati appartenenti al suo plotone.
Ha poche occasioni di mostrarsi, costretto dal fato ad operare nei luoghi più tranquilli del conflitto. Mostra comunque notevole tempra e una certa disposizione d'animo nel momento in cui si trova di fronte un Kraighar di Uthun, cui si rivolge nei modi consoni a un sottufficiale di origine rurale, nonché, pochi istanti dopo, nell'esortazione apotropaica con cui spinge alla preghiera i componenti della sua squadra. RUSPANTE.

Momento topico: « Se avete domande, tenetevele ». Tanto per fugare ogni dubbio.

Stern Rock - Immagine



Sven Herzog (Soldato scelto, Esercito di Uryen)

Soldato dalle caratteristiche interessanti. Parla poco e mena tanto, qualità di certo rare in un esercito di contadini. Degno interprete di un duello contro un avversario più capace di lui nei pressi del Porto di Uryen (a tal proposito: a chi attribuisce l'esito dello scontro all'operato delle prostitute locali rispondo: non date retta. Le scuse servono solo a rendere più ridicola la sconfitta). Meritevoli anche le prestazioni al Crach-Tor, dove ha la meglio su due avversari in rapida successione, e nelle molte spedizioni ai danni dei risvegliati nei dintorni di Muddan.
Volendo cercare il pelo nell'uovo può ravvisarsi una certa distrazione nei riguardi di fatti comunque accessori e una aperta idiosincrasia nei confronti di talune questioni legate all'ambito onirico, filosofico, occultistico, religioso, superstizioso o altrimenti mistico: ma, come detto, ciò che molti vedono come un difetto è salutato da altri come un indubbio pregio. Confessiamo senza tema di trovarci a buon partito in compagnia dei secondi. GRANITICO.

Momento topico: « Vedo un tumulo! » (in vista dei Kairn di Grauth). Casa dolce casa.

Sven



Kailah Morstan (Soldato scelto, Esercito di Uryen)

Soldato complesso e dalle molte sfaccettature. Vi è chi, pur apprezzandone il viso e le forme, scuote la testa nel non vederle calzare i parametri con cui è abitualmente d'uopo giudicare un soldato. Di contro si dà il caso di chi si compiace nel vedere incarnate in una così graziosa figura tali e tante virtù militari: arciera, spadaccina, esperta di arti magiche nonché provetto falegname. Infine giunge chi si costringe a superare ciascuna di queste apparenze, giungendo così per primo a vedere la realtà dei fatti. La quale è anch'essa complessa e contraddittoria.
Mi si perdoni una necessaria premessa: la pratica militare è spesso crudele nei confronti del soldato ibrido, in quanto tende a naturalmente ad esaltare le sue qualità migliori deprimendo nel contempo le peggiori. La versatilità e la diversità sono malviste dalla coscrizione e dalla disciplina e la ragione è presto detta: chi di voi affiderebbe la sua gamba nelle mani d'un dottore non ottuagenario, sapendo ch'egli è anche maestro d'armi nonché esperto di mercati e mercanzie? E chi avrebbe l'ardire di salire sulla nave di un marinaio nel momento in cui questi si rivelasse come un assiduo praticante di mille e una ulteriori discipline? Non certo l'esercito. Il quale non è abituato a porre più che un'unica domanda, aspettandosi nel contempo una singola risposta efficace.
Nel caso di questa soldatessa di belle speranze possiamo dire che le risposte realmente efficaci sono essenzialmente due: l'arco e i trucchi di magia, stendendo sul resto un più che pietoso velo. Non che ci sia nulla da vergognarsi, specialmente se si è in grado di colpire la testa di un nemico da venti metri e di accendere un fuoco senza pietra e truciolare. Azioni compiute più volte nelle numerosi escursioni intorno a Muddan e poi in quel di Lamaynn. Ebbe dunque stranamente ragione Baaz Hardin - e non è cosa che ripeterò spesso - nell'esclamare: « con soldati come questi di guerre ne vinciamo due ». Facendo ben attenzione a non includere se stesso.
Ma può forse la disamina descrivere una rosa senza curarsi di vederne le spine? Solo un folle o uno sprovveduto potrebbe pensarlo. Ed è per questo che non possiamo non sanzionare l'eccessivo zelo con cui questa promettente soldatessa ha preso a perseguire stolidamente la via del sogno e delle creature immonde e inverosimili, cedendo alle lusinghe delle loro adulazioni - il proverbiale "buon profumo", puerile blandimento da vezzeggiatore - e accarezzandone l'appetito con lo sfoggio di riconoscenti manifestazioni di potere. Di fronte a questo florilegio di debolezze prettamente femminili non possiamo far altro che scuotere la testa, ricordando nel contempo un'altra massima immortale del profeta che sembra fatta su misura: mulier recte olet ubi nihil olet, ovvero: la donna degna di questo nome ha un buon profumo quando non ha alcun profumo. E' evidente che il monstrum non è di questo avviso, essendo il suo complimento unicamente buono per una donnaccia: ci auguriamo che Kailah possa palesarglisi in ben altro modo. ESIZIALE.

Momento topico: « Sai se ora dò fuoco al fantoccione così, per scherzo... » Scherza coi fanti, ma lascia stare gli ierofanti.

Kailah - disegno 01



Engelhaft Todenehmer (Soldato scelto, Esercito di Uryen)

Giungiamo infine all'ultimo, solo per capriccio del caso, componente del plotone il cui stendardo guarda ad Uryen. Di parlare di cotesto milite ebbi già modo in passato e i più ricorderanno che non si trattò d'una menzione lusinghiera. Che si dica subito, senza inutili patemi: il coraggio è come una donna, o si possiede o è d'altrui appannaggio: allegoria entro cui Engelhaft, invero, giammai dismette le vestigia da presbitero. Altro non può fare la disamina che prenderne atto, costipando la sua valutazione entro i modesti ambiti del contributo che giunge dal suo bastone. Arma con la quale il nostro non manca comunque di manovrare con cospicuo mestiere, come mostrano gli scontri nelle vicinanze di Muddan.
Duole quindi in particolar modo quando all'ordine marziale si vede opporre la scappatoia, quando innanzi al dovere viene levato il pretesto, quando la strategia è messa in imbarazzo da una cronica mancanza di puntualità. Non smarrisca il lettore il senso della nostra analisi: non può darsi esercito senza retroguardia, come non v'è spedizione dotata di senno che si dia marcia anteponendo i muli ai cavalli, le salmerie ai fromboli, gli speziali ai guerrieri: qualcuno deve restare indietro, specie che sia medico o sacerdote. Ma che sia il vitello magro a far cenno al macellante di non adoperargli la lama, volgendo speranzoso lo sguardo verso il di lui pingue fratello, è questo che ci fa scuotere il capo. Non s'adoperi il soldato nello svolgere il mestiere del comandante!
Ciò detto, il capitolo potrebbe dirsi concluso: eppure, nel rispetto l'obiettività che contraddistingue la mia analisi, faremo menzione dell'ottimo impulso che prese al nostro nei riguardi del Kraighar di Uthun nel momento in cui questi ebbe a presentarsi a Muddan: una frase così poderosa da costringere il mostro a rotolarsi giù dalla scarpata, a riprova che la lingua ferisce più della spada. RITARDATARIO.

Momento topico: « Kayah, Signora della Notte, poni fine a questo incubo! » . Mai visti tanti sogni dopo questa frase.

Engelhaft Todenehmer - Immagine 1



Colin Tarr (Soldato semplice, Esercito di Uryen)

Che dire di questo giovane virgulto proveniente dalla lontana Greyhaven? Prometteva bene ma si è smarrito presto, perso nei meandri della scienza morbosa. La guerra invero è spesso teatro di oscene e grottesche pulsioni: taluni vengono ossessionati dal suo splendore, talaltri dall'ineluttabilità delle sue macabre danze. Scivoloni che abbondano tra la milizia, quasi vi fosse una malsana convinzione che il miope abbia diritto a una ricompensa in luogo del vedente. Non staremo adesso a tentar di discernere ove Colin abbia posto mente, assodato che sia non sia certo nell'elsa del suo stocco. La vexata quaestio sia, piuttosto, se la disamina abbia o meno a tener conto di certi sordastri, più che soldati. La risposta è, di rimando: certo che si. Tanto più che il nostro non è sprovveduto nel maneggiamento dello stocco, avendolo manovrato con rara perizia fin dal primo scontro e reiterando quindi la medesima nell'ampio novero dei susseguenti. Il che ci fornisce appieno il diritto di essere sinceramente dispiaciuti, giacché non v'è peggior sordo di chi rifugge per sua scelta di udire il suono del corno in favore del canto della prima sirena che passa.
Ascolti dunque Colin il nostro modesto ammonimento, rifiutando ogni goffa profferta di fidanzamento impartita dal di lui medesimo onirico vagare e declinandone testé il relativo anello, tornando piuttosto a brandire lo stocco. Cerchi inoltre il consiglio di qualche soldato capace e smaliziato sulle opportune modalità di approccio, ché fiutare una donna al primo appuntamento è come rompere a testate il guscio di una noce: poche speranze di mirarne il corpo nudo, assai di fare o farsi male. INDISCRETO.

Momento topico: « Credo sia importante che io sappia come mai è per te così importante lavarti » (a Annie). Sempre meglio fugare ogni dubbio.

Colin Tarr - immagine



Vodan Thorn (Soldato semplice, Esercito di Uryen)

Tanto abile quanto fortunato, questo soldato svolge con mirabile naturalezza tutto il contrario di quel che deve fare chiunque ambisca a portare a casa la pelle. Desiderio che gli è evidentemente precluso, stante la foga con cui supplica guerrieri e risvegliati di togliergli la vita, speranza che non tarderà a palesarsi in ogni caso.
Alla disamina non resta che osservare con lo stupore di chi, trovandosi in un cimitero, s'imbatte in quelle azzurre fiammelle che talvolta adornano le fosse dei morti: tanto grande è la meraviglia nel vederle brillare, quanto assoluta è la certezza che svaniranno entro l'alba. Nell'attesa dell'inevitabile ci sentiamo comunque in dovere di battere le mani. SCAVEZZACOLLO.

Momento topico: « C'è una notizia buona e dodici cattive. » E il bello è che quella buona neanche c'era.

Vodan Thorn - Immagine 2



Annie Volvert (Soldato semplice, Esercito di Uryen)

Graziosa contadinella dal fiero cipiglio e di modeste, seppur non insulse, doti militari. Degna di menzione con lo schioppafrecce, seppur messa in ombra dagli altrui risultati. Irrilevante con il gladio, come la massima parte delle sue muliebri compagne. Oggetto di attenzioni morbose da parte del soldato Colin. La disamina tende ad essere impietosa con le donne, quindi non stupiremo alcuno nel considerarla un elemento di distrazione più che una risorsa: abbiamo già reso noto di come lo stratega fosse restìo a fidarsi di quei soldati che si feriscono da sé una volta per mese, figuriamoci cosa avrebbe detto di questa pastorella che sanguina ogni giorno. Se davvero i Risvegliati non mostrano interesse ad attaccarla, la si mandi piuttosto a raccogliere legna e provviste nel bosco. FRAGRANTE.

Momento topico: « mi hanno visitata in tanti, ormai non ci faccio più caso. » La soldatessa alla visita militare.

Annie Volvert - Immagine



Inga Stern (Soldato semplice di Grauth)

Niente male davvero. Se gli anni non avessero avuto così facile gioco ad accumularsi sulle mie spalle sono certo che anch'io, come molti soldati di Uryen, resterei colpito da un soldato così particolare. Al tempo stesso non sarei comunque stolto come quei fagiani che, pur di non smuoversi dal loro nido d'amore, giungono a farsi trafiggere in coppia dalla medesima freccia. Tenga a freno il soldato la fibbia della sua cintura, ché non v'è disposizione d'animo peggiore con cui recarsi in battaglia di quella dell'amante ansioso per l'incolumità della sua dama. Ma nel mentre che le pronunzio, so bene che coteste parole sono sprecate: miglior uso ne farei a gettarle in un cespo d'ortiche.
Poco altro ci tocca dire d'un milite ancora per lo più ignoto: ma che quella spada snudata contro il Risvegliato dal volto di gesso non ci abbia convinto affatto, questo lo esclameremo senza tema d'essere smentiti: e con altrettanta fermezza condanneremo le poche ma tignose affermazioni cui peraltro è stata tosto volta la gabbana, giacché di quelle creature mitologiche che di giorno si annoiano e di notte si nascondono dietro lo scudo non sappiamo che farcene. O forse si, ma non riguarda certo la nobile arte della disamina. FATUA.

Momento topico: « Preferisco fare io i morti, non che i morti vengano a farmisi. » Chi la fa la necrospettri.

Inga - immagine



Ingmar Brudde (milite di Muddan)

Ah, la guerra... Mestiere amaro per chi d'altri mestieri sia maestro. Né di certo è imputabile leggerezza alcuna nei compagni dello sventurato, giacché forte e chiaro, ancorché vano, suonò nell'aere quel tremendo avviso. Amaro ufficio è quello della disamina quando, nell'inseguire il dolo, non può che reperirlo nelle mancanze del questuato. E' storia che il nostro mancò non una, ma due occasioni di strapparsi di dosso il fardello della morte. Seppelliamolo dunque senza rimpianto alcuno e che la sua dipartita possa muovere a maggior prudenza chi non teme d'avventurarsi per selve infestate. INFAUSTO.

Momento topico: « Occhio a destra! ». E più non dimandare.

Ingmar Brudde - Immagine



Elmo Mardin (milite di Muddan)

Successore di Ingmar alla guida del gruppo, si mostra financo nel nome risoluto a non voler calcare le orme del suo sventurato predecessore. Più facile a dirsi che a farsi, giacché viene miracolato dall'armatura durante la sua prima sortita. A Muddan ha modo di mostrarsi un valido manovratore di carriole, appiccando il fuoco che sarà d'impaccio ai brancolanti. Si intravede quindi sullo sfondo di qualche scaramuccia, ove però non marca impronte degne di nota. Per la rimanenza, svolge con decoro le sue mansioni di guida. Sospendiamo il giudizio, ma nel contempo avvertiamo: può brillare. In tutti i sensi. MIRACOLATO.

Momento topico: « Sto bene, l'armatura ha retto! ». Non offenderti qualora volessimo controllare.

Elmo - Immagine



Tico Pock (milite di Muddan)

Trattasi del sacripante fratello di Elmo, protagonista carismatico della difesa sulle barricate di Muddan in virtù dell'assetto solo apparentemente anomalo: due asce e un arco. Ammoniamo senza indugio colui che si stranisca, mostrando egli di razzolare nella medesima ignoranza del contadino che si pasce d'ignorare quanto buono sia il formaggio con le pere: non giudichi il citrullo quel che non gli compete e colga piuttosto l'occasione di imparare dal nostro. Dal canto nostro si comprende la scelta e si plaudono i risultati, degni di nota tanto a Muddan quanto nelle schermaglie in quel di Lamaynn. Poiché altro non è dato sapere non resta che dar contezza ai quanti abbiano avuto a dire sull'inopinato cognome del nostro, che risulta agli atti fratello del suddetto Elmo. Trattasi forse d'una svista dei biografi? O va piuttosto cercata una diversa genetliaca spiegazione? La risposta è la medesima: Quisquilie. Che tali insulse diatribe siano lasciate all'appannaggio degli storici, senza sottrarre alla disamina la dovuta attenzione. Ché il cognome di Tico certo non avvince quanto il mulinare delle sue asce. CONTROINTUITIVO.

Momento topico: « abbiamo un problema, dobbiamo sfruttare più possibile le ore di luce ma dobbiamo anche capire se ci stiamo infilando in un casino o no. Se procediamo lentamente e cerchiamo tracce di eventuali mostri morti, perdiamo tempo. Se andiamo sparati rischiamo di... » Dillo con parole tue.



Kraighar Tharkun (Guerriero di Uthun)

Last but not least, come solgono cantilenare gli Elfi. A fronte d'un siffatto giannizzero non v'è alquanto da proferire, se non che è saggia mossa evitare le sue pesti muovendo il proprio passo su più battuti sentieri. Che in tale monito non abbia però a trovar discolpa chi è già trito alla pratica dell'indugio - già mi sembra di veder l'asta d'un prete volgersi al saluto - poiché certe tenzoni alfine toccano, quantunque sia opportuno esimersi dal cercarle. E fortemente dubitiamo che cotesto masnadiero, prendendosi tal briga di venire, rinunzi spontaneamente al villaneggiamento rovinoso di cui s'è fieramente reso autore.
In soccorso dello sventurato oppositore venga pertanto, ancora una volta, l'istanza imperitura dello stratega: cui contigit, nullum rictum: a chi tocca non si dispiaccia, giacché grande è l'onore che troverà nello sconfiggere un grande nemico. O quantomeno nel tentare. FUNESTO.

Momento topico: « Lascia che io ti dimostri che non sono disarmato. » Non serve, ci fidiamo.

Kraighar Tarkun - Immagine



Qui s'interrompe il novero delle nostre valutazioni. Non siano gli elogi principio d'ozio, né abbiano le censure ad esser cagion d'ira. La disamina è cieca alla faziosità, sorda al rancore e onnisciente in tutti gli altri casi. In rafforzo alle nostre parole ci preme ripetere ancora una volta l'ineffabile insegnamento degli Arcieri di Lankbow:

Don’t be an ass

ovvero: evita di accanirti contro il giudizio altrui, giacché è nelle tue mancanze che troverai il vero nemico.

E ora che ho detto e fatto non resta che ritirarmi in buon ordine, lasciandovi a meditare sulle molte lezioni apprese: quando ci rivedremo sarete soldati migliori, o non vi sarete affatto.


scritto da Kotaros , 01:59 | permalink | markup wiki | commenti (4)