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24 agosto 517
Venerdì 22 Febbraio 2008
la Regola di Kayah
Non è facile di solito da spiegare.
Ero da poco entrato al Monastero, appena un ragazzino, quando Sir Arles chiamò tutte noi vesti bianche e ci fece un discorso che lì per lì mi sembrò insieme semplice e misterioso. Semplice nella sua forma, misterioso perchè circondato da un alone di gravità e di importanza che allora non riuscivo proprio a comprendere.
"Nella nostra rinuncia risiede la nostra forza", ci disse. "La Regola di Kayah ci impone di astenerci dalla ricerca delle soddisfazioni terrene: un sacrificio alto da pagare in cambio però di una libertà incommensurabile".
Libertà incommensurabile.
Mi colpì molto il fatto che proprio nella rinuncia trovasse il fondamento la nostra libertà. E ci ho ripensato a lungo, molte volte, nelle notti difficili, nei momenti di dubbio e di debolezza che negli anni successivi hanno visitato la mia mente.
Oggi, mentre guardo dalla distanza i miei compagni di viaggio, riesco finalmente a sentire questa forza, questa libertà.
Per quanto bello e benedetto dagli Dei, il legame tra un uomo e una donna non è adatto a chi sceglie di seguire un percorso come il nostro. E' una debolezza che ti priva della libertà e della lucidità necessaria per affrontare battaglie importanti. Tanto più se la persona amata è vicina nel momento della difficoltà.
La consolazione, il conforto, la felicità non sono forza. Sono prigione.
La rinuncia è libertà.
Ero da poco entrato al Monastero, appena un ragazzino, quando Sir Arles chiamò tutte noi vesti bianche e ci fece un discorso che lì per lì mi sembrò insieme semplice e misterioso. Semplice nella sua forma, misterioso perchè circondato da un alone di gravità e di importanza che allora non riuscivo proprio a comprendere.
"Nella nostra rinuncia risiede la nostra forza", ci disse. "La Regola di Kayah ci impone di astenerci dalla ricerca delle soddisfazioni terrene: un sacrificio alto da pagare in cambio però di una libertà incommensurabile".
Libertà incommensurabile.
Mi colpì molto il fatto che proprio nella rinuncia trovasse il fondamento la nostra libertà. E ci ho ripensato a lungo, molte volte, nelle notti difficili, nei momenti di dubbio e di debolezza che negli anni successivi hanno visitato la mia mente.
Oggi, mentre guardo dalla distanza i miei compagni di viaggio, riesco finalmente a sentire questa forza, questa libertà.
Per quanto bello e benedetto dagli Dei, il legame tra un uomo e una donna non è adatto a chi sceglie di seguire un percorso come il nostro. E' una debolezza che ti priva della libertà e della lucidità necessaria per affrontare battaglie importanti. Tanto più se la persona amata è vicina nel momento della difficoltà.
La consolazione, il conforto, la felicità non sono forza. Sono prigione.
La rinuncia è libertà.