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6 Aprile 518
Sabato 29 Ottobre 2022
Ali
Dicono che eri magnifica in sella al wyrm, un'eroina degli antichi Runi tornata a sfrecciare nel cielo azzurro. Dicono che il sole scintillava sulla punta della tua lancia mentre le immense ali della bestia si dispiegavano sotto di te.
Eccomi di nuovo al tuo cospetto, Yara. Da molti giorni sapevo di ciò che ti era accaduto, eppure ho sperato fino all'ultimo che quelle di Vengar fossero solo le farneticazioni di un innalzato ormai sprofondato nella follia...ma il tuo volto è una maschera spenta e smagrita che non lascia più spazio ad alcuna illusione. Poco fa ho detto a Crystal che io e lei siamo gli ultimi Paladini di Angvard ancora in condizione di servire, e dovevi vedere con che faccia stupita ha accolto le mie parole. Sembra passata un'eternità da quando vi ho comunicato il mio desiderio di servire presso di te una volta onorati i giuramenti che mi vincolano all'Esercito di Uryen...e quel momento, almeno nel mio cuore, è finalmente arrivato: il Soldato della Fede Bohemond D'Arlac è qui per farti il suo primo rapporto.
Ti racconto allora del viaggio che abbiamo affrontato per giungere a Ghaan e dei mille ostacoli che abbiamo dovuto superare, delle cose mostruose che ancora infestano la via per Angvard e di quelle che abbiamo abbattuto. Ti riporto la notizia del sacrificio di Stephen Cork e di Rak-Jim: ho affidato la sua ascia ai difensori della Sacra affinché sia custodita con gli onori che merita accanto alla spada di Brian. La Sacra, sì, ti dico di come siamo riusciti a raggiungerla superando l'assedio dei Nordri di Ymir, della situazione disperata che vi abbiamo trovato, di come abbiamo fermato il successore di Joad Kempf prima che il suo piano per aprire una breccia arrivasse a compimento. Rimpiango di non essere stato al fianco di Brian quando avete riconquistato la Sacra, ma sono felice di aver contribuito a mettere al sicuro il frutto della vostra vittoria...quanto ai Nordri che ancora lo minacciano, ti riferisco dell'emissario che è giunto qui con noi per trattare la pace, e che smania per avere udienza da te.
La pace, già...con i predoni Nordri e con le genti di Ghaan. Perché le forze demoniache che approfittano della confusione della guerra per prosperare a danno degli uomini tutti siano infine estirpate. Perché questa terra martoriata possa cominciare a guarire. Saranno necessari compromessi dolorosi, non illudiamoci, e bisognerà trovare il coraggio di guardare con giustizia nella causa nemica e riconoscerne, al di là dei crimini e dei sacrilegi indicibili per essa compiuti, le ragioni...di guardare con la stessa giustizia alla nostra causa e trovarci, oltre alla rettitudine e allo zelo nel perseguimento di una santa missione, il difetto. "Questa è una guerra di uomini, non di Dei" ripeteva Padre Valon Treize ad Uryen, "non dovete mai dimenticarlo!" e Yara, oggi tu sei l'unica che può porvi fine dando un senso al prezzo terribile che abbiamo dovuto pagare. E' agli uomini prima ancora che agli Dei che dobbiamo questa pace. E dunque è imperativo che tu ti desti, mia Signora. Mentre rimani nella morsa di questo maleficio tutto ciò per cui abbiamo combattuto sta per andare in frantumi.
Non c'ero, quando solcavi i cieli a dorso di drago come Ilmatar rediviva. Ma quando sei accorsa in armi per difendere Angvard dai mostruosi servitori di Kraalor, il corpo e lo spirito ancora segnati dall'oltraggio subìto da Ymir, allora io c'ero, e ti ho vista coi miei occhi riprendere il tuo posto nella lotta a dispetto del dubbio e della vergogna. Hai affrontato altre cadute e ti sei rialzata, più forte di prima. Ti rialzerai anche stavolta, e tornerai a volare, Difenditrice dell'Antico Scudo dell'Eroe: i tuoi Paladini sono pronti a farsi ali per te.
17 marzo 518
Mercoledì 6 Ottobre 2021
La lezione di Hannibal
Ed eccomi qui, schiacciato sul terreno gelato, indebolito, dolorante, stanco come non mi sembra di esserlo mai stato, a tentare come posso di tenere a bada questo merdosissimo nordro risvegliato che mi si agita sopra e che proprio non ne vuole sapere di crepare una seconda volta senza prima avermi staccato la faccia a morsi. Stavolta sono fregato...non ho la forza per respingerlo: per quel che so i suoi denti infetti mi hanno già bucato il pettorale dell'armatura, condannandomi, ma il figlio di puttana non si accontenta, e mi si avventa contro nel suo modo scomposto, incurante della pioggia di fendenti alla testa che Sven gli sta sferrando e che rimbalzano come grandine sull'elmo sempre più ammaccato. Tra i grugniti famelici del mostro mi sembra di distinguere la voce di Kailah che biascica a fatica qualcosa (rune scommetto...ormai ho perso il conto di tutte le volte che questa ragazza ha salvato la pelle, con la magia o con sua mira infallibile), e pochi istanti dopo la bestia si ritrae con violenza, come se l'avesse colpita un macigno. Purtroppo non basta: neppure faccio in tempo a rendermi conto di quello che è appena successo che il risvegliato torna di nuovo su di me con tutta l'ostinazione omicida di cui è capace.
Se non altro l'onda di forza che la mia compagna ha invocato con le ultime energie è riuscita a farmi riprendere fiato...provo a interporre lo scudo tra me e la creatura ma niente, me lo schiaccia addosso mentre con uno scrollone rabbioso si libera dell'elmo che finora lo ha protetto ma che le impedisce di mordermi come vorrebbe. Sei disposto a tutto pur di farmi la pelle, eh? Non mi resta che proteggermi con l'avambraccio pregando Dytros che il cuoio resista ma quando le fauci si serrano ho la dolorosa certezza di essere stato beccato in pieno. Se solo fossi stato un po' più svelto avrei potuto defletterlo, guadagnando ancora un po' di tempo...già, ma tempo per cosa? Ormai è andata, mi tocca crepare prima di aver rimesso piede alla Locanda del Puma, prima di aver saputo cosa ne è stato di Yara, di Barun, di Garruk...prima di aver onorato il mio impegno con lo spirito di Cantor. Sarà contento Dust, che non vede l'ora di mettere le sue zampe su Jaegerin, posso solo sperare che faccia la sua parte e assista chi dei miei compagni la brandirà per fare ciò che io non ho potuto.
Nella testa mi ronzano gli ammonimenti di Sir Hannibal Dolor, Guardiano della Fortezza Bianca di Achenar. "L'umiltà, Bohemond, è la virtù più difficile per chi si vota a servire la Giustizia di Dytros. Sarai sempre tentato di ritenerti al di sopra dei vincoli che la Regola ci impone, ti sentirai una lama luminosa e affilata messa su questa terra per squarciare il buio, ti crederai libero e invincibile nel perseguimento della santa missione che Dytros ci affida, non esiterai a rischiare la tua vita pur di affrontare una sfida degna del tuo fervore. Avrai successo, sulle prime, e questo non farà che renderti ancora più avventato, ancora più orgoglioso, ancora più affamato dei trionfi a cui ti senti destinato...e sarà allora che ti schianterai a terra. Se avrai fortuna perderai la vita prima di renderti conto che la Fede è solo un intralcio alle tue ambizioni. Se avrai MOLTA fortuna sarai il solo a doverne fare le spese, e ti sarà risparmiata la consapevolezza di aver condannato chi contava su di te...e tutto questo perchè sei un borioso COGLIONE convinto di avere tre paia di ali che gli spuntano da sopra al culo."
Aveva ragione da vendere, il vecchio. Da quando hai lasciato Cantor con in mano Jaegerin ti sei sentito in grado di affrontare a viso aperto qualsiasi nemico. Che cazzo ti credevi? Sei riuscito a malapena a sopravvivere allo scontro con Einar Borg, e solo grazie al bluff di Dust. E non parliamo di quello che è successo poco dopo! Sei stato ad un passo dal soccombere all'oscuro potere di quella mostruosità che un tempo si faceva chiamare Vorkhan, che nella tua stupidità pensavi persino di poter liquidare senza l'aiuto dello stregone neanche fosse un brocco qualsiasi...e come ti irritava la loro prudenza! La verità è che se i tuoi compagni fossero stati così imbecilli da darti retta, a quest'ora sarebbero tutti morti. Forse ti ci voleva proprio un bel morso come si deve di questo nordro risvegliato per farti entrare in testa la lezione di Sir Hannibal. Peccato che non vivrai abbastanza da metterla a frutto.
A questo penso mentre fisso istupidito ed esausto il grugno del mostro nell'attimo in cui la spada di Sven riesce finalmente a spaccarlo come una zucca marcia. Mi guardo il bracciale dell'armatura, pare che abbia retto. Il cuore mi batte ancora all'impazzata, lo sento pulsare attraverso il pettorale mentre cerco freneticamente di capire se anche quella difesa ha tenuto...tasto lo squarcio e anche lì, sembrerebbe, buone notizie.
Mentre mi abbandono a terra assaporo la consapevolezza di avercela fatta anche stavolta...ma il ricordo della sfida lanciata ad Einar Borg, ancora ubriaco dell'adrenalina della battaglia, mi torna alla mente ghiacciandomi il sangue nelle vene più di quanto possa fare il Vento del Nord in questo inverno che non accenna a finire. "La prossima volta ce la vediamo io e te, da soli!"
Borioso coglione che non sono altro.
9 marzo 518
Mercoledì 7 Luglio 2021
Come se non bastasse
"Soldati di Sarakon, le trame del Fato vi concedono tre possibilità: combattere in branco come lupi, inviare un orso come vostro campione, o rintanarvi nei cunicoli come topi. Fate la vostra scelta e io agirò di conseguenza." La voce di Einar Borg rimbomba nell'oscurità della caverna dove abbiamo deciso di tentare la nostra ultima resistenza. E dire che era un buon piano: sgattaiolare sotto al naso degli Einharjar con il favore delle tenebre, neutralizzare rapidamente le sentinelle, involarsi nel tratto di miniera che ci avrebbe portati alla salvezza facendo crollare il passaggio alle nostre spalle grazie alle stregonerie di Dust. E stava andando tutto come avrebbe dovuto...beh, quasi. Proprio quando sembrava fatta la magia di Dust ha fatto cilecca, e adesso siamo qui, intrappolati in questi cunicoli e braccati da uno squadrone di Nordri veterani.
Quando ho cercato di convincere i miei compagni dell'opportunità di farci strada tra i Risvegliati, ancorché dotati di intelletto, piuttosto che affrontare i guerrieri Nordri di Einar Borg, neppure immaginavo che questi avesse una diavoleria come quella che abbiamo appena visto a sua disposizione. Come se non bastasse. Ho visto coi miei occhi Ymir Braccia D'Orso, capo dell'altro Clan Nordro venuto a combattere in questa guerra per solo gli Dei sanno quali ragioni, fare scempio di Aiden così come aveva fatto con Yara. Ciascuno dei due avrebbe poi riconquistato la gloria perduta affrontando e sconfiggendo la progenie del Sangue degli Antecessori...ma il fatto che quel guerriero di Nordsyd sia riuscito a scaraventarli entrambi in un dirupo neanche fossero dei pupazzi di stracci certo continua a darmi da pensare. "E' una guerra di uomini, non dimenticatelo mai, non credete a chi vi dice il contrario!" ammoniva spesso Padre Valon Treize...e in una guerra di uomini non c'è avversario peggiore di questo.
Avevo avuto a che fare con i guerrieri del Nord durante la mia ferma al Tempio del Valore Inesausto di Ammerung nel 514: il nostro Ordine era stato investito dall'autorità Ducale del compito di porre un argine alle scorribande dei sudditi del neo-proclamato Conte Bjorn meno inclini ad abbandonare i costumi della terra natìa. Si trattava per lo più di presidiare il confine tra le due contee e prevenire eventuali incursioni di razziatori e sbandati, lupi che a differenza del loro signore mal sopportavano la prospettiva di lasciarsi addomesticare dalla legge di Greyhaven, o che più semplicemente si sentivano defraudati delle opportunità di bottino con cui il Principe di Skoffin li aveva allettati. Talvolta però, quando le inevitabili dispute e le insanabili recriminazioni sfociavano nella violenza aperta, ci toccava prendere parte a delle spedizioni nel Corno d'Oro e interporci tra i nuovi arrivati e la popolazione locale, ed era un lavoro infame... i Nordri tolleravano ipocritamente la nostra pretesa autorità, tenendosi però pronti a saltarci alla gola al primo cenno dei loro capi, mentre i poveri disgraziati di Halden ci accoglievano col disprezzo che meritano gli apostati e i traditori, venuti com'eravamo a legittimare l'occupazione di questi barbari senza dio e del loro Conte usurpatore, per di più facendo sfoggio delle sante insegne di Dytros. In un paio di occasioni fummo chiamati ad usare la forza per riportare l'ordine, ed ogni volta il prezzo che dovemmo pagare fu tragicamente caro. Un popolo votato interamente alla guerra, uomini e donne crudeli e sanguinari come gli idoli che venerano, ma capaci di un coraggio e di un valore in battaglia in nulla inferiori a quelli dei nostri migliori cavalieri... giunto qui nel Corno del Tramonto, quello che ho visto non ha fatto che confermare l'impressione che mi feci allora. Ricordo ancora il sogno che mi visitò dopo aver raccolto l'ornamento blasfemo ai piedi delle croci, fuori Uryen. Ricordo la furia che mi scorreva in corpo, la sensazione di essere invincibile ed il desiderio irrefrenabile di dimostrarlo ancora, e ancora. Ricordo di aver messo al collo il dono che sugellava il mio trionfo e di aver dimenticato ogni paura della morte, da quel momento mia amica ed alleata. Ci saremmo incontrati, presto o tardi, ma l'avrei raggiunta percorrendo un sentiero tracciato dai corpi spezzati dei miei nemici sconfitti. Questa, credo, è la fiamma che arde nel cuore dei Nordri, lo spirito indomito che li rende nemici che solo un pazzo affronterebbe a cuor leggero.
E poi c'è il Martello. In vita mia non avevo mai avuto la sfortuna di vedere nulla di simile, un'arma che sembra uscita dalle epopee più sanguinose del Khal-Valàn, quei runi che raccontano delle devastazioni causate da Kurgoth e dagli altri discendenti di Kaalor il Selvaggio, dotati di oscuri poteri ed alla testa di eserciti di creature mostruose. Einar è in grado di brandire quel maglio e farlo avvampare come una folgore per poi scagliarlo con la violenza di un proiettile di catapulta. Come se non bastasse, esaurito il suo percorso di distruzione il Martello può tornargli magicamente in pugno proprio come farebbe un falcone sul guanto del cacciatore, bramoso di spiccare nuovamente il volo.
Ed eccoci qui, a combattere per le nostre vite in queste gallerie avvolte nelle tenebre. Einar è di fronte a me, io e Colin abbiamo fatto quello che potevamo per tenerlo a bada. Sono riuscito a piazzare un paio di fendenti come si deve, ma il bastardo è ancora lì, saldo sulle gambe e perfettamente in grado di sferrare dei colpi micidiali. Pronuncia ancora una parola nella sua lingua incomprensibile, e la testa della sua arma si infiamma nuovamente di lampi azzurrini, l'aria crepita e si riempie dell'odore penetrante che annuncia un temporale. Tra pochi istanti la furia del tuono si abbatterà nuovamente su di noi, lo so, ma non posso che continuare ad attaccare il mio nemico nella sciocca speranza di averne ragione prima dell'inevitabile. Colin arretra, ha capito che non c'è niente che possa fare per impedire che succeda: non esiste difesa in grado di fermare questa vampa, quando il richiamo di Einar la scatena. Come se non bastasse. Con la coda dell'occhio percepisco Malandrino alla mia sinistra, ormai circondato da guerrieri alti il doppio di lui. Persino Dust ha capito che non c'è scampo, credo si sia messo a combattere con una specie di coltello ma dai suoi gemiti direi che sta avendo la peggio. Sul fianco destro Sven ed Engelhaft stanno tenendo a malapena a bada un altro gigante. Sul fondo della caverna Kailah continua a scoccare le sue frecce, ma gli avversari hanno scudi e corazze robuste, e dubito che la scarsa luce delle torce sul pavimento le consenta dei tiri precisi.
Non so davvero come ne usciremo, stavolta.
6 marzo 518
Lunedì 24 Maggio 2021
Jaegerin
Sparrow Cabot, bel tipo. Non sembra la figlia di suo padre. Chi l'avrebbe detto che nella tenda di comando dell'Armata del Corno potessimo trovare qualcuno che non ci facesse venire subito l'orticaria? La sua esibizione con le scolopendre giganti di ieri sarà pure stata una smargiassata da circo di Trost, ma smessi i panni dell'ammazzasette si sta dimostrando una persona pratica, solare, sveglia.
Contro ogni aspettativa ha deciso di aiutarci a rompere le uova nel paniere di Gadman Scherer senza dare troppo peso alle preoccupazioni dello zio, e adesso se ne sta qui in mezzo a noi, curiosa vedere come ce la caveremo. Sorride divertita. Dobbiamo sembrarle proprio buffi, noialtri spaiati del XXIIIesimo di Uryen (quanto le sembreremmo ancora più buffi, se sapesse che il nostro plotone è diventato un altro da un bel pezzo e che a questa riassegnazione non abbiamo dato mai alcun peso). Forestieri venuti qui dai quattro angoli del Granducato, finiti a combattere sotto uno stendardo che non era il nostro, in una guerra che non ci appartiene, per dei territori di cui forse solo un paio di noi conoscevano il nome. E adesso che la guerra è ufficialmente vinta pensiamo bene di sputare sul più che meritato congedo, disertiamo, e varcato il Traunne ci presentiamo al confine di Angvard con la nostra implausibile storia di cadaveri trafugati, di oscuri esperimenti e di contrabbandieri, dichiarandoci candidamente ai soldati che ci hanno fermato.
Teste matte a cui prudono le mani, sprovveduti sempre a caccia di avventure, guastafeste che non rinuncerebbero per niente al mondo all'opportunità di regolare gli ultimi conti rimasti aperti, Duchi o non Duchi, pace o non pace. La verità è che poco importa se ci sentiamo soldati di Yara o di Barun, di entrambi o di nessuno, poco importa se lo facciamo per la Fede o per amor di scienza, per fedeltà al vecchio comando o ai tanti amici conosciuti qui nel Corno, o magari solo per la soddisfazione di sapere com'è che andrà a finire, questo runo apocrifo del Kahl-Valàn un pò fuori tempo di cui volenti o nolenti siamo diventati personaggi. Per una sola di queste ragioni o per tutte quante insieme la guerra del XXIIIesimo continua.
Il miglior modo di iniziare è mostrare a Madame Cabot che saremo pure buffi, ma che con noi c'è poco da scherzare.
Padre Engelhaft, soldato, sacerdote, inquisitore. E' un passo dietro di me, concentrato ad invocare la benedizione di Kayah, la sua volontà e la Grazia della Dea stringono il nostro avversario in una morsa da cui non può divincolarsi: la creatura nella cassa si agita in modo scomposto ma rimane inchiodata dov'è, incapace di rispondere agli attacchi. Ultimamente non andiamo granché d'accordo, Engelhaft e io. Siamo entrambi tra i Primi, ma vediamo la nostra missione in modo assai diverso. Lui crede di essere qui per portare qualcosa che manca, e la sua Fede è dunque granitica e intransigente, fatta della stessa pietra con cui si costruirebbe una Chiesa di frontiera in una terra che non ha conosciuto ancora la Luce, o che l'ha dimenticata. Io sono qui per cercare qualcosa che c'è e che va preservato, e la mia Fede è una fiaccola nella notte sufficiente appena a rischiarare il cammino, una fiamma che si affievolisce o avvampa secondo i capricci del vento. Ad essa mi affido per distinguere nell'oscurità i volti degli innocenti da proteggere e quelli dei nemici da combattere...finendo qualche volta per confondenderli.
Accanto al sacerdote c'è Kailah, arco teso in pugno, pronta a scoccare una freccia micidiale delle sue e se necessario ad impiegare la magia in nostro soccorso. Senza di lei non avrei mai potuto avere la meglio su Mick Stolz, come può testimoniare lo scudo che imbraccio e che fu bottino di quella battaglia. Sono trascorsi diversi giorni ormai da quando abbiamo attraversato Cantor e ancora mi fischiano le orecchie per tutti gli insulti che mi ha urlato contro. Mi è stato raccontato che era talmente fuori di sé dalla preoccupazione da aver spiccato letteralmente il volo, prodigio che non aveva mai tentato prima, per planare poi come un gufo sulle cripte e sulle tombe avvolte nelle tenebre, incurante degli spettri senza pace che popolano l'Antico Cimitero, e tutto questo pur di venirmi a riacciuffare. Se dovesse mettersi male so che anche oggi posso contare su di lei, e devo dire che il pensiero mi rincuora.
Sven, l'imperturbabile gigante di Gulas. Come sempre è in prima linea, e come sempre affronta il nemico con pratica efficienza, uomo o mostro, senza scomporsi. A volte mi chiedo se si renda davvero conto di cosa abbia di fronte, o se gli importi. Probabilmente pensa che in battaglia la morte può presentarsi con mille volti diversi, e che lasciarsi distrarre dal suo aspetto finisce solo per facilitarle il lavoro. Sferra i suoi colpi con calma, bilanciando forza, rapidità, precisione: ha capito che un affondo mal calibrato finiribbe per distruggere l'Informe che si annida sul fondo della cassa ed esporci alla sua contaminazione. Un fendente, e poi un altro, e un altro ancora, approfitta dei diversivi che gli sto creando. E' solo questione di tempo, e infine l'Armigero soccombe al colpo di lama che trancia gli ultimi filamenti di solo gli Dei sanno cosa che gli mantenevano la testa sul collo.
E poi c'è Colin. Il nostro studioso di Greyhave è infallibile nel cogliere i segni di un pericolo imminente, e ci ha subito messo in guardia sulla presenza maligna in agguato nella cassa. Non è pero tipo da avere remore quando c'è da rischiare l'osso del collo, e si sta tenendo pronto ad intervenire...a mani nude, so ho capito cosa ha in mente di fare. Certo che è un bel groviglio di contraddizioni, questo ragazzo: soldato temerario e accademico scrupoloso; assetato di sapere ma impermeabile alle lusinghe di chi vorrebbe comprarlo con la moneta di conoscenze proibite; sprezzante della religione ma appassionato nel difendere ciò che gli indica il suo senso dell'onore; indifferente alle cause ma devotissimo ai suoi amici. Eccolo, entra in azione: la sua prontezza nello strappare via la testa spiccata della creatura per impedirle di riprendere forza è il sigillo della nostra vittoria.
E' così, Comandante Sparrow, che combattono quelli del XXIIIesimo.
Il corpo del paladino rimane finalmente inerte nella cassa, gonfio e distorto al punto da deformare il gambesone e perfino la maglia di ferro che lo cinge. Similmente giace senza vita la bestia Informe che quelle carni aveva ricomposto, pervertendole, affinché il seme di Kraalor potesse germinarvi. Intrappolata nell'elmo, la testa è qui in terra, ai miei piedi. All'interno della calotta si agita nei suoi ultimi spasmi l'abominio che si era pasciuto di questo servitore della Fede profanandone il riposo.
Non ho dimenticato il finire dell'ultima estate e la carneficina causata da quattro creature come questa ad Angvard. Ci siamo spesi fino allo stremo, Brian, Crystal ed io, nel tentativo di arginarne uno soltanto, resistendo oltre la sopportazione ai suoi attacchi spaventosi e venendoci in soccorso l'un l'altro come potevamo, accecati e afflitti dai miasmi mefitici che il mostro aveva portato con sé attraverso il varco della Sacra. Ricordo come inesorabilmente fummo costretti ad arretrare e cedere il passo al nostro avversario: eravamo esausti, feriti, sconfortati per non aver saputo respingere il suo assalto. Crystal però non si diede per vinta e tornò ad affrontarlo, battendosi come una leonessa per impedirgli di compromettere la postazione di tiro dei nostri arcieri... la loro mira e l'arrivo del valoroso Rak-Jimm ci consentirono alla fine di prevalere, mentre all'interno della seconda cerchia il grosso della pattuglia demoniaca continuava a seminare panico e morte.
Rak-Jimm, Lady Yara, il Sergente Rock, Ser Athos Alman...furono loro i veri eroi di quella giornata, assieme a quel buon diavolo di Terenz Lost che a miglia di distanza si stava sacrificando per consentire ai miei compagni di ritirarsi, ma ripensando a come ci battemmo so per certo che Dytros era con noi quel giorno, tre scudi spezzati che traballano sotto i magli del nemico e che però restano miracolosamente, ostinatamente insieme.
Ci stai guardando da lassù, Brian? Kalya mi ha raccontato di te e di come il peso di ciò che accadde a Pforzheim stesse per trascinarti nell'abisso. Abbiamo parlato, nella sconsiderata comunione che ho acconsentito avesse luogo, di come il destino che hai trovato alla Sacra fosse proprio quello da cui lei voleva preservarti. Credo fosse sincera, come sincero resta il suo desiderio di proteggere le sue ragazze dalla cieca violenza dei Varchmann di questo mondo. A costo di stringere allora un patto col demonio stesso da cui intende preservarle...e forse a costo di stringerne uno oggi con un paladino. Non riesco a togliermi dalla testa che in quella donna c'è molto di più e, forse, molto di meglio del cammino oscuro che ha scelto di percorrere. Se fossi qui certamente mi diresti, come Engelhaft e come persino io vado spesso ripetendomi, che mi sono bevuto il cervello. Lo so.
La verità, Brian, è che avrei voluto che il sentiero che ti ho aiutato a ritrovare ti conducesse ad una meta meno crudele. Avrei voluto combattere al tuo fianco ancora una volta, come ad Angvard in quel giorno sanguinoso, come nel vallone di Gretel che ci rese per davvero Difensori dell'Antico Scudo dell'Eroe. Sapere che il tuo sacrificio ti ha conquistato la gloria di un eroe della Fede, qui in terra come in cielo, mi consola, ma non basta a cancellare il dolore per un amico perduto.
E' arrivato il momento di impartire il colpo di grazia a questo mostro. Brandisco un'ultima volta la spada che mi è stata affidata dagli spiriti di Cantor e l'affondo tra le zampe della bestia.
Stringere quest'arma mi dà una sensazione di coraggio simile a quella che provai impiegando contro il guardiano di Mirai lo spiedo di legno duro come pietra che sarebbe più tardi diventato la punta della lancia di Yara, ma è al tempo stesso straniante.
Per tutta la durata dello scontro non ha mai smesso di pulsarmi nel pugno, e certamente si è rivelata più difficile da manovrare di quanto mi aspettassi: ad ogni attacco diretto all'Armigero la lama si è fatta come d'aria per attraversare senza sforzo le protezioni del nemico e morderne le carni, finendo però per prendermi alla sprovvista e sbilanciare i miei colpi. Le fauci di lupo gemelle che decorano la guardia, così simili al fregio della cripta da cui sembra originarsi l'influsso maligno che opprime Cantor, mi ricordano in ogni caso della promessa fatta a quel confratello di un tempo perduto che, vinta l'approvazione dell'ultimo guerriero ad aver avuto il privilegio di impugnarla, attraverso le ere l'ha posta nelle mie mani.
Mi batterò per liberare Cantor e spezzare la maledizione che costringe quegli spiriti infelici ad aggirarsi tra le sue rovine, lo giuro al cospetto del Dio, e solo allora potrò affidare questa spada alla custodia di Lady Yara.
Quel momento però non è ancora giunto, penso, mentre ripulisco la lama con un lembo del mantello. Nel frattempo hai bisogno anche tu di un nome, mia nuova amica, per il tempo che trascorreremo insieme.
Torno col pensiero alla saga di cui mi aveva parlato Athos Alman nei giorni precedenti all'attacco, una raccolta di storie minori del corpus del Khal-Valàn incentrate sulle peripezie del Cacciatore Senza Nome, guerriero vagabondo sprovvisto di lignaggio ma di mente svelta e cuore saldo. In quei racconti il destino metteva sul cammino dell'eroe amici fidati ed avversari temibili, così come doni e strumenti incantati, profezie, fonti magiche di capacità sovrumane: ogni incontro, ogni oggetto, ogni brandello di conoscenza, ogni nuova facoltà si sarebbero rivelati la chiave per il superamento di una sfida futura.
So per certo che c'è qualcosa di vero in quelle antiche favole, così come so che in questa terra di leggende che rivivono può capitare di voltarsi indietro e non poter distinguere le proprie orme da quelle di altri che, in giorni di cui non resta memoria se non nei frammenti di un runo consunto dal tempo, ebbero a camminare sul nostro stesso sentiero. Tanto vale stare al gioco, che ne dici? Ho in mente un nome che ti starebbe a pennello, e credo che non dispiacerebbe neppure a chi prima di me ti ha avuta in pugno.
27 febbraio 518
Giovedì 25 Febbraio 2021
Ipocrita
E' proprio più forte di te, eh? Non hai neppure fatto a tempo a rimettere piede ad Uryen che sei subito tornato ad impelagarti con Kalya Niadh, e stavolta amico mio ti sei fottuto proprio per bene. Che cazzo ti dice la testa, Bo? Possibile che tu non riesca a non bere da qualunque coppa ti offra quella donna? Cosa speri di ottenere? Ogni volta che lei punta tu vai a vedere, come il più fesso dei polli che si gioca tutto al tavolo di un biscazziere navigato. Non dirmi che veramente pensi di poter tirare fuori qualcosa di buono da costei...è una Sekhmet, maledizione, e non vede l'ora di trascinarti nel fango come ha fatto con Brian e solleticare la sua vanità facendosi beffe di quello in cui dici di credere.
E risparmiami questa puttanata della guerra di uomini e non di Dei, perché per il prete che l'andava ripetendo la tua amica non è nientemeno che la nuova cazzo di Morrigan! Io ti ho capito, eh, e non mi freghi: la verità è che in fondo tu non credi affatto che si possa ottenere vera giustizia osservando la Regola e confidando negli Dei, pensi piuttosto che non si possa fare a meno dei sotterfugi, dei colpi di mano, del pelo sullo stomaco. Del resto gli Dei non si curano dei poveri disgraziati che mordono la polvere quaggiù, e chi si affida a loro è solo un illuso. E' per questo che disprezzi la preghiera, l'umiltà e la temperanza, ritenendole pose da vecchi barbogi rincoglioniti e ipocriti, o sbaglio? E' per questo che ti sei fatto insozzare da Miya al Castello di Seta, perché in realtà sei tu il primo degli ipocriti, e quello che davvero desideri non è fare la giustizia di Dytros, ma la tua, decidendo secondo il tuo capriccio quale sia il male da combattere e quello su cui puoi mostrarti indulgente (e, chissà come mai, un bel culo rimane il miglior viatico per conquistare la tua benevolenza).
Non parliamo poi del vero motivo per cui l'hai giurata a Varchmann: te lo ricordi, eccome, in che modo ti ha umiliato al porto due anni fa, ed è un rospo che non hai mai ingoiato.
E allora, caro il mio paladino, buona fortuna. Il sentiero che hai deciso di percorrere è buio e tortuoso, e la voce da cui hai deciso di farti guidare è certamente infida. Presto sapremo se il tuo azzardo conquisterà un po' di giustizia a chi altrimenti non avrebbe speranza di riceverne, se il tradimento di cui ti sei macchiato oggi ti solleverà da quel rimorso antico che ancora ti leva il sonno, se la donna malvagia che tanto ammiri saprà essere all'altezza della parte da eroina per cui l'hai voluta a tutti i costi scritturare.
4 Novembre 517
Martedì 23 Ottobre 2018
Ce la stiamo facendo
Finalmente una notte di riposo dopo giorni di marcia senza sosta attraverso pericoli che due anni fa avrei fatto fatica ad immaginare. Non sono più l'uomo che ero...nessuno di noi lo è più, e del resto come potremmo? Siamo stati tutti strappati alle certezze del presente per essere scaraventati in un tempo remoto, un tempo in cui Demoni ed Eroi si davano battaglia, un tempo in cui si dice che gli Dei stessi abbiano calcato il suolo del Continente. Kreepar, Risvegliati, Innalzati. I mostri delle ere che furono sono tornati a reclamare questa terra, e ad affrontarli stavolta non ci sono i campioni del Khal-Valàn, ma noialtri disgraziati...eccoci qui a lottare con le unghie e coi denti pur di non essere spazzati via, ad arginare come possiamo l'inevitabile.
Eppure ce la stiamo facendo. Sorella Magdalene è con noi, al sicuro, e con noi è anche il Vescovo di Feith, insperatamente scampato alla devastazione della Città Sacra. E con noi c'è anche l'eredità di Padre Mansel, informazioni segrete e preziose che nelle mani giuste potrebbero consentire una vittoria schiacciante e definitiva sulle forze ancestrali che tormentano il Corno del Tramonto. Né lo Ierofante di Trost, né Keynes, né gli sgherri di Ghaan e neppure Jormungand sono riusciti a fermarci: gli Dei non marceranno al nostro fianco ma di certo vegliano sulla nostra impresa, confondendo i nostri nemici e donandoci la determinazione sovrumana che ci serve per portarla a compimento.
Non voglio pensare alle sfide insormontabili che ancora ci attendono, ai nemici mortali che restano in agguato e di cui l'Armigero a cui oggi siamo scampati per un soffio è certo un crudele araldo. Voglio pensare che gli spettri di Samhain siano alle mie spalle, spauracchi innocui incapaci di intralciare ancora il mio cammino, e che con loro siano rimasti indietro anche i dubbi, le paure, i desideri meschini ed insensati.
Chiudo gli occhi e mi sorprendo a ripensare alle forme sinuose di Miya, al suo profumo di fiori selvatici, a come suoi occhi brillassero come stelle nocciola nella penombra del Castello di Seta...ricordo di essere sprofondato con lei in acque scure ed oleose, acque in cui è così dolce e facile lasciarsi annegare. Ricordo che ebbi l'impressione di averle già assaporarate mesi prima, quando accettai di bere dalla coppa che per me Kalina aveva preparato alle Case della Gioia a suggello della nostra intesa. Ricordo infine di aver intravisto nell'oscurità il volto di Yara solcato da lacrime di dolore e di vergogna, e ricordo di aver riso di lei, rabbiosamente, e con me Miya, Rhea e la stessa Kalina; con noi ridevano John Combard e Berthold, Ork e Hador Varkmann, e dozzine di altri, una legione di uomini e di donne senza volto sospesi attorno a noi in questa tenebra liquida come pesci immondi, in una cacofonia rauca e sguaiata che pareva non dovesse aver più fine.
Sono meglio di così. Devo essere meglio di così. Lo devo ai miei compagni del XXIIIesimo, lo devo a Yara, a Brian, a Crystal, a Padre Valon...ma soprattutto lo devo ad Annie, alla battaglia impari che la sta consumando ora dopo ora e che, pur non avendone colpa alcuna, è costretta a combattere senza il sostegno degli Dei.
23 Ottobre 517
Domenica 29 Aprile 2018
Lettera per Lady Matilde
Mia Signora,
Vostro fratello Vi avrà certamente informata della grave decisione che ebbe a prendere per concludere la faida che troppi lutti ha causato alla Vostra famiglia ed a quella dei Brundun. Se ho acconsentito a sottoscrivere la promessa matrimoniale che ora ci lega non è per sete di guadagno e neppure per lussuria, voglio rassicurarVi, e sono sinceramente dispiaciuto che nessuno si sia preso la briga di chiedere il Vostro parere sulla faccenda. Sono un soldato, mia Signora, e la guerra che sto combattendo mi ha imposto di accettare la proposta di Vostro fratello: questa stessa guerra oggi mi chiama altrove, e fintanto che essa durerà non potrò tener fede all'impegno preso con Voi.
Vorrei potervi dire di più, ma non mi è concesso.
Sappiate però che sopra ogni altra cosa per me è importante che la Vostra volontà non sia schiacciata, che questo matrimonio non sia d'ostacolo alla vita che desiderate vivere. E' possibile, e in tutta confidenza è assai probabile, che io perisca in battaglia prima di avere occasione di incontrarVi: se il destino vorrà diversamente, e se i giuramenti d'onore cui sono vincolato non me lo impediranno, vorrei incontrarVi e spiegarVi esattamente chi sono e perché Vi siete ritrovata con me come marito.
Se questa eventualità non Vi fa orrore, inviatemi in pegno un fazzoletto bianco presso la Locanda del Puma, e sul mio onore mi presenterò al Vostro cospetto non appena le circostanze me lo consentiranno; laddove invece intendeste rivendicare la Vostra sacrosanta prerogativa di scegliere per Voi stessa chi Vi sarà da compagno, inviate al contrario una pezza scura, e di me non avrete più notizie.
Sinceramente Vostro,
Bohemond D'Arlac
P.S. Gudrun mi ha informato del malanno che Vi ha afflitta, e me ne rammarico profondamente. Voglia il Cielo che la Vostra salute rifiorisca quanto prima!
P.P.S. Vi chiedo perdono per non aver fatto onore al Vostro Casato nel duello, e per l'esilio che per colpa mia Voi ed i Vostri parenti dovrete sopportare. Per quel che vale, mi sono battuto finché ho avuto la forza di tenere la spada nel pugno (e cioè per quei pochi istanti che hanno separato l'inizio della tenzone dalla randellata che mi ha fracassato il braccio.)
P.P.S. Vi arriverà di certo la voce di festeggiamenti da me indetti in onore del vincitore del duello, messer Freak Brundun, malgrado certe scostumatezze irripetibili a Voi indirizzate che costui si è lasciato scappare allo scattar della contesa. Anche questa stravaganza posso spiegarVela, per quel che vale.
P.P.P.S. Se la grafia degli ultimi post scriptum vi sembra diversa (e femminile), sappiate che queste righe le ha vergate una mia compagna d'armi, stante la mia impossibilità a tenere una penna in mano: il resto della lettera l'avevo buttato giù nella notte che ha preceduto il duello.
Data in Trost, il ventitreesimo giorno del mese di Ottobre dell'Anno 517
25 settembre 517
Giovedì 19 Ottobre 2017
Lo spirito del Cacciatore
La battaglia con i Ghaanesi sta per cominciare. Siamo con le spalle al muro: dietro di noi c'è solo il Vecchio Maniero in rovina, arroccato su un dedalo interminabile di scarpate e crepacci che non saremmo mai in grado di attraversare, stanchi e feriti come siamo. Battersi o morire, siamo tutti consapevoli che non c'è altra via.
Scruto l'uomo che sta cercando di aggirarci sul fianco sinistro. Ben piazzato e sorprendentemente agile, si è mosso con grande sicurezza sul crinale prima ed ora nella boscaglia malgrado la poca luce del crepuscolo. Due frecce scoccate da Kailah l'hanno raggiunto al torace, mordendogli di certo le carni, ma lui non sembra curarsene. E' attempato ma ancora vigoroso: il viso severo, segnato dagli anni e dall'inclemenza del Vento del Nord, mi fa pensare agli aspri speroni rocciosi delle Montagne della Follia, alla maligna ostinazione con cui parevano stagliarsi contro il cielo di Ghaan. Le labbra sottili accennano un sorriso di trionfo. Il mio sguardo trova infine i suoi occhi...occhi iniettati di sangue, occhi demoniaci (gli stessi occhi di Annie) in cui chissà da quanto tempo non alberga più alcuna traccia di umanità.
Non ho molte possibilità contro un simile nemico. E' certamente più forte di me, più esperto, più veloce. Inutile tentare di batterlo, prudenza vorrebbe che mi limitassi ad impegnarlo quel tanto che può servire a Logan e a Sven per sbarazzarsi del loro avversario: il pendio su cui ci troviamo mi conferisce un piccolo vantaggio, mi è sufficiente mantenere la posizione, sventare i suoi assalti e tenerlo inchiodato fino all'arrivo dei rinforzi. Se non fosse per il morso di quel dannato ragno, che da giorni non smette di bruciarmi come un ferro rovente piantato tra le costole e mi rende troppo lento, troppo impacciato.
Chi vuoi prendere per il culo, Bohemond, questo scontro può finire in un modo soltanto.
Kailah però ha il tempo di scoccare ancora. Abbiamo litigato di brutto poco fa, ringhiandoci contro accuse ed insulti, sbraitando come vecchi ubriachi: siamo due testardi irriducibili e nella remota ipotesi che i Ghaanesi non ci facciano a pezzi tra un minuto, sono sicuro che di discussioni simili ne avremo ancora a dozzine... ad ogni modo sono contento di saperla ad un passo da me, arco in pugno, incosciente come sempre. La freccia vola rapida e sicura e si pianta di nuovo nel tronco della creatura. Lui fa per ritrarsi meccanicamente, scattando come un hunter (come Annie) e neppure questo colpo pare impensierirlo.
Continua ad avanzare verso di me, lame in pugno, senza fretta. "Siete ancora in tempo per darci quello che è nostro, non deve per forza finire così." dice con voce tranquilla, e continua a sorridere. Qualcosa mi si smuove nelle viscere, i polsi mi cominciano a tremare per la rabbia. Fanculo la prudenza, penso, mentre faccio a mia volta un passo verso di lui e chiudo la distanza che ci separa. Se credi di spaventarmi, Mick Stolz o chi diavolo sei, ti sbagli di grosso. La merda che rivuoi te la farò sudare, a costo di creparci. Fanculo anche alle ferite, fanculo alla fame e alla stanchezza e soprattutto fanculo a te, coglione di un Bohemond, per tutte le stronzate che ti sei fatto ficcare nel cervello dalle baldracche del Castello di Seta. Combatti da Paladino e se serve muori da Paladino, ma per gli Dei, vedi di levare dalla faccia di questo stronzo né morto né vivo quell'insopportabile sorrisetto del cazzo.
Ci fronteggiamo. Tutto il marcio che si annida nel cuore dell'uomo-bestia mi riempie le narici, dandomi i conati, mi sento come se mi avessero infilato la faccia nel carname di Cantor, e anche lui tutto a un tratto non sembra più tanto contento di avermi come avversario. "Mi sembra di conoscerti. Dove ci siamo già visti?" sibila con una smorfia disgustata, le lame snudate e pronte a colpire.
Non sono in vena di convenevoli, faccio parlare la spada al posto mio. L'acciaio che Stern Rock ha forgiato per me dalle daghe gemelle di Joad Kempf danza nell'aria e in un lampo affonda nella coscia di Mick, prendendolo alla sprovvista. Vediamo se hai ancora voglia di ridere, mostro del cazzo. Lui abbassa gli occhi un istante, stupito per il mio colpo andato a segno. Poi un thunk! sonoro, e una nuova freccia di Kailah gli si pianta nel petto. Il bastardo non si scompone, rinserra la guardia e con tono distratto la ammonisce: "Donna, non disturbare il nostro duello!" Questo le sa incassare, penso, bisogna riconosceglierlo.
Torna a guardarmi dritto negli occhi e il suo ghigno mi sembra un pelo più tirato. Lo incalzo, ma stavolta riesce a deflettere il mio colpo con grande facilità per poi scagliare un contrattacco micidiale. "Ora ti farò un po' male." sussurra, mentre la punta della sua spada mi schizza verso la gola ad una velocità impossibile.
Ho passato buona parte del noviziato ad Achenar a spiare i duelli dei grandi maestri di scherma. Ho combattuto con sbandati e disertori ad Ammerung, rubando il mestiere a confratelli esperti e valorosi. E da quando ho messo piede nel Corno del Tramonto mi sono battuto con ogni genere di nemico, vivo o morto. Bravi Commilitoni, soldati dell'Armata del Corno, Nordri, soldati di Ghaan, Masnadieri, sgherri della Lega del Torto. Ho affrontato Brocchi, Corridori, Cacciatori, Armigeri e Abnormi ancora più terribili. Me la sono dovuta vedere con i kreepar acquatici e con le Locuste dell'Abisso, passando per Scorpioni Spadaccini, Scutigere e ogni sorta di ragno, scarafaggio, vespa o formica gigante. Ho incrociato le spade con Osvald Plank e con tanti altri veterani della Guerra delle Lande, e persino con il leggendario Uomo Senza Volto. A volte ho avuto la meglio, più spesso Colin ed Engelhaft hanno dovuto rattopparmi le budella, ma ogni scontro a cui sono sopravvissuto ha contribuito a rendermi un guerriero più forte, più sicuro, più capace. So che posso batterti, Mick. Avrai pure venduto il culo ai Demoni dell'Inferno Ghiacciato per ottenere la forza di un Risvegliato, ma rendere inoffensivi i mostri come te è diventato il mio pane quotidiano...ti dice male stavolta, perchè nell'uomo che ti sta sbarrando il passo rivive lo spirito del Cacciatore Senza Nome.
Schivo l'affondo senza scompormi e rispondo con un fendente che per poco non trova il bersaglio. "Pensavo peggio", lo provoco, convinto di avere lo scontro in pugno. Lui grugnisce sitizzito.
Poi tutto diventa buio. Lo chiamano Lampo Nero, un prodigio nefasto che si sta manifestando sempre più spesso qui nelle lande: è accaduto in primavera nei pressi dell'eremo di Rocca del Drago, e poi ad Angvard durante la Scazzottata, e ancora non distante dalla Locanda del Puma mentre eravamo alle prese con gli armigeri di Generaal. Allora come oggi, l'Abisso si spalanca malevolo su di noi per sprofondarci nella tenebra. Ci lasciamo scappare un gemito di sconforto, tutti, amici e nemici. Tutti tranne Mick (ed Annie). I suoi occhi avvampano di luce cremisi nell'oscurità, sono gli occhi di un predatore (gli stessi occhi di Annie) pronto a spiccare il balzo.
Te l'ho già detto, Bohemond, chi vuoi prendere per il culo? Sarai pure uno spadaccino migliore di quello che ha attraversato l'Halsbandseel due inverni or sono, ma non sei certo materiale da Khal-Valàn. Un colpo di fortuna nel vallone di Gretel e davvero ti sei convinto di poter tenere testa a questi mostri? Ti sei dimenticato della facilità con cui hanno espugnato la Sacra dei Difensori e di cosa ne è stato dei suoi custodi, tutti Paladini ben più saldi nella Fede di quanto tu possa mai diventare?
Mi preparo a ricevere il colpo di Mick meglio che posso, cieco e disorientato come sono. Lui però esita, e l'incertezza dell'assalto mi lascia il tempo di scartare di un passo e sottrarmi alla sua spada. Un istante ancora e così come era venuto il Lampo Nero svanisce, restituendoci alle ultime luci del giorno. Contro ogni previsione sono ancora vivo.
Riprendo fiato, sollevo la guardia, respingo un altro attacco.
Non è il momento di cedere al dubbio e allo sconforto...ho potuto vedere coi miei occhi dove porta quella strada e non intendo imboccarla nuovamente, non quando sarebbe l'intero plotone a pagare per il mio fallimento. Sono caduto, è vero, ma come Brian e Crystal ho trovato la forza per rimettermi in piedi, sono di nuovo degno del Sacro Scudo che ho imbracciato ai piedi di Gretel.
Dici di avermi già incontrato Mick, ma non ti ricordo tra coloro che difendevano la torre...chi stai rivedendo in me, esattamente? Forse un Difensore dell'Antico Scudo? Eri tra quelli che hanno assalto la Sacra? Sei responsabile della morte di tanti valorosi confratelli e della profanazione dei loro resti? E' per questo che i tuoi attacchi sono così timidi? Hai finalmente capito di essere al cospetto del giudizio inesorabile di Dytros?
Glielo chiedo senza però lasciargli il tempo per rispondere: il dettaglio dei suoi peccati è irrilevante, la sua condanna è già scritta. Contrattacco con tutta la forza che ho in corpo, sollevo la spada ancora, e ancora, senza concedere quartiere, e non mi interrompo neppure quando il suo braccio sinistro vola in terra, la daga ancora serrata nel pugno. Lui resta in piedi, frastornato, urlandomi in faccia tutta la sua rabbia, agitando senza costrutto l'arto che gli resta. Meglio così: sei sul mio banco da macellaio, bello, e ho appena iniziato a lavorarti.
"Ora non sei più tanto sicuro del tuo Padrone", osservo, mentre gli pianto due palmi di lama nelle viscere. Incespica all'indietro, sembra infine cadere, poi trova lo slancio per balzarmi addosso in un ultimo assalto disperato. Non mi lascio sorprendere e quasi gli trancio di netto la gamba destra, ma neppure questo basta a fermarlo: il mostro mi abbranca con le forze che gli restano, il suo grido sempre più stridulo mi trapassa il cranio, e mentre strepita il volto gli si deforma, prende squamarsi e avvizzire. Ora ad un centimetro dalla mia faccia c'è il muso orrendo di un Abnorme.
Non ho visto con i miei occhi la fine dello "Strillone", ma i miei compagni mi hanno detto tutto quel che c'era da sapere. E' così che vuoi avere ragione di me, eh Mick? Non è molto sportivo da parte tua. Mutilazioni o no la creatura è determinata a stritolarmi nella sua morsa e il suo gemito incessante mi impedisce di pensare chiaramente. Provo a scrollarmelo di dosso, ma il bastardo non molla la presa...non credo che mi resti molto tempo. Il cervello poi mi sta andando in pappa: adesso mi sembra di sentire la voce del vecchio Engelhaft, un bisbiglio appena nell'orrendo frastuono di Mick, ma che si fa via via più distinto. Mi spiega che la battaglia è ormai vinta, e che questo è l'ultimo trucco di un nemico che non si rassegna alla sconfitta; mi invita a resistere alla paura; mi ricorda che la vera forza è la calma che dimora nel cuore dei giusti.
Ma soprattutto mi dice "SPINGILO VIA, COGLIONE CHE NON SEI ALTRO! SPINGILO VIA!"
E lo faccio: scaravento Mick lontano da me e corro a ripararmi dietro ad un albero un attimo prima che la bestia esploda in un boato assordante. Frammenti di legno, cuoio e carne bruciata schizzano ovunque. Me ne sto qualche secondo ventre a terra trattenendo a stento il vomito, con la testa che gira e il petto lacerato dal dolore della vecchia ferita. "Pensavo peggio" un cazzo.
11 settembre 517
Mercoledì 14 Giugno 2017
Il gioco di Miya
"Adesso facciamo un gioco...vediamo se riesco a farti smettere di pensare."
Miya ce la mette proprio tutta, va detto. Chiudo gli occhi, la lascio fare. Mesi e mesi passati ad ingoiare la merda dei Varchmann, degli Zodd e persino dei Dur-Dur, mesi e mesi a respirare questa sabbia maledetta che ti brucia negli occhi e ti rivolta lo stomaco, mesi e mesi a trascinarmi in una landa infetta, sterile, senza speranza, in cui l'uomo è ormai uno straniero spaurito e su cui dominano mostri di ogni sorta. Un'ora sola in cui non pensare a quanto sia ridicola l'idea di poter fare la differenza in questo inferno...a quanto sia patetico illudersi di poterne uscirne vivi. E' così sbagliato, per un'ora sola, non pensare? Sentire su di me le mani dolci e sfrontate di questa donna? Sono tanto più terribili delle lame, degli artigli, delle chele in agguato là fuori?
Sette anni mi separano dal coglioncello che bazzicava nei postriboli di Achenar...e lo ritrovo qui, nel Castello di Seta, meno cambiato di quanto sperassi. Nel volto di Miya rivedo quello di Layka ...lo sguardo di Kalya, ricordo di aver pensato che fosse nero e scintillante come il mare in tempesta..., quel sorriso complice che ti faceva dimenticare ogni amarezza, ogni paura, e ti metteva in corpo il coraggio di un Dio. Era sfrontata. Era libera. Era in vendita, ma per quante volte la comprassi non sarebbe stata mai tua, e per questo non potevi far altro che tornare da lei, ancora e ancora. Era... era come avere un pugnale piantato nel petto vederla massacrata a quel modo, i denti spezzati, un'occhio fisso e cieco puntato verso di me, l'altro sprofondato nell'orbita, nero di sangue.
Miya continua il suo gioco, la lascio fare. Mi sorprendo a pensare a che faccia avesse Yara, scaraventata sulle rupi dal Nordro trionfante. Immagino la sorpresa nel suo sguardo, lo smarrimento, la consapevolezza di aver fallito come paladino e come comandante...e poi solo cieco dolore. Penso al Nordro. Chissà se i loro occhi si sono incontrati mentre lei cadeva, in quel breve istante di silenzio prima dello schianto e delle grida. Qualcosa mi dice di sì, e che sul volto di lui era impresso lo stesso ghigno compiaciuto che avevo io un anno fa mentre abbattevo la mia lama sul collo di Larissa, incurante delle sue suppliche. Penso a quella Regola che impone ai Paladini di non prendere mai una vita se non in circostanze di pericolo mortale. Penso a come sia stato facile ignorarla, e a come il Dio abbia accettato di buon grado l'olocausto di quella sventurata, regole o non regole. Penso ancora a Yara, a cosa dovrò dirle la prossima volta che ci incontreremo, sempre che sopravviva a questa spedizione. Penso a Mirai che ci aspetta a Trost, a Caaron. Penso ad Annie che vola nella nebbia, dilaniata dall'esplosione. Penso al Wyrm che un attimo dopo si avventa sulla carcassa dell'Abnorme e mi si riempie il petto di rabbia. Te la sei presa comoda, fottuto biscione...grazie per essere venuto a ricordarci quanto siamo piccoli, quanto siamo inutili.
Penso che sarebbe bello lasciarti vincere, Miya, penso che tutto sommato in questi mesi me lo sono guadagnato questo cazzo di diritto. E tutto a un tratto smetto di pensare.
30 Maggio 517
Domenica 4 Ottobre 2015
La furia del vento
L'udienza con Sir Logan si è conclusa, e, seppur differendo di alcuni mesi la data del suo ritorno, il Cavaliere di Treize ha acconsentito a riprendere la lotta al nostro fianco. Torneremo dunque ad Uryen per recare al Capitano Barun la notizia dell'ennesimo successo del XXIIIesimo Plotone...e quando sarà il momento gli chiederemo conto della rivelazione che il suo antico commilitone ci ha fatto.
Questa notte un vento gelido e maligno, simile a quello che spira senza sosta sulle Montagne della Follia, ci ha accolto nei pressi della capanna dove Logan Treize si è rintanato per leccarsi le ferite. Temevo che annunciasse la venuta di un servitore dell'oscuro signore di Ghaan, folle di rabbia per l'umiliazione di Gretel e per la morte di Joad Kempf: lo temevo, già, ma sarei stato pronto ad affrontare quella nera forza senza incertezze. E'ancora vivo in me il ricordo dello Scudo dell'Antico Eroe, di come quel sacro legno ha saputo ridare vigore alle mie membra esauste, di come la tempesta di lame dell'Uomo Senza Volto si è abbattuta incessante su di esso per poi acquietarsi, vana e sconfitta.
Il pensiero di quell'impresa mi ha dato un po' di conforto nelle ore trascorse a fissare il soffitto del tugurio di Logan. Ho vegliato a lungo, sicuro che da un momento all'altro lo stesso spaventoso rombo che accompagnò l'assalto della Bestia del Ponte avrebbe fatto tremare le mura del nostro rifugio.
Poi l'inquietudine deve aver ceduto il campo alla stanchezza, e sono sprofondato nel sonno. Ho sognato il Caporal Maggiore Duncan: si trascinava su per quella mulattiera, claudicante per le ferite eppure fiero e risoluto come prego di saper essere anch'io nel mio ultimo giorno. La tormenta ululava intorno a noi, ostacolandoci il cammino e riempiendoci il volto di polvere acre. Il Picco di Ayles sembrava incombere come un gigante malevolo, e tutti ci sentivamo smarriti, esausti, intrappolati nella morsa della Maledizione di Ghaan che confonde gli intrusi e li conduce alla rovina. Dietro di noi, però, Dunc continuava ad avanzare incurante delle raffiche, facendosi sempre più piccolo, finché la notte non ha ingoiato le sue torce.
Ho aperto gli occhi e mi sono sentito pieno di orgoglio.
Se Lady Yara ha potuto riabbracciare in lacrime lo Scudo, ed in esso ritrovare lo spirito dei confratelli perduti, è solo grazie al sacrificio di quel soldato, al coraggio dei suoi commilitoni, a come tutti insieme abbiamo marciato tra le rupi maledette di Ghaan ridendo della fatica, della sofferenza, del nemico sempre in agguato, degli orrori ancestrali che dalla più remota delle epoche rivendicano su quei luoghi il loro oscuro dominio. La presa di Gretel, per quanto effimera, ha mostrato a tutti che il nero sortilegio di Ghaan può essere infranto, che questa guerra si può e si deve vincere.
Brian Sturm ha trovato ad Angvard il senso della sua vocazione: la Reliquia lo ha chiamato a sé come il pastore fa con il gregge sperduto, rinsaldando quella Fede che lui per primo credeva spezzata per sempre... d'altra parte uno Scudo consacrato a Dytros resta una difesa formidabile, per quanto sia profonda la frattura che lo attraversa. Quanto a me, continuerò a cercare il senso della mia tra compagni d'arme orgogliosi e senza dio, beoni e puttanieri, e però leali, infaticabili, a modo loro eroici.
Entrambi siamo esattamente dove ci vogliono gli Dei...esattamente dove vorremmo essere.