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« Se mi dovessi fermare ogni volta che uno minaccia di tirare una ciabatta... »
- Sven Herzog -
 
La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
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Scritto il 24/05/2021 · 16 di 27 (mostra altri)
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6 marzo 518
Lunedì 24 Maggio 2021

Jaegerin



Sparrow Cabot, bel tipo. Non sembra la figlia di suo padre. Chi l'avrebbe detto che nella tenda di comando dell'Armata del Corno potessimo trovare qualcuno che non ci facesse venire subito l'orticaria? La sua esibizione con le scolopendre giganti di ieri sarà pure stata una smargiassata da circo di Trost, ma smessi i panni dell'ammazzasette si sta dimostrando una persona pratica, solare, sveglia.

Contro ogni aspettativa ha deciso di aiutarci a rompere le uova nel paniere di Gadman Scherer senza dare troppo peso alle preoccupazioni dello zio, e adesso se ne sta qui in mezzo a noi, curiosa vedere come ce la caveremo. Sorride divertita. Dobbiamo sembrarle proprio buffi, noialtri spaiati del XXIIIesimo di Uryen (quanto le sembreremmo ancora più buffi, se sapesse che il nostro plotone è diventato un altro da un bel pezzo e che a questa riassegnazione non abbiamo dato mai alcun peso). Forestieri venuti qui dai quattro angoli del Granducato, finiti a combattere sotto uno stendardo che non era il nostro, in una guerra che non ci appartiene, per dei territori di cui forse solo un paio di noi conoscevano il nome. E adesso che la guerra è ufficialmente vinta pensiamo bene di sputare sul più che meritato congedo, disertiamo, e varcato il Traunne ci presentiamo al confine di Angvard con la nostra implausibile storia di cadaveri trafugati, di oscuri esperimenti e di contrabbandieri, dichiarandoci candidamente ai soldati che ci hanno fermato.

Teste matte a cui prudono le mani, sprovveduti sempre a caccia di avventure, guastafeste che non rinuncerebbero per niente al mondo all'opportunità di regolare gli ultimi conti rimasti aperti, Duchi o non Duchi, pace o non pace. La verità è che poco importa se ci sentiamo soldati di Yara o di Barun, di entrambi o di nessuno, poco importa se lo facciamo per la Fede o per amor di scienza, per fedeltà al vecchio comando o ai tanti amici conosciuti qui nel Corno, o magari solo per la soddisfazione di sapere com'è che andrà a finire, questo runo apocrifo del Kahl-Valàn un pò fuori tempo di cui volenti o nolenti siamo diventati personaggi. Per una sola di queste ragioni o per tutte quante insieme la guerra del XXIIIesimo continua.

Il miglior modo di iniziare è mostrare a Madame Cabot che saremo pure buffi, ma che con noi c'è poco da scherzare.

Padre Engelhaft, soldato, sacerdote, inquisitore. E' un passo dietro di me, concentrato ad invocare la benedizione di Kayah, la sua volontà e la Grazia della Dea stringono il nostro avversario in una morsa da cui non può divincolarsi: la creatura nella cassa si agita in modo scomposto ma rimane inchiodata dov'è, incapace di rispondere agli attacchi. Ultimamente non andiamo granché d'accordo, Engelhaft e io. Siamo entrambi tra i Primi, ma vediamo la nostra missione in modo assai diverso. Lui crede di essere qui per portare qualcosa che manca, e la sua Fede è dunque granitica e intransigente, fatta della stessa pietra con cui si costruirebbe una Chiesa di frontiera in una terra che non ha conosciuto ancora la Luce, o che l'ha dimenticata. Io sono qui per cercare qualcosa che c'è e che va preservato, e la mia Fede è una fiaccola nella notte sufficiente appena a rischiarare il cammino, una fiamma che si affievolisce o avvampa secondo i capricci del vento. Ad essa mi affido per distinguere nell'oscurità i volti degli innocenti da proteggere e quelli dei nemici da combattere...finendo qualche volta per confondenderli.

Accanto al sacerdote c'è Kailah, arco teso in pugno, pronta a scoccare una freccia micidiale delle sue e se necessario ad impiegare la magia in nostro soccorso. Senza di lei non avrei mai potuto avere la meglio su Mick Stolz, come può testimoniare lo scudo che imbraccio e che fu bottino di quella battaglia. Sono trascorsi diversi giorni ormai da quando abbiamo attraversato Cantor e ancora mi fischiano le orecchie per tutti gli insulti che mi ha urlato contro. Mi è stato raccontato che era talmente fuori di sé dalla preoccupazione da aver spiccato letteralmente il volo, prodigio che non aveva mai tentato prima, per planare poi come un gufo sulle cripte e sulle tombe avvolte nelle tenebre, incurante degli spettri senza pace che popolano l'Antico Cimitero, e tutto questo pur di venirmi a riacciuffare. Se dovesse mettersi male so che anche oggi posso contare su di lei, e devo dire che il pensiero mi rincuora.

Sven, l'imperturbabile gigante di Gulas. Come sempre è in prima linea, e come sempre affronta il nemico con pratica efficienza, uomo o mostro, senza scomporsi. A volte mi chiedo se si renda davvero conto di cosa abbia di fronte, o se gli importi. Probabilmente pensa che in battaglia la morte può presentarsi con mille volti diversi, e che lasciarsi distrarre dal suo aspetto finisce solo per facilitarle il lavoro. Sferra i suoi colpi con calma, bilanciando forza, rapidità, precisione: ha capito che un affondo mal calibrato finiribbe per distruggere l'Informe che si annida sul fondo della cassa ed esporci alla sua contaminazione. Un fendente, e poi un altro, e un altro ancora, approfitta dei diversivi che gli sto creando. E' solo questione di tempo, e infine l'Armigero soccombe al colpo di lama che trancia gli ultimi filamenti di solo gli Dei sanno cosa che gli mantenevano la testa sul collo.

E poi c'è Colin. Il nostro studioso di Greyhave è infallibile nel cogliere i segni di un pericolo imminente, e ci ha subito messo in guardia sulla presenza maligna in agguato nella cassa. Non è pero tipo da avere remore quando c'è da rischiare l'osso del collo, e si sta tenendo pronto ad intervenire...a mani nude, so ho capito cosa ha in mente di fare. Certo che è un bel groviglio di contraddizioni, questo ragazzo: soldato temerario e accademico scrupoloso; assetato di sapere ma impermeabile alle lusinghe di chi vorrebbe comprarlo con la moneta di conoscenze proibite; sprezzante della religione ma appassionato nel difendere ciò che gli indica il suo senso dell'onore; indifferente alle cause ma devotissimo ai suoi amici. Eccolo, entra in azione: la sua prontezza nello strappare via la testa spiccata della creatura per impedirle di riprendere forza è il sigillo della nostra vittoria.

E' così, Comandante Sparrow, che combattono quelli del XXIIIesimo.



Il corpo del paladino rimane finalmente inerte nella cassa, gonfio e distorto al punto da deformare il gambesone e perfino la maglia di ferro che lo cinge. Similmente giace senza vita la bestia Informe che quelle carni aveva ricomposto, pervertendole, affinché il seme di Kraalor potesse germinarvi. Intrappolata nell'elmo, la testa è qui in terra, ai miei piedi. All'interno della calotta si agita nei suoi ultimi spasmi l'abominio che si era pasciuto di questo servitore della Fede profanandone il riposo.

Non ho dimenticato il finire dell'ultima estate e la carneficina causata da quattro creature come questa ad Angvard. Ci siamo spesi fino allo stremo, Brian, Crystal ed io, nel tentativo di arginarne uno soltanto, resistendo oltre la sopportazione ai suoi attacchi spaventosi e venendoci in soccorso l'un l'altro come potevamo, accecati e afflitti dai miasmi mefitici che il mostro aveva portato con sé attraverso il varco della Sacra. Ricordo come inesorabilmente fummo costretti ad arretrare e cedere il passo al nostro avversario: eravamo esausti, feriti, sconfortati per non aver saputo respingere il suo assalto. Crystal però non si diede per vinta e tornò ad affrontarlo, battendosi come una leonessa per impedirgli di compromettere la postazione di tiro dei nostri arcieri... la loro mira e l'arrivo del valoroso Rak-Jimm ci consentirono alla fine di prevalere, mentre all'interno della seconda cerchia il grosso della pattuglia demoniaca continuava a seminare panico e morte.

Rak-Jimm, Lady Yara, il Sergente Rock, Ser Athos Alman...furono loro i veri eroi di quella giornata, assieme a quel buon diavolo di Terenz Lost che a miglia di distanza si stava sacrificando per consentire ai miei compagni di ritirarsi, ma ripensando a come ci battemmo so per certo che Dytros era con noi quel giorno, tre scudi spezzati che traballano sotto i magli del nemico e che però restano miracolosamente, ostinatamente insieme.

Ci stai guardando da lassù, Brian? Kalya mi ha raccontato di te e di come il peso di ciò che accadde a Pforzheim stesse per trascinarti nell'abisso. Abbiamo parlato, nella sconsiderata comunione che ho acconsentito avesse luogo, di come il destino che hai trovato alla Sacra fosse proprio quello da cui lei voleva preservarti. Credo fosse sincera, come sincero resta il suo desiderio di proteggere le sue ragazze dalla cieca violenza dei Varchmann di questo mondo. A costo di stringere allora un patto col demonio stesso da cui intende preservarle...e forse a costo di stringerne uno oggi con un paladino. Non riesco a togliermi dalla testa che in quella donna c'è molto di più e, forse, molto di meglio del cammino oscuro che ha scelto di percorrere. Se fossi qui certamente mi diresti, come Engelhaft e come persino io vado spesso ripetendomi, che mi sono bevuto il cervello. Lo so.

La verità, Brian, è che avrei voluto che il sentiero che ti ho aiutato a ritrovare ti conducesse ad una meta meno crudele. Avrei voluto combattere al tuo fianco ancora una volta, come ad Angvard in quel giorno sanguinoso, come nel vallone di Gretel che ci rese per davvero Difensori dell'Antico Scudo dell'Eroe. Sapere che il tuo sacrificio ti ha conquistato la gloria di un eroe della Fede, qui in terra come in cielo, mi consola, ma non basta a cancellare il dolore per un amico perduto.

E' arrivato il momento di impartire il colpo di grazia a questo mostro. Brandisco un'ultima volta la spada che mi è stata affidata dagli spiriti di Cantor e l'affondo tra le zampe della bestia.

Stringere quest'arma mi dà una sensazione di coraggio simile a quella che provai impiegando contro il guardiano di Mirai lo spiedo di legno duro come pietra che sarebbe più tardi diventato la punta della lancia di Yara, ma è al tempo stesso straniante.

Per tutta la durata dello scontro non ha mai smesso di pulsarmi nel pugno, e certamente si è rivelata più difficile da manovrare di quanto mi aspettassi: ad ogni attacco diretto all'Armigero la lama si è fatta come d'aria per attraversare senza sforzo le protezioni del nemico e morderne le carni, finendo però per prendermi alla sprovvista e sbilanciare i miei colpi. Le fauci di lupo gemelle che decorano la guardia, così simili al fregio della cripta da cui sembra originarsi l'influsso maligno che opprime Cantor, mi ricordano in ogni caso della promessa fatta a quel confratello di un tempo perduto che, vinta l'approvazione dell'ultimo guerriero ad aver avuto il privilegio di impugnarla, attraverso le ere l'ha posta nelle mie mani.

Mi batterò per liberare Cantor e spezzare la maledizione che costringe quegli spiriti infelici ad aggirarsi tra le sue rovine, lo giuro al cospetto del Dio, e solo allora potrò affidare questa spada alla custodia di Lady Yara.

Quel momento però non è ancora giunto, penso, mentre ripulisco la lama con un lembo del mantello. Nel frattempo hai bisogno anche tu di un nome, mia nuova amica, per il tempo che trascorreremo insieme.

Torno col pensiero alla saga di cui mi aveva parlato Athos Alman nei giorni precedenti all'attacco, una raccolta di storie minori del corpus del Khal-Valàn incentrate sulle peripezie del Cacciatore Senza Nome, guerriero vagabondo sprovvisto di lignaggio ma di mente svelta e cuore saldo. In quei racconti il destino metteva sul cammino dell'eroe amici fidati ed avversari temibili, così come doni e strumenti incantati, profezie, fonti magiche di capacità sovrumane: ogni incontro, ogni oggetto, ogni brandello di conoscenza, ogni nuova facoltà si sarebbero rivelati la chiave per il superamento di una sfida futura.

So per certo che c'è qualcosa di vero in quelle antiche favole, così come so che in questa terra di leggende che rivivono può capitare di voltarsi indietro e non poter distinguere le proprie orme da quelle di altri che, in giorni di cui non resta memoria se non nei frammenti di un runo consunto dal tempo, ebbero a camminare sul nostro stesso sentiero. Tanto vale stare al gioco, che ne dici? Ho in mente un nome che ti starebbe a pennello, e credo che non dispiacerebbe neppure a chi prima di me ti ha avuta in pugno.





scritto da Bohemond D'Arlac , 12:56 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 24/05/2021 · 16 di 27 (mostra altri)
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