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Forum di Myst

 
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Il fondo del barile
Jarel Delosan
 
creato il: 07/04/2007   messaggi totali: 36   commenti totali: 30
180385 visite dal 31/07/2007 (ultima visita il 24/05/2025, 21:23)
27 maggio 519
Lunedì 24 Ottobre 2011

Lunga notte...

27 maggio 519, a sera
Rovine di Malartic

Troppo tardi.
Si capisce che è successo qualcosa già da lontano, quando il ragazzo che mi precede rallenta il passo e si guarda intorno.
"Dovrebbero farci il segnale, adesso", dice.
Davanti a noi il bosco è fitto, la strada soffocata dalla vegetazione. Alcuni ruderi emergono dai rampicanti.
"Vedete lì, mio signore?" indica un edificio diroccato ancora in piedi, "che strano, non mi sembra ci sia nessuno..."
"Proseguiamo", gli dico. "I miei uomini si devono accampare ed ho fretta di parlare con Lord Albert".
Ma le parole di Stan mi tornano in mente come un presagio.
"Le Spine sono arrivate, puntano a Malartic", mi ha comunicato appena giunto a Vreil. "Affrettatevi ad unirvi alla Herrshaft".
Osservo il cavaliere, che avanza silenzioso accanto a me. Anche lui si guarda intorno preoccupato, sta pensando quello che penso io?
Le ombre del bosco sono sempre più nere, ogni barlume di luce stenta ormai a penetrare tra i rami. L'aria è fredda.
"Eccoci", indica il ragazzo. "I padiglioni sono oltre quell'edificio con le colonne".
Tutto tace, il silenzio è eccessivo. Alzo una mano, faccio segno di procedere con cautela.
Pochi passi più avanti scorgo i primi cadaveri.
Gli hanno spiccato le teste e li hanno abbandonati lì.
Smonto da cavallo, mi chino a sfiorare un corpo. Si tratta di Randal, è ancora tiepido. Lo scontro dev'essere avvenuto non più di un'ora fa.
"Potrebbero averci teso una trappola", sussurra Stan, "forse sono ancora in zona".
Sono davvero micidiali come si dice?
Avanzo tra i ruderi, e ogni passo è una conferma. Il padiglione di Albert è stato depredato, quello adiacente ospita il corpo sfigurato dello stregone di Vypern. Gli inutili stregoni di Vypern, che fanno più danni che altro.
Chissà da dove veniva questo, per venire a farsi ammazzare a Malartic.
Ma Albert? Che ne è stato di lui?
Esco dai padiglioni e avanzo verso il torrente, quando nella penombra mi rendo conto di una strana nebbia violacea che nasce dalla terra. C'è altro sangue a terra, altri cadaveri. Nessuno dei loro, tutti dei nostri. Tutti decapitati. Poi ecco, quasi incespico nello scudo di Albert, abbandonato a terra nella fanghiglia.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata.
"E' finita", mormoro.
"Cosa avete trovato, sir Dart?" domanda lo scudiero, che mi si avvicina con una torcia accesa. Scuoto il capo.
Anche lui guarda a terra, i suoi occhi si spalancano mentre riconosce lo scudo del suo Signore spaccato e insanguinato.
"Non è... possibile..." dice arretrando di un passo.
Gli faccio segno di uscire dalla nebbia, di raggiungere gli altri che stanno controllando la zona alla ricerca dei nostri nemici.
"Hanno preso tutti i cavalli!" viene a comunicarmi poco dopo il giovane Frederick, "le tracce conducono verso la strada per Gautier".
"Noi venivamo da una parte, mentre loro si allontanavano dall'altra", commento. "Per poco non ci siamo incontrati".
Guardo i miei uomini, i loro volti sconcertati. Sono responsabile di loro, devo fare in modo che l'abbattimento non li spinga a commettere errori.
"Metà di voi inizino a radunare i corpi e a ricomporli. Gli altri si sistemeranno di vedetta e a protezione dei compagni. Sarà una lunga notte, nessuno di noi dormirà. Alle prime luci ripartiremo".
Accendiamo dei fuochi ai margini del campo, posizioniamo le vedette e poco a poco inizio a ricostruire come si dev'essere svolto lo scontro. I dardi di balestra, il sangue. Una fratina da Paladino di Dytros squarciata non distante dallo scudo di Albert, inzuppata di sangue. Le Spine non sono venute qui da sole.
D'un tratto viene a chiamarmi Michael. "Abbiamo trovato un superstite".
"Come sta?"
Michael scuote il capo. "Non bene", risponde guidandomi da lui.
Siede vicino al fuoco, lo riconosco subito. E' Sir Hoster, uno dei più anziani dello Squadrone Herrshaft. Apparentemente sembra intonso, ma appena incrocio i suoi occhi vi leggo uno smarrimento innaturale.
"Come state?" domando, siedendomi accanto a lui.
"Nelle ombre...." mormora come risposta, "escono dalle ombre...."
Non capisco, lo osservo meglio. Il suo volto è attraversato da tre sottili ustioni, che proseguono sul collo.
"Parlate delle Spine? Cosa vi hanno fatto?"
Sir Hoster scuote il capo. "Ombre, ombre, spettri... non so da dove provengano.... sono tutto intorno, nella boscaglia. Lontano... dalla luce".
Muovo lo sguardo sugli alberi neri, sui ruderi coperti da rampicanti che ci circondano. Tutto è quieto, nemmeno un alito di vento.
"Cosa è successo?"
Indica con lo sguardo un edificio non distante, dove ho trovato una balestra abbandonata. "Ero lì sopra, quando hanno attaccato. Le Spine, intendo. E' stato un massacro, anche LeNoire era con loro".
Annuisco, ero al corrente del suo tradimento. "E poi?"
"E poi ci hanno sopraffatti, anche grazie ad un incantesimo lanciato dal loro stregone. Ha causato una nube venefica, ed è allora che sono iniziati i lamenti".
"Lamenti?"
Annuisce. "Ero distante dallo scontro più animato, e dal bosco ho iniziato a sentire degli strani lamenti, lenti, sempre più vicini. Lamenti... non naturali".
"Si raccontano un sacco di cose su Malartic..." commento. "Sicuro che non fosse un'impressione?"
Sir Hoster si indica le ustioni che porta sul volto e scuote il capo. "Quando ho visto che era tutto perduto, e che anche Albert era caduto... sono fuggito. Mi sono nascosto tra gli alberi... nella penombra che avanzava. Ed è stato allora che li ho visti. Spettri, fantasmi.... ombre violacee come la nebbia generata da quel maledetto stregone... ed hanno iniziato a fluttuarmi intorno. Una mi si è avvicinata, per un attimo ho riconosciuto un volto quasi umano, evanescente, e poi con dita impalpabili mi ha accarezzato il viso. Dolore, cecità, una fitta di ghiaccio... ho gridato e le ombre sono svanite".
Nervosamente mi guardo intorno, nel buio che circonda il nostro campo. Da poca distanza si sentono i miei uomini che spalano la terra, scavando tombe per i compagni caduti.
Ma forse Malartic non è il posto migliore per seppellire qualcuno, inizio a temere. E' un luogo maledetto, e le storie che si raccontano forse non sono tutte fantasticherie.
Guardo ancora Sir Holter, le sue ustioni. Lo conosco da anni, non è un ragazzino suggestionabile. Veramente qualcosa si nasconde intorno a noi, nell'oscurità.
"Ravvivate i fuochi", ordino. Ma poco dopo una delle vedette più avanzate inizia a gridare. Lamenti di dolore, che terminano in un gorgoglio sinistro.
Io stesso prendo una torcia e, insieme a Frederick andiamo a vedere che è successo.
Ci arrampichiamo tra i ruderi, c'è un passaggio stretto che porta ad una stanza parzialmente crollata, il punto d'osservazione migliore verso Ovest. L'aria è innaturalmente fredda, la luce della torcia scaccia un'oscurità viscosa, che si nasconde negli angoli più protetti del rudere. Avanzo di due passi nel silenzio, quando scorgo una sagoma riversa a terra. Mi avvicino al corpo, mentre Frederick alza la balestra carica e posiziona un dardo. E' Tom, la mia vedetta. Ha gli occhi sbarrati e sul volto una rete di ustioni sottilissime. Il suo cuore ha smesso di battere.
Sporgendomi dall'apertura che si apre sul sentiero tra gli alberi, non riesco a vedere niente di insolito. Non movimenti, nè ombre, nè tantomeno nemici in avvicinamento.
Frederick mi guarda aspettando che gli dica cosa fare.
"Raduniamo tutti presso il fuoco", gli dico. "Non possiamo fare più nulla per Tom, penseremo a lui domattina.
"Ma se ci stessero tendendo una trappola?"
"Chi? Le Spine?". Scuoto il capo: loro hanno scatenato questo casino e poi se ne sono andate, è chiaramente andata così.
"Seguimi al campo, avvertiamo le altre vedette di rientrare presso i fuochi".
Per Xander non arriviamo in tempo. Anche lui giace accasciato nel suo nascondiglio, senza più vita. Riusciamo a portare in salvo Herbert e Mac.
"Ravvivate i fuochi", ordino. "Nessuno si allontani nelle tenebre per nessuna ragione".
I cavalli sono sempre più agitati, i miei uomini si guardano intorno, indicandosi l'un l'altro strani fruscii, movimenti tra i rami. La paura, la suggestione fanno il resto.
Sarà una lunga notte. E prego gli Dei che riusciremo a vedere l'alba.


scritto da Sir Alaric Dart , 14:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
21 maggio 519
Giovedì 20 Ottobre 2011

Chi piangerà per lei?

Non certo io.
Quando vedo gente come questa che finisce ammazzata, mi chiedo sempre se qualcuno verserà mezza lacrima.
Me lo chiedo ancora di più quando sono stato io ad uccidere.
Mi domando se questa gente avesse una vita ulteriore, rispetto a quella che l'ha portata sotto la mia spada e, in fondo, se meritasse qualcosa di meglio (è un esercizio di coscienza che mi impongo ogni volta che ammazzo qualcuno, non vorrei iniziare a prendere la morte troppo sotto gamba).
Nel caso di Deborah devo dire che mi risulta difficile crederlo.
Al paese suo, a Mourden, avranno già smesso di compiangerne la scomparsa, ed è certo meglio se non verranno mai a sapere come si fosse ridotta la loro veste bianca di Kayah.
Raramente ho visto un abito così infangato.
All'inizio era divertente, ci siamo divertiti tutti. Poi è diventato soltanto squallido.
La sua stupida ribellione blasfema si è ridotta in fretta ad un sordido razzolare nel fango: quel che doveva rappresentare la sua liberazione da una carriera religiosa impostale dai familiari si è trasformata nell'umiliazione più avvilente.
Quasi mi sento di aver fatto un'opera buona a toglierla di mezzo e a interrompere questo malinconico teatrino.

Lo ammetto, lì per lì ho agito d'istinto.
Con tutti i guai che abbiamo, lo Squadrone annientato, Sir LeNoire prigioniero e quel pazzo di Sid Caesar come unico superiore, quella scema ha pensato bene di infilarsi nel mio sacco a pelo.
"Facciamo fuori il mago", mi ha sussurrato strusciandomisi addosso come una lumaca, "torniamo da Albert e raccontiamo la nostra versione dei fatti. Diciamogli che è stata tutta colpa di Sid, che è stato lui a tradire."
"Vattene, sparisci, lasciami in pace".
Glie l'ho detto, non si può dire che non l'abbia messa in guardia. Ma poi ripeti una volta, e ripeti due volte... lo ammetto, mi ha fatto saltare i nervi.

Poco dopo sono andato da Sid. "L'ho ammazzata".
Lui ha annuito. "Hai fatto bene. Era diventata inutile, soltanto un peso. Buttala in qualche fosso e non pensiamoci più."
"E' pesante, dammi una mano a sollevarla"
"No, Stan, tu l'hai ammazzata, tu la trascini via da qui".
Mentre mi allontano sbuffando per tornare al mio giaciglio, lui ci ripensa, si alza in piedi.
"Ti aiuto, va. Domani mi servi in forze, sarebbe un peccato ti facessi uno strappo muscolare".
"Perchè?" domando io, "che succede domani?"
"Domani li attacchiamo".

Mentre trasciniamo il cadavere di Deborah verso un fosso, Sid mi spiega il suo assurdo piano.
"Mi pare una stronzata Sid", rispondo. "Siamo in due, e non li abbiamo ammazzati quando eravamo uno Squadrone intero. Proseguiamo verso Malartic come deciso e chiediamo rinforzi"
"Ho forse chiesto il tuo parere?" è tutta la sua risposta, mentre si sfrega le mani una sull'altra per riposarle dallo sforzo.
Intanto il cadavere di Deborah sprofonda lento nella fanghiglia del fosso, tra le canne e le erbacce.

Ah, ma vedrai, imbecille di uno stregone, domani come verrò a aiutarti.
Contaci.


scritto da Stan , 12:17 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
16 maggio 519
Lunedì 10 Ottobre 2011

sprechi e ironia

Povera bestia. Metto in conto a loro anche il dispiacere di aver dovuto colpire un così bel cavallo.
Credono forse che io non abbia sentimenti? Eppure si direbbe che non ne abbiano idea, dal modo assai arrogante e sgraziato con cui si comportano.
Di loro so molte cose, chi del resto non le sa?
C'è la Paladina che chiede sempre a tutti di arrendersi, e non vedo proprio l'ora che lo chieda a me. Già pregusto il momento in cui le dirò "sì sì, mi arrendo", e immediatamente dopo la ucciderò.
C'è il Boia, animato da un'apprezzabile sete di sangue, sia pure mal indirizzata, e il suo pericoloso fratello, che mantiene la calma ma non si fa alcuno scrupolo ad uccidere.
Che dire poi del mago, che sembra fare di tutto per cacciarsi in guai sempre peggiori, soltanto per il gusto di sfidare la sorte? La sua sorellastra avvelenatrice sembra essere uscita dal giro, ma prima o poi tornerà a far parlare di sè, con qualche intruglio interessante. Almeno, lo spero.
Infine ci sta la puttanella del Paladino, Shasda sarebbe fiera di lei per come sa infangare le fratine e distrarre la fantasia dei soldati della fede.
Quanto talento sprecato!
Sono gente in gamba, senza paura, senza vergogna e senza coscienza. La rabbia che mi fanno a vederli nello schieramento nemico è sempre maggiore. Uno spreco vergognoso: paladina a parte li recluterei tutti senza pensarci un attimo. E invece tocca ammazzarli.
Cosa peraltro non facile, a quanto pare... in questi anni hanno imparato a vendere molto cara la pelle.
Questo scontro è stato istruttivo. Eccitante, persino. Era da un pezzo che non sentivo il fiato sul collo di un nemico deciso ad uccidermi.
Mi dispiace poco degli uomini di Sir Clark, ragazzino viziato e pieno di "sani principi", bacchettone a modo suo più di un vecchio prete imbalsamato. Non so cosa ne sia stato di lui, ma spero che i corvi banchettino con i suoi intestini.
Sono stati una piccola perdita, che mi ha permesso di apprezzare direttamente il talento delle Spine della Rosa. Sono bravi, dannazione a loro. Spregiudicati e bravi.
Ma possibile che non ci sia modo di coinvolgerli in qualche iniziativa più produttiva? Mi sembra impossibile che debbano semplicemente essere ammazzati...
Sto invecchiando, inizio a dar troppa importanza alla vita umana. Alla mia, prima di tutto.
E vogliamo parlare di quella stupida di Deborah? Poteva continuare a fare la discepola di Kayah.... mi chiedo cosa le sia saltato in mente di volersi unire ai suoi stupratori della Squadra dell'Aquila. Capisco che l'astinenza possa essere una brutta cosa, ma insomma! Un po' di amor proprio....
Comunque le ho suggerito di continuare a tenere i capelli rasati a zero: non è bella, ma se hai la sensazione che sia ancora l'innocente veste bianca di un tempo, può acquistare un po' più di attrattiva. Poca, comunque.
Ecco, da questo punto di vista invece la Paladina non è niente male...
Sprechi su sprechi, ecco l'amarezza che mi lascia questo scontro. Gente che non riconosce la propria vocazione, che incanala ottime energie per scopi patetici.
Io sono un uomo pratico, semplice. Non indugio nella ricerca di piccole soddisfazioni personali, nè lascio che la mia fede mi spinga ad eccedere. Oggi ho riportato una sconfitta che mi ha insegnato molto, e sono tanto fortunato da poterci riflettere su.
Ammazzarli, devo ammazzarli. Daeron su questo punto è stato chiaro, e in fondo ha ragione. Probabilmente l'attacco armi in pugno non è la via migliore, perchè sul campo sono troppo forti. Dovrò inventarmi qualche soluzione più creativa.
La buona notizia è che l'immaginazione non mi manca, e nemmeno la pazienza.
Adesso però bisogna recuperare, riprendere fiato. Devo valutare anche quale possa essere l'utilità residua di Deborah, ora che non abbiamo più bambini in ostaggio bisognosi di cure "materne". Riconosco la sottile ironia di Daeron nel preoccuparsi che i bambini fossero accuditi da una figura femminile. E poi è andato a scegliere proprio un modello di inestimabile virtù come quello di Deborah Savail.
Bisogna saper sdrammatizzare, e in questo lui è maestro. Con tanti dispiaceri, qualche sana risata ci vuole, di tanto in tanto.
E qualche risata ce la faremo davvero, se a Sarthe diventerà Barone Sir Amos e a Anthien Lord Albert. In fondo questa storia della pace tra baronie non mi aveva mai convinto, non c'è proprio niente di interessante nella pace.
Niente di interessante, davvero.
La pace è oltremodo noiosa.
...
scritto da Sid Caesar , 23:15 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
12 febbraio 519
Lunedì 27 Giugno 2011

... l'ultimo sguardo.

Non hai nemmeno alzato gli occhi mentre ti passavo davanti. Non mi hai neppure guardata.
Bel fratello che sei.
Forse è perchè ti vergogni, perchè sai che è colpa tua, che è tutta colpa tua.
Fino all'ultimo giorno, è sempre stata tutta colpa tua.

Le prigioni del Castello del Leone sono scavate nella roccia della collina, accessibili solo per una scaletta stretta e scivolosa sotto la Torre della Guardia.
La prima volta che sono scesa a far visita a mio fratello, al mattino del 16, lui stava camminando avanti e indietro nella sua cella.
Mi ha vista subito.
"Carmen! Che sta succedendo! Fammi uscire da qui!"
"Con calma, Andrè... con calma"
Sono rimasta in piedi a poca distanza dalla grata metallica della sua cella a osservarlo.
"Perchè sei venuto a farmi visita, proprio oggi? Dopo aver rifiutato così tanti inviti..."
"Cosa sta succedendo in città? Perchè il Barone ha bloccato le porte?"
Scuoto il capo. "Non è stato il Barone a chiudere le porte, ma la Guardia Civica".
"La Guardia Civica? Ma che dici... non capisco... per quale ragione avrebbe dovuto...". Ma subito si interrompe, pensa a qualcosa, poi mi guarda. "Cosa è successo, Carmen? Dimmi la verità".
C'è qualcosa nel suo sguardo che mi incute timore. Non è il solito Andrè: è come se in lui vivesse adesso una consapevolezza nuova. Che abbia finalmente capito?
Lascio che un brivido di incertezza e di speranza mi percorra la schiena, poi scuoto il capo.
"Non sei venuto per me, quindi?"
"Basta con questi giochetti, Carmen, fammi uscire da qui".
"E se ti faccio uscire tu che cosa farai?" Mi avvicino alle sbarre, gli sorrido.

"Fammi uscire da qui, e ti prenderò con me, torneremo insieme alla Torre di Navon, io e te soltanto, e poi..."

La sua voce irritata spezza il mio sogno: "fammi uscire da qui. Ho delle cose importanti che mi aspettano."
"Risposta sbagliata, fratello mio. Tornerò presto".

Incurante dei suoi richiami, torno alle scale e salgo di sopra, nelle mie stanze, col cuore pesante.
Mi chiedo cosa abbia scoperto su di me, quanto avanti siano andate le sue indagini interiori.
Fino a che punto si è spinta la tua determinazione di toccare la verità?
La verità sono io, non hai che da allungare una mano.

Passano giorni convulsi e sanguinosi, seguo gli eventi dal Castello. La rivolta della Cattedrale del Sole Nero, l'arrivo dell'Inquisizione, l'assedio del nostro stesso Castello.
Il Barone è sempre più confuso, si rifugia in me cercando una guida, un conforto. Ed io lo rassicuro, andrà tutto bene.
Ma ogni giorno percorro silenziosamente le scalette scivolose fino alle prigioni, e resto in attesa di una rassicurazione a mia volta. Andrà tutto bene?

Mio fratello non si accorge di me, resto indietro, lo spio dalla cella adiacente. Lo guardo mentre cammina avanti e indietro, mentre siede con la testa tra le mani, mentre prega.
Prego anche io, a mio modo, insieme a lui. Invoco il suo nome come una liberazione, come l'unica via di fuga dalle pareti di pietra che imprigionano entrambi.
"Andrè... Andrè..."

... ed ecco che lui mormora qualcosa, tra le labbra secche per la sete. Un nome.... il.... il mio nome?

"Ludmilla...".

Una pugnalata al cuore non avrebbe potuto arrecarmi più dolore.
Abbraccia tuo nipote, stupido di un Andrè, abbraccialo e forse sentirai ancora battere il cuore di quella bigotta. Piangi adesso?

Sento la tensione nel tuo respiro, così vicino a me oltre la parete fredda. Ludmilla, Ludmilla, chiami ancora, e poi.... e poi Carmen.
Ho un tuffo, un brivido. Carmen...

"Carmen! Scendi giù! Vieni Carmen! Carmeeeen!! Guardieee! Chiamatemi mia sorellaaa!"
Grida ancora, grida forte, ignaro che tutte le guardie del castello sono sugli spalti e aspettano da un momento all'altro l'attacco dell'esercito del Duca.

Aspetto qualche istante, poi esco dalle ombre e mi paleso a lui.

"Carmen"
Mi guarda incredulo, forse pensa di sognare. "Sei tu?"
Avanzo, annuisco, appoggio le mani sulle sbarre.
"Carmen..."
Si alza in piedi velocemente e viene a toccarmi le mani.
Andrè... erano anni che non sentivo le tue mani sulle mie. Stringi, stringi forte.

"Andiamocene, Carmen.... fuggiamo a Navon... nella nostra torre..."

Ma di nuovo mi ferisce. Aggancia i miei occhi con i suoi, stringe le mani sulle mie mani e mi fissa, spiritato.
"Sei stata tu. Sei stata tu, Carmen? Sei stata tu ad ucciderla? Devi dirmelo!"

Provo a ritrarre le mani, ma la sua stretta è troppo forte.
"Andrè, io..."
"Sei stata tu? Dimmi che non è vero, se ne hai il coraggio."

Resto in silenzio a guardarlo, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
"L'ho fatto... per te" mormoro tra le labbra.
Lui non mi sente e continua a fissarmi. Quanto è diverso adesso dall'Andrè che ho sempre adorato. Scavato, stanco, duro. Le mani stringono talmente sulle mie, schiacciandole contro le sbarre della cella, che sento il ferro freddo che mi penetra nella pelle, nelle ossa.
"Sei... un mostro".
Chiudo gli occhi.
ti amo... ti amo... ti amo...

Dall'alto si sente un tonfo tremendo, un suono sordo di qualcosa che viene scagliato con violenza sulle mura. L'attacco è iniziato.

"Che coraggio hai, Andrè, a chiamarmi mostro! Tu che mi hai abbandonata sulla via della rovina e che hai preferito a me quattro baracche popolate da villici. Per anni sei stato il mio maestro in tutto e ora di colpo inizi a fare il sant'uomo? Con che coraggio, eh?"
"Sei pazza, Carmen! Cosa c'entrano le nostre ragazzate con... tutto questo. Fammi uscire, arrenditi... e qualsiasi cosa stia succedendo a questo castello, forse non è ancora troppo tardi per rimediare..."
Un altro tonfo dall'alto fa tremare la roccia.
"Non c'è più tempo, Andrè. E' tutto finito".
Mio fratello mi guarda con gli occhi spalancati e furibondi. "Fammi uscire ti ho detto!"
Scuoto il capo e mi chino a baciargli le mani, strette sulle mie. Subito le ritrae, liberandomi.
Arretro di un passo massaggiandomi i polsi dolenti.

"Vattene allora, sparisci dalla mia vista, mi disgusti".

Mi disgusti.

Saranno queste le ultime parole che sentirò pronunciare da mio fratello?

A giorni di distanza, caduto il Castello, sono io prigioniera dell'Inquisizione. La rabbia e il rimpianto si alternano nel mio cuore, e mi domando se i doni che la Dea mi ha promesso saranno sufficienti a tirarmi fuori dai guai. Inizio purtroppo a dubitarne.
La morte sulla pubblica piazza, ecco cosa mi attende. E mi chiedo... anche allora Andrè distoglierà lo sguardo? Anche allora resterà in disparte, lontano, e farà finta di non sentire le mie grida disperate?

Oppure finalmente si renderà conto di cosa ha perduto, e piangerà insieme a me?

scritto da Lady Carmen Navon , 15:38 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 novembre 518
Sabato 12 Febbraio 2011

Confusione e dubbi

Se il Santuario è di una dea della natura selvaggia, dell'istinto e del piacere, perché il 1 di novembre? Quando mai poi le feste del Signore dei Corvi hanno portato bene agli Evocatori? Non mi sono mai fidata di certe storie. Il Dio Antico, infuriato, non può essere veramente benevolo verso i nostri tentativi. Prova invidia e odio per noi. E fastidio. Ne sono sicura. Il 6 di gennaio avremmo avuto la protezione di Lei. Tutto sarebbe stato più semplice. Tutto avrebbe avuto successo. E Lei avremmo richiamato per prima, con sicurezza, su questa Sarakon ingrigita e ignorante......
Ma Sand non poteva aspettare. Diceva che io non comprendevo. Lui anziano, io giovane e inesperta. Questa collazione io l'ho fatta al meglio. Tra i Luoghi Impuri e le Antiche Religioni. Ma, insisto, bisognava rispettare le feste della Dea che è non è lecito nominare. Lui aveva fretta, una fretta del diavolo, una fretta pazza, perché c'erano cose più grandi di noi all'opera. Impossessarsi del Santuario prima degli altri e fare tutto quello che serviva. Accelerare le pratiche di Bertrand. Stringere ogni tempo.
E non sono stata brava forse? Capire i Luoghi Impuri è forse facile? Discernere l'esegesi degli scolii nel commentario? Imparare a memoria e mettere in pratica senza errori? "Basta la minima imprecisione..." recitava quella chiosa, malevola.
Maestro mio, forse ci siamo sottovalutati a vicenda.... A te chi ci fosse dietro allo Schermo forse non interessava nulla: uno degli Antichi vale l'altro. Eppure non è così. L'ho sempre pensato e sentito. La Grande Dea si poteva piegare con gli artifizi dell'Evocazione, sedurla e farsi sedurre. Lei e le sue pàredre. Ma quell'oscuro Demone che ci tormentava........no. Era in agguato, aspettava l'occasione propizia e noi gliela abbiamo data. "Va' avanti", avresti detto. "Non ti spaventare come una bambina. Ogni meta è quella vittoriosa. La palingenesi è domani. I deboli saranno rovesciati. I forti, finalmente, vinceranno". Ed io, Maestro Sand, io, sono veramente tra i forti?
"La benedizione di un immenso Yoki", come tu la chiamavi, con ammirazione e (lo so) con invidia, mi sarebbe bastata per sopravvivere e per trionfare il giorno della palingenesi? Sfidando e piegando quel Demone violento e inquieto, ne ho dubitato. Forse, Maestro Sand, è perché tu con Costoro non ti sei mai veramente confrontato? Una filosofia senza esperienza quante probabilità ha di essere fallace? Lui diceva di essere il Signore di questa Terra, di poterla calcare con i suoi piedi di bronzo. Lui sì che aveva un immenso Yoki. E mi disprezzava, come tu Maestro Sand disprezzi, disprezzavi, i deboli. Lui che era immensamente più forte di te, di me, di noi.
Oggi Lui mi ha legata a sé, mi fa dimenticare le feste della Grande Dea, mi desidera, perché desidera la chiave che ho, la chiave che aprirà la sua porta. Mi ha graziata. Mi ha beneficata. Mi ha salvata da morte sicura. Perché mi vuole viva. Lui sa che in questo tempo, per lui un attimo della Sua esistenza immortale, io, io sola forse, ho la chiave. Perché Lui vuole tornare. Ma a fare che? Questo non mi è dato saperlo. E troppa potenza mi incute timore. Questo grande e feroce potere attenua la forza della sua blandizie...fino al nulla. Oltre le Sue stesse aspettative, sa incutere solo paura.
E, poi, quanto male. Quanto orrore. Perché? Ragazze innocenti e morti estratti dalle tombe. Se ha un senso, tutto è lecito. Ma ha un senso? E poi? Se non avesse senso? Se non avesse avuto senso? Avremmo richiamato Lui, il Signore di quella terra, come si chiamava. Il Grande Fabbro. Avrebbe calcato la terra. Evocato da un sacrificio. E che sacrificio.... "Quando giungerai al lembo estremo della tua pazienza e della tua arte involuta, della mia arte involuta; quando dalle infinite trasparenze del velo scorgerai le fattezze dell'Ombra, un'ultima impurità ti squarcerà quella debole placenta e il feto della tua creazione investirà il mondo inferiore. Sangue consacrato inumidirà il ritorto tessuto. L'Occhio Malevolo si volgerà verso il tuo Luogo. Gratitudine e benevolenza....". Con la nota dell'anonimo commentatore: "un consacrato alla Luce; un sacerdote o un paladino. Ma beneficato dalla Fede. Non una veste senza sostanza. Con questo inumidirai il Luogo, sì da renderlo impuro". "Là dove c'è forza dell'evocando e sostanza del contaminabile", ancora Bertrand con la sua prosa sorprendente. La forza della Dea e la sostanza di Pyros, il contaminabile. Il Santuario di Oulpianòs e l'opera benemerita dei Turniani con i loro templi dappertutto. Così adatti per quello che dovevo fare io.....
Ma il consacrato.....
Rimasti soli, chi poteva essere? Quella ragazza.... Non meritava di morire. No. Ma che potevamo fare? A quel punto. Se si è salvata e sono in fondo contenta, questo che vuol dire? Non lo so. Non lo so. Mi sento tanto sola.

Roland, dove sei? Con quel tuo buon senso, solo offuscato dall'amore. Dove sei? Mi manchi. Forse solo tu potresti ora riportarmi sulla retta via. Retta via. Che cos'è? Se la sarà cavata la mia ingenua controfigura? O Dei. Che faccio? Invoco gli Dei? Povera me. Da chi andrò?
Le Locuste mi aspettano...... Ereditare il ruolo di Marc Sand. Il mio sogno. Ma ha senso? Ha avuto senso? Non lo so. Non lo so.
Roland, dove sei? Ci sarai ancora?
Non lo so....
scritto da Micol Semeyr , 20:16 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 novembre 518
Lunedì 31 Gennaio 2011

Paura di morire

E' apparsa come una ninfa delle poesie del passato, una Driade tra gli alberi, mentre scrutavo il mio dovere. L'ennesimo dono. Sangue e piacere e vittoria. Folle che sono stato. O Tuo umile servitore? Non potevo fallire. Non potevo rinunciare. L'ho ghermita. Ma lo stregone...... Lo sapevo che sarebbe stato lui a farmi assaporare il sapore della sconfitta. L'ho capito quando ha creato la nube. Troppo vicina. Dannazione, troppo vicina. Per quanto lontano io possa colpire. Gli stregoni mi fanno paura. Non ho vergogna. La paura aiuta a sopravvivere. Anche alle Sorgenti del Tibur. Oh Dèi. Finché si combattono da soli....... Quando ho sentito le rune, un brivido mi è corso sulla schiena. E se ora potesse colpirmi? E se ora non fosse una semplice nube? Infatti..... Uno, due secondi per riflettere. La grotta del vecchio orso. Proteggimi, mia Signora dei boschi e delle foreste! Secondi per correre. Secondi per staccare. Oh, Dea, l'orrore e il dolore. Ho bevuto la mia bile, il mio sangue. La mia gamba.... Cani, poteste morire tutti di stenti. Non so come ho fatto a uscire da lì. Per più di un attimo ho pensato che dovessi morire. La Driade psicopompa mi conduceva alla morte, sinuosa, nel peccato. Bellezza, debolezza e sangue. L'ultimo piacere prima del colpo fatale. Mi hanno braccato come una lepre ferita. Annusando il mio dolore, il puzzo del cuoio che bruciava, come io stesso sarei bruciato. Le frecce proibite. I Denti del Serpente. Ne dovrò rendere conto. Ma la vita, la mia vita, va salvata, ad ogni costo......

Affanno. Mi inseguono ancora? Sì, certo. Assassini. Cani. Loro non sanno che cosa sia la paura e la prudenza. Si giocano il tutto per tutto. Preferiscono morire che restare invendicati. Quanto orrore dovrai ancora sopportare, o mia Signora? Mentre contaminano i tuoi sacri anfratti con le loro evocazioni oscure e le loro volgari benedizioni?
scritto da Gil-Palantir , 01:43 | permalink | markup wiki | commenti (2)