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1 maggio 517
Lunedì 5 Giugno 2006
Tardi
Due giorni ancora in mezzo a queste dannate paludi, sempre che la guida non si sbagli di nuovo. Non posso fargliene una colpa: è davvero un'impresa orientarsi in un simile inferno.
Miglia e miglia di acquitrini fetidi, impossibili da guadare se non rassegnandosi ad un estenuante pellegrinaggio da un isolotto di fango putrido ad un altro, ciascuno infestato fino all'ultimo centimetro da legioni di canne ostinate con la scorza più dura del legno;
spesso la nebbia è così fitta che dobbiamo seguire il frinire dei grilli per capire dove sia il prossimo approdo;
e poi il caldo che toglie il respiro, gli orrendi tafani che accorrono da ogni dove per banchettare con le nostre miserabili carni, febbre e dissenteria che nonostante le premure del Reverendo Hans e di Leonore affliggono un quarto degli uomini e ne hanno consumati sei.
E tuttavia avanziamo, sorretti dal canto incessante dei Paladini. Non sono mai stato un gran devoto e non dubito che quando sarà il mio momento Krynn me ne chiederà conto, ma devo riconoscere che è la voce fiera di questi giovani, per nulla incrinata dall'angoscia e dal tormento che pure è evidente sui loro volti provati, a impedirmi di desistere. "Sia resa lode al Dio, perchè laddove la più adamantina lealtà dei mortali vacilla, una fragile Fede non si lascia piegare!" Così, perlomeno, dicono i Profeti.
(Mohammed, unico, sembra essere del tutto indifferente alle tribolazioni. Molto posso sopportare, ma non la sua mansuetudine bovina. Il sesto giorno di viaggio l'ho spedito alla retroguardia. Aveva cominciato a fischiettare sul canto dei Paladini. Lui, che non ha mai emesso un suono da quando lo conosco.)
Non voglio pensare ai veri orrori di questo viaggio. Se davvero mi fermassi a riflettere su quello che ho visto...
non è la prima volta, certo, ma a certe cose non si può fare abitudine. Mai. Scaccio dalla mente i ricordi confusi, la concitazione, le urla. Non pensare a come sono fatti, Ordo. Non pensare a quanto sembrano ANTICHI.
Pensa a come la tua schiatta ha sempre prevalso sui loro simili. Pensa alla Chiesa e al Collegio. Tre ne abbiamo abbattuti a questo giro, e non ce ne saranno altri. No, non ce ne saranno altr...
Un rombo cupo e distante, forse un tuono, da sud. Sembra affievolirsi. Dev'essersi alzato il vento, la nebbia di fronte a noi si sta rapidamente diradando. Poi ce n'è un altro, e questo è assordante. Le canne si inchinano verso di me come eunuchi al passaggio del Sultano di Abbul. Un muro d'aria mi investe, sbalzandomi nel fango. La terra comincia a sussultare.
Sempre più forte.
Il mondo sta andando in pezzi, penso. Trovo il tempo per chiedermi cosa sia questo puzzo di zolfo. Alzo lo sguardo. L'orizzonte sta smettendo di ballare. Il mondo non è andato in pezzi, dopo tutto. O forse sì.
Il massiccio di Nur-Had-Dun. Difficile riconoscerlo, ora.
Abbiamo fatto tardi.
Miglia e miglia di acquitrini fetidi, impossibili da guadare se non rassegnandosi ad un estenuante pellegrinaggio da un isolotto di fango putrido ad un altro, ciascuno infestato fino all'ultimo centimetro da legioni di canne ostinate con la scorza più dura del legno;
spesso la nebbia è così fitta che dobbiamo seguire il frinire dei grilli per capire dove sia il prossimo approdo;
e poi il caldo che toglie il respiro, gli orrendi tafani che accorrono da ogni dove per banchettare con le nostre miserabili carni, febbre e dissenteria che nonostante le premure del Reverendo Hans e di Leonore affliggono un quarto degli uomini e ne hanno consumati sei.
E tuttavia avanziamo, sorretti dal canto incessante dei Paladini. Non sono mai stato un gran devoto e non dubito che quando sarà il mio momento Krynn me ne chiederà conto, ma devo riconoscere che è la voce fiera di questi giovani, per nulla incrinata dall'angoscia e dal tormento che pure è evidente sui loro volti provati, a impedirmi di desistere. "Sia resa lode al Dio, perchè laddove la più adamantina lealtà dei mortali vacilla, una fragile Fede non si lascia piegare!" Così, perlomeno, dicono i Profeti.
(Mohammed, unico, sembra essere del tutto indifferente alle tribolazioni. Molto posso sopportare, ma non la sua mansuetudine bovina. Il sesto giorno di viaggio l'ho spedito alla retroguardia. Aveva cominciato a fischiettare sul canto dei Paladini. Lui, che non ha mai emesso un suono da quando lo conosco.)
Non voglio pensare ai veri orrori di questo viaggio. Se davvero mi fermassi a riflettere su quello che ho visto...
non è la prima volta, certo, ma a certe cose non si può fare abitudine. Mai. Scaccio dalla mente i ricordi confusi, la concitazione, le urla. Non pensare a come sono fatti, Ordo. Non pensare a quanto sembrano ANTICHI.
Pensa a come la tua schiatta ha sempre prevalso sui loro simili. Pensa alla Chiesa e al Collegio. Tre ne abbiamo abbattuti a questo giro, e non ce ne saranno altri. No, non ce ne saranno altr...
Un rombo cupo e distante, forse un tuono, da sud. Sembra affievolirsi. Dev'essersi alzato il vento, la nebbia di fronte a noi si sta rapidamente diradando. Poi ce n'è un altro, e questo è assordante. Le canne si inchinano verso di me come eunuchi al passaggio del Sultano di Abbul. Un muro d'aria mi investe, sbalzandomi nel fango. La terra comincia a sussultare.
Sempre più forte.
Il mondo sta andando in pezzi, penso. Trovo il tempo per chiedermi cosa sia questo puzzo di zolfo. Alzo lo sguardo. L'orizzonte sta smettendo di ballare. Il mondo non è andato in pezzi, dopo tutto. O forse sì.
Il massiccio di Nur-Had-Dun. Difficile riconoscerlo, ora.
Abbiamo fatto tardi.