A quel tempo io mi trovavo già a Feith da molti anni, e non ero certo il solo. Erano gli anni in cui i Ducati più prossimi all'Impero erano stretti nella morsa della Peste, che a lungo catturò l'interesse del Sacro Collegio: molti Ricercatori di Magia si risolsero a compiere la mia stessa scelta, trovando nel più giovane dei Ducati non soltanto una relativa libertà nella pratica della somma Arte, garantita dalla scarsità di presbiteri, ma anche numerose possibilità di far proprie alcune conoscenze legate al Primo Cataclisma e ai leggendari artefatti menzionati a più riprese nel Khal-Valàn.

Questo esubero di Yoki, che talvolta si incarnava in attività lecite e virtuose, conduceva non di rado verso accordi segreti e contrattazioni proibite. La maggior parte dei traffici a cui ebbi modo di assistere nel corso del primo decennio del nostro secolo avveniva all'ombra di vicoli maleodoranti e taverne malfamate: erano sufficienti poche corone - o un paio di schiave piacenti - per garantire a un ignoto fattucchiere l'accesso a molta Ricerca magica, compresa quella che qualsiasi Mentor dotato di senno non avrebbe mancato d'interdire. Questa ingorda attività di mercimonio, che personalmente mi guardai bene dal rimpinzare ma che finì comunque per attirare la mia curiosità, era compiuta in massima parte nelle zone comprese tra la Marca di Rastan e le due grandi città portuali di Lagos e di Feith. E fu proprio alle porte della Città Sacra che mi capitò di imbattermi in uno Yoki che non stentai affatto a riconoscere, nè potei ignorare. Di lì a poco, circondato da uno sciame di soldati scelti e in compagnia del Primo Cavaliere del Duca, ebbi modo di vedere per la prima volta Aghvan l'Invitto.
Dei trascorsi di Aghvan, se avanzerà tempo, avrò modo di parlare in seguito. Mi limiterò a dire che egli nacque in terra di Feith, tra le mura di quella cittadella fortificata che porta un nome simile al suo e che oggi, per ironia del fato, combatte contro quelli che temo siano i suoi alleati. Ciò che è importante mettere a fuoco ora è che, sulla base dei racconti che avevo raccolto negli anni, ero a conoscenza che si trattasse di uno Stregone dotato di una lucidità pari soltanto alla sua indifferenza. Molte delle pur geniali ricerche di cui era stato artefice e pioniere erano volte a prediligere il fine sul mezzo, il successo sulle ripercussioni, il vantaggio sulle negatività. La presenza dell'Invitto alla corte del Duca non poteva significare null'altro che una cosa: era lui, per conto del Sullivan, a condurre le negoziazioni con l'Isola. E non poteva essere che lui, alla testa e col favore di coloro di cui era divenuto Mentore, ad orchestrare quella contorta e dissonante melodia di ricerche che da tempo risuonava tra gli Altipiani delle Tempeste.

Certamente non fui nè il primo, nè l'ultimo a scoprire l'esistenza e il ruolo dell'Invitto nei palazzi della Città Sacra. E non stento a credere che tra i fautori della Guerra delle Lande, volta a punire l'apparente inettitudine dimostrata dal Sullivan e dal suo Conte e Ciambellano Elfo, vi fosse più di qualcuno votato a rendere Aghvan oggetto d'un'Ablazione ancor più forte ed assoluta di quella vanamente officiata presso l'arcano scranno di Greyhaven.
E' a questo punto, in conseguenza dell'inizio della Guerra, che iniziano le mie supposizioni su cosa sia accaduto in quei lunghi e dolorosi mesi.
