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23 gennaio 518
Lunedì 23 Agosto 2021

Rotture di Ghiaccio



Neve, neve, neve a perdita d'occhio: un manto bianco striato di nero che ogni tanto si increspa per lasciar emergere qualche cespuglio o si innalza a disegnare il profilo di un'altura. L'unica eccezione è data da qualche rovina che, in un paio di occasioni, ci ha generosamente offerto un riparo dal vento.

Altopiano del Tuono - Immagine

Sembra incredibile che qualcuno vivesse da queste parti, eppure Logan ci ha detto che questa un tempo era una zona di pascoli e fattorie. Poi è arrivata la Guerra delle Lande, la quale ha lasciato in piedi soltanto una manciata di edifici: la Locanda del Puma e la Rocca di Horen, oltre a qualche torre diroccata non più in grado di assolvere alla sua funzione principale.

Il che ci porta al motivo per cui siamo qui: tenere questa zona sgombra dai Nordri e proteggere i rifornimenti che arrivano da Angvard. Per farlo ci siamo divisi in due gruppi: al mio è toccato il percorso tra la Sacra dei Difensori e la Locanda, mentre la via che prosegue verso la Rocca di Horen è presidiata da quello di Barun. Lo squadrone di Greyhaven si occupa invece di presidiare i dintorni della Locanda del Puma, onde impedire che i guastafeste di Norsyd vengano a privarci del piatto di minestra che ci aspetta quando smontiamo. La Locanda è un punto strategico molto importante, non possiamo permetterci di perderla... Ed è anche l'unico posto dove si riesce a tenere a bada il freddo quel tanto che basta per chiudere occhio qualche ora.

Mi volto a guardare i "miei" uomini. Eh già... con Barun nell'altro squadrone e Logan che sta cercando di stanare Ymir insieme a Yara nei dintorni della Sacra, la patata bollente del comando è toccata a me.

"Avanti, pelandroni! Cerchiamo di non ritrovarci con le tinozze luride anche oggi". Alla Locanda del Puma preparano il bagno scaldando l'acqua all'interno di enormi catini di metallo, ma chi arriva dopo si trova lo sporco di chi è arrivato prima: il che, diciamolo pure, rende tutta l'esperienza un pò meno piacevole.

Un tempo Garruk non avrebbe esitato a farmi eco: Allora, chiappe mosce? Non avete sentito il comandante? Così avrebbe detto, o qualcosa del genere. Invece si limita ad alzare il pugno, dal fondo della fila, per farmi vedere che ha capito e che va tutto bene. Ma sappiamo entrambi che non va bene per niente, e non ci serve parlare - o non parlare, come ci ostiniamo a fare da settimane - per capire la scena che continua a tormentarci.

Forse stasera, davanti a quel piatto di minestra, potrei provare ad affrontare nuovamente la questione. Potrei dirgli che Ram non vorrebbe vederci così ridotti: che se ci avesse permesso di reagire in questo modo quando Dunc ha deciso di tirare le cuoia sul Picco di Ayles, portandosi dietro i soldati di Ghaan che ci seguivano per farci la pelle, saremmo già tutti morti da tempo; Garr risponderebbe che ci sarebbe dovuto essere lui, su quella torre, dandomi l'occasione di ricordargli che infatti ci stava, anzi che c'eravamo tutti; a quel punto andrebbe a precisare che intendeva dire un'altra cosa, ovvero che sarebbe voluto essere lui a crepare in braccio a Custode, e io potrei ribattere le solite ovvietà sul fatto che Ram ha scelto di fare così, di donare la propria vita per noi, e che il modo migliore per onorare il suo sacrificio è restare vivi; e così via, fino a spararsi tutte le frecce della faretra di banalità che si dicono in questi casi, fino a far diventare quella minestra più fredda di questa neve del cazzo.

O forse no: magari è meglio se anche oggi restiamo in silenzio, limitandoci a camminare, mangiare, cacare e dormire finché non riusciremo a trovare un modo per riempire questo vuoto.

"Tutto bene?" Mi chiede Annie, vedendomi pensosa.

Scuoto la testa. "Ogni volta che apro bocca penso al fatto che mi tocca farlo perché lui non c'è più".

Annie si limita ad annuire. "Mi dispiace", aggiunge dopo un pò. E' evidente che non sa che dire: con questi discorsi era una frana già prima di innalzarsi, figuriamoci ora. Ma c'è mai stato qualcuno davvero capace di farli, questi discorsi? Si. Ram era bravo. E lui aveva imparato da Logan, che è ancora più bravo. Chissà perché noi invece non abbiamo imparato un cazzo.

"Ripenso spesso a quel discorso che mi hai fatto, sai?"

La guardo storta: e che diamine, adesso legge anche nel pensiero?

"Quello che mi hai fatto a Uryen, quando mi hai liberata: prima di portarmi qui". Poi alza una mano verso di me, come a imitare non so quale spettacolo teatrale di quart'ordine, ed esclama: "Non siamo morti tutti: tanti soldati sono ancora qui. Io sono ancora qui... e ti assicuro che per me questa guerra è appena cominciata".

E poi si avvicina verso di me, e quella mano me la ritrovo sul cuore. No, non sul cuore... Su un punto preciso del corpetto dell'armatura, dove campeggia il più raro, stupido e ipocrita dei miei trofei. Lo guarda, lo sfiora, lo prende tra le dita.

"Lo odio, questo scudo del cazzo". Le parole mi escono da sole. "Non c'è giorno che non vorrei strapparmelo dal petto".

"Lo so", mi dice. Poi mi abbraccia. Così, davanti a tutti: proprio a dare spettacolo. "Grazie", mi dice. "Grazie per avermi dato f..."

E subito si stacca, senza neanche finire la frase. Già gli abbracci non mi piacciono granché, se poi durano due secondi e mezzo sono davvero una presa per il culo. Poi però mi accorgo che sta annusando l'aria intorno a sé e capisco che non è stato l'imbarazzo a interromperla. In un attimo di Annie non c'è più traccia, la creatura che mi sta di fronte ricorda piuttosto un Gran Bovaro delle Lande a caccia di salsicce. Adesso spetterebbe a me chiederle se va tutto bene, se non fosse fin troppo evidente il contrario.

"Guai in vista, vero?" Annie fa cenno di sì con la testa, quindi indica l'altura sopra di noi. La sua espressione non lascia dubbi: c'è gente sopra di noi. A occhio e croce saranno almeno trecento metri, quindi non rischiamo che ci piovano in testa frecce o asce da lancio, ma è comunque il caso di stare in campana.

"Tenetevi pronti!" urlo a squarciagola: "abbiamo compagnia a ore tre".

Per mia fortuna non serve impartire ordini troppo precisi: siamo tutti soldati veterani, ciascuno di noi sa già che tipo di minaccia sta arrivando e cosa bisogna fare per prepararsi al meglio.

Per mia, anzi per nostra sfortuna, nessuno di noi è minimamente preparato a ciò che sta letteralmente per piombarci addosso.

Un oggetto volante non identificato spunta roteando dal crinale sopra di noi, dirigendosi al centro del nostro gruppo. La velocità e l'inclinazione sono quelle di un rapace in picchiata, ma è subito evidente che si tratta di qualcosa di ben più pericoloso.

Mjolner - Immagine

"Attento, Jimbo!" grido appena sono in grado di individuare il probabile bersaglio di quell'arnese: ma non riesco neanche a terminare la frase. Jimbo fa giusto in tempo a sollevare lo sguardo verso l'alto prima che il suo elmo venga distrutto dall'oggetto rotante insieme a tutto ciò che contiene. Il rumore è devastante tanto quanto lo spettacolo cruento che ci si para di fronte: il corpo di Jimbo crolla riverso sul suolo coperto di neve in una macchia di sangue e materia cerebrale, mentre l'attrezzo che lo ha ucciso - qualsiasi cosa sia - schizza su per il crinale, veloce come è sceso, fino a quando una mano non si sporge ad afferrarlo. La mano di un Nordro. Che ha appena dato prova di essere vissuto troppo a lungo, per quanto mi riguarda.

Ma prima di prenderci la sua pelle è il caso di conservare la nostra.

"Siamo sotto tiro! Arretriamo lungo il vallone!", urlo mentre alzo lo scudo. In realtà non è vero: a questa distanza non dovremmo essere a tiro di niente, ma quell'arnese rotante mi ha appena dimostrato che non si finisce mai di imparare. Il vallone alle nostre spalle è in buona parte occupato da un lago ghiacciato, cosa che non lo rende certo il campo di battaglia ideale, ma finché non comprendo la gittata di quell'affare non posso fare di meglio. "Garr, hai visto per caso di che si tratta?"

"Negativo: sembrava un'ascia o un martello, ma..." Non serve che finisca la frase: nessun'arma del genere può essere scagliata a quel modo, men che meno tornare su per il crinale. Poi torno a guardare verso l'alto e mi accorgo che il Nordro non vede l'ora di smentirmi: evidentemente ha capito che comando io, o forse gli dà noia che parlo troppo, fatto sta che il secondo lancio è per me.

Abbiamo messo una ventina di metri in più tra noi e loro: sarà abbastanza? A quanto pare, assolutamente no. Faccio appena in tempo a sollevare lo scudo: lo schianto è talmente forte da buttarmi a terra, mentre il frastuono mi riempie le orecchie. Quando riemergo dalla neve non ho più lo scudo e sono coperta di sangue. Troppo sangue per stare bene, penso preoccupata. Poi, con orrore, mi accorgo che non è il mio.

Sangue sulla Neve - Immagine

"No. No, no no. No, cazzo! No!"

Mi chino su di lei, cercando di capire quanto è ferita. Anche lei ha frapposto lo scudo, che evidentemente deve aver attutito l'impatto che ha avuto il mio. Per questo io ho ancora un braccio, mentre lei...

"Cosa hai fatto, Annie? Cosa hai fatto... Sono IO che devo salvarti il culo, non tu a me!"

"Tranquilla", mi dice. "Non è grave". La cosa peggiore è che, osservandola, mi viene da tirare un sospiro di sollievo. Le ha solo maciullato il braccio, dopo tutto: nulla che non le sia già successo. Qualche giorno di riposo e sarà come nuova. Quello che più mi fa schifo della trasformazione che ti hanno imposto, Ani, è che mi sto abituando a vederti così, a non inorridire quando invece dovrei. E' una cosa che non sopporto e che mi fa odiare in modo indescrivibile quella stronza di Holov che ti ha ridotta in questo modo, nonché le merde di Ghaan che ti hanno portato da lei. Te lo giuro, Ani, li ammazzerò tutti quei porci, e quando lo farò mi assicurerò che soffrano almeno quanto te.

"Ma prima", mormoro alzando gli occhi verso il crinale, "devo sbarazzarmi di un certo Nordro".

Ovviamente il coglione non è solo: una dozzina di uomini (e donne, se non vedo male) lo sta seguendo giù dall'altura, precipitandosi a rotta di collo verso di noi. Qualcuno dei nostri sta suonando il corno, il che è un'ottima cosa: la Locanda del Puma non è lontana, probabilmente possono sentirci e anche i nostri avversari dovrebbero saperlo. Allo stesso tempo, tanto quell'arma infernale quanto il lago ghiacciato alle nostre spalle non ci consentono un'agevole ritirata in attesa dei rinforzi: dobbiamo prima sfoltirli un pò qui, nella vallata.

"Continuate ad arretrare!", esclamo mentre aiuto Annie a rialzarsi: come sempre non sembra sentire dolore e può ancora muoversi, ma con il braccio messo a quel modo è fuori combattimento. Meglio così, con quello stronzo voglio vedermela io.

"E' un martello", mi dice. "Un martello che gira velocissimo". Annuisco. E ovviamente, come se non bastasse, gli è tornato in mano anche questa volta. Chissà se è uno stregone o un cazzo di saltimbanco: lo scoprirò quando sarà morto.

Prima che i nordri arrivino giù dall'altura il dannato martello viene scagliato ancora una volta: il bersaglio stavolta è Joden, il quale riesce a salvarsi gettandosi tempestivamente dietro una roccia che va in frantumi al posto della sua armatura: meno male. "Cercatevi un riparo!", grido, trascinando nel contempo Annie dietro a un cespuglio: non ci offrirà molta protezione, ma forse potrebbe fargli sbagliare mira.

Adesso che sono scesi nel vallone non resta che attendere che ci vengano sotto: poi, quando i suoi uomini saranno ingaggiati, potrò farmi strada verso di lui e...

... E proprio in quel momento il comandante Nordro si ferma e solleva il martello verso il cielo: un boato fragoroso squarcia l'aria intorno a noi, mentre un fulmine si stacca da una nube e colpisce in pieno quell'arma diabolica. Se fosse una situazione normale sarebbe un bel colpo di fortuna (per noi)... di solito quando un fulmine colpisce un pezzo di ferro le cose non vanno bene a chi lo brandisce: ovviamente, viste le circostanze, nessuno si aspetta che il Nordro crolli al suolo carbonizzato, cosa che - guarda caso - non accade.

Quello che accade invece è che il martello viene rivolto verso di noi, sprigionando l'energia del fulmine sotto forma di scariche elettriche. Bob, Chad e Vindel vengono colpiti: il primo resta paralizzato, gli altri tre cadono a terra in preda alle convulsioni. Maledetto bastardo! Ma questo è l'ultimo trucchetto che ti faccio fare. Con un balzo salto fuori dal cespuglio e...

... E ricevo una spallata poderosa che mi butta nuovamente con la faccia nella neve. Ma come è possibile?, penso mentre cado. Non c'erano ancora nemici vicino a noi...

E poi, con la coda dell'occhio vedo quello stronzo di Garr che corre verso il capo Nordro brandendo la sua ascia del cazzo. "Mi dispiace Ali, ma quello è mio!" Che bastardo: lo ha fatto apposta!

"Se sopravviviamo entrambi ti degrado di nuovo!", gli urlo mentre sguaino Ametista e mi accingo ad affrontare un altro Nordro. "Quindi vedi di non crepare!"

Guerriero Nordro - Immagine

Il mio avversario si rivela molto più ostico del previsto: e meno male che i guerrieri di Jarl Borg dovevano essere quelli scarsi! Quando finalmente riesco a rimandarlo al cospetto dei suoi Dèi mi accorgo che Garruk è in difficoltà: il capo dei Nordri ci sa certamente fare, ma a giudicare dalle imprecazioni del mio compagno credo il problema grosso siano i fulmini e le saette che continuano a uscire da quel martello diabolico. "A volte mi sembra di essere l'unico stronzo su questo Continente a non avere uno di questi marchingegni magici del cazzo!", urla Garruk in preda alla frustrazione: ha ragione da vendere. Com'era quella filastrocca che ripeteva sempre Ram? Uomini cani e gatti stregati, meglio uccisi appena nati!

La cosa positiva è che finché riusciamo a tenere il saltimbanco del Tuono ingaggiato quell'arnese maledetto non rischia di finire nuovamente in faccia ai nostri: faccio del mio meglio per avvicinarmi, ma un altro Nordro mi sbarra la strada. Anche questo non vuole saperne di togliersi di mezzo a stretto giro, costringendomi nuovamente a un lungo giro di scambi.

"Garr, dammi ancora un minuto che ho trovato un pò di fila", urlo nella sua direzione, ansiosa di ricevere una battuta che mi avrebbe tranquillizzata sulle sue condizioni; di sentire il suo solito tono di voce, quello che mi fa capire subito che in fondo sta andando tutto bene, che la stiamo portando a casa come al solito. E invece no.

"Ali, ascoltami: devi portare via i ragazzi. Con questo stronzo mi ci vorrà un pò".

In tanti anni che lo conoscevo, quella voce non l'avevo mai sentita. O forse si, quella volta sulla collina di Holov, quando King stava per farci la pelle e non ci restavano più carte da giocare. Ma ne siamo usciti, alla fine... Quindi ne saremmo usciti anche questa volta. Vero?

"Che cazzo dici", gli rispondo nervosamente. "Fai a pezzi quell'idiota, recupera il martello e togliamoci di qui".

"Ali... Andate via."

"No, Garr, col cazzo. Te lo puoi scordare. Non..."

"Ali".

Eh no. EH NO. Non puoi farmi questo. Non tu, Garr. Neanche gli altri potevano, ma soprattutto non tu. Non potete farmi questo. Non di nuovo. Porca puttana. E' per questo che non volevo il comando: lo sapevo che c'era la fregatura. Ma stavolta non ci casco, eh? Stavolta non mi fregate: non vi lascio andare via di nuovo tutti quanti, ve lo potete scordare.

"Ali".

"Vaffanculo!" Impugno Ametista a due mani e la spacco letteralmente in testa al Nordro che mi sta facendo perdere tempo. La parte superiore della lama salta via, così come il corno di bisonte, yak, bue muschiato o quello che cazzo è che spunta da quell'elmo di merda: quella inferiore si ferma all'altezza dell'occhio, giusto in tempo per essere spinta dentro dalla più grossa martellata di polso che io abbia mai sferrato in tutta la mia vita. Continuo a colpire il pomolo due, tre, quattro volte, finché quel maiale di Norsyd non sanguina più di Annie, quindi prendo la sua arma - una spada! una volta tanto mi ha detto bene - e mi avvento sul suo comandante, affiancando Garruk.

Il Nordro, vedendoci in due, comincia ad arretrare: se pensa che gli farò guadagnare terreno si sbaglia di grosso. Ti rode il culo che ti ho rovinato il duello, eh stronzo? Sai quanto me ne frega! La prossima volta che sfidi qualcuno a singolar tenzone vedi di lasciare il martello sputafulmini a casa.

Ma Garruk mi trattiene, impedendomi di avanzare. I lampi fanno nuovamente la loro comparsa intorno alla testa del martello e d'un tratto mi sento pervasa da scariche elettriche. "Stai lontana più che puoi da quell'arma", mi dice con il filo di voce che ancora gli resta. Capisco che deve averne prese parecchie, di quelle scariche: è un miracolo che si regga ancora in piedi.

Il nostro avversario approfitta di quella pausa per guardarsi intorno: i nostri si stanno battendo valorosamente, ma adesso i Nordri sono di più. Tutta colpa dei danni provocati da quell'attrezzo maledetto. L'unica speranza che ci resta è togliere rapidamente di mezzo il capo.

"Sei pronto, Garr?" esclamo, quindi scatto in avanti senza neanche aspettare la sua risposta. Aspetto le scariche da un momento all'altro, ma non arriva nulla: il Nordro si limita a parare i nostri colpi e ad arretrare. Evidentemente persino lui ha difficoltà a gestire due avversari che lo incalzano: o forse punta solo a tenerci occupati lontano dalla mischia che vede i suoi uomini in netta superiorità numerica. Il tempo passa: riesco ad andare a segno un paio di volte, ma il grosso dei danni è assorbito dall'armatura. Intorno a me sento le urla di Joden, di Manu, di Annie... Stupida Ani, ti avevo detto di restare dietro a quel cazzo di cespuglio! Garruk ha preso troppe scariche, riesce a malapena a tenersi in piedi. Come ne usciamo? Pensa, Ali, pensa finché ti resta ancora un pò di terra ti sotto ai p...

D'un tratto mi rendo conto di dove siamo e la speranza, per quanto flebile, si presenta di fronte ai miei occhi. In condizioni normali sarebbe un lavoro perfetto per Garruk, ma per come sta messo adesso non potrebbe mai farcela: non mi resta che farmi aiutare dal mio amico Nordro, sperando che ci caschi... in tutti i sensi: altrimenti siamo morti.

Se c'è un momento nella mia vita in cui vale la pena pregare è certamente questo: divina Ilmatar, infondi un pò della tua infinita misericordia nella stronzata che sto per fare. Prendo una bella rincorsa, impugno la spada con entrambe le mani e sferro un poderoso fendente all'altezza della testa del mio imponente avversario, che lo schiva senza difficoltà: i miei stivali affondano nella neve, raggiungono il ghiaccio sottostante e mi fanno scivolare in terra proprio di fronte a lui. Osservo il suo martello sollevarsi sopra di me, quindi calare a velocità inaudita verso la mia faccia. Mentre chiamo a raccolta tutte le forze che mi restano per schivare quel colpo mi torna in mente il frastuono dell'elmo di Jimbo, l'immagine della sua testa in frantumi sulla neve... E' quella la fine che sto per fare?

CRACK!

Il martello malefico colpisce con violenza inaudita. Lo spostamento d'aria mi schiaffeggia la guancia, facendomi presente che sono ancora viva. Fino a qui tutto bene, adesso non resta che vedere se io e questo Nordro abbiamo rotto il ghiacc...

CRAAAAAACKK!

Ghiaccio rotto - Immagine 1

Ok, a quanto pare il lago era MOLTO più esteso di quanto non...

CRAAAAAACKK!

Ghiaccio rotto - Immagine 2

Oddio che freddo.

ODDIO CHE FREDDO.

Addio.

Ghiaccio rotto - immagine 3

[...]



"Zia, mi senti?"

Un freddo boia. Ecco cosa sento.

[...]

Quando riprendo conoscenza sono avvolta in una specie di bozzolo di lana caldissimo: forse sono morta, penso, e il paradiso altro non è che il ventre bollente di una gigantesca pecora; considerando il freddo che ancora sento nelle ossa, forse non potrei desiderare di meglio.

Poi apro gli occhi e metto lentamente a fuoco la faccia di Van china su di me. Dietro di lui mi sembra di sentire lo scoppiettare di un fuoco: la stanza è pervasa da un odore di legno, resina e minestra calda.

"Allora? Hai finito di fingerti morta?"

"Dove... dove sono?"

"Alla Locanda del Puma: nella mia stanza, per la precisione: la tua era un casino...".

"Lo stronzo... lo stronzo col martello..."

"Si, lo so: è Garzone che sta riparando una gabbia. Non farci caso."

"No... dico... il Nordro..."

Ci pensa un pò, poi scuote la testa. "Non abbiamo trovato nessun Nordro con un martello: probabilmente s'è dato insieme ai sopravvissuti, a meno che non sia finito sul fondo del lago".

Già, il lago. Mi guardo intorno: i vestiti sono piegati su una sedia poco distante. Nessuna traccia della mia armatura. Il bozzolo di lana che sentivo altro non è che una coperta pesantissima che mi avvolge completamente. Improvvisamente mi viene un sospetto atroce. "Ma... sono nuda?"

"Ci puoi scommettere! L'alternativa era farti morire congelata. E poi chi l'avrebbe sentito Barun?"

Scuoto la testa. Grosso errore: mi fa un male cane. "Gli altri... come stanno?" Nel pronunciare queste parole mi rendo conto che sto - anzi stiamo - rivivendo quel terribile giorno di agosto in cui è morto King e l'ansia torna prepotentemente ad assalirmi.

"Una cosa alla volta, zia... Anche stavolta sei viva per miracolo".

Oh Dèi, quanto detesto quella sua espressione: l'ultima volta che l'ho vista Roy era disperso, un sacco di compagni erano morti e la mia faccia era andata a fuoco. Sento le forze che iniziano a mancarmi. Non voglio rivivere quel momento... non di nuovo.

"Annie... Garruk..." balbetto. Almeno loro, per favore: almeno loro, Ilmatar. Me lo devi, troia: lo sai che me lo devi.

Van annuisce. Sento la sua mano calda contro la mia guancia. "Stanno bene, Sergente: li hai salvati. Li hai salvati quasi tutti. Ora riposati, però".

Anche volendo, non potrei fare altro: sento che il ventre di pecora torna ad avvolgermi le membra, trascinandomi nuovamente nella soffice coltre del sonno.

Speriamo solo che non sia una cazzata.

Ali Shark - Immagine 8
scritto da Ali Shark , 10:24 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
28 febbraio 518
Giovedì 1 Aprile 2021

Resistenza



"Avanti, troia... fatti un favore e dicci dove stanno".

La sua rabbia mi colpisce in testa e al ventre, con la prima falange aperta per non lasciare segni. Il "metodo militare", così lo chiamava Varchmann quando riteneva che gli avessimo disubbidito: la tecnica ideale per punirci senza rovinare la merce. "Sei così piccola", mi disse una volta: "se perdo il controllo rischia che ti faccio fuori". Poi mi accarezzava i capelli, come per scusarsi: scuotendo la testa, dicendo che non avrebbe mai voluto farlo ma che l'avevo costretto. Che ero la sua bambina.

Fai del tuo peggio, Matt: se ripenso a quelle nocche conficcate sotto al mio diaframma, al terrore che incutevano quelle carezze, i tuoi colpi scoordinati mi sembrano poca cosa. Quanti anni avevo, allora? Diciannove, forse venti. Io e Giada eravamo le bambine, Mira e Zyra le più grandi. E poi arrivò lei. In pochi mesi riuscì a negoziare un accordo impossibile, riscattando gran parte della dignità che sembravamo aver perduto per sempre: nessuno avrebbe più potuto toccarci, se noi non lo avessimo voluto... neanche Varchmann. Fu lei a convincerlo che saremmo potute diventare anche noi dei buoni soldati: così fu. Un plotone scelto, con un sergente capace e un compito preciso: resistere e far resistere, a qualsiasi costo e con ogni mezzo necessario.

Adesso capisci perché non hai speranze, Matt?

"Allora, zoccola? Dove cazzo si nascondono quel verme e la sua puttana?"

"Fà attenzione a non ammazzarla, Matt: se muore è un casino..."

"Sai quanto mi sposta se muore questa stronza? Tre minuti: quelli che ci metto a trascinarla da qui al molo prima di buttarla in pasto ai pesci."

Li osservo sghignazzare e provo pena per l'esercito di Uryen, un tempo fiero protagonista delle lande di Feith e oggi ridotto a queste squallide manifestazioni di virilità strozzata ai margini di un ducato che lo disprezza. Se dobbiamo resistere è anche per il bene di chi verrà dopo questa miseria. Il mio sguardo si alza a incrociare quello di Zyra, che mi osserva con le lacrime agli occhi: i colpi che questo derelitto sferra al mio corpo sono diretti anche a lei. Non diamogli soddisfazione, sorella: lasciamolo sbracciare come un naufrago nel mezzo dell'oceano ignoto.

"Pensi di essere furba, vero? Non lo sei affatto. Il vostro pappone e la vostra divina protettrice vi hanno lasciate indietro per salvarsi il culo... ma tu, stupida troia idiota, sei talmente imbecille da non riuscire neanche a vendicarti!"

Nello sferrare il colpo successivo la sua frustrazione ha la meglio sull'autocontrollo: il pugno mi colpisce alla bocca dello stomaco, facendomi annaspare e lasciandomi in bocca il sapore del sangue. La mente è allenata ma il corpo, ahimé, è rimasto quello che uscì dal Monastero delle Supplici una veste bianca e una vita fa: se non mi invento qualcosa questo povero inetto rischia di ammazzarmi.

"Questo l'hai sentito, eh zoccola? E ancora non è niente..."

Aspetto che la sua mano si sollevi ad annunciare il prossimo manrovescio in testa, quindi alzo il mento di scatto per accogliere quel dorso nodoso sullo zigomo destro. Il risultato va oltre le mie più dolorose aspettative: un centro quasi perfetto, cui fanno letteralmente eco lacrime e sangue. Zyra lancia un urlo, subito seguito da un apprezzamento assai poco felice sulle capacità amatorie dell'autore del capolavoro. Matt neanche la sente, intento com'è a cercare di capacitarsi di quanto appena accaduto.

"Ma che... ma che cazzo fai? Stupida puttana, neanche di startene ferma sei capace..."

Quando vedono il sangue si impressionano sempre. Non certo per noi, sia chiaro, ma perché quell'esito imprevisto rappresenta la prova della loro imperizia. Lo sguardo attonito di Matt è quello del bambino che rompe le uova che gli hanno chiesto di ripulire: si guarda intorno, cercando qualcuno a cui addossare la responsabilità prima che la mamma arrivi ad accorgersene. Chi sarà la mamma di Matt? Non certo il suo compagno, che si limita ad alzare le spalle come un cuginetto dispettoso.

"Eccallà, lo sapevo: hai fatto la cazzata. Milady si era raccomandata di non esagerare..."

Milady, dunque: buono a sapersi.

"E' che questa troia s'è mossa! Non l'hai visto?"

"Ah, no, io non ho visto niente: affari tuoi". Il compare di Matt si alza in piedi, facendo segno che è meglio finirla qui. Meno male: ho un gran bisogno di mettere dell'acqua freddissima sull'occhio.

Mentre i due screanzati corrono giù per le scale a litigarsi la porta Zyra mi guarda, scuotendo la testa: "tu sei matta", mi sussurra un pò a gesti e un pò sottovoce. Le rispondo con una linguaccia: "ben addestrata, semmai!" Aspetta pazientemente che la benda bagnata sia pronta, poi viene a stringermi forte.

"Non voglio più vedere una scena simile: promettimi che non lo rifarai mai... mai!"

"Beata te che ci vedi ancora!", le rispondo schiacciandomi il fagotto bagnato sulla tempia. Ridiamo di gusto, abbracciate strette, mentre le ombre della sera scendono a inghiottire il porto deserto. Un ululato riecheggia in lontananza: a giudicare dal vento, penso che venga da un luogo al di là del fiume. Là fuori, da qualche parte, c'è chi è ancora più solo di noi. Resisti, Giada: presto verremo a prenderti.

"Sai una cosa, Lalla?"

"Cosa?"

"Mi sa che abbiamo finito i soldi..."

"Pure?"

"Già..."

"Non è la prima volta... eppure ce l'abbiamo sempre fatta, no?"

"Si."

"E allora non ci pensare: domani è un'altro giorno...".

"...di merda..."

"Naah, per me invece uscirà il sole."

Laara Vintemberg - Immagine
scritto da Laara Vintemberg , 03:15 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
24 dicembre 517
Lunedì 18 Gennaio 2021

Doppio cieco

«Resisti, Brian! Sto arrivando!»

La voce di Yara mi arriva da tutte le direzioni. Sto forse sognando? No, il suono è reale, tanto quanto il senso di vertigine che avverto... e la nebbia che circonda i denti del crepaccio che si apre sotto di me e che si avvicina a rotta di collo, sempre di più. Tra pochi istanti Dytros mi chiamerà al suo cospetto, così come ha già fatto per molti dei miei compagni. Ma va bene così. Spero soltanto di essere l'ultimo. Prendi me, ma non lei. Non oggi. Non ancora.


[un'ora prima]



Dormire, mangiare, marciare, combattere: la sequenza originaria doveva essere questa. Ma dormire è impossibile, almeno per me. Il vento gelido che sferza le cime ostili e i passi desolati delle montagne della follia ha qualcosa di innaturale. Da quanti giorni vaghiamo in questo inferno ghiacciato? La coltre biancastra che ricopre il cielo mi ha fatto perdere il conto. Due torri dovevamo prendere e due torri abbiamo preso, senza che il nemico opponesse resistenza: ci ha colpiti a distanza, per poi dileguarsi nell'entroterra appena ha avuto modo di contarci. Non ci ha fatto trovare neanche le baliste con cui ha crivellato i nostri muli: Acab ci ha detto che le portano avanti e indietro con delle ruote. Ma alle ruote servono strade, o perlomeno sentieri: dove sono? Qui non c'è altro che neve e pietra a perdita d'occhio. Questa è la domanda che gli farei adesso, se fosse con noi: se non fosse andato ad ovest a imbarcarsi sulla ''Disperata'', l'ultima nave di Uryen, con tutta l'armata del corno. «Ci vediamo a Ghaan, mia regina». Così le ha detto, prima di partire. Dopo mesi in cui non si faceva scrupolo di descriverla come una capricciosa guerrafondaia a tutti i suoi uomini e a mezza città.

Ha senso riporre il destino di tutte queste persone nelle mani di quell'uomo? Soltanto due anni fa era un prezioso alleato dei nostri avversari, oggi partecipa ai nostri consigli di guerra. Il suo luogotenente ha preso in moglie Lady Yara, sua figlia è prossima a diventare Lady Raleigh al fianco di Lord David. Possiamo davvero fidarci di lui? Questo pensiero maledetto non mi abbandona e mi fa tremare più di qualsiasi tormenta. Vorrei non avere dubbi. Come Crystal... come Lady Yara. Forse ciò che davvero mi manca non è il sonno, ma la fede.

"Guardate... ci siamo".

I possenti bastioni della Sacra dei Difensori emergono dalla cresta delle montagne e si stagliano innanzi a noi, avvolti da una nebbia diafana: da questa posizione possiamo scorgere il massiccio ponte di pietra che conduce ai bastioni, un tempo percorso da sacerdoti e pellegrini e oggi trasformato in una trappola mortale. Tra meno di un'ora il grosso del nostro esercito si troverà schierato di fronte a quella strettoia, pronto a fare irruzione.

Sacra dei Difensori dell'Antico Scudo dell'Eroe

Ma non è da lì che entreremo noi: non se le informazioni rivelateci da Acab e ulteriormente dettagliate dal Guardiano del Tempio Lachdan Jung si riveleranno corrette. In pochi sappiamo che tra le molte ragioni per cui Yara ha voluto riscattare a tutti costi quell'uomo vi era anche quella di mettere alla prova la veridicità delle affermazioni del nostro più potente alleato: la prova del ''doppio cieco'', così l'ha chiamata il tenente Athos Alman. Pare che suo padre ci abbia vinto una guerra, con questa trovata: speriamo vada così anche per noi.

«Avanti, ragazzi: andiamoci a riprendere quella baracca!»

La voce di Aidrich Ramsey si leva stentorea sopra le nostre teste, dissipando momentaneamente dubbi e paure: è il momento di correre verso la meta che agognamo da giorni. Un pugno di Paladini di Dytros, un battaglione di soldati di Angvard capitanato da Ceyen che veste i panni di Lady Yara e lo ''squadrone dei predatori'' di Uryen... ovvero quel che resta dei membri di ciò che un tempo chiamavamo terzo e dodicesimo plotone. Hanno ancora senso questi nomi, con tutto quello che è successo? Probabilmente no. L'unica cosa che ha senso ora è entrare in quella fortezza e liberarla dell'orrore che da troppo tempo la opprime.

Dopo poche centinaia di metri raggiungiamo il costone roccioso. Ramsey e i suoi si mettono alla ricerca del punto esatto che andremo a demolire per assicurarci l'ingresso: gli altri comandanti di questa spedizione si guardano intorno, scrutando la nebbia bianca che ci circonda. Silenzio.

«Senti qualcosa, Garr?» Chiede Ali: il freddo le blocca il fiato di fronte al viso, incastonando la domanda in una nuvoletta bianca che si dissolve dopo qualche istante.

«E' troppo facile», mormora Garruk, scuotendo la testa. «Sento puzza di fregatura».

«Non portare sfiga, però».

La sinistra profezia di Garruk non tarda a compiersi: dalla nebbia esce una imponente figura, presto seguita da altre due. La foggia e i colori delle vestigia che portano non lasciano adito a dubbi: sono i corpi corrotti di coloro che un tempo erano i servitori di questa Sacra, rianimati dalla sinistra entità che ora la possiede. La vista di quelle sagome oscure atterrisce i nostri soldati: molti di loro hanno già avuto modo di vedere queste aberrazioni ad Angvard e sono consapevoli di ciò che tra pochi istanti saremo chiamati ad affrontare.

«Lo sapevo», esclama Garruk brandendo la sua ascia. «Ali, ricordami cosa avevo detto di questo piano?»

Ma Ali non fa in tempo a rispondergli: una delle tre figure alza la spada e spalanca la bocca in un rantolo profondo e agghiacciante. Immediatamente dopo la nebbia si riempie di rumori di passi e grida spettrali, rivelando la presenza di un gran numero di ombre sinistre. Di male in peggio.

«Soldati di Angvard, proteggete i lavoratori!» Urla Ali, sovrastando il frastuono di quell'orda infernale. «La nostra priorità resta entrare! Annie, aiuta Garruk e Ramsey a proteggere Lady Yara!».

Già, "Lady Yara": mentre la maggior parte dei nostri uomini è impegnato a sostenere il repentino attacco dei risvegliati, uno dei tre abominevoli luogotenenti della tenebra sembra voler puntare proprio verso quella povera ragazzina paralizzata dal terrore. Ma non spetta a me aiutarla, a quanto pare: ubbidisco agli ordini di Ali e mi affianco a lei e a Crystal, pronto a dar battaglia al secondo spettro. Al terzo ci penseranno Rak Jim e i suoi... Sperando che non ne arrivino altri.

[...]

Siamo dentro. Abbiamo vinto la prima battaglia, ma il prezzo che abbiamo pagato è molto alto. Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che tutti i soldati che sono caduti si risveglieranno entro poche ore. Dobbiamo farcela anche per loro, così da poter garantire la pace eterna a chiunque finirà qui i suoi giorni prima che scenda il sole.

«Sei con noi, Brian?». Crystal mi guarda, coperta del sangue dei risvegliati: prego con tutto il cuore che non sia stata ferita. Annuisco, mentre continuiamo ad avanzare per il lungo corridoio. Al momento non stiamo incontrando resistenza: forse i nostri sono arrivati ai bastioni e lo scontro è cominciato? O magari stiamo cadendo in una trappola? Penso a quanto sarebbe complicato combattere con uno di quegli spettri in questi spazi angusti... magari da solo: quanti secondi ci metterebbe a sopraffarmi? La verità è che come combattente ormai valgo poco... Ma finché le mie condizioni non mi impediranno di essere d'aiuto a Yara questo è il posto dove devo e voglio stare.

Continuiamo ad avanzare, disposti in fila indiana. Orientarsi in questo labirinto di cunicoli sotterranei sarebbe stato impossibile senza le indicazioni che ci sono state fornite. Se tutto va bene tra non molto dovremmo raggiungere le segrete: una volta lì dovremmo riuscire ad accedere al cortile centrale, così da poter aprire le porte al grosso delle nostre forze.

[...]

«Maledizione, è bloccata anche questa!»

Uscire dalle segrete si sta rivelando più complicato del previsto: la maggior parte degli strumenti e dei "regali" di Luger sono andati perduti nel duro scontro che ci ha consentito di arrivare qui. Il dodicesimo plotone - quel che ne resta - è riuscito a divellere soltanto una piccola grata che dà verso un corridoio di servizio che porta a una delle torri: un'apertura non soltanto estranea al percorso che dovremmo fare, ma troppo piccola e troppo stretta per consentire l'accesso a chiunque di noi.

O forse no.

«Annie, te la senti?» Chiede Ali, alla disperata ricerca di una soluzione.

La ragazza annuisce: dal suo volto emaciato non traspare nessuna paura, nessun dubbio, nessuna emozione. Stento a credere che si tratti della stessa bambina timida e impressionabile che ricordavo dai tempi di Uryen.

«Sei sicura, Ali? Non abbiamo informazioni su quella parte di mappa: per quanto ne sappiamo ci potrebbe stare qualsiasi cosa... persino Custode». Le preoccupazioni di Garruk sono legittime: Annie non sente il freddo e il sonno ma non è immortale, ed è anche l'unica innalzata che abbiamo.

Ali annuisce convinta. «E' la soluzione più sicura: del resto se restiamo qui siamo morti comunque: Annie, vedi se riesci a tirarci fuori, noi continuiamo a cercare di venirne a capo da dentro».

«Annie, mi raccomando:», aggiunge Ramsey: «non provare ad aprire il portone della Sacra da sola. E' un ordine. Intesi?».

Aidrich Ramsey - Immagine

Annie fa cenno di si. La osserviamo in silenzio mentre si arrampica dentro l'angusto pertugio con un'agilità inumana, le articolazioni flessibili come quelle di un gatto. Scuoto la testa. Quanta umanità abbiamo perduto? Quante vittime innocenti dovranno ancora essere sacrificate sull'altare di questa guerra? Stiamo veramente facilitandone la fine, o stiamo perpetrando un ciclo che si ripete dall'alba dei tempi? Cerco conforto nella preghiera per impedire al dubbio di attanagliarmi oltre. Anche Crystal sta pregando, cercando di calmare l'agitazione di Ceyen: quella ragazza ha avuto fegato, è un miracolo che non sia morta.

Dopo pochi minuti, dalla fessura si ode un poderoso frastuono.

«Tutto bene, bimba?» Urla Garruk in direzione della fessura.

«Ce n'è uno», è la risposta.

«Uno chi? Chi ci sta?» Garruk si volta a guardare Ali, poi nuovamente verso la feritoia. Rumore di passi, stivali di armatura. Passi che corrono. Passi pesanti.

«Oh cazzo», mormora Ali.

«Torna qui, Annie!» urla Garruk, tirando selvaggiamente pugni sul muro. Ancora rumore di passi: poi uno, due, tre colpi poderosi, al confronto dei quali i pugni di Garruk sembrano gli starnuti di uno scoiattolo. Sempre più vicini.

Poi un quarto colpo fa crollare il muro e Garruk collassa sotto un cumulo di detriti, che precedono il corpo di Annie e quello di uno spettro gigantesco che brandisce una mazza ferrata. La ragazza è l'unica che riesce ad atterrare in modo decente, spingendosi in avanti e a rialzandosi con una capriola qualche istante prima di Garruk e dello spettro.

«Non sapevo che fare, quindi ho provato a...»

«Bravissima!», esclama Ali, preparandosi a dar man forte a Garruk. Poi Annie si volta, e in quel momento ci accorgiamo delle condizioni del suo braccio sinistro.

«Sto bene», dice lei. «Non... non fa poi così male. Per ora».

[...]

Ali, Garruk e Ramsey sono riusciti ad avere la meglio del gigante con la mazza, ma non possono ragionevolmente affrontare altri scontri. Con la via più breve verso il cortile centrale bloccata, non abbiamo potuto far altro che risalire la torre e raggiungere il bastione. Lì, secondo le nostre informazioni, dovrebbe esserci una scala che consente di scendere direttamente dietro al portone. La torre era deserta, ma sfortunatamente il bastione è presidiato: questi spettri combattono in modo coordinato e adottano tattiche militari, quindi ci aspettavamo di trovarne qualcuno lì. Il problema è che siamo rimasti in pochi, e i due che ci si parano innanzi rischiano di essere troppi... specie in uno spazio così angusto e pericoloso.

«Ovviamente piove», sbuffa Garruk guardandosi intorno; un eufemismo a dir poco, considerando il torrente d'acqua che sta venendo giù. Con questo frastuono non abbiamo neanche modo di segnalare la nostra posizione ai nostri: dobbiamo cavarcela da soli.

«Attenti a dove mettete i piedi», esclama Ramsey, indicando il predellino merlato che a breve separerà ognuno di noi da una caduta di almeno trecento metri. E il maledetto vento non aiuta per niente.

Avanziamo con cautela, nella speranza che i nostri avversari si limitino a presidiare la zona della scala... E invece no: uno di loro si posiziona in modo da aspettarci lungo gli spalti, pronto a scaraventarci di sotto con la sua ascia.

«State indietro», esclama Ramsey. «Quello è mio». E così dicendo gli corre addosso, nascondendosi dietro lo scudo. Tratteniamo il fiato.

Per un attimo l'attacco frontale di Ram sembra riuscire nel suo intento: lo spettro vacilla, sopraffatto dalla carica del tenente... poi però mette un ginocchio a terra e comincia a mulinare l'ascia. Troppo presto, troppo veloce.

Ramsey riesce a schivare il primo colpo, ma il secondo lo colpisce alla gamba: l'armatura si spacca, costringendolo ad arretrare. Impossibilitato a schivare, non può far altro che bloccare il terzo colpo con il suo martello da guerra. Una parata disperata, impossibile, che riesce nel miracolo di deflettere un colpo mortale ma a caro prezzo: il martello gli viene strappato dalle mani e finisce giù, nell'abisso di nebbia che si staglia sotto i nostri piedi.

Con la forza della disperazione Ramsey riesce a schivare un altro colpo, ma la gamba ferita non gli consente di restare in piedi: non può far altro che aggrapparsi con le mani a uno dei merli, in balia del prossimo colpo mortale.

Ma proprio in quel momento, mentre la tragedia sta per consumarsi sotto i nostri occhi impotenti, gli spalti vengono sferzati dalla sagoma imponente di Zio Giovanni, con Yara sopra di lui.

Wyrm - Immagine 2

La punta di Yrakavin attraversa la pioggia con la velocità di un fulmine e si conficca nell'armatura dello spettro, sollevandolo in aria e squarciandolo fino alla testa per poi precipitarne i resti nel vuoto. Il secondo abominio si muove con velocità inaudita, cercando di intercettare il Wyrm prima che possa riprendere quota: la sua alabarda costringe Yara a una manovra impegnativa per evitare un colpo devastante, chiudendole la via di fuga. Ancora una volta non possiamo far altro che guardare con il fiato sospeso. Lo spettro assesta un altro colpo, che stavolta si infrange sullo Scudo dell'Eroe. Il Wyrm riesce così a spiccare nuovamente il volo, roteando di fronte alla Sacra e poi scagliandosi nuovamente contro gli spalti. L'alabarda si prepara a colpire per la terza volta ma stavolta viene anticipata da Yrakavin, che si conficca nell'orbita del paladino decaduto impalandolo al suolo.

Ed è in quel preciso istante, nel momento peggiore possibile, che il piano più alto della seconda torre del bastione esplode, rivelando l'imponente sagoma di Custode. Per un crudele scherzo del destino, o forse perché aveva previsto ogni nostra mossa, quel maledetto demone viene così a trovarsi proprio alle spalle di Yara.

Custode - Immagine



Da quel momento in poi tutto accade in modo estremamente rapido.

L'enorme spadone brandito da Custode che si leva in aria, pronto ad abbattersi su tutte le nostre speranze. Ramsey che urla verso Yara, precipitandosi verso di lei. Il rumore dell'impatto e dello schianto, che resterà impresso per sempre nella memoria di tutti. L'artiglio di Treize che va in frantumi sotto i nostri occhi quando lo scudo di Ramsey viene fatto a pezzi. L'urlo atroce del Tenente, l'uomo che rende possibile l'impossibile, mentre la lama di acciaio nero gli attraversa il ventre... Ma non è un lamento di dolore, il suo: è un grido di rabbia mista a soddisfazione, mentre con le possenti braccia cinge il demone in un abbraccio mortale. L'espressione atterrita di Garruk e Ali. La mia corsa disperata lungo gli spalti. La mia gamba malandata che, per la prima volta dopo tanto tempo, riesce ad essere più veloce di quella di chiunque altro. Custode che tenta invano di scrollarsi di dosso Ramsey, che mantiene salda la stretta ogni oltre umana possibilità; quella morsa poderosa, quella leva impossibile che sovverte ogni rapporto di forza e che costringe Custode sul ciglio del baratro, è il nostro bicchiere mezzo pieno. Il mio salto disperato per dargli man forte con tutto il mio peso, per impedire alle leggi della fisica di compiere il loro inevitabile corso liberando quella spada e consentendole di levarsi un'altra volta verso il cielo.

E poi la caduta, il vuoto, il baratro, l'abisso.

E la tempesta di Ilmatar che imperversa intorno a noi.

Tempesta tra le Montagne - Immagine

E' finita? Credo di si. Tra pochi istanti Dytros mi chiamerà al suo cospetto, così come ha già fatto per molti dei miei compagni. Ma va bene così. Spero soltanto di essere l'ultimo. Prendi me, ma non lei. Non oggi. Non ancora. Ti porto due doni, in fondo: il demone che ha profanato il tuo tempio e il soldato valoroso che ha reso possibile la sua caduta. Li vedo entrambi precipitare insieme a me, ancora avvinti in quell'ultimo fatale amplesso, sempre più prossimi alla fine.

«Resisti, Brian! Sto arrivando!»

La voce di Yara mi arriva da tutte le direzioni. Sto forse sognando? No, il suono è reale. Non farlo, Yara: non rischiare la tua vita per me. Pensa piuttosto a sincerarti della morte di questo demone: ci manca solo che, dopo tutta questa fatica, si faccia spuntare le ali. Quanto a me e al tenente, non preoccuparti: sappiamo entrambi come porre fine alla nostra caduta. Faremo in modo di onorare questa Rinascita senza rinascere.

Promettici soltanto che riuscirai a porre fine a questa guerra, ora che la Sacra è nelle tue mani. Lo devi a chi è ancora vivo, a chi è già morto e a chi morirà ancora. Ma non oggi: oggi vinciamo.

Brian Sturm - Immagine
scritto da Brian Sturm , 05:52 | permalink | markup wiki | commenti (2)
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