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- Diana Evans, Paladina di Kayah -
 
Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 84   commenti totali: 91
273071 visite dal 13/01/2012 (ultima visita il 19/03/2024, 11:27)
28 maggio 516
Giovedì 17 Gennaio 2013

Bagno di fango... e di realismo

L'esercizio è fondamentale. Il fatto di dover sempre sperimentare tutto al momento del bisogno, e di non avere tempo per allenarmi in condizioni di tranquillità, è un problema che in qualche modo dovrò risolvere. Altrimenti è davvero difficile ottenere risultati apprezzabili.
D'altronde dove la trovo una cavia disposta a farsi venire dei crampi per darmi occasione di fare esercizio?
Qui a Lagos vige la schiavitù.
Se soltanto fossi appena un tantino più spregiudicata... però magari qualcuno disposto a farsi venire un crampo in cambio di pochi spiccioli lo trovo. Certo, nemmeno io ormai navigo nell'oro, ma qui la miseria è tale che probabilmente un tentativo o due posso permettermelo senza andare rovinata.
Non ci sono conseguenze negative, un crampo fa malissimo lì per lì, poi passa. Però non mi va di farlo a tradimento a gente inconsapevole, non mi sembra giusto.

Nella torbiera ho fatto un volo nel fango che me lo ricorderò. Se non ci fosse stato Brian a rialzarmi starei ancora lì a far compagnia alle ranocchie e alle libellule... colpa di quegli stupidi moscerini che mi sono finiti in bocca.
Fa sempre un po' ridere quando la gente cade, fa ridere pure se ti fai male.

Mi chiedo cosa succederà nelle prossime settimane. A parte il capo e quell'altro, è probabile che i quattro briganti superstiti finiranno per essere reclutati a forza nell'esercito di Uryen. E' imbarazzante. Ce li troveremo insieme alla Rocca di Tramontana, diventeranno nostri alleati, magari finiremo anche per farci amicizia. Oggi carcerieri e domani compagni d'arme. Fa strano, ma bisogna abituarcisi: è un po' quel che è successo con Greg, ed anche coi soldati della Chela, sir Madsen e compagnia bella.

Mentre combattere contro "mostri" è qualcosa che mette tutti d'accordo, la velocità con cui gli ex nemici diventano commilitoni mette un po' di dubbi addosso.
Ogni volta che si incocca l'arco, che si incrocia la spada con qualcuno, bisognerebbe dirsi "niente di personale". Perchè spesso è così: non c'è niente di personale. Ognuno sta nello schieramento che gli è capitato, ognuno cerca di portare la pelle a casa.

Pericoloso relativismo.

Una cosa per volta, meglio non confondersi con simili considerazioni. Andiamo a fare la spesa, c'è un po' di gente da comprare.


Kailah fangosa (blog)
scritto da Kailah , 10:38 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 maggio 516
Martedì 8 Gennaio 2013

incubo

"Non oltrepassare il segno che ho tracciato sul pavimento".
Con l'eco delle parole di Luger ancora nelle orecchie varco la soglia della cella di Cynthia.
Lei è lì, al buio, incatenata al muro come sempre. Non si volta a guardarmi, ma dall'impercettibile mutamento nel suo respiro mi rendo conto che sa di me e non sta dormendo come vorrebbe far credere.
Aspetto in silenzio qualche minuto, contemplandola.
E' spettinata, sporca, magra. A terra, nell'angolo, scorgo resti disgustosi di un miserabile pasto, l'odore della cella mi afferra allo stomaco e devo concentrarmi per soffocare un conato di vomito. Respiro cautamente, cercando di non permettere all'aria pestilenziale che aleggia qui dentro di contaminarmi.
Mentre i miei occhi si abituano all'oscurità, i dettagli della tremenda prigionia mi si palesano uno dopo l'altro. Condannata a una morte ben più triste, lenta. Condannata dal suo coraggio, condannata in un istante.
"Che aspetti?"
La sua voce mi sorprende, non so cosa rispondere.
"Kailah", ripete piantando gli occhi nerissimi nei miei. "Kailah, che cosa sei venuta a fare qui?"
"Io..." non sono mai stata brava con queste cose, cerco le parole e vedo intorno a me soltanto il vuoto, il buio. "Devi scusarmi se ti disturbo, ma vorrei... vorrei..."
"Vorresti?". C'è una nota sarcastica nella sua voce, sembra insieme irritata e divertita dal mio imbarazzo. "Vorresti farmi qualche domanda? Qualche... altra domanda?"
Scuoto il capo.
"No. Vorrei..." faccio un respiro. "Vorrei liberarti".
Mi guarda.
Un brivido mi percorre la schiena, lei si alza in piedi e sorride.
"Lo apprezzerei molto", risponde con la voce che non è quella di una ragazza prigioniera da mesi, anche se esce dalla sua gola stanca e sfinita dal pianto. E' una voce sicura, la voce del suo misterioso ospite.
Annuisco.
Avanzo di un passo, con la punta del piede sfioro il glifo a terra, che sembra scintillare debolmente.
"Protendi le mani, Kailah", dice.
Le raccomandazioni di Luger mi tornano in mente come sospinte da un'onda del mare, che subito la risacca trascina via. Rimane il silenzio dentro di me.
Avanzo di un altro passo, violando il sigillo di protezione che il vecchio stregone aveva apposto in questa cella. Cynthia mi guarda con occhi che hanno ben poco di umano, pozzi neri di mistero e di conoscenza.
"Benvenuta".
Mi rivolge i palmi delle mani, quasi ad offrire un dono invisibile. O a chiederne. Rispondo con lo stesso gesto. Cynthia mi afferra i polsi con una presa salda e fresca, traendomi a sè.
"Sei ancora molto debole" sussurra, mentre sento il potere che inizia a fluire attraverso di me. Lei se ne nutre, diventa più calda. Gli occhi le brillano, completamente neri.
"Non importa", aggiunge poi dopo il suo breve esame. Io fatico a reggere il suo sguardo, che pure mi attrae come una luce cattura le farfalle e gli altri insetti. "Non importa, crescerai", insiste. "Sei capiente".
"Va... bene", riesco a rispondere.
"Oh, non è che tu ormai abbia molta scelta, Kailah. Devi solo lasciarti andare".

... fuggi.... allontanati in fretta.....

La voce di Luger torna e svanisce in un istante. La sento appena.
"Devo solo... lasciarmi andare. Ma come, cosa...?" sono incerta, non capisco. La stretta di Cynthia sui miei polsi si fa più forte, quasi dolorosa.
"Lascialo scorrere. Apri ogni porta, ogni cancello. Ogni diga"
Chiudo gli occhi, respiro, provo a controllare il mio potere, ma sfugge, sfila via come un torrente senza controllo. Non ci riesco, non sono capace.
Cynthia avvicina le labbra al mio orecchio e mormora due parole che iniziano dolcemente a scatenare una valanga dentro ogni mio percorso interiore.

Lasciami entrare.

Il torrente, la valanga, il vento impetuoso si fanno spazio dentro la mia mente, in fondo al mio cuore. Il Potere impazzisce, le mani brillano e bruciano, la stretta sui polsi diventa violentissima e poi, improvvisamente, svanisce.

Sento un tonfo, apro gli occhi.
Il corpo senza vita di Cynthia giace ai miei piedi.
Solo dopo qualche attimo mi ricordo di dover respirare, i miei polmoni si ampliano lasciando entrare l'aria fetida della cella, eppure c'è un nuovo odore, un misterioso e invitante profumo.

E' così che ci si sente?
Il glifo manda un ultimo inutile baluginio sotto i miei piedi. Lo calpesto mentre esco dalla cella.

"Cynthia è morta" dico a Luger. La voce mi esce sinistramente inespressiva.
L'anziano stregone mi guarda e inorridisce. "No!" grida, "non tu! Non...."
Alzo la mano destra verso di lui sprigionando una ventata possente, che spinge a terra il vecchio, facendolo rotolare tra alambicchi, vetri e libri rosicchiati dalle tarme.
"Non sei tu! Non sei tu!" grida disperatamente.

"Non sono io... non sono..."

... io.

Mi sveglio di soprassalto. Sudata, ansimante, spaventata.
Di nuovo, l'ho sognata ancora.
Basta... devo alzarmi, prendere una boccata d'aria. Pensare ad altro.
Tra poco sorgerà l'alba.

scritto da Kailah , 13:20 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
19 maggio 516
Venerdì 14 Dicembre 2012

Simpatiche canaglie.

Che sfrontato Greg, quando si è presentato in locanda con quella ragazza e ha dato spettacolo per ore. Nel mio turno di guardia me lo sono sentito ben bene.
Dovrei sentirmi infastidita, ma il divertimento di vedere le facce imbarazzate di Padre Engelhaft e di Padre Alyster è stato una contropartita più che sufficiente.
Un buffone arrogante e maleducato, ma innegabilmente bravo a tirare cazzotti e a mirare con l'arco. Al momento è un alleato, nonostante tutto.

Dust poi, vestito da prete con la barba finta, si è divertito a far la caricatura a Padre Engelhaft: "incontri di lotta... che attività immorale e sbagliata... per un giovane virgulto...". Ha provato a rifilarci un sasso momentaneamente stregato per origliare le nostre conversazioni, sono mesi che prende in giro i creduloni di Angvard spacciando purganti e rimedi contro ogni male.
Ma anche lui al momento è un alleato.

Due mascalzoni, spinti dalla gravità delle circostanze e da qualche scherzo del destino a collaborare con noi, a collaborare con l'esercito di Uryen e persino con la Chiesa. La cosa che li unisce è che sono simpatici, spacconi, sopra le righe.

La sensazione sovraeccitata da fine del mondo imminente che si respirava ad Angvard dava un po' alla testa. E' difficile rimanere lucidi in mezzo ad una simile febbre di disperazione e paura, ognuno reagisce in modo diverso. C'è chi cerca nei piaceri terreni una fuga dalle consapevolezze presenti, chi prega, chi la butta a ridere.

A me la cosa che dà coraggio, per quanto possa sembrare un po' retorico, è il fatto di sentirmi parte dell'esercito. Trovo elettrizzante combattere al fianco di altri soldati, respirare l'odore del cuoio, della pioggia, tendere l'arco e aspettare per scoccare tutti contemporaneamente.
La battaglia sull'altopiano è stata eccitante. Mi rendevo conto che alle nostre spalle era in corso un attacco ad opera di Risvegliati, eppure non mi sono mai voltata. Contavo sui compagni che erano lì a proteggerci, in modo da permetterci di portare a termine il nostro incarico.
La tentazione di girarsi c'era, come negarlo, ma anche la fiducia nei compagni e nei superiori, la consapevolezza di far parte di un meccanismo più grande che trova la sua forza nella coordinazione e nella disciplina.

Il nostro capo era Greg, inizialmente pensavo che questa cosa mi avrebbe dato più fastidio, ma così non è stato. Sa scherzare, ma sa anche essere professionale. Aveva ragione il Capitano Barun: quel figlio di buona donna è un tipo pericoloso: di conseguenza è un buon alleato, se si hanno nemici comuni.

Chissà la Paladina Yara con chi si dovrà sposare, tra gli uomini di Acab.
Alcuni sono proprio terribili, non la invidio. Altri sono dei simpatici mascalzoni, ugualmente non proprio il ritratto del marito ideale.

E chissà pure adesso Dust da cosa si sarà mascherato.
"Da donna?" gli avevo suggerito per scherzo. "Va bene, se mi aiuti tu", è stata la sua criptica risposta. Mi chiedo cosa intendesse dirmi... avrei voluto vederlo in faccia, ma è stato molto, molto attento ad evitarlo.

Ecco i nostri alleati. Arroganti, presuntuosi, sfacciati. Tutt'altro che fidati, oltretutto. Padre Engelhaft rischia di impazzire, da quanto non li sopporta, e questo me li rende simpatici.

Intendiamoci, non ce l'ho coi preti, sono brave persone, e poi Engelhaft mi è stato molto vicino i primi tempi qui nell'esercito. Certo però in questo clima teso ed euforico, vederlo che si imbarazza o che si infuria per piccole cose mi fa ridere, sdrammatizza un po', aiuta a non pensare alle cose brutte davvero.

Canaglie e sacerdoti costretti a militare dalla stessa parte, alleati contro un nemico troppo brutto per chiunque. Invidio un po' quelli che riescono a prenderla davvero a ridere.... probabilmente hanno ragione loro.

scritto da Kailah , 11:36 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
10 maggio 516
Sabato 8 Dicembre 2012

Il prigioniero e la prigioniera

Quando il Capitano Barun ha steso con un pugno il nostro prigioniero, Greg, mi ha fatto piacere. Ancora non avevo dovuto sopportare le sue battute allusive e già non lo sopportavo.
Posso capire che, quando scoppia una guerra, improvvisamente ritrovarsi dalla parte sbagliata sia una situazione spiacevole, ma questo non autorizza un atteggiamento tanto fastidioso. Anche io in fondo mi sono trovata senza saperlo dalla parte sbagliata, all'inizio di questa avventura a Uryen, per colpa di Melkor e del mio scarso intuito negli affari e nei rapporti umani.
Eppure si può rimediare. O almeno ci si può provare.
Greg invece si compiace della sua situazione ambigua, sembra proprio sguazzarci.
Già mi immagino cosa direbbe mio cugino Enrick: mi faccio influenzare dai toni del Caporale Heinrich, dal suo astio per Greg e per la banda di Acab. Un po' forse è vero, la sua reazione dura davanti al nostro prigioniero mi ha colpita e tengo in una certa considerazione il parere di Heinrich.
Ma è proprio un'antipatia a pelle, assoluta e fermissima, quella che provo per il nostro prigioniero, è una persona che non mi piace, mi infastidiscono i suoi sguardi, il suo tono, mi infastidiscono le sue velate minacce.

Perchè da quando abbiamo oltrepassato il fiume è diventato molto difficile dire chi sia prigioniero di chi. Formalmente Greg è sotto la nostra custodia, ma sappiamo tutti che in realtà è lui e la sua banda ad avere il coltello dalla parte del manico adesso.
Lo sappiamo noi, lo sa lui.
E quando fa lo spiritoso, parla di farmi ubriacare e di divertirsi con me, lui e la sua banda di delinquenti, lo dice per ridere, ma anche per sottolineare come adesso comandino loro.
In realtà non ho paura che mettano in pratica tali minacce, so che i miei compagni sono gente d'onore, che si farebbero ammazzare pur di impedire un simile scempio, e lo sa anche Greg: Acab e i suoi non hanno nessuna ragione di rischiare di perdere un uomo o due in combattimento per motivi tanto stupidi.
Ma lostesso mi urta da morire che Greg dica quelle cose, odio il fatto che posi i suoi occhi su di me, che si prenda la libertà di deridermi a questo modo.
Non vedo l'ora che si arrivi dal piccolo Dominus.
Che poi... in fondo lo stiamo andando a ricattare, a mettere con le spalle al muro: o accetta l'aiuto di Acab e dei suoi, o quei disgraziati andranno ad aiutare il suo nemico. Bella alternativa...
Quel povero ragazzino si trova in una situazione veramente spiacevole: dobbiamo sperare che prevalga un amaro buon senso e che acconsenta, perchè altrimenti non riesco proprio ad immaginare come faremo a riportare indietro a Uryen il nostro "prigioniero".

Ci sono tanti retroscena che non conosco, sono successe tante cose nella Guerra delle Lande. Quando parlo coi soldati di qui, con la gente che ha combattuto, ho sempre l'impressione, anzi, avverto proprio la consapevolezza di quanto io sia l'ultima arrivata, e quanto io abbia da imparare.

C'è poi l'altro problema, l'altro pensiero che non riesco a togliermi dalla testa e che mi perseguita pure nei sogni. La prigioniera.
E' abbastanza normale, io credo, che mi capiti di sognare risvegliati, mostri, incubi tremendi. Ma mi angoscia ancora di più sognare Cynthia. E sognarla cattiva, cattivissima.
Forse, durante il nostro breve scambio nelle prigioni, lei l'ha intuito, ed è per questo che mi ha cacciata via. Ha capito che io la vedo come una minaccia ormai, più che come una vittima.
Ero terrorizzata al pensiero di Angelica che l'andava a trovare, provo un immenso sollievo a sapere che ormai queste visite sono state interdette. Quando ho sognato Cynthia che faceva del male ad Angelica, astuta e spietata, mi sono risvegliata col cuore che batteva fortissimo ed un terribile presentimento addosso. Le parole di Luther nel nostro ultimo incontro non hanno fatto che confermare una simile impressione.
La povera vera Cynthia è morta. La creatura che si cela sotto la sua pelle è ciò che l'ha uccisa.
E' terribile... a pensarci è terribile perchè questa lunga morte si è consumata silenziosamente, un po' alla volta. Chissà qual è il grado di consapevolezza di sè che conserva, ormai, quali ricordi riesce ancora a trattenere. Posso solo immaginare quanto sia stato straziante questo lungo processo, l'agonia spirituale di una prigioniera che si sente spogliata poco a poco della propria identità, dei propri ricordi, della propria anima.
Bohemond nutre ancora la speranza che sia possibile portare un guaritore da lei, un uomo di fede in Reyks, e che costui possa in qualche modo liberare la vera Cynthia dal mostro che ormai la possiede. Presuppone quindi che Cynthia ci sia ancora, in quel corpo, seppure nascosta. Io non riesco ad essere così ottimista, ma forse ha ragione lui, speriamo.

Ora come ora però il nostro prigioniero ci tiene in pugno, la nostra prigioniera è perduta. Che bella situazione.


scritto da Kailah , 01:24 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
5 maggio 516
Martedì 20 Novembre 2012

Buona Fortuna

"Buona fortuna".
Kurt che mi saluta, mi stringe la mano con le sue. Le stesse mani con cui tante volte aveva incurvato il legno flessibile del mio arco, quando mi incoraggiava a sostituire da sola la corda.

"Lo so che è duro, ma devi fare forza, puntalo a terra, guarda me".

Le prime volte, nei nostri allenamenti lontano tra i boschi, mi sanguinava la pelle delle mani per l'attrito. Sono arrivati i calli, le stagioni sono cambiate, poco a poco ho imparato.
Ed ho persino superato il maestro. Era orgoglioso Kurt, quando lo battevo nel centrare il bersaglio. Nel cambiare la corda invece era lui il più bravo. Incurvava il mio arco con una facilità che gli ho sempre invidiato, senza sforzo.
"Che pretendi, Kailah", rideva lui. "Sarebbe grave se tu fossi più forzuta di me"
Oh, non c'è pericolo, Kurt. Non sono forte. Non sarò mai forte come te.

L'arco che mi ha regalato Kurt, il mio primo vero arco, adesso giace in frantumi tra i massi della cripta crollata a Cantor.
Ringrazio il cielo di non aver fatto la stessa fine, ci sono andata vicino.

Non c'è da fare tante tragedie, è alle persone che bisogna legarsi, non alle cose. Sono viva, sono vivi i miei compagni, che forse posso ormai azzardarmi a chiamare amici. Siamo vivi, ce l'abbiamo fatta, dobbiamo ringraziare gli Dei per questo.
Il mio vecchio arco è l'unica vittima di quella battaglia, tutto sommato è andata bene.

Ma Rock mi ha detto che ho fatto male a lasciarlo a terra. Che un buon soldato non si separa mai dalla sua arma.
Nel darmi un arco nuovo, mi ha detto che non dovrò abbandonarlo mai più. "Dagli un nome, Kailah, intrecciagli una ciocca dei tuoi capelli".

Con l'arco che ho perduto non avrebbe avuto senso farlo. Quell'arco l'aveva costruito il mio migliore amico apposta per me. Non serviva dargli altra sacralità per farmelo sentire importante. Capelli, un nome? A che scopo? Aveva già la sua anima.
Ma ha ragione il Sergente Rock, lui non sa tante cose su di me, ma dice bene quando insiste che un'arco non è soltanto un pezzo di legno flessibile e una buona corda. Che è qualcosa di più.

Adesso ho un arco nuovo. Ad un'occhiata superficiale è molto simile a quello che ho perduto, ma le differenze si sentono in mano, a occhi chiusi, col tatto. Ci vorrà un po' di tempo per farlo mio. Ma non c'è bisogno di dargli un nome. Non me ne voglia il Sergente Rock, ma ho ben chiaro cosa ha voluto dirmi e gli do ragione. Però io ho sbagliato per la fretta, per la paura, non perchè avessi poca considerazione del mio arco. Ho troppo rispetto della mia arma per trasformarla adesso in un feticcio.

Questo nuovo arco custodisce la sua anima nella consapevolezza che ho di essere viva. Incredibilmente ancora viva.

Ogni volta che lo tenderò, che la pelle delle mie dita sfiorerà le minuscole differenze con quello che l'ha preceduto, il mio cuore ringrazierà silenziosamente tutte le persone che mi hanno permesso di essere ancora qui. Chi mi ha protetto, chi mi ha insegnato a combattere, chi mi ha infuso abbastanza coraggio da non impazzire.

Se io sono qui, e non sotto quelle pietre insieme al mio vecchio arco, significa che ho ancora molto da fare.

"Buona fortuna". Il tuo regalo, Kurt. Amico delle cose mai dette. Un augurio importante che mi ha accompagnata e mi ha protetta ancora una volta.

Buona fortuna, sento la tua voce nel suono elastico del nuovo arco che si tende. Buona fortuna.
Buona fortuna, buona mira, buona caccia.

"Buona fortuna".
E' così che ti chiamerò? Di buona fortuna ne avrò ancora molto bisogno.

Kailah e Buona Fortuna
scritto da Kailah , 12:58 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
2 maggio 516
Lunedì 12 Novembre 2012

... respirare

Calma, devo restare calma.
L'armatura ha retto, ne sono... quasi certa.

"Dobbiamo comunque controllare che non siate stati morsi, ci sono risvegliati in zona"

Gli sconosciuti si stanno avvicinando, mentre i nostri sacerdoti in fretta nascondono tra i cespugli il sacco col pugnale e il foglio recuperati nella cripta.
Mi controllo le mani: non c'è più alcuna traccia di luminescenza. Ci manca solo che mi prendano per una maga. No, il dolore alla spalla mi ricorda che ho ben altri problemi.

Possibile che faccia così male, senza che si sia bucata l'armatura? Che non sia filtrato in alcun modo il contagio? Ringrazio gli Dei, perchè me la sono vista troppo brutta. E se invece... basta, Kailah, non ci pensare. Respira. L'armatura è intatta, per stavolta è andata bene. Deve essere andata bene.

Lezione della giornata: da sola, contro un risvegliato, non ce la posso fare. Posso limitarmi a giocare in difesa, ma come provo ad allungarmi per colpire addio, mi viene subito sotto, ed è troppo forte perchè io riesca tenerlo a bada.

Buon proposito: devo allenarmi un po' con la spada, e anche se uno scudo è troppo ingombrante, forse una daga o qualcosa del genere possono servirmi per migliorare un po' la mia difesa. Dovrò chiedere consiglio a Sven e a Bohemond, loro se ne intendono.

Adesso bisogna solo stringere i denti e mantenere la calma. Respirare l'aria fresca, pulita. Respirare a fondo e lentamente.

Non sono io quella che un'ora fa giaceva schiacciata a terra con un risvegliato addosso, mentre il soffitto della cripta iniziava a crollare e a seppellirci in un ultimo abbraccio. Non sono io quella che provava a dimenarsi mentre lui affondava i suoi denti marci nella mia armatura e stringeva, stringeva.... no, non sono io. Non è possibile che fossi io.

Io sono quella che ieri sera chiacchierava con Heinrick a proposito di porte di aggiustare e di nobilotti sciocchi e permalosi. Sono quella che stamattina ha messo in fuga un crock a suon di spadate. Non brava come la nonna di Gebedia, che si faceva bastare qualche sasso.... ma quasi, quasi brava come sua nonna.

Io sono quella che adesso sta fuori all'aria, sotto la pioggia, in attesa di venire esaminata, controllata da questi sconosciuti. La mia pelle è intatta, lo sento. Deve essere intatta.

Cynthia, è così che ti sentivi? Uno spreco. Perchè basta un graffio, una goccia di sangue, per scrivere la nostra condanna.
Deben, è questa la speranza che avevi, quando contro ogni ragionevolezza insistevi a dire che ti sentivi bene, che forse te la saresti cavata?

Percepisco l'assenza dell'arco, solo ora mi rendo conto di quanto mi desse sicurezza. Ce la farei adesso a tenderlo?
Sono esausta.

scritto da Kailah , 11:29 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
2 maggio 516
Lunedì 29 Ottobre 2012

Buon equipaggiamento e buona mira

Nel bene e nel male, un buon equipaggiamento può fare la differenza.

L'ho imparato a mie spese durante la battaglia della Chela, dove per poco non sono finita ammazzata a causa di un elmetto troppo leggero. Hai voglia a dire che l'elmetto di cuoio è più comodo, che il metallo pesa e fa venire il mal di testa. Altro che mal di testa, quando ti arriva una freccia in fronte.
Sono cose che si imparano con l'esperienza, se hai la fortuna, come l'ho avuta io, di poterlo raccontare.

Anche il fatto di portare uno zaino pieno di attrezzi da falegname, chiodi da roccia e altra roba del genere è una scocciatura. Un po' per il peso, un po' perchè bisogna rinunciare ad altre cose confortevoli, come un cambio d'abito, uno specchio, semplici oggetti che rendono la vita più piacevole.
Eppure gli attrezzi non sono mai abbastanza, le frecce non sono mai abbastanza, le torce non sono mai abbastanza.

Mentre i miei compagni esplorano quella grotta fetentissima, rischiarata dal malsano chiarore di lumaconi succhiatori di cadaveri, io me ne sto qui sul predellino, in alto, a osservare il sole che tramonta. Per lo meno l'aria è fresca e piacevole.

Per ora qua sotto è tutto tranquillo.

Non so quanto durerà la preghiera di Padre Alyster (che brutto nome, poveraccio, ma non è colpa sua). Spero che duri poco tempo, perchè col calare delle tenebre non sarà uno scherzo attraversare il vecchio cimitero.

Ogni fruscio tra gli alberi, in basso, mi allarma. Non riesco a smettere di immaginare prima uno, poi due, poi venti "risvegliati" che emergono dalla boscaglia per assediarci, protendendo le loro manacce putride verso l'alto, verso di noi.

Ho una dozzina di frecce ancora, qualcuno lo riuscirei a gestire. Ma la sera avanza.
Quanta luce riesco a produrre con le mani? E quanto tempo dura? Non ho mai provato a raggiungere i miei limiti, ma preferirei non doverlo fare in una situazione di vita o di morte.

Quanto a passare la notte quassù, circondati da quei mostri, non è neanche questa una prospettiva allettante. A parte la puzza incredibile, anche quei lumaconi potrebbero diventare un problema: chi li conosce? E se fossero velenosi, o in qualche modo aggressivi?

Alyster, sbrigati.
L'unica cosa da fare è filarsela alla svelta.

Antico cimitero di Cantor
scritto da Kailah , 11:25 | permalink | markup wiki | commenti (2)