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Il Valvassore
Guelfo da Flavigny
 
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 60   commenti totali: 79
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8 Giugno 519
Giovedì 24 Novembre 2011

Centoventotto giorni

Un passo, poi un altro. Gli stivali affondano nell'erba umida di rugiada. Qua e là i grilli interrompono il loro concerto antelucano e si fanno da parte al nostro passaggio, salvo poi ricominciare con maggior veemenza. Una civetta aggiunge la sua protesta alle loro per un po', finchè, annoiata, tace. Il tintinnio sommesso delle cotte dei Paladini mi ricorda che ormai sono un prigioniero qui a Chalard, non importa quanto possa essere largo il muro che mi cinge.
Il cancello del cimitero è chiuso. Mi volto verso uno dei miei accompagnatori. Mi fa un cenno col capo, il cappuccio scuro calato sul volto gli conferisce un aspetto solenne che ben si addice a questa notte di preghiere e di ricordi. Spingo dolcemente l'inferriata, cigola un poco ma poi si lascia schiudere, docile.

Luci tremolanti color del tramonto rischiarano le lapidi immerse nell'oscurità, come è tradizione nel giorno sacro a Kayah. Un marito, un figlio, una sorella, un amico... ciascuno è venuto in silenzioso pellegrinaggio nel corso del giorno e ha posto un lume sulle tombe dei suoi affetti scomparsi, certo che da la lassù, assisi nell'argentea dimora della Dea, essi possano vedere che non sono stati dimenticati.

Sono passati centoventotto giorni dalla prima Luna Nuova dell'anno, quella che ti prese con sè. Eccoti qui, vegliata da una piccola stele di pietra bianca, dozzine di lumi a farle compagnia per stanotte. Sorrido. Era facile volerti bene, mia dolce Nailah.

Mi inginocchio. I Paladini rimangono indietro, quasi avessero paura di disturbarci. Sanno che abbiamo molte cose da dirci. Parliamo di Jacob, del futuro che vogliamo dargli, dell'uomo che sarà. Parliamo di quel che è stato fatto e di quel che rimane da fare, e ti chiedo consiglio sulle molte difficili scelte che ancora mi attendono lungo la via. Mi domandi dei miei viaggi e non ho ragione di essere reticente, non più. Ti racconto delle vittorie, delle sconfitte, dei molti coraggiosi che mi hanno aiutato, dei malvagi che hanno tentato di fermarmi. Ti parlo di Daeron Vypern, di Albert Keitel, di Amber Rose, di Bredion Menosse...ti dico che hanno pagato tutti, uno dopo l'altro, che ho onorato il giuramento fatto a Jacob. Ti parlo di Nadia Klein, di Visalia, di Juste D'Alibert, dell'Anatomista...e del ragno immondo ancora che siede al centro di tutta questa trama, Randal Flagg. Ti fai triste, silenziosa...mi fai capire che non ti interessa di esser vendicata, che la mia battaglia continuerà perchè è così che deve essere, ma non stanotte, stanotte ci siamo solo io e te. I miei compagni? Ti racconto di Rino, Lino, Giulì...come ti piace chiamarli. Presto le nostre strade si divideranno, e ciascuno dovrà decidere di come trascorrere il resto dei giorni degli Dei ci concedono...eccetto Solice, la decisione per lei è già stata presa, ed è crudele ed ingiusta. Mi chiedi se mi mancheranno. Annuisco, abbiamo vissuto e lottato assieme per tre terribili anni... per tre magnifici anni.

Mi parli di Greta, di Madame Rossane. Sei preoccupata per loro, come sempre. Mi chiedi di prometterti che le terrò d'occhio...ma sappiamo entrambi che non sono mai stato un granchè per questo genere di cose. Scuoti il capo e ridi, e rido anch'io, e piango, e il cuore mi diventa come piombo.

Sta albeggiando, presto mi riporteranno al monastero. Ho qualcosa per te, non me ne sono dimenticato. Adagio il lumino di ottone accanto agli altri, sfioro con un dito lo stoppino, delicatamente, e questo subito si accende. Mi guardi con aria di disapprovazione, non sono cose che si dovrebbero fare nella notte di Kayah, per giunta con dei Paladini a farti da piantone. O no? Ma so che è solo scena, ti strizzo l'occhio e mi sorridi, del resto i miei trucchetti ti han sempre divertita.

Mi chiedi se tornerò a trovarti. Ti dico che sì, tornerò, che non dovrai più aspettarmi così tanto. E so cosa vuoi chiedermi ora, sì, la prossima volta verrò con Jacob; c'è rimasto male a venire qui senza di me oggi pomeriggio, ma dovevo incontrarti da solo. Mi alzo.

Ti amo, lo sai? Mi risponde il frinire dei grilli nascosti nell'erba, un lamento incessante che accompagna l'agonia di questa notte di giugno . Mi stringo nel mantello, ti guardo un'ultima volta ancora, e vado via.
















scritto da Guelfo da Flavigny , 23:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
1 Giugno 519
Sabato 19 Novembre 2011

Solo morte

Cavalchiamo veloci verso la cascina di Rose Kleist. Tutt'intorno ci sono campi coltivati, solo una macchia sparuta e un filare di alberi qua e là a spezzare la monotonia del paesaggio; splendido, mi dico, in caso i nostri nemici decidessero di tentare la fuga. L'edificio ha un'aria robusta, due ali eterogenee disposte ad angolo retto e una sorta di torrino che svetta là dove queste si incontrano, tutto in solida pietra. Sarebbe anche pittoresco, non fosse per le finestre sbarrate, cosa insolita e un po' sinistra in questa bella mattina di sole. A pochi passi oltre la corte, sul retro, un gruppetto di cavalli legati ad una staccionata ci dà conferma che Vypern e i suoi hanno scelto questo luogo per la loro ultima resistenza.

Forra Rossa mi ha stremato. Ho dovuto dare fondo a tutte le mie energie per respingere l'assalto della Tenebra, e ora mi sento fiacco come se non dormissi da settimane. Mentre scendo da cavallo assieme a Solice la vista comincia ad appannarsi, sento che le ginocchia stanno per tradirmi. Chiudo gli occhi per qualche istante, prendo fiato.

Nel buio, lei mi parla.

"Nailah. E' per lei che siamo qui...o no?"

Vorrebbe canzonarmi, ma la sua risata è debole come un sussurro.

"Sveglia, Guelfo. Ti pare questo il momento di dormire? Da lassù lei ti sta guardando...e si aspetta che la vendichi. Non è quello che ti ripeti da mesi, notte dopo notte, mentre cerchi di evocare dalle ombre il ricordo di un volto che già si sta sfocando? Hai lasciato che fossero altri a fare giustizia di quel Menosse, ma Amber Rose DEVE essere tua! Te l'ho promessa, e te la renderò. IN PIEDI!"

Quell'oncia di Potere che mi resta avvampa dentro di me, ridestando le mie membra intorpidite. Mi dico che ho tutta l'eternità per riposare, stringo i denti e scatto verso l'ingresso laterale della casa. Una, due, tre spallate e la porta cede. C'è baccano anche dall'altro lato, devono essere i Navar e i cavalieri di Anthien che stanno a loro volta guadagnando l'interno.

Ad attenderci solo oscurità e silenzio. Questa non è una casa. Questa è una tomba, penso con un brivido di terrore, e noi che la stiamo profanando andremo incontro ad un'orrenda punizione.

"Avanti, avanti!" mi dice lei, e la sua fredda luce si sprigiona dalla mia mano sinistra quasi senza che io me ne accorga. Illumino il cammino a Solice e Dundee mentre procediamo di stanza in stanza fino a ricongiungerci con gli altri. Trascorrono minuti lunghi come ore. Loic ha fatto in modo di aprire alcune delle finestre sprangate così meticolosamente dagli uomini di Daeron, ma persino i raggi del Sole sembrano penetrare mal volentieri in questo luogo empio e si limitano a disegnare una penombra per nulla rassicurante. Il piano terra è vuoto e spoglio, devono essersi rintanati di sopra. Due scale, una in pietra e l'altra, più piccola, di legno, ci porteranno da loro. Dobbiamo dividerci. Loic, Leon ed io ci lanciamo su per la prima, e finalmente il nemico si palesa.

Ci rovesciano addosso una gragnuola di detriti nella speranza di rallentarci. Riparatosi dietro a una credenza rovesciata in cima alla scala, un balestriere ha il tempo di scoccare due dardi su di noi. Sir Leon perde l'equilibrio, incespica per poi essere trafitto da un quadrello; come ci si può attendere da un Cavaliere è lesto a rimettersi in piedi e continuare l' ascesa, e noi con lui. Anche Loic viene colpito, ma non sembra quasi curarsene: rischiarato dalla luce magica il suo volto è una maschera d'ira, nei suoi occhi leggo la mia stessa feroce determinazione. Dall'altra scala arriva un grido femminile, credo sia Solice...spero che Pyros riesca a proteggerla anche in questo tempio di morte. Spingiamo via il mobile. Riesco ad infilarmi in un varco mentre il tiratore ripiega verso il centro della casa...potrei inseguirlo ma non voglio incappare in altre imboscate, meglio serrare i ranghi con i miei compagni. Avanziamo verso l'altra scala. Eric e Clark LeNoire hanno raggiunto il primo piano; Solice è rimasta indietro, ferita ma viva, e Dundee la sta accudendo. Pare che tutti i difensori si siano rifugiati in una stanza che dà sul pianerottolo, ad eccezione di un arciere. Le Noire e Sir Leon si lanciano al suo inseguimento, mentre i Navar ed io ci prepariamo a fare irruzione.

Forse è destino che tocchi proprio a noi tre, ai ragazzi di Caen, chiudere una volta per tutte questa partita durata tredici anni. Non ho dimenticato quell'inizio di Aprile, quando sulla collina di Patrick giurammo gli uni agli altri che saremmo diventati grandi e forti, che non saremmo più rimasti a guardare, che un giorno avremmo dato all'Aquila nera di Albert quello che si meritava. E nonostante le forze mi vengano meno, nonostante l'angoscia e la solitudine che mi porto nel cuore, nonostante l'orrore inesplicabile di questo luogo soffocato dalla Tenebra, mi basta scambiare uno sguardo con Loic e con Eric per capire che quel giorno è arrivato.

Entriamo. Un cavaliere rinnegato di Anthien si avventa su Eric. E' una faccenda di pochi secondi, il martello del mio compagno si abbatte inesorabile su questo veterano di chissà quante battaglie mandandolo al tappeto come un novellino. Loic ed io ne approfittiamo per guadagnare terreno. Vypern è a pochi metri da noi, protetto da un secondo cavaliere, e sembra assistere impotente alla disfatta del suo campione. Si fa scudo con la povera vecchia cieca, le tiene un pugnale di foggia bizzarra alla gola. Vorrei metterlo meglio a fuoco, ma c'è qualcosa che mi distrae, un sibilo...

Potere. Non come il mio o quello di Graham...un Potere infimo, sordo, sgraziato come le note che produrrebbe un liuto scordato se lo suonasse un ubriaco. Proprio come quello sprigionato da Wilhelm Keitel alle Parole d'Oro o da Mark Sand nel santuario di Kalina. Amber Rose?
Da dietro alla porta un catino d'olio si rovescia su Loic, cogliendolo alla sprovvista, e immediatamente una piccola vampa si sprigiona e lo avviluppa.

"Patetico" ridacchia la voce dentro la mia testa.

Ancora una volta sento la Magia fluire in me, ne basta poca, così poca, per soffocare le fiamme e salvare Loic... scarto di lato, ed eccola qui, proprio davanti a me, la strega che ha condannato a morte la mia Nailah.

Ci fissiamo negli occhi. E' bella, di una bellezza crudele e severa, una bellezza che mi sono ripromesso di strapparle nel modo più atroce possibile. Hai idea di chi hai di fronte, Amber Rose, e delle ore miserabili che patirai per mano sua? Quando avrò finito con te il mondo potrà finalmente riconoscerti per il mostro che sei...risparmierò i tuoi occhi affinchè tu stessa possa vedere cosa ho fatto, risparmierò la tua bocca di modo che tu possa gridare la tua disperazione. Sì, sai chi sono...ci conosciamo bene io e te, e sono certo che il tuo odio è grande quanto il mio. Hai forse promesso al tuo Wilhelm che non mi avresti dato tregua, che avresti reso la mia vita un inferno prima di portarmela via?

Forse siamo più simili di quanto pensiamo, ma malgrado tutto è Dytros a guidare il mio braccio, la Sua giustizia è rapida e non contempla vendetta. Lei si acquatta sperando di sfuggire alla mia spada mentre con la mano cerca disperatamente di raggiungere qualcosa che tiene in tasca. Reagenti? No, non ne avrà il tempo. D'istinto meno un fendente preciso, letale, che le trancia la gola di netto. Stramazza a terra in una pozza del suo stesso sangue.

Mi volto. Eric ha appena messo fuori combattimento l'ultima guardia di Vypern, Loic si è scagliato sul Re d'Armi roteando il mazzafrusto sopra la testa. Scuoto il capo...se Daeron Vypern sperava di fermare Loic Navar prendendo in ostaggio Rose Kleist, ha proprio fatto male i suoi calcoli. Scatto anch'io in avanti, ma dubito che farò in tempo. La pesante testa chiodata si abbatte sulla poveretta frantumandole un braccio, e lei si accascia all'indietro; Vypern a quel punto la scaraventa addosso a Loic e arretra verso uno sgabuzzino alle sue spalle. Gli siamo addosso in tre.

Lo stanzino è pervaso da un'oscurità così densa che la mia luce magica non riesce a rischiararlo che in minima parte. Ci sono molte candele disposte a terra, e da esse proviene una luminescenza rossastra sorprendentemente vivida, quasi che fossero i piccoli occhi fiammeggianti di una creatura nera e informe come un incubo; dietro le candele si intravede una sorta di altare di fortuna, e su di esso...

...

Mi si ferma il cuore nel petto.

E' lei...è Nailah. Non...non è possibile. Eppure è lei, non c'è tenebra tanto fonda da impedirmi di riconoscere quel viso. Vorrei gridare, ma non mi esce dalla gola che un rantolo strozzato. Giace supina, il volto sereno che contrasta aspramente con la veste inzuppata di sangue. E' tutto così confuso... poi lo vedo. Il pendente che ha al collo io lo conosco, non può che essere il suo. Mi sembra di impazzire.

"Vypern. Pensiamo a Vypern" ripete la voce con urgenza... sono fuori di me, ma so che devo darle ascolto.

Il Re d'Armi. Malgrado le ferite riportate a Forra Rossa lo abbiano prostrato, il suo volto segnato dalle cicatrici appare sprezzante. Sembra quasi che accenni un sorriso...e gli occhi, per gli Dei, neppure quelli del mostruoso Ingrinmirr lasciavano trasparire una simile malvagità. Uno nero come le ombre che infestano questo osceno sacrario, l'altro pallido e morto come il ghiaccio dell'Inferno...in essi non c'è alcuna traccia di sconfitta. Se ne sta di fronte a noi, consapevole che verrà presto fatto a brandelli, con la lama del pugnale rivolta verso di sè. Ricordo bene lo sguardo folle e disumano di Mark Sand, ricordo come si fece trapassare senza opporre resistenza, ma
questo è completamente diverso...Daeron Vypern sembra ancora padrone di sè, e anzi, nei suoi occhi leggo la certezza che questa situazione, per quanto a lui sfavorevole, sia totalmente sotto il suo controllo.

Lo attacchiamo, tutti insieme. Vypern non ha scampo, in pochi istanti cade sotto i nostri colpi, ma mentre precipita a terra non riesco a distogliere gli occhi dal pugnale che impugnava, e che gli si pianta nell'addome, forse per errore, forse per un suo ultimo gesto deliberato. Siamo sicuri di quello che sta realmente succedendo?
...Non importa...non adesso. C'è Nailah, lì dentro. Mi immergo nella tenebra, come quella notte a Rigel, due anni fa. Solo pochi passi, pochi passi ancora, amore mio, e sarò da te...

Non so quanto tempo ho passato lì dentro. Mi sembra di aver pianto le lacrime di una vita intera, eppure le mie guance sono asciutte. Il corpo che stringo al petto è freddo e pesante come acciaio.
Non sei tu Nailah, non sei tu. Sono arrivato tardi, amore mio...potrai mai perdonarmi?

"Andiamo via, Guelfo...c'è solo morte qui, solo morte."

E la porto via, dietro di noi Loic sta facendo scempio delle spoglie di Daeron Vypern, Eric confisca l'oro dalle borse degli sconfitti, Clark LeNoire e Leon trascinano un prigioniero, Dundee veglia la piccola Solice. Scendo i gradini a fatica, ed ecco, finalmente la luce del giorno ci accoglie... è una splendida mattina, amore mio. Lasciamo che il sole ci riscaldi, vuoi? La notte è stata così lunga, così fredda... La adagio sull'erba, le accarezzo il viso.

Poi, come per magia, le lacrime di una vita intera iniziano a scendermi dagli occhi.

































scritto da Guelfo da Flavigny , 02:28 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
28 Maggio 519
Giovedì 27 Ottobre 2011

La resa dei conti

Forra Rossa. Mi adagio su uno dei pagliericci che il camerlengo, buon diavolo, ha fatto predisporre per noi. Incrocio le mani dietro la nuca e mi rilasso un po'. Non ho sonno. Prendo a scrutare il soffitto della cella alla ricerca di una chiazza di muffa che mi ricordi qualcosa di familiare: un volto, un attrezzo, una bestia... Quante interminabili ore ho trascorso così, nelle segrete di Kharas, a setacciare con gli occhi quei pochi centimetri di pietra umida e nera che mi facevano da cielo, sempre in bilico tra noia e terrore, sobbalzando al minimo rumore che preannunciasse il ritorno dei miei aguzzini. Mi dico che quei giorni miserabili sono finiti, che le tante pene sopportate avranno presto la giusta ricompensa. Il sole morente accende le pareti della cella e regala alle mia fantasticheria nuove immagini con cui giocare, icone bizzarre e grottesche che mi paiono affrescate sul sudiciume dalla mano malferma di un pittore demente.

Giunge la notte, e con essa le tenebre. Una falce di Luna rossastra si affaccia tra le grate. Mi parla con la voce velenosa di Micol Semeyr.

Ancora una volta ti illudi, Guelfo. Come ti senti ora che di Albert Keitel resta solo una testa spiccata? Daeron Vipern... Amber Rose Heins... Davvero la loro morte potrebbe mai compensare quello che è stato fatto a Nailah? E se anche gli Dei ti concedessero di fare giustizia di tutti gli empi di questo mondo, se con le loro carcasse potessi innalzare montagne, se raccogliessi tutto il loro sangue fetido in un lago, e se da questo facessi sgorgare un fiume vermiglio più vasto e impetuoso del Dymiras... saresti forse meno infelice, meno perduto, meno colpevole? E' per questo che ti mancava il coraggio di guardare Jacob negli occhi, mentre mendicavi il suo perdono? E' per questo che non hai ancora visitato quella tomba? Adesso, come allora, eccoti a marcire in una fetida prigione, e lei rimasta sola nel gelo della notte ad implorare il tuo ritorno... ha chiamato il tuo nome fino all'ultimo, prima a squarcia gola, e poi sempre più a fatica, con voce sempre più fievole, finchè il crudele stiletto di Bredion Menosse si è abbattuto su di lei per l'ultima volta! E' per questo che ti sei messo in testa di indossare l'abito di Kayah, pensi davvero che quel nero lugubre da becchini possa nascondere la tua vergogna, placare il tuo rimorso?

Ride sarcastica.

Vesti buone per un morto, mio piccolo Guelfo, ma tu sei vivo, insopprimibilmente vivo! Neppure la più atroce delle Negromanzie ha potuto fermare il cuore che ti batte nel petto, il NOSTRO cuore, che per pochi istanti...e persino quando giacevi esanime tra le foglie imputridite, io sì che ero desta! Sono accorsi a decine a vegliarti dagli angoli più oscuri della foresta, dovevi proprio vederli! Danzavano di ombra in ombra come le serpi di un ammaliatore, per poi starsene acquattati intorno a noi, a fissarci in silenzio, sempre più impazienti...per secoli hanno dovuto attendere che qualcuno tornasse a risvegliarli... con che cuore avremmo potuto ignorare la loro muta supplica! E così nel castello usurpato da quel Toran, a San Corot, ad Arta... sei troppo stupido, troppo cocciuto per capire che è proprio questo il Dono che Kayah ci ha concesso! Vuoi davvero ripudiarlo? E per cosa? Una vita miserabile da monaco, a marcire in una cella proprio come questa, a consumarti in un vano digiuno, a salmodiare insensatezze nella speranza che ti riescano a far dimenticare chi siamo veramente io e te, e scaccino il rimpianto delle imprese immense che avremmo potuto compiere insieme? Ti ostini a fuggirmi, Guelfo mio, ma sono io che ti ho preservato dalla morte per tutto questo tempo, io che ti rendo impervio ai pericoli più spaventosi! E come mi ringrazi? Ti incaponisci a fare lo spadaccino, e adesso persino il prete, pur di non prendermi in sposa.


Si fa seria; dalle sue labbra sparisce ogni ombra di sorriso, gli occhi le scintillano di rabbia.

Sai che ho ragione. La spada ti è di intralcio. La tonaca ti sarà di intralcio. Nailah ti era di intralcio...ma questo lo avevi già capito da solo, no? Non ignoravi certo che poteva capitarle qualcosa presto o tardi, e cosa hai fatto? Niente di niente, l'hai lasciata al suo destino per correre ad inseguire le tue nemesi, da bravo soldatino tutto preso a giocare alla sua guerra. Ti ho lasciato fare, è un gioco che in fondo diverte anche me...del resto coi nemici che ti sei scelto si finisce sempre per trovare qualcosa di intrigante sul cammino. Ma devo dirti la verità, Guelfo...mi sto stancando delle tue intemperanze. Se ti fossi dedicato seriamente a me in questi anni non avresti bisogno di elemosinare l'aiuto dei tuoi compagni, ne' tantomeno quello di Quart, di Erwin, o di chissà quale altro pezzente in gonnella, per fare giustizia di chi ti ha fatto torto... te ne sei stato lì, buono buono, ad ingoiare rospo su rospo, mentre questi idioti ti dicevano dove andare, cosa fare, per poi voltare le spalle ad ogni tua richiesta. Ti hanno usato, ci hanno usati, da quando hai messo piede a Chalard per la prima volta, e tu glielo hai consentito. Ti hanno portato via tutto, un pezzetto alla volta, e quando non è rimasto più nulla ti hanno abbandonato a Kharas, dove la tua fedeltà alla loro maledetta causa è stata ripagata a suon di calci, sputi e frustate. Forse hai dimenticato lo sdegno con cui il Barone ti ha apostrofato a Chalard, e tu lì a capo chino, cagnolino obbediente, ad accettare in silenzio che ti stringessero l'ennesima catena attorno al collo. Io no, Guelfo, io non lo dimentico e non di sicuro lo accetto. Non lascerò che tu ti faccia castrare da quegli ingrati, non starò a guardare mentre rinunci alla tua grandezza, mentre rinunci a me!

Sospira. D'un tratto sembra cader preda di una strana tristezza, come se avesse già capito che difficilmente potrei darle ascolto. La voce le si incrina.

Ci tieni tanto a veder morto Daeron Vipern? E sia, faremo sì che muoia... E quell'Amber Rose che odi così tanto, con un po' di fortuna...riusciremo a prenderla viva. Poi sarà il turno di Lady Nadia, e a quel punto dovrai finalmente capire che solo io posso darti ciò che vuoi veramente, che solo io ti amo davvero.


Apro gli occhi. L'alba sta scacciando le ultime tenebre di questa notte. Mi domando cosa ne sarà di me e dei miei compagni, ora che siamo giunti alla resa dei conti.
scritto da Guelfo da Flavigny , 00:57 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
1 Gennaio 519
Sabato 7 Maggio 2011

Morti che camminano

Potrei essere già spacciato. Molto è stato scritto sulla potenza venefica del morso dei cosiddetti Risvegliati: esso è capace di uccidere anche i più robusti tra gli uomini e quindi mutarli in abomini senz'anima, in carcasse fameliche a cui è negata la pace di Kayah. Esamino di nuovo la ferita sul mio collo, usando lo specchietto d'argento che porto incastonato sulla cintura alla maniera insegnatami da Vaenar. Insignificante. Ridicola. Sono sopravvissuto alle fauci di Ingrinmir, ho sfidato la furia di Ekmatyar... La ferita pulsa debolmente. E' innocua, provo a ripetermi Innocua. E allora, dannazione, perchè non si rimargina?

Justin mi spaventa. Ieri provavo pena e un pizzico di simpatia per questo ragazzino sventurato, per il suo fare da smargiasso...quasi che volesse disperatamente convincere se stesso e noialtri che in fondo gli eventi da cui è stato travolto sono sotto il suo controllo, che li ha compresi ed accettati, preferendo passare per mostro pur di non sentirsi una vittima. Ma oggi...oggi ho avuto la prova che la malvagità del Maestro ha ormai corrotto l'allievo, lo ha reso astuto quanto crudele. Justin sa bene cosa mi sta succedendo, e cerca di approfittare delle mie paure per i suoi scopi nefandi: parla di intercedere per me presso il suo Maestro, per far sì che l'Oscuro Signore della Morte mi preservi dal morbo dei Risvegliati...a condizione che io mi abbassi a invocare questa grazia scellerata.

La mia vita per la mia anima. Se acconsentissi a questo osceno patto che senso avrebbero mai tutta la fatica, tutta la sofferenza, tutti i sacrifici fatti in nome della Causa? Non accadrà, Justin, stanne certo. Se gli Dei lo vorranno riuscirò a resistere quel tanto che basta da raggiungere un convento di Guaritori: sarà la misercordia di Reyks, non certo quella di una Potenza Oscura, a salvarmi la vita. Quanto a te... forse lo hai capito dal primo momento, o forse non te ne sei ancora resto conto, ma non possiamo lasciarti vivo ancora a lungo. Buffo, no? Siamo entrambi morti che camminano.

scritto da Guelfo da Flavigny , 21:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 ottobre 518
Giovedì 23 Dicembre 2010

per Guelfo

Durante l'interminabile cavalcata verso le Sorgenti Sacre del fiume Tibur, Julie in uno dei brevi momenti di pausa si avvicina a Guelfo e gli dice questo:

Caro Guelfo,
devi scusarmi per come ho reagito l'altra sera, mentre andavamo verso Butelion. Non devi pensare che io non abbia fiducia in te, o che addirittura sia tanto presuntuosa da sapere cosa sia giusto o sbagliato fare. Non so nulla, invece. Sono solo stanca, spaventata, estenuata come tutti, ed ho i nervi a fior di pelle. E' per questo che ti ho urlato contro, solo per questo.
Ma adesso che stiamo andando ad affrontare i nostri nemici, voglio che tu sappia che non ho mai dubitato di te, nemmeno per un attimo. Credo in te, nel tuo coraggio, nella tua Fede, e in tutte le cose sorprendenti e meravigliose che sai fare.
Ci aspetta una battaglia difficilissima e quasi disperata... ma io confido che ce la faremo, perchè siamo forti e uniti, siamo amici e ci vogliamo bene, e portiamo con noi la Luce.

Adesso andiamo, gli Dei sono con noi!

scritto da Julie , 13:05 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
30 Settembre 518
Venerdì 15 Ottobre 2010

Sconfitta

Eccomi qui, a contemplare il nostro fallimento nella quiete di questa notte fatale. Stanco, dolorante. Spezzato. Ho tentato di spiegare a Julie le ragioni del mio sconforto prima che quel povero diavolo dall’aria stralunata e un po’ sinistra ci interrompesse con la sua visita inaspettata. Sapevo che avrebbe avuto difficoltà a capirmi. E’ convinta che questa sia solo una breve stagione, una sorta di travagliato preludio ai molti anni di felicità che attendono lei e il suo Lucius, dolci e spensierati come i canti che stasera ha sciolto con quella sua magnifica voce da usignolo...

Prego gli Dei, se mai ci ascoltano, che la speranza di Julie possa esaudirsi a dispetto della tenebra che incombe su noi tutti, che le si risparmino infine gli orrori a cui sembriamo condannati in questi amari giorni, che non giunga più, per la paura che le ghiaccia il cuore, a vedere degli spettri spaventosi in un vecchio vagabondo e nel suo cane smagrito.

E prego affinchè la luce di Pyros non smetta di illuminare Solice, possa la Fiamma divina infondere almeno in lei nuovo vigore, nuovo coraggio. Se davvero Gli è gradita la terribile rinuncia che questa ragazzina non ha esitato a fare pur di meglio servirLo...pur di sostenermi quando tutto sembrava perduto... ecco, allora Egli non dovrà mai consentirle di cadere in preda alla disperazione, di sentirsi debole, sconfitta...abbandonata.

Come accadde ad Abel nei suoi ultimi giorni.

Come sta accadendo a me ora.

Ho dato a Reyks e a Kayah ciò a cui più tenevo ...

"...sei sicuro?..."

...pur di proseguire nella lotta, pur di non soccombere prima di aver portato la Causa alla vittoria. Eppure le forze stentano a tornarmi. Quelle stesse ferite che un tempo avrei sopportato di buon grado mi stanno piegando ogni giorno di più. All'Heresioptis, quali che siano i suoi segreti, non è bastato che uno sguardo per sprofondarmi nuovamente nell'agonia, un semplice malevolo sguardo per riscaraventarmi sull'orlo dell'Abisso. Non mi sono sentito così infiacchito, così tremendamente stanco, al punto che persino il tentativo di richiamare un'insignificante frazione di Potere ha finito per lasciarmi stordito ed inerme, un peso morto che i compagni hanno dovuto trascinare via dalla battaglia.
E i nostri avversari invece? Precisi e letali come sempre, come sempre un passo avanti a noi, come sempre in grado di scatenare forze magiche incomparabilmente superiori a quelle che mi furono concesse...

E' per questo che Kayah mi ha strappato alla morte? E' per questo che Reyks ha fatto sì che le mie carni straziate dai morsi di Ingrinmir si rimarginassero quel tanto da rimettermi in piedi?

Mi sorprendo a chiedermi se la mia sopravvivenza la devo davvero ad una grazia degli Dei. Perchè salvarmi dall'Abisso per poi lasciarmi così, un'ombra patetica e insignificante, in balia della Tenebra? Mi si chiede di fermare un nemico con cui non potrei mai competere neppure se fossi nel pieno delle forze? Mi si chiede di scovarlo anche se sono condannato a rimanere nella più assoluta ignoranza dei suoi disegni, anche se la risposta alle domande che oggi ci consentirebbero di impedire queste trame diaboliche mi è stata negata?

La verità è che non c'è rimasto nulla che io possa fare, e in questa consapevolezza ho l'impressione di trovare una sorta di strana serenità.

Che senso avrebbe infatti rimanere qui, impotente testimone del trionfo dell'Oscurità? A questo punto solo un miracolo potrebbe sopperire alla mia, alla nostra inadeguatezza rispetto al compito che ci è stato affidato, e di certo le legioni di monaci di questo Tema hanno probabilità assai maggiori delle mie di vedere esaudite le loro invocazioni... E d'altro canto che senso avrebbe mai fuggire, quando per me non esiste più una casa a cui fare ritorno, una vita diversa da questa lotta senza speranza, da questa assurda giostra che mi vede scendere in lizza senz'armi e bendato contro una moltitudine di avversari tra i più temibili che si possano immaginare?


scritto da Guelfo da Flavigny , 20:16 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Settembre 518
Domenica 13 Giugno 2010

L'uomo che sarò

Santa Tina del Lazzaretto. La Sorella Senza Nome ha appena lasciato il mio capezzale. Solice tiene ancora la mia mano stretta nella sua. Mi sento in pace malgrado il dolore che mi strazia la carne.

Chiudo gli occhi, e alla penombra del capannone si sostituisce una tenebra fitta ma dolce, che non ho più ragione di temere. Guelfo, Dominus di Flavigny, figlio adottivo di Lord Graham Dillon, è morto.

Penso alle mancanze dell'uomo che ero. Alla vanità, all'ambizione, all'arroganza. A come le ho assecondate a danno dei miei affetti più cari. Penso al disprezzo che ho riservato a Loic a causa del suo censo, alle menzogne e agli intrighi con cui ho cercato di ostacolare il suo amore per Desiree. Alla disinvoltura con cui ho giocato con i sentimenti di lei, nella speranza di trarne un profitto per la nostra casata. Chissà...se non avessi ritenuto quell'unione un insulto e una minaccia al mio prestigio, se non avessi cospirato con ogni mezzo per impedirla...forse le cose sarebbero andate in modo diverso, e tanta infelicità sarebbe stata loro risparmiata.

Sprofondo nell'oscurità. Il freddo mi intorpidisce le membra, ogni sofferenza scompare. Solo il tepore della mano di Solice mi ricorda che sono ancora in questo mondo.

"NON DIRAI AI TUOI NEMICI DI AVERMI VISTO, COSÌ, ALLE PORTE DELL'ABISSO!!!"

La voce poderosa del gigante mi squassa come un vento di tempesta. Vorrei avere la forza per affrontare questo Spirito, piegarlo al mio volere, costringerlo a raccontarmi i tormenti della sua esistenza millenaria. Vorrei...

Due Soli vermigli si accendono nella notte che mi sta ingoiando, tingendola del colore del sangue.

"INGRINMIR!"


Sobbalzo al nome della Bestia. Avvampo nuovamente di dolore, le zanne della creatura che mi ha ucciso tornano a dilaniarmi, ma i miei occhi serrati non riescono a vedere che questo infinito, assurdo crepuscolo. Non sento più la mano di Solice.

"...Ingrinmir..."

E' poco più di un sussurro, stavolta. Stento a riconoscere la voce melodiosa di Julie, incrinata dalla paura...dalla disperazione. Per una ragione che non comprendo, mi attraversa il cuore come una lancia incandescente. Non sento più i morsi del mio assassino, solo questa insopportabile fitta nel petto.

Julie parla ancora, incerta come una bimba che tenta di ripetere un verso di cui le sfugge il senso.

"...ci rivedremo nell'Alba del Sangue..."


Intorno a me il cielo brucia in una vampa scarlatta. Immense spire di fuoco vorticano sull'orizzonte, poi prendono a danzare con grazia, come sospinte da una brezza gentile, riflessi dorati e di rame di una bellezza che toglie il respiro.

...vorrei dirle che è tutta colpa mia. Che la fiamma che mi consuma l'anima è assai diversa da quella che Lucius custodisce nel suo cuore, che non avrei mai voluto che il suo marchio sinistro finisse per tormentare anche lei, proprio lei. Vorrei dirle che affronterò io quella Potenza dell'Abisso, così come ho attirato su di me l'orrendo Ingrinmir, dovessi morirne ancora ed ancora. Vorrei...

Volge il capo verso di me, come in risposta alle mie silenziose implorazioni. Ma il bel viso incorniciato da chiome incandescenti...non è il suo.

"Tu non sei un Mago... o lo sei?"

Mi parla con la voce di Jarel Delosan, di Maersinelle Payne, di Dora Barrows. Sorride.

No...non sono un Mago. Non come credi tu.

"No? Eppure bussi alle porte dell'Abisso. Dovrei essere fiera di te."

Sai bene che non intendevo...

"So bene che ti è sempre piaciuto giocare col tuo Dono, ma che non hai mai avuto il coraggio di vederlo per quello che è...di vederti per quello che sei."

Io...sono diverso. Gli Dei...

Le voci si intrecciano in una risata diabolica, che mi ammutolisce.

"Gli Dei, Guelfo!? Gli Dei!? Sei riuscito ad ingannare loro, forse...ma non me. Nessuno ti conosce bene come me. So a cosa hai rinunciato, sciocco! E soprattutto...so a cosa NON hai rinunciato.
Hai recitato bene il tuo copione, e devo concedertelo, sei stato piuttosto convincente. Solice ci è cascata con tutte le scarpe, quasi le veniva da piangere a sentirti dire addio a Flavigny! E la vendetta poi...come sei stato nobile a mettere da parte le tue beghe terrene per meglio servire la Causa!"


Lei tace per un istante, come per lasciarmi il tempo di rispondere. Resto in silenzio.

"Ma ne' la piccola Paladina, ne' la vecchietta rattrappita sapevano quello che so io. Avevi già capito da un pezzo che l'eredità di Dillon ti era solo d'intralcio, non è così? Lo avevi detto alla tua Nailah, che la tua lotta non avrebbe mai avuto termine, che mai ti saresti rassegnato a vivere in pace, anche dopo aver fatto giustizia degli assassini di Graham Dillon? Finirai per mettere da parte anche lei e Jacob, non è vero?"

Sorride dolcemente e scuote il capo, come una madre paziente di fronte alle ingenue monellerie del suo bambino.

"E adesso, senza più terre, senza più vendetta...cosa farai? Adesso che non hai più distrazioni... abbraccerai finalmente il tuo destino, sì? Questa tua Causa...è veramente ciò a cui hai deciso di consacrare la tua vita?"

Riesco a malapena ad annuire.

"Se questo fosse vero, piccolo mio, avresti rinunciato al tuo Dono. Avresti rinunciato a ME. Ma non l'hai fatto perchè sono IO il tuo destino, IO la tua Causa."

Non c'è bisogno che io risponda. Entrambi sappiamo che ha ragione, entrambi sappiamo quale sia l'unico futuro che può attendermi. Una luce smeraldina di trionfo le brilla negli occhi, avvicina le labbra cremisi alle mie, bisbigliando.

"E sia. Combatterai la Tenebra, ne carpirai i segreti, me li offrirai in dono. Non mi importa nel nome di quali Dei ti illuderai di farlo. Ti sarò devota in ogni caso, Guelfo, e tu sarai devoto a ME, e insieme continueremo a gettare il nostro sguardo nell'Abisso, a sfidare i suoi orrori e le sue meraviglie. Fino al giorno in cui non sarai più abbastanza forte da domarmi..."

" ...fino al giorno in cui ti divorerò."


Mi appresto a soccombere alla crudele dolcezza del suo bacio. Penso a Nailah, al compagno che non potrò mai essere per lei. Mi sembra di sentire il profumo dei suoi capelli corvini, il dolce calore del suo respiro. Poi... qualcosa di freddo, leggero, mi si posa sulle labbra. Spalanco gli occhi, confuso.

Uno splendido cielo notturno si apre su di me, rischiarato da miriadi di stelle d'argento. Resto così, per un'eternità, a contemplare questa visione d'incanto. All'improvviso mi ricordo, e porto una mano alla bocca. Senza sorpresa, mi trovo a stringere una carta da gioco.
Come a Chalard. Come una vita fa.
Sorrido.

Sulla faccia ci sono due figure che avanzano lungo una via, tenendosi per mano. Dietro di loro sta sorgendo un sole benevolo.Il viandante sulla destra ha lunghi capelli biondi, e direi che sia una fanciulla, sebbene porti un grande scudo al fianco. In lei credo di riconoscere Solice. Sta guardando l'orizzonte di fronte a se' ed appare serena, quasi che riuscisse già a scorgere la fine del cammino. L'altro ha il capo rivolto verso di lei, come se si stesse lasciando guidare, e sembra altrettanto sicuro che tutto andrà bene.

Mi domando chi mai possa essere costui mentre il chiarore delle stelle va affievolendosi pian piano, consegnandomi all'oblio.
scritto da Guelfo da Flavigny , 19:56 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
4 Luglio 518
Domenica 21 Febbraio 2010

Ritorno a Noyes

Dora Barrow. Le avevo promesso che avrei difeso la sua causa, che avrei invocato clemenza presso i suoi carcerieri. Alla notizia che il Barone in persona pretendeva la sua testa, ho disperato della sua sorte e sono rimasto in silenzio. Nel buio della cella mi sono reso conto con sollievo che la sventurata non ricordava le mie vane parole, che non me ne avrebbe chiesto conto... nell'ignorarmi ha reso il mio compito di sorvegliante meno penoso. Che toccasse pure ad Elias l'impossibile compito di consolarla. Il ragazzo si è invaghito di lei, di certo è ancora turbato al ricordo della notte della sua cattura, di quel corpo di giovinetta svelato allo spezzarsi del sortilegio che l'aveva celata ai nostri occhi. Nel pretendere di incontrarla da solo ha tradito questa debolezza, nell'esigere che io non prendessi parte a quel colloquio ha proclamato la sua gelosia. Sorriderei dell'ingenuità della passione che lo anima, se questa non rischiasse seriamente di metterlo nei guai. E' facile provare pietà per Dora Barrow, ragazzina sprovveduta che un mostro senza scrupoli avviò alla malvagità e che ora attende di morire sul patibolo senza misericordia alcuna per i suoi pochi anni... è facile dimenticare il perverso slancio con cui questa ha preso parte ai delitti di Parrot Shaft, è facile sottovalutare i sotterfugi di cui l'arte magica può renderla capace. Elias non è abbastanza sveglio, purtroppo, da rendersi conto della situazione. Si perde troppo spesso in fantasticherie romantiche, dedica assai poca attenzione al nostro vero proposito, preferendo piuttosto fare il sensale (non richiesto) per le fanciulle della compagnia, impicciandosi, presumo per solitudine, di questioni che non lo riguardano. Voglia Dytros fare un uomo del bambino che è ora...

...e voglia insegnare a Bruno Malade che c'è ben poco onore, e di certo nessun motivo di letizia, nel dover sottoporre alla tortura una fanciulla, sì, più malvagia della Barrow, ma altrettanto giovane e altrettanto traviata. Con quanta leggerezza, e con che odioso compiacimento ci ha ingiunto di procedere a quella che dovrebbe essere una triste necessità e nel contempo un grave fardello, quasi che fossimo niente più che dei sicari, quasi che fossimo esattamente come i nemici che abbiamo giurato di combattere. Sono davvero fiero di Loic e del modo in cui ha saputo far tesoro degli incoraggiamenti di Solice, dimostrando che la misericordia può più della stolida crudeltà che Malade si aspettava da lui. A lungo mi sono chiesto se potevo contare veramente su Loic, se potevo davvero considerarlo un alleato e prima ancora un amico, e oggi, malgrado i molti attriti che in passato ci hanno diviso, sono convinto di sì, e che la Causa troverà in lui un campione formidabile.
scritto da Guelfo da Flavigny , 16:24 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
Giugno 518
Giovedì 4 Febbraio 2010

Lettera ad Arlyn

Arlyn,

Speravo che riuscissi a fare ritorno a questo rifugio prima della mia partenza, ma devo presumere che non ti sia concesso di lasciare il castello e dunque non potrò parlarti come avevo in animo di fare. Lascio a queste poche righe, se mai le trovassi, il compito di avvertirti del grave pericolo che corri. Non conosco tuo padre e non so che genere di uomo egli sia, ma conosco fin troppo bene la tua matrigna e i peccati che le macchiano l'anima. Per l'amor degli Dei, fuggi da quella strega finchè sei in tempo! All'inizio mi era nota come Nadia Dillon, consorte di Graham, padre naturale di Dorian e mio tutore, che ella circuì ed infine assassinò in combutta con una banda di malfattori votati alla Tenebra... ma col passare del tempo ho appreso di molte altre empietà compiute da questa donna e dalla sua genia, delitti orrendi commessi per devozione ad una forza diabolica e nemica della Luce. Diffida di ciò che ti ha detto e che ti dirà, poichè le sue labbra non stillano che menzogne velenose e traditrici, non credere al suo affetto, al posto del cuore lei ha in petto una scheggia del ghiaccio nero che ricopre l'Inferno!

E' giusto che tu conosca la vera ragione dei guai del tuo..del nostro fratellastro. Nadia custodisce certi oscuri segreti che fanno molta gola ad altri senzadio pari suoi, e so per certo che Dorian è stato attaccato proprio nella speranza di carpirli. Ancora non sappiamo se lo hanno catturato o se è riuscito a fuggire, ma ti garantisco che i miei compagni ed io faremo quanto in nostro potere per trovarlo e portarlo al sicuro.

Ascolta il mio consiglio. Lascia queste terre il prima il possibile, e non fare più ritorno. Raggiungi il Monastero dei Padri di Noyes a Chalard, dì che ti ha mandato Guelfo da Flavigny e troverai assistenza e ospitalità.

Gli Dei ti proteggano,

Guelfo da Flavigny
scritto da Guelfo da Flavigny , 13:57 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
20 Maggio 518
Giovedì 22 Ottobre 2009

Stregoni

Il primo fu Bellamy Collorotto. Seguirono il negromante Toran, il Monaco con la sua adepta Jarel, la Dama di Fiori e il Dieci di Picche, Albert Speer, Wilhelm Keitel e il suo mentore Rosemberg, John Payne...e adesso Parrot Shaft. Uomini e donne indegni di praticare l'Arte Magica, giunti per nostra mano al cospetto di Kayah a render conto di come volsero al male il Dono che Ella aveva fatto loro. Ogni volta che ho vedo uno di questi sciagurati cadere vinto dinanzi a me, non posso non rammaricarmi dell'immane spreco che questi fece del suo prodigioso intelletto, della miserabile fine a cui scelse di giungere per debolezza, superbia, avidità. Guardo la carcassa mutilata di Shaft, rammento le infamie di cui questo maestro dei sortilegi si è macchiato, e capisco che la cupa leggenda che lo circondava non era che un'altra illusione, probabilmente la più effimera di cui è stato capace. Un maiale che ha grufolava nel fango fino a che non è stato sgozzato, ecco chi era Parrot Shaft. Spero che la sua morte dia un po' di pace all'anima della povera Nickel.

Abbiamo preso viva la sua velenosa pupilla, Dora Burrows. Loic non ha mancato di bearsi alla vista di lei inerme e sconfitta, eccitato come un mastino all'odore del sangue. E' così simile, il Navar, a certi nostri nemici, che nell'ascoltare per l'ennesima volta le sue maramalderie ho avvertito un fremito di disgusto. Possibile che gli Dei abbiano scelto una bestia del genere per fare la loro volontà? Dispero ormai di vedere in lui qualche segno di pietà umana, e cerco di convincermi che egli possa essere di ausilio alla Causa malgrado la brutale idiozia che lo anima. Anche un cane rabbioso può essere aizzato contro i lupi, del resto.

Dora Burrows. Una bellezza allo stesso tempo schiva e sfrontata che tradisce l'ambiguità del suo spirito. Con scellerato orgoglio rivendica le turpitudini a cui ha preso parte...ma è pur sempre capace di un moto di vergogna, quando ci implora di non rivelare all'ignaro padre putativo la sua segreta carriera di malfattrice. Saprà trovare il coraggio di guardare in faccia il mostro in cui si è trasformata, e di rinnegarlo prima dell'incontro con la Dea? Qualunque sarà il destino che l'attende a Chalard, spero che ci riesca.
scritto da Guelfo da Flavigny , 02:03 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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