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- Il Master -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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7 Maggio 517
Martedì 23 Gennaio 2007

Il cavaliere misterioso (terza parte)

La grafia della lettera non lasciava dubbi. La mano le tremava, e volte l'inchiostro si confondeva allargandosi dentro piccole macchie scure che sembravano lacrime, ma era lei. "Rosalie", pensai mentre leggevo quelle poche righe. "Cosa ti hanno fatto?"

"Come vedi," disse impassibile il mio interlocutore, "le manchi molto. Del resto non credo abbia molta voglia di stare li' dove si trova. Ogni mattina..."

"Accetto".

Fece una pausa, guardandomi negli occhi. Poi riprese a parlare, ignorandomi. "Ogni mattina, un cavaliere dall'armatura del colore dell'ebano viene a farle visita. Il primo giorno le ha strappato i vestiti, dopo non è stato piu' necessario, non li aveva piu'. Il secondo giorno ha cominciato a picchiarla..."

"Ho detto che accetto". Mi chinai lentamente, posando il liuto sul prato del giardino. Respirai profondamente, augurandomi di rivederlo in futuro.

"Non credo tu abbia capito", continuo' lui. "Dopo averla violata, ha cominciato a picchiarla. Credo che abbia una predilezione per le paladine che piangono, a giudicare dalle urla che si sentivano". Poi mi guardo' negli occhi, sorridendo. "Sai, non credo che gliene freghera' niente del fatto che sei una lady. Potrà solo eccitarlo di piu'".

Non riuscivo a capire. Per quale motivo mi stava dicendo quelle cose? Sapevo che le conseguenze dela decisione che ero costretta a prendere sarebbero state tragiche, ma quelle parole non erano certo quello che ci voleva per convincermi. Lentamente, sentii le mie gambe mentre incominciavano a tremare. Per quanto ci provassi, non c'era alcun modo di fermarle. Cosa mi stava succedendo? Pensai a Rosalie, alle sofferenze che quell'individuo abominevole mi stava descrivendo cosi' dettagliatamente; la cosa peggiore era riuscire a percepirne la sincerita', la veridicità.

Il mio interlocutore continuò a parlare, descrivendo violenze oscene quanto empie. Mentre apprendevo i dettagli delle torture subite da Rosalie, qualcosa iniziava lentamente a contorcersi dentro di me. Ora che avevo accettato, avrei subito io quelle violenze? Le parole, le situazioni che stavo ascoltando erano vere. Mostruosamente vere. Non ero mai arrivata cosi' vicina a detestare il dono che Pyros mi aveva dato. Lo stomaco mi faceva male. Cominciai rapidamente a non volerle piu' sentire: non volevo sapere la verita', non volevo sapere niente.

"Ogni notte la morde in un posto diverso, staccando dal suo corpo lembi di pelle. La divora lentamente, succhiandone poi il sangue dalle ferite. Com'e' il tuo sangue, Joan? Scommetto che e' dolce..."

Pochi istanti dopo caddi in ginocchio, stringendo la mia testa con le mani all'altezza delle orecchie piu' forte che potevo, singhiozzando. No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, NO! Non volevo sentire. Soffrivo per l'amica a cui volevo bene come a una sorella, ma piu' di ogni altra cosa - Pyros, perdonami - soffrivo per la sincerità di quelle parole: avrei preso io il posto di Rosalie. Il suo inferno sarebbe terminato, il mio stava per iniziare. Lo volevo davvero? ero abbastanza forte per volerlo? Immagini partorite dalle parole che avevo appena sentito cominciarono a infestare il mio cervello. Vidi gli occhi terrorizzati di Rosalie, spalancati e colmi di lacrime... Poi mi accorsi che non erano i suoi occhi. Erano i miei. Cominciai a tossire violentemente, dagli occhi, dal naso, dalla bocca. Facevo schifo. Facevo schifo. Pensavo di farcela, ma mi sbagliavo. Mi facevo schifo.

Il mio interlocutore mi osservò a lungo, guardandomi dall'alto verso il basso. Ebbe cura di fornirmi qualche altro dettaglio, poi mi guardò vomitare.

Aspettò pazientemente che riprendessi fiato. "Non preoccuparti, Joan", disse sorridendo: "capisco perfettamente come ti senti. In realta', a dispetto di quanto tu creda..."

"...."

Si fermo'. "Cosa?"

Dicono che non si smette mai di scavare. Quel giorno capii quanto questo non fosse vero. Avevo tradito Pyros, avevo tradito Rosalie. Se quel pozzo aveva un fondo, ero riuscita a forarlo, e in quel momento mi trovavo in bilico su un baratro entro il cui abisso infinito avrei continuato per sempre a sprofondare. Null'altro avrebbe potuto rendermi piu' vile, piu' vigliacca, piu' meschina. Non mi avrebbero mangiata, ma da quel momento in avanti non avrei meritato altro. Non avrebbero bevuto il mio sangue, lo avrei reso per sempre avvelenato. Neppure la morte avrebbe potuto lavare la mia coscienza, nessuno - ne' Pyros, ne' Rosalie - sarebbe mai riuscito a perdonarmi. Sarei morta in ogni caso, non avrebbe fatto alcuna differenza. In quel momento capii di non avere altra scelta.

"A..Accett..to", dissi lentamente. Per due volte tentai di rialzarmi ma le mie gambe non furono in grado di sorreggermi, facendomi cadere con la faccia riversa sul prato.

Il mio interlocutore mi guardò sorpreso. "Non stai dicendo sul serio", disse preoccupato. Non capii il senso di quella domanda, ma non mi importava.

"Accetto", dissi ancora. Stavolta riuscii ad alzarmi in piedi. Cercai di ripulirmi con la mano. "Sul mio onore di Paladina, prendo l'impegno di mantenere la mia parola."

Scosse la testa, arretrando di un passo. Il modo con cui mi guardava era strano, non riuscivo a capire. Non gli stavo forse dando ciò che aveva detto di volere fin dall'inizio?

Balbetto' alcune parole che non avevano alcun senso. "... avevano ragione. Sei davvero... l'innocenza". Dopo pochi istanti riusci' a riprendere il controllo, ed il suo sguardo riacquistò lentamente colore.

Ripresi a parlare. "Voglio che tu mi dica l'ora e il luogo in cui lascerete andare Rosalie. Avra' bisogno di cure. Non appena sara' al sicuro, faro' cio' che vuoi".

Impallidii quando lo vidi scuotere la testa. "Mi spiace", disse con voce piatta. "Non accadrà".

"Cosa vuoi dire? Abbiamo fatto un patto! Ho accettato le tue richieste, verrò con te!" Non riuscivo a crederci: come mai si stava tirando indietro? Le sue parole erano veritiere, la lettera era veritiera. Rosalie si trovava nelle loro mani. Cosa stava succedendo?

"Non immaginavo che avresti accettato. Ero quasi certo che la profezia si sbagliasse, ma era necessario avere la conferma. Ora ce l'ho, la conferma che ero nel torto. E che loro hanno ragione." La sua espressione si rabbuiò.

"Non... Non lascerete andare Rosalie, non è cosi'?"

Con mio sommo sconforto, scosse la testa. "Rosalie è già in viaggio", disse poi. "E ora ho la certezza che avevano ragione anche su di lei."

"Di cosa stai parlando!" gridai, in preda al dolore. Piu' parlava, piu' mi sentivo cieca. "Perche' state facendo questo? Chi siete? Chi sono loro?"

"Noi non siamo niente: e' questo il problema. Ma tu", disse, indicandomi, "sei in grave pericolo. La profezia ha iniziato a compiersi, e tu ne prenderai parte come gli altri".

"Chi sono gli "altri"?" Non capivo. Non capivo nulla. "Dimmi cosa devo fare per salvarla, dimmi cosa vuoi che faccia!"

Ancora una volta scosse la testa. "Non c'e' nulla che tu possa fare. Non lo capisci?" Un attimo dopo mi fu addosso. Non me l'aspettavo; prima che potessi reagire mi afferrò saldamente per la spalla, scuotendomi.

"Lasciami!", dissi, cercando di scuotermi dalla morsa.

"Non lo capisci?" ripetè. Riuscivo a leggere la frustrazione, la rabbia nei suoi occhi. "Presto sarai morta. Faranno tutto quello che serve affinche' questo accada, lo capisci?" Si guardò intorno, per poi posare ancora lo sguardo su di me. "Verranno qui, e non si fermeranno di fronte a niente. Ci sarà una guerra, se sarà necessario."

Qualunque cosa stesse dicendo, potevo sentire che era convinto di dire la verità. "Chi sono "loro"? Chi verrà qui?" Continuai a chiedergli, ma era evidente che non aveva alcuna intenzione di rispondermi.

Poi, ad un tratto, accadde qualcosa che ne' io ne' lui avevamo previsto.

[continua]

scritto da Solice , 00:25 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 Maggio 517
Lunedì 25 Dicembre 2006

Il cavaliere misterioso (seconda parte)

"Come hai fatto a entrare? l'ingresso ai giardini è controllato!" La mia voce tradiva una certa agitazione.

"Volevo rivederti."

"Potevi chiedere alle guardie, ti avrebbero scortato dentro."

"Ho provato a farlo," disse sorridendo, "ma si sono dimostrate oltremodo apprensive: ho preferito passare dal retro: l'agrifoglio è bello e costoso, ma non è certo un muro... non per me."

"L'agrifoglio tiene lontani gli animali con le sue spine ricurve. Le tue vesti sono intatte" mormorai, arretrando di un passo: forse potevo distanziarlo quel tanto che bastava per raggiungere i portici, li' avrei potuto trovare qualcuno.

"Hai paura, Paladina?" domandò con voce strana, facendo un passo in avanti.

"Tu non sei un cavaliere", risposi continuando ad arretrare. "Le tue parole suonano false come i manoscritti di Gargutz. Vattene, o...".

"Cosa farai, Paladina? Chiamerai in aiuto le guardie di tuo padre il Marchese? Se avessi voluto ucciderti, saresti già morta: invece mi servi viva e in salute. In ginocchio e legata magari, ma viva e in salute". Cosi' dicendo, estrasse un piccolo sacchetto da una delle sacche della cintura e lo tirò ai miei piedi. All'impatto con il terreno la corda che ne fissava l'estremità si allentò, fino a far fuoriuscire l'estremità di un pendaglio di rame. "Se tu fossi una puttana, questo sarebbe il tuo prezzo".

Riconobbi quel pendaglio: era identico a quello che mi consegnò Padre Esteban il giorno della mia iniziazione ai misteri di Pyros. Chiunque gliel'avesse dato, non lo aveva fatto di sua spontanea volontà.

"Ho ricevuto quel simbolo quando promisi di servire il mio Dio," risposi arretrando ancora, "e sarà nel suo nome che verrai giudicato". Mi voltai di scatto, aprendo la bocca per gridare agli allarmi.

"Fai un altro passo, e Lei muore. Fai un suono, e Lei muore." Tuonò lui, senza muoversi di un passo. Mi fermai, serrando le labbra. Questa volta, per la prima volta, non stava mentendo.

"Inginocchiati e implora la misericordia del Dio", esclamai ignorando le sue parole, continuando a dargli le spalle.

"Chiama aiuto e Lei muore," continuò lui, calmo. "Ignora le mie parole, e Lei muore".

"Inginocchiati e implora la misericordia del Dio".

"Voltati e raccoglilo." Alludeva al sacchetto e al suo contenuto. "Non vuoi sapere a chi appartiene?".

"Inginocchiati e implora la misericordia del Dio".

"Il suo nome è Rosalie", proseguì. "Rosalie Lambert".

Sentire quel nome mi fece mancare il fiato: mi voltai lentamente mentre lui, dopo una pausa, riprese a parlare.

"Abbiamo parlato molto di te, sai? Dice che siete cresciute insieme, e che vi volete bene come due sorelle. La cosa non mi stupisce affatto: tu suoni il liuto, conosci la canzone di June e Joan? Erano due sorelle, proprio come voi. Lei è June, tu sei Joan."

"Inginocchiati", gli ordinai cercando di mantenere la voce ferma, "e implora la misericordia del Dio".

"D'accordo, Joan" mi rispose con un sorriso. "Tutto quello che vuoi." Così dicendo mise un ginocchio a terra. "Ti imploro, Pyros, fa che questa tua Paladina capisca che se non fa quello che le dico Rosalie...".

"Silenzio!" Gridai. "Non ti permetterò di pronunciare altre blasfemìe. Nulla di ciò che dici potrà salvarti dall'essere catturato e giudicato: non credo alle tue parole avvelenate e mai vi crederò.".

"June è con me, Joan.", si limitò a rispondere, calmo. "Ti ha scritto una lettera. Non vuoi leggerla? è nel sacchetto".

Scossi la testa. Non avevo bisogno di leggere niente, non volevo la certezza di ciò che già sentivo essere vero. Non adesso. "Verrai giudicato dagli uomini per le tue azioni", gli dissi, "poni fine a tutto, e potrai sperare nel perdono degli Dei".

"Porre fine a tutto? Solo tu puoi farlo: io non voglio lei, voglio te. Non l'hai forse giurato su quel simbolo li' in terra? Non sei pronta a dare la tua vita per la sua?".

"Non c'è cosa al mondo che tu possa fare affinche' io creda a una sola delle tue parole", risposi. "Non ho consacrato la mia vita a Pyros per sacrificarla sul tuo menzognero altare".

"Oh non preoccuparti," riprese con un sorriso. "Non dovrai fidarti di me. Tutto quello che dovrai fare ora è giurare che manterrai la tua parola, una volta che - e soltanto una volta che - io avro' mantenuto la mia. Dentro quel sacchetto c'è la prova che June è in mano nostra: tu stessa potrai sincerarti della sua scomparsa al termine della nostra conversazione. Se tu giurerai, io mi impegno a liberarla domani mattina all'alba: la riabbraccerai tu stessa prima di partire. Se non giurerai beh... Conosci la fine della storia."

"Perché coinvolgere Rosalie? Perché non hai rapito me fin da subito?"

"Perchè non posso gestire una tua scomparsa: nessuno potrebbe farlo. Tu sei una Lady, Joan: un esercito verrebbe a cercarti, e presto o tardi ti troverebbe, per poi torturare ed impiccare l'autore del misfatto. Ma se sei tu a scegliere di andare, nessuno lo farà: le Lady non si rapiscono, si conquistano... ma sedurti avrebbe richiesto tempo che sfortunatamente ora non possiedo". Fece una pausa, guardando in direzione del sole. "E a proposito di tempo, se vuoi che possa mantenere la mia parte dell'accordo ho bisogno di tornare subito da June. Quindi raccogli quella lettera, leggila, accetta il tuo destino e giura.".

(continua)
scritto da Solice , 18:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 Maggio 517
Sabato 7 Ottobre 2006

il cavaliere misterioso

Questa mattina mi sono svegliata con un forte mal di testa.

Tra le altre cose, ho chiesto un po' di informazioni sull'individuo che mi aveva trattata in malo modo la sera prima... Con un po' di fortuna sono riuscita a risalire al suo nome, si tratta di un Cavaliere di Achenar, tale Sir Maynard, piuttosto noto per la sua generale insofferenza nei confronti della nobiltà. Questo ben spiegava il suo attacco nei miei confronti...

Ho passato il pomeriggio con i miei fratelli, ai quali ho parlato della mia intenzione di parlare con mio padre a proposito di un mio possibile futuro matrimonio. Ryan mi ha incoraggiata molto, penso che uno dei prossimi giorni prendero' il coraggio a due mani e chiedero' udienza al Marchese.

Prima di cena, passato il mal di testa, sono andata a suonare il liuto vicino alle statue del frutteto: è stato proprio li' che ho imparato a suonare, da piccola, con il liuto che mio padre mi regalo' per il mio decimo compleanno.

Dopo circa mezz'ora, la mia musica è stata interrotta dal rumore secco di una spada sguainata, a pochi metri da me! Mi sono girata di scatto, in preda al terrore: non avevo armi con me, nè armature di alcun tipo, e per giunta il frutteto è poco frequentato dalle guardie di palazzo...

Grande è stata la mia sorpresa nel trovarmi di fronte Sir Maynard, in piedi a poca distanza da me, con la spada sguainata. Deve aver notato il mio sguardo spaventato, poiche' dopo pochi istanti ha fatto un sorriso soddisfatto.

"Non dovresti stare qui tutta sola: chiunque potrebbe aggredirti", mi ha detto indicandomi con la spada.

Gli ho risposto che non mi aspettavo che un invitato alle nozze di mio fratello potesse essere cosi' vigliacco da tradire la fiducia accordatagli dalla mia famiglia.

"Non ho intenzione di farti male, non preoccuparti", ha risposto riponendo la spada nel fodero. "Ti va di parlare?".

"Non credo di aver niente da dirvi, sir..." ho replicato, scuotendo la testa.

"Maynard..." mi ha risposto, prontamente. "... ma puoi chiamarmi Jack".

[continua...]
scritto da Solice , 14:54 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 Maggio 517
Sabato 7 Ottobre 2006

ehm...

Credo di aver capito come mai cosi' tanta gente non vede l'ora di conoscermi: mio fratello Ryan mi ha detto che mio padre sta cercando... di...

di...

...di trovare un marito! per me...

Ma come mai non mi ha detto nulla in proposito? Da quando sono tornata non sono riuscita a parlare molto con lui per via dei preparativi per le nozze di Ryan... Forse è troppo impegnato. Tuttavia, non credo proprio che potrò accontentare questo suo desiderio: tutte le persone che ho conosciuto in questi giorni sono accomunate da una cosa: la profonda distanza che separa il loro modo di vivere da quello che ho scelto al momento della mia ordinazione, distanza che mi renderebbe una pessima moglie.

Devo trovare il coraggio di affrontare mio padre e di comunicargli la mia scelta, sono sicura che la rispetterà.



Ah... un'ultima cosa, anche se in fondo non è poi cosi' importante.

Ieri sera ho chiesto il permesso di non partecipare al banchetto (ma come fa la gente a mangiare cosi' tanto?), e ne ho approfittato per passeggiare all'aperto, lungo i giardini del palazzo. Ero talmente immersa nei miei pensieri che sono quasi andata a sbattere contro una persona... Per fortuna mi sono fermata in tempo! E cosi' mi sono imbattuta in questo tipo strano, un ragazzo più grande di me (quanti anni avra' avuto? 30?), vestito in abiti normali. Mi ha guardato piuttosto male e mi ha chiesto piuttosto bruscamente cosa ci facessi in giardino, guardando per aria e con la testa fra le nuvole, e chi fossi. Incredibile, per la prima volta dal mio arrivo avevo incontrato un ragazzo che non mi conosceva! Doveva avermi preso per una domestica o una cameriera...

A quel punto, una parte di me avrebbe davvero voluto dirgli che ero proprio una cameriera: sarebbe stato un ottimo modo per avere una conversazione "normale", senza che il suo atteggiamento cambiasse una volta sentito il mio cognome. Ma, come Pyros insegna, non sarebbe stata affatto la cosa giusta da fare, motivo per cui gli ho subito detto il mio nome.

A quel punto mi aspettavo le solite presentazioni di rito... grande è stato invece il mio sconcerto nel sentire le sue parole in risposta al mio nome:

"Solice Kenson, eh? Devi essere la figlia paladina del marchese... Non dovresti stare a Benson a combattere? Preferisci le feste, eh?"

Sono rimasta a bocca aperta. Ho fatto per spiegargli che al momento della chiamata alle armi non ero ancora una paladina, ma lui ha continuato imperterrito, ignorando le mie parole:

"Comodo mettersi abiti eleganti e a banchettare mentre la gente muore!"

Subito dopo aver detto questo si è girato e se ne è andato, voltandomi le spalle e lasciandomi impietrita e mortificata, oltre che tremendamente offesa. Mi vergogno a dirlo, ma ho dovuto trattenere le lacrime: sono stata piuttosto male per tutta la sera e ho dormito malissimo, ripensando in continuazione a quelle parole dure e ingiustificate piovute bruscamente sulla mia testa.

Perche' lo ha fatto? Perche' mi ha detto quelle cose?
scritto da Solice , 07:27 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
5 Maggio 517
Sabato 7 Ottobre 2006

di nuovo a casa

Non immaginavo che tornare a Beid mi avrebbe fatto questo effetto: rivedere dopo tanto tempo i luoghi in cui sono nata, toccare le pareti che mi hanno visto crescere fino a quando non sono entrata in monastero, rivedere le facce sorridenti delle domestiche e delle persone con cui ho passato i miei primi 12 anni... queste cose hanno risvegliato in me sensazioni che pensavo di aver dimenticato, concentrata come ero sulle responsabilità e sui doveri che fanno ora parte della mia vita.

La prima cosa che ho fatto è stata riabbracciare i miei fratelli.

Karl è cresciuto tantissimo ed è già più alto di me: hp passato ore e ore a raccontargli le storie ascoltate nelle città e nei paesi dove sono stata: abbiamo riso e scherzato insieme tutto il tempo, e poi gli ho cantato alcune delle canzoni che ho imparato ascoltando Julie. E' un ragazzo intelligentissimo, sicuramente diventerà una persona importante e che farà grandi cose.

Ryan è quasi... irriconoscibile... in senso buono. E' diventato un uomo, parla come un principe, un condottiero: spero tanto che mio padre sia fiero di lui, so quanto significhi per Ryan la sua approvazione.

Ho anche conosciuto la futura sposa: è davvero bellissima! Come sir Thomas mi aveva detto, e' una delle figlie del Conte di Verriere Alex Ripley, una delle personalità politiche più importanti di Amer! Il suo nome è Amy: purtroppo ho potuto scambiare con lei solo qualche parola, è impegnatissima viste le imminenti nozze...

Purtroppo non si hanno ancora notizie di Patrick: mi hanno detto che le stazioni di posta funzionano molto male nelle zone intorno a Benson... Spero che Pyros lo protegga e faccia si che possa tornare presto a casa sano e salvo.

E' bello sentirsi a casa... Anche se, malgrado le feste e i ricevimenti, non riesco a sorridere del tutto: a tratti mi torna in mente il crudele e insensato massacro dei nani di Nur-Had-Dun... e poi il pensiero corre ai miei amici, a Julie, Loic, Eric, Guelfo, Desiree e Quixote... Cosa staranno facendo? Prego Pyros affinche' possa vegliare su di loro e illuminarne il cammino durante le avversità.

E' incredibile la quantità di persone che vuole conoscermi: non capisco come sia possibile, in fondo nessuno o quasi dovrebbe conoscermi o ricordarsi di me... Come mai?
scritto da Solice , 06:52 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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