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Forum di Myst

 
« Ma siccome questa pietra è così delicata, perchè non la metti in un posto sicuro ovvero te la ficchi su per il culo? »
- Sven Herzog -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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3 luglio 518
Sabato 13 Febbraio 2010

La Cima del Tramonto


Il vento delle Allston soffia forte, questa notte: lo sento sulle guance e sulla fronte, freddo come il cielo privo di luna che mi sovrasta, immemore dell'arrivo dell'estate.

"Non tutti sono così fortunati da poterlo ascoltare", disse una volta Ryan. "E' necessario nascere in una casa molto alta, o sulla cima di una picco..."

"...O sapersi arrampicare su un albero sufficientemente antico", aveva aggiunto Rosalie. I nostri sguardi, spinti dalle sue parole, si posarono sui massicci tronchi della foresta di Veremar, ambiziosamente protesi verso cieli lontani. "O magari... semplicemente... avere le ali". Anche quella volta era un giorno d'estate, ma sulla balconata dove stavamo faceva ancora freddo.

Osservo dall'alto le campagne di Chalard, illuminata dalle poche luci ancora accese a quest'ora di notte. Le conto mentre scompaiono una ad una, vinte dal sonno. Il vento delle Allston sorvola le loro teste, portando con sè l'aria dei grandi ghiacciai. Quante, tra quelle luci, sono consapevoli della sua esistenza? Quante hanno avuto modo di sentire la sua aria fredda sul viso?

E' per questo che mi hai scelta: è per questo che sono qui.

Accorgermi della sua presenza; osservare la direzione del suo soffio; ascoltare il suo sibilo; resistere al suo freddo; descrivere la sua forza.

Questi sono i compiti che mi hai affidato, da svolgere con il tuo aiuto. Non è forse così?

Se è così... Se è ancora così... ti scongiuro, aiutami a farlo.

Aiutami, perché non sono in grado di accorgermi della sua presenza: come posso farlo, se il suo soffio riesce a insinuarsi persino tra le case che io stessa ho costruito? Come posso illudermi di esserne capace, se non riesco a vederlo neppure tra le persone che ho tenuto io stessa per mano nel vano tentativo le portarle, una ad una, lontano da lui?

Aiutami, perché non sono in grado di osservare la direzione del suo soffio: le mie scelte hanno contribuito a spingere i miei compagni lontano dal loro nemico e adesso egli è tornato a macchiarsi le mani di sangue innocente. Ma come possono i miei occhi anticipare le sue mosse, se persino con le gambe ferite egli corre più veloce di noi?

Aiutami, perché non sono in grado di ascoltare il suo sibilo: come posso dare credito ai discorsi dei miei nemici, se essi sono così crudeli e spietati? Come posso attribuire dignità alle loro idee, quando ogni parola ha l'aspetto di una grossolana bestemmia o della più sfrontata delle menzogne? Come posso farlo, se il mio compito è al tempo stesso quello di difendere la verità?

Aiutami, perché non sono in grado di resistere al suo freddo: come posso sopportare la violenza di questo scontro, il prezzo delle scelte da compiere a seguito di ogni battaglia, il peso delle morti che siamo costretti ad amministrare? La consapevolezza di essere nel giusto non è sufficiente a giustificare molte delle azioni di cui sono stata autrice e testimone, nè potrà esserlo in futuro.

Aiutami, perché non sono in grado di descrivere la sua forza: come possono le mie parole contenere alcuna verità se il loro significato viene continuamente frainteso? Come posso anche solo pensare di aver compreso chi abbiamo di fronte, se ogni mio tentativo viene accolto da sguardi sorpresi e sbalorditi? Perché, se davvero il mio posto è con i miei compagni, non riesco a trovare le giuste parole per comunicare con loro?

Bernadette è morta, uccisa dalla mia disattenzione: come Nickel, come chissà quanti altri. Guelfo ha ragione: la responsabilità di quanto accaduto non ricade su nessuno di loro: ricade su di me. Sono stata io a non aver protetto la sorella di Padre Quart, ad aver chiesto aiuto al suo sposo senza curarmi di avvertire entrambi... Fa parte dei miei compiti, dei motivi della mia presenza. Dove sei quando mi capitano queste cose? Perché, in quei momenti difficili, non riesco a sentire il tuo calore? Un anno fa, in cima alla Torre delle Termiti, non ho esitato a gettarmi verso l'ignoto perché sapevo che tu mi avresti salvata. Da quel giorno continuo a farlo, sempre confidando nel tuo arrivo. Anche adesso, mentre ti parlo, sono in cima a una torre: se mi gettassi di sotto, adesso, verresti ancora a salvarmi? E' così che mi sento, ora: sono giorni che precipito, aspettando il tuo abbraccio. Mi manchi, mi manchi da morire. Ti prego, torna ad aiutarmi... torna da me. Tra non molto potrebbe accadere qualcosa di... qualcosa che mi costringerà a separarmi da te. Per favore, non essere tu ad abbandonarmi: non lasciarmi sola.

Non me la sento di tornare di sotto: Diana capirà. Resterò qui ad aspettarti, in cima alla torre. Con il tuo aiuto mi abituerò a questo vento freddo, accorgendomi della sua presenza; con il tuo aiuto chiuderò gli occhi, osservando con il pensiero la direzione del suo soffio; con il tuo aiuto mi addormenterò, ascoltando il suo sibilo; e lo farò avvolta nel tuo mantello, così da resistere al suo freddo; e infine, nei miei sogni, cercherò le parole adatte a descrivere la sua forza. Dormirò qui fino all'arrivo dei tuoi primi raggi, fino a quando non sentirò il tuo calore, fino a quando non ti vedrò nuovamente di fronte a me.



Alba sul Monastero

scritto da Solice Kenson , 04:39 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
28 giugno 518
Martedì 2 Febbraio 2010

La via del ritorno

Rosalie si sposa: a separarla dal lieto evento c'è soltanto una manciata di mesi, al termine di un fidanzamento di cui ero a conoscenza grazie a una lettera risalente ormai a molto tempo fa.

"Avrei voluto dirtelo di persona, ma..."

Non ha avuto bisogno di completare la frase: non è facile parlarmi, incontrarmi, nè per lei nè per i miei fratelli. Per questo, quando mi ha chiesto se sarei venuta e se le avrei fatto da damigella, ho letto nei suoi occhi la paura che non avrei accettato. Non preoccuparti, Rosalie: non mancherò al tuo matrimonio per niente al mondo, sarò la tua damigella.

L'inaspettato incontro con i miei familiari, il matrimonio di Saskia, il fidanzamento di Rosalie: eventi che rapiscono i miei pensieri e che li portano a Beid, alla mia casa... a mio padre. Devo prepararmi ad essere forte, a saper accettare il mio destino, qualunque esso sia. Lo stesso destino che ha fatto incrociare la nostra strada con quella di Arlyn: così simile a me, così diversa... e poi, ancora, così simile. Il suo cuore l'ha portata in quel rifugio nascosto, il mio tra le mura di un monastero. Entrambe ricordiamo la strada di casa dove entrambe, alla fine, faremo ritorno. Ho guardato negli occhi quella ragazza, senza trovare traccia dell'infausta influenza dei Klein. Cosa farai, Arlyn, quando scoprirai la verità sulla tua matrigna? Forse non abbiamo il diritto di dirtelo... quel che è certo è che, purtroppo, ne abbiamo il dovere.

Vi prego, Dèi, consentitemi ancora di aiutare i miei compagni: aiutate le nostre menti a comprendere la sciarada che nasconde la verità e mostrateci la strada che conduce a Dorian, vanificando i rapimenti e i ricatti dei nostri nemici. Teneteci al riparo dalle profferte dei falsi alleati, e aiutateci a compiere la vostra Volontà.

scritto da Solice Kenson , 02:42 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
14 giugno 518
Lunedì 14 Dicembre 2009

Gli Angeli della Morte

Rivolgo a te le mie preghiere, Santa Chiara, affinché tu possa salvare la vita di Elias: proteggilo come hai saputo fare con me nel momento del bisogno, e donagli la forza per guarire e per poter combattere ancora nel tuo nome, a difesa dei deboli e degli oppressi. Perdonaci per il sangue che abbiamo versato, e dona ai nostri cuori la capacità di distinguere il bene dal male e di perdonare i nemici che rinnegano la tenebra.

...

Ricordo ancora la prima volta in cui sentii parlare degli Angeli Neri. A distanza di molti anni la loro descrizione popola ancora la mia mente come un'immagine dipinta dalle parole di mio padre il Marchese. Ricordo che faceva freddo, quel giorno: l'autunno avrebbe di lì a poco lasciato il posto all'inverno, e nostro fratello Patrick era in procinto di partire per il Monastero di Foucault.

Il Marchese parlava, senza guardarci negli occhi: il suo sguardo era rivolto fuori dalla finestra, in direzione di Chalard. Per prima cosa parlò del loro mantello, così nero da poter assorbire la luce del sole; descrisse dettagliatamente l'imponente armatura, soffermandosi in particolare sull'elmo, che copriva il loro sguardo celando al loro avversario ogni traccia della loro espressione; ma soprattutto ci parlò dell'Angelo della Morte: questo è il nome che diede alla nera effigie impressa sui loro scudi. "La sua forma è la stessa che adorna gli scudi e gli stendardi dei Paladini di Dytros: ma il suo colore è diverso, così come l'espressione del suo volto..."
"L'Angelo della Giustizia", esclamò Patrick. Io e Ryan ci guardammo, poi volgemmo all'unisono lo sguardo verso nostro padre.
Il Marchese non reagì, incurante dell'interruzione. Riprese invece, lentamente, a parlare: "no, figlio mio: il volto dell'Angelo della Giustizia, azzurro come il cielo che circonda il sole di Pyros, è quello che tu stesso porterai al termine del tuo addestramento. Quello che accompagna in battaglia quei cavalieri, invece", concluse poi, volgendo lo sguardo a Nord, "è l'Angelo Nero, l'Angelo della Morte".

Fu soltanto molti anni dopo, a Foucault, che riuscii a comprendere il significato delle parole pronunciate quel giorno da mio padre: nel cammino che seguiamo e che ci porta a confrontarci con il male, la giustizia di Dytros è spesso inevitabilmente portatrice di morte: di fronte a noi c'è un'ombra nera, che parte dai nostri nemici per poi stagliarsi sopra ai loro soldati, alle loro guardie, ai loro uomini. Il mio scopo, il nostro scopo è quello di dissiparla, liberando chi si ritrova prigioniero nella sua oscurità con la luce o, sempre più spesso, con la spada, trovandosi la luce di fronte a un nero manto impenetrabile: portiamo la Giustizia, portiamo la Morte.

... E mi vergogno di me stessa, perché non posso accettarlo.
scritto da Solice , 04:38 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
20 maggio 518
Mercoledì 21 Ottobre 2009

il Mostro

E' notte. Mi trovo nella torre della Chiesa del Sole Nero, salendo uno ad uno gli scalini che portano all'ultimo piano. Avverto sotto alle piante dei piedi il freddo umido del sangue, che ricopre le scale come un tappeto leggero: è il sangue di una delle sue vittime, e proviene dal punto verso cui sono diretta.
D'un tratto, non so come, mi ritrovo in cima alla torre: la mano sinistra è stretta attorno alla sottile balaustra di ferro che circonda il terrazzo del campanile, separandomi dal vuoto; la destra, tremante dal freddo, si avvinghia al manico della spada. Sento l'aria della notte sul viso, gelida. Ho paura ad alzare gli occhi perché so già cosa c'è sopra di me: lo faccio lo stesso sperando di sbagliarmi, ma non è mai così. E' lì, enorme e nero: a volte si libra nell'aria, più spesso si nasconde tra le tegole del tetto: quasi sempre ha l'aspetto di un gigantesco ragno, con zampe lunghe che arrivano a pochi centimetri da me.

E' in quel momento che Kayah giunge a soccorrermi, interrompendo il mio incubo e ridandomi il respiro. Apro gli occhi, cerco la lanterna, mi alzo in piedi. Rammento le parole di Padre Gabriel: certi sogni, come le ferite, hanno bisogno di tempo per scomparire. Benedico il posto in cui mi trovo, sia esso una tenda, accampamento, rovina o locanda devastata: qualsiasi cosa sembra meravigliosa rispetto alla cima di quella torre. Ringrazio gli Dei per la fortuna che ho avuto. Poi, mentre verso l'acqua per lavarmi via la notte e la paura di dosso, ripenso a chi non ha avuto quella stessa sorte, quella stessa fortuna. Nickel, Padre Grimaud, Matt Lain, e tutti quelli del cui amore il mostro ha privato questo mondo.

Oggi quelle persone hanno avuto giustizia: il mostro è stato ucciso, non avrà modo di fare altre vittime. E il merito di questo risultato è dei miei compagni, ai quali mi sento legata da un debito di riconoscenza sempre più grande: di Guelfo, che ha teso una trappola dalla quale il mostro non è riuscito a uscire; di Eric, che è riuscito a resistere alle sue malìe fino a potergli sferrare il colpo mortale; di Loic, che lo ha affrontato a viso aperto e senza alcuna paura, fornendo a Eric l'arma necessaria per ucciderlo; di Elias e Desiree, che hanno catturato la sua pericolosa complice; di Youri, che ci ha protetti dal suo veleno rischiando di morire.

Loic mi ha chiesto se possiamo essere contenti di questo risultato: è una domanda a cui è spesso difficile rispondere, poiché il dolore e il rancore spingono tutti noi a provare nei confronti di queste persone un senso di vendetta capace di offuscare persino la giustizia di Dytros. Eppure, mai come in questo caso essa risulta chiara e visibile, corroborata dalle prove certe che ci hanno rivelato il mostro nascosto dalle fattezze di quest'uomo, dai delitti commessi a Laon e a Chalard ai suoi attacchi omicidi di queste ultime ore. Mai come in questo caso possiamo dunque essere fieri di quanto abbiamo fatto, poiché oggi abbiamo portato a quel mostro la giustizia di Dytros, impedendogli per sempre di comprometterla ancora. Per Nickel, per Padre Grimaud, per Matt Lain e per tutte le altre vittime che non conosciamo.
scritto da Solice , 02:57 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
19 maggio 518
Domenica 18 Ottobre 2009

A Lynn

Cara Lynn,

Nel luogo dove sono nata si dice che la luce riflessa dal diamante sia in grado di indicare la retta via: una stella in grado di ricordarci la preziosità di quello che siamo, un faro in grado di illuminare e tracciare il destino di chi osserva la direzione dei suoi raggi con la necessaria umiltà. Questi, Lynn, sono i raggi che state dimenticando di osservare, rapita come siete dallo splendore della pietra che li sprigiona e dal significato terreno di cui la vanità umana l'ha futilmente rivestita.

E' davvero questo, Lynn, il sentiero che avete intenzione di seguire? Non vi rendete conto che la strada che state percorrendo a passo sempre più veloce vi allontana non soltanto dalle vostre origini ma anche e soprattutto dalla nobiltà più grande e importante di tutte, quella data dalla bontà e dalla generosità del vostro animo? Grande è la tristezza che provo nel leggere le vostre parole: quando dite di non capire il significato della mia lettera so che mentite a voi stessa, perché il dolore provato da vostro padre, ancor più della scia di sangue e di morte che si sta consumando intorno a voi e di cui prima o poi perderete il controllo, non può essere celato ai vostri occhi neppure dall'abbaglio di un diamante splendente. No, Lynn, voi avete compreso benissimo il significato delle mie parole: so di aver commesso un terribile errore, ma credo fortemente che voi possediate la forza per impedire che questo vi tolga definitivamente tutto quanto di vero, bello e sincero avete ancora dentro di voi. Potete ancora farcela, Lynn: è vero, forse non avete bisogno del mio aiuto, ma se lo vorrete sarò comunque pronta ad ascoltarvi.

La scelta, così come la responsabilità delle vostre azioni e le conseguenze che esse porteranno, spetta unicamente a voi. E non temete, quella collana resterà vostra indipendentemente dalla decisione che prenderete: spendere la vita circondandovi di false e effimere luci prive di calore, o correre ad abbracciare nuovamente chi non ha mai smesso neanche per un istante di volervi bene.
scritto da Solice , 02:35 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
15 maggio 518
Venerdì 25 Settembre 2009

Perché?

Osservo la mano muoversi sconnessa sul foglio, dissociata dalla mente che non riesce ancora a credere alle parole di Lady Lucille. Segni d'inchiostro che si accavallano gli uni sugli altri, fondendosi a formare mille varianti di un'unica, singola parola.

Perché? Cosa è successo? Quale oscura e sciagurata catena di eventi devono aver messo in moto le mie azioni? Vorrei avere più tempo per cercare tutte le risposte che non verranno, per comprendere dove ho sbagliato e come porre rimedio. E' evidente che la collana, il dono con cui ho tentato di ripagare il torto da noi compiuto ai danni di quella ragazza e di suo padre, ha ottenuto l'effetto opposto: quel gioiello deve aver generato invidia, competizione... e forse persino le morti di cui mi ha parlato Lucille. Come ho potuto non pensarci? E soprattutto, come posso rimediare?

Cara Lynn,

ti ricordi di me? Sono... la ragazza della collana.
Sono appena tornata ad Achenar, e soltanto ora ho avuto modo di apprendere quello che ti è successo.

Voglio dirti che mi dispiace davvero tanto, e farti sapere che, se c'è un modo per poter rimediare o se hai bisogno di aiuto, puoi contare su di me.
Ti lascio questo recapito, nel caso tu volessi comunicare con me.
Tieni duro... e ricorda sempre quello che sei.

Che il calore di Pyros possa riscaldare il tuo cuore, e la sua luce illuminare la tua strada.

Solice


scritto da Solice , 21:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
9 maggio 518
Domenica 21 Giugno 2009

Appunti di viaggio

Rivedere i miei compagni sani e salvi è stato un vero sollievo. Eric, Loic e Guelfo sono carichi di nuove cicatrici e di racconti avventurosi: spero di non averli tediati con tutte le mie domande su Gornak, la città dove è nata mia madre e dove io non sono mai stata. La piazza dove suo padre la portava sempre da piccola, la selva del Grande Fuso e le sue misteriose creature di pietra... Racconti che riempiono ancora i miei ricordi, indelebili come l'inchiostro di questa penna d'oca. Non sono la sola a non essere andata con loro: anche Desiree è stata chiamata a svolgere un altro compito, a seguito del ripristino degli antichi privilegi territoriali che il Ducato ha concesso ai legittimi eredi del dominus di Flavigny. Dopo questi mesi in loro compagnia so per certo che mai traguardo fu più meritato: nè le tragedie nè le disavventure subite sono riuscite a compromettere l'onestà dei loro cuori e la fedeltà alla causa della luce.

Vedere Desiree con indosso la mia armatura mi ha colpita: credo che si stia esercitando a portarla insieme alla spada e all'arco. Sono sollevata al pensiero che, se vorrà continuare a far uso del formidabile coraggio di cui è dotata e che ha sovente determinato l'esito degli scontri che abbiamo sostenuto, sarà in grado di farlo in modo più protetto: e sono felice che abbia scelto di adoperare proprio quella che per molti mesi è stata la mia armatura, nella speranza che possa renderla meno vulnerabile.

E io, quanto sono vulnerabile? La mia vecchia armatura non mi manca, ma non posso dire lo stesso dell'abito da Paladina. Ho preso la decisione di privarmene per ripristinare un equilibrio spezzato dalle azioni di Lady Beart: lei ha saputo tramutare il suo abito in un'arma subdola e affilata, io ho fatto del mio uno scudo nel tentativo di spezzarne la lama. E' una scelta che non rimpiango, e nel mio cuore sono certa che Pyros ha compreso il significato del mio gesto. E' stata la cosa giusta, solo... non credevo che ne avrei sentito così tanto la mancanza. Quella donna mi spaventa, è come se avesse il potere di corrompere tutto quello con cui viene a contatto. Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che possa essere coinvolta in qualche modo con la morte di Ludmilla, e la consapevolezza che si trovi a così poca distanza da Luceen... No, non voglio pensarci: ora lì ci sono Frate Erwin, Nicolas e Karen, non può succedere nient'altro di grave. E il mio posto è qui, con i miei compagni... dobbiamo concentrarci su questo nuovo incarico, e risolvere il problema che ci è stato affidato.

Vorrei soltanto che anche Julie fosse qui: mi manca davvero tanto.
scritto da Solice , 07:04 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
14 febbraio 518
Venerdì 27 Febbraio 2009

A Guelfo

Caro Guelfo,

Sono passati più di tre mesi dalla nostra ultima conversazione: ricordo ancora molto bene quel giorno in cui tu, vedendomi triste e preoccupata, cercasti di farmi coraggio dicendomi che se c'era una persona che poteva prendere il posto di Abel quella ero io: e che la consapevolezza di questo bastava a renderti tranquillo.

Ogni giorno queste tue parole mi danno la speranza di poterci riuscire: più volte, di fronte ai dubbi e alle difficoltà in cui ci siamo imbattuti, ho smesso di interrogarmi su cosa avrebbe fatto Abel, cercando quella forza in me stessa, nel mio carattere e nelle mie convinzioni... e credo di averla trovata, Guelfo: grazie a lei sono riuscita a rialzarmi, con il suo aiuto ho vinto il mio primo vero scontro. E' lei che mi spinge a rivolgermi in modo diverso ai nostri compagni, nella speranza che le mie parole possano risultare più utili ed efficaci della spada che porto al fianco. So che c'è ancora molto lavoro da fare e sono consapevole di essere soltanto all'inizio di un viaggio lungo e difficile. Eppure, nonostante le ardue scelte che siamo tutti chiamati a fare, le parole che mi dicesti quel giorno riescono ancora a infondermi sicurezza e coraggio: per questo ti ringrazio.

In queste settimane abbiamo combattuto duramente, scontrandoci con nemici crudeli e agguerriti: Eric e Loic sono sopravvissuti a gravi ferite che devono aver reso ancora più dure per loro le mie scelte di coscienza e di fede. Vorrei tanto che fosse possibile fare la cosa giusta senza che questa debba privare un soldato dei suoi valori, un perseguitato della sua giustizia, un combattente della sua missione: prego affinché gli Dei possano indicarmi la via per raggiungere questo invisibile sentiero.

Julie e Desiree stanno bene: gli ultimi avvenimenti hanno costituito una dura prova anche per loro, ma non si sono mai date per vinte. Se siamo vivi è anche grazie al loro instancabile coraggio.

Spero che tu stia bene: vorrei poterti rivedere presto, così da raccontarti tutto quello che non è entrato in questo foglio.

Manchi molto a ciascuno di noi.
scritto da Solice , 01:25 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
14 febbraio 518
Mercoledì 18 Febbraio 2009

A Marielle

Cara Marielle, carissimi amici e fratelli di Luceen,

perdonatemi se trovo soltanto adesso il momento per scrivervi. Nè i giorni passati nè la lontananza hanno spento in me il ricordo di Luceen, del calore del vostro affetto e dei momenti passati insieme a voi. Momenti di paura, quando non eravamo che foglie leggere spinte dalla volontà degli Dei; momenti di preghiera, quando sentivamo che quel forte vento ci spingeva verso la medesima direzione, mantenendoci uniti e stretti gli uni agli altri come la comunità che siamo e siete diventati; momenti di gioia, quando abbiamo potuto fermarci a contemplare quello che avevamo costruito, trovando la forza di ricominciare a vivere.

Affido a queste parole il compito di comunicarvi quanto mi mancate. Se chiudo gli occhi posso scorgere ancora i vostri volti: il tuo, quello di Josuha e di Yesso, di Franz, Paul, Tobias, Boris e Vladimir, e ancora quello di Martha, Alain, Tony e tutti gli altri: sopra di voi riesco a scorgere il profilo delle case ormai ultimate, dipinto da un'orizzonte invaso dalla luce del sole. E' così che vi immagino ed è così che vi ricorderò sempre, fino a quando non riuscirò a tornare nuovamente da voi.

Il luogo in cui mi trovo è freddo e a tratti ostile: molte cose funzionano in modo diverso, spingendo la mia mente e la mia spada a operare scelte in grado di gettarmi a lungo nel dubbio e nell'incertezza. Spesso, in preda alla paura e al disagio, mi trovo a sperare che questa mia esperienza possa terminare presto, lasciandomi libera di poter volgere nuovamente i passi verso il luogo che vorrei tanto poter chiamare casa. Ma poi, quando le mie mani si incontrano nella preghiera, capisco che il nostro compito è quello di seguire il volere degli Dei senza affrettarsi a cercare le loro ricompense; ed è proprio la vostra presenza, la vostra esistenza, il più grande dei regali. Non importa quanto saremo lontani fino a quando verremo illuminati dal medesimo sole, spinti dallo stesso vento.

Ti prego di porgere i miei saluti a Padre Erwin: sono certa che la sua presenza è di grande aiuto per tutti voi: e ti imploro inoltre, quando e se ne avrai la possibilità, di portare i miei ringraziamenti a sir André Navon e a sua sorella Carmen per l'accoglienza e gli aiuti ricevuti. Se vorrai scrivermi, loro sanno come contattarmi.

Siete tutti nelle mie preghiere, ogni giorno.
scritto da Solice , 11:00 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
23 gennaio 518
Sabato 31 Gennaio 2009

Non un altro giorno.

Sulla cima della collina su cui ci troviamo c'è un melo. I bambini del villaggio sono soliti incontrarsi sotto i suoi rami, dove i più grandi spiegano ai più piccoli le regole dei giochi.

"Quando arriveranno le mele? Mi mancano le mele", ha chiesto oggi pomeriggio uno di loro, osservando con malinconia i rami secchi.
"In primavera", ha risposto uno dei bambini più grandi.
"Quanto ci vuole per la primavera?" ha continuato il primo, con espressione delusa.
"Non lo so proprio", ha concluso il secondo, alzando le spalle: "Prova a tornare domani".

Un altro piano di morte si è appena concluso: abbiamo ucciso una persona, abbiamo dato un esempio. Il "lavoro fatto apposta per noi" è stato compiuto in modo esemplare, e un altro nemico della Chiesa ha raccolto quello che ha sempre seminato: la paura, la morte improvvisa, la sofferenza... tutto grazie a noi. Non ho mai visto Eric così ferito: lui e suo fratello hanno corso dei rischi enormi per svolgere questo compito. Ammiro il loro coraggio cercando di non pensare a cosa sarebbe successo se non fossero tornati, se quel lugubre corno suonato poco dopo li avesse portati via per sempre a Julie, a Desiree... e a me.

A Foucault mi hanno insegnato a rispettare gli ordini impartiti dai miei superiori. Il precettore che seguiva il mio percorso spirituale mi aveva messa in guardia: "alcuni di loro non ti piaceranno, altri non sarai in grado di comprenderli: ma se uscirai di qui da Paladina sarà per eseguirli, dal primo all'ultimo".

Ho sempre creduto che, in assenza della spada, la mia fede fosse sufficientemente forte per rendermi degna di questo mantello: mai come oggi, all'alba del secondo assassinio a cui ho preso parte, mi sento inadeguata. E' davvero questo che gli Dei si aspettano da me? E' veramente compito di questo gruppo quello di togliere la vita a chi non può altrimenti essere giustiziato, sostituendo il nostro giudizio a quello degli Dei?

Io non credo che sia così. Non voglio, non posso credere che sia così: e la prossima volta, che gli Dei possano perdonarmi, saprò trovare le parole per chiedere a sir Bruno, a sir Tennebaum o a chiunque altro di ascoltarmi.

C'è una scala di corda all'interno della canonica dove siamo ospitati: la prenderò stanotte, e con un pò di fortuna troverò anche delle mele: questo inverno non durerà un altro giorno, domani sarà primavera.

Mele
scritto da Solice Kenson , 03:53 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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