Messaggioda Ospite » 23/12/2003, 15:20
Guelfo da Flavigny, come ama presentarsi, è un ragazzo di statura media (175) e di costituzione tutt'altro che erculea. Ha capelli scuri, quasi neri, piuttosto lunghi e scarmigliati, gli occhi tra il verde e il nocciola, e una carnagione piuttosto pallida. I lineamenti del suo viso sono gradevoli, e sebbene non abbia un'aria particolarmente marziale, lo sfregio sullo zigomo sinistro gli conferisce del carattere. Non porta barba. Ha i modi e gli abiti del signorotto di campagna, temperati dai vezzi irriverenti della goliardia amerita. Non manca, quando lo richiedano l'etichetta o la necessità, di addobbarsi di spada e spadino.
Da bambino Guelfo era più piccolo e gracile dei suoi coetanei, e vestiva con abiti poveri, piuttosto logori e perennemente rammendati dalla zia Adele. Giocava con gusto con gli altri bambini, ed era piuttosto vivace nonostante i tragici lutti subiti in tenerissima età (il padre morì in un incidente di caccia, la madre mentre dava alla luce la sorellina minore, e quest'ultima la seguì presto nell'abbraccio di Kayah). Col passare degli anni restava sempre più spesso in casa, per assistere la zia nelle faccende e accudire il nonno Avilio.
Il piccolo Guelfo non si avvicinava mai, per nessuna ragione, alla forra nebbiosa che si estende a poche centinaia di metri dal margine del bosco, da quando la vista di una carcassa di cervo divorata dai vermi e straziata dalle beccate dei corvi lo spaventò a morte. Tutt'ora il giovane non si trova affatto a suo agio nei boschi, e se ne tiene alla larga.
Guelfo adorava ill bastone del padre, decorato con piccole incisioni di animali della foresta. Spesso, la sera, se ne stava seduto davanti al camino e se lo faceva girare tra le mani. Aveva l'impressione che alla luce del fuoco le creaturine prendessero vita e si mettessero a camminare su è giù. Forse, in una gelida serata invernale, Guelfo si era seduto troppo vicino alla fiamma, perchè il bastone prese a crepitare e si incendiò, con grande spavento di zia Adele.
L'unico ricordo di Caen che Guelfo ha portato con se' è il vecchio mazzo di carte di Avilio. Non ha mai voluto saperne di separarsene, ne' all'orfanotrofio, ne' a palazzo di Lord Graham, e tuttora le tiene nell'originaria custodia di pelle di bue con le iniziali del nonno. Le carte ormai sono consunte e poco leggibili, ma Guelfo continua ad utilizzarle nei lunghi solitari in cui si intrattiene quando è nervoso o turbato, e nelle partitelle scherzose con Desireè.
Da bambino Guelfo non sopportava la prepotenza dei suoi coetanei più robusti, e soffriva molto nel vedere gli altri bambini scherzare e abbracciarsi coi padri. Stava molto male poi quando, di tanto in tanto, succedevano attorno a lui fatti inspiegabili e potenzialmente pericolosi, per primo l'incidente del bastone paterno.
Oggi ci sono molte cose che Guelfo detesta. La caccia,passatempo che non ha mai voluto imparare presso Lord Graham, e che gli ha portato via suo padre; i soprusi di chi non ha ne' la capacità, ne' lo stato per ottenere ciò che desidera; l'insondabile malizia delle donne, che pure ama; la fortuna che sembra prendersi gioco di lui; i dadi, un gioco che ritiene rozzo e da sciocchi, e le corone che regolarmente sacrifica loro; l'idea di non essere all'altezza delle aspettative del suo genitore adottivo, e allo stesso tempo la necessità di dover rinunciare, prima o poi, alla spensierata sregolatezza che gli ha permesso, dopo un'infanzia difficile, di amare la vita; la possibilità che il suo "talento" possa sfuggirgli di mano e creare dei guai a cui non si possa porre rimedio.