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Desmond Feil e Rupert Indamar - Discussioni

Discussioni sulle voci presenti nella cyclopedia del sito.
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DarkAngel
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Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda DarkAngel » 20/02/2010, 4:10

... Una promessa è una promessa, eccoli qua.

Prego Anna di correggere eventuali inesattezze della voce e/o di completarla con eventuali retroscena o particolari di cui il gruppo non è a conoscenza.
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Annika
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Re: Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda Annika » 20/02/2010, 8:35

Al di là della vita dei due oscuri giudici itineranti che hanno emanato la sentenza contro Dora Barrow, che va ovviamente benissimo così, penso che questa possa essere l'occasione per riflettere insieme sulle leggi di Greyhaven e sul loro funzionamento.
Prima di tutto facciamo un "ripasso" insieme, dopodichè possiamo ragionare se ci sia qualcosa da modificare, in particolare riguardo cose come la tortura, le pene corporali, la pena capitale.

Attualmente le cose nel Ducato di Amer stanno così:

http://www.myst.it/cyclopedia/Amer_%28ducato%29/55#Il_potere_giudiziario.

Dora Barrowè complice di omicidio, e l'importanza assurda della vittima (fratello di un Barone, nonchè Abate) ha spinto i giudici a decidere per la pena di morte. Ovviamente ci sono margini di discrezionalità, e forse il fatto che la sentenza sia stata decisa proprio a Chalard ha influito negativamente sul destino della ragazza.

Detto questo, ci sono alcune faccende di cui secondo me si può ragionare insieme e rilfettere un po': elenco gli spunti che mi vengono in mente, visto che l'ambientazione riguardo questi aspetti è stata scritta parecchi anni fa, e forse qualcosa è giusto pensare di aggiornarla un po'.

1. L'uso della tortura, che forse merita qualche contestualizzazione più precisa, spiegando come viene normalmente vista e "sentita" sia a livello comune che ecclesiastico. La differenza tra la tortura che viene adottata dall'Inquisizione e quella invece civile. Quanto è normale che un personaggio si "scandalizzi" davanti all'uso della tortura?

2. La pena di morte secondo me deve continuare a starci, e in generale la giustizia non deve apparire alla gente tipo i pg come qualcosa di "blando" e ridicolo. Io vorrei evitare l'idea secondo cui se finisci alle guardie, pur essendo un mascalzone dichiarato, o esci poco tempo dopo (tipo il Barcarolo) o ti rivendi le informazioni per ottenere un trattamento confortevole (tipo il cattivone di Surok, vero o falso che fosse). E soprattutto non è che chiunque si penta finisce per essere spedito alla reclusione in qualche monastero. In generale secondo me è possibile che ci siano eccezioni, ma la giustizia deve dare un'idea comunque di generica severità.
Un Loic che decide di lasciare i Crane alle guardie rinunciando ad ammazzarli subito è giusto che abbia buone probabilità che ci pensi qualcun altro ad amministrare (legalmente) la giustizia con la dovuta severità: altrimenti il rischio di cedere alla tentazione della "giustizia privata" appare ancor più concreto.

3. La gestione di prigionieri dotati di poteri strani secondo me è impotante che sia studiata bene, nel senso che indubbiamente un incantatore, per dire, è problematico da tenere sotto sorveglianza. Da una parte se condannato per reati civili è secondo me ragionevole che sia visitato da giudici itineranti piuttosto che venire spostato fino ad un tribunale stabile, e secondo me in secondo luogo il fatto che i poteri magici siano utilizzati nel compiere dei reati andrebbe considerato un'aggravante e punito con severità.
In particolare i giudici secondo me se sono incerti se assegnare reclusione a vita o morte ad un condannato che si trova "in bilico" tra le due pene, se quella persona è dotata di PotM è più facile che assegnino la morte, per evitare anni e decenni di complicata gestione della prigionia da parte dei carcerieri.
Oltretutto in teoria la reclusione come pena è un concetto piuttosto raro, o avviene in un Monastero (ma in casi particolari), oppure sono lavori forzati. E una persona in grado di volare, mettiamo, o di fare chissà cosa, ai lavori forzati non ci si può mandare.
Insomma secondo me se sei davanti a un tribunale e sei mago rischi mediamente di più.


Questi sono solo spunti, ma secondo me possiamo parlarne insieme in modo che sia tutto condiviso.

Ciaoooo!

Anna
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Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda Elmer's pupil » 20/02/2010, 15:17

Rifletteremo sulle cose serie.

Intanto esprimo tutta la mia gioia per l'inserimento in cyclopedia di questi due figuri.

Ben arrivati, ragazzi! Spero che vi troverete bene :)
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Messaggioda DarkAngel » 20/02/2010, 16:28

Annika ha scritto:Dora Barrow è complice di omicidio, e l'importanza assurda della vittima (fratello di un Barone, nonchè Abate) ha spinto i giudici a decidere per la pena di morte. Ovviamente ci sono margini di discrezionalità, e forse il fatto che la sentenza sia stata decisa proprio a Chalard ha influito negativamente sul destino della ragazza.

Senza parlare dei furti, quasi altrettanto gravi: personalmente sono d'accordo con la sentenza.

Attualmente le cose nel Ducato di Amer stanno così:
http://www.myst.it/cyclopedia/Amer_%28ducato%29/55#Il_potere_giudiziario.

Mi permetto di menzionare anche: http://www.myst.it/cyclopedia/Granducat ... 0#Le_Leggi , che aiuta a fare luce sulla gravità dei vari reati.

1. L'uso della tortura, che forse merita qualche contestualizzazione più precisa, spiegando come viene normalmente vista e "sentita" sia a livello comune che ecclesiastico. La differenza tra la tortura che viene adottata dall'Inquisizione e quella invece civile. Quanto è normale che un personaggio si "scandalizzi" davanti all'uso della tortura?

Ribadisco il mio punto di vista sull'argomento, che ho comunicato anche a Matteo in chat ieri.

  • La tortura, nell'ordinamento giuridico di Greyhaven, viene intesa come un metodo di coercizione fisica o psicologica volto ad arrecare dolore e/o paura del dolore: non ha pertanto niente a che spartire con amputazioni, mutilazioni o danni permanenti di qualsiasi tipo.
  • La tortura è sempre vista come una pena, non come un metodo di interrogatorio. Questo significa che, a differenza di quanto accadeva nel nostro medioevo, caratterizzato da una chiesa meno esemplare di quella di Myst e da libertà civili/sociali minori, il ricorso alla tortura della "presunta strega" o del "presunto criminale" in fase istruttoria non è previsto: la tortura è quindi parte della condanna, e non un mezzo per arrivare alla condanna.
  • La tortura ha due funzioni fondamentali, una pubblica e una privata: la prima consiste nel suo utilizzo come mortificazione pubblica dell'individuo reo comprovato, che il giudizio del magistrato ha privato dei più elementari diritti umani ("è una bestia, quindi va percosso come le bestie"): in questo senso è una pena impartita a scopo punitivo e non ha scopi ulteriori, se non quello di "impressionare" il pubblico che assiste, educandolo mediante paura.
  • La seconda consiste nel suo utilizzo come metodo di raccolta di prove e informazioni *ulteriori* nel caso in cui il condannato non abbia intenzione di pentirsi e/o di confessare quello che sa: anche in questo caso l'individuo viene giudicato "come le bestie", rifiutando la possibilità di riconoscere i propri crimini, pentirsi dei propri errori e porre rimedio alle proprie azioni... e "come le bestie" viene trattato, nella speranza che il dolore fisico faccia le veci di una coscienza che, evidentemente, non possiede. E' importante comprendere che con "prove e informazioni *ulteriori*" si intendono testimonianze che riguardano altre istruttorie e/o situazioni processuali passate, presenti o future (es. colpevolezza, innocenza o ubicazione di altri individui, informazioni particolari, o altro).
  • La tortura non può essere impartita dal singolo cittadino e/o da qualsiasi individuo che non sia stato esplicitamente autorizzato a seguito della promulgazione di un verdetto da parte di un tribunale regolarmente costituito.

Non viene fatta particolare distinzione tra l'aspetto istituzionale e quello "morale/religioso" perché le leggi di Greyhaven sono il risultato dei compromessi tra stato e chiesa. La chiesa "accetta" pertanto questa visione del condannato e la facoltà del tribunale, inteso come organo laico, di esercitare la tortura nei modi sopra descritti: che poi il singolo sacerdote o paladino sia solito storcere il naso e/o si senta costretto a intervenire per mitigare o alleviare le sentenze, offrendo il proprio aiuto per commutare questa ed altre pene, è ovviamente cosa buona e giusta: tale scenario avviene in continuazione e non soltanto per la tortura.

Per quanto riguarda i tribunali ecclesiastici, il cui esempio più concreto è fornito dall'operato dell'Inquisizione, la questione "legale" non cambia: a cambiare sono ovviamente le modalità con cui si ricorre alla tortura. Il tribunale laico tende a farne un uso frequente, spesso considerato "eccessivo", talvolta per velocizzare le pratiche processuali: vi sono inoltre senz'altro casi di torture "irregolari", condotte su individui non ancora condannati o non previste dalla condanna, praticate per supplire all'impossibilità di condurre indagini vere, per evitare di condurle o persino per costruire una verità alternativa in sede processuale. Il tribunale ecclesiastico tende invece, compatibilmente con la visione religiosa della tortura, a vagliare in modo completo ed estensivo qualsiasi altra possibilità alternativa: il ricorso alla tortura fisica è previsto soltanto in casi veramente eccezionali.

Due parole infine su quanto fatto ieri da Loic a Maersinelle. E' definibile, astrattamente, come tortura? Probabilmente rientra nella definizione ampia di tortura psicologica, che spinge totalmente sulla paura del dolore e per nulla sul dolore: possiamo dire che è un caso di scuola, "perfetto"... Una metodologia particolarmente umanitaria, che va applaudita e che ha il pieno supporto della chiesa. L'oggetto dello sdegno, in una società come quella di Myst, non ricade quindi sul concetto astratto (o se preferite "moderno") evocato dalla parola, ma sull'utilizzo deteriore delle pratiche di tortura fisica in quanto tale: la particolare "psicologia" operata da Loic non suscita alcuno sdegno e, pertanto, è un possibile esempio di "tortura" accettata e adottabile anche dalla Chiesa.

La pena di morte secondo me deve continuare a starci, e in generale la giustizia non deve apparire alla gente tipo i pg come qualcosa di "blando" e ridicolo. Io vorrei evitare l'idea secondo cui se finisci alle guardie, pur essendo un mascalzone dichiarato, o esci poco tempo dopo (tipo il Barcarolo) o ti rivendi le informazioni per ottenere un trattamento confortevole (tipo il cattivone di Surok, vero o falso che fosse).

Sono d'accordo. Ricordo però che il Barcarolo è uscito di prigione perché i PG non hanno avuto il tempo e il modo di costruirgli intorno un caso, dandogli la possibilità di ricorrere alle sue amicizie nel settore per cavarsela a buon mercato. Lì la colpa non è stata dell'inefficienza della giustizia, semplicemente mandare in prigione il Barcarolo non è un traguardo facilmente raggiungibile in timeburst e abbandonando la città il giorno dopo. Il messaggio che io spero venga compreso è che la giustizia può funzionare, ma farla funzionare è un compito difficile e impegnativo.

Mi rendo conto che questo discorso farà sentire molti PG presenti e futuri autorizzati a "tagliare corto", bypassando la pratica giudiziaria e amministrandola personalmente. Cosa dire a riguardo? Ognuno è libero di interpretare il PG che vuole, ben venga il solito cliché alla Callaghan/Wolverine se è quello che piace e va per la maggiore: basta essere d'accordo sul fatto che una giustizia imperfetta o persino corrotta non renderà questo atteggiamento giustificabile agli occhi della chiesa, della morale comune e della legge.

Un Loic che decide di lasciare i Crane alle guardie rinunciando ad ammazzarli subito è giusto che abbia buone probabilità che ci pensi qualcun altro ad amministrare (legalmente) la giustizia con la dovuta severità: altrimenti il rischio di cedere alla tentazione della "giustizia privata" appare ancor più concreto.

In realtà io trovo abbastanza normale che un comune cittadino di Sarakon possa trovare la giustizia talvolta complicata, ferraginosa e imperfetta: quello che mi sembra anormale è che questo individuo senta così forte il diritto a sperare/auspicare a qualcosa di diverso, magari pensando a un futuro più giusto, sensato e umanitario (leggasi: moderno) che sente di meritare, ribellandosi all'ingiustizia in cui comprende di vivere, arrivando al punto di voler risolvere da solo questi difetti. L'individuo che ragiona così è frutto di una precisa scelta interpretativa: è l'outsider, il ribelle, lo Spartacus della situazione, l'eroe. Non è, nè sarà mai, un buon esempio di cittadino comune, esattamente (anche se per motivi diversi) come non lo è la ragazzina con 50 in spada. Come ho detto sopra, io lo considero, appunto, anormale, nel senso di deviante.

E' un errore divertirsi a fare questi personaggi? Secondo me no. E' un errore pensare che questi personaggi siano "la norma"? Secondo me si, ed è un errore dovuto al fatto che non ci si cala correttamente nel periodo storico e nell'ambientazione proposta. Il PG che uccide i Crane invece di consegnarli alle guardie è un personaggio deviante, a prescindere dall'operato delle stesse: e lo è nella società di Sarakon esattamente come lo sarebbe nella società odierna. Magari nella nostra realtà non ucciderebbe i Crane ma evaderebbe le tasse, ma la sua giustificazione sarebbe la stessa: perché devo seguire le norme, visto che non funzionano? perché devo essere io l'unico coglione? E' piu' giusto così.

La gestione di prigionieri dotati di poteri strani secondo me è impotante che sia studiata bene, nel senso che indubbiamente un incantatore, per dire, è problematico da tenere sotto sorveglianza. Da una parte se condannato per reati civili è secondo me ragionevole che sia visitato da giudici itineranti piuttosto che venire spostato fino ad un tribunale stabile, e secondo me in secondo luogo il fatto che i poteri magici siano utilizzati nel compiere dei reati andrebbe considerato un'aggravante e punito con severità.
In particolare i giudici secondo me se sono incerti se assegnare reclusione a vita o morte ad un condannato che si trova "in bilico" tra le due pene, se quella persona è dotata di PotM è più facile che assegnino la morte, per evitare anni e decenni di complicata gestione della prigionia da parte dei carcerieri.

Immagino che ogni feudo si organizzi sulla base di quanto "ne sa" sull'argomento: quello che descrivi tu mi sembra comunque andare benissimo come protocollo generale. In questo verranno comunque in aiuto i paragrafi sulla magia che prima o poi scriverò e che contengono numerosi spunti per risolvere problematiche di questo tipo.

Oltretutto in teoria la reclusione come pena è un concetto piuttosto raro, o avviene in un Monastero (ma in casi particolari), oppure sono lavori forzati. E una persona in grado di volare, mettiamo, o di fare chissà cosa, ai lavori forzati non ci si può mandare.

Assolutamente d'accordo: la reclusione in Monastero io la immagino comunque come una pena che viene data a personalità "significative" (aristocratici anziani, donne con situazioni "delicate"...) e in ogni caso incapaci di nuocere: è, in altri termini, una sorta di "privilegio", pur nella condanna. Mi piace come soluzione per Emmanuelle Beart e per Zoì Dalassana, mi piace ovviamente assai meno per chiunque possa seriamente nuocere o scappare. Il Mago nel monastero va bene se è il figlio indisciplinato del Dominus, non certo se è un mago qualsiasi pentito per i suoi crimini.
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Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda Elmer's pupil » 20/02/2010, 18:00

Intervengo anche io per dire che mi trovo d'accordo con quanto da voi sottolineato.

Approfitto per precisare alcune cose riguardo a Delos, che si trovano tra le righe anche nella voce relativa ("Impero di Delos"):

1) Rispetto alla legislazione greyhavenese esistono due particolarità: gli schiavi e gli stranieri. I primi sono sostanzialmente esclusi dai diritti e dalle garanzie che la legge prevede nei confronti dei cittadini; essi sono sottoposti alla giustizia insindacabile del padrone, che può regolarsi come vuole nei loro confronti, applicando con disinvoltura pena di morte e tortura. I secondi soffrono di un deficit rispetto ai cittadini delioti pleno iure; esso è un portato dell'antica legislazione turniana che faceva una distinzione fortissima e netta tra cittadini turniani e non cittadini (anche tra i sudditi dell'Impero, prima dell'equiparazione); attualmente tutti i sudditi dell'Imperatore di Delos sono cittadini pleno iure (esclusi gli schiavi) e godono dello stesso sistema giudiziario, ma gli stranieri presenti nel territorio imperiale o come viaggiatori/visitatori o come responsabili di attività commerciali non possono usufruire degli stessi vantaggi dei cittadini delioti (diverso il discorso per i diplomatici, ovviamente). Nello specifico: è loro vietata la possibilità di appello allo Stratego o all'Imperatore e subiscono normalmente una punizione più grave di quella prevista per i vari generi di reato. I greyhavenesi? Su questo la giurisprudenza (e la legislazione) è ambigua. Essi sono di solito considerati alla pari dei cittadini delioti in quanto eredi dell'antico Impero di Turn come i delioti (e dunque depositari dello stesso diritto di cittadinanza, che all'epoca potevano sempre far legittimamente valere di fronte alla giustizia di Turn). Ma ci sono anche giudici i quali ritengono che a partire dall'indipendenza del Granducato essi vadano equiparati invece agli stranieri (Elfi di Lankbow, Abbuliti, Zedghastiani, Nomadi, Nordri, Elsenoriti, ecc.). Inutile dire che è più facile per un personaggio di una qualche importanza far valere la prima interpretazione rispetto alla seconda.

2) Rispetto alla legislazione greyhavenese è accordata una maggiore preferenza alla segregazione monastica e alla mutilazione, in particolare nei casi in cui sarebbe prevista al loro posto la pena di morte. Questo va fatto risalire ad una valutazione religiosa che opera, anche al più elementare livello di tabu, nella giustizia laica (che è predominante a Delos, essendo assente l'Inquisizione): togliere la vita ad un'altra persona, benché colpevole, è un atto comunque grave agli occhi degli Dei. Nella spiritualità deliota è molto forte il senso della conversione del peccatore (la vita non va tolta ma riformata, tanto più radicalmente quanto più profonda sia stata la caduta). La mescolanza, difficile da discernere, che c'è tra elemento laico ed elemento religioso nella pratica politica e giuridica di Delos fa sì che questo principio spirituale influenzi in qualche modo anche l'effettiva applicazione della giustizia. Il giudice, in particolare se si tratti di un giudice di appello (ogni cittadino deliota ha il diritto di ricorrere all'appello presso lo Stratego e/o l'Imperatore), è in genere portato a rinunciare alla pena di morte in favore di pene considerate più miti, come la segregazione monastica a vita (solitamente per le persone più facoltose) o la tortura prolungata (in alcuni casi) o la mutilazione (per tutti i tipi di persone). Esse hanno il pregio infatti di conservare la vita del condannato, consentendogli una riabilitazione almeno nei confronti degli Dei: la segregazione infatti escluderà cmq il condannato dal consesso umano, così come faranno in misura minore la tortura, inabilitante, e la mutilazione, che si esplica per lo più nell'accecamento o nella rinotmèsi.

Per il punto 2 mi sono liberamente ispirato al diritto bizantino che rappresentava una notevole (e notata) eccezione nel panorama medioevale.

Nota di colore (e d'ambientazione): un mutilato non potrà mai aspirare al soglio imperiale, giacché l'Imperatore, in quanto Divino Interprete, dovrebbe essere l'uomo eccellente e perfetto da ogni punto di vista (vedi voce "Romanòs Macrembolìtzis").
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Messaggioda DarkAngel » 20/02/2010, 18:28

Elmer's pupil ha scritto:Intervengo anche io per dire che mi trovo d'accordo con quanto da voi sottolineato.

Approfitto per precisare alcune cose riguardo a Delos, che si trovano tra le righe anche nella voce relativa ("Impero di Delos"):

Mi piacciono molto le particolarità che hai previsto per Delos.

Sulla pena di morte, in particolare, mi piace che la chiesa della Luce sia riuscita a stipulare compromessi diversi a Delos e a Greyhaven, che ben riflettono la diversa genesi della società.

Sulla mutilazione credo di aver creato involontaria confusione: intendevo escluderle dalla pratica torturatoria propriamente detta, non dall'elenco delle possibili pene. Comunque mi piace molto l'interpretazione Deliota della cosa.
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Messaggioda Bato » 20/02/2010, 20:35

Liquido subito il primo argomento dicendo che non ho nulla contro i giudici itineranti in generale. Del resto non potrei avendono previsto un'istituzione simile anche nell'ambientazione di Gulas, anni fa.
Ho qualcosa contro questi giudici in particolare, non per altro, ma solo perchè mi preoccupa che possano uscire come coppia, ops terzetto, del giorno... :)

Passando alle cose serie dico anche io la mia, ma sia chiaro prendetelo solo come un "feedback", che mi permetto di dare solo perchè mi pare sia quello che richiede il thread.
Alla fine l'ultima parla spetta Valerio per quanto riguarda l'ordinamento generale di Greyhaven, che per forza di cose deve essere organico.

Cercherò di non scrivere un Wall ot Text, a rischio di essere schematico, al limite riapprofondirò se servirà.

Trovo più che ovvio che la pena di morte sussista, e IMHO dovrebbe essere somministrata con grande facilità.

Per quanto riguarda la tortura, sapete bene che le mie preferenza vanno verso ambientazioni più storiche, per cui non vedrei nulla di strano nell'utilizzo (diffuso ed istituzionalizzato) della tortura anche come strumento di interrogatorio, per lo meno nel caso di certi reati.
Il fatto che Eric non la sopporti è ovviamente del tutto incidentale.
Scendendo nel concreto, cioè nella situazione di ieri, non la vedreiquindi come particolarmente estrema, soprattutto considerando che l'ordine (esplicito ed istituzionale) veniva da un Bruno e non da un prete.

Naturalmente mi rendo conto che questa mia visione sarebbe organica ad una ambientazione senza la certezza dell'esistenza di Divinità, buone o cattive, o per dirla terra terra senza poteri di paladini e preti che sono evidente manifestazione di divinità (come piacerebbe a me, ma ovviamente non conta nulla).
Ma non è così nella nostra ambientazione e a qualcuno (e non lo invidio) tocca l'ingrato compito di far quadrare le cose, per quanto possibile, visto che invece l'esistenza
di poteri superiori morali e moralizzanti è pressochè certa.
Da una parte il rischio di anacronismo (niente tortura, perlomeno niente tortura istituzionalizzata), dall'altro il rischio di inverosimiglianza (torture avallate direttamente o indirettamente da un Dio sicuramente "vero e buono").
Capisco quindi le "soluzioni" che Valerio e Luca hanno prospettato per Greyhaven e Delos, andando a stringere non troppo diverse mi pare: sono, almeno ai miei occhi, dei compromessi, ma temo siano gli unici compromessi possibili per dare una certa verosimiglianza al tutto, per dare un minimo di quadratura, viste le premesse di cui sopra.
Di certo io non avrei in mente nulla di meglio.

L'unica cosa che forse potrei suggerire, ma solo per fare il pignolo, è di non parlare di tortura, se viene applicata come pena, ma piuttosto di supplizio.

ciao
Eh già...
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Re: Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda DarkAngel » 21/02/2010, 2:13

Bato ha scritto:Naturalmente mi rendo conto che questa mia visione sarebbe organica ad una ambientazione senza la certezza dell'esistenza di Divinità, buone o cattive, o per dirla terra terra senza poteri di paladini e preti che sono evidente manifestazione di divinità (come piacerebbe a me, ma ovviamente non conta nulla).

Comunque non sottovalutiamo la figura, non comune ma neanche così rara, della guardia (o del magistrato, o del borgomastro, o persino del feudatario) "irregolare" che se ne frega e che fa il Jack Bauer della situazione. Correrà qualche rischio e di certo non andrà in paradiso, ma non significa che non sia presente.

D'altronde le regole e le leggi ufficiali dello stato e della chiesa sono una cosa, la loro applicazione è un'altra...
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Re: Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda Starless » 21/02/2010, 13:44

Concordo in sostanza con l'impostazione proposta da Valerio sulla duplice valenza della tortura e sui limiti al suo esercizio. Resta a mio avviso una zona sostanzialmente "grigia" dal punto di vista religioso, essendo davvero facile dimenticare la moderazione e lasciarsi andare agli eccessi più deteriori in virtù del ragionamento "questo prigioniero ha rinunciato alla dignità umana e alle tutele che questa merita, e dunque su di lui è lecito comportarsi in modo disumano." Ragionamento che di fatto subordina l'umanità dei propri comportamenti a delle valutazioni arbitrarie (in senso neutro, anche a fronte di una attività di indagine coscienziosa ed esaustiva) e la rende dunque non un valore assoluto a cui allinearsi in ossequio agli insegnamenti della Luce, ma un valore relativo che a vario titolo può essere disatteso.
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Re: Desmond Feil e Rupert Indamar [personaggio]

Messaggioda DarkAngel » 21/02/2010, 23:18

Starless ha scritto:Concordo in sostanza con l'impostazione proposta da Valerio sulla duplice valenza della tortura e sui limiti al suo esercizio. Resta a mio avviso una zona sostanzialmente "grigia" dal punto di vista religioso, essendo davvero facile dimenticare la moderazione e lasciarsi andare agli eccessi più deteriori in virtù del ragionamento "questo prigioniero ha rinunciato alla dignità umana e alle tutele che questa merita, e dunque su di lui è lecito comportarsi in modo disumano." Ragionamento che di fatto subordina l'umanità dei propri comportamenti a delle valutazioni arbitrarie

Secondo me questa zona "grigia" è un grande vantaggio per la nostra ambientazione: provo a spiegare quello che intendo.

La Chiesa è per forza di cose costretta a mediare con la società e con gli impulsi umani: la certezza della fede, che a GM non piace e che Myst ha da sempre nel DNA, rende la chiesa un interlocutore migliore (e meno corrotto/corruttibile) di quella dei nostri tempi, avvantaggiandola al tavolo delle trattative: ma questo è tutto, non ci sono altre differenze, non sono previste: se le riscontrate, o ne sentite la mancanza, o vi fa pensare a un compromesso surreale o poco verosimile, vuol dire che non sono stato in grado di spiegarlo bene nelle voci religiose.

Per quanto riguarda il discorso sull'arbitrarietà sull'applicazione della tortura: la domanda "ma la chiesa consente la tortura a prescindere da tutto?" non ha nè avrà mai una risposta diretta, perché la chiesa non può permettersi di prescindere da tutto, il suo è un impossibile operato di mediazione tra il messaggio "perfetto" Divino e la sua traduzione umana, perfettibile per definizione. In questo è "fedele" al modello della chiesa nostra, criptica nelle sue risposte, "umana" nell'interpretazione delle stesse. La chiesa non abolisce ufficialmente la tortura, la chiesa non è favorevole ufficialmente alla tortura, la chiesa non si pronuncia neppure sulla tortura. La chiesa ti dice che non si possono trattare in modo indegno gli esseri umani in un sinodo di 200 anni fa, e ti dice che gli esseri umani che adorano le tenebre e che rifiutano ogni pentimento non sono da considerare umani in un sinodo di 100 anni fa. Tutto il resto è arbitrario, interpretato da uomini probi o improbi a seconda dei casi, preparati o superficiali a seconda dei casi, liberi di fare come vogliono o costretti a mediare con poteri più forti di loro a seconda dei casi.

La "legislazione morale" della Chiesa della Luce tradotta sul piano pratico è spesso frutto di inevitabili compromessi, così com'è stato per la "nostra" Chiesa medioevale: la differenza è che premesse diverse hanno portato a un esito diverso. Allo stesso modo la zona "grigia" che vedi tu io la vedo nella chiesa odierna: in molti, pur trovandosi d'accordo sulla certezza dell'esistenza di Dio, discutono animatamente su "major topic" come l'eugenetica, la pena di morte, la contraccezione, il sacerdozio alle donne e così via: d'altronde, la certezza dell'esistenza di Dio non si traduce automaticamente nella certezza della corretta interpretazione del suo messaggio. Ben vengano i sacerdoti che la pensano diversamente su questi grandi temi, è il motivo per cui i Sinodi e i Concilii hanno senso. Ben venga anche chi, come dici tu, dimentica la moderazione e giustifica le peggiori aberrazioni citando in modo conveniente passi e scritture, così come l'inquisitore "onesto" che si trova costretto a prendere decisioni difficili. A mio avviso non ci vuole certo un teologo per capire chi sta agendo secondo coscienza e chi no, nè l'ambientazione lo rende in alcun modo difficile o oscuro.
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