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Steli spezzati, fiori recisi

[oggetto]
oggetto
Tipo:
documento
Reperibilità:
non comune
Valore:
sconosciuto
Steli spezzati, fiori recisi - Immagine 1Raccolta di epigrammi, composta dal funzionario di corte Andronìkos Laetus durante il regno dell'Imperatore Ioudianos (230-267 P.F.).
Poco si sa dell'autore, ma egli appare senza dubbio come un poeta prezioso e raffinato, capace di rielaborare in forme audaci e scherzose autorevoli modelli letterari del grande passato turniano e pre-turniano.
Colpiscono nell'opera la licenziosità dei temi, la libertà espressiva, talvolta l'inopinato acume del "fulmen in clausula"; caratteristiche che, insieme al notevolissimo sostrato culturale, le hanno garantito un immediato e poi duraturo successo, sostenuto senz'altro dall'apprezzamento da sempre riconosciuto al genere epigrammatico nell'alta società deliota.
Naturalmente la raccolta non ha incontrato il favore dell'ambiente religioso ed ecclesiastico né si è mai trattato di una lettura raccomandata nei monasteri o per l'educazione dei giovani. Tuttavia, a causa del suo indubbio valore letterario, ne è stata sempre tollerata la circolazione negli ambiti ristretti dei nobili e degli intellettuali, con la giustificazione (o con il pretesto?) che gli "intelligenti" avrebbero saputo riconoscere il carattere di innocente gioco erudito che si nascondeva sotto i contenuti erotici.
Ancora oggi è possibile rintracciare in molte biblioteche private del Continente copie, pure di pregio dal punto di vista editoriale, della raccolta di Andronìkos Laetus. Nel corso dei decenni infatti sono state approntate persino varie traduzioni in greyhavenese e l'opera ha conosciuto una qualche fortuna non solo nei territori dell'Impero ma anche oltre le Allston.

Il titolo

Il titolo della raccolta appare piuttosto misterioso e l'autore non ne ha offerto una chiara interpretazione nei suoi componimenti. Secondo alcuni dovrebbe riferirsi alla presenza (piuttosto significativa) del tema floreale in molti degli epigrammi. Secondo altri alluderebbe alla natura antologica (fiori recisi e raccolti) dell'opera, che riunirebbe i migliori versi del poeta e forse anche di altri autori più antichi non nominati. Secondo altri ancora vorrebbe insinuare nel lettore la percezione di caducità e di vacuità che sempre accompagna la riflessione sull'eros e sull'amore (quest'ultima è un'interpretazione accolta generalmente dai lettori più costumati che vogliono così giustificare l'apprezzamento di tematiche tanto licenziose). Infine, secondo certi critici, vorrebbe richiamare allusivamente, attraverso la celebrazione del desiderio erotico, il tema della morte e rappresentare un'ambigua esaltazione della consunzione e dello sfinimento (interpretazione in voga invece presso certi ambienti ecclesiastici rigoristi che vorrebbero condannare senz'appello una simile letteratura).

Nota

Sven, uno dei membri della Campagna di Uryen, è entrato in contatto con una copia di "Steli spezzati, fiori recisi", tradotta in greyhavenese, nel corso dell'avventura La Rocca di Cristallo. Essa era presente infatti nella biblioteca del discusso sacerdote di Millsdorf Elija Pike. Tuttavia l'audace ma poco istruito guerriero di Gulas ha presto dovuto scontrarsi con l'oggettiva difficoltà del testo (anche nella più fluida e semplificata versione greyhavenese) e ha compreso la necessità di un aiuto "dotto", purtroppo difficile da procurarsi nel Corno del Tramonto, per l'esegesi di molti epigrammi.

Alcuni epigrammi della raccolta


Cinque talenti dà un tizio a una tizia per una volta sola:
così, tremante, la pènetra, neppure poi tanto bella.
Cinque dracme a Lisianassa io do e in più ne pènetro una migliore,
tutto alla luce del sole. O davvero proprio son folle
o a quello con la scure tagliar si dovrebbe il doppio coglione.

Troppo amavo la giovanissima Alcippe
ed un giorno, persuasa, in segreto sul letto
la tenni. Il cuore a entrambi guizzava nel petto:
che il nascosto immenso desiderio, giunto
lì, uno vedesse. Ma la ciarla di lei
non sfuggì alla madre, che, data un'occhiata,
subito esclamò: "Figlia mia, un po' a testa!"

Primule intreccerò, intreccerò il molle
narciso con i mirti, ilari gigli
intreccerò e dolce croco; giacinto
purpureo intreccerò,intreccerò rose
amanti dell'amore, perché sparga
di fiori sulle tempie una corona
la riccia chioma ad Eliodora, tenue
morbida ciocca improfumata.

Lèvati questa veste a rete,
Lisìdice maliziosetta,
che apposta ancheggi nell'andare;
il peplo lieve non ti cinge
tutt'intorno con le sue pieghe:
la tua parte nuda si vede
e non si vede. Se ti appare
cosa graziosa, col bisso
fine ricopro parimenti
anch'io il saldo diritto arnese.


Nota

Si tratta di epigrammi (di Filodemo, Meleagro e Marco Argentario) tratti dal libro V dell'"Antologia Palatina", con traduzione libera e originale.

Curiosità

Questo libro viene regalato da Sven a Mira di Ostfold, sirena del Porto di Uryen nella primavera del 517.
Creata il 08/06/2013 da Elmer's pupil (248 voci inserite). Ultima modifica il 02/07/2015.
2900 visite dal 08/06/2013, 20:53 (ultima visita il 27/03/2024, 06:57) - ID univoco: 3032 [copia negli appunti]
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