Per certi aspetti mi ricorda Lord Dillon, e sul suo volto di uomo di mezza età riconosco gli stessi segni, senza dubbio tracciati da anni di dolorose preoccupazioni, che solcavano la fronte del mio defunto padre putatitvo.
Sospetto che il vecchio Graham non approverebbe l'orientamento dei miei nuovi studi. Avrebbe di certo preferito un ritorno alla ricerca ortodossa, un approfondimento delle dottrine della Magia Naturale a cui per talento e inclinazione mi sono sempre sottratto, e che lui non volle impormi. Ed eccomi qui, a trascorrere le fredde notti invernali discettando di Universali, quelle leggi di Principio e Termine a cui ogni mondo è soggiogato e che i Negromanti possono impugnare come certi azzeccagarbugli fanno con gli editti ducali.
C'è da perdere la ragione... ho enorme difficoltà a cogliere il senso dei ragionamenti che Luran mi propone, così irti di inconcepibili sottigliezze, di costruzioni che mi appaiono irrimediabilmente contraddittorie, e che lui snocciola con sinistra disinvoltura. Credo che mi ritenga un imbecille.
Ah, ma è consolante vedere quanto è goffo e ingenuo, il Negromante, quando tenta di figurarsi le Porte dell'Oltremondo, e come si affanna! Non riesce a cogliere la fondamentale verità dell'Evocazione, ovvero che non v'è corpo in questo mondo che non sia una Porta pronta a dischiudere le meraviglie del Ciò-che-qui-non-è. Eppure è evidente, ero poco più che un infante quando l'ho capito, ascoltando i sussurri della fiamma crepitante nella casupola di Caen e intravedendo l'oceano di Possibilità che si agitava inquieto oltre la sua danza incessante. Luran invece sembra sordo e cieco, perduto com'è nella prigione dei suoi sillogismi.
