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Il fondo del barile
Gil-Palantir
 
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Scritto il 03/10/2021 · 35 di 36 (mostra altri)
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20 dicembre 517
Domenica 3 Ottobre 2021

Una vita fa



Entrare in un'erboristeria è diventata una sorta di esperienza mistica: migliaia di odori che non riconosco saturano l'aria, alternandosi e sovrapponendosi nell'attirare l'attenzione dei miei sensi. Mi ricordo quando, una vita fa, accompagnavo mio padre in tante botteghe simili a questa. Gli odori erano gli stessi, ma all'epoca non avevo modo di apprezzarne le singole capacità espressive: si limitavano a mescolarsi in una sorta di miasma dolciastro. A quel tempo la mia malattia aveva appena cominciato a manifestarsi: ricordo le suppliche di mio padre affinché l'arcigno erborista ci vendesse a buon prezzo balsami e lenitivi che puntualmente si rivelavano utili solo a prosciugare i suoi risparmi, non certo il liquido che tormentava i miei polmoni.

Qui allo Stelo di Grandiflora l'erborista è una donna, ma ugualmente arcigna: nei miei confronti, almeno. Non perde tempo a chiederci cosa vogliamo, sa fin troppo bene perché abbiamo deciso di rovinarle la giornata con un'altra visita non annunciata.

Myrna Volkov - Immagine 2

"Chi non muore si rivede", si limita a dirci col sarcasmo che la contraddistingue, puntandoci addosso il consueto sguardo protettivo da sorella maggiore che non ha paura di niente: neppure di due innalzati di Ghaan.

"Anche a me fa piacere rivederti, Myrna". E' la verità: non ho niente contro di lei, anzi comprendo il suo disagio: al posto suo mi comporterei allo stesso modo.

Lei si limita ad annuire. Khzar accenna un saluto sollevando la mano. Poi il ballatoio sopra di noi si ravviva di passi familiari e sento il cuore battermi nel petto come non faceva da mesi. Punto gli occhi sulle scale, in attesa di vederla scendere.

Ireena Volkov - Immagine

Accidenti quanto è cresciuta: sembra alta il doppio dell'ultima volta. Quanto tempo è passato? Sicuramente troppo. Spalanco le braccia un attimo prima che mi salti addosso e la stringo forte. "Ayza! Finalmente! Mi sei mancata: ho pregato tantissimo...". Piccola mia, non hai idea quanto mi sia mancata tu.

"Passerai la Rinascita con noi, vero? Così potrai raccontarmi tutte le tue ultime avventure!"

Myrna ci osserva in silenzio, combattuta come sempre quando è costretta ad assistere alle nostre effusioni: è evidente che questa situazione le pesa. Più volte mi sono chiesta cosa sono per lei: una mostruosità a cui non ha voluto negare il suo aiuto? Una spina nel fianco della sua famiglia? Un motivo di sofferenza per Ireena nello sventurato (o magari auspicabile) giorno in cui inevitabilmente morirò?

Certo non sua cugina. Non più, almeno.

"Dobbiamo parlare, Ayza", mormora con espressione grave. Lontano dalle orecchie di Ireena, aggiunge con gli occhi, facendo un cenno verso il piano di sopra.

Annuisco. "Lasciami solo qualche minuto, prima". Non voglio interrompere questo abbraccio: ogni battito del cuore di Ireena mi restituisce un pò del sollievo che gli ultimi mesi mi hanno strappato via. Chiudo gli occhi e mi concentro unicamente sulla regolarità di quel ritmo, cacciando via ogni altro pensiero.

Il battito della vita, così lo chiamava Manuel. Più forte, autentico e motivante di qualsiasi sostanza. E' a questo che devo tendere, sempre e comunque. E' questa la sensazione a cui anelare, a cui per nulla al mondo voglio rinunciare. La vita. La dolcezza. La comprensione. L'umanità. Ireena.

"Ascoltami bene, Ayza: tu non hai bisogno di questa merda. Lo sai, invece, di cosa hai bisogno? Di qualcuno che ti accetti per quello che sei. Che sia pronto ad amarti e a rispettarti e contento quando torni sana e salva. Che sappia aspettarti per tutto il tempo che occorre. Può essere un parente, un amante, un amico... persino un animale. Ma dobbiamo trovarlo, d'accordo? Perché sarà quella persona a fornirti l'appiglio a cui dovrai aggrapparti per restare in vita".

Ricordo quando mi dicesti tutte queste cose e io risposi che avevo già scelto: che volevo te. Ma non potevi accettarla, questa risposta: eri troppo impegnato, troppo egoista, troppo vigliacco per essere tu il mio appiglio. O forse sapevi già che saresti morto prima di me. Bella fregatura che mi hai dato, Manuel: era quasi meglio tenersi i polmoni scassati.

Trost

I pochi giorni che trascorro a Trost riescono a farmi dimenticare l'orrore degli eventi avvenuti a Caaron: l'attacco dei risvegliati, l'eruzione del vulcano, la morte di Manuel e di quasi tutti i nostri compagni. La versione che io e Khzar raccontiamo a Ireena, di gran lunga più avventurosa e meno cruenta di quanto accaduto, aiuta molto anche me. Non riusciamo tuttavia a nasconderle del tutto l'amara consapevolezza che l'epilogo sia stato molto diverso da come avremmo voluto: il prezzo più alto di questa stupida e insulsa guerra continua ad essere pagato dagli strumenti incolpevoli di comandanti sempre più spietati. Eppure sono stati proprio quei sacrifici, oltre alla morte di Manuel, a fornirci un'occasione irripetibile per mettere fine a tutto questo.

Anche Ireena non vede l'ora di raccontarmi le sue avventure. Apprendiamo così, non senza un certo stupore, di aver interagito con le medesime persone: la pristina della Mantide e i suoi compagni di Uryen.

Myrna ascolta la maggior parte delle nostre conversazioni. Lei non conosce i dettagli del piano, ma ha capito da tempo da che parte stiamo e cosa vogliamo fare: è il motivo principale per cui non ha impedito a Ireena di diventare il mio appiglio, evitandomi di ricorrere eccessivamente alla Garmonbozia e dunque salvandomi da morte certa. Per questo le sarò per sempre debitrice e farò tutto quanto in mio potere per proteggere lei e sua sorella.

[...]

"Non l'hai protetta, invece", esordisce Myrna con un sospiro dopo essersi chiusa la porta alle spalle. La sua camera è meno spoglia dell'ultima volta: all'epoca c'era un letto solo, adesso ce ne sono due. L'odore di Ireena è ovunque: dormono insieme, ora. Perché?

Poi inizia con il suo racconto, che mi colpisce come una sassata in pieno viso. Scopro così che non sono stata l'unica a raccontare una versione più avventurosa e meno cruenta delle mie (dis)avventure... E vengo a conoscenza di tutti gli eventi accaduti a Trost lo scorso ottobre: il piano dei soldati di Uryen per entrare nel Nosocomio e liberare un sacerdote in punto di morte; la generosa offerta di Myrna di aiutarli; la missione di Ireena e della pristina della Mantide e il sacrificio di entrambe in quellla lurida stanza del Nosocomio. E l'insostenibile peso della mia assenza, che ha permesso a un simile scempio di avere luogo.

Hans Vale - Immagine 1

Sento il sangue nero di Kraalor scorrermi violento nelle vene: non posso permettere a quel verme innominabile di vivere un solo giorno in più. Ogni suo respiro è una bestemmia nei confronti di tutto ciò che c'è di puro, un'aberrazione che deve cessare; non posso...

"Non puoi farlo", mi dice Myrna. La mia faccia è un libro aperto, o per meglio dire una sentenza. "Non puoi farlo", continua, "perché faresti saltare tutto quello per cui avete... e abbiamo... lavorato".

Scuoto la testa: ha ragione, ovviamente, ma in questo momento non voglio sentire ragioni. "Puoi dire quello che ti pare, ma io non me ne andrò da questa città senza prima averlo ucciso".

"Lo farai, invece".

"Perché?"

"Perché me lo devi".

La ascolto mentre parla: il suo cuore non perde un colpo, a differenza del mio. E' di sua sorella che stiamo parlando: il bene che le vuole è incalcolabile, eppure, persino nel ricordo di quello che le hanno fatto... di quello che quel mostro le ha fatto... riesce a tenere a freno l'emotività molto meglio di me. Il suo è un discorso sofferto ma razionale: la logica ineffabile di chi non cerca l'appagamento immediato della vendetta personale ma una giustizia condivisa, profonda e duratura.

"Ascoltami bene, Ayza: quando uscirete da quella porta, tu e il tuo compagno farete quello che va fatto... A Ghaan, non qui. E' un altro il lestofante che dovete togliere di mezzo. Siamo intese?".

Annuisco. E contiinuo ad annuire anche dopo, quando mi dice che Ireena ha accettato di compiere quell'operazione di sua spontanea volontà e consapevole dei rischi: e quando mi dice, mentendo spudoratamente, che lei ha compreso ed approvato quella scelta. Che siamo tutti soldati in questa battaglia, pur con un diverso modo di combattere.

Ho tanto da imparare da questa bottega: e rimpiango quei giorni di una vita fa, quando potevo sentire soltanto quella fragranza dolciastra e rassicurante, senza riuscire a distinguere i tanti aromi più o meno disgustosi che servivano a comporla. Ma poi si diventa grandi, e non c'è esercito che riesca più a nascondere il sangue e il sudore di ciascuno dei propri soldati.

[...]

Non mi resta che congedarmi. Myrna mi apre la porta: poi, mentre passo, mi abbraccia all'improvviso.

"Abbi cura di te".

La stringo: in questo momento, complice la stanza, ha praticamente lo stesso odore di Ireena.

"Lei dorme, vero?" Domanda inutile. Posso sentire il suo respiro da qui: si è addormentata di sotto, cullata dalle note della viella di Khzar. Le chiedo di poterla vedere un'ultima volta e lei me lo concede: senza svegliarla, così da risparmiare a entrambe un saluto inutilmente doloroso.

"Abbi cura di te", mi ripete.

"Tornerò", mi viene da risponderle. Poi penso che forse, dopo tutto, è l'ultimo augurio che vorrebbe sentirmi dire. "Ma non prima di aver fatto ciò che va fatto", aggiungo.

Khzar è sulla porta ad aspettarmi. La nostra marcia verso le mura della città è accompagnata dai primi fiocchi di neve.

Stelo di Grandiflora - Immagine

"Pensavo che avremmo passato la Rinascita a Trost", mi dice senza nascondere una punta di rammarico.

Scuoto la testa. "Quella è una delle poche famiglie che dedica Yule alle divinità anziché al cibo o al Signore dei Ladri: non abbiamo il diritto di rovinare la loro celebrazione con il nostro sangue guasto".

Khzar annuisce: "In Absentia", chiosa poi con tono solenne.

"Sembri un coglione quando lo dici, sai?"

Khzar alza le spalle: "Hai ragione: eppure quando lo diceva Manuel sembrava un modo di dire fantastico, no?"

"Già".

"Prova a dirlo tu: magari suona meglio...".

"Non ci penso nemmeno!"

Quando raggiungiamo le mura le prime luci dell'alba squarciano la notte di fronte a noi, disegnando in lontananza il profilo familiare dell'Angelo di Pietra. Le guardie di Trost si mettono sull'attenti: spero che conserveranno la stessa deferenza anche quando, tra qualche settimana, tornerò ad ammazzare il Camerlengo: sarà mia cura donargli una morte adeguata alle bizzarre e stravaganti usanze della città in cui vive.



Ayza Reich - Immagine 2
scritto da Ayza Reich , 06:43 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 03/10/2021 · 35 di 36 (mostra altri)
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