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Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
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Scritto il 20/04/2007 · 38 di 91 (mostra altri)
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13 maggio 517
Venerdì 20 Aprile 2007

Il matrimonio di Ryan (seconda parte)

Per quanto riguardava la giostra, le regole adottate dagli araldi d'arme erano rispettose dei dettami della Chiesa in misura analoga a quanto da sempre avveniva al grande palio di Krandamer; per fortuna, Ryan e mio padre avevano spinto per l'esclusione i giochi che, relativamente al palio delle Gilde e dei Clan, erano da sempre bersaglio di numerosi interventi di vescovi e cardinali volti a limitarne i pericoli: non era dunque previsto il torneo alla spada, nè alcuna battaglia o battagliola. Oltre alla giostra erano previste una competizione di tiro con l'arco, una corsa dei cavalli e una variante della quintana.

Al termine della prima giornata di torneo, l'esito degli scontri consentiva di stilare una prima, provvisoria classifica (limitandomi ai nomi più rappresentativi):

Sir Georg Poe, cavaliere di Amer, con 24 lance e 8 vittorie
Lady Joanne Chirac, cavaliere di Amer, con 21 lance e 7 vittorie
Sir Steven DeRavin, cavaliere di Anthien, con 17 lance e 5 vittorie
Lord Peter Gremaud di Chalard, con 16 lance e 5 vittorie
Lady Jen Akhnal, cavaliere di Beid, con 16 lance e 5 vittorie
Sir Zaki Yetvart, cavaliere di Keib, con 16 lance e 4 vittorie
Sir Leon Perrineau, cavaliere di Anthien, con 16 lance e 4 vittorie
Lord Jerome Kenson, Colonnello di Beid, con 15 lance e 4 vittorie
Sir Al Fennec, cavaliere di Amer, con 15 lance e 3 vittorie
Lord Konon Desyenne di Amer, con 14 lance e 3 vittorie
Lord Ryan Kenson di Beid, con 13 lance e 3 vittorie
Sir Malaki Akhnal, cavaliere di Beid, con 13 lance e 3 vittorie
Sir Albert Von Trier, colonnello di Verriere, con 11 lance e 2 vittorie
Lord Zadig, fratello minore di lord Krikor, delle montagne orientali, con 9 lance e 2 vittorie
Lord Baldur Ripley di Verriere, con 8 lance e 1 vittoria
Sir Olivier Elliott, cavaliere di Amer, con 7 lance e 1 vittoria
Lord Hrant, barone della Piana del Vento, con 5 lance e 1 vittoria
Sir Rosdom Khachi, cavaliere di Keib, con 6 lance e 0 vittorie
Lord Krikor, delle montagne orientali, con 5 lance e 0 vittorie

Sir Georg Poe di Amer fu il protagonista assoluto di quella prima giornata di torneo, riuscendo a vincere tutti gli scontri: al termine di tutte le tenzoni, ricevette dal conte di Verriere il titolo di campione della giornata. Il prestigio della città dei cento torrenti fu ulteriormente impreziosito dalla splendida prova di Lady Joanne, che sconfisse tutti i suoi avversari con la sola eccezione di sir Steve DeRavin, che riuscì a disarcionarla con una mossa velocissima giudicata corretta dagli araldi d'arme e che lasciò tutti a bocca aperta, sulla quale io e Yera ci ripromettemmo di indagare. La marca di Beid veniva rappresentata al meglio da Jen, autrice di una splendida prova contro alcuni degli avversari più forti del torneo. Lo scontro più bello in assoluto fu comunque quello che vide Peter Grimaud di Chalard opporsi a Sir Zaki Yetvart di Keib: il giovane, colpito sull'elmo al primo scontro, riuscì a recuperare l'enorme svantaggio spezzando le successive due lance sul torace dell'avversario: venne dunque disputato lo scontro finale dove entrambi riuscirono a spezzare, portando il risultato sul 3 a 3: ebbero diritto così ad un ulteriore scontro, nel corso del quale Peter disarcionò di netto il favorito di Keib per venire poi sommerso dal boato della folla in estasi, con Yera che quasi mi svenne in braccio. Peter vinse anche contro mio fratello il quale si trovava comunque in buona posizione, mantenendo alto l'onore della sua marca: degno di nota il suo scontro con Malaki, il quale lo mandò in vantaggio di due lance per poi abbatterlo impietosamente al terzo scontro, gridando "qui non si fanno regali a nessuno!" in direzione della folla, tra le risate generali.

Al termine degli scontri e della premiazione i cavalieri tornarono nelle loro tende. L'indomani avrebbe portato nuovi emozionanti scontri: Lady Joanne avrebbe affrontato Sir Georg, mentre Jen se la sarebbe dovuta vedere contro Peter Grimaud.

Tutti i cavalieri erano invitati al banchetto che si sarebbe tenuto quella sera stessa a palazzo, ma alcuni di loro decisero di non prendervi parte. Malaki e Jen scelsero di non venire per mantenere alta la concentrazione, e anche i due cavalieri di Keib scelsero di sfruttare la facoltà che era loro concessa di declinare il gentile invito. Con grande sorpresa e meraviglia di tutti, non venne neppure il campione del giorno: la versione ufficiale fu che preferiva non distrarsi e conservare le energie sottraendosi all'ennesimo banchetto, ma a quanto pare il motivo della sua scelta era da ricondurre alla delegazione nanica giunta da Nair-Al-Zaurak. A quanto sembrava, le argomentazioni di Yera erano esatte: il tempo non aveva mitigato il rancore nell'animo del cavaliere, così come non aveva cancellato dal suo volto i segni di quella tragica vicenda.

Al banchetto Yera fece il possibile per vincere la mia volontà a mantenere un profilo tranquillo: "non ce ne andremo prima di aver parlato almeno una volta con TUTTI i cavalieri!", mi disse con un tono che non ammetteva repliche. In ogni caso, la sua era una raccomandazione inutile: mio padre era presente, e non lo avrei mai messo in imbarazzo dimostrandomi scortese con i suoi ospiti. Inoltre, tanto il banchetto quanto il ballo che seguì pullulavano di gente molto più interessante di me.

L'ospite d'onore della serata, oltre che protagonista assoluto, era senza dubbio Lord Konon Desyenne: il cugino del Duca diede prova tanto della sua grande personalità quanto dei sani e robusti appetiti, tenendo lungamente banco prima al tavolo di mio padre e del Conte e, in seguito, sulla pista da ballo, dove non c'era dama che non fosse disposta a fare la fila pur di danzare con lui. Da parte mia, io ebbi un bel da fare a evitare i calci che Yera cercava di menarmi da sotto il tavolo ogni volta che qualcuno (a detta sua) posava lo sguardo su di noi. Era incredibile quanto fosse migliore di me a ricordare facce e nomi di tutta quella gente: conosceva non soltanto i cavalieri ma anche gli scudieri, i soldati, le guardie e persino parte degli attendenti e della servitù. In ogni caso, la presenza in sala della bellissima Lady Joanne dirottava la gran parte delle attenzioni, e a ragione: lo straordinario risultato conseguito una manciata ore prima aveva dissipato ogni diceria sulla sua presunta carriera lampo all'interno della guardia di Palazzo di Amer, dimostrando il suo indiscutibile valore di combattente. "E' una vera fortuna che sir Thomas non sia presente", sentenziò Yera: "quella sciacquetta potrebbe mettersi in testa chissà cosa!". In realtà, Lady Joanne sembrava la sorella maggiore di Jen: la sua avvenenza era di certo più evidente, cionostante non riscontravo in lei alcun comportamento aristocratico o altezzoso. Sembrava una ragazza davvero interessante, magari avrei avuto modo di parlarle più avanti.

Prima dei balli ebbi modo di conversare piacevolmente con Lord Baldur: a un certo punto, io e Yera fummo avvicinate dai due cavalieri di Anthien. A dire il vero, sospetto che fu proprio la mia ancella a orchestrare quell'incontro, con l'evidente intenzione di perdersi in una intensa conversazione con sir Leon; da parte mia, mi trovai davanti sir Steven DeRavin, con il quale scambiai di buon grado qualche parola: il cavaliere mi parlò di vini e di luoghi esotici, mettendo a dura prova le mie conoscenze agricole e geografiche, e sembrò quasi sorpreso quando gli chiesi delucidazioni sulla mossa con cui era riuscito a sconfiggere Lady Joanne. Mi spiegò che si trattava della "presa del lancillotto", un espediente che sfruttava a proprio vantaggio il punto di forza dell'avversario esercitando una pressione dello scudo sul braccio capace di far perdere tanto la presa sulle redini quanto l'equilibrio. Purtroppo commisi l'errore di dirgli che non avevo capito, dando il via a una catena di eventi che fortunatamente non portarono alcuna conseguenza: in risposta alla mia richiesta di spiegazioni, sir Steven decise di darmi una dimostrazione pratica. Prima che potessi accorgermene il suo braccio premette contro il mio, imprigionandolo contro il fianco; la velocità della sua azione non mi permise di reagire: la mia mano si aprì, facendomi cadere il bicchiere. Per bilanciarmi mi chinai all'indietro, consentendogli di continuare il movimento e di sorreggermi con l'altro braccio, come in un ballo, mentre con l'altra mano, velocissimo, recuperò il bicchiere rimasto come sospeso in aria.

Yera applaudì estasiata, subito seguita da altri che avevano notato la scena. Tra essi c'era però anche Lord Hrant della piana del vento, che non aveva alcuna intenzione di battere le mani: con due rapidi passi intervenne in direzione di sir Steven che si affrettò a posare in terra il mio bicchiere, del quale non aveva versato neanche una goccia.

"Da dove venite, sir?" Domandò Lord Hrant, dopo essersi assicurato che stavo bene.

"Anthien è la mia patria, myLord", rispose pacatamente sir Steven.

"Dev'essere un posto interessante: ditemi, vi insegnano anche a ricevere le spallate o si limitano a istruirvi su come darle alle vostre dame?".

"Sarò lieto di scusarmi con Lady Solice", rispose sir Steven, "qualora avesse reputato inappropriata la mia dimostrazione. Ma, perdonatemi, in che modo questo potrebbe destare il vostro interesse? L'unico bicchiere che vi compete lo avete in mano: vuoto, ma al suo posto".

Lord Hrant non la prese bene: il suo sguardo sembrava davvero molto minaccioso.

Decisi di intervenire in fretta. Mossi velocemente un passo verso i due, intervenendo prima che la discussione avesse modo di continuare. "Sir Steven, vi pregherei di osservare un comportamento più rispettoso. Prima mi avete chiesto dei vini della mia terra: ebbene, parte del vino che avrete il piacere di bere nel corso di questa festa proviene dalle cantine di Lord Hrant. Lui è onorato di avervi come ospite, e noi tutti ci aspettiamo che l'onore sia reciproco".

Sir Steven mi guardò, sorpreso dalle mie parole. Un istante dopo si scusò tanto con me quanto con Lord Hrant, che annuì, mi sorrise e tornò sui suoi passi, evidentemente soddisfatto.

"Le vostre parole mi hanno colpito", mi disse sir Steven. "Normalmente combatto per me stesso, ma mi sento in dovere di riparare all'imbarazzo che vi ho provocato. E' per questo che non posso esimermi dal chiedervi se avete già dato a qualcuno il privilegio di poter combattere in vostro onore".

Sapevo di questa usanza, particolarmente in voga a Krandamer ma di fatto presente in ogni torneo, secondo cui un cavaliere dedicava le proprie vittorie a una dama che, in caso di vittoria, diventava la Regina del Torneo. Scossi la testa con decisione: "vi ringrazio, ma non è davvero quello che voglio. Non chiedo altro onore che quello di assistere alla giostra: ho dei doveri che mi tolgono ogni interesse diverso dal prendervi parte come spettatrice".

Sir Steven annuì, senza insistere ulteriormente. "E sia", disse. "In ogni caso, nel caso in cui dovessi vincere spero non vorrete negarmi la possibilità di potervi nominare. Le possibilità non sono alte, ma questa sarà per me una motivazione forte".

Scossi la testa nuovamente, ma questa volta sir Steven fece in modo di evitare il rifiuto: in un attimo era scomparso, come risucchiato dal ballo che nel frattempo era incominciato. Non feci neppure in tempo a voltarmi che Yera mi venne quasi addosso, passando a meno di un millimetro dal bicchiere rimasto in terra, che subito mi chinai a raccogliere.

"Lady Solice!" mi disse. "Ho visto tutto! E' stato tutto cosi' romantico come sembrava da lontano?"

Scossi la testa, per la terza volta in pochi istanti. "E' stato inopportuno" risposi, sorridendo. "Se non altro, ora so come sir Steven ha disarcionato Lady Joanne": scoppiammo a ridere, poi ci raccontammo un pò di cose: io finii a malapena il mio primo bicchiere di vino, mentre lei ne buttò giù tre o quattro. Capii che avrei fatto meglio a tenerla d'occhio: Yera era una ragazza in gamba e non avrebbe fatto niente di stupido, ma c'era pur sempre un sacco gente intenzionata a divertirsi e la maggior parte di loro non li conoscevamo neppure.

Nel corso della serata venni presentata alla delegazione nanica di Nair-Al-Zaurak: il mio interlocutore, Knel, fu lieto di rispondere a molte delle mie domande che avevo maturato a seguito del viaggio all'interno del Miestwode: apprese con interesse il mio interesse per la lingua dei figli di Krynn e, quando ci salutammo, mi promise che avrebbe avuto cura di aiutarmi ad affinare le mie capacità.

ballai con Lord Zadig delle montagne orientali e poi con Lord Baldur, come promesso durante il banchetto. Subito dopo fui raggiunta da mio fratello, che mi chiese di ballare inchinandosi e prendendomi la mano, un gesto che quasi mi commosse. "Lo so che lo fai per me e di questo ti ringrazio, ma so anche che non puoi mentire ed è per questo che te lo chiedo: ti stai divertendo?", mi disse, sorridendo, mentre mi conduceva lungo la pista: con sua grande gioia, fui felice di potergli rispondere di si senza timore di infrangere alcun voto.

"Ragazzo, tu reclami troppe fanciulle in questi giorni", disse qualcuno alle spalle di Ryan quando il nostro ballo volgeva ormai al termine. "E spetta ai vecchi come me il compito di raddrizzarti: quindi, vola dalla tua dama!" Era la voce dell'instancabile Lord Konon, al quale né la giostra né la lauta cena avevano impedito di danzare con la maggior parte delle dame presenti in sala. Ryan mi sorrise, per poi inchinarsi al cospetto del cugino del Duca: "come comandate, vostra Signoria", gli disse tra il serio e il faceto, prima di salutarmi e di tornare verso la sua sposa.

"A dire il vero", mi sussurrò Lord Konon dopo alcuni passi di danza, "temo di essere troppo ubriaco per continuare. Ma non vi disperate", mi disse ridacchiando sotto i baffi, "vi porto da un cavaliere che troverete persino più affascinante di me!". E cosi' dicendo mi condusse da mio padre, che mi accolse tra le sue braccia per quello che fu il più bel ballo in assoluto di tutta la sera.

"Padre", gli dissi a un certo punto, incapace di trattenermi. "Quando... non appena sarà possibile, vi dovrò parlare. E' molto, molto importante: solo gli Dei sanno quanto non vorrei darvi preoccupazioni in questi giorni di gioia, ma..."

"Non preoccuparti", mi disse. "Ho già ricevuto alcune informazioni da Malaki. Avremo modo di parlare, molto presto: ora pensa dare pace ai tuoi pensieri per un istante: in questo momento io ho bisogno di mia figlia e Ryan di sua sorella ancora più che di una Paladina. D'accordo?"

Annuii, nascondendo il volto tra le falde del suo mantello. Pregai gli Dei con tutto il cuore di concedermi il lusso di poter rispettare la volontà di mio padre, e mi augurai che Malaki fosse riuscito a spiegare la situazione nel migliore dei modi nel poco tempo che probabilmente mio padre gli aveva concesso.

Dopo quel ballo, mi allontanai un pò dalle danze in cerca di un pò di tranquillità. La giostra e il banchetto mi avevano reso impossibile osservare la preghiera del vespro, e di certo non era il modo migliore per chiedere la grazia degli Dei. Mi rivolsi dunque al cielo stellato, felice di incontrare lo sguardo pieno e luminoso della Dea della Luna: pregai per mio padre e per Ryan, per la salute di sir Thomas e per i miei amici; pregai per il prigioniero di Valamer, nella speranza che fosse sincero come sembrava; pregai per Abel, implorandolo di darmi la forza di non far sì che questo clima di festa mi distogliesse dai miei impegni; e più di ogni altra cosa, pregai per Rosalie: tra pochi giorni, gli impegni che ero tenuta a rispettare sarebbero finalmente cessati, e allora niente avrebbe potuto impedirmi di gettarmi anima e corpo alla sua ricerca: pregai gli dei di salvarla, di liberarla... o di darmi la forza di poterla riportare a casa.

D'un tratto, mi accorsi di un rumore dietro di me. Mi girai in fretta, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.

"Io... mi dispiace moltissimo", disse con espressione mortificata, vedendomi in lacrime. "Sono desolato, vi avevo visto pregare e volevo chiedervi l'onore di poter pregare insieme a voi". Era Peter Gremaud, il silenzioso cavaliere dall'armatura azzurra, la cui impresa ai danni del nostro cugino sarebbe rimasta impressa per mesi tra i cittadini di Beid e nel cuore di Yera e di chissà quante altre dame.

"Non preoccupatevi", gli risposi. "Non mi avete affatto disturbata. A dire il vero, mi farebbe davvero bene pregare con qualcuno, ammesso che siate ancora di quell'intenzione".

Peter annuì, inginocchiandosi, e io feci lo stesso. Restammo lì in silenzio per alcuni minuti, recitando la nostra preghiera alla Dea della notte e della saggezza.

"Vi siete battuto con onore oggi", gli dissi al termine della preghiera: "la vostra impresa sarà ricordata a lungo".

"Ho soltanto avuto fortuna", si affrettò a dire lui. "Lui era più forte. Se non avesse avuto troppa fretta di vincere non avrebbe commesso errori, e non avrei avuto alcuna possibilità".

Le sue parole mi fecero riflettere. "Troppa fretta, avete detto. Quindi, la vostra impressione è che la sua impazienza lo abbia tradito".

Peter annuì. "Il mio maestro mi ha insegnato che quando si combatte, la fretta di concludere è il peggiore dei nemici. Raramente il colpo migliore è anche il più veloce, perché quella rapidità lo porta spesso ad essere impreciso o troppo facile da evitare: nel corso del mio addestramento ho imparato ad aspettare il momento giusto: grazie a eventi come quello di oggi riesco a capirne pienamente il senso, anche se è una lezione che non si finisce mai di imparare".

Aveva ragione. "Sapete", gli dissi, "anche io ho fatto una scelta simile, in questi giorni: prego gli Dei che la mia decisione venga ricompensata quanto la vostra".

"Pregherò anch'io per voi", mi rispose, senza chiedermi spiegazioni di sorta. "Sono certo che la vostra fede farà sì che questo avvenga".

Parlammo ancora per qualche minuto, per poi salutarci: tornai quindi verso la sala da ballo, nella speranza di recuperare Yera e di poterla convincere che la festa era finita. Ero quasi arrivata, quando mi accorsi che da quelle parti, vicina alla tavolata delle pietanze ormai semideserta, si trovava Lady Joanne Chirac. I suoi corteggiatori dovevano aver desistito lasciandola libera, e ora stava studiando lentamente i vari commensali, forse soppesandoli in vista degli scontri dell'indomani. Le andai vicino, con l'intenzione di complimentarmi per gli scontri della giornata.

"Ha fregato anche voi", mi disse, prendendomi d'anticipo.

"C...come?" risposi, un po' interdetta.

"Il tipo, là... Steven. Ho visto prima... stessa mossa".

Annuii. "Ma tu hai più lance, no? Non dovrebbe essere un problema...".

"Vedo che vi importa", mi disse, sorridendo. "Farete il tifo per lui, domani?"

"Non lo so", risposi. "Non credo".

"E' un bel tipo" mi disse, dopo un pò. "Molto determinato. Quando mi ha battuta sono andata a stringergli la mano e abbiamo scambiato due parole".

"Cosa vi siete detti?" chiesi, incuriosita.

"Gli ho detto di non aver gradito quella mossa, e che qualora avessi vinto il torneo sarebbe tornato a piedi a Anthien". Faceva riferimento alla regola in vigore al grande palio, secondo la quale, se ricordavo bene, il vincitore della giostra aveva il diritto reclamare il cavallo di uno degli altri sfidanti.

"Siete stata molto aggressiva. E lui?" le chiesi di rimando.

"Lui mi ha detto", continuò Lady Joanne, "che ero molto brava, ma troppo sicura di me. Poi ha aggiunto che secondo la regola del grande palio, il vincitore può reclamare soltanto i cavalli degli sfidanti sconfitti in tenzone diretta: in altre parole, se anche io avessi vinto non sarebbe tornato a casa a piedi. Ha anche tenuto a precisare che non dovevo preoccuparmi: anche se avesse vinto lui, io sarei comunque tornata ad Amer sul mio cavallo".

"E' stato corretto", ebbi cura di osservare, un pò divertita.

"Forse si", disse. "E' un tipo interessante, senza dubbio"

Restai qualche minuto a parlare con Lady Joanne, poi mi ricordai che dovevo recuperare Yera. Con mio disappunto la trovai in una conversazione non del tutto discreta con sir Leon. Quando mi vide, si affrettò a liberarsi del suo interlocutore e mi raggiunse.

"Lady Solice!" mi disse. "Credo di aver bevuto un pò troppo... che ore sono?"

"Tardi", dissi guardandola. Nononostante non fosse sbronza, per lei era decisamente ora di dormire. "Stai bene?" le dissi.

"Si... tutto a posto", mi disse. "Siete arrabbiata? Stavamo solo parlando..."

"Lo so, non preoccuparti", le risposi. "Ora però andiamo a riposare. Domani ci aspetta una giornata lunga e bellissima".

Lentamente, la accompagnai verso l'interno, in direzione del lungo corridoio che ci avrebbe condotto alle scale e poi alle nostre stanze.

(continua)
scritto da Solice , 03:25 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 20/04/2007 · 38 di 91 (mostra altri)
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