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Le cronache degli eroi che salveranno il mondo
Il soldato che sa scrivere è pregato di aiutare quello che non sa scrivere. Si prega di non riempire la bacheca di messaggi personali o che non siano di pubblica utilità. Non scrivete sugli altri nulla che non vorreste leggere su di voi.
creato il: 23/06/2014
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116829 visite dal 23/06/2014 (ultima visita il 14/12/2024, 08:23)
14 febbraio 518
Domenica 11 Settembre 2022
Tempi duri e piani sicuri
Data: 14 febbraio, ore 06:43
Luogo: Città di Ghaan, contrada delle Cave
POV: Ali Shark
Siamo dentro.
Non sento più le dita dei piedi, ho più sangue incrostato sull'armatura e tra i capelli di quanto me ne sia rimasto in corpo, non ricordo l'ultima volta che ho mangiato e la neve che mi disseta da giorni ha lo stesso odore di Pecorino, il mulo di Jebediah. Ci siamo giocati tutto quello che avevamo e anche molto di più, come quei balordi alla Capasanta che si ostinano a chiamare il piatto anche quando non hanno niente, né in mano né in tasca. E non c'è stata volta in cui queste lande maledette non siano venute a vedere, costringendoci a pagare e indebitarci ancora.
Eppure, nonostante tutto, malgrado questo vento gelido che ci soffia in faccia nell'estremo tentativo di spingerci via da qui, siamo riusciti a entrare. I miei piedi, o ciò che di loro è rimasto dentro agli stivali, stanno calpestando il suolo della città di Ghaan. Manca più di mezz'ora all'alba, ma sono certa che gli edifici silenziosi che fanno da cornice alla nostra sortita sono pieni di gente che non sta dormendo: io di certo non riuscirei a chiudere occhio, se sapessi che la mia città sta per essere cinta d'assedio. Spero solo che a nessuno venga la malsana idea di uscire per strada e incrociare il nostro percorso: stanotte vorrei limitarmi a togliere di mezzo guardie, soldati e stregoni figli di puttana.
In tutta onestà, ammetto che avevo in mente di fare un ingresso diverso: magari non il corteo solenne circondato dalla folla festante e ansiosa di essere liberata auspicato da Yara, ma una bella marcia fatta come si deve lungo la strada principale, cantando a squarciagola e sventolando i nostri stendardi in faccia a questi coglioni, non mi sarebbe spiaciuta affatto. E invece eccoci qua, pochi e privi di insegne, a correre tra i vicoli senza vedere un accidenti, con il sangue delle guardie all'ingresso ancora caldo sulla spada: due innalzati ribelli di Ghaan alla guida dei migliori elementi di Uryen e Greyhaven, nonché gli unici talmente idioti da essersi offerti volontari per questo ultimo, ennesimo, folle piano di merda.
Data: 13 febbraio, ore 20:17
Luogo: Piana di Avener, tenda del quartier generale di Uryen
POV: Garruk Jagger
«Stanotte, domattina al massimo.»
«Non lo so, Marv... Non vedo molte possibilità.»
Barun sbuffa e incrocia le braccia, scuotendo la testa: la risposta di Logan non sembra andargli a genio. Ma se il comandante dell'Operazione Vurdalach ti dice che una sortita all'interno di una città fortificata non si può fare, vuol dire che non si può fare... A meno che tu non abbia una testa dura come quella di Marvin Barun.
«Se non lo prendiamo nelle prossime ore non lo prendiamo più. I ragazzi di Ghaan ci hanno detto che gli serve un pò di tempo per sbaraccare, poi prenderà il largo con tutta la sua merda: non possiamo permetterlo.»
Logan sospira, poi si volta verso di noi. In altri tempi questa riunione l'avrebbero fatta a porte chiuse ma stavolta è diverso, il comandante vuole guardarci in faccia prima di prendere la decisione: ha bisogno di leggere che la voglia di mettere le mani su quel pezzo di merda di Aghvan è più forte del freddo, della fame, della stanchezza che pervade le nostre membra da settimane. E cazzo, che mi venga uno stramaledetto colpo se non lo è.
Logan studia con attenzione i nostri occhi iniettati di sangue e vendetta, quindi torna a rivolgersi a Barun. «Va bene, Marv: facciamo 'sta stronzata. Ma voglio solo volontari, e scelgo io chi viene.»
Barun annuisce: «D'accordo, ma prendi solo da Greyhaven e da Uryen. Degli altri non mi fido, meglio non correre rischi.»
«Neanche della Brigata del Tramonto? Almeno Acab mi farebbe comodo. O quell'altro coglione, Greg Lorne...»
«No.»
Ben detto, Barun: quelli è già tanto che non li abbiamo ammazzati noi.
Logan fa per replicare, poi sospira: «D'accordo.»
Nei minuti successivi il piano prende forma. A ben vedere si tratta di una mossa quasi obbligata, se vogliamo capitalizzare il risultato dei nostri sforzi: l'esercito di Ghaan è stato sconfitto, sia pure a caro prezzo e malgrado le diavolerie di Aghvan. Il signore di Ghaan è stato ucciso dai suoi "ragazzi", come li chiama Barun... i ragazzi di Ghaan: perché non chiamarli innalzati, poi? Non sarà mica diventato un insulto? Vabbè, fatto sta che quei due stronzi ce ne hanno messo di tempo, prima di palesarsi: io e Ali stavamo quasi cominciando a pensare che fosse l'ennesima inculata: amici amici, amici ar cazzo! E invece alla fine sono arrivati, e in men che non si dica ci hanno persino tolto metà del lavoro. Adesso però sta a noi risolvere l'altra metà: quel fottuto stregone non deve vedere la luce della prossima aurora. I "ragazzi di Ghaan" ci aiuteranno a entrare in città, quindi ci accompagneranno nel posto dove Aghvan tiene le sue scorte di piscio demoniaco: ammazzare lui e dare fuoco alla sua merda, questo è quello che dobbiamo fare.
Ma ci sono almeno due problemi, entrambi belli grossi, che rischiano di metterci i bastoni tra le ruote.
Il primo è ciò che rimane dell'esercito di Ghaan, che in questo momento si è presumibilmente rintanato dentro le mura, preparandosi a subire il nostro assedio. Il piano di Barun e Logan punta tutto sul fatto che, considerando la sconfitta che hanno subito, la morte del Signore di Ghaan e il rischio di trovarsi i soldati e le catapulte davanti alle mura nel giro di poche ore, non avranno il tempo di pensare a difendersi dall'incursione di un manipolo di manigoldi. Ed è una scommessa rischiosa, considerando che se invece ci hanno pensato saremo tutti morti in un batter d'occhio.
Il secondo è il cavaliere che ha salvato il culo ad Aghvan l'Invitto.
«Sir Wilson. Così ho sentito chiamarlo da uno dei suoi.» Logan ci spiega per filo e per segno quello che ha visto: quando i "ragazzi di Ghaan" sono spuntati dal nulla per sferrare il loro attacco, Ayza (la femmina) s'è gettata su Lord Estov Ghaan, mentre Kzar (il maschio) ha puntato Aghvan... Ma è stato anticipato da questo sir Wilson, che è riuscito a tenerlo a bada quel tanto che è servito ai suoi compari per mettere in sicurezza lo stregone.
«Non è un combattente come gli altri», continua Logan: «ha una tecnica e una velocità fuori dal comune. Quando lo incontreremo, se saremo noi ad affrontarlo, lasciatelo a me.»
E sia, comandante: mi accontenterò volentieri di spaccare la testa allo stregone.
Data: 14 febbraio, ore 06:32
Luogo: Città di Ghaan, porta Malabranca
POV: Ayza Reich
«Tra poco dovrebbero essere qui: teniamoci pronti.»
Kzar annuisce. «Manca meno di un'ora all'alba», aggiunge osservando il manto di stelle che comincia pian piano a diradarsi. Poi mi guarda: «Come ci si sente ad aver ammazzato un Signore della Guerra?»
Alzo le spalle. «Signori, soldati, preti, contadini... non cambia nulla: è uguale.»
«Uguale nel senso che ti dispiace allo stesso modo?»
«Uguale nel senso che non me ne frega un cazzo.»
In realtà non è vero: immergere la spada nel cuore di quel citrullo, colpevole d'essersi fatto abbindolare da uno stregone al punto di sacrificare un intero popolo, mi ha restituito un'emozione che non provavo da tempo. Mi sono sentita felice. O forse era soltanto soddisfazione, a fronte della consapevolezza che la morte di Manuel è stata provocata dalle insulse velleità di quello stronzo traditore.
Kzar continua a osservarmi, poi torna a guardare le stelle morenti. «Io ho fallito, invece: non è da me.»
«Non hai nulla da rimproverarti: sir Wilson è un osso duro...»
Nessuna risposta.
«Ti ha detto qualcosa, per caso? So che eravate... piuttosto legati.»
Kzar è sempre stato "il preferito" di sir Wilson. Come pure di Manuel, se è per questo. Il migliore della sua generazione, forse - dicono - il migliore dai tempi di Bondred; di sicuro migliore di me. Manuel ci ha spiegato che, come regola generale, i maschi diventano generalmente più forti, ma sono anche molto più instabili e hanno bisogno di cure e attenzioni particolari: le femmine hanno meno potenziale, ma sviluppano sensi migliori, perdono meno il controllo e sopravvivono molto di più. Kzar è un'eccezione, di quelle che capitano una volta ogni cento tentativi: e che forse sarebbe meglio non si verificassero proprio, così da non spingere il fortunato ricercatore a reiterare l'esperimento ancora e ancora.
«Mi ha detto soltanto una cosa.»
«Cosa?»
«Mi ha detto: "che delusione, Kzar".»
«Sfido che lo ha detto: lo stavi per ammazzare...»
Kzar annuisce.
«Non ti sarai mica... trattenuto, vero?»
Kzar scuote la testa.
«A me lo diresti, giusto?»
«Non mi sono trattenuto: è solo che... è molto più forte di quanto pensassi.»
Alzo le spalle. «Ma non è un innalzato. Lo farai fuori la prossima volta.»
«Già.»
«...O preferisci che lo faccia io? A me non è mai stato simp...»
Kzar mi interrompe: «No, me ne occupo io. Tu pensa a togliere di mezzo Aghvan.»
«D'accordo», rispondo alzando le mani: non sia mai che mi intrometta in un duello d'onore tra maschietti.
Uno strascico di stivali proveniente dalla valle, accompagnato da un frastuono metallico e un pungente odore di vestiti lordi di sudore, mi riporta bruscamente alla realtà. «Ci siamo», avviso alzandomi in piedi: «i nostri casinisti sono arrivati».
Kzar si alza a sua volta: «Chi hanno deciso di portare, poi?»
Annuso l'aria: «Logan Treize, Ali Shark, Garruk, e altri tre che non conosc...» E poi, improvvisamente, lo sento.
«Che succede?»
«Non sono sicura. Uno di loro... Ho come l'impressione di... averlo già sentito prima, ma non ricordo chi è».
«Maschio o femmina?».
«Maschio».
Kzar alza le spalle: «Magari sul campo di battaglia... In fondo oggi stavano tutti là».
Scuoto la testa: «No, è una cosa più vecchia». Molto più vecchia. Eppure sono certa di averlo già sentito prima, da qualche parte. Se soltanto la mia memoria funzionasse bene come i miei sensi...
«Va bè dai, chi se ne frega. E invece la pristina della Mantide? Non l'hanno portata?»
«Eh, quella da qui non la sento». Mi sporgo a guardare giù, verso il crinale, finché non la scorgo. «Si, ci sta pure lei».
«Meglio così. Coraggio, Ayza: andiamo a scrivere quest'ultimo atto. Per Manuel».
Lo guardo e annuisco: «Per Manuel».
Luogo: Città di Ghaan, contrada delle Cave
POV: Ali Shark
Siamo dentro.
Non sento più le dita dei piedi, ho più sangue incrostato sull'armatura e tra i capelli di quanto me ne sia rimasto in corpo, non ricordo l'ultima volta che ho mangiato e la neve che mi disseta da giorni ha lo stesso odore di Pecorino, il mulo di Jebediah. Ci siamo giocati tutto quello che avevamo e anche molto di più, come quei balordi alla Capasanta che si ostinano a chiamare il piatto anche quando non hanno niente, né in mano né in tasca. E non c'è stata volta in cui queste lande maledette non siano venute a vedere, costringendoci a pagare e indebitarci ancora.
Eppure, nonostante tutto, malgrado questo vento gelido che ci soffia in faccia nell'estremo tentativo di spingerci via da qui, siamo riusciti a entrare. I miei piedi, o ciò che di loro è rimasto dentro agli stivali, stanno calpestando il suolo della città di Ghaan. Manca più di mezz'ora all'alba, ma sono certa che gli edifici silenziosi che fanno da cornice alla nostra sortita sono pieni di gente che non sta dormendo: io di certo non riuscirei a chiudere occhio, se sapessi che la mia città sta per essere cinta d'assedio. Spero solo che a nessuno venga la malsana idea di uscire per strada e incrociare il nostro percorso: stanotte vorrei limitarmi a togliere di mezzo guardie, soldati e stregoni figli di puttana.
In tutta onestà, ammetto che avevo in mente di fare un ingresso diverso: magari non il corteo solenne circondato dalla folla festante e ansiosa di essere liberata auspicato da Yara, ma una bella marcia fatta come si deve lungo la strada principale, cantando a squarciagola e sventolando i nostri stendardi in faccia a questi coglioni, non mi sarebbe spiaciuta affatto. E invece eccoci qua, pochi e privi di insegne, a correre tra i vicoli senza vedere un accidenti, con il sangue delle guardie all'ingresso ancora caldo sulla spada: due innalzati ribelli di Ghaan alla guida dei migliori elementi di Uryen e Greyhaven, nonché gli unici talmente idioti da essersi offerti volontari per questo ultimo, ennesimo, folle piano di merda.
Data: 13 febbraio, ore 20:17
Luogo: Piana di Avener, tenda del quartier generale di Uryen
POV: Garruk Jagger
«Stanotte, domattina al massimo.»
«Non lo so, Marv... Non vedo molte possibilità.»
Barun sbuffa e incrocia le braccia, scuotendo la testa: la risposta di Logan non sembra andargli a genio. Ma se il comandante dell'Operazione Vurdalach ti dice che una sortita all'interno di una città fortificata non si può fare, vuol dire che non si può fare... A meno che tu non abbia una testa dura come quella di Marvin Barun.
«Se non lo prendiamo nelle prossime ore non lo prendiamo più. I ragazzi di Ghaan ci hanno detto che gli serve un pò di tempo per sbaraccare, poi prenderà il largo con tutta la sua merda: non possiamo permetterlo.»
Logan sospira, poi si volta verso di noi. In altri tempi questa riunione l'avrebbero fatta a porte chiuse ma stavolta è diverso, il comandante vuole guardarci in faccia prima di prendere la decisione: ha bisogno di leggere che la voglia di mettere le mani su quel pezzo di merda di Aghvan è più forte del freddo, della fame, della stanchezza che pervade le nostre membra da settimane. E cazzo, che mi venga uno stramaledetto colpo se non lo è.
Logan studia con attenzione i nostri occhi iniettati di sangue e vendetta, quindi torna a rivolgersi a Barun. «Va bene, Marv: facciamo 'sta stronzata. Ma voglio solo volontari, e scelgo io chi viene.»
Barun annuisce: «D'accordo, ma prendi solo da Greyhaven e da Uryen. Degli altri non mi fido, meglio non correre rischi.»
«Neanche della Brigata del Tramonto? Almeno Acab mi farebbe comodo. O quell'altro coglione, Greg Lorne...»
«No.»
Ben detto, Barun: quelli è già tanto che non li abbiamo ammazzati noi.
Logan fa per replicare, poi sospira: «D'accordo.»
Nei minuti successivi il piano prende forma. A ben vedere si tratta di una mossa quasi obbligata, se vogliamo capitalizzare il risultato dei nostri sforzi: l'esercito di Ghaan è stato sconfitto, sia pure a caro prezzo e malgrado le diavolerie di Aghvan. Il signore di Ghaan è stato ucciso dai suoi "ragazzi", come li chiama Barun... i ragazzi di Ghaan: perché non chiamarli innalzati, poi? Non sarà mica diventato un insulto? Vabbè, fatto sta che quei due stronzi ce ne hanno messo di tempo, prima di palesarsi: io e Ali stavamo quasi cominciando a pensare che fosse l'ennesima inculata: amici amici, amici ar cazzo! E invece alla fine sono arrivati, e in men che non si dica ci hanno persino tolto metà del lavoro. Adesso però sta a noi risolvere l'altra metà: quel fottuto stregone non deve vedere la luce della prossima aurora. I "ragazzi di Ghaan" ci aiuteranno a entrare in città, quindi ci accompagneranno nel posto dove Aghvan tiene le sue scorte di piscio demoniaco: ammazzare lui e dare fuoco alla sua merda, questo è quello che dobbiamo fare.
Ma ci sono almeno due problemi, entrambi belli grossi, che rischiano di metterci i bastoni tra le ruote.
Il primo è ciò che rimane dell'esercito di Ghaan, che in questo momento si è presumibilmente rintanato dentro le mura, preparandosi a subire il nostro assedio. Il piano di Barun e Logan punta tutto sul fatto che, considerando la sconfitta che hanno subito, la morte del Signore di Ghaan e il rischio di trovarsi i soldati e le catapulte davanti alle mura nel giro di poche ore, non avranno il tempo di pensare a difendersi dall'incursione di un manipolo di manigoldi. Ed è una scommessa rischiosa, considerando che se invece ci hanno pensato saremo tutti morti in un batter d'occhio.
Il secondo è il cavaliere che ha salvato il culo ad Aghvan l'Invitto.
«Sir Wilson. Così ho sentito chiamarlo da uno dei suoi.» Logan ci spiega per filo e per segno quello che ha visto: quando i "ragazzi di Ghaan" sono spuntati dal nulla per sferrare il loro attacco, Ayza (la femmina) s'è gettata su Lord Estov Ghaan, mentre Kzar (il maschio) ha puntato Aghvan... Ma è stato anticipato da questo sir Wilson, che è riuscito a tenerlo a bada quel tanto che è servito ai suoi compari per mettere in sicurezza lo stregone.
«Non è un combattente come gli altri», continua Logan: «ha una tecnica e una velocità fuori dal comune. Quando lo incontreremo, se saremo noi ad affrontarlo, lasciatelo a me.»
E sia, comandante: mi accontenterò volentieri di spaccare la testa allo stregone.
Data: 14 febbraio, ore 06:32
Luogo: Città di Ghaan, porta Malabranca
POV: Ayza Reich
«Tra poco dovrebbero essere qui: teniamoci pronti.»
Kzar annuisce. «Manca meno di un'ora all'alba», aggiunge osservando il manto di stelle che comincia pian piano a diradarsi. Poi mi guarda: «Come ci si sente ad aver ammazzato un Signore della Guerra?»
Alzo le spalle. «Signori, soldati, preti, contadini... non cambia nulla: è uguale.»
«Uguale nel senso che ti dispiace allo stesso modo?»
«Uguale nel senso che non me ne frega un cazzo.»
In realtà non è vero: immergere la spada nel cuore di quel citrullo, colpevole d'essersi fatto abbindolare da uno stregone al punto di sacrificare un intero popolo, mi ha restituito un'emozione che non provavo da tempo. Mi sono sentita felice. O forse era soltanto soddisfazione, a fronte della consapevolezza che la morte di Manuel è stata provocata dalle insulse velleità di quello stronzo traditore.
Kzar continua a osservarmi, poi torna a guardare le stelle morenti. «Io ho fallito, invece: non è da me.»
«Non hai nulla da rimproverarti: sir Wilson è un osso duro...»
Nessuna risposta.
«Ti ha detto qualcosa, per caso? So che eravate... piuttosto legati.»
Kzar è sempre stato "il preferito" di sir Wilson. Come pure di Manuel, se è per questo. Il migliore della sua generazione, forse - dicono - il migliore dai tempi di Bondred; di sicuro migliore di me. Manuel ci ha spiegato che, come regola generale, i maschi diventano generalmente più forti, ma sono anche molto più instabili e hanno bisogno di cure e attenzioni particolari: le femmine hanno meno potenziale, ma sviluppano sensi migliori, perdono meno il controllo e sopravvivono molto di più. Kzar è un'eccezione, di quelle che capitano una volta ogni cento tentativi: e che forse sarebbe meglio non si verificassero proprio, così da non spingere il fortunato ricercatore a reiterare l'esperimento ancora e ancora.
«Mi ha detto soltanto una cosa.»
«Cosa?»
«Mi ha detto: "che delusione, Kzar".»
«Sfido che lo ha detto: lo stavi per ammazzare...»
Kzar annuisce.
«Non ti sarai mica... trattenuto, vero?»
Kzar scuote la testa.
«A me lo diresti, giusto?»
«Non mi sono trattenuto: è solo che... è molto più forte di quanto pensassi.»
Alzo le spalle. «Ma non è un innalzato. Lo farai fuori la prossima volta.»
«Già.»
«...O preferisci che lo faccia io? A me non è mai stato simp...»
Kzar mi interrompe: «No, me ne occupo io. Tu pensa a togliere di mezzo Aghvan.»
«D'accordo», rispondo alzando le mani: non sia mai che mi intrometta in un duello d'onore tra maschietti.
Uno strascico di stivali proveniente dalla valle, accompagnato da un frastuono metallico e un pungente odore di vestiti lordi di sudore, mi riporta bruscamente alla realtà. «Ci siamo», avviso alzandomi in piedi: «i nostri casinisti sono arrivati».
Kzar si alza a sua volta: «Chi hanno deciso di portare, poi?»
Annuso l'aria: «Logan Treize, Ali Shark, Garruk, e altri tre che non conosc...» E poi, improvvisamente, lo sento.
«Che succede?»
«Non sono sicura. Uno di loro... Ho come l'impressione di... averlo già sentito prima, ma non ricordo chi è».
«Maschio o femmina?».
«Maschio».
Kzar alza le spalle: «Magari sul campo di battaglia... In fondo oggi stavano tutti là».
Scuoto la testa: «No, è una cosa più vecchia». Molto più vecchia. Eppure sono certa di averlo già sentito prima, da qualche parte. Se soltanto la mia memoria funzionasse bene come i miei sensi...
«Va bè dai, chi se ne frega. E invece la pristina della Mantide? Non l'hanno portata?»
«Eh, quella da qui non la sento». Mi sporgo a guardare giù, verso il crinale, finché non la scorgo. «Si, ci sta pure lei».
«Meglio così. Coraggio, Ayza: andiamo a scrivere quest'ultimo atto. Per Manuel».
Lo guardo e annuisco: «Per Manuel».