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30 maggio 517
Venerdì 25 Settembre 2015
Il costante rimuginare sul sangue versato
Dovrei essere arrabbiata, probabilmente. Delusa, offesa. Dovrei sentirmi strumentalizzata, presa in giro e mandata a rischiare la vita alla cieca, nell'ignoranza e con l'inganno.
Barun "sapeva", Barun "era lì". Barun ha visto nascere questo male, lo ha alimentato finchè gli conveniva, finchè non è sfuggito di mano ed è diventato l'orrore di questi mesi.
Sì, dovrei essere furibonda.
Invece non riesco a provare altro che dolore, pietà, orrore per il pozzo nero di pensieri e rimorsi che devono avvelenare ogni respiro del mio Capitano.
E' facile giudicare gli eventi con il senno di poi, logorarsi su come sarebbero andate le cose se si fossero fatte scelte diverse e migliori.
Rimuginare costantemente sulle azioni e sugli errori passati, alla luce delle loro conseguenze... non riesco a immaginare condanna peggiore.
I dettagli li ignoro, non ho avuto il coraggio di domandarli al Vecchio dell'Alpe. Ma non ho ragione di dubitare delle sue parole: quest'uomo mi ispira una fiducia incondizionata. Sarà l'odore della pipa che fuma, l'aria dimessa ed attenta, o forse la sicurezza che offre la sua casa contro le intemperie e le minacce della montagna che incombe tutto intorno.
E così sono stati i nostri a scatenare questa piaga. Che gli Dei ci perdonino. Ma il mondo è troppo complicato per fermarsi ad un biasimo superficiale. Dovrei sentire altre campane, indagare le ragioni di quei momenti, comprendere con gli occhi di allora, e non di adesso, i motivi delle scelte che sono state fatte.
La mano di uno stregone ha sollevato il sigillo che aveva contenuto per secoli la furia del Morbo. Con quali parole, con quali menzogne avrà convinto il nostro esercito della bontà di una simile folle idea? Oppure era lui stesso in buona fede? Sperava di risparmiare delle vite, evitando lo strazio di un lungo e duro assedio?
Non lo so. Adesso è fin troppo facile gridare all'abominio. Guardare indietro e cercare le colpe serve solo ad avvelenarci il sangue e disperdere le energie che abbiamo, e che ci servono più che mai per affrontare il futuro.
Si poteva evitare questo disastro? Penso agli amici e i compagni che sono morti per mano dei Risvegliati: rivedo il sorriso di Boar, l'entusiasmo di Deben Bonne davanti ai miei falò truccati da un pizzico di magia, rabbrividisco alla lezione di coraggio che ci hanno lasciato Mary e Boris nel Cairn di Lamayn.
Davvero è tutto stato causato da un errore dell'uomo? I Risvegliati, la possessione di Mirai e di Cynthia, i Kreepar, la Bestia del Ponte... tutto scaturisce da un unico evento imprevedibile, che si sarebbe potuto evitare con un minimo di buon senso?
Conosco poco il Khal-Valàn, ancor meno ci capisco di teologia, ma mi chiedo se gli uomini siano a volte strumento degli Dei per il compimento di un Destino più grande di tutti noi. Oppure questa è soltanto la disperata ricerca di un alibi?
Non ha senso logorarsi ormai, inutile piangere sul sangue versato: fiumi di lacrime, oceani di dolore che dobbiamo rifuggire, altrimenti rischiamo di annegarci dentro.
L'unica strada è guardare avanti, donare fiducia a chi ha già consumato i propri sbagli ed ha diritto ad un'occasione per espiare, per curare le ferite provocate.
Voglio tornare a Uryen, tornare alla nostra difficile battaglia. Capisco che a questo punto, così avanti come siamo arrivati, è nostro dovere cercare di capire, indagare le cause, le modalità. Ma non possiamo avvelenarci il sangue nei rimorsi e nella ricerca delle colpe.
E' accaduto.
Una catastrofe inimmaginabile si è scatenata su queste terre, e noi dobbiamo contrastarla.
Anche il Vecchio dell'Alpe ha capito: le vecchie ferite che ha subito durante la guerra, le delusioni e l'esilio che gli sono stati imposti non sono sufficienti a spegnere in lui il senso della giustizia e del dovere. Come membro di una famiglia un tempo a capo di quelle terre, si sente responsabile, è disposto a fare la sua parte, anche se questo significherà abbandonare un luogo incantevole, una giovane compagna e la prospettiva di una vita di pace.
Tornerà con noi alla guerra, al sangue, al dolore.
Questa è la nostra vita, il fardello che abbiamo scelto e che ci è toccato. Rock parlava di un calcio da parte del destino, uno spintone improvviso e inaspettato che indirizza la nostra vita verso un sentiero che non avremmo immaginato fino ad un momento prima.
Ciascuno di noi ha conosciuto questo istante di rottura, ha assaporato il vento sulla vetta di uno spartiacque, ha vissuto l'attimo che divide il "prima" dal "dopo".
Le terre a nord del Traunne hanno ricevuto un calcio poderoso dal Destino. Il più grosso calcio che la storia ricordi. Nulla è più come prima.
Mano umana, mano divina, errore evitabile, ambizione smodata e folle. Colpa, responsabilità, rimorso.
Ormai siamo stati catapultati nel "dopo" ed è in questo "dopo" che dobbiamo vivere, al meglio delle nostre capacità. Per ricostruire ci vuole molto più impegno e dedizione che non per distruggere: è un processo lungo e faticoso, ma è ciò che dobbiamo fare.
Aspetto le ore che ci separano dall'alba rigirandomi nel pagliericcio vicino al fuoco, e continuo a pensare alle rivelazioni di questa sera.
Dovrei sentirmi demoralizzata, e invece mi sento più carica di buona volontà. Dovrei essere furiosa coi nostri superiori che ci hanno taciuto i loro errori, mentre provo pietà per loro e, se fatico ad addormentarmi, immagino quanto possano essere cariche di fantasmi e rimorsi le loro notti insonni.
Voglio correre a Uryen e tornare oltre il Traunne. Se davvero una mano umana ha scatenato questo disastro, saranno cento, mille, diecimila mani umane a porvi rimedio. E tra quelle innumerevoli mani.... ci saranno anche le mie.
26 maggio 517
Mercoledì 23 Settembre 2015
It's a trap!
E' giusto non restare mai con le mani in mano, nemmeno quando si sta in vacanza.
A breve andremo a parlare con il Vecchio dell'Alpe, per cercare di convincerlo a lasciare questo posto incantevole e tornare in guerra con noi. Mi pare una cattiveria: qui si sta di paradiso mentre la prospettiva di tornare ad arrampicarsi per le terre aride e popolate di mostri che si stendono oltre il Traunne non è molto allettante. Ma pare sia un uomo motivato, staremo a vedere cosa decide.
Qui si sta di paradiso, dicevo. E in effetti non saprei altrimenti come descrivere un paesino di montagna così tranquillo e accogliente, circondato da un paesaggio incantevole. Abbiamo sperimentato la Grotta del Drago, con le sue acque calde e benefiche, assaggiato le focacce locali, trascorso tempo piacevole con gli ospitali abitanti.
A breve Bart il Cacciatore mi insegnerà a costruire delle trappole per le puzzole, così potrò aiutare Colin a catturare una "mustela degli orridi", così come ha chiesto Mastro Luger. E' una buona occasione per affinare le mie capacità manuali, saper catturare piccoli animali selvatici può essere molto utile. Mi ricordo la fame che abbiamo patito quando ci hanno banditi da Skogen: quanto sarebbe stato prezioso riuscire a catturare qualche bestiola selvatica da arrostire, in quei giorni difficili!
Per di più Colin, che è sempre di grande stimolo intellettuale, mi ha detto che quando saremo oltre il fiume potremo provare a catturare qualche Kreepar, in modo che lui possa studiarlo con tutto agio. E' un'ottima idea!
Motivo in più per impegnarmi al massimo e approfittare della gentilezza di Bart il Cacciatore. Oggi una puzzola, domani un Kreepar, dopodomani... chissà!
Un'altra cosa che ho avuto occasione di approfondire è l'incantesimo che serve a percepire e analizzare le emissioni magiche. Nella Grotta del Drago infatti è possibile recuperare facilmente dello zolfo, necessario per un uso più evoluto dell'incantesimo. Certo, fare le cose per bene richiederebbe molto più tempo, ma è già un inizio, un'occasione che sarebbe sciocco sprecare.
Non so quanto ci tratterremo ancora qui, presto credo che torneremo a Uryen, ma intendo fare tesoro di questi giorni tranquilli.
15 maggio 517
Lunedì 22 Giugno 2015
Mai più.
Il cielo di Uryen non è limpido stanotte, è sabbioso e velato di foschia come due sere fa, quando finalmente siamo arrivati a scorgere da lontano le luci della Rocca di Tramontana.
Casa.
Che cosa significa la parola "casa", per chi, come te, non ha più famiglia nè altri amici che i soldati del tuo Plotone? Famiglia è dove nessuno viene lasciato solo, nessuno viene abbandonato. Famiglia è il nostro Plotone, siamo noi. Fratelli e più che fratelli.
Eppure ogni passo, ogni respiro, per te era un addio. L'ultima volta che sali in sella al tuo cavallo, l'ultima volta che cingi una spada al fianco, che indossi le insegne dell'Esercito di Uryen.
Sai benissimo cosa ti aspetta, lo sai meglio di tutti noi.
Lo sai meglio di Mastro Luger e delle sue elucubrazioni scientifiche, e lo sai meglio di Colin e dei suoi disperati tentativi di salvarti. Lo sai meglio di me, del mio pianto superficiale e inutile.
La bellezza risplende più intensamente quando senti che la stai perdendo. Il profumo della sera, la luce delle stelle, il tepore del sole sulla pelle. Ogni gesto che compi, è l'ultima volta. Ogni sensazione si imprime nella tua memoria con la struggente consapevolezza della fine imminente.
La primavera è il momento peggiore per lasciarsi tutto alle spalle.
Cosa resta adesso?
Cosa hai sentito, quando la porta della cella si è chiusa dietro di te? Quando hai visto il lettino su cui dormirai tutte le tue prossime notti fino alla fine?
L'odore stantio delle pareti di pietra, l'umidità e una penombra mai scalfita dai raggi del sole...
Povera, povera amica mia.
Hai sganciato l'armatura, sciolto i capelli, ti sei seduta sullo sgabello alla luce della candela, chinato la fronte tra le mani.
Cosa resta di te? Cosa resta di tutto ciò che sei stata? Il veleno ti contamina il sangue e ti trasforma, condannandoti ad una morte lentissima e inarrestabile, che senti avvicinarsi passo dopo passo. Soltanto un miracolo può salvarti, adesso. Un miracolo.
Quando parlammo, poche settimane fa, ti dissi che difficilmente secondo me qualcuno di noi vedrà la fine di questa guerra: moriremo tutti, chi per un fendente di spada, chi per il morso di un Risvegliato e, si spera, un misericordioso colpo dei nostri compagni. Ne abbiamo viste di morti spaventose, in questi mesi.
Ma la nostra morte inizierà e finirà in un tempo breve, prendendoci di sorpresa. Saremo ancora vivi, nell'istante in cui moriremo.
Per te è diverso e molto più atroce. Tu muori un pezzetto alla volta, un giorno dopo l'altro: senti la morte che si avvicina, già forte dentro di te, e non puoi far nulla per sfuggirle.
Sarebbe stato meglio se quell'Abnormis ti avesse uccisa a Lamaynn.
Mentre eravamo in viaggio nel Cariceto c'era poco tempo per pensare. Sempre in movimento, indaffarati, sotto minaccia immediata o costretti in estenuanti turni di guardia. I tuoi sintomi erano un fastidio da nascondere, un pensiero costante, ma sospinto all'angolo della tua coscienza.
Non più.
Ormai non c'è altro che solitudine, paura, oscurità: sei tu e il tuo male, nient'altro.
Scendendo i gradini della Rocca di Tramontana sei uscita dal mondo dei vivi e ti sei fermata sulla soglia di quello dei morti, senza poterla però varcare. Sei la stessa persona di mezz'ora prima... eppure sei qualcosa di diverso. Eri un soldato, adesso sei un'ammalata. Pochi gradini e tutto è cambiato.
Non ci posso pensare...
La tua mente e il tuo cuore sono imprigionati in un corpo nemico. Il destino di Cynthia è stato meno crudele: la sua anima era già lontana quando il Demone si è impossessato di lei.
Mastro Luger mi ha suggerito di dimenticarti, di ricordarti com'eri. Ma come può chiedere qualcosa di tanto assurdo? Tu sei Annie, sei la mia compagna di avventure, ed è un puro caso se i nostri destini adesso non sono invertiti e non sono io chiusa in quella cella e tu qui fuori, seduta su questo stesso gradino, a guardare il cielo e piangere per me.
La tua carriera nell'Esercito di Uryen inizia e finisce con una prigionia. Sei stata vessata dal Sergente Maggiore Hador Varchmann, umiliata, rinchiusa dietro sbarre ingiuste. E adesso, poco più di un anno dopo, di nuovo ti ritrovi nel buio di una cella.
Sapevi che sarebbe andata così, che questo ti attendeva alla fine del viaggio... ma non è giusto.
Non è giusto, Annie...
... no, non è giusto.