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Karl Anderson
 
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20 maggio 517
Sabato 4 Luglio 2015

Gli Angeli di Greyhaven



Ilmatar, Regina dei venti e degli uragani, nata nella tempesta, figlia della Dea. Protettrice dei cacciatori e dei combattenti, guardiana degli umili e dei giusti, madre degli orfani, sorella di chiunque sia rimasto solo. E' a te che stanotte rivolgo le mie preghiere, rompendo un silenzio che dura da mesi. Lo faccio per ringraziarti di non esserti arresa, per aver continuato ad ascoltarmi anche quando la paura e la vergogna mi hanno privata della voce.

Non conosco parole che possano descrivere l'entità della violenza che ho subito. La memoria fatica a tenerne traccia, sospingendo quelle immagini oltre i cancelli del sogno. Il mio corpo ghermito tra gli artigli di quel mostro, i suoi aculei sottilissimi che mi scavano dentro come aghi infuocati, incendiandomi e carbonizzandomi dall'interno; e nello stesso tempo lo sguardo di Mirai, il suo sorriso compiaciuto, la sua voce che mi dice che andrà tutto bene e che presto, molto presto...

Mai.

Resterò chi sono, aggrappata a questa piantina e coltivando la mia forza con lei. Lo farò per ringraziarti dell'aiuto che mi hai inviato, del soccorso che mi stai prestando per mezzo dell'operato di questi due angeli provenienti da una terra lontana: uno per salvarmi, l'altro per vendicarmi.

Colin, il primo che mi hai mandato, ce la sta mettendo davvero tutta. I suoi sforzi di migliorare le mie condizioni arrivano a commuovermi al punto che talvolta, quando lo sconforto si impadronisce di me e mi porta ad aver voglia di mollare, la volontà di non deluderlo e il pensiero di come ci resterebbe male riescono a farmi chiudere gli occhi, rinviando ogni decisione all'indomani. E' capitato tante di quelle volte che ho perso il conto: la mia battaglia si è ridotta a questo, ormai. Una continua lotta contro la tentazione di abbandonarmi a ciò che fino ad oggi mi sembrava inevitabile. So per certo che dentro di me c'è qualcosa che aspetta solo la mia resa, il momento in cui implorerò di morire per accontentarmi all'istante. Quello che succederà poi al mio corpo ha poca importanza, visto che in ogni caso non sarò più io. Luger sembra convinto che non diventerò un insetto come Mirai: quel fuoco bollente, qualsiasi cosa fosse, non ha attecchito. Sarebbe una buona notizia, se non fosse che ha paura che possano succedere altre cose, non dissimili da quanto successe a Cynthia Haller. E' per questo che mi controlla quattro volte al giorno. Negli ultimi giorni ho pensato spesso a quello che potrebbe fare se mi trovasse morta... tagliarmi la testa? Bruciarmi con quella sostanza infiammabile di sua creazione, la stessa che Kailah lanciò contro la Bestia del Ponte? Chissà. L'unica cosa certa è che Luger aspetta che io muoia, mentre Colin sta facendo di tutto per tenermi in vita. Fino a ieri ero certa che, mio malgrado, avrei finito per accontentare Luger. Oggi no: oggi avevo voglia di ascoltare Colin e il suono della sua voce, di tenermi stretta la piantina che mi ha regalato, di abbracciarlo. L'Angelo Bianco, l'Angelo della Vita. Il mio Angelo.

Poi ho spento la candela, restando seduta a osservare la mia ombra svanire poco a poco. La Rocca di Tramontana guarda verso Nord, come se chi l'ha costruita sapesse già quello che sarebbe accaduto prima o poi. La finestra della cella, invece, è rivolta verso est: ecco perché la luce va via così presto. Quando l'Angelo Nero ha aperto la porta ed è entrato, sembrava notte. Il mio cuore si è fermato. Quando mi ha chiesto di seguirlo fuori ho guardato la piantina con occhi sbarrati, pensando che dopo tutto non le sarei sopravvissuta.

"Puoi prenderla, se vuoi".

Il tono della sua voce non sembrava minaccioso. In qualche modo sono riuscita a trovare la presenza di spirito necessaria ad alzarmi e seguirlo fuori dalla cella, lungo le scale delle segrete, attraverso i soldati di Greyhaven e i compagni del mio plotone con la piantina di Colin stretta tra le mani. Per l'ennesima volta ho avuto paura di morire. Al porto di Uryen, magari, appesa a un ramo a pochi passi da Hador Varchmann. La presa in giro definitiva, proprio nel giorno in cui avevo deciso di voler provare a vivere a tutti i costi.

Invece l'Angelo Nero ha cominciato a parlare. E la sua voce grave è risuonata nell'aria della sera come una musica, una melodia che non avevo mai udito ma che le mie orecchie avevano un gran bisogno di sentire.

"Anche a me è successo".

"Dimmi cosa ti ha fatto".

"Ci penserò io".

Poche parole, semplici. Ha voluto vedermi gli occhi. Mi ha detto che farà male, molto male.

"Talmente male che rimpiangerai di non essere morta".

"Ma se sopravviverai, prima o poi ci farai l'abitudine. E da quel giorno migliorerà".

L'Angelo Nero. L'Angelo della Morte. Il tuo Angelo.

Farò del mio meglio, Dea dei fulmini e delle tempeste. Ascolterò la voce dei tuoi Angeli, farò del mio meglio per meritarmi il loro aiuto. So che sarà difficile e so che farà male... al punto di desiderare di essere morta, forse.

Ma non oggi.

Oggi voglio soltanto restare viva e sentire ancora i tuoi Angeli cantare.

Annie Volvert - Immagine 3
scritto da Annie Volvert , 02:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
21 marzo 517
Lunedì 26 Gennaio 2015

La recluta



"... e se dovesse arrivare qualche risvegliato, sapete già quello che dovrete fare".

Il sergente aspetta di vederci annuire, poi si volta e sale a cavallo. La sua è una decisione che non mi aspettavo. E dire che il tenente era stato chiaro: gli uomini migliori del plotone al Cairn, i più inesperti a proteggere Muddan insieme a Rock. Il soldato di Feidelm - Kurt Baekar, credo che si chiami - lo affianca: a quanto pare sarà lui ad accompagnarlo al casolare. A noi spetta il compito di restare a Muddan, aspettando il loro ritorno.

"Sai che oggi è il suo compleanno? Di Rock, intendo."

Scuoto la testa. Gannor mi dice che l'ha saputo da un caporale di Uryen poco prima di partire: un chiacchierone, ci tiene a specificare. "Non è il solo", rispondo. Ride di gusto, mentre i due cavalli escono da Muddan per poi sparire dietro il versante della collina.

"Hai sentito quello che ha detto prima, no?", esclama poi. "Ora sei tu la più alta in grado".

"Tante grazie, siamo rimasti in due..."

Scuote la testa. "Mica vero... guarda lì". Il mio sguardo segue la direzione del suo dito fino a imbattersi in un insolito plotone di fanti di paglia, diligentemente disposti lungo la palizzata in attesa di essere bruciati. Abbozzo un sorriso, poi scuoto la testa: "Quelli sono soldati di Muddan: se non ti chiami Mardin non ti rispondono neppure".

"... o Brudde".

"... o Pock".

Gannor scoppia a ridere: riesce a contagiarmi, anche se non quanto vorrebbe. E' una persona leale, diventerà certamente un buon soldato: è stato lui a recuperarmi quando la Bestia del Ponte mi ha scagliata tra gli alberi e da quel giorno fa del suo meglio per starmi vicino, cercando di farmi ridere e assicurandosi che io veda anche il lato positivo delle cose. Tra tutti gli effettivi del mio plotone lui e Kailah sono quelli con cui ho legato maggiormente: gli altri mi vedono più o meno allo stesso modo dei Risvegliati... In tutti i sensi.

"Annie... Rock sa quello che fa. Se ha deciso così, significa che è la decisione giusta. Per tutti noi".

Annuisco. A dire il vero lo so fin troppo bene: il sergente non può portarmi da nessuna parte, non finché verso in queste condizioni. Non finché continuo a sanguinare così. Sono certo che si sia già pentito di avermi portata in missione: l'ho letto nei suoi occhi quando sono andata a dirgli cosa mi stava succedendo. E' comprensibile: ha paura che possa succedermi qualcosa... o peggio, che io possa rivelarmi un pericolo per la squadra. Volente o nolente. Pochi giorni fa, poco prima di venire qui a Muddan, gli ho chiesto se si fidava ancora di me. Io mi fido, mi ha risposto. Mi interessa sapere se ti fidi tu.

No, signore: la verità è che non mi fido affatto. Come potrei? Non conosco la causa di queste strane emorragie che mi assalgono, ma mentirei se dicessi di non nutrire un atroce sospetto. A volte, tra i frammenti di memoria che ancora mi restano di quei giorni passati a Holov, mi sembra di scorgere immagini terribili: il peso di qualcosa che si chinava sopra di me, come se si accingesse a divorarmi. Il corpo immobile, sordo a ogni impulso o possibile reazione. La mente vuota, incapace di dare un senso a immagini che per quanto io possa sforzarmi non riesco in alcun modo a ricordare. Ma ricordo - e non c'è parte di me che non si ribelli e inorridisca al solo pensiero - quella innaturale sensazione di tepore, pace, serenità... gioia?

E' assurdo. Più cerco di ricordare, più il sangue risale le mie vene ed esige il suo tributo. Alzo una mano verso Gannor, come per scusarmi, mentre con l'altra mi copro il viso. Lui capisce al volo: lo ha già visto altre volte. Non so cosa pensa che io abbia, ma finora è stato discreto al punto di non farmi domande. Non è un chiacchierone, non per le cose importanti. Si affretta a porgermi uno straccetto: chissà dove li prende, penso mentre lo avvicino al volto, tamponando dove serve. Chissà se li ha preparati, se li tiene pronti apposta per queste occasioni.

"Scusami", gli dico con una voce nasale che non sembra neanche la mia. "Devo andare in tenda".

"Ti accompagno", mi dice. Annuisco: potrei andarci da sola, ma con lui che mi copre ho meno possibilità di attirare l'attenzione di qualche soldato curioso. Questa gente non aveva mai visto la Morte che Cammina fino a pochi giorni fa, non voglio provocar loro altre inutili paure. Inutili? E' quello che spero. Mi torna in mente Colin e la "visita" che mi ha fatto, rispettosamente vestita da un abito di domande. Ha visto i miei occhi, una manciata di ore dopo il sangue. Ha annusato la mia pelle, cercando lo stesso odore dei Risvegliati. Posso davvero garantire di non esserlo? Mastro Luger, al termine di molti giorni in cui mi ha visitata senza alcun risparmio, mi ha detto che sono viva. "Sorprendentemente", ha aggiunto. Come se si aspettasse tutt'altra cosa. Ma Mastro Luger non sa nulla di quello che mi sta succedendo da quando siamo arrivati qui: non ha alcuna notizia del sangue. Ho il terrore di quanto potrebbe dirmi quando, tornati ad Uryen, il sergente sarà costretto a rivelargli tutto. Ho paura di essere sottoposta ad altre visite e del loro possibile verdetto.

Tu sei la risorsa più importante che abbiamo. Vorrei che fosse vero. Spero tanto che sia vero.

Raggiungiamo velocemente gli alloggiamenti a noi destinati, evitando gli sguardi degli uomini di Muddan. Gannor fa per salutarmi, è sufficientemente sveglio per capire che ho bisogno di stare da sola. Mi chiede se ho bisogno di qualcosa. "Una bacinella d'acqua... più grande che puoi". "Te ne porto due, allora". Lo ringrazio, poi sparisco dentro la tenda. Kailah, Inga e Mary non ci sono. Tutto intorno a me è vuoto e silenzioso.

Mi soffio il naso, poi mi massaggio gli occhi. Non sono in grado di capire se sia più o meno del solito: mi sembra sempre uguale. Mentre aspetto le bacinelle penso a quand'è che la mia vita ha cominciato ad andare in malora. L'ingresso nell'esercito. L'alterco con il Sergente Maggiore Varchmann, cui seguì la mia "punizione". Il confinamento alle Falesie. Il giorno in cui scoprii di essere rimasta sola. La mia prima spedizione oltre il Traunne. Holov. Mirai. La prigionia a Ghaan. La Bestia del Ponte. Di nuovo Mirai. Così tante cose, in poco più di un anno.

La voce di Gannor mi risveglia dai miei pensieri. "Annie... ne ho portate tre: te le lascio qui fuori". Lo ringrazio. Mi dice di fare con calma e poi, quando avrò finito, di raggiungerlo dalle parti del fienile. "Ho deciso che ne faremo uno anche noi!"

"Di cosa?" Chiedo, anche se credo di aver capito.

"Un fante di paglia. Hai ragione, in due siamo troppo pochi... e poi ci meritiamo anche noi una recluta da vessare, no?"

E a quel punto, finalmente, rido.

scritto da Annie Volvert , 23:14 | permalink | markup wiki | commenti (4)
 
21 marzo 517
Mercoledì 21 Gennaio 2015

Meanwhile, in space over Sarakon....



I Soldati del XXIII Plotone di Uryen si trovano nel cuore del Cariceto di Amedran, ignari dei funesti propositi del Kraighar nei loro confronti. Seguono il Tenente Kain Werber verso la giusta battaglia, spacciano Risvegliati e tentano di arginare il diffondersi del contagio della Morte che Cammina.

Nel frattempo...

Pontostasis - Immagine
... a Pontostasis viene consacrato il Monastero di Maers Hyperboreoktònos in una cerimonia officiata da Padre Markos, fratello dell'avventuriero Anacarsi, per celebrare le rappresaglie deliote contro le scorribande dei pirati Nordri...

Meistwode - ai tempi del Crollo di Nur-Had-Dun
... i ragazzi di Caen, Eric, Loic, Desiree, Solice e Julie, dopo aver pianto la recente scomparsa del loro amico Abel, abbandonano la foresta del Meistwode e ciò che resta di Nur-Had-Dun, per tornare verso terre più civilizzate...

Rosalie Lambert - Immagine precedente al rapimento
... ad Amer, Rosalie Lambert ha davanti ancora pochi giorni tranquilli, prima di venire rapita nei pressi del Monastero di Valan...

Monastero dei Martiri del Sacro Braciere sotto attacco
... a Krandamer inizia l'assedio del Monastero dei Martiri del Sacro Braciere, consacrato a Pyros, che cadrà dopo due giorni: l'abate viene arso vivo insieme alla struttura, i monaci e i loro assistenti vengono uccisi...

Bosco incantato - Immagine
... c'è chi festeggia Eostar tra i boschi, chi tra le pareti domestiche, chi in lontane radure misteriose... chi fa bruciare ceri fino all'alba e chi incendia fantocci che sanciscono la fine del dominio del Re dell'Inverno...

...ma di ciò nulla immaginano i Soldati di Uryen, che corrono ignari verso il proprio destino, piccole tessere in un grande affresco dalla portata per loro incomprensibile.

La preparazione del Kraighar
...Gli uomini di Feidelm non arriveranno a vedere il compiersi di Eostar: si ingannano se pensano che la sete di sangue del Re dell'Inverno si sia già placata. Non sopravviverò ad un ulteriore fallimento, e questa consapevolezza mi restituisce fino all'ultima stilla di forza che il Servo degli Dei prima e il Campione della Morte poi erano riusciti a portarmi via.
E' tempo che mostri loro il vero volto di questa guerra.
scritto da Annika , 14:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
9 Marzo 517
Venerdì 3 Ottobre 2014

Notte di veglia

"Ablatus aut oblatus". Quando giunsi al Romitorio di San Franzisk dei Colli Azzurri il motto turniano sintetizzava perfettamente la condizione mia e di quelli come me, posti di fronte alla scelta tra subire un'atroce menomazione ed essere scacciati dal Collegio o affidarsi anima e corpo proprio a quella Chiesa che ci aveva condannati per divenirne i servitori devoti, gli implacabili segugi. Temevo di trovare la stessa diffidenza e lo stesso scherno che avevo lasciato dietro di me. Sorrido al pensiero di quanto mi sbagliassi, non potevo immaginare l'immensa libertà che col tempo sarebbe stata concessa.

La giovane Maga che accompagna Padre Engelhaft mi riporta indietro negli anni, a quando io stesso mi accostavo allo Studium Arcani con l'entusiamo e l'inesperienza del neofita. In lei ho ritrovato l'identico desiderio di mettere a frutto il Dono di Kayah per accendere una scintilla di ordine in un mondo sprofondato nel caos, per fare la mia parte nella giusta battaglia. Ambizione ed impazienza condussero molti, e me tra costoro, sull'orlo del baratro. Troppe volte ho dovuto presiedere alla censura di Maghi animati dalle intenzioni più nobili, sorpresi a vagare lungo sentieri proibiti. Troppe volte ho visto lo Studium divenire non già mezzo, ma fine ultimo, delle azioni di un adepto dell'Arcano, troppe volte ho visto la vanità accecare il cuore e la mente di uomini probi, fino a mutarli in creature della Tenebra.

Nel febbraio dell'Anno degli Dei 516 ho ricevuto mandato di erigere un muro, qui a Feidelm, le cui fondamenta fossero sufficientemente robuste da resistere alla nera marea di nequizia che ha travolto la terra di Feith. Ciò che Padre Enghelaft mi ha raccontato della Morte che Cammina non è che la conferma delle voci sinistre che giungono da settentrione; l'orrido bagaglio che custodisco ("con i complimenti di Emmerick Dorn") nelle sale che il Margravio mi ha concesso per la raccolta delle evidenze mi rammenta di quanto sia semplice per i nemici della Chiesa far sì che il contagio si diffonda nel resto del Ducato. Ho trascorso molte ore ad osservare l'abominio, a constatarne la resistenza, a sperare dentro di me che con il trascorrere dei mesi cominciasse ad avvizzire, che infine si arrendesse alle leggi di natura e semplicemente cessasse di esistere. "Ad vitam aeternam morior" riporta il Formicarius a proposito del credo degli adepti del Signore della Morte, e per quel che mi è dato capire, l'oscura forza che anima questo mostro non accenna ad estinguersi da sola.

Sulle prime pensai al male che ahimè abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene, al lascito oscuro dell'immonda Lagash. Malgrado le similutidini, non è Pah-zah-zhul ad animare il Risvegliato, troppo diverse la modalità di contagio e la progressione dell'infezione (e di nuovo le notizie di Padre Enghelaft confermano quel poco di affidabile che ho avuto modo di apprendere in questi mesi), e certo troppo diverse le qualità del suo stadio ultimo: se là è la degenerazione stessa a consumare le carni della vittima, qui essa le rafforza al punto che neppure la morte sembra vincerle. Se mi fosse consentito comparare due piaghe esiziali e diaboliche, questa a parer mio dovrebbe ritenersi la più pericolosa.

A questo punto sono certo che dietro al tentativo di far varcare l'Halsbandseel alla creatura c'è la mano di Vandervoort e dei suoi confratelli. L'Eletta Dimora...che sia davvero un'allusione alle Grandi Paludi in cui il mito fondativo del culto del Signore dei Veleni vorrebbe che Morgul si fosse ritirato, ormai padrone dell'oscura scienza di R'khai l'Antico?

Raccolgo nuovamente i pochi fatti noti sul conto di Osten Vandervoort, sperando di trovarvi degli indizi sull'identità di chi sta proseguendo la sua opera.

Osten Vandervort, attivo nel Ducato di Surok a partire dalla prima metà degli anni '80 del secolo scorso. Speziale rinomato, ha collaborato con il Collegio dell'Arcana Sapienza fino al 490. Sparì in concomitanza con il brutale assassinio di un magister della Scuola, Messer Mandor Sebeck, ritrovato orrendamente mutilato (asportazione della lingua e delle mani, praticate con precisione e strumenti degni di un esperto cerusico) e con lui la studiosa d'arte alchemica Aneka Morden, di cui Osten era divenuto collaboratore. Se ne risente parlare con il volgere del nuovo secolo, quando con lo pseudonimo di Doktor Janus Phlegm acquistò una certa celebrità negli ambienti nobiliari di Surok, in particolare grazie al medicamento leggendario, l'Alkahest, di cui si proclamava il primo vero artefice.

Se da una parte il preparato di Janus Phlegm sembrava davvero avere prodigiose qualità curative, si riscontrarono presto casi di follia e demenza tra coloro che l'avevano assunto, talora culminati in azioni brutali ed efferate (quattro omicidi, numerose aggressioni, due suicidi).

Con la morte del Gran Siniscalco Galeault Augsburg Von Hersfeld e la feroce epurazione dei suoi sodali indetta dal Duca, Vandevoort venne riconosciuto e smascherato. Riuscì nuovamente a dileguarsi in circostanze rocambolesche (pareva avesse simulato la propia morte con un potente veleno, salvo poi riaversi e fuggire con la complicità di un ufficiale della Guardia Ducale da lui circuito). Fu spiccata una cospicua taglia sulla sua testa e per oltre un decennio tanto le autorità civili e religiose quanto avventurieri prezzolati si sono messi sulle sue tracce, senza alcun esito. Hermann Frazer, un ex-Sergente della Guardia Civica di Surok ora in forza all'Esercito di Feidelm, ne ha infine riconsciuto l'operato quando, all'indomani della conclusione della Guerra delle Lande, riuscì a sequestrare del materiale alchemico sospetto (anche in questo caso temo "con i complimenti di Emmerick Dorn", quell'impudente non immagina neppure cosa ho in serbo per lui)in uno dei tanti nascondigli di refurtiva ospitati dal tentacolare Sobborgo di Levante, rinvenendo in particolare un flacone etichettato come "Alkahest".

Da ciò che ho appreso una volta insediatomi a Feidelm, nella seconda decade del secolo si era diffusa la voce che le Contee settentrionali del Ducato di Feith venissero spesso visitate da un misterioso guaritore, tale Giftmorder, che come il Doktor Phlegm/Vandervoort si vantava di poter vincere qualsiasi male mediante l'Alkahest, e che sul finire della Guerra delle Lande di analoga fama avesse preso a godere un certo Doktor Viala.
E' interessante notare come non vi sia alcuna notizia di collaboratori o apprendisti di Giftmorder, e che solo in seguito alla sua definitiva sconfitta siano invece emersi elementi inequivocabili della sua appartenenza all'oscuro culto di Morgoblath...mi domando se egli abbia aderito ad una congrega già presente nel Ducato di Feith o se piuttosto abbia contribuito a fondarne una insieme ad altri eretici fuggiaschi di Surok. Ripenso ad Aneka Morden, e come costei a differenza di Vandervoort non abbia mai più lasciato traccia del suo passaggio. Stando al Formicarius i devoti di Morgoblath sono creature astute e pazienti, avverse al rischio e all'ostentazione, maestri dell'intrigo e della dissimulazione. Sovente spacciatisi per medici e alchimisti di grande sapere, essi in realtà dedicano la massima parte dei loro sforzi al coronamento dell'Opus, la ricerca ossessiva ed incessante dell'indicibile segreto tramite il quale sarebbe possibile trascendere l'Umano così come fece Morgul nella tomba di R'khai. Maestri insuperati nella manipolazione della materia e della carne, essi finiscono per vedere persino i loro adepti come semplici strumenti, pedine da muovere e sacrificare in nome del loro personale obiettivo. Se penso ad Osten Vandervoort, alla smisurata vanità che in ultimo è stata la cagione della sua rovina, egli corrisponde solo in parte alla figura delineata dall'antico testo...maestro, ma soprattutto servitore più o meno consapevole di una mente ancora più malvagia che per tutto questo tempo pare rimasta nell'ombra, il viso ben celato dietro alla Maschera.

Nemrod (anagramma di Morden, non mancherebbe certo di suggerire Kailah). Questo nome mi accende un ricordo. Consultando l'Historia Barbarorum trovo tracce di un antico condottiero Veshkvershanti, Nem-rud l'Invitto, ricordato come "gran cacciatore di uomini e di bestie, sangue del sangue di Ben-Arah". Di lui lo storico riporta che "se con le carcasse dei suoi nemici sconfitti fosse stata eretta una torre, questa sarebbe giunta a toccare il cielo". Al di là della ferocia di questo antico guerriero, ciò che mi interessa è il riferimento alla sua genia. Sangue del sangue di Ben-Arah, mitica capostipite delle feroci tribù orientali che, come annotato nel Directorium, dilagarono nelle Pianure di Benson nell'ultimo atto della leggenda di Morgul. Quale nome migliore potrebbe darsi un Araldo della Tenebra?

Prego che, se davvero è nel Cariceto di Amedran che costui (o costei, dai carteggi di Vandervoort questo non appare chiaro) ha posto la sua Eletta Dimora, Kayah preservi gli uomini che ho mandato dalle mortali insidie che certo vi troveranno.
scritto da Magnus Bergmaar , 01:43 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
1 marzo 516
Domenica 7 Settembre 2014

La Clessidra Danzante



Non sono mai stata nelle pianure dei grandi laghi. Ricordo che mia madre mi raccontava spesso le eroiche imprese dei due principi di Alfgath, Elamroth e Isnamroth, mandati dal padre alla conquista di quel territorio vasto e selvaggio oggi noto come Gulas. La cosa che più l'aveva colpita era il fatto che Elamroth, dopo aver sconfitto mostri e giganti di ogni tipo, avesse trovato la morte per mano del fratello per colpa di una banale incomprensione. Era una donna semplice: faticava a comprendere la crudeltà degli uomini, figuriamoci quella della sorte.

Qualche anno dopo ebbi modo di scoprire che i principi di Alfgath popolavano anche le leggende di Ilsanora, sia pure in modo molto diverso: iracondi, viziosi e provocatori, così venivano descritti.

"E così tu saresti la famosa Kalina".

Se prendiamo per buona la versione di Ilsanora, questo soldato è il degno discendente di quel sangue reale. Il suo alito puzza di vino, se così può definirsi quel liquame annacquato che sgorga dagli otri della Capasanta. Lo stesso contenuto nella bottiglia che tiene in mano.

Annuisco, guardandolo negli occhi. Reggo il suo sguardo per un istante, poi lo abbasso, accarezzando il suo ego.

"So che non lo fai con tutti, e che quando lo fai chiedi tanto. Ma so anche che ne vale la pena".

Sorrido al pensiero che se gli rivelassi la misura di quel tanto scapperebbe via a gambe levate. Lui lo prende come un gesto di modestia, al quale risponde gettando un sacchetto tintinnante ai miei piedi.

"Contale. Poi spogliati".

Le conto. Mesi e mesi di paga scorrono tra le mie mani in un ruscello argentato. Il risultato è come l'oro, ma non è oro. "Non è quello che ho chiesto", dico a bassa voce.

"Lo so. Ma vale altrettanto. Per questa volta temo che ti dovrai accontentare".

Scuoto la testa. "Non mi conosci".

"Non ancora, ma manca poco. Spogliati".

Il suo tono non ammette repliche. Fa un passo in avanti con l'aria di chi non ha tempo da perdere. Iracondo, vizioso e provocatore, proprio come i suoi antenati. Le sue mani raggiungono le mie spalle.

"Se vuoi un aiuto non hai che da chiedere...".

"No", rispondo ."Faccio da sola".

Non mi stacca gli occhi di dosso. "Dicevano la verità", esclama alla fine. "Ne vale la pena".

Nell'ora che segue mi adopero per confermare ulteriormente le sue impressioni. Mi riempie di parole prive di senso, in gran parte dettate dall'alcol che ha in corpo. Poi si adagia di fianco a me, con gli occhi chiusi e il respiro che si fa via via meno affannoso. Resiste per una manciata di secondi, poi scivola nell'oblio.

Donna nell'oscurità - Immagine

Mi alzo in silenzio, raggiungendo il piccolo armadio di castagno che mi attende sul lato opposto della stanza. Ironia della sorte, l'ultima volta che l'ho aperto è stato per preparare il Latte della Strega per Mira. Chissà se ci hai riflettuto, Mira, sulle conseguenze di quello che hai chiesto. Probabilmente no. Tieni ancora fede al nome che ti diedi quando arrivasti qui qualche anno fa: Mira l'Impulsiva.

Chissà se ne varrà la pena, penso mentre mescolo e distendo l'impiastro più volte. Il segreto di questo preparato è nella preparazione a mani nude, se lo pesti o lo agiti troppo rischi che la temperatura lo faccia impazzire e a quel punto non lo sciogli più. Il veleno raggrumato è imprevedibile, mentre a noi serve l'esatto contrario: una clessidra danzante al ritmo del cuore e del sangue.

A Varchmann questa cosa non piacerà di certo. Non è uno stupido e ha gli occhi allenati, non ci metterà molto a capire che c'è qualcosa che non va. Nel pensare che io possa gestire una cosa del genere, Mira sopravvaluta la presa che ho su di lui. Perché l'aiuto, dunque? Per mettermi alla prova, forse. Certe arti vanno nutrite affinché non appassiscano, proprio come la bellezza e la passione. Prima di prendere la decisione ho messo alla prova i due sfidanti: il primo ha scelto Mira su tutte le altre, il secondo si è divertito a darmi dell'argento quando gli ho chiesto dell'oro. Uno è stato rispettoso, l'altro no. Domani all'alba impareranno entrambi che certi duelli si vincono o si perdono ancor prima di estrarre la spada.

Sento l'uomo di Gulas agitarsi nel letto, mentre il risultato dei miei sforzi cola lentamente dalla mia mano nel suo boccale. Lo osservo in silenzio: non posso fermarmi, a meno di non compromettere tutto il lavoro. Ricordo quando l'Oracolo provò a spiegarmi il significato del mio dono, raccontandomi di come certi sventurati nascano con il dono di percepire il pericolo un istante prima che prenda forma: magari è una cosa che ci accomuna. Se così fosse, gli sarà sufficiente aprire gli occhi per capire cosa sto facendo.

Lo guardo mentre bofonchia qualcosa, per poi girarsi a pancia in giù. Un sonoro peto sancisce che io e questo barbaro dell'est non abbiamo niente in comune: c'è del sangue che scorre nelle nostre vene, qui finiscono le nostre analogie. E forse tra poche ore neanche più questo. La clessidra danzante è di rado mortale, ma i duelli talvolta lo sono. Sarà la Morrigan a decidere se è giunto il momento di reclamare la sua vita oppure no.

Del resto i figli di Alfgath ci sono abituati.
scritto da Kalya Niadh , 00:32 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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