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- Vodan Thorn -
 
Il Prato di Caen
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creato il: 15/02/2006   messaggi totali: 16   commenti totali: 8
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Scritto il 26/02/2007 · 10 di 16 (mostra altri)
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Valerie
Lunedì 26 Febbraio 2007

Perdonami...

Perdonami per non aver capito il tuo dolore e per tutti gli sguardi severi che hai dovuto sopportare. Mai avrei creduto che il mio ardente desiderio di vederti pronta a reagire alle difficoltà e ai dolori del mondo avrebbe finito con il bruciarti in modo cosi' tragico e spietato.

E' colpa mia, è soltanto colpa mia. Non riesco a raccontare a nessuno quanto accaduto nella giornata di ieri, quando venni a chiamarti bussando alla tua porta, trovandola chiusa.

"Non è consentito bloccarla!" gridai, battendo col pugno sul legno. Il mio orecchio finse di ignorare il tuo pianto. Perché, perché fui così cieco da non comprendere quella richiesta d'aiuto considerandola come un capriccio momentaneo?

Non ci fu risposta dalla tua cella, soltanto un pianto più forte.

"Fai come ti pare. Come al solito", ebbi cura di dire prima di andarmene. Un idiota, ecco quello che sono: un insensibile. Sapevo ciò che eri, sir Marcus ce lo aveva riferito: Pyros aveva espresso inequivocabilmente la sua prossimità alla tua anima e noi tutti siamo stati ciechi e meschini a fingere di non capire, io più di ogni altro.

Sono stato io a trovarti quando, questa mattina, ho bussato ancora alla tua porta.

"Valerie! Valerie, è l'ora!" urlai: ero furioso. Avevi passato un'intera giornata chiusa nella tua stanza, contravvenendo alle regole della caserma: il tuo comportamento era anche mia responsabilità, e non ebbi bisogno di chiedere il permesso di sir Giles quando un impeto d'ira mi colse, spingendomi a sfondare la porta con violenza.

Ma non ero preparato a quello che vidi: sono caduto in ginocchio di fronte al tuo corpo che giaceva in quel lago vermiglio come un essere etereo e meraviglioso: il tuo volto, pallido come la dea della Luna, sembrava quasi guardarmi pur senza aver modo di vedere. Solo in quel momento ti ho vista per quello che eri, e compresi appieno l'entità del crimine che avevo commesso. Cominciai a urlare, gettandomi in avanti, cercando di negare a me stesso che non ci fossero piu' speranze, illudendomi che Pyros avrebbe potuto aver pietà di me quel tanto che bastava per consentirmi di riparare ai miei errori. Non scorderò mai la sensazione di vuoto provata in quel momento, mentre mi costringevo ad accettare che non respiravi piu', che non mi avresti mai piu' risposto come eri solita fare, mai piu' guardato come eri solita fare.

Non appena mi sentirò meglio avrò modo di parlare con sir Marcus e con sir Giles: quanto successo è la prova che non sono degno di ricoprire l'incarico che mi è stato affidato, e non voglio che altri paghino per i miei errori di valutazione.
scritto da Bernard D'Aleamar , 12:46 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Scritto il 26/02/2007 · 10 di 16 (mostra altri)
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